Agostino - La Chiesa.pdf

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29 La <> (PBA) offre ai lettori testi italiani della <> (NBA), in parte gid pubblicatr, corredati da ampie ed esaurienti introduzioni. Le opere di Agostino sono suddivise in tre ordini: <, <>, <<pagine antologiche>> su argomenti di particolare interesse. >. Cielo in terra e tema in cielo, la Chiesa ripctc

o cD .g -c

o o

J

do Evo ollo cittd di Dio

risurrezione/ascensione. E proprio nella feconda dialcttica tra "basso" e " alto" d posto il mistero della Chicstr per Agostino. Passando daIl'ecclesiologta tn chiavc autobiogrufrca e in chiave polemica, si approda infine all'ecclesiologia in chiave misteric ai atffaverso il ricorstr all'antitesi e al linguaggio delle immagini, Agostintr costruisce la propria riflessione sulla Chiesa, luogtr umano in cui si rende manifesto Cristo, che a sua volta rende visibile Dio.

a cura di AGOSTINO CLERICI

Citti hluova

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CHIESA

in se stessa i due "movimenti" che fondanola stessit vicenda divino-umafla di Cristo, l'incarnazione c ltt

lsBN 88-31 1-4729-3

SantAgostino

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PICCOLA BIBLIOTECA AGOSTINIANA Collana fondata da AGOSTINO TRAPE

e diretta da REMO PICCOLOMINI

29 LA CT{IESA

Sant'Agostino

LA CHIE,SA daE-va alla

a cura di

citt) di Dio

AGOSTINO CLERICI

NUOVA BIBLIOTECA AGOSTINIANA CITTA NUOVA

I testi di sant'Agostino

sono

tratti dall'Edizione bilingue

della Nuova Biblioteca Agostiniana - Citth Nuova.

INTRODUZIONE

Pnr,uEssa

In copertina: Andrea di Bonaiuto (sec. XIV), Cappellone degli Spagnoli (decorazione della volta - part.). Firenze - S, Maria Novella.

Grafica di Gyorgy Szokoly O 2000, Citt) Nuova Editrice via degii Scipioni 265 - 00192 Roma Con app rot'

azict n e

e

cc le s ia s t i ca

ISBN 88-l1t-4129-)

Finito di stampare nel mese di gennaio 2000 daila tipografia Citti Nuova della P.A.M.O.M. Largo Cristina di Svezia, 17 00165 Roma - tel.06'5813475/82

Tutti conosciamo la legge della grauitA, se non dltro per auer uisto finire a terua il bicchiere che sciuola uia dalle mani Anche il uescouo Agostino la conosceua, e un giorruo ne parld ai fedeli di lppona, an nunciando anche una clamorosa eccezione: t. Introducendo questa antologia di testi agostiruiarui sul mistero della Chiesa, mi sembra di poter gid aruticipare che per il uescouo di Ippona esso i tutto racchiuso ruella feconda dialettica tra < e <, con una sorta di grauiti all'incontrario. Prima perd di ffiontare l'ecclesiologia agostiniarud in cbiaue misterica, dobbiarno fare un duplice percorso cbe, trattandosi di sarut'Agostino, i quasi obbligatorio.

La tealogia agostiniarua, iffitti, i incomprerusibile un approccio autobiografico: la uita coru le sue molteplici esperienze i alla base del perusiero, taruto che Agostino, confessando le tappe della sua esistenza, desenza

t En. in Ps.29,II, 10.

linea un uero e proprio percorso teologico. ll rapporto strettissimo e feiondo fra uita e teologia d quasi paradismatico in lui, e ha auuto conseguenZe importanti oirb, per la riflessione sul mistero della Chiesa, che i stato oggetto di esperienza uitale da parte di Agostino o ,o*il"rirre dal iatte materno sirto alla cattedra episcopale, passando attrauerso il conqeto ambito ecclesiaie in iui si crearono le condizioni fauoreuoli per la sua conuersione. Gioua allora ffiontare I'ecclesiologia pos t in iana in cbiau e autobio grafica. aa IJn secondo approccio i-irrinurtciabile. Lo suiluppo della teologia _agostiniana i legato stret.tamente an'che all'occasionahrt dei suoi scritti. Agostino non i un Densatore da tauolino, ma un polemista che prende car'ta e Denna percbd sollecitato a farlo da questioni e probleii di aitualiti. Ecco che la sua ecclesiologia si forrna d contatto con le emergenze cbe la Cbiesa del tempo deue colcretamente ffionture sul piano teologico e 'su quello pastorale lopratlutto: manicheismo, donatismo e pdgaruestmo. Da qui lg neces-sitd di redigere un'ecclesiologla agostiniana'ancb e in chiaue polemica. Ecct EsroLoGIA IN cHIAVE AUToBIoGRAFICA

Agostino stesso che confessa di auer inuocato mo. A cbi lo richiese?

il

battesi-

Ecco il testo cbe dobbiamo considerare significatiSignore, uedesti, ancora durante la mia fanciullezza, un giorno cbe per uru'occlusione intestinale mi as-

uo:

<
sali improuuisamente la febbre e fui li li per rnorire, uedesti, Dio mio, essendo fin d'allora il mio custode, con quale slancio di cuore e quanta fede inuocai dalla pieti di mia madre e dalla madre di noi tutti, la tua Cbiesa, il battesimo del tuo Cristo, mio Dio e Signore>>2. La madre Monica uiene ffiancata alla Cbiesa qui intesa nella sua funzione materna: la pietas matrts, di quella mater cainis meae implorata dal fanciullo Agostino - che i l'Agostino <> di questa pagina delle Confessioni - lascid un'impronta esistenziale indelebile nel modo in cui il uesiouo Agostiruo - che d l'Agostino <> - percepi la Chiesa cattolica, nel cui grembo sarebbe stato generato. Dauuero >). Anche l'immagine del grembo rnaterno e del parto i sintomatica dell'accostamento di cui stiamo parlando. Agostino ad uru certo punto si sente partorito due uolte da Monica, e confessa che molto piD doloroso deue essere stato per sua madre il parto spirituale rispetto a quel-

La madre Monica e la madre Chiesa C'd un passaggio del primo libro delle Confessionr in cui la Cbiesib Monica compaiono insieme. Agostino ricorda un episodio della sua fan-ciullezza: una occlusione intestinile fece temere per la sua uita, e cosi eqli s'affrettd a chiedere di esseri battezzato. Era allora

tZntriiudine differire

il

battesimo

in

etd adulta,

co-si

cbe il sacramento cancellasse tutti i peccati dell'adolescenzd e della giouinezza. Ma, uista la situazione, A 6

2 Conf I,ll, 17 (cf . infra, p. 85). Pirf avanti, nel libro quinto delle Confessione, Agostino ricorda questa richiesta fatta da fanciullo, contrapponendola ad un'altra pericolosa malattra durante il soggiorno romano:
so esprimere adeguatamente quanto il partorirmi in spiritg fosse maggiore di nel suo trauaglio quello coi cui mi aueua partorito nella cdrne rel="nofollow">>4.

lo carnale:

<
Ora, nella dottrina agostiniana i costarute limmagine della Chiesa madre comg Chiesa clte- genera e parlorisce flgllt. Ai catecurneni il uescouo di lppona in'segna: oVoi cominciate ad auere Dio come padre dal m\rnento in cui siete nati da quella madre che d la Chiesa>e . E ricorda ai competentes nel momertto della redditio symboli: <<Ecco, I'utero della madre Cbiesa, per partorlrti, per generarti alla luce della frdr, trauaglia nelle doglie del parto>t. Il temi della iigenerazione spirituale i bene illustrato in un trattato a commento del uangelo dl Gtouanni: <(Jna sola i la rigenerazione spirituale, come una sola i la generazione secondo la carne.. Ory, come

per la nasciti secondo la carne le uiscere della donna -possoruo far uenire alla luce una uolta per tutte, cosi per 'la nasciia spirituale le uiscere della Cbies.a possono far nascere un uoruo con il battesiruo una sola uoltarre. Naturalmente la Cbiesa in questa sua fttnzion.e rnaterna i a sua uolta accostata a Maria, madre e uergirue, ,! pr-oPrio come la Chiesa oZhe

i

uergine, ma partorisce deifigli>>e.

q Conf V, 9, 16 (cf. infra, p.85). Vedi anche: Conf.IX,9, 22 (ct. infra, p. 87). di laurea in teologia di Ntcola ' Vedi la clissertazione LaNzt, La Chiesa Madre in sant'Agostino, Pontificia Universit)

Lateranense, Roma 199), pP. 88-1C7' 6 7

Serrno )98,1. Serrno 216,7 (cf . infra, p. 88).

8In lo. e

i una lettera suitta a Leto, un giouane entrato in monastero e poi ritorruato in famiglia, a cui lo teneuano troppo legato le lacrime della madre. Agostiruo, pur esaltando l'amore uistiaruo uerso i genitori, i pererutorio nel ricordare la gerarchia dei ualori: ro.

tiua

La Chiesa di Ambrogio > 11. Cosi l'Agostino narrante delle Confessiom ricorda I'incontro con Arubrogio, uescouo della Chiesa di Milano. Non bisogna dimenticare cbe Agostino era stato iruuiato a Milano nell'autunruo del 384 dal prefetto dell'Urbe Sirunzaco: ui arriuat)a corne professore di re-

tr. 12,2.

Senno 213,

pp.92-94). 8

eu.

Considerando questo parallelismo agostiniano fra la propria madre e la Chiesa, non dobbiamo dimenticare quelle pagine in cui il uescouo di Ipporua mette la madre Chiesa al di sopra della madre umarua. Sigtifica-

I

(cf .

infra, p. 92);

cf . Serrno 72/

A, 8

(cf .

infra,

ro

Ep. 24),8. tt Conf.V,13,23.

di pronunciare i discorsi fficiali compito -, dell'imperatore d4 consoli- Ottenne quell'incarico con l'a7uto dei manicbei, e il segreto intento di Simtorica con

il

di inuiare nella-citti oue risiedeua la corte imperiale un buon retore, ma soprattutto un maco era quello

non-cattolico dicbiarato. Insommd quell'Agostino, cbe Ambrogio accolse con la beneuolenza di un padre, era nei disigni umani una poten.ziale spind.nel fianco delta Chieia milaruese. M; la Chiesa guidata da Ambrogio trasformd un probabile scontrohel capolauoro della grazla. E oncora diffuso iru parecchi libri o articoli il luogo comune dell'imicizia ihe aurebbe unito i due Padri Telta Cbiesa. Propriamente parlando, cioi sul piartg dei rapporti interpersonali, esy fu pressocbd ins.ignificante. Quale fu illora la reale portatd .di .quell'amorc

episcofile? Ambrogio non fu imico di Agostino nel ,'rrro'di una appas"sionata direzione spiritl,t-ale; egli lo am6, in quanto'uescouo cattolico di una Cbiesa uiua e cora'ggioia. Ecco dunque entrare ir1 gioco nellg .uita di Agoffiro, e forse pri lo prima uolta, una r-ealtd eccletiil, cbe'reideua'ragionb de'i mille pregiudizi con cui, sino ad allora, egli iueua guardato alla Cbiesa cattolica. Iiamore di iln ,etroub i sempre l'amore di una chiesa ruella sua poliedriciti e nella sua ricchezza, di una <
Possiamo utilmente usdre le parole di Arnbrogio

Milano:
il luminoso splendore della conseruaft.do nello testimoruianza, sua e della sua-fede stesso tempo dentro di sd sotto un unico riparo, a somiglianza della melagrana, numerosissimi frutti e abbracciando la rnolteplice operositi delle uirtD rel="nofollow">> B. Agostino, <> da questa Chiesa, < d sua uolta proprio quel Dio uero cbe la aruimaua e le donaua pieneiza,- e cbe egli uedeua incarnato nella figura del iargue di Cristo, mostra

suo uescouo.

Ijincontro con Ambrogio e la sua Chiesa fu, dunque, importarute per Agostino. Mandd in uisi la sua pre' iesa di attingere ad una religione ragioneuole e astratta, facendogli intuire che la ragioneuolezza di quella fede beuuta con il latte materno era rnisteriosamente nascosta in una esperienza di Cbiesa e non solo e rton tanto in una scoperti intellettuale. Questo i talmente uero che l'atto piD sigruificatiuo di questa nuoua fase della uitd di Agostino fu un gesto ecclesiale, un segno amministrato dil uescouo Ambrogio durante la celebrazione liturgica piD 'nellaimportante dell'anno: il sacrameruto del battesimo Wglia pasquale. <
ruoi

e

si dilegud da

l'inquietudine della uita passatA>>t4. Agostino i ora uistiano a tutti gli effetti.

Mq ruo-

nostante sia stato fatto il passo decisiuo, c'i ancorA una <
rueoplatonica e ad essa abbeuerarsi. 1l AMsnocro, Hexaemeron 12

10

Conf.

VIII, 1, 2.

v Conf.lX, 6,14.

III, 13,56. 11

stro dpproccio biografico

in questa definitiua

i

necessario seguire Agostino

<>.

Tra silenzio e servizio Dopo la coruuersione nel giardino di Milano, Ago. stino ceica l'ozio cristiano a Cassiciaco nella uiila di Verecondo. E ,no prima esperienza di condiuisiorue, nello sttrdio, nel dialogo e nella pace agreste. C'i ancora urua parte dell'ideale classico, ma gid trasfigurato in un'ottica cristiana, oue la pregbiera occupa un suo spa-

zio priuilegiato accanto alla ricerca filosofica. Dopo il battesimo e il rientro in Africa, Agostino si orieruia uerso una prima esperiertza monastica a Tagaste, slto paese natale: sono tre anni importanti, in cui ii ffinano l'introspezione agostiruiana e la sua uocazione d un ideale di preghiera, studio e lauoro. A lppona, oue Agostiruo si recato ruel 391 p9r irtcontrare un amico e per allargare la cerchia della sua esperienza monastica, lo coglie inaspet-tata l' ordinazioni sacerdotale: cbiederi al uescouo Valerio di prepararsi adeguatamente ruel ,rmoruastero dell'orto> e, nomi-

i

nato

presto suo successore, continueri la sua esp-enel omonastero dei cbierici> dal 395 siruo alla

6eru

rieruza

morte auuenuta nel 430. Come si pud uedere, la conuersiorue iniziata nel giardiruo di Mflano fece sentire le sue esigenze nel corio di diuersi anni, e non tutte subito. Ci fu un'euoluzione nella uctcaziorue cristiana di Agostino. E il 391 segnd per lui una situazione completamente ru?loua, so-

prattutto in riferimento alla sua esperienza cristiana cotne fatto ecclesiale. Ho parlato di conuersione alla Chiesa in modo pieruo, e non uorrei essere frainteso. La pienezza del t2

cristianesimo di Agostino ruon consiste ffitto nella sua ordinazione. presbiterale prima. ed episcopqle poi. E nemme?to m una presa di coscieruza della dimensione

comunitaria della uita uistiana, cbe il moruaco di Tagaste non solo conosceua ma gii uiueua. Durante il suo secondo soggiorno rorrudno, Agostino scrisse un libro sz I costumi della Chiesa cattolic4 in coi fra l'altro si troua uruo dei piD begli inni agostiniani in lode della Chiesatt. Descriuendo la uita di monasteri da lui uisitati a Milano e a Roma, ne pone in risalto la dirtensione comunitaria: l'unione fraterrua e la

caritd soruo i cardini dell'esperienza uistiana di cbi sceglie la uita contemplatiua. <E alla cariti soprattutto che si guarda - suiue Agostino -, alla cariti si adatta il uitto, alla caritd il linguaggio, alla cariti il t,estire, alla cariti I'aspetto. Ci si riuruisce per tendere insieme ad una sola cariti; uiolarla i considerato un delitto come oltraggiare Dio. Se urud cosa le si oppone, i repressa e tolta di mezzo; se uru'altra la offende, non la si lascia durare un solo giorruo. Saruno cbe i cosi raccotnandata da Cristo e dagli Apostoli cbe, doue essa sola mancbi, tutto

i

uaruiti; doue es.ra sia presente, tutto i pienezza>>t6. Quirudi, I'Agostino cbe scerude ad lppona.per conwncere un amrco atJ entrare nel monastero di Tagaste, e che inuece si troua a douer entrare nel presbiterio di Ippona, uiue gii la pieruezza di questa cariti. Doue sta la nouiti? In che corusiste la > del 391? <> 17. Ebbene, questa concretezza iru cui il

1, Cf.De mor" Eccl. cath.I,)0,62-64 (cf. 16 De m.or. Eccl. cath.I,33,7) . 17J. RATzTNGER, op. cit..5-/.

infra,p.94).

L3

sacerdote Agostino gradatamente s'immerge lo costringe ad un ,ioro approccio con la Suittura e a cortfron'

/arsi con la tradiiiorue teologica africana, ma soprattut' to lo mette a contatto con la Chiesa in un modo meno mistico di quanto fosse accaduto sino a quel momento.

a poco assume dei uolti concretissimi: La Cbiesa a poco -p'iA solianto quelli degli amici che condiuie non sono dono la sui stessa uocazione monastica, ma quelli dei cbe affollano le basiliche (ed anche i teatri...) e si fedeli 'riuolgono ii rrttoro per chiedere consiglio.e risoluere i propii contenziosi. Un lauoro immane, cui Agostino non 'si iottrasse mai, anche se, d'indole corttemplatiua qual erd, non nascose la fatica di quelle intere mattinate passate nel <secretarium> della basilica a deliberare circa linfinita casistica ffirtagll dai suoi fedeli e le liti interrninabili a cui i cittadirui di lppona doueuano essere parti-

colarmente auuezzi.

Celebrando con la sua comuniti uno dei primi

anniuersari della sua ordinazione episcopale, sueld loro la lotta interiore fra il douere apostolico e il desiderio di contemplazione, con questa confessione: <
e buona. 'gni

da qiesta fatica?Ma mi spauenta ilVangelo!>n. carttas di cui parla ie costumi della Chiesa cattolica la cantas veritatis ricercata nella pace della

Li

i

I

uita contemplatiua, che i gii eminentemente uita di Chiesa. Ora-perd Agostinoii troua a fare i conti con la

necessitas caritatis, che aggiunge una tonaliti particolare alla pienezza della caritd uissuta in una dimerusione ecclesiale: la sua esistenza cristiana da quel momento deue continuamente trouare l'equilibrio tra silenzio e seruizio. E tale ricerca, taluolta affannosa per un amante della uita tranquilla e sicurA, modifica dal di dentro la stessa ecclesiologia agostiniana nella sud componente dottrinale: Agostino non i un filosofo diuenuto teologo - per cui c'i stato ancbe cbi ha potuto parlare di <> te -, ma un filosofo che la conuersione al uistianesimo ha fatto diuerutare pastore della Chiesa cattolica, e che soltanto da pastore e da uomo di Cbiesa fa teologia. Laffermazione agostiruiana giustamente piD fa-

mosa

i' quella contenuta nell'opera La

crttd

di Dio:

ueriti cerca la quiete della contemplazione, l'esigenza dell'amore accetta le occupazioni dell'apostolato. Se nessuno ci imporue questo fardello, <
dobbiamo attendere alla ricerca e all'acquisto della ueritd; ma se ci i imposto, dobbiamo accettarlo per il douere della caritd. Perd, rueppure iru questo caso bisogna abbandonare il gusto della ueritd, perchd non auuenga che, sottrattaci questa dolcezza, si resti oppressi da quella esigenza>20. La carrtas, insomma, si i definitiuamente incarnata ruella ecclesi4 e non i da escludere che questa esperienza basilare sia all'origine della dottrirua del Christus totus, caput et corpus cbe, come uedremo, pud essere corusiderata la chiaue di uolta dell'eccle s iolo

gia

a

go

s

tin i an a.

19 Cf. ad esempio l'interpretazione di Kunr FI-ascH,,4gostino d'lppona. lntroduzione all'opera filosofica, 1l Mulino, Bolo.

gna 7983. 18

t4

Sermo )39, 4.

20 De ciu. Dei XIX, 19. Vedi anche: Ep. 48, t-2 (cf. infra, p.97); Ep 126,9; Sermo 302,79,17 Sermo 3)9,4.

t5

[Jno dei documenti piD belli sull'amore che il uescouo di lppona nutri per la Chiesa nella sua forma piD concreta i costituito da quella che quasi certamente i I'ultima lettera scritta da Agostino, indirizzata nell'estate del 429 ad Onorato, uescouo di Tiabe.

Il biografo Pos-

sidio ritiene questa epistola talmente importante da riportarla integralmente nella Yita del uescouo di lppon_q. ll quesito che Onorato aueua posto ad Agostino i, rtella sua drammaticiti, molto semplice: come deue comportarsi un uescouo di fronte all'inuasione e all'assedio della sua citti? Deue fuggire per auer modo di continuare il suo ministero quando il pericolo sard passato, oppure deue restare al proprio posto? La rispostd di Agostino si fonda unicamente sulla Chiesa nella sua forma concreta.
lo nel uedere gli uomini cadere dauanti ai nostri occbi, le donne uiolentate, le chiese incendiate, ruoi stessi uenir meno sotto i tormenti, quarudo cercnno da noi cid cbe ruon abbiamoozz. La risposta di Agostino ruon si fa attendere: <
esser certo I'abbandono del nostro ministero, senza il quale D certa la rouina del popolo ruelle cose nort di

zt Ep. 228, 1 (= Possroro, Vita, 30, 5). zz 8p. 228, 5 (= Possmro, Vita, )0, 16). T6

questa uita ma di quell'altra, di cui ci dobbiamo prenclere cura in maruiera irucomparabilmertte piD attenta e sollecita... Temiamo c/te, a-causa del nostro abbandono, si estinguano le pietre uiue, piD cb9, alla nostra prgsanza, uerugano incendiate le piitre e lq legna degli edifici materiali. Temiamo che, priue dell'alimento spirituale, siaruo uccise le membra del corpo di Cristo, piD cbe le membra del nostro corpo siano oppresse e tormentate dall' aggressione del nemico>> D .

Ecclr,sroI-oclA IN cHIAVE PoLEMICA

(lontro il manicheismo: la Chiesa come auctoritas LAgostino narrante delle Confessioni sa serue di uru'immagine plastica per descriuere l'Agostino martic'heo che-trascorre noule anni della sua uita, dal diciarurtouesimo al uentottesimo, ocadendo e traendo in agguati, tra inganni subiti e attuati>> 2a: egli D dux in praeceps, ouuero una guida uerso il precipizio'-Iiinsta'bititn isistenziale - qiindi non soltinto morale e filosofica - i la nota caratteristica del giouarue Agostin,o. Linitamente alla sua tenace insaziabiliti intellettuale e all'onesta uolonti di ricerca, questo percepirsi come una guida che cctnduce se stesso uerso un precipizio sari la molla segreta della conuersione. Inutile aggirngtre che il grado di insicurezza che Agostiruo tprri*rnti fra i manichei aumenta di giorno in giorno in quei noue anni. Fiyito piD per simpatia ,hiper conuiizione nella setta di Mani, Agostino spezl Ep. 228, 5.1 (= Posstoto, Vita, 30, 2a

Conf. IV, 1,

17

.27).

1.

t7

rimentd come il razionalismo - ouuero la pretesa di tutto con un uso sconsiderato delle facolti razionali - domandasse ai suoi adepti ingenui fideismi. Il maruicheismo, infatti, promettendo di essere una religione scientffica, propinaua in realti una messe di imbrogli. In un dialogo filosofico composto prima del battesimo, La felicit4 Agostino elenca le proprie esperienze spirituali e scriue a proposito dell'irucontro con i manichei: >25. ll coruflitto fra ratio e auctotltas noru riguardd soltanto I'approccio alla Sacra Scrittura, che Agostino consultd con spirito critico e corusiderb > 26, ffia interessd sicuramente anche la perceziorue della Chiesa. Per un razionalista i dfficile ricoruoscere che l'inuisibile si renda uisibile in una forma concreta. Ord, <> in quanto 27. spiegare

Possiamo affermare allora che il motiuo del proprima e ,qressiuo distacco--di Agostino dal manicheismo ','lclla sua polemica antimaruichea poi, -e la scoperta della rtrtricitd iel cristianesimo nella iua forma ecclesiale. Il ,lualismo metafisico di Mani cede il passo al dualismo storico-salutfico della Cbiesa, attrauerso la mediazione culturale dil dualtsmo rueoplatonico: non pii tenebre e luce, ma peccato e grazia sono i pgli della comprensione ugoitiniina che bi riceuuto il benefico influsso della

lli gi b i I e 28 ll superamento della dottrina manichea Auuenne anche sul piano formale. Se riprendiamo il racconto -ago-. stiniano iel dlilogo su La feiicitd ci accorgiamo che al periodo manicbeo-segui una fase scettica, Plopriq di uno cipp i a

'che

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scoraggiarc mla resta

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.,

ricerca: oQuando,. dopo

auerli (i milichei) esaminati attentamente, li abbandonai soprattutto con la trauersata di questo FflAre, a l4ngo gli aciademici tennero il mio timone fra i marosi in lotta ion tutti i uenti. Alfine giunsi in questa regiorye e qui conobbi la stella polire cui ffidarm;>2e..Dopo le delusioni prouocate dall;abuso delli-ratio ecco la scoperta della fi'd,es

di

come strumento

di ricerca ragioneuole che permette

coruoscere.

E, se le Scritture diuentano autoreuoli al punto letti da Agostino uen-

che i pochi.libri dqi neoplaton.ici

gono mesv a confronto con I'auctotttas del testo riue7atu )0, anche la Cbiesa comincia ad essere luogo concreto in cui quella stessa auctoritas storicamente e saluificam ente si manifes ta.

25

De b. uita,1,4.

Conf III, 5, 9; cf. anche Sermo 57,5,6: <. 27J. I{ATZTNGER, op. cit., pp.18.28. 26

18

Cf. J. RarzrNcER, op. cit., pp. 26-29. De b. uita,1, 4. )0 cf. ibid.

28 29

L9

Scrittura e Cbiesa, euidenteme'nte, si sostengono

a

uicenda, perchd entrambe incarruano I'autoriti di Cristo nel presente. La Scrittura troua il suo fondamento in Cristo stesso, e la Chiesa i il luogo iru cui si compiono le profezie della Scrittura )t. Ma il rapporto i reciproco, in quanto Agostiruo stesso confessa: <)2. E comuruque della Scrittura si pud dare solo una lettura ecclesiale. Agostino aDeua sempre auuertito la nostalgia del Cristo beuuto nel latte rnaterno e non trouato nel cibo ffirtogli da Cicerone)1; ora riconosce che soltanto ruella Chiesa il Cristo continua ad essere ruaestro e cibo sc-,lido per il nutrimento spirituale: la sud auctoritas ,) uiuerute e op e ran t e n e ll' auctorrtas d e I la Ch i e s a ca t t o lica.

Uno degli argomenti apologetici piD amati Agostino

i quello della prodigiosa

da

afferunazione del cri-

moltitudo di coloro cbe credono in Cristo)4: nonostante sia stata perseguitata e s/a stata ffidata da un uomo croc'ifisso e ucciso a pescatori e pubblicani, persone ignoraruti e inesperte che rimasero perd fedeli alla ueriti sino al martirio, la Chiesa i cresciuta in toita la terra. Questo fatto nctru pud cbe essere un prodigio diuino.t Joseph Ratzinger - il qunle uede nel concetto di moititudo uru aruticipo della noziorue di stiaruesimo e della

rr Cf. De uera relig. 7, 12-13; De util. cred. 7, 19; De f. rerum 7, 10. Vedi: G. Srnauss, Schriftgebrauch, Scltriftauslegung und Schriftbetaeis bei Augustin,f ;Jbingen 1959, pp.54-55. 32 C. ep tnan. 5, 6; cf . C. Faust.,28,2. Ve
  • > (Conf VII,7, 1i).

    tt Cf. Lonf III, 4, 8; VI,4, 5. t+ Cf . De uera relig.,7 , 12; 25, 47 : De

    rerum 7 ,

    20

    1,0.

    util. cred. 7 ,

    19; De

    f.

    lrolrulus Dei - annotd che >t5. Per questo essa doueua apparire finalmente ad tlgostino come la guida sicura che non conduce al pre,.ipizio. Guida che pud essere riconosciuta degna di ue,libiliti solo rinuruciando alla pretesa del razionalismo che i sempre indiuidualista - e aderendo ad una dittumica coruoscitiua umanamente irttegrale cbe tiene t'onto anche della fede. Cosi possiamo riassumere il ,qmdagno che Agostino ricaud in campo ecclesiologico ,lal superamento del manicbeismo. Guadagno cbe egli si ffiettd a mettere a disposizione di crLloro cbe ancora annaspauano nelle nebbie di Mani. Come l'amico Onorato, cui scriue il libro Utiliti rlel credere, inuitarudolo a <<mettersi al sicuro nel ,qrernbo della Chiesa di Dio cbe ha ottenuto il massimo )6. .qrado di autorita>>

    (,ontro

    i1

    donatismo: la Chiesa come caritas

    La controuersia doruatista tenne occupato il uescouo di lppona per molti anrui, almeno dal 397 al 477 tt. A differeruza della controuersia manichea, la sostanza 1rJ. RAT'zrNcER. op" cit.,p. )7. )6 De util. cred. 77 , )5 (cf.. infra,

    p.99).

    Fra i tanti studi dedicati al donatismo, segnaliamo I'ottirna introduzione di Y. M.-J. CoNc;Rn a: Traitis anti-donatistes, Oeuvres de saint Augustin - Bibliothdque Augustinienne (B.A.) 28, Descl6e de Brouwer, Paris 196), pp.9-IT. 37

    2T

    i ecclesiologica. Si tratta, quindi, di un cdpitolo della uita e dell'opera di Agostino estrernamerute importante per il nostro studio.

    stessd della diatriba

    Bisogna subito dire cbe la polemica adversus Do38 Aueua un carattere intraecclesiale cbe ne aumentaua la densiti teologica: non si trattaua piD di mostrare con intento apologetico - all'esterruo - che la Chiesa i la forma uisibile del cristianesimo, ma di dire - all'interno - doue sta la uera Chiesa e doue risiede la cattoliciti. Spesso nelle ricostruzioni storiche la polemica ingaggiata da Agostino contro i donatisti uiene banalizzata come una contrapposizione fra un'idea di Cbiesa cattolica e und di Cbiesa settaria. lnuece, non si trattd ffitto di un coruflitto fra due idee di Cbiesa, ma di un confronto fra due realti di Cbiesa: anche i dortatisti

    natum

    aueudno l'idea della Catholica ma non ne possedeunno la realti, perchd solo la Cbiesa cattolica di cui Agostino era uescouo poteua dire di essere effettiuamente estesa a tutto il mondo. Come ha giustamente euideruziato Joseph Ratzinge7
    me parola della Suittura uerificata nella realti della Cbiesa e diueruuta eloquente solo mediarute questa>>)e.

    Anche

    il

    carattere settario della Cbiesa donatista,

    ttltindi, non erd una semplice idea, ma un fatto, una i','ulti corustatabile, e di cui il uescouo di lppona cercd, strumai, I'origine in una distorta idea di cattglicitd. .\'criue Yues Congor, interpretando Agostino: <E nella t/ruttura del loro spirito cbe i donatisti non erano cattolici>>40. E aggiunge: dl Donatismo rappresenta tipiitruente una struttura di setta... Con una grdnde coer('nza, iffitti, trasferiua la proprieti della Cattoliciti, ,.ha essi'riuendicaudno per'la loro Chiesa, dall'ordine ,lclla pienezza a qugl{g della.purezza>>4t. T nota ,ni dtll, applicazioni piD famose /i tale (tsserto: qualora un minislro di D1o sia personalmente indegno-- lo era, ad esempio, se durante la pe.rsecuziottc era stato traditor, cioi-aueua consegnato i libri sacri ,tll'autoriti ciuile -, non i piD in grado di trasmettere la santiti dei sacramenti della Cbiesa. Succedeua cosi che uescoui ordinati da traditores ueniuano cortsiderati dacaduti. E ueniua messa in questione l'uniciti del sat'ramento del Battesimo: se era stato amministrato da un prete indegruo, doueua considerarsi nullo e andaua

    r1uindi reiteriio. Irt tal modo entraua nella,pastorale ,lella Cbiesa nordafricapa l'assurda pratica di ribattezzare, contro cui in- modo particolare si scaglierd il ue-

    -

    Donato di Cartagine (270-355) ai tempi di Agostino era ritenuto il responsabile dello scisma che da lui appunto prese il nome. Nel conflitto con Ceciliano, vescovo di Cartagine a lui contrapposto e riconosciuto formalmente da Costantino nel )16, egli godette di grande prestigio, ma non riusci ad essere riconosciuto unico vescovo di Cartagine alla morte di Ceciliano nel J46 e fu esiiiato probabilmente in Gallia ove mori nel )55. Su Donato e il donatismo vedi le relative voci nel Dizionario Patristico e di 18

    Anticbiti Cristiane, Marietti, Casale Monferrato 10t4 -1026; 1 028- 1 010). )9J.B(ATZINGER, op.

    22

    1981,

    vol. 1, pp.

    De baptiscouo di lppona. Due opire di Agostino smo (470) bOr- unico baptismo (411) - sono dedicate

    a ribadire la tesi che nel sacramento i Cristo cbe bat' tezzd, fondandosi sulla distinzione fra potestas e ministeriurn, presente gii in opere precedenti+2. Y. M.-J. CoNGRn, op cit., p. 45. 41Y. M.-J. CoNcan, op. cit., p. 48. 42 Per un nutrito elenio di testi, anche in riferimento alla 40

    successiva distinzione, vedi:

    cit.,p.

    L44.

    Y' M.-J. CoNcAn,

    op.

    cit.,pp.86-94'

    Vedi: In Io. eu. tr.6,6-8 (cf. infra, p. 101)' 23

    La < cattoliciti della Catholica si uede nei fatti: un donatista rierutra nella Chiesa cattolica ruon deue essere ribattezzato, perchd i ualido il Battesimo impartito dal rninistro donatista. Ma non basta auere un uero Battesimo per essere ueramente nella Cbiesa, bisogna auere la grazia propria del sacramento. S'inserisce qui quell'altra fruttuosa distiruzione agostiniana fra species e virtus: non d sfficiente'habere baptismum, i necessario auerlo utiliter et salubrtte\ cioi il sdcramento riceuuto deue operare il suo effetto spirituale. Si fonda su questa distinzione in ambito sauarnentario la terminologia cbe ritroueremo fra poco in ambito ecclesiologico fra communio sacramentorum e societas sanctorum. Con questa esemplificazione circa la ualiditi del sacramento del Battesimo aruiuiamo a toccare il puruto nodale di tutta la problematica ecclesiologica, cosi come si rende euidente nella controuersia donatista. Abbiamo detto cbe la questiorue non i piD quella di dimostrare la Chiesa come luogo in cui l'inuisibile iru un certo senso si uisibilizza, come comuniti clte continua e anzi potenzia la uisibiliti di GesD Cristo $: si tratta di stabilire un criterio di ueriti per quel uisibile storicr.t che i la Cbiesa, sottraendolo all'ambiguiti del vtderr e ricorusegruandolo alla realtd dell'esse. La Chiesa uera d quella cattolica o quella donatista? Possct indiuiduare un criterio discriminante che mi faccia decidere per l'una o per I'altra? Questo i il problema cbe impegrua teologicarnerute Agostinct. La sua risposta i chiara: cid se

    cbe discrimiru.a esiste, ed

    i la caritas.

    Giustamente celebre i un aforisma agostiniaruo una di quelle frasi del uescouo di lppona che circolano $ Cf.J. RarzINc;ER,

    24

    op. cit.,

    p.

    157

    .

    \l)csso isolate dal loro contesto, usate e abusate irt ogni irodo - cbe nella sua formulazione piD comune risale proprio agli anni della controuersia donatista: <, ,lall'essere un ideale inaccessibile o un pronunciamento di anarchia etica, la frase esprime efficacemente il lvimato dell'amore e il ruolo direttiuo della carltas rtel-

    lc scelte umane.

    La cariti i per Agostiruo l'unico uero prirucipio 1i ,liscernimento dill'agire umanoa5, e pud esserlo perchd Dio i Caritd e lo Spirito Santo i la presenza nell'uomo ,lclla Caritas che Dio i. Tanto i uero che la uerifica ,lalla cariti non auuierue sul piano dell'esterioritd delle buone opere - ola cariti ffie cibo all'ffimato-,- ma lo lu ancbi la superbia>> a6 - e nemmeruo su queQo della ytratica religioia - <<se dobbiamo interrogare i fatti, non "tolo trouiamo che ci sono molti anticristi usciti dalle nostre file, ma altri ce ne sono nascosti e non dncord partiti da noi>> at -, ma solo nell'interioriti della corcienza.l/ testimonium conscientiae i il triburuale det'isiuo, a pdtto cbe l'interrogazione della coscienza auue?xga dauaruti a Dio e noru sia una semplice irttrospeaa In b. ep. tr.7,8. Credo di aver dimostrato in un mio studio che tale frase in Agostino non serve affatto a giustificare la repressione nei confronti della Chiesa donatista, soprattutto perch6 l'espressione va letta entro la dottrina agostiniana della carit), cosa che ho cercato di fare alla luce di molteplici testi del vescovo di Ippona. Vedi: A. CI-Enrct, Arna e fa' quello che uuoi. Cariti e ueriti nella predicaziotte di sant'Agostino, Augustinus, Palermo 1.997, pp,51-88. a' che hanno la caritd sono nati da Dio, quelli che "Quelli non l'hanno ,ro, sono nati da Dio. E qr.tto il grande criterio di discernimento>> (ln Io. ep. tr.5,7).

    161n 1o. ep. tr.8,9. at In lo. ep. tr. 3,9.

    25

    zione psicologica: solo cosi infatti l'esame della cosciert' za i equiparibile ad una uera e propria trasparertza del-

    in noi+8. lo Spirito -

    riti

    Ora, questo processo indiuiduale garantisce la uedella cariti, cioi i il criterio di discernimento non

    solo del soggetto ma anche della com1.1ni1d. lgostino pud cosi riuolgersi ai fedeli riuniti nella basilica chiamandoli semplicemerute cantas vestra iry quanlo essi sono realmenti il rendersi uisibile della Cbiesa di Dio grazie alla cariti diffusa nei loro cuori dallo Spirito Santo. E naturai'e che si ponga, anche ,el toto della comunitd come in quello della singola persona, il problema dell'equiuociti della semplice appartenenza esteriore. I'lon basta, cioi, una partecipazione esterna alla ecclesia-caritas per farne ueramente parte. Nasce qui,

    nel uiuo della cbntrouersia donatista, una duplice distinzione che si dimostra assai feconda per l'ecclesiologia agostiniana. Jna prima distinzione di ordine escatologico deue essere opeiata fra la ' (ecclesia talis nunc eit) e la <> (ecclesia qualis futura est) 4e: non si tratta euidentemente di due Chiese ma di urua sola Cbiesa in due stati differenti, a immagine dell'unico soggetto umano che i mortale ma destinato all'immortalitd. Il nesso fra caritas ed ecclesia i cosi forte nella concretezza della Chiesa cattolica uisibile, che essa, come abbiamo uisto, pud essere chiamata semPli-cemente caritas ed essere laianta Chiesa di Dio, al di fuo-

    48

    A.

    Cf. In lo. ep. tr. 5, 6; 5,10; 6, 4; 6, 70; 8,2; 8, 12. Vedi: Iilnerario uistiano sulle orme di Agostino di lppona,

    CI-Erucr,

    Paoline, Milano 1995, pp.156-165.

    Fru i numerosi testi agostiniani, vedi: En. De ciu. Dei XX, 9, 1; IIl, 10, 20. 49

    26

    ri della quale non c'i saluezza. D'altra parte, la uera san' r,r Cbieia di Dio tfug, ad una perfetta uisibilitd nel pre' tcnte, pur essendo i continuiii con questa Cbiesa uisil,ilc. Solo alla fine dei tempi Cristo u-erud con il ventilator a separare il granc dalk Pulaso. Lerrore dei donatirti i proprio quello di rruolere la Chie-sa di questo.tempo illeb quilt sari la santa Chiesa futura dopo I'ultima ,qii 'i,agliaturao>t. E Parmeniano uiene proprio accusato da A[osilno di uoler anticipare il ruolo di venttlatot che tpbtteri a Dio alla fine dei tempisz. ' Il ricbiamo al giudizio finale ci porta a in-trodurre lu seconda distinzione agostiniana. Essa i di ordine .rtorico-temporale, e deui essere fatta all'interng della ecclesia quae nunc est per segnalare la possibiliti cbe dentro df essa accanto ai giusti si trouino dei peccatori c cbe euentualmente ui siino dei giusti cbe attualmente uiuono fuori di essa. La distinzibne uiene terminologicamente attuata dal uescouo di Ipporta attrauerso una coppia ricorrente di esPressioni: sacramentorum quan- egli parla di communio piano della partecipazione il descriuere r)o intende esterrua ai sauamenti della Chiesa; - parla inuece di soctetas sanctorum quando uuole ilteidere il piano della partecipazione interiore alla Chiesa come popolo riunito dallo Spirito Santon50 Rinviamo alla terua parte di questa inffoduzione l'analisi delle numerose immagini che Agostino usa per sondare il mistero della Chiesa. Nell'opera contro Parmeniano, B possibile trovare questa immagine del grano e della pula nell'aia in: C. ep. Parm.

    III, ) , 19.

    st C. 52

    in

    Ps.

    9,12;

    eP.

    Parm.III,l,17

    Cf. C. ,p. Parm.III,

    .

    l,

    18.

    5l Per i numerosi testi agostiniani vedi: Y' M.J. CoNcan, op. cit., pp.98-100.

    2l

    Il

    piarco delle realti sauamentali e quello della

    realtd spirituale s'intersecano continuanzente ruella Chiesa terrena. Il primo comprerude tutti coloro che esteriormeru-

    fanno parte della comuruiti iru forza della partecipazione ai sauamenti: sono, ad esempio, i doruatisti (in quaruto anche il loro battesimo i ualido), ffia anche i cattiui cattolici cbe sembrano derutro (intus vrdert) ma in realti sono fuori (foris esse) >+. Recuperando la distinzione sul piaruo sacramentale, dobbiamo dire che c'i la species rna non c'i la virtus, c'i la forma ma non c'i il fructus. Bisogna ricordare che per Agostino il piano dei signa d il liuello iruferiore di partecipazione all'essere: questo uale aruche per la Cbiesa, per cui una partecipazione ad essa sancita solo attrauerso segni i assai pouera e rischia di essere apparente. Scriue molto bene a questo proposito losepb Ratzinger: <>55. Della societas sanctorum fanno parte tutti coloro che banno accolto e accoglieranno la chiamata di Dio56 e la cui uruione i interiore pur non restando inuisibile. Il te

    54 Cf .

    i lo Spirito Santo, anima del corpo di la Chiesa. La carttas, quindi, esprime realnesso profondo tra l'unus Spiritus e l'unum

    prirucipio di uruiti

    Cristo che

    rnerute il corpus.

    i

    Giustamente i stato notato che il piano della carttas - proprio della Cbiesa come societas sanctorum uiene a trasformare radicalmente il morudo concettuale di Agostiruo: la dialettica non i piil fra sensus e intellectus, ouuero fra comprensione attrauerso signa sensibilia c intima comprensione della uera realti; ma l'tntellectus i come superato dalla caritas, in quanto ,rla saluezza, che prima era identica alla misura della penetrazione intellettuale, si compie in un amore che cbiaramente i abbastaruza indipenderute da tale coruoscenza>> 51. La uera Cbiesa plasmata dallo Spirito Santo spalanca all'uomo la dimerusione del dono, e lo mette ruella condizione di comprendere la sua grandezza e la sua umiltd: dl firue piD profondo dell'uomo ora i di essere nell'amore mediante l'essere nella Chiesa, poicbd l'amore i Dio>>>8. Si comprerude, infine, quale sia la risposta di Agostino alla prouocazione donatista di una Chiesa di puri gii ruella som dimensione terrena: quaggiD l'uruica Cbiesa possibile i un corpus permixtum5e. Ma esso i gin il luogo uisibile della societas sanctorum.

    Contro il paganesimo: la Chiesa come ciuitas Dei Se manicheismo e donatismo sono <> bene identificabili, non altrettanto pud dirsi del pagane-

    En. in Ps. 55,9; 106, 14; In Io. eu. tr. 45 , 72.

    S5I.RATZINGER, op. cit.,

    p.

    151.

    56

    Vedremo nel prossimo paragrafo che la nozione di ciuitas Dei arricchiri la nozione di societas sdnctorltm, ailargandone i confini storici sino a farla diventare ecclesia ab Abel (cf. De ciu. Dei YVIII,5L,2),

    28

    J.RATZINGER, op. cit., pp. 153-154. ,8J. I{r{TZINGER, op. cit., p. 154. 5e C{. De doctr. cbr.III, )1, 44-32, 45 Gf . infra, p. 103). 57

    29

    simo, antagonista indeterminato e sottilmente presente nella societd romana dopo la <suolta costantiniana>>. Lo scontro aperto fra Agostino e la mentaliti pagana - serpeggiante in un mondo spesso cristiano solo di nome -troia motiuo per rifficolarsi dopo il sacco di Roma dell'agosto 410 ad opera dei Goti di Alarico. -Ijaue, abbandonato gli dii per abbracciare la nuo' ua religiorue di Cristo era forse la causa della caduta

    della cipitale dell'impero nelle mani dei barbari? Cosi suonaua I'accusa formulata dal paganesimo colto dell'fLrbe, che perd poteua trouare facile accoglienza anche presso il popolino delle prouince, soprattutto in quell'Africa del Nord la cui gente era irtcline alle pasiioni e passaud con sorprendente naturalezza dai teatri alle basiliche e da queste tornaua ai riti un po' magici della religiositd pag'ana. Si trattaua di ffiae ad qtn tempo una risposta- coha - e Agostino lo fece rtell'arco di oltre quindici anni, dal 410 al 426, con I'opus magnlrrm intitolato De civitate Dei - ma ancbe di tranquillizzare subito il popolo cristiano con un'apologetica ipicciola ed fficace - e in quest'arte del predicare Agg-

    itino

    era indiscusso maestro, come dimostrano parecchi

    suoi sermoni -: due campi di battaglia, insomma, per un'unica guerud. Parlando alla gente che affolla le basiliche, il uescouo di Ippona rincuora i cittadini delf impero, e irusieme ne corregge la prospettiua storico-teologica. Roma i forse stata annientata dal momento che sono ca' dute le sue mura? No, perchd Roma non i i suoi palazzi: Roma i i suoi cittadini. Per cui <<non muore Roma, se non muoiono i Romani; e non periranno, se loderanno Dio> 60. Roma i forse eterna? No, perchd co6o

    )0

    Sermo 81, 9.

    citti i destinata a morire: <E destinato a rt,t,inure il mondo creato da Dio, ma non andrd in rorirra nd cid che ha fatto I'uomo nd cid che ha fatto Dio, \t' ilon quando lo uorui Dio>>6t. Sembrano a noi, queste di Agostiruo, parole nor' tuuli. Non auuertiamo che attrauerso di esse si rompe rtrt' ogni altra

    ,1,'finitiuamente

    il

    cordone ombelicale che teneua la

    (,'biesa troppo strettamente legata alle sorti dell'impero. ,\'c pensiamo alle parole riuolte da Tertulliano nel 272

    ,rl proconsole Scapula, impegnato a perseguitare i crittiani - >ez ttuuertiamo tutta la distanza che separa i due pensatori ,tfricani. Ma solo pochi anni prima del sacco di Roma trn altro uescouo, Ambrogio di Milano, era ancora pietramente conuinto cbe l'impero romAno fosse l'abitaziorrc naturAle della Cbiesa e l'unico luogo dell'euarugelizzttzione: per lui il mantenimento o l'estensiorue della ro-

    rnaniti erano |unica garanzia del manteruimento lell'

    e

    e

    sten sion e della cattolicitA.

    Con il rouesciamento del mito dell'eterniti di Rosi crea lo spazio culturale per una nuoud teologia clella storia in cui la Chiesa acquista un suo spazio autonomo. A pensarci bene, proprio questo i il motiuo rrua

    tlel modificarsi - nel senso della complessiti - del rapfra Stato romano e religione quando sulla scena irrompe il cristiaruesimo: la religione pdgana i interna allo Stato, ne i una componente strutturale; la Chiesa cristiana, inuece, i da subito uru corpo estraneo allo Sta'

    porto

    6t

    lbid. Tgnrur-llANo, Ad Scapulam,2.In un'altra opera, scrive: <<Siamo noi cristiani che facciamo ritardare l'incombente catastrofe del mondo, e percid siamo amici di Roma e della sua dure62

    vole prosperiti>> (Apologeticuna, )2, l).

    3L

    to, con und sua organizzazione indipendente dagli ingranaggi dell'impero. I tentatiui dello Stato di influire iulla Chiesa - che, almeno in Occidente, si difenderd strenuamente da questa irugerenza - riuelano proprio la merutaliti pagdna sottesa alla politica religiosa dell'im' pero.

    Da questo punto di uista, Agostino rappresenta un

    liuello superiore di consapeuolezza della nouiti costituita dalla Chiesa nella sua qualiti di partner religioso dell'impero romano. La teologia della storia contenuta nel De civitate Dei t) un'originale lettura del nuouo equilibrio uenutosi a credre fra Stato e Cbiesa, origina-

    li

    soprattutto percbd il binomio proposto si troua ad un liuello piD profondo rispetto a quello storico. I'lon ec' clesia e civitas, come ci si sarebbe aspettati in cbiaue puramente -diuentauanosociologica nel momento in cui i soggetti finalmente due, ma civitas coelestts / ct' vitas Det e civitas temena / crvitas diaboli. La prospettiua i, dunque, metastorica, e non deue ingannare l'uso del termine civitas cbe fa pe?xsare ad una possibile misurazione sociale delle due cittd. I'lon i cosi. La dottrina delle due citti rappresentA un'acotta trasuizione sul dell'uopiano -mo, comuruitario del duali.smo morale tipico cbe con la sua uolontd pud orierutarsi uerso il bene e uerso il male. Sono celebri le parole con cui Agostino radica le due citti dentro le scelte di ciascun uomo; > et. Si capisce, allora, cbe le due civttates agostiniane siano da considerarsi come due entiti mistiche e non

    (cf .

    )2

    $ De ciu. Dei XIV, 28. Vedi anche: De catech. rud. 20, 36 infra, p. 105).

    t/rriche. Se douessimo usare un linguaggio teologico l,rt'ciso, douremmo parlare di realti escatologiche, non rrcl seruso cbe esisteraruTxo solo alla fine della storia, ma rrt'l senso cbe riguardano il fine della storia e cbe, sem-

    rrrtti, solo al termine della storia auranno corufini precisi

    ('Precisabili. Se la ctvrtas Dei d la citti della caritas, mentre la civitas diaboli i la citti della cupiditas, euidentemente t/on possono essere identtficate con le istituzictni della (,hiesa e dello Stato: la civitas terrena non i lo Stato, e lt('tnmeno la civitas Dei D sic et simpliciter la Chiesaeq. Il tempo della storia - quello in cui gli uomini uit,ono, per irutenderci, in urua determinata Chiesa e in un ,lt'terrninato Stato - i caratterizzato da una apparente ttmfusione delle due citti. Scriue il uescouo di lppona ,gii nel priryo libro del De civitate Der: <
    61Vi a stato un lungo dibattito circa il rapporto fra ecclesia Dei: nell'area protestante ha dominato la tesi della distinzione (doppeiter Kirchenbegrffi, mentre fta i cattolici ha pret,,rlso la tesi delf identiti o almeno della non-coestensiviti. Si trattrr di un problema fittizio: d chiaro che Agostino stesso ritiene la (,hiesa come il germe della citth di Dio che conduce l'umanit) lutta verso la salvezza. Egli vuole innanzitutto mettere in guardia ,lalla eccessiva sicurezza che pud derivare da un'appartenenza t'steriore alla Chiesa. Inoltre, intende offrire una visione teologica (r antropologica in cui il rapporto fra uomo e Dio sia ""egnato dal lrrimato della grazia e non da una automatica adesione ad una comunith storica quale appunto d la Chiesa nella sua dimensione tcrrena. Si tenga conto che questo problema doveva essere molto scntito in un tempo in cui ccnvertirsi al cristianesimo era da considerarsi socialmente conveniente. Vedi: Y. M.-J. CoNG,qn, Czazltts Dei et Ecclesia chez saint Augustin, in <.Revue des Etudes Aur;urstiniennes>>, 3 (1957),l-11;8. GtL.sott, La Citti di Dio e i suoi problerui, Vita e Pensiero, Milano 1959.

    t'

    t.itsitas

    33

    tempi e sono fra di loro commiscbiate (permixtae), a che non siano separate dall'ultimo giudiTio>es.

    La mescolanza iruestricabile i uru.o dei prirucipi forudamentali della uisione teologica che Agostino ba della storia, e rappreseruta un criterio di grande pruderuza ualutatiua nel giudicare il <dentro>> e il < in riferimento alla definitiua appartenenza alla civitas Dei. .li

    pud

    fisicamente e istituzionalmente dentro la fuori della civitas De1 e uiceuersa. Il principio della mescolanza non doueua far sentire i fedeli che ffillauano le basiliche troppo sicuri nel giudicare certa la loro apparteneruza alla civitas Dei iru forza dell'appartenenza alla Cbiesa, e nemmeno nel giudicare I'esclusione di altri dalla civitas Dei a motiuo della loro dssenza dalla Chiesa. Riassumendo il guadagno ecclesiologico cbe ad Agostino deriua dalla polemica corutro il paganesimo, possiamo dire che alla realti istituzionale della communro sacramentorum e a quella spirituale della societas sanctorum si aggiunge la realti escatologica della civitas praedestinatorum: la Chiesa come civitas Dei e in ultima analisi, la realti cbe comprende tutti e solo i giusti che hanno raggiuruto per grazia la feliciti eterna. Ouuiamente sono parte della civitas Dei - nella dimensione del > - coloro che qui iru terra amano Dio sino al disprezzo di sd e sono cosi incamminati - istituzionalmente derutro o fuori la Chiesa pellegrina - uerso il regno di Cristo. essere

    Chiesa ed essere

    EcclnsroI-oclA IN cHIAVE MISTERICA

    fino

    66

    Parlare per immagini

    La complessiti della uisione agostiniana del mistero della Chiesa si coglie meglio - su un uersante complementare rispetto all'approccio polemico - attrauerso il uelo delle numerose immagini usate dal uescouo di Ippona soprattutto nella predicazione. Come i stato ampiamente dimostrato dagli studi

    di Hugo Rahneret, I'ecclesiologia dei Padri mente simbolica, ed

    frgg, dalla steriliti

    i

    attrauerso

    i

    uoluta-

    i simboli che essa ri-

    cbe ha caratterizzato, inuece, per lungo tempo dopo il periodo patristico il pensiero teologico intorno alla Chiesa. Agostino deue essere considerato un maestro ruell'arte di parlare per immagini. E lo fu ancbe per quaruto concerrue la Cbiesa. Trattandosi di un mistero assai profondo, il linguaggio delle immagini risulta essere quello che meglio sa rendere tutte le sfumature e le tonaliti del grande ffiesco della Cbiesa. I'laturalmente, solo dalla moltepliciti delle immagini i possibile ricauare una nozione che raggiurugd una

    pii

    chiara esposiziorue

    seruza

    perdere

    perd la sua necessaria conzplessiti. Il che equiuale a ricoruoscere clte nessurua delle immagini cbe ora andiamo ad analizzare, presa in se stessl, riesce a descriuere la

    66 Ciuca il significato dell'asserto >, d assai utile leggere: HpNnr or Lueac, Paradosso e mistero della Chiesa,Jaca Book, Milano 7979, pp. 13-37. 67 Fondamentale d un'opera che raccoglie il frutto di quasi

    trent'anni di ricerca teologica sull'ecclesiologia dei Padri: Huco RauNrn, Simboli della Chiesa. L'ecclesiologia dei Padri, San'Pao65

    34

    De ciu. Dei I, )5

    .

    1o,

    Milano 1911,79942. 35

    Cbiesa, senza auere bisogno di essere integrata dalla luce c/se prouierue dalle altre immagini. Iiecclesiologia agctstiruiana, da questo uersante, i dunque la risultarute di una uera e propria collaborazione di dati offerti da icorue cliuerse. Proprio come il ualore artistico di un pittore i la risultante dei dati contenuti non in un quadro soltanto, rua in urua pluraliti di apere esposte l'una uicina all'altra.

    Figure bibliche

    La nostra analisi ruoru pud considerarsi esattstiua, in quaruto le immagini usate da Agostino per dcscriuere la Chiesa sono dauuero tante e il loro Ltso uera77/ente capillare e costante ruella predicazione. Corninccremo coru uru breue cenno a quelle figure bibliche in cui il uescouo di lppona uede prefigurata la Chiesa: si tratta di persone, cose, auuenimenti letti profeticamante come > della realti uera e propria. Un saggio tli lettura di questo genere i offerto nel diciottesirruo libro del De civitate Dei, laddoue Agostino prcscnta ciascun profeta come annunciatore del mistero tli Lristo e della Chiesa68. C'A un discorso - pronunciato fra il 410 e il 420 - in cui la presentazione dell'Antirc Testamento cotne promissio figurata del Nuouo diuenta I'occasione per una rassegna di typoi biblici che prefigurano Cristo e la Chiesa6e. Ecco qualche esempio, riferito ad alcuni parsonaggi biblici. - Eua figura della Cbiesa e per questo chiarrtata Madre dei Viueruti: corue ella fu formata con una costo-

    68

    Cf. De ciu. Dei

    69 Cf .

    36

    XVilI

    Sermo 4,9-26.

    ,

    27 -44 .

    lt

    sctttratta ad Adamo cbe dormiua, cosi la Chiesa nacdi Cristo che dormiua sulla uoceTo. - Sar4 la donna libera contrapposta a.lla schiaua rlgar, i la figura di cbi nasce dalla Chiesa cattolica in t'r;ntrapposizione a chi nasce dall'eresiail; noru solo, ella i pure .figura della Chiesa perchd <molti soruo i figli ,li colei cbe ha cortcepito nella ueccbiaia per l'azione Jella grazia, piD numerosi dei figli di colei cbe in eti ancar giouane era andata sposa attrauerso il uincolo ,1uc dal costatct

    lella

    legge>tz.

    Rebecca, la donna clse portaua in sd Giacobbe cd Esail, i due gemelli cbe startano in discordia fra di lo ro prima dncora di nascere: cosi della Cbiesa, che >; essa tnadre di tutti gli uontirui, per cui si pud dire cbe
    -

    i

    i

    rua uno meriti l'amore, l'altro la riprouazione>>ir. Ne

    i

    consegue cbe ta.

    -

    LapostoloPretro diuenta figura della Cbiesa in

    un episodio raccontato nel decimo capitolo del libro degli Atti: nell'estasi aunta a Giffi gli uiene detto di ttccidere e mangiare la carne di anirnali immorudi, figura del compito della Cbiesa cbe quello di incorporare a sti tutte le genti (il cui simbolo so71o i quattro lati del-

    i

    la touaglia calata dauanti a Pietro) t>. Pietro 70

    ln Io.

    Cf. En.

    in

    Ps.

    d

    figura

    40,70; 126,7-8 (cf. irufra, p. IAI); 138,2;

    tr. 15, 8; I20,2. 71Cf .In Io. eu. tr. 11,7. 12 En. in Ps. 712,8. 7) En. in Ps. 126,8. 71En. in Ps.78, 10. Vedi: Sermo 4,935 (cf. infra, p. 110). 75 Cf . En. in Ps. 30,II, s. 2, 5; 103, s.3,2.; Sermo 149, 6,7 -

    eL'.

    7,8 (cf. infra,p.I)6).

    )7

    della Cbiesa ancbe nell'episodio in cui Gesil lo inuita a camminare sulle acque (if.Itttt 14, 22-33); egli si ffidd al Sigruore e proud turbame-nto, come la Chiesa che
    E, Ancora, Pietro rappresenta il triplice rinn-ega' quanto, nonostante la Cbiesa, in grazia del Signore e il suo la tolta gli-uiene non mento, perdono, cui si aggiunge il sigillo del martirio: Cristo 'che prega percbd-nella-proua non uenga meno la fgde di PTeno A figuro della proauidenza con cui Dio guida e sorregge la- Cbiesatt. ContraPPosto a Pietro, typos della Cilesa, c'i Giuda, figura del popolo giudaico che ba rifiutato CristoTs. Maria Maddalena nel suo dialogo con il Risorto i figura della Cbiesa 8t. Ma i{uescouo'di lppona carica l'episodio euangelico di un ulteriore signifiiato: la donna cbe sffiiua di pudite di sangue toccd il lembo del mantello di GesD ntentre la debolezza

    umana>>76.

    76En. inPs.9),22. 17 Cf . En. in Ps. 118, s. I) ,3 78Cf. En. in Ps. 108, 18. 7e

    ea.

    )8

    Sermo

    24), 2, 2,

    tr. 721,). 80

    Cf. Sermo 245,3.

    81

    Sermo

    62,3,5.

    tgli si staua dirigerudo iru casa di un capo della

    sinago-

    cui era morta la figlia Quanto basta per costruire trn'antitesi simbolica tra il popolo giudaico, per cui era ('spressamente uenuto il Cristo, e la Cbiesa formata dai pagani, cui Cristo non si mostrd in persona ma attraucrso i suoi discepolis2. <
    sue membra>>$.

    - Anche la donna cananea di cui ci parla il

    Varuge-

    lo (cf. Mt 75, 21-25) i figura della Chiesa proueniente

    dai pagani e non dal popolo eletto per cui Cristo erd uenuto. Agostino pone in risalto soprattutto la sua umilti e la perseuerdruza nella preghiera, uirtit necessarie per essere

    innestati nell'uliuo della Chiesasc.

    A parziale completamento di questa tipologia

    biblica della Chiesa, ricordiamo, sempre d titolo esernpltfi-

    catiuo, alcune interpretazioni agostiniane riferite

    noru

    piD a personaggi ma a iruteri episodi o parabole, oppure d particolari di essi. I'{oru possiamo dimenticare la lettura

    della parubola delle dieci vergini (cf Mt 25, 1-73), cbe

    Agostiruo dice rtferirsi a tutta quanta la Chiesass. Oppure la stupenda descriziorue della Cbiesa nel particolare

    della locanda della parubola del buon samaritano (cf. Lc 70, 29-37):
    .

    Cf . Sermo 244,

    3; 245, 4; 141, 4; In Io.

    82 Cf. Sermo 62, 3,

    $ In lo.

    eu.

    5.5, 8; 6)/ A, 2; 6)/8, 2;77, 5, 8.

    tr. )1,11.

    84 Cf. SermoTT ,1,1.6,9-8, L2. 8, Cf. Sermo 9),2,2.

    )9

    diuenteri la dimora, da cui non andremo mai uia quando, guariti, sAremo arriuati al regno dei cieli. Frattanto, lasciamoci curare uolerutieri nella locanda>>

    86.

    La guaigione del paralitico alla piscina di Betzaetd (cf. Gv 5, 1-15) i un racconto in cui Agostino legge la redenzione di Cristo operata come superamento della legge giudaica: l'acqua della piscina rappresenta proprio il popolo della promessa cbe resta circondato dai cinque libri della Legge, <ma quei libri erano destiruati a riuelare l'infermiti, non a guarire gli infermi>81. Percbd auuenisse la guarigione era ruecessario che I'acqua fosse agitata, e <88: per cui <<scendere nell'acqua agitata significa, duruque, credere umilmerute nella passione del Signore>>8e. Tuttauia, l'acqua ruon poteua guarire che un solo malato. Cbe significato dare a questo particolare? Forse che Dio i parsimonioso nel donare la saluezza? Niente affatto. Agostino ui uede un simbolo dell'uniti della Chiesa, fondata sull'unico Mediatore, GesD Cristo, e fuori della quale la saluezza i irnpossibile. La pesca miracolosa nel lago

    di Tiberiade dopo la risurreziorue (Gv 21, 1-14) uierue accostata a quella compiuta da Gest) all'inizio della predicazione:
    86

    Sermo I31,6.

    87

    In Io.

    eu.

    tr. 17,2. Cf.

    Sermo

    I24,3;125,);En. in PsJ0,

    s. 1, 19; 83, 10; 102,75. 88 89

    40

    Sermo 124, ) . Cf . Serrno 725 , ) lru Io. eu. tr. lJ , ).

    .

    ,,r,,ndo,

    sari compiuta la risuruezione dei morti; in

    ,lrrclla pescd fu rffigurata la Chiesa nel tempo presentt', in questa, inuece, i raffigurata la Cbiesa quale sari ,tllt fine dei tempi>go. Ijepisodio uierue interpretato da ,l.qostino in tutti i suoi simboli - compreso quello nurtrcrico dei < (cf. Gv 21, I I) che Pietro trae dalla rete, letto coTne il dinamismo ,1,'l numero 77 a sua uolta formato dal 10 (la Legge) e ,ltl 7 (lo Spirito)tr -, ed ba un rrudgnifico suggello nel lttrticolare del pasto corusurnato dai sette discepoli con ( )t'si sulla riua del mnre (cf. Gv 21, 9-13), cbe uiene t'osi iruterpretato: >e2.

    Inoltre, questo stesso episodio pob essere letto in

    itmtinuiti con altri narrati nel uangelo secondo Giot,unrui, come fa Marie Comeau, cogliendo con uno

    rpuardo sintetico le figure della Chiesa nel quarto uan,qt'lo:
    ltroueniente dai Gentili

    i annunciata dalla samaritarua

    c tla Maria Maddaleno.; l'uniti della Cbiesa i simbolit'arnente espressa dall'unico tnalato gu.arito a Betzaetd t'osi come dalla tunica senza cuciture di Cristo; infine,

    e0ln Io. eu. tr. I22,7. Cf. Sermo 248,7-3 (cf. infra, p. 138); 241), L; 250, 2; 251, I, L-3, ); 252, 1-7 ; 252/ A, I-4. er In lo. eu. tr. 122, 8. C{. ,Serruo 248, 4-5 (cf . infra, p" 138); 249, 3 ; 250, ) ; 25 1, 6, 5 -8, 7 ; 252, 8; 252/ A, 5 -6; 27 0, 7 ; En. in P s. 19, 9; De diu. quaest. 57 . 92In Io. eu. tr. 121,2.

    4T

    la pesca miracolosa presagisce

    il

    trionfo fjnale della

    Chiesa liberata da ogni scisma e diuisiorue. E dunque la Cltiesa, sempre la Chiesa, presentatd come l'uruica sposd, come il corpo mistico di Cristo, cbe appare al cerutro del pensiero di Agostino rel="nofollow">20t. Dopo I'analisi di alcuni typoi biblici, recuperia-

    mo ord la ricchezza di altre immagini - alcune delle quali hanno anch'esse un fondamento biblico - che Agostino usd per descriuere la Cbiesa.

    9l Marup Coun,tu, Saint Augustin exdgite du quatriime Euangile, Beauchesne, Paris 1930, pp. 155-156.

    42

    ad es.: Sermo 47

    ,17;88, 19, 21-22.

    97.

    Arca di NoB - colomba
    i

    il Mediatore di Dio e degli uomini, l'uomo Cristo di Nod diuenta, cosi, il simbolo della (.'hiesa cbe abbraccia in se stessa buoni e cattiui sino al rrxtmento della loro separazione alla fine dei ternpi. Con sensibiliti insieme cristologica ed ecclesiologica uiene interpretato da Agostino il particolare della ltorta aperta sulla fiancata dell'arca (tf Gn 6, 16): eg. Ancora, Agostino interpreta cosi il fatto cbe I'arca sia stata fatta con legno cbe non poteua marcire: ( )csi>> e8. Llarca

    >ea. Questa immagine s'incontra taluolta, nella predicazione agostiniana, ffiancata alla parabola del buon grano e della zizzania, ed i impiegata soprattutto ruella polemica con i donatistie>. Uru discorso a parte meriterebbe il blocco delle immagini improntate a tecniche di separazione, che Agostino usa aruche per indicare il giudizio diuino alla fine dei tempi: il uentilabro (ven-

    95 Cf .

    ilt('lltum)

    ttppeso

    Aia- grano epaglia

    e4 En. in Ps. 25,II,5 Gf . infra, p. 14)). Cf. En. in 2, 10; In Io. eu. tr. 6, 8.12.24; 10,9.

    rrl,rl>rum) il torcbioro (torcular), la forruace per fondert'l'rtro (fornax aurificis), il bisturi del medico (ferra-

    Ps.

    )4,

    s.

    96 Per l'uso dell'immagine del torchio in stretta connessione con quella dell'aia, cf. En. in Ps.8, 1. Vedi anche: En. in Ps. 80, 1ss.; 83, 1ss. 97 Si consulti a questo proposito: SuzRNNr PoQup, Le lan-la prdiicaiion d'Augustiru d'Hipporr, Etu' gage symbolique dans des Augustiniennes, Paris 1984 , pp. 15l-192. e8 De ciu. Dei )(lI,26, l. Cf . Cath. fr. 5,9; En. in Ps. 28, 10 56, 3; 86, 3; 10J, s. 3, 2; I47 , 5; Sermo 264, 5 (cf . infra, p. 144); ))5/8, 1;367,22,2L. Sul tema dell'arca di Nod come nave della salvezza, si consulti: Huco RAuNpn, op. cit., pp. 865-938 (per quanto concerne Agostino, vedi alle pp. 867.905.918.920-921). 99 De ciu. Dei)(.'l,26,1. Cf.In Io. eu. tr. I20,2.

    43

    <<Soruo i santi, i fedeli cbe appurterugono a Cristo. Come, infatti, i fedeli sono chiamati pietre uiue del tem-

    pio, cosi uengono detti legruo cbe noru marcisce coloro che perseuerano ruella fede>rcto.

    cbe

    C' i, infine, ?lru'ultima interpretazion.e allegorica si ricollega al racconto dell'arca di l{oe, ma clte

    Agostino ricbiama quando, commentando il battesimo di GesD, si troua a fare i conti coru il simbolo della colomba, sotto la cui forma si rende presente lo Spirito Santo. Corutrapponendola al coruo - che i il primo uolatile che Noi inuid dall'arca e cbe non ui fece ritorno la colontba i simbolo di semplicitillt' 9556 > 702, e raffigura cosi perfettamente i gemiti iruesprimibili dello Spirito Santo (rl R* 8, 26) D'altra parte essa i pure il simbolo dell'uniti ed i quindi figura della Cbiesa t$ 56pyaftutto nella sua furuziorue materna. Spiega Agostino.' .
    siano senza frutto. La colomba

    ruoru

    permetteri cbe re-

    stino .fuori, ma li riporteri ruell'arca. Il frutto perd i tutto nella cariti, senza la quale l'uomo i nierute, qualunque altra cosa possegga>> 104.

    Campo - terra ros. livxTnagirue ritctrna spesso tt'tzztl particolari suiluppi ruella predicaziorue agostiniarua. l\trluralmente, <<noru soltanto il campo i la Chiesa, ma l'trgricoltore i Dict>t06. E la terra di questo campo di Dio

    l)io

    i

    ,'l.tc

    i

    la Chiesa

    i

    > che

    lttr sete del Dio uiuente (cf. Sal 41, 3) rot. frq54 troua il f onclamento della sua stabiliti in Cristo ed i, a sua uol/tr, <<predestinata ad essere la colonna e il sostegno della lts,yisfiss t08.

    Casa - tenda

    >t}e. La coppia tenda - casa serue ad Agostino ancora una uolta per indicare la diuersa condizione della Cbiesa nel ternpo preserute e nell'eterniti;
    i

    i

    i detta casa, mA piD propriamente si cbiama tenda; tenda di pellegrini ed itt certo qual modo di solclati che cctmbattono contro il nemico... Dunque, qui c'i la tenda, ld la casa. Ma arucbe qttesta tenda, auolte,

    grinazione

    105 E??.

    in

    Ps. 108, 18. Cf. En. in Ps.

    )6, s. 1,2;

    Seruno 47,

    18.25. roo

    In Io. eu. tr. 6, 7L). cf. In Io. eD. tr. 5, 71. r02 In lo. eu. tr.6,2. 101

    44

    t$ Cf.ln

    Io. eu. tr. 6,6.

    to4

    eu.

    In Io.

    tr. l, ).

    to6 $gynxs 4,26. to7 En. in Ps. 70), s.

    to8

    Ibid Cf.

    <). l}c) En. in

    1, 17. anche Sermo

    I0I,

    7

    (dove la Chiesa d detta

    Ps.4l,g. 45

    per abuso di arualogia, i detta casa, e la casa taluolta, alla stessa maniera, i detta tenda; in senso proprio, perd, quella i la casa, questa 16 ysnitssrto.

    Casa-tempio-popolo Agostino ricbiamaud spesso la necessiti di superare sia la concezione pagana che quella ueterotestameruta-

    ria del tempio, inteso come edificio, per attingere alla nouiti cristiana in cui il uero tempio i Cristo stesso ttt,

    i pure la pietra angolare e il fondamento del nuouo edificio spirituals ttz. Parleremo di questo piD auanti, percbd questo ragionamento ci coruduce dentro il grande mistero della Chiesa come corpo di Cristo. Gii qui, perd, i importarute segnalare I'uso, da parte di Agostino, dell'immagine della casa per indicare non tanto l'edificio in cui i fedeli si ritrouano - cbe nel tempo presente d comunque necessario tD - quanto le pietre uiue che sono i fedeli stessi: la Cbiesa come tempio di Dio i un modo di considerare la Chiesa come popolo di Dio tt4. Ecco un testo sign'ificatiuo:
    tTruiss;21t5. tt0 En. in Ps. 26, II, 6. Cf . En. in P s. 25, I, 8; 25, II, 12; 29, I, 1; 30, II, s. 3, 8; 42,4; 7)1, I). 111 Cf. En. in Ps.95,2. tt2 Cf . En. in Ps . 29 ,II, 9. 10 (cf.. infra, p . 147); 80, 20.21 . tB Cf. En. in Ps. 80, 4. 114 Su questo argomento si possono utilmente leggere le pagine ad esso dedicate in: J. RaTzINGER, op. cit., pp. 47 -54.177 194.247 -263

    329335.

    1t5 $sy?7x6

    46

    l0l / A,9.

    Questo stesso tema ritorna nei sermoni pronunciati in occasione della dedicazione di un nuouo edificio sauo. ln quelle occasioni la cbiesa fatta di pietre, con tutto il lat,rro cbe ba comportato la sua edificazione, diueruta una ,qrande immagirue della Chiesa fatta di pietre uiue. <> rt6. Naturalmente, il tempo della costruzione del tempio uiene simbolicamente letto come il tempo dell'esercizio della cariti, uista come principio di coesione interna della Cbiesa; <<Se questi legni e queste pietre mancasse.ro di reciproca corunessione... se in un certo modo non .v amassero, nessuno uoruebbe trouarsi qui dentro... Cosi uolerudo Cristo Sigruore erutrare ed abitare in noi, quasi a costruire, diceua: Vi do un comandameruto nuouo, cbe ui amiate gli uni gli altri>rrt.

    Citt) - monte

    La Chiesa uiene rauuisata nell'euangelica
    collocata sopra un morute>> (Mt 5, 14) tt8' g55s i Gerusalemme lre, la uera Sion contrapposta alla Sion dei Giudeirzo, ed i gouernata dalla legge della cariti cbe i

    pi6

    syss56t2t. tt6 Serlno ))6, l. Cf . Sermo 137 ,2; 116,7 ,7 tt7 lbid. Cf . En. in Ps. l)1,13. 118

    .

    Cf. Sermo )7,2; En. in Ps. 41,2;57,9; In Io. eu. tr.

    L,

    l3;2,2. 1le Cf. En. in Ps. 78, t2o Cf . En. irc Ps.75,

    4; 128, l0; 1)7, 27. J; 101, s.2,4.

    r2t Cf. En. in Ps.98.4.

    47

    Il monte su cui si troua la citti i esso stesso un'immagine della Cbiesa rzz 6l)s Agostino ricaua dalla interpretazione che Daniele fa del sogno di Nabucodoruo,sor (cf.Dn 2): la pietra che si staccd dal monte, non per mano di Ltomo, e andd a distruggere i piedi della statua i quella pietra angolare che i uenuta nel mondo per opera della Wrgine Maria, e che i talmente cresciuta da diuentare un monte in grado di spezzare tutti i regni della terra e riempire tutta la faccia della terua tzt. Questa i la Chiesa nata dal Cristo e diffusa su tutta la terua. Agostino si serue di questa immagine ancbe in chiaue polemica nei confronti dei Giudei e dei donatisti. I primi, rifiutando Cristo, inciamparono nella pietra che si era staccata dalla loro stessa montagna ma clte ancora non era cresciuta, mentre i donatisti negano

    il mondo: <
    la Chiesa cattolica ein diffusa in tutto

    citd ruon uedere la montagna!>>nq.

    Luna

    (

    125,

    documento

    di ruoteuole interesse per la prassi e la dogmatica litur-

    ai minimi termini il filo del discorso

    i

    l/ teStO:

    La Pasqua D la festa del mistero fortdamerttale ,!t'lla Chiesa: ion perd come semplice commemorazio' rtc della morte e risurrezione di Cristo, bensi come IttrrteciPazione personale al passaggio dalla morte alla 1tr1g

    127

    .

    Tale passaggio nella sua perfezione si compiri, l)('rd, soltanio alliline dei tempi nella Chiesa che sard

    -

    ,lc.finitiuamente uscita dal suo stato peregrinante. Gii rra misteriosamente nei singoli cristiani il passaggio ,lalla morte alla uita s'attua nel progressiuo disfacimento dell'uomo esteriore cbe lascia il posto al sorgere della luce dell'uoms inlsvisvst28. - Ecco che allora il mistero pasquale della uita cristruna d percepibile nel mysterium lunae irt cui si ril'lette il mistero di Cristo e della Cbiesa: > '

    La lettura del mistero della Chiesa come mysteriurn lunae tzs fia il suo forudamento nella teologia lunare presente in Origene e giunta in Occidente grazie ad Ambrogio. ll uescouo di lppona ne traccia le linee basilari nella seconda lettera a Gennaro

    .rjt'a. Ridotto

    -

    r2e.

    Agostino legge

    il

    mistero e iruterpreta l'immagi'

    ne lunariprima di tutto ad urt liuello interiore e.pe.rsonale, uedindo nel sole il simbolo di Cristo e nella luna

    il simbolo di Adamo: l'anima dell'uomo, allora, compie il passaggio quarudo si stacca dalle cose terrene - cui si cra auuiiinaia allorutanandosi dal <Sole di giustizia>> - e comincia a tornare all'immutabile sapienza,
    ruuoia sempre di piD a questa uita e la sua uita sia nascosta con Cristo in Dio>>Bo. r22

    Cf. En. in Ps.2,5;77,)2. En. in Ps. 42, 4; 44,33 47 ,2;98, 14; Sermo 45, 5-6

    12) Cf .

    infra, p. 154); ln lo. eu. tr. 1.,8. 121 ln Io. eu. tr. 4, 4. t25 Cftca l'uso di questa immagine da parte di Agostino, si veda: Huco RauNEn, op. cit., pp.216-227 . 126 C[. Ep 55, 1,2 -6,11 (cf. infra, p. l5c)). (cf .

    48

    t27 Cf . Ep. 55, I,2. 128 Cf . Ep. 55, ),5. t2e

    Ep. 55,4,7

    130

    Ep. 55,5,8.

    .

    49

    * Solo in seguito Agostino opera una lettura ecclesiologica del mysterium lunae, ioruuinto com'i cbe il dramma della rederuzione si suolga nella Chiesa, cbe, > l-lt. Ld Cbiesa, quindi, i insieme oscura e. spl^erydente fino al giorno in cui si spegneri la luna (cf. Sal 71, l), cioi fing al giorno iru cii iaggiungeri la pienezza della pace nella Gerusalemlne celilte. . La teologia lunare di Agostino uiene completata in altri testi di commento ai Salmi. Ecco una siitesi di questo originale percorso agostiniano, secondo l'iruterpretazione di Hugo Rahner: - La luna i il simbolo della Cbiesa nel suo essere per meti oscura e per meti luminosa, e nel suo riceuere la luce ddl sole82. - Sole e luna, Cristo e Chiesa, sono misteriosamente otn ttttt'otruo, e la morte corporale di Cristo si compie misticamerute nel corpo della CbiesaDs. - il tramonto del sole - il Cristo crocifisso - uiene a coincidere con il sorgere della luna - la Chiesa ruel cielo: iru essa si perpelua il dolore mortale di Cristo. Ma il sole che i tramontato ruon si i spento, e nemmeno la luna si spegneri piil quarudo sari di nuouo presso 1/ t6/srt+. - Essa - la Chiesa - sari come assorbita nella luce eterrua del sole - Dio -, noru esistendo piD nella sua muteuolezza mortdle; ma, nello stesso tempo, risplen-

    ,lt'rt) in un eterno plenilunio, esistendo come Chiesa , l,t' regnA per sempre insiem, o (vi5ssB5. Madre Abbiamo gid trattato il tema della Chiesa madre, Itrt'sentando I' eiclesiologia agostiniana in chiaue autol,iografica. Qri aggiungiamo solo qualche nota circa l',,io dell'immagtni della maternitd per presentare la (,'hiesa. Essa ricorre in modo particolare rtei sermoni l,ronunciati a I'latale e in riferimento alla maternitd t,crginale di Maria, cbe i figura della Chiesa se ' 416 (,h/esa, come Maria, rimani per sempre integra e fe,.rmda pur rimanendo incoruotta. Quanto Maria meritd ,li conieruare nel corpo, la Cbiesa lo conserua nel cuo-

    i che Maria partori un solo figlio, la (.hiesa ne partorisce molti, da riunire perd in uniti tra'

    rc; la dffirenza

    mite quell'unico figlio di Marid>>131.

    t d

    [Jn altro coitesto in cui compare l'immagine i quello della iniziazione cristiana legata alla Quaresima e alla Pasqua. Spiegando il Simbolo ai cornpetentes (coloro che cbiediuaruo di riceuere il Battesinto e insieme compiudno il cammino di prepara{oye), Agostino introduci I'articolo di fede che riguarda la Cbiesa presentandola come una meretrice, che il Signore rese uergine a motiuo della fede.
    il

    131 Ep. 55, 6, 10. t)2 Cf . En. in Ps. 10, )-4 (cf . infra, p. 169). t33 Cf . En. in Ps. I20, 12 (cf . infra, p. 173). 1)4 Cf . En. iru Ps. lO3, s.3, 19.27.2i.26.

    50

    Signore... e uergirue rimase tuttauia. Cosi artche la

    l,

    10. En. in ps. I D6 Cf . Sermo 188, J, 4; 191, 2, )

    135 Cf .

    -), 4

    (cf . infra,

    p.

    17

    6); 795, 2.

    t)7 9syru6195,2.

    5T

    Chiesa partorisce ed

    i uergine... E se partorisce membra

    di Cristo, essa i sornigliantissima d Mdria>>1r8. Agostino giunge sino ad un'intmagine ardita lad-

    doue, riferendosi all' esperienza materna dell' allattameruto, dice:
    i

    i

    no le Scritture sono le poppe Da qui si attinga il latte dei misteri che sono auttennti nel tempo per la nostra saluezza gfgvntss

    1')9.

    Nave - barca - legno (della croce) > r+0. I spi5odio euangelico della tempesta sedata (cf. Mt & 23-27; Mc 4, 35-41; Lc 8, 22-25) i occasiorue per presentare la Chiesa come urua naue che attrauersa il mare di questo secolo e cbe troua in Cristo

    colui cbe prouuidenzialnterute seda la tempesta che ne minaccia la nauigaziorue. Aruche in questo caso, came gii abbiamo uisto per l'immagirue della loma, l'iruterpretazione agostiniana giunge alla < passando attrauerso la ,, € alla lettura antropologica - la ,.nat,e del cttorer> - s'ffianca quella ecclesiologica - la ,rnaue di Pietro;s 111 -'
    /tot'€ di ognuno per mezzo della frdr, e ci fa compren,ltrc cbe il cuore che dimentica la fede i scortuolto co///( u?xa barca nella tempesta di questo secolo; si i tur-

    t

    l,rttct come se Cristo dormisse; md suegliatosi Cristo, sora ggiun ge la tranqTlil/;1;2, t+2.

    1,

    [Jru-altro episodio euangelico che ffie ad Agostirro la possibiliti di seruirsi dell'irnmagine della barca 1,,'r descriuere la Chiesa i quello di GesD che, carnmirrundo sulle acque, raggiuruge i suoi discepoli sulla bar('(t agitata dalle onde del mare (cf. Mt 14, 22-33;Mc 6, t5-52; Gv 6, 16-21). Oltre a segnalare che la tempesta ti scaterua quando GesD i assente dalla barca, Agostino t'sortA a considerarla si soggetta ai pericoli del mare, rna irtsostituibile per la sua trauersata:
    nella barca

    Io. ep. tr.3,7. in Ps. 6,29.

    t4o E?t.

    141 Per seguire l'intero sviluppo delf immagine, si consultino le pagine ad essa dedicate in: Huc;o RIHNER, op. cit., pp. 397 -

    966 (concernenti Agostino, in particolare pp. 554.599-6A0.608. 668).

    52

    pregd Dio>>t41.

    2]J, 8 (cf.

    1;228,2. 139Ln

    e

    Ma Agostiio non. s'accontenta di una semPlice allc'goria ecclisiologica della barca in rruezzo al mare. Egli rt,iluppa I'immagirue in un senso piertamente cristologi,,r,, cerrando cosi di descriuere il mistero che lega il sacrificict della croce alla Chiesa: la naue della Chiesa i il legno della uoce, ed i soltanto a bordo di quel minutiolo legno che pud essere compiuta la trauersasar++. l/ lruare i grande, la naue i piccola: eppure bisogna uiag112

    En. in Ps. 45.5. Cf . En. in Ps.34, s. 1, 3; Sentto

    t4)

    $sv7ilo75,),1.Cf.Eru. inPs.92,7;In Io.

    eu.

    63,I.

    tr.25,5.

    pii

    bello, a questo proposito, e: ln Io. eu. tr. 2, 1o sviluppo dell'allegoria gii nel comrnento dei due episodi evangelici sopra citati, si veda: En. in Ps. l0l, s. 4,4;Sermo75,2.2-6,7 (cf. infra, p. 178). 1'11

    [l

    1s516

    2-). Per quanto riguarda

    53

    i fatta con il legno arriueri il riposo - dice Agostino in una sua omelia su Marta e Maria, figure della uita presente e della uita futura -; ma si arriueri giare sicuri percbd l'imbarcazione -della

    croce.
    al riposo inicamente attrauerso la fatica. Passeri la naue e arriueri nella patria; ma alla patria non si arriueri se ru.on per mezzg della naue. Noi infatti siamo irt nauigauone se corustlderiamo le onde e le temp-este di queito mondo. Ma io sono sicuro che non andremo a fondo perchd siamo trasportati dal legno delk uoce>>145. La'stessa consapeuolezza uierue espressa altroue, dicendo che > 146. Sposa

    E so, Paolo a suggerire ad Agostino che la Chiesa D la sposa di Cristo (cf Ef 5, 23-32). Un mistero, quesrc, fid prefigurato nell'Antico Testamento nella sposa del Cantico dei Canticil4t. Cristo, nuouo Adamo,
    $svme 104,7. En. in Ps. I03, s. 4,5.

    t47 Cf .

    );

    En. in Ps. 44, ).26; Sermo 90, 6; 96,7 , 9; I95,2; In Io. eu. tr. 65, 73. 148

    54

    Sermo

    gl,6,J

    .

    147 /

    A, 2-

    ta la terra>> r+c. filsvst)e, commentartdo i racconti delle apparizioni del Risorto, Agostino preseyta i! perfetto

    ma conruubio nuziale fra Colui cbe i discepoli uedono noi non uediamo piD - e Colei cbe inuece noi ora uediamo diffusa fra tuite le genti ma che i discepoli allora ,o, iidruano ancord - i:0. Il uescouo di lppona polemiz' za ancbe con i donatisti, i quali pretendeuano che Cristo auesse preso in sposa non la Chiesa nella sua estensione su tutta la terra,'ma solo quella piccola porzione di Chie'

    -

    -

    sa cbe si ricoruosceua nella pars

    In tale

    il

    Donslit5t.

    fra Cridi dequell'altro, anch'esso in sto e la sua Cbiesa sfocia riuazione paolirua, della Cbiesa come corpo di Cristo, cbe in A[ostino troua dmpid espressione sotto forma del misteio del Christus totus, caput et corpus, di cui contesto,

    iema del matrimonio

    ci occuperemo ampiamente piD auanti. Veste - tunica

    La lettura allegorica della trasftgurazione di GesD ad Agostino I'occasione di presentAre un'dltra immagine della Cbiesa: <
    ffie

    t49 Sermo 47 , 19. 1r0 Cf. Sermo 116, 151

    j-6

    Cf. Sermo 1g),7

    (cf .

    infra, p. 181); 2290,5.

    ,ll.

    t'2 Sermo78,2. Cf. En. in Ps. 50,12.

    55

    di una ueste che GesD presenta senza maccbia e seruza rugatfi. Il simbolismo s'aruicchisce ulteriormente, considerato cbe l'orlo di quei uestiti, l'orlo di quel marutello (cf. Lc & 44) toccato dai pagani, li conduce alla saluezza154.

    Assai ricca i pure I'immagine della Cbiesa ricauata dalla scena euangelica della diuisione in quattro parti delle uesti di Cristo, mentre sulla sua turuica, che era tessuta tutta d'un pezzo e senza cuciture, i soldati tirarono a sorte (cf. Gv 19, 23-24). La spiegazione del uescouo di lppona i questa;
    dffisa in tutto il morudo... Quanto alla turuica tirata a rffigura I'uniti di tutte le parti, saldate in-

    sorte, essa

    sieme dal uincolo della ,ayiyL;s155.

    Naturalmente Agostino attrauerso questa immagine pud ripetere

    il

    suo pressante

    inuito all'unitd del-

    la Cathohca in polemica particolarmente con i donatisti: <, t\o.

    Vite - vigna

    Di cbiara deriuazione biblica i pure l'immagine della Chiesa-uigna (cf. Is 5, 1-7; Mt 21, 33-43; Gv 15, Cf. En. in ps. 44, 22; 132,9; 747 ,2). Cf. ,Sermo J8, 2 (ci. infra, p. 186); En. in Ps. 44, 22. Una spiegazione allcgorica assai ardita dell'orlo della veste si trova in: En. in Ps. 132,9. t55 In lo. eu. tr. 118,4 kf. infra, p. 187). Cf. En. in Ps.2I,

    l-5). <Sei dunque tu, o Chiesa - esclama Agostino -, la uigna ed i Dio il tuo agricoltore>>157. In altri testi il uescouo di lppona specifica ulteriormcrute I'immagine secondo il famoso brano giouanneo in cui GesD dice: < (Gv 15, 5), e

    introduce

    i suoi ascoltatori nel mistero dell'unione di i

    Cristo-capo con la Chiesa-corpo: >158. Attento poi alla cdttoliciil e all'uruitd della Chiesa, Agostinct la descriue come quella uite cbe stata

    i

    piantata iru un campo ben preciso - Gerusalemme -, ma che ora ha raggiuruto tutte le nazioni: >15e. Naturalmente la ricca allegoria euangelica uierue Ca Agostino saccbeggiata in tutti i particolari: i rami tagliati perchd infruttuosi sono gli eyetici, in modo particolare i doruatisti; i rami cbe, iruuece, banno satbito la salutare potdtura sono la Chiesa cattolica che, <suiluppandosi, si i estesa per tutto il mondo; gli eretici al contrario sotxo ranzi inutili e quindi sono stati recisi

    15)

    15,1

    II, 19; In 1o. eu. tr. 13,73. 1',6

    56

    In Io.

    eu.

    tr. 1),

    l). Cf . En. in Ps. 145, 76.

    157 En. in Ps. l0), s. 1, 11. li8In Io. eu. tr.80,1; cf. il commento a Gu 15,1-5 tn In

    Io. eu. tr.80-81. 159

    In lo. ep. tr. 2,2. 57

    forbici dell'agricoltore. La uite i stata potata, non tagliata alle radici, merutre i rami seccbi, tagliati, sono rimasti sul luogo della potatura. Comunque, questa uite cbe seguita d crescere in ogni direzione conosce i rami che le soruo rimasti attaccati e uede attorno a sd quelli che sono stati recisi da lei>>t60. Non meno importante i un ulteriore tassello che il uescouo di lpporua deduce da una pagina paolina in cui l'Apostolo profetizza il ritorno alla fede dell'antico Israele come oliuo cbe uiene reirunestato sull'oliuastro (cf.Rm dalle

    77, 76-2q. Sourapponerudo questa immagine con quella rue ricaua un inuito all'umilti per coloro che soruo dentro la Cbiesa e un inno alla potenza misericordiosa di Dio che in grado di riportare dentro la casa coloro che ne erano fuorusciti.
    della uite, Agostiruo

    i

    i

    si. Non dipende da loro il reinserirsi. Afferma iffitti l'Apostolo: "Dio ha la potenza di inserirli di nuouo" (rf. Rm 17, 23)>>t61.

    Antitesi feconde


    t6o

    Sermo 46,18 (cf . infra, p. 189). t6t Sermo 162/A,9.

    58

    di

    una serie di arutitesi, o, se si preferisce, di coppie dialet' ticbe>rc2. pvspv'is cosi procede Agostino. E lo abbiamo gii segnalatoleggendo-la sua ecclesiologia in cbiaue polemica. Prouiamo ora a riassumere queste coppie dialetticbe, prima di tentare di indiuiduare d quale sintesi esse intendano portare: talis - (Jna'prima coppia i quella fra ecclesiadetto nunc est ed ecclesia qualis futura est. Abbiamo cbe si tratta di una distiruzione di ordine escatologico, indubbiamente feconda percbd sottrae la Chiesa di Dio alla pura uisibiliti ru.el presente, pur mantenendola in continuitd con la comunitd uisibile. sa- tJna seconda coppid i quella fra communio questo in tratta .li cramentorum e societas sanctorum. caso di una distinzione di ordine storico che Agostino opera all'interruo della ecclesia quae-nunc est, considerata come corpus permixtum. Nella Cbiesa terrena,

    cioi, s'intersecano iontinuamente il piano di una partecipazione ad essa in forza dei sacramenti e.quello di una intorporazione perfetta ad essa in forzq de/o Spirito. Ancbi questa seionda distinzione i indubbiamente

    feconda, percbd sottrae la comunione ecclesiale alla pura parueruza esteriore garantita dai-slgla sensibilia rz',oiducrrdola entro la dimensione del dono. ed ec- (Jna terza coppia i quella fra ctvitas Deiconnesclesia. Si tratta di una distiruzione strettamertte sa alle precedenti, che cerca di legare l'ordine escatologico a quello storico. La sua feconditd consiste nel sot'trorrc ia Chiesa al uiterio dell'appartenenza istituzionale e temporale per riconsegnarla ad una dimensione ueramente- ultraterrena e irtfrastorica. Ad esempio, Ago-

    162 [{Epp1 ot Lunac, Paradosso e mistero della Cbiesa,Jaca Book, Milano 1979, p.24.

    59

    stinct pud parlare di ecclesia ab Abel 16r, spostarudo quindi prima di Cristo la possibilitd di uru'appartenenza reale - misteriosd e ?ton istituzionale - alla Cbiesa. La civttas Dei i cosi, in ultirua arualisi, I'uruiti in Dio di tutti coloro che uiuono secondo Dio. Viuono significa anche uissero e uiuranns 164. Naturalmente questa comunione, che Agostino cbiarna anche Ecclesia praedestinata rcs, i iru corutiruuitd con la ecclesia intesa nella sua dimerusione terrena e transitoria. Si potrebbe dire cbe l'uso del termine ecclesia esprime meglio il riferimento all'ordine della Redenziorue, sia in ihiaue istituzionale che in chiaue spirituale; mentre la nozione di civitas Det richiama l'ordine della Creazione (ancbe gli angeli, infatti, sono stati attori della scelta discriminante fra bene e male che soggiace alla tipica distinzione agostiniana crvrtas Dei - civitas diaboli) raggiunto perd dai benefici della Redenzione, perchd se Abele fa misteriosamente parte della Chiesa i solo grazie al sacrificio di Cristo. Cercarudo ora di operare una sirutesi, bisogna rileuare c/te essa non pud permettersi di annullare nessuno dei due poli di cui le antitesi agostiniane sono composte, pena lo smaruire proprio il mistero della Chiesa cbe esse uogliono paradossalmerute illustrare. Suiue il de Lubac nello stesso testo citato all'inizio: <Sari impossibile scegliere tra uru.a concezione cosi detta storica della Chiesa e una conceztone cosi detta escatologica. Ci i necessario dire corutemporaneamente: da una parte, che la nostra

    t$ Cf . De ciu. Dei XVIII ,51,2

    (cf . infra, p. 191). tempi si trovano chiaramente in: De catecb. rud. XX,36 (cf. infra, p. tO:). Cf. anche: Sermo )41,9, 11; En. in Ps. 90, s.2, L. 164

    [

    sti due dspetti sono ueri nel medesimo tempo, nella loro realtd e nella loro duraslss166. La sintesi deue dunque contenere dncora und coppia di termirui che desuiuono unt sorta di dinamic'a insieme circolare e progressiua: la Chiesa i . A secoruda del punto prospettic'o da cui la guardiamo, esst i corunotata maggiormente ora dalla componerute celeste orA da quella teruestre. Ma resta comunque <, ancbe in quell'ultimo ed eterno stadio escatologico in cui ad essere trasfigurata dal Dio-Amore i comunque I'umaniti che ha dttrauersato pellegrina la terua per giungere al cickt. Un testo considerato giustamente significatiuo a questct proposito d quello del Manuale sulla fede, spe-

    ranza e carit) (scritto presumibilmente nel 421): <
    11g

    t65 Cf .

    60

    (,',hiesa i rruilitante, che sw questa terra essa uiue in mezio ai combattimenti, in urua lotta senza tregua, condotta ,'r,ru le armi della luce, contro un male che sempre rinatcc, e cbe, d'altra parte, anche qui in terua, essa i gin il ltrrto della pace, la dimora doue risiede il Dio cbe, come ,lice san Berruardo, tranquillus tranquillat omnia. Que-

    De ciu. DeiXX,7,4.

    166

    f{p5ru ot Lunac, op. cit.,30. 6L

    poichd entrambe saranno urtite in una comunitd eternA, ora lo sono nel uincolo della cariti, essendo stata tutta istituita per adorare l'unico Dio... Iffitti il -tenapio di Dio, ciod ii tutta intera la somma Triniti, d la santa Cbiesa, cbe i uniuersale in cielo e sulla terua (sancta ecclesia,'llscilicet universa in coelo et in terra)>srct. Lamira, js rcs, uolendo sistematizzare l'eccle-

    'mentre

    siologia agostiniana alla luce di questo testo, ^enuclea quatlro piani che parzialyeryle si intersecano fra di loio, la Chiesa angelica, la Chiesa terrena in cammino uerso la patria, li stato tra la morte e la risurrezione, la Cbiesa gloriosa. C/ sembra, perd, che la profonda uniti del mistero della Cbiesa possa essere meglio esp-ressa proprig con il dinamismo topra enunciato:
    terra in cielo>. La Chiesa ripete irt se stessa i due

    <<mo-

    uimenti>> cbe fondano la stessa uicenda diuirto-umana

    l'irucarnazione e la risurrezione/ascensione. Per Agostino i impensabile una qualunque-ecclesiologia dilgiunta dalla cristologia. Ecioci, guildi, giunti al Zenyo-della dottrina agostiniana sulla Cbiesa, intesa come mistero del Chtistus totus.

    di Cristo,

    <> legame strettissimo fra Cristo e Chiesa pud essere subito iolto dedicando qualche riga al mistero dell'lncarruazione e a quello della Risurreziorue/Ascensione,

    Il

    Encbir. 15,56 kf . infra, p.192). gvptnll LaltrnaNoe, Etudrt sur l'Eccldsiologie de saint Augustin, Ottawa 1969, pp.9-20. Si $atta di una pregentazione sinietica dei contenuti dell'opera dello stesso autofe: L'Eglise celeste selon saint Augustin,Etudes augustiniennes, Pais 196).

    tonsiderati come il fondamento cristologico del mistero ,lclla Chiesa.

    Il mistero dell'Inca rnazione nostra regione i la terra; la regione degli an' cielo. E il Sigruore nostro i uenuto a questa re' .gione dall'altra regione; alla regione della morte dalla rt:gione della uita; alla regione del trauaglio dalla regiottc della feliciti>w.16/ cielo alla terra: questo <<mouitnento>> uiene pii uolle presentato da Agostino sotto ,liuerse sfaccettature. E il mistero del Natale, del Verbo cbe si i fatto cdrrue e ha posto la sua tenda in mezzo ttgli uomini (cf. Gv 1, 14). La distanza tra il cielo e la terra uiene annullata coru una scelta di diuina umilti che deue far riflettere: oOsseruA, uomo, che cosa i diuerutato Dio per te: sappi uccogliere I'insegruamento di tanta urnilti anche in urt ,,raeitro clte ancora non parla... Tu cbe eri uomo hai uoluto diuentare Dio e cosi sei morto; lui che era Dio t;olle diuentare uomo per ritrouare colui che era morto. La superbia urnana ti ha tanto schiacciato cbe poteua <
    ,qc'li, il

    .rolleuarti soltaruto l'umilti ilv;ns> tto. Ma Agostiruo, pur insisterudo sull'annullamertto tlella distania fra Dio e l'uomo, tiene a sottolirueare cbe Cristo i il Mediatore, nd Dio lontano ma nemmeno semplice uomo:
    167

    tes

    62

    t69 $svrn6 170

    229/8,7.

    Sermo 1gg, 2, 2 (cf . infra,

    p. I94);

    cf . Sermo

    )4I/ A,2.

    6)

    ne infatti da noi in modo da abbandonare il Padre. Si alloitand da noi e noru ci abbarudond, tornerd da noi e noru abbandoneri il Padre>> tt1.

    La mediazione uiene colta coriae < fra Dio e l'uomo in GesD cristo: <
    t, della Trasfigurazione:


    bnde poter uiubre insieme con me. Facciamo uno scdmbio, io prendo da te la morte, tu prerudi d.a me la uita. Io, supiemamente a,lto in cielo, ho preso tJa te sulla terra la bassezza terrestre... Verbo, mi feci cdrne per pote-r

    ttm

    tu

    ,lcl Padre nbll'ascensione

    da me lo Spirrto uiuificante, onde uiuire con me. lnfine io toro morto in,quella cbe aueuo preso da te. E tu uiui di cid che hai pre-

    ioilrr. . Tu prendi pts556

    prit, so da

    77xg" 2s 172.

    mistero dell'Incarruazione si collega cosi alla croce, luogo in cui I'umiltd della nascita di Cristo assume i contorili della sofferenza innocente e della morte iniqrya, ii iro,t, di Criiio uiene letta corne I'euento centrale del' la uicenda del Dio fatto uomo: i il Cielo uenuto in terra a redirnerla perchd fott, ancb'essa diuentare Cielo. La croi, i i"Trtsa nella'taruA, le braccia sono allargate in cielo: fra cielo e terra si realizza la pace.

    Il

    Luomct cbe uoglia issere discepolo cli GesD A cbiamato a partecipoi, o questo abbassamento del Ver' bo, in quan'to la uia della Croce percorsa da Cristo i un ,iiipi, da seguire per potgryittp incorporati anche )li tio esito di storia. Anche I'uomo i inuitato a "disce:n,dere", e Ag6stino illustra bene tale legame,fra Cristo e il discepilo in un'omelia a commento del raccontl t Selmo 12I, rt2 Sermo

    ll3 /8,2 64

    (cf .

    5

    .

    )15/8,5;

    infra, p. 199).

    cf. Serruo 218/C,

    I kf

    infra,

    p' 198);

    I1

    mistero della Risurrezione/Ascensione

    Cid che Cristo assume con l'incarnaziorte e redime sacrificio della croce - mouimento cielo/terra ricne trasfigurato nella risurueziorte e portato alla destra

    il

    -

    ruouimento terra/cielo

    -.

    Agostino gioca proprio su questi due termini: Crirro ruoi bo *ai latciato il cielo irtcarrtandosi, e, quindi, wlendo al cielo, non lascia la terra, ma la abita in un moJo totalmente nuouo: slta dimora i il cuore del credente, cltiarruato a stare in alto (frequenti sono i commenti ago-

    stiniani all'espressione liturgica Sursum ,o1rt+), ma soprattutto il corpo della Chiesa, che D ged sursum in forza ,Jell'uruione misteriosa al suo Capo. Soruo significatiue le seguenti parole del -uescouo Lti lpporua, pronuruciate in un discorso nella festa

    tlellAscensiorue:

    il Signore nostro GesD Cristo i "Oggi lui anche il nostro cuore... Coaiceso al cielo ma ruon si i allontartato

    osceso al cielo: salga con

    nte irufatti egli

    i

    t]) Sen?\o18,6. r71 Cf. Mtcrielu

    PEt,l-gc;nrNt), ,rsursum corr, rcelle opere

    di

    ,\ant'Agostino, tn .>, III, 1965, pp. 179-202. il testo dell'articolo E reperibile anche nella raccolta; lt>., Ricerche Patristiche, Bottega d'Erasmo, Torino 1982, vol. I, pp.261-288.

    65

    da noi, cosi anche noi siamo gii lassD con lui, benchd ancora non si sia realizzato ruel nostro corpo quanto ci i stato promesso. Egli i gii stato esaltato soprd i cieli; tuttauia sulla terca sffie ogni pena a cui noi, srte membra, siamo soggetti... Cristo, pur essendo nei cieli, i anche con noi; e noi, pur stando qui iru teruA, siamo anche con lui; noi, aruclte se noru possiamo farlo per la diuiniti come lui, tuttauia lo possiamo con l'amore, perd in lui>> t75.

    In un altro sermone Agostino immagina il dialofra GesD e i suoi discepoli, che non uoleuano staccarsi da lui con il corpo: <
    go

    i meglio per uoi perd che noru uediate piD questo mio corpo e cominciate a pensarmi nella mia natura diuina. Mi sottraggo a uoi esteriormente, ma interiormente ui riempio della mia presenza'>>116. Il percorso teologico proposto da Agostino prende uada,

    auuio da una pericope giouannea: <
    i

    mai dsceso

    al cielo tranne Colui ch'i disceso dal cielo, cioi il Figlio dell'uomo che sta in cielo> (Gv 3, 1). La possibilitd di ascendere al cielo, per i cristiani - che non sono discesi dal cielo come il Figlio di Dio - d legata alla loro incorporazione a Cristo. <Si, o fratelli - si legge nell'omelia a commento del Varugelo di Giouanni -, Dio ba uoluto essere figlio dell'uomo, ed ha uoluto che gli uomini siano figli di Dio. Egli d disceso per noi e noi ascendi.amo per mezzo di lui... Ma se ruessuno, fuorchd Cristo, i disceso dal cielo, e nessllno, fuorchd lui, ui ascende, che speran-

    gli altri? Questa: che il Signore i disceso preciperchd in lui e con lui siano una persona (tn i7o samente

    za c'd per

    175

    $svrn6

    t76 Sermo

    66

    263/A,l 264,4.

    t'l cum illo unus essent) coloro che per mezzo di lui salit'rtttlto in cielo> t77 . Il linguaggio i quello tipico della dottrirua agostirrittna del Chrtstus totus, caput et corpus che ora an,littmo ad illustrare. I1 Cristo totale

    Giungendo a quella che pud essere considerata la piD profonda dell' ecclesiologia agostiniana, ll suo centro dogmatico, ci accorgiamo subito quanto tia mescbina la considerazione della Cbiesa come semplice istituzione esteriore. Una certa sociologia che astocia l'organismo ecclesiale sic et simpliciter alle istitttziorui umane i totalmente estranea al pensiero di Agostino: la Cbiesa i certamente un luogo umano, iru cui perd si rende manifesto Cristo, cbe a sua uolta rentle uisibile Dio stesso. Con cid abbiamo enunciato chiaramerute le tre realti cbe contraddistinguono l'immagine cattolica del mondo: Dio, Cristo, la Cbiesa. Come sottolinea H. U. uoru Balthasar, . Queste tre realtd segnano le tappe dell'itinerario di ascesa dell'anima a Dio solo perchd sono la forma stessa della discesa di Dio: il Mediatore Gesil Cristo, fatto carne come <> dell'umaniti nel suo <, la Chiesa. Voru Balthasar pu6, allora, dire che
    (cf. infra, p. 201). Cf. Sermo 265/C,1. 7 -7

    u7 In Io. eu. tr. 12,8-9 (cf. infra, p.204). Cf. Sermo 91,6, ,8;144,4,5 kf . infra, p.207).

    67

    Dio) ba la sua autenticitd nell'esistenza uistiana (come uita nel Cristo, la Via), e I'esistenza uistiana ba la sua autenticiti nell'esistenzd, ecclesiale (quando ogni religione purdmente priuata e persoruale s'inserisce e sparisce nella uita della Chiesa)>vta. Entro la prospettiua di questa uniti profonda pud essere compresa la dottrina agostiniana del Christus totus, caput et corpus. Dottrina, come abbiamo gii auuto modo di segnalare, eminerutemerute ecclesiologica perchd cbiaramente cristologica e teologica. Senza tale uisione del Tutto i impossibile cogliere il ualore del Cristo Totale.

    Ci sembra assai istruttiuo partire nella nostra analisi da un discorso pronunciato dal uescouo di Ippona a Cartagine nel 479, un testo della maturiti teologica oue Agostino enuclea i tre modi di capire e nominare il Sigruore GesD: Dominus noster Jesus Christus, fratres, tribus modis intellegitur et nominatuv rtt. f; continua; <
    anche Ltomo, e lo stesso che i uorruo i anche per qttesta straordinaria caratteristica di superioriti, non resta al liuello degli uomirui, ma i mediatore e capo della Chiesa. Il terzo modo i quello, in un certo senso, del Cristo totale ruella pienezza della Cbiesa, cioi in quanto Capo e Corpo secondo quell'uomo perfetto in cui ognuno di noi i membro. Questa corunotazione di Cristo si predica ai uedenti e si propone come oggetto di che

    i Dio i

    Dio,

    e,

    rl,t't:ulazione ai sapienti> rc0. (iv6a

    I' stesso Wrbo cbe era in principio (primo modo) si i ftrtto carne e hapreso la sua dimora in mezzo a noi (set'ortdo modo).

    Riguardo al terzo modo di essere di Cristo, l'ori tutta fondata - e ruoru solItrrxto in questo testo - su due brani: - (Gn 2, 24; cf.

    ,'ltcstrazione scritturistica

    Mt

    19, 5-6);

    - (Ef 5, 32).

    68

    in riferimen-

    Il uocabolario con ct,ti Agostin,o esprime questa trnitd nel Cristo Totale fra il Capo e il Corpo i abba-

    ttanza uariegato: - alcune uolte egli usa il nome Christus senza alt'un aggettiuo: > tst '

    - altre uolte la .rtessa particella - unum - cbe intlica l'uruione del Figlio con il Padrersz, designa anche l'unione dei cristiani in Cristo: <> lsl,'

    t80lbid. t8t ln Io. eu.

    tr.2l,8

    (cf .

    infra, p.216);

    cf .

    En. in Ps.

    26,II,

    2; 100, ). t82

    17s $4611'Aucust'iN, Le uisage de I'Eglise (textes choisis et prdsentds par Hans Urs uon Balthasar), Cerf, Paris 1958, p. 8. t79 $svrns 341,l,l (cf . infra, p. 208).

    i primi due modi di

    t'\tctn€ del Cristo, Agostino fa riferimento a due uersetti ,1,'l prologo giouanrueo (Gv 7, 1.74), in cui s'afferma che

    Cf.In Io.

    eu.

    tr.27

    (dove Agostino mette in guardia pro-

    prio circa la diversit) che c'd fra il predicare l'uniti del Padre col Figlio e quella tra noi e il Figlio: <); 37 ,6. r$ En. in Ps. 127 , ) (cf . infra, p. 219); cf . En. in Ps. 122, 2;

    140,);142,4. 69

    - altre uolte Ancora l'aggettiuo usato per indicare l'unione dei fedeli con il loro Capo d unus; <>r84; - spesso, poi, queste uariazioni lessicali si trouano in uno itesso iesto: > tsr. Ma di cbe natura i questa unitd fra il Capo e il Corpo nel Cristo Totale? Abbiamo messo in euidenza che'il mistero dell'Incarndzione i la pietra angolare di tale unione: il Figlio di Dio ha assunto una carne umarua. Scriue Agosino: <
    >raa, si legge, ad t'tt'nlpio, per spiegare le parole drammatiche di GesD t'rocifisso: > (Mt 27, 46).
    persona)> -

    tose dice facendo parlare la persona del Capo, mentre al-

    186.

    la carne dell'uomo, di ogni uomo, dell'umaruiti irutera, sino al punto di costitiire una unttas come unus homo2 Agostirto sembra sostenerlo in alcuni brani piuttosto ardititst, da cui traspare urua sorta di <panteismo uistologico>Possianryo dire cbe ba assunto

    lre ne dice doue chi parla soruo le membrq comLtnque I'insieme di questa totalitA parla come se costituisse tm'unica persona (tamquam una persona sit). l'ld ti deui c'he

    Gii t84 En. in Ps. 127 , ) Gf . infra, p. 219); cf . ln Io. eu. tr. 12,8; En. in Ps. 101,I,2;122,1;1.42,3;De ciu. Dei XVII, 4,9; 18,1. 185 En. in Ps. 123,I (cf. infra, p.220). Vedi anche: En. in Ps. 26,II, 2 (et omnes in illo et Christi et Christus sumus, quia quodammodo totus Christus cdput et corpus est). t86 In Io. eu. tr. 69,3 . 187 [2lg6no per tutti quelli offerti da H.U. von Balthasar nella citata antologia: En. in Ps. 67 , 25-26;7 4, 4; 118, s. 19, 2; In Io. eu. tr.21,7 -9;47,1-);69,1-3;-72,1; 108, 5, In essi il realismo delf incarn azione collettiva d tale che Cristo appare dawero come una sola persona che annuncia a se stesso, istruisce se stesso, agisce in se stesso,va a s6 attraverso di s6, ecc.

    70

    i

    i due abbiano una sola uoce, se uero costituiscono una sola corne (duo in carne una)>sror.

    rnerauigliare cbe

    quest'ultima citazione ci aiuta ad interpretare

    1888n. r8e P s.

    2I, I,

    inPs.34,s.2,5.

    En. in

    Ps.2L,lI,)

    7.2.15 ; 21,

    II,

    (cf. infra, p.221). Vedi anche: En. in

    4.

    190 Circa questo aspetto, vedi: ANcrlo Conrtcr;LLt, La teologia del rapporto Cristo-Chiesa nelle <<Enarrationes in Psalmos>, rn S,tNt'acosrlNo, Esposizione sui Salmi, Nuova Biblioteca Agostiniana, XXV, 7967, pp. XV-XL. In queste pagine sono riportate innumerevoli citazioni agostiniane tratte dal <
    mi>>, che possono utilmente completare la scelta che noi qui abbiamo operato. tet En. in Ps. 742 , 3 (cf . infra, p. 222) .

    7L

    correttaruente questi testi in cui

    il

    realismo dell'incarna-

    zione uiene portato sino alle estreme conse?uenze di

    un'uniti ,,fisicao e non puramerute <<morale\-frd Cristo e la Chiesa,'quasi che il Corpo del Capo sia effettiua.mente l'intero grirrc umano assunto dal Wrbo diuino. Ora, se l'uniti eristo-Cbiesa nel Christus totus non deue essere intesa come una semplice modaliti liruguistica, giaccbd <
    uero cbe costituiscono urua sola carne>4 resta pur sem-

    pre altrettanto uero cbe >. -Sono altrettaruto numerosi, iffitti, anche i testi in cui Agostino lascia intendere che il caput i uru Cristo inrcro, bio e [Jomo, con un suo corpo storico, distit'tto fisicamente dal cotpus della Chiesare2. Un passo, ad esentpio, trattando dil Cristo cbe parla in peysoru.a del-capo, dtce che

    Cbiesq

    -d1f-

    fusa in tutto il mondoottt. Qv6, daMariaVergirye ilVerbo ha preso proprio und sud cafite umana sp.ectfica, che i "

    t'(tltterute il suo pensiero in merito, quando considera il /('rzo modo di capire il Signore GesD: <
    ,lti

    si

    i

    degnato

    di

    essere totalmente con

    noi (et nobi-

    i

    scurn integer) colui, che, anche senza di noi, completo (ct sine nobis semper est integer); ruon solo in quanto Vcrbo, Figlio unigenito uguale al Padre, ma ancbe nella

    i

    trm stessA umaruiti cbe assunse (tnipso homine quem su-

    scepit) € con la quale i, insieme, Dio e uo?no>>tel. Ma la questione circa il tipo di unione che si realizza cntro z/ Christus totus fra caput e corpus merita di essere rrlteriormente illuminata e precisata. Proprio in questo ;lesso discorso cartaginese del 479, Agostino prosegue il ruo approfondimento; <
    rnodo noi siamo

    il

    suo corpo e lui, con noi, l'unico

    (,risto>oe . p6l/6 risposta si euince cbe non tutto il genere

    quindi distinta dal corpo della Cbiesatel ^ fisicamente pronurtciato a Cartagine nel479 - citaNel discorso

    to all'inizio del paVagrafo rorirvz H

    .

    -

    Agostino

    stesso

    esprime cbia

    t.T I D,:.^--l'^-----^^-^^l^.^ l'aver segnalato questi temertto di Joseph Ratzinger < (oP. cir., -pp.2ll-212). ' le) En. in Ps. )l , 6 (cf.. infra, p. 225). Cf . En. in Ps. 2c),II, 2;49,5. Aggiungiamo un ulteriore testo che va nella stessa direzione: Signor; Clesri Cristo, uomo perfetto nella sua totalit), d "Il capo e .o.po. Riconosciamo il capo in quell'uomo che nacque da Maria Vergine, pati sotto Ponzic: Pilato, fu sepolto, risuscit6, ascese in cielo.ii.d" alla destra del Padre... I1 corpo di questo capo la Chiesa...r, (En. in Ps. 90, s. 2, l). - E 191L'immagine sponsale esprime bene il mistero di uniti e distinzione tra il Gisto (Sposo) e |a Chiesa (Sposa). Un testo (che

    72

    non d fra quelli segnalati dal Ratzinger) ci sembra particolarmente illuminante: < (En. iru Ps.44,)). 7L)' Sermo 34I,9, 11 (cf. infra, p.208). Il testo (anch'esso non segnalato dal Ratzinger) mi sembra risolutivo del problema circa la natura dell'unione fra Cristo e Chiesa, non nel senso del realismo di una incarnazione collettiva (assumptio hominis come assumptio bumanitatis). Vedi anche: En. in Ps.55,) (haec compago tamquam unius hominis facit duos in carne una, spo?rsuru et sponram); Ep. 18J, l), )8-40.

    te6lbid.

    73

    umano indistintamente fa pdrte del cotpus. Certo, abbiamo gii messo in euidenza l'estensione ab Abel della ecclesi-a di Agostino, cbe non pud essere ridotta alla comunitd attuali e nemmeno alli Cbiesa storica fondata dagli Apostoli. Ma in tale massima estensione egli specifica cbe afparterugono al corpo del Christus totus solo i giusti, suo pqssaggio in questa, ril6v 1e7 . Lbggiamollnorr' <
    ,rqualsiasi giusto faccia

    il

    i

    i

    i

    i

    e crederanno in Criito. Perchd la Chiesa tutto il popolo dei santi che appartengono ad urta stessa citti (totus po-

    pulus

    -

    questa

    ru.r.totl* ad unam civitatem pertinenttum); citti i il corpo di Cristo, il cui capo i (vi5xsvre8.

    e

    l'lon I'uomo- in quanto uomq non tutta l'-umaniti presente passata e fuiura, quindi, costituisce il corpus, 'ma

    solo coloro che credono in Cristo ed aderiscoruo iru al caput della Chiesa. Ques.to PqssaSforza "gio della fede I'anello che i assai"importanti, in quartto -dorrrrc permette ad ogni ugry.o di9spli9lta collegarsi a -questa. catena d'i sah,ezza, al dl la della sua uicinaruza fisica al Cristo storico. Del resto Agostino stesso sottolinea piD uolte la prouuisorieti del eristo carnale in uista di uru

    incontro spirituale coru lui. Posiiamo a questo punto

    recuper,are-

    un contattoJisico per riempire di sd con urua-presenza interiore: oE brnr'per uoi cbe questa forma di seruo si

    74

    lbid.

    t98

    En. in Ps. 90, s.2,

    l.

    Vcrbo

    lo

    formato da molti>>201. I1 sacramento del

    Abbiamo sin qui colto rizza z/ Christus totus;

    corpo di Cristo

    il tipo di unitd che caratte-

    uniti

    coru Cristo mediarute la fecle. Come giustamente suiue Joseph Ratzinger: <zoz.

    i

    Ma, allora, che significato banno quelle ardite cspressioni di Agostiruo in cui tale uniti appare inuece

    proprio quei

    testi a commento dell'ascensione al cielo di Gesil, quan' do il Risorto fa notare la necessiti di essere sottratto ad

    1e7

    i uero, io abito in mezzo a uoi come carne, md non uoglio che continuiate a rifatto /l/anere attaccati a me in modo sensibile (nolo me carnaliter adhuc diligatis)... Se con mentaliti carnale retlate attaccati alla carne, non sarete mai in grado di ac,'ogliere lo Spirito>>tee. La fede, come contatto spiritualc fra Cristo e uomo, i il uero principio di incorporaziortc al Christus totus. I'laturalmente questa trasformazione i frutto della grazia, ma resta inoperante senza l' adesion e libera dell' uorno 2oo. Scriue Agostiruo con unA delle sue tipicbe espresrioni di alta sintesi teologica: <<Appena Cristo in,comincia ad abitare nell'uomo interiore per mezzo della fede c, inuocAto, comincia a possedere colui cbe corufessa, allora s'inuementa il Cristo totale, capo e corpo, uno so-

    ,tllctntani da uoi;

    r99

    In Io. eu. tr. 94, 4. Cf . anche: In Io. eu. tr. 4, 4; En. in 85, 19; Sermo 264,4 (cf. infra, p.228). 200 <> (In lo. eu. tr.26,2). 20r En. in Ps.74,4 (cf . infra, p.2)2). Ps.

    202

    I.

    I\ATZINGER, op. cit., p. 212.

    75

    in tutto il

    suo radicalismo?

    In

    cbe senso <
    erauamo sulla croce insien'te al Cristo rel="nofollow">? Se non c'erauamo lel senso cbe I'uruaniti tutta costituiua il corpo di Cristo appeso a!.legno, perchd il uescouo di lppona ci prouocd con stmili tmmagirti? ll motiuo D teologico' Egli uuole caricare di senlo per noi I'irucarnazione e la ridenzione di Cristo, proiberudoci di pensarle alla stre' gua di un meccanism-o a noi esterno cbe passiuarnente "riceuiamo.

    Se resta uero che solo il caput ha compiuto essa passa nel cotpus non co,r'applicazione estrinseca e giuridica dei,su.oi positiui risuliail, ma come reale partecipazione delle membra all'attiuitd della testa irt forza della grazia2jt. Lultirno tassello del mosaico agostinianr, del Christus totus riguarda uru dspetto non cb-rto marginale della sua ecclesioiogia. Abbiamo parlato di uniti mediarute la ora, il {rocesso della fbde i necessariamente indiuifede. 'duale, p/rrhd nessu?to pud essere costretto a credere e la profitirone di fed,e i sempre.uy lttto personale. Altrettan'to uero i, perd, che I'uniii del Cristo tgtale non pud esse-

    l'opera della redenzione,

    *i

    re rapsiuita ad un liuello indiuiduale: i solo mediante l'inseTmento della uita di fede personale ruella dinaruica ecclesiale che si attua

    l'uniti del Chtistus

    totus.

    quel contatto spirituale"c/te supera il iontatto puramente carnale - non D raggiungibite i, no, rtell'uniti dentro il corpo di Cristo che i la Cbiesa,
    Il legame con lo Spirito di Cristozo+ -

    to l'essere separato dal corpo di Cristo. Cbi infatti si separo dal corpo di Cristo, non i piil suo membro; se non i tuo membro, non pud essere animato dal suo Spirito>zo;.

    Non si

    questo vedi l'introduzione di H'U' voru BeLtuasen all'antologra citata, P. 11. 204 Un tema interessante che qui soltanto accenniamo e quello del ruolo dello Spirito Santo - lo Spirito di cristo - come anima della Chiesa. Pei Agostino c'd un rapporto circolare fra avere 1o Spirito di Cristo ed essere nel corpo di Cristo (cf . Sernto J l, 4,7 -2), )7 ; 267, 4 Lcf . infra, P. 2331).

    76

    di

    mai una uia indiuiduale a Cristo, la

    ouuero: l'atto di cibarsi del corpo sacramentale di Cristo i uero se si fa parte realmente del corpo ecclesiale di Cri-

    205 I?x

    1r.

    2$Pil

    i

    un segruo - corpus e caro - necessdrio ad enlrare in contatto coru Cristo - caput e spiritus -. fr,lcli - scriue Agostino - dimostriruo di ionoscere il"lcorpo di Cristo, se noru trascurano di essere il corpo di Cristo. Diuentino corpo di Cristo se uogliono uiuere dello ,\ipirito di Cristo... Cbi uuol uiuere, s'auuicirui, creda, cntri a far parte del corpo, e sard uiuificato>>206. Entrare a far parte del corpo di Cristo sign'ifica, ln ultima analisi, cibarsi del corpo di Cristo stesso. ,\cmbra qui che quel contatto sensibile superato per il (,risto storico il caput uenga amp,iamente recuperalo per il Cristo totale - il corpus--. E come se si auuertisse il bisogruo di un segno s(tcro cbe dia la certezza di tttingere realmente quel corpo di Cristo che, esserudo parte del Christus totus asceso al cielo e da raggiungere ormai solo attrauerso il contatto della frdr, si troua ucll'ambito dell'inuisibile e dello spirituale. Ma i pure importante I'aspetto contplementare, Ohiesa

    I),17

    Io. eu. tr.

    27 ,

    6 (cf . infra, p. 231). Cf. anche: In Io. eu. un dito ma unito al corpo, piuttosto

    (
    che un occhio strappato dal corpo>r); Seruno 8, 17 (>); 268,2 (>). 2061?7 Io. eu. tr. 26, 13 (cf. infra, p.2)7) (l'tntera omelia i fonclamentale per comprendere la centraliti delia fede nella dinamica di incorporazione al Christus totus).

    77

    sto. Scriue il uescouo di lppona: <<Mangia il.cgrPo di Cri' a nell'uniti del suo corpo, sto e beue il suo torgrc

    ib

    cioi nella struttura oiganica delle membra cristiane>>2ll. E irtittorio, cioi, oiangiare il corpo di Cristo.e bere il suo sangue, non solo nZl sarro*into ma nella realtd (non ,rIru-..rto tenus, sed re vera), ciod rimartere nel Cristo ffinchd in lui rimanga il (v'isssvzos. Non dobbiamo qui iimenticare quanto Agostino ricorda circa i rischi di esterioriti connessi ai signa2le: ou-

    ,iiii"i, d la carttas, riuersata dallo Spirito nei cuori, i! criterio interiore che di significato al segno eucaristico. E solo la frdr, che uede Crlsrc nel.pane eucaristico: <
    il calice: ue lo assicurano i uostri stessi occhi. Inue-

    'i, irronio la fede che si deue formqre ln uoi, il pane i il di Cristo, il calice i il sangue di Cristo>>2ll. corpo ' Numerosi sono i testi agostiniarti in cui compare

    legame profondo fra Chieig ed Eucaristiazrt' 1556i brliS tr,ro'le"esortaiiortl riuolte da Agostino ai neofiti, in cui ritornano espressioni ardite come questa: <<Se uoi d,,uique siete il corpo e le membra di Cristo, sulla men'

    il

    Sigrore i ieposto il -mistero di uoi: riceuete il iirtrro ii uoi!... Siite cid che uedete e riceuete cidztz'cbe siete (estote quod videtis et accipite quod estis)>>

    io

    irt

    2ot De ciu. 208

    209

    Dei

    xxl,25,2

    (cf .

    infra, p. 240).

    De ciu. Dei XXI, 25, 4.

    Vedi sopra 1l paragrafo:

    <
    Chiesa come caritas>> bP.2l-29). 2to Sermo 272, 1 (cf.. infra, P.243).

    il

    donatismo' La

    211 Assai importante a h gia citata omelia 26 sul vangelo di Giovanni $n Io. eu. tr.,26). 2t2 Sermo 272, L Cf. Serrno 227 Gf. infra, p.246);228/8; 229 kf infra,P.249).

    78

    IjEucaristia appare lroris Christi ouuero il

    il

    cosi come sacramentum corsegruo che ci immette nel circuito

    di reciproca apparteneruza fra Cristo e Cbiesa: mangiando il sacramentum c'incorporiamo al corpus Christi e diuerutiamo dauuero unus Christus; <2l1. Il ruistero del Cristo Totale troua nellEucaristia la sua rruassima

    uisibiliti. Schiava, ftdanzata e sposa

    Se uogliamo disciogliere il linguaggio dogmatico del Christus totus, caput et corpus in una immagine cara ad Agostiruo, certamente dobbiamo ricorrere all'icona delk Chiesa come sposa di Cristo. Essa ricopia fedelruente i tratti dottrinali - cbe, non dirnentichiamolo, ruascono proprio sul terueno ruuziale di Gn 2, 24 edEf 5, 32 - introducendo uitalmerute il uero motore di questa uniti, che i l'amore, la carttas. In fondo, cid a cui tende l'Eucaristia come sacrarnentum corporis Christt i l'uniti del corpus

    Christi che i la Chiesa, ed essa altro non

    i che la media-

    - corpus del Mediatore GesD Cristo - della caritas tliuina, che i Dio stesso. Siamo ritorruati ai tre fuochi rJell'irumagine cattolica del mondo: Dio, Cristo, Chiesa.

    zione

    Diceuamo della plasticiti mistica dell'immagine

    nuziale: <ztt. 16 sponsaliti della Chiesa appare realmente come frutto della grazia e non come rnerito acquisito. Ecco, allora, un testo sicuramente ardi21)

    In Io.

    eu.

    tr.21,8.

    En. in Ps.26,II,2. 215 En. in Ps. 142,). 214

    79

    matrimonio di Cristo con la Cbiesa i letto bibliro*rnte come uicenda di amore di un Dio che pri-. io iietru dalla scbiauitil colei cbe diuenteri sposa, e poi

    il

    to, in cui

    a sd in to-'fiiinzo "irl"iii)rnii

    una attesa che

    i

    BIBLIOGRAFIA

    ES

    SENZIALE

    gii-scandalosarnente

    jrt matrimonio stesi. La lettura di ygalla luce di quanto siamo andati dicendo in queste patgine, ,i u[olr'una sintesi uiua e ci sprona ad go s t i n ia n i. n iire'u lt er io-rm en t e i ricch i t e s t i a i""p p rof, -';!iesta

    "t;;L;;;,

    disnitilresso

    ,iio, la Cbiesa, ha consegiito 'na g.rayde Dio: i diuentata sposa. Pima perd di giun;.

    nzd appren s ion e di gidir" ,olit cbe ha amato e ueiso il quale ba sotsp,ikto in"questo lungo pettegri,yaggi.o, soltanto fidayp'gno prezioso che zdta, per quanto gid infioitrttidl g*l pur nella sua sol\iia "t;;;;r';;. iraispoto pu il.quaie di'amare' I'ld le si'proibiscc Questo lo si dice a ancorg sposata' Ed non rua ,rrgin'i, fidanzata "n, ti ii aiii' "I'lon ri lecito fare all'amore; 19 fa

    ,"rT r rL'iiii- amp ?ess i spirituali do,'

    se

    i;;;;;;;;;

    i

    ;;t't;;is;i

    iiit, i i ;";;r;;;i, si ;;"";;;;;; ioiri moglie". Sono pargle esatte' poichd dmdrc e tratia di un desiderio ffiettato e disordinato, uno cbe non si sa se diuerrd sposo non i cosa casta...

    non c'i nessuno che gli Quanto, inuece, a cristo, siccom'e lo ami eur: senza trespo.sa sua la preferito, Tebba irrr* -iiaiii"ir: lo'ami ancbe primi di unirsi a lui, e sospiri a 'lui irondo ne i lontarui, nella sua lunga Pqregrinazione ";;;;;;;;. ioti Cristo la sposeri, poicbd lui solo ha dato un pesruo ,ori prriioso. Chi infaiti.potrebb.e pretcndere di

    i\rorto

    dando

    il

    sangue per

    colii che desilera sposare?.

    grado di ii l-rf*ri utond. morire per essa, non sari piD insposa, sa' per sua la tra,quillo moi inuece Epli ,iorirk.

    Moxocnaris CoNcRr.

    Y. M.J.,

    Traitds anti-donatistes (introduction),

    Descl6e de Brouwer, Paris lL)63, pp.9'133 LaurneNoE E., L'Eglise cdleste selon saint Augustin, Etudes augustiniennes, Paris 19$. Lueec H. DE, Cattolicismo. Gli aspetti sociali del dogma, Studium, Roma 1964. Conrtcnrt.l A., La teologia del rapporto Cristo-Chiesa nelle <Enarrationes in Psalmosrr, in Sexr'AGosrINo, Esposi-

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    prndo che I'aurebbe fatta sua dopo la risurrezisnsss2r6.

    AcosrtNo Clr,mct 216

    80

    Eil. in ps. 122,5

    Gf .

    infra, p.250).

    Anrtcot.t Psrlr,cRtNo M., La Chiesa in

    S.

    Agostino: istituzione o mi' 81

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    ll

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    82

    LA CHIESA

    ECCLESIOLOGIA IN CHIAVE AUTOBIOGRAF'ICA

    Ln ntaoru

    E rL BATTESTMo

    Avevo udito parlare sin da fanciullo della vita l'umilt) del Signore Dio nostro, sceso fino alla nosffa superbia; e gi) ero segnato col segno della sua croce, gii insaporito col suo sale fino dal giorno in cui uscii dal grembo di mia madre, che sperd molto in te. Tu, Signore, vedesti, ancora durante la mta fanciullezza,, un giorno che per un'occlusione intestinale mi assali improwisamente la febbre e fui li li per morire, vedesti, Dio mio, essendo fin d'allora il mio custode (cf . Gb 7 ,20; Gn 28, 15), con quale slancio di cuore e quanta fede invocai daLla pieth di mia madre e dalla madre di noi ttrtti, la tua Chiesa, il battesirno del tuo Cristo, mio Dio e Signore. E gii tutta sconvolta la madre della mia carne, avendo pir) caro di partorire dal suo cuore, casto nella tua fede, la mta salvezza eterna, si preoccupava di affrettare la mia tntziazione at sacramenti della salvezza, da cui fossi mondato confessando te, Signore Gesi, per la remissione dei peccati, quando impror,visamente mi ripresi. Cosi la mia purrficazione fu differtta, qrasi fosse inevitabile che la vita m'insozzasse ancora (cf. Ap 22,,11), e certamente col pensiero che dc,po il lavacro del battesimo pii grande e rischiosa sarebbe stata la mra colpa nelle sozzure dei peccati. Dunque allora io credevo, come eterna, che ci fu promessa mediante

    85

    eccettuato soltanto mio pai dirita;;. a;"rti ror, ,optrff... perd nel mio cuore fede in la togliermi di prrrrto *u,.r'"" ti dell,amor. ^t adopesi .t . Llti ur,.o'u."on aveva' Ella di ,iiu-i'{ure te, riio Dio, il mio padre in vece sua' e pure servlva' i, i;uirrtrrri a prevalere sul marito, cui in cid seranche perch6 lui, ;bb;;; forre migliore di condiuna donna alla comunqui impoli mia madre e tutta

    la

    casa,

    t;;, i;i. ;;;;;;,-.h.

    zione servile.

    (eonf.I, 11, 17)

    Ir rnavnct-lo

    DI uN PARTo SPIRITUALE

    Qui [a Roma] ecco mi accolse. il flagello delle ,off..J*.'iiri.h., ih. b.n pr-e-sto m'incammin.avano e) iol fardello di tutte Ie col;;;;/*friio kI'. Cit, prossiDe commesse contro te, contro me e contro il del ag.giunte'1 ['.;;;G;lr;;;;;;p., .'gruui, JtT:lo Adamo in morti li'u*o tutti .ii Deccaro orrgrrui., T;i.-l-a"i t\,22). i'lon me ne avevi condonata nessu-

    ai'ctit., n6 questi aveva pagato sulla [ (cf. 8f2,16) che avevo conrat";il;J inimicizia f ;; ;r..; invero, come po,o .o., te mediante i miei peccati. E

    ..o.1 il fantasma che io allora la mettevo al suo p";tt Q'u"'o mi semb raYa falsa

    ;il;";i;;;;,

    J.itu sua carne, ranto era vera quella della mia carne' anrma; e quanto era vera la morte della su-a col incredula' anima mia a.it, ;il i; fri;; ffi;; per andarme1i b." presto fui li ;H;;d.t; f.bUr.perdi'ione' Dove saiei andato' se . ,"arr*.* in

    ;;;;;

    ".. questo il;i;bil;;;;tt'uti"tu tor'menti e ai 7r;;; kf . Mt 25, 41)

    mondo.' se non al degni dei miei miu.iira dei tuoi comandamenti? Mia pur ignara del mio male, tuttavia pregava' as-

    ';i;;;;;.;6i, *uJi., sente, 86

    p.. ,rr.i .1,r"- ao""nque presente'-

    dov'era lei

    l'esaudivi e dov'ero io t'impietosivi di me a tal segno, farmi ricuperare la salute del corpo, bench6 fossi irncora malsano nel cuore sacrilego: anche in un pericolo cosi grave, infatti, non desiderai il tuo battesirno. Ero pii buono da piccolo perch6 allora 1o richiesi insistentemente dalla tenerezza di mia madre, come ho gii ricordato e confessato (cf. Conf. I, 11 , 17). Cresciuto invece a disdoro di me stesso, nella mia follia deridevo le prescrrziont della tua medicina. Eppure non permettesti che io morissi doppiamente in quello stato. Il cuore di mia madre, colpito da una tale ferita, non si sarebbe mai pir) risanato: perch6 non so esprimere adeguatamente i suoi sentimenti verso di me e quanto il suo travaglio nel partorirmi in spirito fosse maggiore di quello con cui mi aveva partorito nella carne (cf. Gal 4,19). (Conf.V,9,16) cla

    MONICA, MADRE DI TUTTI

    Finalmente ti guadagnd anche il marito (cf. 1Pt 3, L), negli ultimi giorni ormai della sua vita temporale, e dopo la conversione non ebbe a lamentare da parte sua gli oltraggi, che prima della conversione ebbe a tollerate. Era, poi, la serva dei tuoi servi. Chiunque di loro Ia conosceva, trovava in lei motivo per 1odarti, onorarti e amarti grandemente, awertendo la tua presenza nel suo cuore dalla testimontanza dei frutti di una condotta santa (cf . Tb L4, ll ; 2 Pt 3 , Il). Era stata sposa di un solo uomo, aveva ripagato il suo debito ai geruitori, aveva governato santamente la sua casa, aveva la testimonianza delle buone opere, aveva allevato i suoi figli (1 Tm 5,9;4, 10) partorendoli tante volte (cf . Gal 4, I9), quante li vedeva allonta-

    narsi da te. Infine, poich6 la tua munificenza, o Si87

    snore. permette ai tuoi servi di parlare, di tutti noi, Eh", tii"vuta la grazia del tuo battesimo, vivevamo eia uniti in te ptitm del suo sonno, ebbe cura come !" ai i"rri fosl srara la madre e ci servi come se di tutti fosse stata la figlia. (Conf. IX,9,22)

    LurEno

    DELLA MADRE CHtEsn

    Tutto cid che con Ie sue scellerate suggestioni, tutto cid che con i suoi turpi allettamenti [questo ne*i.o di Diol vi ficcava dentro, ora verri tirato fuori' ora verrh reso pubblico. Ora verrd devastato il suo ;u di 1oi con cui vi !3m1n ?:: giogo con cui vi opprimeva con peso lmmare verra ioi? da ,oi . ,r.rri irurruto sulle-sue cervici; perch6 ,iur. liberati basta rbltrnto che voi diate iI consenso al vostro Redentore. Sperate in lui tutti insieme, o assemblea della nuova prole, o popolo che stai per nascere, popolo che il Signore ha fatto, aiirtati per esser essere abortito c.n pericolo ;;r;i,.'b.rr., per nondella madre Chiesa, pgr pa{ii -ott.. Ecco, l'utero fed.e, travaglia neldella torirti, per gene rarti a\Ialuce per la vostra impache, Badate parto. le doglie dEl e cosi non rematerne viscere le uitiate non zienzi, riii" ir,. le porte del vosmo passaggio' O popolo che vieni"creato,^loda il tuo Dio; loda, mentre_vieni crea;;,i;i^ 11 tuo Signore. Lodalo perch6 sei allattato, lodalo p.e..h6 sei ;limentato;e , nutrito come sei, cresci m saplen za e tnet). Anche lui accettd questelentezze J.i fiutro temporale, lui che nulla p9t4t per la bre;ira?;1 ;.;pd. ,-'rrli, guadagna p"i la lunghezza del rempo, ma iai giorni _eierni d fuori di ogni limitazio," . di ogni tempo. Quindi noru comporta.teui, come .u..o-urr?a albZmbino il benevolo nuritore, come

    i*p;

    88

    *:'::lT"lJ

    lumbini ruei giudizi; quanto a malizia siate come bamltini, rna quanto a giudizi siate uomirui maturi (cf. I (,or L4, 20). Siete competeruti; crescete competenterrrente verso l'adolescenza in Cristo; poi giovanilmenre correrete verso l'uomo perfetto (cf . Ef 4,13). Ren.lete lieto, come sta scritto, il vostro padre crescendo irr sapienza e nofl contristate la vostra madre con la vostra stoltezza (cf . Pru 10, 1 ; 15,20). Amate quel che sarete. Sarete tigli di Dio, figli tli adozione. Cid vi verri dato gratuitamente, gratuitamente conferito. Ed in questo sarete tanto pii largamente e salutarmente ricchi, quanto pir) sarete gra-

    ti a colui da cui 1'avete ricevuto. Anelate verso di lui, che conosce quelli che sono suoi. Egli non disdegner) di riconoscervi ffa coloro che sono suoi se, invocando il nome del Signore, vi terrete lontani dall'iniquiti (cf. Z Tm 2, 19). Voi avere i vosrri genitori secondo la carne, o li avete avuti un tempo; essi vi hanno Elenerato per la fattca, per la sofferenz a, pet Ia morte. Ognuno di voi pud dire nei loro rtguardi: Mio padre e mia madre mi hanno lasciato (cf. Sal 26, l0). Orfanezza non del tutto infelice! Riconosci lui come padre, o cristiano, lui che, menme quelli ti hanno lasciato, ti accoglie gid dal seno della tua madre, lui a cui urr uomo di fede dice con fede: Dal seno. della mia madre tu sei il mio protettore (cf. SalZ1, 11). Per te il padre d Dio, madre la Chiesa. Da cluesti sarete generati in modo ben diverso da come foste generati da quelli- A chi d nato da questi non l'aspettafatica, non miseria, non pianto, non morte, ma faciliti, feliciti, gioia e vita. Lesser generati da quelli B causa di pianto, l'esser generati da questi d causa di gioia. Quelli, nel gene rarct, ci partoriscono per la pena eterna a causa dell'antica colpa; questi, nel rigenerarci, non fanno pii restare n6 la pena n€ la colpa. E questa la 89

    risenerazione di coloro che lo cercano' clte cercano il ,ilto del Dio di Giacobbe (cf . Sal D, 6). E voi cercate quando 1o troverete, raggiung.ere.le altez.., "-itti; enza sari |a vostra infanzia,, il rispetLinnoc ze sicure. zza, la fetmezza sari la vostra fanciulle tu vostra a udol.t..t za, la fortezza la vostra -gioventi, le. opere buone Ia vostra maturiti, e quando sarete nella vecchiaia avrete un esperto . tuggio discernimento. Nel ;;;;; di queste tappe o passaggi dell'eti non d che tu

    iitrurfot-i, ,,u ti iinnoii puilestando

    d;i;;"n

    B che

    quel^che sei'

    la secondu top.u*iene per-far cade-

    re la prima, o che il sorgere della tetza sari il mamonto d.ila seconda, o che-Ia quafia nasca perch6 muoia

    la terua;la quinta non pori-eri invidia alTaquarta, se questa i.rt.ia, n6 la r.itu dari sepoltura alla quinta. Ar.h. se queste eti non arrivano simultaneamente,

    tuttavia coesistono insieme e concordemente nell'aniiu pia e giustificata. Ed esse ti condurranno alla settima, .h."8 quiete e pace perenne. Cosi, liberato per ,.i ,.olt., .oir. si legge, dalle tribolazioni di un'et) iortrtti.e di mortr,ifr.u settima i mali non ti toccheiur,o pii (cf. Gb 5, 19). Infatti non potranno pir) turbarii cose che pii non saranno, n6 potranno pir) prevalere quando pii non potranno osare. Li sicura iari f immbrtaliti,^li immortale la sicurezza' (Sermo 216,7 -8) Mannr, vERGINE, coME Mama

    [Credo] La santa Chiesa. La santa Chiesa siarno .,oi. E non dico noi [solo] nel senso di quanti ora stiamo qui, di voi che mi ascoltate. Quanti siamo qui, pet- grazia di Dio fedeli cristiani di questa Chieia,'ossia*di questa citti, quanti ne sono in que90

    sta regione, quanti ne sono in questa provincia, quanti ne sono oltre il mare, quanti ne sono in tutta la faccia della terra (perch6 da dove sorge il sole fin .love tramonta B lodato il nome del Signo rc lcf . Sal l12,3l), questa d la Chiesa cattolica, nostra-madre vera, vera conluge di tanto Sposo. Onoriamola, perch6 d la dama di un cosi grande Signore. E che potrd dire? Oh! grande e singolare degnazione dello Sposo! La incontrd meretrice e la rese vergine! Non deve negare di essere stata meretrice, per non disconoscere la misericordia del suo liberatore. Come non era meretrice, quando fornicava dietro idoli e demoni? In tutti ci fu la fornicazione del cuore: quella della carne in non molti, ma quella del cuore in tutti. Egli venne e la rese vergine: rese vergine la sua Chiesa. Essa B vergine a motivo della fede: se guardiamo carnalmente, ha poche vergini consacrate, ma nella fede deve avere tutti vergini, donne e uomini; in questo deve consistere la castit), 1a purezza e la santiti. Volete sapere come essa d vergine? Ascoltate I'apostolo Paolo, ascoltate l'amico dello sposo, che d geloso per 1o sposo e non per se stesso. Io ui bo promesso ad un unico sposo, egli dice. Lo diceva alla Chiesa. A quale Chiesa? Dovunque la sua lettera fosse potuta afftvare. Io ui ho promesso ad un unico sposo, per presentarui a Cristo come una uergiru.e casta. Perd temo, soggiunge, cbe come il serperute sedusse Eua con la sua astuzia, cosi i uostri serutimenti si corrompano dalla castiti nei riguardi di Cristo (cf. Z Cor 11, 2-3). Se temi di corromperti, vuol dire che sei vergine. Temo, gli dice, cbe come

    il serpente sedusse Eua coru la sua astuzia... il serpente si uni carnalmente con Eva? E

    Forse che

    tuttavia ne spense la verginiti del cuore. Questo temo, eglt dice, cbe i uostri sentimenti si coruompano 91

    dalla castiti nei riguardi d'i Cristo. La Chiesa dunque B ,r.rsirr.. VereinE E, e vergine si conservi: stia ben

    io"iri, da chl cerca di se-durla, per non ritrovarsi ;;;[i lu .o..o-pe. La Chiesa B vergine' Tu forse *i ooit.sti dire: Mu t. essa E vergine, come mai

    partorisce dei figli? E se figli non ne partorisce, come mai noi abbiamo dato i nostri nomi per nascere Jalle sue viscere? E io ti rispondo: Essa B vergin.e Z.Maria che partori il ;;;; purtorir... -Arto*rg\t, partoli da versant{Murtulol che For.. 5G;";;. g1ne, e verglne rimase tuttavia? cosi anche la chiesa consideri bene-, ['q fiutittit..".d E vergine..E seperch6 son membra di ihi.l .*u partorisc."il Ctirto, Voi siete il corb.atiezzatr. C;il ;;6[i .h. vengono (7 12,2-7), drce Cor membra sui le oo d,i iristo e essa d Cristo, di membra partorisce se E, i'Apotrolo. ro*iglirntissima a Maria. (Sermo 2L3,8) OSMHAO CHIAMARCI MADRI DI CRISTO

    Orbene, carissimi, considerate che cosa siete voi stersi, urr.h.'rroi siete membra di Cristo e corpo di Cristo. Ponete attenzione a come siete cid che Cristo dice: Ecco mia madre e i miei fratell-i .come sarete *uJ..di Cristo? E se uruo ascoito , f, lo uolonti del podi, mio che sta nei cieli, egli i mio fratello, mia sore:lla e mia madre (cf. Mt lI, 49'50)' Probabilmente .hi ,o.ro i fratelli e chi sono le sorelle 1o capiscg, poia l'.r.diti e percid la misericordia di Cri.iiZ

    .i", ""i.u ."ti. Dur essendo

    l'Unico, non ha voluto essere noi ;;l; ffiH uolrto che fossimo eredi del Padre ed eredi insieme con lui. Quell'eredit) in effetti d di tal ,r^,rru da non poter essere scarsa per il gran numero ei ;;;;ii- Comprendo quindi che noi siamo fratelli 92

    tlcl cristo e che sono sorelle di cristo le sante e fedeli ,lonne. Ma in che senso possiamo intendere essere rnadri di Cristo? Che potiemmo dire dunque? Osercmo forse chiamarci- madri di Cristo? M, cerro, osiamo chiamarci madri di Cristo. Ho chiamato inl'atti voi tutti suoi fratelli e non oserei chiamarvi sua rnadre? Ma molto meno oso negare cid che affermd il (,risto. Orsi, dunque, carissimi, osservate come la (lhiesa cosa quesfa evidente i la sposa di Cristo; cid che si cornprende pir) difticilmente, ma d vero, d la madre di Cristo. La vergine Maria ha preceduto la Chiesa come sua figura. Come mai, vi domando, Maria d madre di Cristo, se non perch6 ha partorito le rnembra di Cristo? Membra di Crisro Jete voi, ai quali io parlo: chi vi ha partoriti? Sento la voce del vostro cuore: da Madre Chiesa>>. Questa madre sant4 onorata, simile a Maria, partorisce ed d vergine. Che partorisca lo dimostro per mezzo vostro: ii.t. nati da lei; essa partorisce anche Cristo, poich6 voi siete membra di Cristo. Ho dimostrato .h. partorisce, ora dimostrerd ch'd vergine; non mi mrni, la testimonianza divina. Vieni davanti al popolo dei fedeli, o beato Paolo, sii testimone della mia dimo strazione; grida e di' cid che desidero dire: Vi bo promessi in matrimonio a un solo sposo, cioi a Cristo,-per presentarui a lui come und uergine pura (cf. Z Cor'|I,2). Dov'd questa verginit)? Dov'd che si teme la corruzione? Lo dica colui stesso che l'ha chiamata vergine. V1 ho promessi iru matrimonio a un solo sposo, ioi a Cristo, per presentarui a lui come uro rrrgioe pura. Ten?o per_o -- dice - che, allo stesso modo c-be Eua fu sedotta dalla malizia del serperute, cosi i uostri peruiieri si corrompano e uoi p_erdiate la sempliciti e la purezza riguardo a Cristo (cf. Z Cor IL,3t.Conservate nel vo-

    stro spirito la verginiti; la verginiti dello spirito

    d

    93

    l'intesrith della fede cattolica. Come Eva fu corrotta dalla"parola del serpente, cosi la Chiesa deve essere vergine per dono dell'Onnipotente. Le membra di Cristo partoriscano dunque ion 1o spirito, come Maria vergine partori Cristo col ventre: cosi sarete madri di eristo. Non d una cosa lontana da voi; non E al di fuori di voi, non d incompatibile con voi; sletg diventati figli, siate anche madii. Siete diventati figli della madr6 quando siete stati batt ezzatr, allora siete nati come membra di Cristo; conducete al lavacro del battesimo quanti porrere affinch6, come siete diventati fiqli quando siete nati, cosi possiate essere anche *r-dri di Cristo conducendo alui a nascere. (Sermo 72/ A,8) Loor, ALLA CHrcsa cATToLICA

    Ai cristiani d stata data questa regola di vita, cuore, che amiamo il Sipnore Dio nostro con tutto ,cf. il Dt 6,5), spirito lo con tutta I'animi, con tutto (cf. 19, Mt stessi noi come ouindi il nostro Drossimo ig; ZZ, 3g): infatti da questi due comandamenti dipende tutta la [,egge e iProfeti (cf . Mt 22,40)-. Giustamente tu, Chi6ia cattolica, verissima madre dei cristiani, raccomandi di onorare con assoluta cariti e purezza Dio stesso, i1 cui-possesso costituisce la

    beat a, senza proporci alluna creatura da adorare e da servire. Escludi da quella incorrotta e inviolabile eterniti, alla quale ioltanto l'uomo deve sottomettersi e alla q,ralb soltanto 1'anima razionale deve unirsi per non itt... miserabile, tutto cid che a cambiamento, che d E stato c..uto, che soggiace -No, confondi quello che tempo. sottoposto al l'et.tnita, quello che la veritd, quello infine che la

    viia

    94

    lxrce distingue e non separi

    pii

    cid che una

    sola

    rrr:rcsti congiunge. Abbracci anche l'amore e la cariri del prossimo cosi che presso di te abbondano i

    rirnedi contro le varie malattie

    ;rnime per i loro peccati.

    di cui soffrono

    le

    Tu istruisci ed educhi i fanciulli nelf ingenuitd, i giovani nella forza, i vecchi nella serenitll secon,lo quanto richiede non soltanto l'eti fisica di ciascuno, ma anche quella spirituale. Sottometti le rnogli ai loro mariti in una obbedienza casta e fedelc, non per soddisfare la libidine, ma per prop agare la prole, formando una societd fondata Julla famiglia. Anteponi i mariti alle mogli, non per prenderti .qig9o del sesso pir) debole, ma secondo le leggi clell'amore sincero (cf. Gn 39, 14; Gdc 19, 25; 2Re 1, 28). Sottometti i figli ai genitori in una sorta di libera serviti e anteponi i genitori ai figli in un dorninio che ha del religioso. Unisci i fratelli ai fratelli con il legame della religione, pii saldo e pii intimo di quello del sangue.. Col. una reciproca iariti congiungi i consanguinei e gli affini, mantenendo i vincoli stabiliti o dalla natura o dalla volonti. Insegni ai servi ad essere devoti ai padroni non tanto pei la necessit) della loro condizione, quanro per il piacere del dovere. Per ossequio a Dib sovrano, Signore di tutti, rendi i padroni clementi nei confronii dei servi e pii propensi a dare un aiuto che a punire. Unisci i cittadini ai cittadini, le nazioni alle iazroni e tutti gli uomini nel ricordo del1a loro comune origine, non solo per costituire un'unica societi, ma quasi per dar luogo ad un'unica famiglia. Insegni ai re a vegliare sui loro popoli, ammonisci i popoli a sottostare ai loro-re. Insegni con cura a chi ipetta l'onore, a chi l'affetto, a chi la riverenza, a chi il timore, a chi il conforto, a chi l'ammonizione, a chi 95

    l'esortazione, a chi la disciplina, a chi il rimprovero, a chi la punizione, mosirando come non a tutti si deve tuttd, menffe a tutti si deve la cariti e a nessuno l'ingiustizia. E uia volta che questo amore umano avri nutrito e raffo fzato 1o spirito e questo , _attaccato a}le tue sar) ttaio messo 1n grado di seguire Dio; ma.t melle,.che la divina maesti avri incominciato a una volta .u.rif.r,6si quanto ts sufficiente all'uomo finch6 soggiorna ,r, q.r.it, terra, allora si desterd un tale ardore fii-.riira . ,i l.u.t) un cosi grande incendio d'amore Ji"i"o .he, dislutro ogni viiio, purificato e santificato l'uomo, mostrerh abbastanza chiaramente quanto ,iu"o J.gne di Dio le affermazioni: Io soro un,fuoco che consima e: Soruo uenuto a portare il fuoco,su-lla terio (rf. Lc 12, +9). Queste due espressioni dell'unico Dio, suggellate nei due Testamenti,-annunciano, con .ori8"rde attes tazione, la santifi cazione dell'ani""u' ;;;, p;t.h6 si attui finalmente cid-che parimenti nel Nuorro B stato accolto dell'Anti co La morte i stata as,oiiito nella uittoria. Doue i, o ntorte, il tuo pungiglione? Doue i, o morte, la tua forza? Gf ' 7 Cor L5, 54i:). S. gli eretici riuscissero a comprendere questo roitr"a,"in piena umilti e pace perfetta, non adorerebbero'Dio in nessun'altra parte se non presso di te e nel tuo grembo. Giustamente preEg di te si conservano dappertutto i precetti divini. Giustamente presso di te- Ji comprende quanto sia- P1n glave peccare .L"*.."do la f.eg. che igt orandola' Il pungigllone iar- rnorte i il piicato e la forza del peccato i la legge (.f. I Cor 15, 56), con la quale puo-colpire pir) duradel pr:ecetto violato. -.ni. " dirti.rggerela.orti.rr, Giustam.rrt. piE so di te si vede q,rrnto siano vane le opere compiute in ossequio alla legge, quando la concupiscena d.umta 1o spirito ed b frenata dal timore 96

    .|.'lla pena ma non annientata dall'amore della virti. ( ,iustamente appartengono a.te tanti uomini ospitali, r1('nerosr, mlserlcordiosi, sapienti, casti, santi, a tal

    ptrnto ardenti d'amore di Dio da trovare piacevole ,r.ldiritturala solitudine in una suprema continenza e in un incredibile disprezzo di questo mondo. (De trtor. eccl. cath.I,30, 62-64) GrusTN VIA TRA AZIoNE E CONTE,MPLAZIONE,

    Quando noi pensiamo alla pace che voi [monaanche noi nella vostra cariti, bench6 viviamo tn mezzo a varte e dure fariche. Noi infatti formiamo un solo corpo sotto un solo Capo, per modo che voi siete attivi in noi e noi siamo in voi conternplativi; poich6 se sffie un membro, sffiono can esso tutte le altre membra; e se un ruembro i glorificato, ne godoruo con esso tutte le altre membra (cf. 7 Cor 12, 26). Vi esortiamo dunque, vi preghiamo e vi scongiuriamo per la profondissima umilti e la eccelsa misericordia di Cristo, di ricordarci nelle vostre sante preghiere, che crediamo siano da voi elevate con maggior vtgtlanza e attenzione, mentre le nostre vengono strap azzate e offuscate dalla confusione e dal tumulto degli atti processuali secolari che riguardano non gi) noi, ma coloro i quali se ci cosringono afare con loro un migrlio,-ci si comanda di andare con essi per alri due (cf . Mt 5, 4I); siamo assillati da tante questioni che a stento possiamo respirare. Siamo perd pienamente convinti che Colui, al cui cospetto arrivano i gemiti dei prigionieri (cf. Sal78, 11), se sarerlo perseveranti nel ministero in cui si B degnato collocarci con la promessa del premio, ci liberer) da ogni angustia con l'aiuto delle vostre preghiere.

    cil godete in Cristo, la gustiamo

    97

    Vi esortiamo quindi nel Signore, o fratelli, che pratichiate l'ideale religioso abbracciato e. Perseveriaie fino alfa frne (cf. Mlz+, l); L0,22); se la Chiesa richiederi i vostri servigi, non assumeteli p-er brama di salire in aito n6 rifiutaieli spinti dal dolce far nulla,_ma ubbidite con mitezza dr.rote a Dio sottomettendovi con mansuetudine a Colui che vi dirige, che guida i miti nella giustizia e ammaestra i docili nelle sue vie (cf . Sat 24, 9).Non vogliate neppure antepome la vostra pace a1le necessit) della Chiesa; se nessuno tra i b.roni volesse prestarle l'opera nel-generare.nuovi figli, nemmeno voi avreste trovato il modo di nascere illa vita spirituale. Orbene, come si deve camminare ffa i. fuocb e l'acqua senza bruciare n6 annegare, cosi dobbiamo regolaie la nostra condotta tra il vertice della superbia-e Ia voragine della pigtizia, senza deuiare - coie dice la Scrittura - rtd a destra nti a sinistra

    , 1,1; Pru 4,27). Vi sono infatti di quelli che, mentre temono eccessivamente d'essere per cosi dire trascinati a destra e d'insuperbirsi, vanno a cadere nel1a sinistra affondandovi. Ci sono d'altronde di quelli che, mentre si allontanano eccessivamente dalla sinistra per non lasciarsi inghiottire dallo snervante torpore dell'ozio, dall'altra parte si lasciano corrompere i diuorrte dal1'orgoglio . dull, vaniti fino a dileguarsi in fumo e faville. Ahate dunque, carissimi, la vostra pace, in modo da reprimere ogni piacere terreno, e riiordatevi che tto, ,, E luogo ore non possa tendere i suoi lacci colui il quale teme che riprendiamo 1o slancio verso Dio, e che noi, dopo essere stati suoi schiavi, giudichiamo il nemico di tutti i buoni: pensiamo inolIre che non ci sari per noi riposo perfett o fino a qudndo non passeri I'iniquiti e la giustizia non si muteri iru giudizio (cf . Sal56,2;93, t5). @,p. 48, 1-2) (cf .

    98

    Dt

    17

    ECCLESIOLOGIA IN CHIAVE POLE,MICA

    LauronrrA DELLA Curssa cATToLrcA

    I costumi, quali che siano, influiscono tanto sulle menti umane che possiamo con pir) ptontezzabiasimare e condannare come riprovevole quanto in essi c'd di perverso - cosa che accade quasi sempre

    per il prevalere di desideri sfrenati - che abbandonarlo o cambiarlo. Ritieni forse una decisione di poco conto per le vicende umane che non solo pochi dottissimi uomini discutano, ma anche tutta una folla incolta di uomini e di donne, appartenenti a tanti e diversi popoli, creda e proclami che nulla di terreno, nulla di celeste, infine nulla di cid che si percepisce con i sensi deve essere adorato al posto di Dio, al quale ci si deve accostare con iI solo intelletto? E che la continenza arcivr fino al pii povero dei nutrimenti fatto solo di pane e di acqua, che i digiuni si prolunghino non per un giorno soltanto ma anche per pii giorni di seguito; che la castit) giunga fino alla rinuncia del coniuge e della prole, che la pazienza ftno a non curarsi delle croci e delle fiamme, che la liberaliti fino alla distribuzione dei patrimoni ai poveri, che, infine, il disprezzo di tutto questo mondo si spinga fino al desiderio della morte? Pochi fanno queste cose, meno ancora le fanno bene e con saggezza, ma i popoli le prendono in considerazione, i popoli le approvano, i popoli le favoriscono, i 99

    propria popoli infine le amano: i popoli -non incolpano la non farle, a riescono Z.Lolrrra del fatto che qualperd non senza e Dio a mente la elevare senza .h" scintilla di virti. Tutto cid fu reahzzato dalla divina Prowtdenza pet mezzo dei vaticini dei profeti, della vita umat, 3i Cristo e della sua dottrina, dei viaggi degli Apostoli, degli olra-ggi, delle croci, de1 rrrigrr., ditle morti dei martiri, della condotta encomialile dei santi e, secondo le circostarrze, dei miracoli degni di awenimenti e virti cosi eccelse. Considerandl, dunque, un aiuto di Dio cosi grande, un proqresso ed un esito altrettanto grande, esiteremo a della sua Chiesa, che, -.tT.t.i al sicuro nel grembo apostolica, atttaver' Sede come dalla sua istituzione al riconoscimento fino vescovi dei so la successione del genere umano, malgrado le invettive degli.eretici - ch"e peralro sono staii con dannatr 1-9. parte dal giudtzio iel popolo stesso, in parte dall'autotevolezza dei concili, in parte anche dalla grandiositi dei miracoli - ha ottenuto il massimo grado di autoriti? Rifiutarle questo ruolo preminente di certo d indice di somma empieti o di una sconsiderata atroganza. Infatti, se gli animi hanno una via certa alla s1tenza e alla suluJzza solo quando sono predisposti dalla fede alla ragione, in ihe altro consiste f ingratitudine verso l'opEra e l'aiuto divino se non nel voler resistere ad un'autoriti che dispone di tanta energia? E se ciascuna disciplina, per quanto di poca importanza e facile, richiede un insegnante o un maestro per poter essere compresa, c'b ,n atteggiam^ento pir) gonfio di temeraria superbia di quello di rifiutarsi di conoscere i Libri dei divini miJteri dai loro interpreti e di ardire di condannarli senza conoscerli? (De util. cred. 17 , )5) 100

    E Cnrsro cuE

    BATTEZZA

    Giovanni sapeva che Gesi era il Figlio di Dio; sepeva che egli era il Signore e il Cristo; sapeva ant'he che egli era colui che dovevabattezzarein acqua t' Spirito Santo; tutto questo lo sapeva; ma cid che non sapeva, e che apprese per mezzo della colomba, i che il Cristo avrebbe riservato a s6 la potesta di l-tattezzate e non l'avrebbe trasmessa a nessun ministro. E su questa potest), che il Cristo riservd a s6 e non trasferi in nessun ministro, sebbene si sia degnato servirsi di loro per battezzate, B su questa potesta che si fonda l'uniti della Chiesa, che d simboleg grata

    nella colomba della quale E stato cletto: tJnica i la mia colomba, unica i per sua madre (cf . Ct (>,9). In fatti, o miei fratelli, come gii vi ho detto, se il Signore avesse ffasferito questa poteste nei suoi nrinistri, ci sarebbero tanti battesimi quanti ministri, e non si salverebbe l'unit) del battesimo. Prestate attenzione, fratelli. Fu dopo ii battesimo del Signore nostro Gesr) Cristo, che la colomba discese su di lui e fece conoscere a Giovanni

    una caratteristica del Signore, secondo ci6 che gli era stato detto: Colui sul quale uedrai discendere e fermarsi lo Spirito, come colomba, i lui quello che battezza ruello Spirito Santo. Prima che il Signore si presentasse per il battesimo, Giovanni sapeva che B lui quello che battezza nello Spirito Santo; ma d dalla colomba che Giovanni apprende che la potest) del Signore B cosi personale che non passeri in nessun alro, anche se ad altri dari facolti di battezzare, Dove abbiamo la prova che Giovanni sapeva gii dapprima che il Signore doveva battezzare nello Spirito Santo? E dove abbiamo la prova che dalla colomba apprese che il battesimo del Signore 101

    nello Spirito Santo era tale che questa potesti non ;;;;L# purrrru in nessun altro ubmo? La colomba Jir..r. *1 Sigrrore quando egli era gi) stato batteziuto. Ora, no"i abbiamo detto che prima che Gesi uerrirre per farsi battezzare da Giovanni nel Giord;;;; Giovanni 1o conosceva, come^ attesta egli ,t.rro quando dice: Tu uieni da me a fa.rti ba,ttezza,ii tonb io cbe deuo essere battezzato da te (cf' Mt ), l4). Sapeva dunque che era il Signore, sapeva .h..iu il irigtio di Dio; che_prova abbramo che sap.rru anche ihe egli doveva battezzare nello S.pirito banto? prima chebesi scendesse nel fiume, al1orch6 molti accorrev ano a Giovanni per farsi. b.attezzare, egli disse loro: Io batteZzo-in acqua: ma colut cbe urcne a\oo di me, i piD prande di me, e io non sono degno di ,rioglirrgti'i iegaii dei calzari; i lui cbe ui battezzeri n Sipirrii, Sant6. e fu.oco Gf . Mr 3, II). Dunque, Giovannl sapeva crd. che cos-a apprese allora pef .mezzo a.[..o6*bu, si da non dovei".r..e poi considerato brgiurdo (allontani Dio da noi un tale sospetto)l ep;;"; che ci sarebbe stata in Cristo una propriet) tale i"r cui. malsrado la moltitudine dei ministri, santi o la santit) del ;;;;;ti, .fi. avrebbero battezzato, a colui sQp-ra non se attribuirsi da era tattesimo non il o.rul. discese |a colomba, e del quale fu detto: E lui Sinto kf ' Gu t, )))' irltti che battezza nello Spiriroche battezza;battezzi Eu;a rri pure Pietro, d Ciisto P;;1; a bristo che battezza; ebattezzi anche Giuda, B - Cristo - S. lachebattezza. santith del battesimo dipendesse dalla dimeriti dei minismi, ci sarebbero tanti batdei u.rriti tesimi quanti possono essere i meriti; e og.luno penserebbe d'avei ricevuto una cosa tanto migliore quanto-misliore considera il ministro dal quale E stato batt;;;i".-C[ t,.tsi santi - intendetemi bene, fratelli 102

    rrrici -, i buoni che appartengono alla colomba, che s()no cittadini della celeste Gerusalemme, i buoni che s()no nella Chiesa, dei quali l'Apostolo dice: Il Signor(' sa chi soruo suoi (cf. Z Tm 2, 19), sono diversi

    i

    (luanto a doni spirituali, e i loro meriti non sono rrguali. Certuni sono pii santi e migliori degli altrr. l)crch6 dunque, se uno viene battezzato, mettiamo, ,la un tale che B giusto e santo, e un altro invece da rrno di minor merito davanti a Dio, di una virti meno elevata, dt una castiti meno perfetta, insomma di vita meno santa; perch6 entrambi ibattezzati ricevorro la stessa identica cosa se non perch6 i lui quello che battezza? Nlora, come quando battezzano due santi dotati di meriti diversi, \a grazia d una e identica, e malgrado il diverso grado di santit) dei ministri, non E superiore in uno e inferiore nell'altro; cosi ugualmente una e identica E la grazia donata dal battesimo amministrato da un indegno, che battezza perch6 la Chiesa non sa che d cattivo, o perch6 lo tollera (i cattivi, infatti, restano ignorati o tollerati; come si tollera la pula in attesa che, alla fine, l'aia venga ripulita). La grazia data da questo battesimo d una e identica, e non viene compromessa dall'indegniti de1 ministro; d sempre uguale perch6 d lui quello che battezza. (In Io. eu. tr.6, 6-8) Coxpus PERMIXTUM

    La prima regola [di Ticonio] riguarda il Sigruore e a questo proposito, noi sappiamo che a volte ci si prescrive di ritenere come unica la persona del capo e del corpo, cioE di Cristo e della Chieia. Non d stato detto senza motivo infatti ai cristiani: Voi siete stirpe di Abramo (cf. Gal3,29), quando unica B la stir-

    il suo corpo. Ora,

    103

    pe di Abramo ed essa B Cristo. Quando dunque si pas-

    ;; iJ.upo

    capo senza.che si

    al corpo e dal corpo al .i"".ghri-1'unica e. identicu p.ito.a, nbn si debbono avere esltazlonl. E, infatti .rrra la persona che parla. quando dice: Come a uno spos.o mi ha messo in cqpg i! (cf. diadema e come una sposd mi ba adornata di gioielli Is 6L 10). Eppure occorre certamente distinguere quai. +U. dr. iot. convenga al capo e quale al corpo, cioe quale a Cristo e quale alla Chiesa' iu ,..orda regbla riguarda il corpo del Signore nelleii, d.r, sezion"i. Effeltivamente non 1o si sarebbe dovuto chiamare cosi, poich6 in realti non d corp. J"t Sig.ro." quello che non sard eterno con 1ui. Si iarebbe Eovuto' dire: Il corpo. del Signore,vero e qr.[.-, framntisto, oppure: quello vero e quello fitti ,1;, ; cose del g"ttii.. In iealti bisogna affermare ;h; ;.; solo ne"ll'eterniti ma anche a1 pres-ente gli ioocriti non sono con lui, sebbene sembrino far parte deflu sua Chiesa. Sotto quesro profilo la presente recon la dizione: la Chie;;i; p";.va anche esprimersi i, .r"llu sua mesc olinza. Nla questa regola esig-e un lettore attento poiche la Scrittura, sebbene parli ordi person€, sernbra par-ri ua una diversa categoria stava parLando prlma' o cui stessi quegli lare, quasi, a (mentreda quel, punto in poi siessi degli lfr.'prdi purli di altrii, quasi che pe-r la mescolanza e comu;i;;. dei sacramet ti che ii ha nel tempo, sia ,nico il ;;;;; del'una e dell'altra categoria. A questo si rife.ir.'e]t a.tr. del Cantico dei Cirutici: Soio scura e belto ,oi, le tende di Cedar, come la pelle di Salomone (cf . Ct 1, 5). Non dice infatti: Un tgqPo fui scura co*. t" r."ie di Cedar ma ora sono bella come 1-a pelle Ji Sulo-one. Ha detto che d allo stesso tempo l'una e luiru cosa, per l'uniti che nel tempo godono.i pesci buoni e i pesci cattivi trovandosi in una medesima re-

    r04

    rt' (cf. Mt 13,48). Le tende di Cedar infatti sono una lrrrrziofle di Ismaele, che non sari erede insieme alfillio della donna libera (cf. Gn 21,I0; Gal4,30). Perrrurto della porzione dei buoni Dio diri: Condurrd i , icchi per la uia cbe noru conosceuaruo e batteranno t/rude c/te non conasceuano; io renderd ad essi le terr,'bre luce e le uie tortuose renderd diritte: queste co',' .fard e non li abbarudonerd. Successivamente dice ,lcll'altra porzione che si era mescolata pur essendo

    tli cattivi Loro al corutrario si sono uoltati indietro (cf. lr 42, 76-17),, sebbene con queste parole si indichino iurcora gli altri. Siccome perd adesso sono in un'enrita sola, parla di essi come di coloro dei quali stava 1,,rrlando antecedentemente. Ma non saranno sempre rrniti. Si tratta infatti di quel servo ricordato nel Van-

    gelo che il suo padrone, quando verrh, divider) e rnetter) la sua parte insieme con quella degli ipocriti |cf. Mt 24, 5l). (De doctr. chr. 3, )1, 44 - )2, 45)

    La crrra Dr Dro

    Quel popolo, attraverso molteplici e svariati scgni di eventi futuri - che sarebbe lungo ricordare compiutamente e che vediamo compiersi ora nella (.hiesa fu condotto alla terca promess a (cf . Eb 1I, t); Cn 12,7; Es 3, 8.17) ove doveva regnare temporaneamente e materialmente secondo il suo desiderio. Regno terreno che tuttavia rappresentd la figura del regno spirituale. L) fu fondata Gerusalemrr-re, quella famosissima citti di Dio (cf . Eb 12,22) che, in condizione di serviti, vale a rappresentare quella citti libera chramata celeste Gerusalemme \cf . Gal 4,26), parola ebraica che significa <>. Di essa sono cittadini turti gli uomini san10,

    tificati, quelli che furono, che sono e che saranno, come Dure tutti eli spiriti santificati, pure quelli pii alto [ei iieli, obbediscono a Dio con .1,., ".t oir'a.uoLion e non imitano l'empia superbia del ii;";il . J.i suoi angeli. Di questa citta d re il SiC.sri Cristo, V.tbo di Dio, che governa gli """* ingeli sommi; Verbo che assunse la natura umana che Gf.-C;1, i+i, per governare a.nche g1i uomini pacg senza nella lui con tutti insieme regneranno f*;. Q..rul. preflg,rrazione- di questo Re, nel regno t.rr.rri del popoio d'Istuele, si distinse grandemen(cf' ;;^r1 r;D;;i?.i auu, cui stirpe secondo 1a carne il per eccellenza, R;1-,1) Jo"."a discend.t. il Re cosa t?P'onostro Signore Gesi Cristo, th, i -ogni Dio bene"detto nei secoli (cf. Rm 9,5)' Nella terra p."-.tt, ,i ,oro c^ompiuti molti awenimenti quale trefisurazione di Crisio venruro e della Chiesa; avu.r,iri..rti che tu potrai imparare a conoscere a po.o , po.o nei Libii Sacri. (De catech. rud' 20,)6)

    106

    ECCLESIOLOGIA IN CHIAVE MISTERICA

    EvA,

    FTGURA DELLA

    Crur,sa

    Il salmo sembra suppome che tu gli chied a: Ma .luando ci leveremo? Ora ci si com anda di sedere: .luando awerr) la nosra esaltazione? Quando awenne quella de1 Signore. Mira colui che ti ha preceduto, poich6, se ricuserai di guardare a lui, sarebbe vano per te il levarti prima della luce. Quando dunque fu glorificato il Signore? Dopo morto. Anche per te dunque ripromettiti la gloificazione dopo la morte. Attendila per il giorno della resumezione dei morti, perch6 anche lui ascese dopo risorto. Ma dove dormi? Sulla croce. Quando si addormentd sulla croce fungeva da simbolo, anzi adempiva quanto era stato prefigurato in Adamo. Mentre Adamo dormiva, gli fu sottratta una costola e ci si formd Eva (cf. Gn 2,2122). Cosi il Signore. Mentre dormiva sulla croce, gli fu trapassato il fianco dalla lancia e ne scaturirono i sacramenti con i quali s'd costituitala Chiesa (cf. Gu 19, )4). Anche la Chiesa infatti, sposa del Signore, trae origine dal suo fianco, come Eva era stata presa dal fianco [di Adamo]. E come questa fu tratta dal fianco dell'uomo addormentato, cosi anche la Chiesa non ebbe altra origine che il fianco di Cristo morto. I1 tuo Signore, dunque, non risorse se non dopo la morte; e tu vomesti pretendere una glorificazione prima che finisca 7a vita presente? Lisciati istruire dal 107

    salmo. Supponendo- che tu gli vada a domandare: Ma ;;il" "iieverd? forse prima che sia stato seduto? ti ;ir";;il , Oioiao auri iato il sctnno ai suoi amici.Id-

    Ji;;;;;"f,.ia

    che si saranno

    questo dono ai suoi amici, ma dopo ,ddor-.nrati. Allora si leveranno gli

    di lui, cio} di cristo. Tutti infatti risorgeranno, ,rru no. tutii come i suoi amici. La resurrezione dei *."i, i" alffe parole,.sar) un.fatto universale, ma cosa dice l'Apostolo? E uero che tuttt rusorge.remo, ma non tutti rorr*i trasformati (cf.7 Car 15,51' Gli altri risorgeranno per il iastigo, noi lt.:g:::T^:-del1a stesche sa resurrezlone del Sign6re nostro, p.t seguire iui membra' le siamo ne noi capo, t.-pt. che a il "otrto siamo ,ri *.-bra, siamo anche suoi amiS. p.rrurrto

    u-i.i

    attende la stessa resumezione che gii s'B attuata nel Sisno re. La luce d sorta prima di noi, noi sorgere;; AZ;t; i, lr..' Vano infaiti sarebbe per noi volerci i;;;;;titru J.llu luce, ambire ciots le ayezze [della ',.dul^monlento Ii..irL'prima di passare per la mo-rte nella .t. ".*meno Crirto, ,rortru luce, fu glorificatolxemsue dunque) Divenuti, morire. di prima carne iiu ., iru l. s.e membra, i suoi prediletti, noi risorge-

    .iJ-.,

    .hL tot.mo'caduti nel sonnoJ ciod nella ."r"i."rione dei morti. Uno solo infatti d finora risorio p.t non pir) morire" Risorse Lazz,ato, Pa P91'morit. ii""ouo (.f. Gu 11,44); risorse lafiglia dell'arcisinagogo, pa P..r morire.di nuovo lcf ' Mt 9,25), come per monre dr nuovo risorse quel figlio della vedova

    ;;;'e;o;

    T;i. i,1,15). Solo Cristo risorse per non morire mai pi?. Oi". Ar.olia I'Apostolo: Cristo, riso.rto dai morti, cli su dominio piD alcun auri ;;; ;;;i;- lo iorte non quedi resurrezione una per te Spera ii, tr,t. Rm' 6,9). sto senere; e in vista di cid sii cristiano, no1] per conraggiungere su 9\te!t3 ,.n,iit" una feliciti che potresti '.rr"r. crisiiano per la felicit) il.; S. i"fr,ri volessi 108

    ..lclla vita presente, saresti uno che pretende levarsi lrrima della luce, poich6 la tua luce, eristo, non ambi rrna feliciti terrena. E necessariamente rimamesti ne1le tenebre. Cambia rotta, segui la luce. Inizia a levarti ,lallo stesso posto da cui E risorto lui. Ma prima mettiti seduto, e cosi porai levarti quando auri dato il sonno ai suoi amici.

    Suppone che tu insista ancora nella domanda: (,hi sono quesri amici? Ecco, erediti del Signore lsono) i figli, ricomperusa del frutto del uentre. Dicendo: Irrutto del uentre, significa che paila di figli grd nati. (,'d una donna nella quale spiritualmente ii aurrerano le parole dette ad F,va: Partorirai fra le doglie (cf . Gn ), 16-20). Difatti la Chiesa, sposa di Cristo, genera figli e, se li genera,lt partorisce. Tant'd vero che Eva, appunto perch6 ne era il simbolo, fu chiamata madre

    tlei uiuenri. Membro della Chiesa partoriente era colui che afferntava: Figlioletti miei, che io di nuouo partoriscct finchd Cristo rur-tru sia formato iru uoi (cf . Gal 4, 19). N6 ha partorito o generato senza successo: la stirpe santa si paleseri nella resumezione, e saranno innumerevoli i giusti che ora vivono sparsi per tutta la terra. Adesso la Chiesa geme per causa loro, mentre li partorisce; nella resurrezione dei morti invece apparir) in piena luce la feconditi della Chiesa, e finiranno i] dolore e il gemito. E cosa si dira? Ecco, erediti del Signore [sono] i figli, ricompen.ra del frutto del uentre. I)el frutto, non <. lCi sardf una ntercede del frutto del uentn:. Quale sar) questa ricompensa? Risorgere dai morti. Quale sar) questa icompensa? Alzarti dopo d'essere stato seduto. Quale sar) questa ricompensa? Allietarti dopo aver mangiato il pane del dolore. Di qual ventre son frutto questi tigli? Della Chiesa. Di lei era simbolo Rebecca, nel cui ,u,entre litigar,,ano quei due gemelli che rappresen109

    ma' tavano due popoli (cf. Gn 15,22-2))' Un'untca aflcora pfma c,he' Jt" p"*r"u it gt.*bo due fratelli, di nascere, stavano-lrr dir.ordia fra loro. con le loro Ji*otdi. irrt.rrr. urtavano contro 1e pareti del grem. i, -.are, mentre subiva la loro violenb;;;;;, za. semeva: ma, nel darii alla luce, operd quella-sepa-

    ;;;i;;;-i;'i ;;.

    gemelli che.incinia aveva tollerati' C;;i. i;;11i, accaie anche adesso' Finch6 Ie d riserii".t'e E nel tempo del p3r1o.1a Chiesa i"o-;;;" i buoni^e i catlivi' Frutto delil ".1 Ci*bb., a cui la madre riservd .t, ventre oerd q"ale Dio disse: Ho arnato Giacobaa . ;;"r-;t., U, iiirii'bo auutb in odio EsaD kf ' Ml 1,23; Rm 9' ma ri). Nu.quero tutt'e due da una stessa madre' qug.sti azione'.In riprov la ;;; ;;tiio i;u-ote, 1'altro di lei. Per ;;ti-ie; Oi.t e da riscontrarii il fruttouen*e. (En. del del rico*pensa La , frutto ;;i G d.itol in Ps. 126,1-8)

    ;;;'il;;ilt, ;;;r#.

    Esau

    p,

    GtacossE,

    LAnticoTestamentodlapromessafigurata,Il E la promessa intesa in senso spt-

    Nuovo Testamento

    ;ir;;i..

    S.

    terrestre appartiene all'Ananche I'immagine della Gerusa-

    i, C.r*ul.m*e

    tico Testamento, d

    uppu.riene al Nuovo Testamento' La .ir.on.irione della .urn. appartiene all'Antico TestaNuo*."lot t, .ir.ot,iitione def.,ore.]PPartiery'lestamen'1 Nell'Antico (cf 2,29)' Rm . Tesiamento vo viei" ii i.".lo viene liberato dall'Egitto; nel Nuovoescoche giudei i primo ne hfieiato dal diavolo. Nel egr.zia;; A[,Egitto sono inseguiti..dai persecutori viene cristiano popolo il secoido ;i.;;i firuon ;nel pnndlavolo' dal e peccatt stessi suoi dai perseguitato

    i;;,";;;leste .

    110

    cipe dei peccatori (cf..Col l, l1)..Ma come i giudei vengono inseguiti dagli egiziani fino al mare, cosi i cristiani vengono perseguitatr dat peccati fino al battesimo. Cercate di capire, fratelli, e osservate: i giudei si salvano attraverso il mare e nel mare vengono somrnersi gli egiziani (cf. Es 14; L5,21); i cristiani vengono liberati nella remissione dei peccati, vengono cancellati i peccati con il battesimo. I giudei escono dall'Egitto e dopo il Mar Rosso vagano nel deserto (cf. Es 15ss.); cosi anche i cristiani dopo il battesimo non sono ancora nella teffa promessa ma vivono nella speran za. Il deserto ts il mondo e colui che d veramente cristiano dopo il battesimo vive nel deserto, se ha ben compreso cid che ha ricevuto. Se il battesimo non consiste per lui solo in alcuni segni esterni ma se produce nel suo cuore effetti spirituali, capir) bene che per lui questo mondo B un deserto, capiri che vive in pellegrinaggto, che attende la patna. Lattende a lungo, vive nella speranza (cf. 2 Cor 5, 6). I'Jella speranza irufatti siamo stati saluati. Ma la speranza che si uede non i speranza. Cid che uno uede, come fa a sperarlo? Se poi speriamo cid che non uediamo, lo aspettiamo con pazieruza (cf. Rm 8, Z+). Questa pazienza rn mezzo al deserto d segno di speranza. Se gi) si ritiene tn patrta, non arriva alla patria. Se gii si ritiene in patria,, rtmam) sulla via. Perch6 non rtmanga per via, speri la patrta,la desidert, senza uscire dalla via. Perch6 ci sono Ie tentazioni. E come nel deserto vengono le tentazioni, cosi vengono anche dopo il battesimo. Come i nemici dei giudei non furono solo gli egiziant che li inseguivano dall'Egitto - erano nemici ormai passati, come ciascuno E inseguito dalla sua vita passata e dai suoi peccati passati con il loro principe, il diavolo -, ffia ci furono anche nel deserto coloro che volevano tagliar loro la strada, e i giudei combat111

    rerono contro di essi e li vinseto (cf. Es I7,8-16); cosi dopo il battesimo, quqn-do il cristiano ha comincia-

    del suo cuore nella spetanza to a percorrere -pi"*.rte Ia via non cambi strada. Arrivano le di Dio, aai. L"iur'io"i che suggeriscono alrre cose - i piaceri di questo mondo, ui-altro modo di condurre la vita -

    per stornare clascuno dalla propria via e allontanarlo a; .it che si era proposto. Se Jrrp.ti questi. desideri, 0".* suggestiot i, i i.-ici vengono ico'fitti per 1a uiu il pop-olo arriva alla Pattia. " Aicolta l'Apostolo che ci dice come queglj a\ryenimenii furono delle figure di noi: I\o, uoglio che iiiiriotr, fratelli - dice 1, che tutti i nostri padri furoii ,o,tto'li nube (cf. I Co,r 10, \ 1 Cor 10, 6) ' Se furo2o sotto la lube, furono nell'oscuritd. Che cosa significa: furono nelltoscurith? Non capivano in senso spirituale quegli awenimenti di cui essi erano i protagonisti in i.rrio materiale. E tutti attrauersarono il mare, iiiti, fryono battezzati in Mosi, e tutti mnrcgiarono lo stesso iibo spirituale (cf. 7 Cor -10, L )) fu]9ro data, infatti, la manna nel deserto (.f. Es L6, D-I5), come a noi ts stata datala dolcezza delle Scritture, Pef resistere in questo deserto della vita umana. E i cristiani sanq"ut. manna ricevono. Anche il salmo dice loro:

    "o Curiit,

    e uedete come

    i

    soaue

    il Signore

    (cf . Sal )3,9_).

    i iutti - dice l'Apostolo - 7lxangiarono lo.stesso cibo ,pirrtrolr. Che .oiu ,rrol dire: li stesso? Che significa lu ,t.rg cosa. E ttttti beuuero la stessa beuanda spirituale. E osserva come I'Apostolo ha espresso un'uuica cosa, tacendo le altre: Biueuano iffitti dq una Pleira spnitrol, che li seguiua; e la pietrd era Cristo' Tutte queste cose pu ton6 nostre figure (cf. I Cor 10,4)' Fuil"; rivelaie ai giudei, -u-.iut o figure di noi, perch6 ad essi furono rirrelate materialmente mentre per noi hanno acquistato un significato spirituale. Coloro perrt2

    ,'ir\ che vissero quegli awenimenti in senso materiale I l)l)artengono all'Antico Testamento. Osservate il particolare che Isacco era divenuto vccchio (cf. Gn 27,I). Quali persone rappresentava lsacco quando volle benedire il figlio maggiore? Era gi) divenuto vecchio. Chi B vecchio B antico. Per vecchiaia infatti intendo antichitd e per antichiti intendo I'Antico Testamento. Poich6 coloro che furono sotto la nube non comprendevano questo Antico Testamento, percid si dice che gli occhi di Isacco si erano inde:

    boliti. Lindebolimento degli occhi corporali di Isacco significa l'annebbiamento della mente dei giudei. [-a vecchtaia di Isacco significa l'antichit] dell'Antico 'lestamento. Che drnq.re, fratelli? E rrn fatto che Isacco vuol benedire proprio il figlio maggiore Esari (cf. Gn 27 , L-4). La madre amava il minore e il padre preferiva il maggiore perch6 primogenito (cf. Gn 25, 28). Uguale giustizia verso ambedue, ma maggiore amore verso i1 primogenito. Isacco vuol benedire il maggiore perch6 l'Antico Testamento avelra fatto le promesse al primo popolo eletto. Non parla di promesse se non per i giudei. Sembra che ad essi si fanno le promesse, che ad essi sono riservate tutte le promesse. Sono essi ad essere chiamati dall'Egitto, ad essere liberati dai nernici, ad essere condotti atffaverso il mare, ad essere cibati di manna; essi ricevono il Testamento, ricevono la Legge; ricevono le promesse ed infine ricevono la stessa tema promessa. Non dobbiamo meravigliarci perch6 Isacco volle benedire il figlio primogenito. Ma sotto la figura del maggiore viene benedetto il figlio minore. La madre infatti d tipo della Chiesa. Non circoscrivete la Chiesa, fratelli, i quei soli che dopo la venuta e la nascita deI Signore colnlnclarono ad essere santi; perch6 tutti coloro che {urono santi appartengono a1la medesima Chiesa. Int13

    fatti non d che il padre Abramo non appartiene a noi, perch6 visse prima che Cristo nascesse dalla Vergine, inentre noi dbpo, ciod siamo diventati cristiani dogo la passione di Cristo. A q-uesto propo-sito l'Apostolo diie che siamo fieli di Abramo (cf . Gal 3, 7; Rm 4, L2) quando imitiamo la fede di Abramo. Allora noi u..t.hm o a far parte della Chiesa quando 1o imitiamo ed escluderemo proprio lui dalla Chiesa? Questa Chiesa B prefi gurata in Rebecca, moglie di Isacco. Questa Chieia E frefigurata anche nei santi profeti i quali interpretavano ltAntico Testamento, p-erch6 -quel1e pr.oqualcosa di spirituale. -.ir. materiali significavanogliunspiritualr appartengono Se spirituale, per iid stesso al fi[lio minorb, perch6 il primo figlio B secondola catne, il minore secondo lo spirito. Gia ieri vi avevamo accennato, fratelli, che Esari E detto figlio maggiore perch6 nessuno diventa spirituale se piima non d stato carnale. Ma se si persevera sempre nella prudenza della carne si rimane sgmpre Esari. Se inveie diventa spirituale, diverr) il figlio minore (cf. Rrn 8, 6). Ma 1o stesso minore sari poi maggiore perch6 quello E prima per il tempo, questo-per l-a virti. Avendo Giacobbe cotto la lenticchia, Esar) desiderd mangiarla prima di ricevere qugsta benedizione. Disse Giacobbe ad Esari Dammi la tua primogenitura e io ti dard la lenticcbia che bo cotto (cf. Gn 15,31). Esai vendette al fratello minore la sua primogenitura. Giacobbe rinunzid- ad un -piacere tempot-rt .o, Esai rinuncid ad una dignit) duratura. Periid coloro che nella Chiesa vanno dietro ai piaceri terreni, d come se mangiassero 1a lenticchia. Lenticchia che Giacobbe ha cotto, si, ma non ha mangiato. Gli idoli erano soprattutto adorati in Egitto. La lenticchia B il cibo degli egtziani. Per lenticchia s'intendono quindi tutti g-li eriori dei pagani. Poich6 tnfattr

    rt4

    lrr Chiesa prefigurata in modo pii eminente e manifesto nel figlio minore doveva venire dai pagani, B detro nella Strittura che Giacobbe ha cotto la lenticchia ..'d Esai l'ha man grata.Infatti i pagam abbandonarono gli idoli che adoravano, i giudei invece vollero servire gli idoli. Col cuore rivolto verso l'Egitto, venivano guidati nel deserto. Uccisi nel mare e sommersi rlai flutti i loro nemici, i giudei desiderarono costruirsi un idolo, perch6 non vedevano Mosd [scendere dal rnontel (cf. Es 32,, L). Non capirono che Dio era presente ad essi; fiduciosi solo nella presenza dell'uomo

    c non vedendo Mosd con gli occhi, cominciarono a credere che Dio non fosse presente, menre lui solo zlveva fatto ogni cosa tramite MosB. Cercarono l'uomo con gli octhi di carne perch6 non avevano gli_occhi del -.rore, con i quali avrebbero potuto vedere Dio in MosB. Perdettero pertanto la loro primogenitura, perch6, rivolto il cuore verso l'F.gitto, mangiarono la-lenticchia. Applicate a voi il discorso. Parliamo del popolo cristiano. Anche nel popolo cristiano ottengono la primogenitura coloro che si riconoscono in Giacobba. Coloro invece che vivono secondo la carne, che credono secondo la carne, che sperano secondo la carne, che amano secondo la carne, appar-

    all'Antico Testamento, non ancora al Nuotengono -An.ora sono nella condizione di Esai, non nella benedizione di Giacobbe. Cercate di capire. I1 vecchio Isacco, dagli occhi ormai spenti, voleva benedire il figlio maggiore, Perch6 l'Antico Testamento era diretto ai giudei. Proprio perch6 l'Antico Testamento non veniva da questi capito, si dice che gli occhi di Isacco erano ormai spenti. Come ho detto, fratelli, Isacco si rivolge al maggiore , ma la benedizione scende sul minore. Infatti quella madre, che si riconosce in tutti i santi,

    ,ro.

    tt5

    cioB la chiesa, che ha compreso la prof.ezia, essa stes-

    ;;;;;rrsli^ ii'figti"minore

    e gli dice: lo stessa bo in-

    e portami iiri tu,o"padre ibe diceua a tuo fratello: Va'.benedica la e.ti inangi ne iiit, caiciagione perchti io dunSue,

    ilo

    oir*a"prima' che muoia. Ascoltamifiglio e Gl. Gn 27 ,'6-10; E gli d1e-de il consiglio di andare li madre la gr*g?; vicino dal .rpte"tti :ild;;rtl.'J"! ,u."UU. cucinati.t-. piaceva u t"to p4t: e.questi li avrebbe mangiati e avrebbe benedetto_il tig.lto mlnor., *."rre il"maggiore -era-assente' Giacobbe. perd .ilU. pr"., . t.piii d: Mi9 fratgllo h,a il pelo folto, io inueci no,. non mi capiti che mir-t padre mi tasti, c-.capisca cbe io sono Giacobbe e cosi ,irrro inuece della beiia/rion, la maledizione. Ma la madre 1o rassicurd: Va:', figlio mio, ascoltami; la tua rualedizione: sia sopra portd due ii irirf . Gn'2j, fi-1g)' Giacobbe- andd epiesentd al li egli ed preparati ;;;;;rii' qr.sti furono ri1o aveva non poiche previsro, aveva priarl. n iorrr. ^il padre 1o palpd e 1o conosciuto attrav.rro la voce, ilffi ri.t", p"fch6 -1a madre i'"'u circondato le sue brac.i^ .or le pelli dei capretti. _Isacco^credette .f,L i"rr. il figlio maggiore e lo berredisse kf . Gn 21 . l4-2r. il paJre u,r.ua in mente il maggiore mentre b.rlil..ui, *u la benedizione scendeva sul mtnore. 6h"- cosa rigrrifi., i1 fatto che nelle sembianze del massiore viJre benedetto il minc)re, se non che sotto i;?ffi.-a.i;Antico l-esramento prorres.so al p<rpolc' arrivo al popolo cri;i;i; io-b"."dizione spiritu,ale giudei sentono parI fratelli. itiano? Fate attenzione, anche noi' lo sentiamo promessa, terra iut. ai una qllra. i, S.tittu'ra parla di terra. promessa, sembra rivolgersi ai giudgi, mentre a noi e arrlvata la prena comprenslone della terra promessa; a nqi che diciaspiranza, rnia erediti nella ter-. j-Oi" : Tu sei ,laSalmiaL4i,6. Ma d stata la ttostra maia dei uiuenti Gf

    tr6

    lrc ad insegnarci a dire cosi, cioB la Chiesa nei santi lrrofeti ci iniegna come interpretare spiritualmente le stcsse promesse materiali. La benedizione tuttavia non sarebbe potuta ar' rivare a noi se, gii purificati dai peccati con la nascita .lclla rrgenerazibne, non sopportassimo i peccati derlli altri con la tollerunza.Lamadre infatti generd aml,cclue i figli. Cercate di capire, fratelli; ne generd uno pcloso, l'altro no. I peli significano i peccati, 1a manr'tnza di peli invece la mitezza, cioB l'assenza dei pecr'irti. Due figli vengono benedetti, perch6 due generi ,li uomini benedice la Chiesa. Come Rebecca ne partori due, cosi nel grembo della Chiesa vengono partoriti due generi di uomini, I'uno peloso, l'altro no, ,lclla cui differenza abbiamo gii parlato. Ci sono inlatti degli uomini che neanche dopo il battesimo vo!,,liono abbandonare i loro peccati ma vogliono rifare le stesse cose che facevano prima. Per esempio: se l-rodavano, vogliono di nuovo frodare; se giuravano il l'also, continuano ancora a spergiurare; se ingannavano gli innocenti, vogliono ancora ingannare; se meditavano omicidi, continuano a meditarli; se fornicavano, se si ubriacavano, rifanno le stesse cose. E,cco I-sari nato peloso. Che cosa fa invece Giacobbe? GIi dice la madre' ,.Vr', fa' tn modo che tuo padre ti benedica>>. L,e risponde: <.Ho paura, non ci andrd>. Ci sono nella Chiesa degli uonrini che hanno timore di mescolarsi con i peccatori, quasi per non macchiarsi per contatto stanclo insieme ai peccatori e per non perire a causa delle eresie e degli scismi. Che co-sa si dice del peloso Esai, il quale non si fratteneva come doveva nella casa? Perch6 anche di queste cose la Scrittura parla nei confronti dei due fiatelli. Egli era cacciatore nei campi, (jiacobbe int'ece senza inganno si intratteneud nella casa (cf. Gn 25, .

    tti

    lo amava,.perch6 aueva la f, lo stesso Giacobbe che poi

    27). Per questo la madre

    r"u J"I..'.o-pu rura .ftiumato I's.I.l., dopo gnia.

    aver lottato con |'angelo: g.and. mistero, q.r.tto. Dopo essere stato benedettol fu chiamato Israele e questo perchd eru senza irnr.ro kf. Gn )2, 28). Fate atteizione, fratelli, e ori.*rt. in che maniera fosse senza inganno' Q'a!e;if Signor. vide Natanaele, conoscendolo per.quel1o .h. &a, disse: Ecco un uero israelita, nel quale nort c'i ingann'o (cf.Gu l, 47). Nella stessa maniera in cui i,' qr'.tro israelita q9n c'd inganno, cosi in Israele non u era mganno. che cosa significa allora quanto si dice nella Sclittura: Wnne tuo fratello con inganno e si iirtii,o la benedizione (cf.Gn 27 ,35)? La Scrittura lo iodu oerch6 s'inmatteneva in casa senza inganno. An.h" il Sienore di testimonianza che era sefiza inganno quando 3i.. di Natan aele: Ecco un uero israelita in cui ion c'i inganno. Che cosa significa dunqug guanto ,ri., d.tt or"Vrnn, con inganno-e si portd uia la benedi-

    t;;

    zione?

    Cerchiamo pertanto il significato di inganno e vedremo che .oi, ,utebbe dovuto fare Giacobbe' P;;, i pdccati di altri e li porta con pazienza, bench6 siano di altri. Questo signlfica avere_1e pelli caprine, ciod porta con pazienzai peccati di_altri, nqn .si attac.u ui ,"oi. Cosi tutti quelli che per I'unitd della Chiesa sopporrano i peccati {egli altri imitano Giacobbe. poi.fie anche lo stesso Giacobbe d in Cristo, infatti trir. a della discendenza dr Abramo. Fu detto: Nellolio d.iscendenzd saranruo benedette tutte le genti (cf. Gru 22, 1S). il nostro Signore Gesr) Cristo,-che non **-it. ,l..rt peccato, portd i peccati degh. altri' E' disdegner) di pbrtur. i peccati-d.gl, qlTi.:tl"i i cui o...uJi sono stati rimessi (cf. 7 Pt 2,21-22)? Se quinii Gir.obbe passa a Cristo come figuta, porta i pec118

    crrti degli altri, cioB le pelli caprine. Che cos'E dun.1ue l'inganno? Riiornd alla sera Esar) e portd ci6 che gli aveva tletto il padre, ma rovd che il fratello aveva ricevuto l,r benedtzione al posto suo e non viene benedetto con una seconda benedizione (cf. Gn 27 , )0-41.). ()uei due uomini rappresentavano due popoli. Ijunica benedizione d il segno dell'unit) della Chiesa. Sono due popoli, come 1o d anche Giacobbe. Solo che

    questi popoli appartenenti a Giacobbe sono in lui raffigurati in modo diverso. Infatti il nostro Signore (]esi Cristo, che era venuto per i giudei e per i gentili, fu rifiutato dai giudei che facevano riferimento al liglio maggiore. Elesse tuttavia alcuni, che facevano liferimento al figlio minore, i quali avevano cominciato a desiderare e a comprendere le promesse del Signore secondo lo spirito; non ricevendo, secondo la carne, un'altra terra che desideravano, ma desiderando, secondo lo spirito, quella citti in cui nessuno nasce secondo la carne, perch6 nessuno vi muore secondo la carne, come nessuno vi muore secondo 1o spirito. Quando coloro che credettero in Cristo cominciarono a desiderare questa citti, cominciarono ad appartenere a Giacobbe e nella stessa Giudea si formd if gregge del Signore. E che cosa dice il Signore del sro giegge? Ho altre pecore cbe non sono di questo ouilej uado, le ricondurrd e ui sard un solo gregge e un solo pastore (cf. Gu lO, 16). Quali altre pecore ha il Signore Gesi Cristo se non dai gentili? Le pecore provenienti dai gentili si sono congiunte alle pecore giudee. Gli apostoli infatti provennero dai giudei. Di [i erano anche i cinquecento fratelli che videro il Signore dopo Ia resurrezione (cf. t Cor 15,6). Di li era lo stesso Natanaele del quale il Signore testimonid L19

    Gu I,47). Di li erano i centoventi: mentre essi erano in casa venne a oervaderli 1o spirito Santo che il Signore aveva proir.rro ai discepoli (cf. At !, 15). Di li erano le misliuu- di uomini che, come leggiamo negli Atti degli Vios;toli.furono battezzati nefnome di Cristo e furono sli stessi che avevano crocifisso il Cristo (cf ' At 2, l8):Di li quindi provenivano le pecore e.molte pec.o. le tol". Ne aveva altre il Signore dai re. Ma rror, ".urro popoli, due perch6 provenienti da due g."rtti Questi [iu.r,u o-rigine, r.t gono anche rapp^r.esentati dall'immasit" di"due div&se pareti. La Chiesa dei giudei ,..'.r. infatti daila circoncisione, mentre la Chiesa dei genrili dal prepuzio. Provenienti da diversa origine, F,rroro ricongiunte in Cristo. Per questo il Signore b d"ito pie6a u'rgolu.". Dice infatti il salmo: Prctprio la oietra'che i cost-ruttori banno scartato i tliuenuta testaio dtrngolo lcf . Sal 1I7,22). Dice ancora l'Apostolo: Cristo"GesD i somma pietra angolare Gf. E'f 2,20)' d il punto di congiun?ione di due pareti; e Langolo "pareti non si uniscono nell'angolo se non produe due direzioni diverse; Je-venissero dalla da ;;;g;;. stessa parre non farebbero angolo- I due.popoli sono raffieuiati dai due capretti, dai due ovili, dalle due dai due ciechi^che sedevano lungo la via (cf. 'M,t "rr"-o 20,30), dalle due barche nelle quali fqlolo deposti i pesci (cf. Lc 5,7). In molti passi delle Scritture ,r.rrgbro raffrgurati i due popoli, ma essi sono uno in Giacobbe. Perch6 i capri?, dira qualcuno. Sapete che i capri raffigurano i peccatori; infatti alla sinistra verranno postl t capri, ,11, d.ttta gli agnelli (cf. Mt 25,3))' Ma^rimar.r.rro alla sinistra i capri che avranno perseverato. Se [i convertitil prima non fossero stati capri, non avrebbe detto il Signore: Iloru sono uenuto a chiache non vi era in

    t20

    lui inganno

    (cf .

    tnare i giusti ma i peccatori (cf. Mt 9, l3). Quando il Signore s'intratteneva con i peccatori e mangiava con i pubblicani, i giudei quasi fossero agnelli, cioB giusti - mentre a causa della loro superbia erano ancora pii caprofli -, rinfacciavano la cosa al Signore come (osse

    c'bd

    il

    un crimine, dissero anzi ai suoi discepoli: Peruostro Maestro mangia con i pubblicani e i pecca-

    rori? (cf. Mt 9, ll). Come si difende il Signore nella sua risposta? Del medico non banno bisogno i sani ma i ntalati: non sono uenuto a cbiamare i giusti ma i peccatctri (cf . Mt 9, I2-I3). Chiama perci6 i capri ma non vuole che perseverino come capri. Questi furono uccisi da Giacobbe per farne il pasto per il padre suo, cioB per il significato spirituale che in quella benedirzione doveva essere inteso, bench6 fosse rafltgwato nel liglio maggiore. Per qlresto i due capretti furono uccisi e mangiati e introdotti i, qt unico corpo. Ugualmente vengono uccisi i peccati nei peccatori e, una volta uccisi, trasferiti nell'unico corpo della Chiesa, della quale Chiesa era figura Pietro quando a lui veniva detto: Ucc'idi e mangia (cf. At l0,I)). Pertanto il primo nei campi, i1 secondo in casa, mite; il primo maggiore, il secondo minore; il primo credeva che spettassero a lui lc benedizioni, il seconclo le riceveva. Spettavano al primo, perch6 le promesse secondo la carne erano latte ai giudei; le riceveva il secondo, perch6 dovevar-ro intendersi in senso spirituale ed essere ricevute dai cristiani. Al secondo non sarebbe venuta la beneclizione se non avesse portato i peccati che lui norl Iaceva.

    Comprendete pertanto, fratelli, in che senso occorra portare i peccati. Ci sono infatti alcuni i quali pensano che occorre sopportare i peccati e tacere ai l)eccatori. Gia questa simulazione i detestabile. Sopporta il peccatore non per amare il peccato in lui, ma 12T

    per debellare il peccato per il suo bene. Ama il peccatore, non perCh6 e peccatore, ma pgrch6 d uomo. Se ami il malato, cerca di debellarela febbre; perch6 se perdoni alla febbre, non ami il malato. Di'_pertanto la veriti al tuo fratello e non tacere. Che altro facciamo se non dire a voi la veriti? Non agire con menzogna; digli con aperta verith cid che d vero ma, finch6 non sl corregge, sopportalo. Uuccidere i capretti e il portare le pell1 poterono awenire in tempi diversi; significano perd una cosa che pud ac-cadere in un unico tempo. Contemporaneamente infatti -il giusto riprende i peccatori - questo significa uccidere i capietti - e tollera misericordiosamente i loro peccati -. In guglto a lui - q.resto significa portare le pel1ipeccatori. Ma portai lnvece, ucclse 1 capretti, uccise va i peccati degli altri e li portava con pazienza. Meritd di essere benedetto, perch6 la cariti tutto tollera (cf. I Cor l),7).La cariti stessa era nella madre e la madre era portatrice del simbolo della stessa cariti. E la madre era anche modello di tutti i santi e portatrice del modello della carit), perch6 santi non sono se non coloro che abbiano praticato la cariti. Che cosa giova infatti parlare le lingue degli u-omirti e degli angeli se non aiessi la cariti? Sarei un bronzo risuonante o u, cembalo squillante. E se ancbe auessi tutta lo f, de, tanto da nalportare le montagne, md non auessi la cariti, non sarei niente. E se conoscessi tutti i segreti e tutte le profezie, e corusegnassi il mio corpo percbd uengd arso, ma non auessi Ia cariti, niente mi giouerebbe (cf. I Cor 13, l3). Come d importante dunque la carit) che, anche se sola, molto giova, e senza la quale ogni altra cosa non giova a nulla! Dunque la cariti di il consiglio e il figlio della carit) obbedisce. Che consiglio di? Che Giacobbe prenda le pelli dei capretti e sipresenti al padre. I1 padre chiede del t22

    lriglio maggiore ma benedice iI minore. LAntico Testamento d rivolto ai giudei attraverso la lettera, e attraverso un senso spirituale i cristiani vengono in esso benedetti. Cercate di comprendere, fratelli, questo grande mistero, questo grande sacramento. Isacco disse Venne il tuo fratello con inganno (cf. Gn 27, )l),, parlando di un uomo in cui non era inganno. Senza dubbio Isacco, siccome aveva 1o spirito profetico, sapeva quel che faceva e anche lui agrva in manierufrgltata. Pone tutto sul piano superiore dei sacramenti. Se non avesse saputo cid che faceva si sarebb e arrabbiato con il figlio che lo aveya ingannato. Venne il figlio maggiore e gli disse Ecco, padre, marugia; ho fatto come mi hai comandato (cf. Gn 27,lr). Gli rispose il padre: Chi sei tu? Rispose: Io sono il tuo figlio maggiore Esai. E cbi 2, riprese , colui dal quale bo mangiato, clte io ho benedetto e che rimarri benedetto? (cf. Gn 27 , 32-33). Sembrava essersi amabbiato. Esari aspettava dalla sua bocca una qualche maledizione contro il fratello. Mentre Esai aspetta la maledizione, il padre conferma la benedrzione data. Amabbiar-

    si! Adirarsi! Ma conosceva il mistero. E la caligine dei suoi occhi corporei significava la cahgine della

    mente dei giudei, Mentre gli occhi del suo cuore arrivavano all'altezza dei misteri. E uenrue - riprese il padre - il tuo fratello con inganno e si portd uia la beruediziorue (cf. Gn 27,35). Dicevamo prima che occorre vedere il significato dell'espressione con inganruo.Inganno qui non significa propriamente inganno. Come sarebbe a dire che f inganno non d inganno? Per lo stesso motivo per cui la pietra non d pieta. Per 1o stesso motivo per cui si dice mare e non d mare, perch6 significa un'altra cosa; cosi si dice tema e non d tema, perch6 significa un'altra cosa. Cosi si dice pietra e non d pietra, perch6 significa 123

    zione originaria, bestemmia, come ugualmente be-

    un'altra cosa (cf. 7 Cor 10, 4); cosi si dice monte e non d monte (cf. Dn 2, )5). Cosi il Signore Gesi Cristo E detto <deone della tribi di Giuda, (cf. Ap 5,5) e tuttavia il Signore Gesi Cristo non d un leone. Cosi E detto agnello-icf. Gu L,29) e non d- agnello;,cosi e detto pe.6ru . non B pecora; cosi B detio vitello ed B un'altra cosa. Alla stessa maniera si dice inganno ma non B veramente inganno. Indaghiamo alloia perch6 si parla di inganno. Indaghiamo perch6 sono attribuiti tutti quei rro*i. Perch6 e risto i ihiamato leone? Per la potenza. Perch6 B chiamato pietra? Per la stabiliti. Perch6 ts chiamato agnello? Per f innocenza (cf. Ger Il, .19). Perch6 B cliiamato vitello? Perch6 d vittima. Perch6 d chiamato monte? Per la sua grandezza. Perch6 manna? Per la sua dolcezza. Perch6 quindi si dice ingan-

    no? Vediamo che cosa significhi inganno e s-apremo di inganno. Sappiamo infatti.ch.e cos'B perch6 si parla ^e ii p.aragona alla pietra sia,I'uomo piema,. tuttavia ia metto e lnsenslbile sia-l'uomo vigoroso e saldo e dal paragone trai motivo di lode per la fermezza e di biasii"o [.. f insensibiliti. Vediamo ne]la pietra laf-etmezza e aicettiamo Cristo come pietra: La pietra poi era Cristo (cf. 7 Cor 10,4). Nel leone riconosciamo la fofiezza e tuttavia anche il diavolo d stato chiamato leone (cf. I Pt 5,8). Quanto all'inganno che cosa dobbiamo sapere per a.ccettare anchel'inganno come ftgura, alla stessa mantera con cui abbiairo accettato come figure il monte e il leone e l'agnello e la pietra, ecc...? Linganno allora che cos'B? I-ling-anno si ha quando si fa ina cosa e se ne simula un'altra. Quando veramente si pensa ad una cosa e se ne fa un'altra, qugsto si chiama inganno. L'-inganno pertanto nel significato proprio d d-a condannare, cosi come la pietra, se la si ionsidera nel significato proprio. Chi dice che Cristo d stato una pieira intendendola nella sua acce124

    stemmia chi chiama Cristo vitello nell'accezione propria del termine. 11 vitello nella sua accezione d una bestia, figuratamente significa vittima. Nella sua propria accezione la pietra d terra indurita, figuratamente rappresenta la stabilit). Linganno nella sua accezione d una frode, figuratamente d la stessa figura. Ogni passo o espressione figwata e allegorica se intesa materialmente significa una cosa, se intesa spiritualmente ne sottintende un'altra. Isacco indicd quin-

    di col nome

    <>

    questo senso figurato. Che

    cosa significa dun que: Wnne con inganno e si prese la

    i

    tua benedizione \cf. Gn 27, 35)? Poich6 era figurato cid che faceva, per cid d stato detto: Wnrue con inganno.Infatti Isacco non avrebbe confermato la benedizione ad un uomo ingannatore, al quale invece spettava ufla giusta maledizione. Pertanto non era reale quelf inganno, soprattutto perch6 Giacobbe non menti nel dire: lo sono il tuo figlio maggiore EsaD (cf. Gn 27, I9), perch6 Esai aveva fatto un patto con iI frate1lo e gli aveva gld venduto la sua primogenitura (cf. Gn 25,31-33). Giacobbe disse di aver diritto di ricevere dal padre ci6 che aveva acquistato dal fratello; il diritto che Esai aveva perduto era passato all'altro. L'onore della primogenitura non era stato tolto alla casa di Isacco, rimaneva li, solo che non era rimasto presso colui che lo aveva venduto. Presso chi era rimzrsto se non presso il minore? Percid Isacco, sapendo che tutto cid aweniva nel mistero, conferma la benedizione e dice al figlio: Clte cosa ti posso fare? E il figlio: Benedici anche me, padre: non hai una sola benedizione (cf . Gn 27 , 37 -38). Isacco invece sapeva di averne una soltanto. Perch6 una sola? Ci assista lo Spirito perch6 io possa parlare e voi possiate capire. Consideriamo le 125

    due benedizioni, quella che ricevette Giacobbe e ouella che ricevette Esai. Isacco rivolto a Giacobbe: tu sei il mio figlio EsaD? Rispose: Sono proprio io. E disse: Offrimi, figlio, della tua cacciagione-e io ne manperd, e 7a mia onimo ti benedica prima di morire; ma

    1ai*i

    un bacio (cf. Gn 27, 4.24--26).Isacco non bacid Esai. Da un segno di pace inizid la benedizione di Giacobbe. PerchE confeimd la pace con un bacio? Perch6 anch'egli per la pace poriava i peccati degli altri. E si acco"std-ed egf lo bici6. E senti il-profumo della sua ueste (cf . Gn2l , zl). Giacobbe indossava la tunica del fratello, cioE aveva la digniti della primogenitura che Esari ,av9va-perduto. In Giacobbe olezZuuu in bene cid che l'altio aveva malamente perduto. E seruti it profumo della sua ueste e lo benedisse e disse: Ecco il profumo del mio figlio, 9orye profumo di un campo rl[ogiioso che tl Signbre ha benedetto (cf. Gn 27,'Z7)."SJnti il profumo della veste e parld di profumo di campo. Intendi Cristo lel-mistero profonio e intendi Ia Chi.t, come veste di Cristo. Capite, fratelli. Un'unica r-ealqq pud essere raporesentaia in molti modi. CioB Ia Chiesa, rappreseniata da quei due capretti, d signific ata anche da questa vestel perch6 un^'unica realti pud essere significata in molti modi, dei quali nessuno in senso- proprio ma tutti in figura. Lagnello non pud es-sere leone n6 il leone pud tssere agnello. Il nostro Signore Gesr) Cristo invece pot6 .st.te chiamato e leone e agnello: leone ed agneilo non in senso proprio *, i", figura. Cosi i capretti non possono essere veste ne la veste pud esseie i capretti. La Chiesa invece si, per6 non iapretti o u.tt.^in senso proprio, ma solo in figura. E si pud ancora continuare. Senti it profumo delle sue uesti e disse: Ecco il profumo del mio figlio come il profumo di un cdmpo 126

    rlgoglioso cbe il Sigruore ba benedetto (cf. Gn 27,27). ()uesto campo d la Chiesa. Dimostriamo che i1 campo d la Chiesa. Ascolta l'Apostolo che dice ai fedeli: ,\'iete coltiuazione di Dio, edificio di Dio (cf. I Cor 3, 9) Non soltanto il campo E la Chiesa, ma l'agricoltore e Dio. Ascolta lo stesso Signore: Io sono la-uite, uoi i tralci e il Padre mio i l'agricoltore (cf. Gu 15,7.5).Lavorando in questo campo come operaio e nella speranza di una rnercede eGrna, 1o stesso Apostolo niEnte si arrogq per s6 se non quanto spett a ad un operaro. Io - disse - ho piantaio, Apollo ha iruigato, ma Dio ha curato la crescita. Percid nd cbi pianta i qualco.sa nd cbi irriga, ma chi cura la crescitq cioi Dio (cf . I Cor 3, 6-7).Come conservd l'umiltd l'Apostolo per appartenere a Giacobbe, per appartenere allo stesso campo, ciod alla Chiesa, per non perdere la veste, il cyi profumo era come il profumo di un campo rigoglioso e per non pass are alTa superbia di Esari, raglonando in manieia carnale e pieno di superba arroganza! Il campo dunque emana profumo dalla veste del figlio. Ma il campo da se stesso non B niente. Percid aggiunse: Cbe il Signore ba benedetto. Il Sigruore ti dari rugiada del cielo e uberti della terua, e ab\ondanza di frumento e di uino. E ti seruiranno le genti e sarai il padrone di tuo fratello e ti adoreranno i figli di tuo padre. Chi ti malediri sari maledetlo e cbi il benediri sard benedetto (cf . Gn 27 ,27 -29). Questa B la benedizione di Giacobbe. Se non fosse srato benedetto anche Esar), non ci sarebbe alcuna questione. Ma viene benedetto anche lui, non della stessa benedizione, ma neanche di una benedizione totalmente diversa da quella.

    Ascoltiamo come viene benedetto Esar) e vedre-

    mo la differenz a ffa i figli spirituali della Chiesa e quelli carnali; tra quelli Che tollerano i peccati degli 121

    krro vie, di nient'altro si preoccupano che di vivere

    altri e quelli che Portano.i propri; tra quelli che vivo no sempre secondo lo spirito e quellt che sl dtl'ettano

    bene. E coloro che guardano di malocchio chi vive in-

    ;;i; .rtr..

    I"i

    grr,liCf "iri.tii dunque

    Rispondendo Isacco disse ad ba procuiato per me la cacciagiorue e

    f t o portata? Sia'benedetto' Auuenne dunque che ii';;r;;; Esait udi le parole del padre Isacco, esclamd a ,',;;"r"ri i aitr,r' Birrdici anche me, padre' E gli disse la

    "iro'iroliriii ii tu6 fratello con irginno e si prese tua benedizione -i-iiiiot, (cf . Grt 27 , ),-35) nome i Giacobbe il suo

    E}aD: A-ragione Giacobbi signific-a infatti sgambetto' 1el. , 6;;;;i" tg.ttb.*o non d ,ri'oeffgto in quantoE figuvero ;;;;r;1o si intende nel senso di.'inganno', sopvoler da fratello, nel che non c'era tanta ntaltzia autore chiamato fu poich6 proprio fratello, oir.r,ut" il il pie[;1i;;;;[";i; quando .ot' lu mano trattenne chiamato fu allora nascendo: stava che il.1.i?;atello coloro ;;rilrf. C, 25, 25). Tuttavia- sgambe.tto .per che vicoloro di la vita che vivono secondo la carne e vivoche coloro tutti Infatti ;;; ,..o'do 1o spirito. ;;^;;;;d; l, .r.r,., quando nella Chiesa guardano suJi*rt".ilrio coloro che vivono secondo 1o spirito, peggiori' diventano e sgambetto uno come biscono Ascolta l',Apostolo che dice la stessa cosa, soprattutto di ;;.h;i" q'; prtso parlava dello stesso.profumo di profirruo il E'cco dicendo: I'ri.o' che clmpo.rigoglioso ur1 di profumo iiiirntio io*i ;t (cf ."Gn 27 , 27) ' Drce dunque l'Apoluogo il buort odore di Cristo e agogni in Siamo ,,olo, i o,trrii odoie di uita cbe con'duce alla uita; cbe conduce alla morte. \-ri^itiilirrrl* odore Ci morte altezze? Gf. 2 Cor tali a in grado di leuarsi E senza nostra colcome, Tq-lei,;i.E Ai .o*pt..,dere conduce alla che morte di .rt.r"'odor. oa. oossiu-o GIi spirituali infatti percorrono le

    (rf . Gn

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    ili;;; ili;;Ho i"n'ii itiiittto ;;;;;-r, ,ii i

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    nocentemente commettono gravi peccati meritevoli rlel castigo di Dio. E diventa per essi odore che con.luce alla morte menme per gli altri d odore che concluce a17a vrta. Infatti lo stesso Signore prima B divenuto buon odore che conduce alla vita per i credenti, per i persecutori invece odore cattivo che conduce alla morte. Poich6 infatti molti avevano creduto in lui, i giudei invidiosi commisero il tanto grave delitto di uccidere l'innocente, il Santo dei santi. Se non l'avessero fatto, il buon odore di Cristo per essi non si sarebbe trasformato in odore che conduce alla morte. Percid Esai fu soppiantato nella benedizione del padre. - Rispose Isacco e gli disse: Lho fatto tuo signore (cf . Gn 27 , 37). Non con altro significato pot6 accogliere Esai quanto gli fu detto: E tutti i suoi fratelli lo .seruiraruruo; a te che cosa posso fare, figlio? Rispose EsaD a suo padre: Benedici ancbe me. Con un nodo alla gola Isacco. . . (cf. Gn 27 , 37 -38), cioE costretto. Grande realti, profondo sacramento: voglia Dio che lo comprendiamo! Cosmetto benedice, e tuttavia benedice. E la benedizione B vera ma tuttavia benedice costretto. Che cosa significhi questo, fate attenzione. Consideriamo la benedizione data e capiremo che cosa voglia dire benedire costretto. Rispose Isacco - [fate attenzione al particolare chel il padre non bacid Esai - e gli disse: Ecco, dalla fertiliti della terra uerri la tua benedizione, e dalla rugiada del cielo (cf . Gn 27 ,39-40). La stessa cosa disse a Giacobbe: Dall'abborudanza della terra e dalla rugiada del cielo (cf . Gn 27 , 28). Questo d comune sii a Giacobbe che ad Esai. Che cosa 6 proprio di Giacobbe? Ti seruiranno le genti (cf . Gn 27 ,29). Che co, sa d proprio di Giacobb e? Ttttti i tuoi fratelli ti serui129

    rdnno e cbi ti benedird sari benedetto, e chi ti malesarA maledetto (cf. Gn 27,29).Ma anche E'sari ha qualcosa di proprio, che non-fu detto a Giacobbe: E

    t'ondi, cioB i cattivi e i buoni. Ma i cattivi dirigono la lrioggia benefica verso la radice delle spine; i buoni irrvece uttlizzano 1a pioggia per un frutto buono. Il Signore infatti fa piovere indifferentemenre sulla mesre e sulle spine; ma sulla messe piove per il granaro, srrlle spine per il fuoco; e non di meno unica B la lrioggia. Ugualmente la parola di Dio bagna rutti. Ciascuno veda che radice ha; ciascuno veda verso dove tlirige la pioggia benefica. Se la dirige per generare spine, forse per questo si deve accusire 1a pioggia di l)io? Prima che arivi all,a radice, quella pioggia d .lolce; i dolce la parola di Dio, prima che arrivf in un cuore perverso e questo diriga la pioggia di Dio a commettere frodi ,la diriga alf ipocrisia, la diriga alle radici delle cattive concupis cenze, alle sue perversit) c depravaziont. Comincia si a generare spine, ma da una pioggia benefica: riceve infatti dalla rugiada del cielo. E_ per il fatto che non turti i cattivi iengono esclusi dai sacramenti di Dio, riceve anche dalla fertiliti della terra, come sanno quelli che gii hanno voluto partecipare ai misteri dei fedeli. Se queste cose si riferiscono ad ambedue le categorie, < non si riferisce se non agli spirituali, perch6 questi appartengono aIla Chiesa che si d diffusa in tutto il mondo. State attenri, fratelli, e cercate di capire per quanto potete o per quanto il Signore ve 1o concede. Ogni uomo spirituale vede che la Chiesa in tutta la faccta della teria d una, vera, cattolica. E nulla si arroga, e tollera i peccati degli uomini, che non pud eliminare dall'aia del Signore finch6 non venga quell'ultimo vagliatore, che d infallibile, il quale vagli la sua ata e metta il frumento nel granato, la pula invece la faccia bruciare (cf . Mt 3, 12). Perch6 a lui tocca mettere da pate la pula e separarla dal frumento e preparare il granaio per il fru-

    iirA

    iirii,

    il tuo frglello (cf . Gn 2l , arbitrio - ne abbralibero +O). Ma per non togliere il ietla spada

    e seruirai.

    *o prtlrio anche i&i - aggiunse: Auuerui qryartlo deporiai e scioglierai il giogo dal tuo collo (cf-. Gn 27, )O) Che cola signifi-a:-Auuerri gu11do deporrai e scioglierai il giogo dal tuo collo? E, libero per te, se il convErti"rti. Non sarete pii due ma un solo ";;i Ciu.oUUe. Tutti coloro infatti che si convertono da Esau aDDartenqono a Giacobbe. La somiglianza fa l'uniti,ia diffeienz a fala diversiti. Che dunque? Tutti e due hanno: Dalla rugiada del cielo e dalla fertiliti della terra.Il solo Giacofibe ha: Ti seruano le genti e i tuoi fratettt e i fieli di tuo padre.Il solo Esai invece hu, Virrai della- t:ua spada. Alcune cose hanno ambedue in comune, altrele hanno i singoli. Ci sono dei cattivi nel1a Chiesa che appartengono ad Esar), perch6 anch'essi figli di Rebecca, figli della mudre'ihiesa, nati dal suo grembo, perd pelosi

    perch6 perseverano nei peccati della carne e tuttavia nati dal^suo grembo. Hanno percid anch'essi la benedizione dalli rugiada del cielo e dalla fertilith della teffat dalla rugia-da del cielo, tutte le Scritture e tutta

    la parola di Dio; dalla fertiliti della tetfa, tutti i sacrarnenti visibili: un sacramento che si vede infatti appartien e alla tetra. Tg-tt queste cose le hanno indif%r..rtemente nella Chiesa sia i buoni che i cattivi. Infatti essi hanno e partecipano ai sacramenti e (cf' - del Pgne. q d.l vino - questo 1o sanno i fedeli Gi zl, 37), Ericevono dallarugiada del cielo, perch6 su tutti discende dal cielo la parola di Dio. Scende la oarola di Dio e irrisa. Ma osierva chi irriga e che cosa irriga. Infatti la"parola di Dio Lrrrga i primi e i se-

    BL

    t30

    fi

    Poich6 percio. [luomo peccatori che alla tollera.i qu€st;, ,piriirAlj^ * i",r. genti i peccatori e le tutte Presso separati. t o ii* rurut ouelli che vivono secondo la carne sono mescolatl con ;;;tti .ti. uiuo"o secondo lo spirito e servono ad essi. ioloro che vivono secondo lo spirito invece non servono, anzi traggono vantaggio dalla presenza det pnat;i-i h"rti in"JJe cadono rempr. pir) in basso. Fate non e posso quanto per parlerd miei; fratelii tenzidne, temerd. Non tacerd, sono costretto a.parlare' E se anperche alcuni si arrabbieranno contro dt me, me 1o detho come timore, ho Perch6 ;;; "g"rlr."te. Critimore' con ;;;;i;;. Si;;" comprensivi [gu9s.tol cesnon invece Noi timore" avuto ha ,to di nessuno che' accada, ci non perch6 C.itto Ji t.-.t. ;i;; *.rr,." noi ricusiamo di iontristare questi tali, lui inci risparmi. Degnatevi di asioltare e di capiu... """ ;;;il. bene q.ru,.to uo[lio dirvi' Ambedu-e, Giacobt. ;JErun, rii."ettero Ta benedtzione dalla rugjada hanIj;t1. ;Juliabbondanza della terra. Ambedue sapnoi sopra,,che cfetto abbiamo quanto no ricevuto servissero, genti.lo le che Ma sapete. cheioi ;i;;e Ih.';;^;;l. Cirl"bb., poich6 t6ro i carnali nella Chi.ru, per tutta l'estensione della terra, a servire gli presenza g1 ;i;i,";f L .f,.."odo? Perch6 dal1a loroinfatti gli uo.questo Per profitto. ;i;ffii *uggrno clo tanno questl se servi. -b chiamati sono mini carnali .rr. o".n non vogliono, tuttavia la cattiva compagnia loro ili ;'r;;i jiouu igli spirituali perch6 da questatempo stesso nello e compagntaiaggono vantaggio premiati perche It sopportano' venqono '-^^' Crplr.u b."i la vostra Santit) cid che vogliamo Esari non sono state date le gelti, perch6 tutti Ad dire. fai.rr"ai.li. r""o nella Chiesa o rorro divisi o sono nata, d li da .,ti^U, aiuiriorr.. Ecco: la setta di Donato

    mento e

    B2

    il fuoco per Ia pula-.

    li proviene, da questi stessi carnali che vivono se.'ondo la carne. Erano carnali, ma poich6 o cercarono lrr p_ropria vanagloria o perdeffero \i pazienza, trovatorr
    divisero se non_coloro ai quali f-a riferimento quella spada di cui fu detto: Viuraf della tua spada (cf. Gn 27 , 40)? Non che la spada non possa essere presa in senso

    buono. Infatti alla stessa rnaniera in cui furono dette le cose precedenti,-ciod come la pietra si pud intendere e come segno di fermezza a caisa di Cristo e colxe segno di biasimo a causa dello stolto; come leone B stato chiamato Cristo per un verso e leone d stato chiamato il diavolo per un altro verso; cosi la spada a volte s'intende in senso buono a volte in senso cattivo. Ma nel caso nostro non senza ragione la frase non E stata detta a Giacobbe, ma ad Esar): vi d significato qualche mistero che conduce al male. ComE anche la stessa serviti non B scevra di mistero, ciod la frase: Seruirai tuo

    fratello (cf . Gru 27 ,40); anche questo infatti B stato detto in un grande mistero. Percid, fratelli, sono coloro che si separano ad avere la spada della divisione e nella loro spada muoio13)

    no e nella loro spada vivono. Ma perch6 il Signore ,*r"rru detto con verit d: Chi di spada ferisce di spada rnoriri (cf. Mt 26,52), osservate, fratelli miei, come quelli che si separarono dall',uniti, invano si sono seiirutr. Sapete infatti quante setre sono derivate dalla I.rru di Donato . .r.do che sappia bene la vostra Santiti che chi di spada ferisce, di 9pa-d-a peris-ce. Fu a.ir" ad Esai, Viuiai della tua spadi (cf ' Gn 21 ,40)' cosi anche quelli che non uscirono dalla chiesa so,o .o-. s. flsr.ro fuori. Coloro infatti che ricercarro lu loro van agloria nella Chiesa sono del tutto siChiesa perseguoqo sgfo i loro -iti , quelli chJ neflaAnch'essi^ sono pula. Manca il interessi materiali. ,..rto, percid non sono spazTatrvta dall'aia'-Questo i;;.;ed dire in breve: maircu la tentazione, altrimen;t;;i;;.bt..o via dall'aia. Appenala Chiesa prende oualche prowedimeltto .ori- di essi, come facil-

    il;;; tiillorrunano!

    Come facilmente si raccolgodella Chiesa, pur non volendo abbandonare "o le loro alte digniti! come son disposti a morire per la loro caftca!"come vogliono tenere sotto di s6 i fedeli oiutrosro che lasciarli ull"rniti di cristo! come uogliot o farsi un proprio gregge, che ."",l h.u"no acquistato col proprio sangue e che qutndt drsptezza-

    f"o.i

    io o.i.h6 non lihanno a-cquistato (if. At 2p,28)! A .h. ,.*. discutere pii a lungo? Guardateli in tutta

    la Chiesa, guardate quei tali, sia coloro che sono ri;;,i J..rtio, sia coloro i quali, trovata una buona t..rriore, volarono via dall'ata e vorrebbero portare via con s6 anche il grano. Ma il glano yero e.sostan,ioro ,"ilera la pull e rimane t.ll'uiu fino alla fiqg' f*;; q"r"d" ntn sia venuto I ultimo vag.liator e: alla stessa manlera di Giacobbe che con pelli di capra ,.ii.ra i p.c.uti altrui e meritd di ricevEre la benedizione paterna.

    B4

    Perch6 Isacco benedi oltraggiato? Per necessiti, perch6 costretto, il padre disse ad Esai: Ecco: la tua dimora sari dalla fertiliti della terra e dalla rugia-

    tla del cielo. E percid non credere che abbia un buon significato la frase: Della tua spada uiurai e seruirai il tuo fratello (cf. Gn 27, )9-40\. Ma per non farti di-

    puoi correggerti, aggiunse: Sari quarudo deporrai e scioglierai il g:iogo da[ tuo collo (ci. Gn 27 ,40). Ecco: riceveri dalla fertiliti della terra e dalla rugiada del cielo. Ma, oltraggiato,Isacco gliela scagha la benedizione, non glielf di. Non succede ora ugualmente nella Chiesa per i cattivi cristiani i quali vogliono scompigliarc la Chiesa, che vengano tollerati per necessith di pace, che vengano accolti, che abbiano i sacramenti comuni? E a volte si sa che sono cattivi e che forse non possono essere convinti di errore. Non si riesce a convincerli per punirli, degradarli, cacciarli, scomunicarli. Se poi qualcuno persi ste, a volte si arriva a77e fratture nella Chiesa. Si coslringe il capo della Chiesa a dire quasi: <<Ecco: hai dalla fertilit) della tema e dalla rugiada del cielo; usa dei sacramenti; stai mangiando La-tua condanna,, stai bevendo la tua condann a: Chi infatti marugia e beue sper-are, poich6

    indegnamente, mangia e beue la propria condaruna (cf. 1 Cory 11,29). Sai che sei accettato perch6 c'd necessit) di pace nella Chiesa, tu nel cuoie non hai se non

    disordini e divisioni. Percid vivrai della tua spada; non vivrai di cid che ricevi dalla rugiada del cielo e dalla fertilit) della terra. Non t'inteiessa questo e il Signore non ti d soave (cf . Sal33,9); se t'interessasse e il Signore ti fosse soave, imiteresti l'umilti del Signore, non la superbia del diavolo>>. Quantunque percid riceva il mistero dell'umilt) del Signore dalla rugiada del cielo e dalla fertilit) della terra, tuttavia non depone la superbia del diavolo colui contro il qua-

    B5

    le non poui prendere prowedimenti e che si comoiace d.i disoidini e deile divisioni. Bench6 tu abbia ia possibiliti di questa comunione dalla rugiada del cieio e dalla fertiliti della terra, tuttavia vivi della tua soada e. o ti compiace rar o sarai atterrito dai tumulti . dull. divisioni.^ Cambia dunque e scuoti il giogo dal tuo collo. (Sermo 4,935) Pmrno, FIGURA DELLA Cgtnsa

    In molti passi del1e Scritture d chiaro che Pietro rappresenti la Chiesa; soprattutto in quel passo dove 3 ituto detto: A te dard le cbiaui del regno dei

    cieli. Tutto cid cbe aurai legato sulla terra, sard legato ancbe in cielo; e tutto cid ihe aurai sciolto sulla terra, sari sciolto ancbe in cielo (cf. Mt 16, l9). Forse che Pietro ricevette queste chiavi e Paolo non |e ricevette? Le ricevette Pietro e non le ricevettero Giovanni e Giacomo, e gli altri Apostoli? Oppure non sono queste le chiavi della Chiesa dove ogni gio.rno sono rimessi i peccati? Ma poich6 come segno Pietro rappresentaiula Chiesa, q"el che fu datb a lui solo, fu iuto alla Chiesa. Percid Pietro rappresentava La Chiesa; la Chiesa ts il corpo di Cristo. Ricuperi dunque i popoli gii purificai ai 9ua1i sono stati rimessi i peccati; percid. era stato inviato a lui Cornelio, un pagano, e quel paganr che-lo accompagnavano. Le i.r. .l.-osine u.t.Itrt. da Dio 1o avevano in tal modo purificato; rimaneva che egli venisse incorporato, qrrl. cibo puro, alla Chiesa, cloB al co-rpo del Signoie. Ma Pieiro esitava a rasmettere il Vangelo ai pasani: infatti i circoncisi che erano passati alla fede Impedivano gli Apostoli nel trasmettere la fede cristiana ai non"circoncisi, e sostenevano che quelli non 136

    ,lovevano .aspirare a condividere il .Vangelo se non .lvcssero ncevuto la circoncisione, che era stata affir lrrta ai loro padri.

    . Di conseguenza quel <>

    fece sparire

    t;rle esitazione; e per questo, dopo quella visione, fu :rvvertito dallo Spirito Santo di scendere e di andare

    t on euelli che erano stati mandati da Cornelio, e s'incammin6. Cornelio infatti e quanti si trovavano -numero ..'on lui erano ritenuti quasi nel di quegli ;rnimali che erano stati mostrati nel recipiente; tuttrrvia Dio li aveva gii purificati: da cid d vero che ne rrveva accettate le elemosine. Quindi si doveva ucci.lcrli e mangiarli, vale a dire, in loro si dovev a far rrrorire la vtta passata, durante Ia quale non conoscevano _Cristo, perch6 passassero nel corpo di lui, come nella vita nuova della comuniti della Chiesa. (iiacche anche _Piemo stesso, giunto da loro, riepilog_o che cosa gli era stato rivelato in quella visione. Affermd infatti: Voi sapete che non i lecitct per un Giudeo unirsi o incontrarsi con persone di alira razza; ma Dio mi ha mostrato che ruon si deue dire profat'to o immondo nesslln Ltoruo. Senza dubbio Dio"lo riveld allora, al suono di quella voce: Cid che Dio ha purificato non cbiamarlo piD immondo (cf . At 10,28; 11, 9). E in seguito, tornando dai fradli in Genrsalemme, poich6 alcuni erano in agitazione per il fattcr che si trasmettesse il Vangelo ar-pagani, tiattenendo la loro eccttazione, rievocd anche -la visione stessa kf. At 11); non sarebbe stato necessario ripresentarla se ne fosse stata condivisa la comprensione.

    (Sermo L49,

    6,7

    -

    7

    ,8)

    t37

    LP,

    oun

    PESCHE, MIRACoLoSE

    Anche oggi B stato letto un brano preso dall'evang.lirtu Giouurr?"i, dove si n-a.rrano awenimenti accaduti 3.p. t, ..r"ri.rione del. Signore. La vostra Carit) ha ur.'tlturo insieme con no1 come il Signore- Gesu. Cristo ;i;;"d ui dir..poli presso il mare-di Tiberiade dove

    il p.i.., sebbene fossero stati gi) fatti uomini Drrante tutta la notte non avevano Dreso nlente, ma dopo che ebbero visto il Signore e .t il; ;"*rt do gettaiono le reti presero gu^e| sran

    ii

    a pescare

    ".ra pescatori

    ii

    numero (cf. Gu 21,11) che avete ascoltato. ll Stgnore u"r.bbe impartito un comando di tal sorta se non

    "on uiu,,"5.,roluto includere un significatola cui cono;;;;;;r.bil. stata di nostra ,tilita' Cosa mainoninfattr pepoteva interessare a Gesi Cristo iI pescare o

    Ifr';;;;i? M, q.r.lla pesca aveva una portata simboild, ;;i. nifl"itirmo insie-e.a quelle due volte che

    si misero a pescare dietro comando del Siprlma della passione e un'altra.dopo il;;;'';iolt, io ..rrr.. zione kf . t, 5, L-tti Gu 21, l'Lt)' Nelle due p"r.fr. d raffiguratal'rntera Chiesa: la Chiesa come E ud.rro . .o,,? sari dopo la resurrezione dei morti. Ad;;* accoglie ,r, .t oititudine impossibi-le a,enumerarsi, comprendente e i buoni e i cattivi; dopo Ia resurrezione comprenderi solo i buoni in un numero ben

    i^Ari.r.li

    preciso.

    Richiamate quindi alla mente la prima pesca da cui ci si fa scorger-e Ia Chiesa com'B in questo.tempo. il SG";; Ges,i, quando pel la prima volta chiamd i

    1i t.orr'd intenti a pescare' E' quella tutta Ia notte, non avevano lavorato p.rr ,rr.--rdo uolta, sentirono dire: Gettate le si e videro Lo l[i.. ;ffi \eti. Gh risposero Signore, in tutta questa notte non abiiamo prito niente-*o, ,rco, sulla tua parola gettia-

    air;p;li , t.g"irto,

    t38

    trto la rete.E la gettarono come aveva ordinato colui che d onnipotente. E cosa sarebbe potuto accadere se non cid che lui voleva? Ma con quell'awenimento - come dicevo sopra - il Signore si degnd prefigurare qualcosa che ci sarebbe stato utile conoscere. Furono

    il Signore perd non aveva ancoru aflrontato la passione n6 era risorto. Furono gettate le reti e presero tanti pesci da riempire le due barche, e lc reti si rompevano per la quantita di pesci raccolti (cf . Lc 5, 1-6). Allora disse loro: Venite, ui fard pescatori di uomini (cf. Mt 4,19; Lc 5,11). Ricevettero da lui le reti della parola di Dio e le gettarono nel mondo, come in un mare profondo, e raccolsero tutto quel numero di cristiani che con stupore vediamo. Quelle due barche, poi, rappresentavano due popoli: iGiudei e i pagani, la sinagoga e la Chiesa, i circoncisi c gli incirconcisi. Di quelle due barche, descritte con l'immagine delle due pareti che provengono da dire'zioni opposte, pietra angolare d Cristo (cf. Ef 2, II22). Ma cosa abbiamo ascoltato? La quantita comprirreva le barche. Cosi anche adesso: la Chiesa subisce pressione dai cristiani che vivono male. E non basta che facciano pressione; squarciano anche le reti. In realti, se non fossero state squarciate le reti, vorrebbe dire che non sono stati mai causati degli scismi. Passiamo oru dall.a pesca del tempo presente, in cui triboliamo, e veniamo a quella che desideriamo con ardore e alla quale aspiriamo sorretti dalla fede. Iicco, il Signore mori ma poi risuscitd e apparve ai discepoli in riva al mare (cf , Gu 2L, L-6). Anche quella volta comandd di gettare le reti, ma non in maniera imprecisata. Statemi attenti! In occasione della prirna pesca non aveva loro detto: Gettate le reti a destra o a sinistra. Se infatti avesse detto: A sinisra, vi sarebbero stati simboleg giatr solo i cattivi; se: A de-

    gettate le reti,

    t39

    stra, solo i buoni. Sicch6 non disse n6 a destra ne a si-

    nistra, perch6 dovevano essere presi nella rete i buoni mesiolati con i cattivi. Eccoci invece adesso dopo la resurrezione. Quale sari allora la chiesa, ascoltate1o con discernimento, godetene e appropriatevene con la speranza. Dice: Cettute le reti i destra (cf. Gu 2I, 6). E otu che vengano presi quelli della.destra: non c'd pir) da temere alcrn cattivo. Voi infatti sapete che egli separeri le pecore dai capri e che coliocheri le peclre ullu t,ru destra e i capri alla sinistra, e sapete ur.oru che a quanti staranno-a|la sinistra dir): Andate al fuoco eterno, menle a coloro che si troveranno a destia dir): Prendete possesso del regno (.cf-. Mt 25, 413q.Ecco perch6 dice: Gettate le riti a destra.F-le gettarono e presero del pesce: ne presgro u.n numero

    6en determinato, poich6 lassi non ci sari nessuno che non rientri in-quel numero (cf' Sal )9, 6)' Nel c'B che, P.ur non rientempo presente quanta gente -si accostano a7l'altarc, semt.undo in quel ,rtt .to, brano appartenere al popolo di Dio, mentre non son., scritii^nel libro della-vita! Li invece il numero d deterrninato. E fra questi pesci cercate d'essere anche voi, non ascoltando solamente e lodando ma comprendendo bene e condttcendo una vita buona. Vengo.o dunque gettate le-reti e vengono presi dei pesci [rossi. Chipotrebbe infatti essere piccolo-lassu quanio si sari uguali agli angeli di Dio (cf. Mt 22,30)? Vengono presi dei pesci grossi e il loro numero E centociiquantatr6 (cf.- Gu ir, r1). Mi obietter)- q,alcuno: I santi saranno dawero in tal numero? Dio ci guard.i dall'immaginare che, anche da questa. Chiesa, 1 santl ammessi aluel Regno siano cosi pochi. I1 loro numero sari, certo, ben circoscritto, ma del solo popolo di Israele saranno milioni. San Giovanni, paria.rdo nell'Apocalisse del solo popolo d'Israele, dice

    t40

    ,'lrc saranno centoquarantaquatffomila, considerando

    !, t

    i j

    r'oloro che non si contaminarono con donne ma rinrlrsero vergini. Quanto poi agli altri popoli, dice che verranno, vestiti di candide vesti, tante migliaia di rromini che nessuno porebbe contare (cf. Ap 7 , 4-9; 11, )-4). Questo numero dunque deve contenere un sirlnificato e io sono in obbligo, nella solennit) in cui ogni anno vi tengo questo discorso, di rammentarvi cid che tutti gli anni vi siete abituati ad ascoltare. I centocinquantar6 pesci sono un numero che indica le miriadi di santi e di credenti. Perch6 mai il Signore si d degnato di indicare con questo numero le tante rnigliaia di coloro che entreranno nel Regno dei cieli? Ascoltate bene. Voi sapete che al popolo di Dio fu data per mezzo di MosB una legge e che di questa legge - cosi ci si ricorda - punto capitale B il decalogo, cioB i dieci comandamenti delli legge. Di questi comandamenti, il primo B quello di adorare un solo Dio; il secondo: I'lon usurpare il nome del Signore tuo Dio per usi uani; il terzo d quello di rispettare il sabato (cf. Es 20,,1-8): un precetto che i cristiani osservano secondo lo spirito, mentre i Giudei lo rasgrediscono anche secondo la lettera. Questi tre comandamenti hanno per oggetto Dio, gli altri sette iLguardano l'uomo. Per questo si pot6 parlare di due comandamenti basilari, che sono: Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cztore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente, e amerai il prossimo tuo come te stesso. In questi due comandamenti si riassumono per intero la legge e i profeti (cf . Mt 22, 37 -40). Eisendo quindi due tali comandamenti, di quelli elencati nel decalogo tre dovranno riferirsi all'amore di Dio e sette all'amore del prossimo. Quali sono i sette che si riferiscono all'uomo? Onora tuo padre e tua ntadre, non T4L

    commettere adulterio, noru uccidere, non rubare, non dire falsa testimonianzt, non desiderare la moglie del tuo prossimo, non desiderare la roba del tuo prossimo (cf . Es 20, L2'17) . Quanto a questi precetti, nessuno pud adempierli con le sole prop_ie forze, ffia dev'essere arrttaio dalla grazia di Dio. Orbene, se nessuno riesce ad adempieie la legge con le proprie forze ma solo se Dio I'aiuta col suo Spirito, gii vi sowiene come 1o Spirito Santo d espresso nel simbolo del numero sette, come dice il santo Profeta. Luomo sari riem-

    pito dallo Spirito di Dio: Spirito di sapienza e d'tnielletto, di consiglio e di fortezza, dr scienza e di pieth e del timore di Dio (cf. Is II,23). Queste sette attivit) a motivo del numero sette ci inducono a pensare allo Spirito Santo, il quale, scendendo, per tosi dire, verso di noi, comincia con la sapienza e finisce col timore; noi al contrario nel nostro ascendere cominciamo dal dmore e diventiamo perfetti nella sapienza. Difatti inizio della sapieruza i il timore del Signore (cf . Sir

    I, 16). Pertanto, se occorre 1o Spi-

    rito per adempiere la legge, si uniscano il sette e il dieci in modo da ottenere il numero diciassette. Ebbene, se ti metterai a sommare tutti i numeri da uno fino a diciassette, otterrai centocinquantatr6. Non

    occorre che facciamo adesso il computo; contateli a casa vostra e questo conto fatelo prendendo l'uno, il due, i1 tre, il quattro e cosi siamo a dieci. E come il dieci sono l'uno con I'aggiunta di due, di tre e di quattro, cosi prova ad aggiungere gli altri numeri fino a diciassette. Troverai in questa maniera il sacro numero dei fedeli e dei santi che saranno in cielo co1 Signore. (Sermo 248)

    r42

    Ir

    cRaruo E LA

    PAGLTA

    Ma osserviamo con un po' pin di attenzione il s,rlmo, perch6 quando uno avanza nella Chiesa, d net'cssario che nella Chiesa sopporti i malvagi. Ma non li conosce chi B come loro; sebbene molti malvagi mor-

    rnorino contro i malvagi, allo stesso modo per cui d 1riil facile che un sano sopporti due ammalatt, piuttosro che due ammalati si sopportino tta loro. Per questo vi insegniamo, fratelli che l'aia b la Chiesa di questo tempo; spesso lo abbiamo detto e spesso lo diciarr-ro: in essa c'B la paglia e c'B il grano. Nessuno pretcnda di gettar fuori tutta la pagha, prima che giunga il tempo della vagliatura; nessuno, prima del tempo della vagliatura, abbandoni I'aia, per non voler toilerare i peccatori, perch6 [non awenga che], trovandosi fuori delT'ara, sia beccato dagli uccelli prima di entrare nel granaro. State attenti, fratelli, per qual motivo diciamo questo. Quando i chicchi di grano cominciano ad essere trebbiati, stando in mezzo alla paglia ffa di loro non si toccano: E percid quasi come se non si conoscessero, perch6 la paglta sta ffa di loro. E chiunque scruta da lontano l'ara, crede vi sia soltanto paglia; se non guarda con estrema attenzione, se non tocca con mano, se non soffia con la bocca, ciod se non separala paglia dal grano soffiando, difficilmente arflva a discernere i chicchi di grano. Orbene, a volte anche gli stessi chicchi di grano si trovano quasi separatt gh uni dagli altri e senza toccarsi tra loro, in modo tale che ciascuno, nell'avanzare, crede di essere solo. Questo pensiero, fratelli, tentd F-lia, uomo cosi notevole (cf. 1 Re 19, 10); e disse a Dio, come ricorda 1o stesso Apostolo Hanno ucciso i tuoi profeti, hanno rouesciato i tuoi altari, ed io sono rimasto solo, e ricercano la mia uita. Ma cosa gli dice il responso divino? Ho 143

    lasciato per me settemila uomini, cbe ruon banruo piegato il ginocchio dauaruti a Baal (cf. Rm 4). Non gli disse: Ci sono altri due o me uomini simili a te. Non crederti solo, gli disse. Ce ne sono altri, e sono sette-

    lI,3

    ti credi solo! Brevemente percid cosi vi esortiamo, come dissi all'tntzio.Intenda con me la vostra fraterna Santitd, e risieda nei nostri cuori la mise-

    mila, e tu

    ricordia di Dio, affinch6 [quanto diciamo] sia da voi compreso tanto da dare frutti e da essere operante in voi. Ascoltate in breve: Chiunque d ancora malvagio non pensi che nessuno sia buono; e chi d buono, non ritenga che solo lui d buono. Avete compresoT Ecco, lo ripeto, state attenti a quanto dico: Chiunque d malvagio, se interro gala sua coscienza ed essa gli manifesta ch'egli B tale, non pensi che nessuno E buono; e chiunque d buono, non ritenga di essere il solo. Non tema quindi iI buono [di essere] mischiato con i malyag1 poich6 verr) il tempo in cui da essi sard separato. Per questo oggi abbiamo cantato: I'lon perdere con gli empi la mia anima, e con gli uomini sanguinari la mia uita. Che vuol dte non perdere con gli e?npi? Non perderci insieme con loro. Perch6 ha pawa di essere perduto insieme con loro? Vedo infatti che si dice a Dio: poich6 ora tolleri che stiamo insieme, non volerci perdere insieme a quelli cui tolleri che siamo uniti. (En.

    in

    Ps.

    25,II,

    ,)

    UARCA, FIGURA DELLA Cumsa

    Se Cristo si E intrattenuto con i suoi discepoli per quaranta giorni, non lo ha fatto senza un motivo. Sarebbero stati forse sufficienti venti giorni, forse trenta; sono stati quaranta i giorni, perch6 tale numero rientra nell'economia di tutto il mondo attuale.

    r44

    Altre volte ne abbiamo parlato, esaminando il significato del numero dieci moltiplicato quattro. Lo ricordo a quelli tra voi che l'hanno gii inteso. I1 numero dieci simboleggia l'intera sapienza. Questa sapienza d stata diffusa nelle quattro parti del mondo, su tutta \a tena; anche i tempi si dividono in quatmo fasi diverse. L'anno infatti ha quattro stagioni e il rnondo ha i quatto punti cardinali. Dieci moltiplicato quattro fa quaranta. Per questo il Signore digiuld quaranta giorni (cf. Mt 4,2): per insegnarci che i fecleli debbono astenersi da ogni seduzione per tutto il tempo che vivono in questo mondo. Quaranta giorni digiund Elia (cf. 1 Re 19, 8), che rappresenta tuttala profezia, significando che anche presso i profeti si insegna cosi. Quaranta giorni digiund MosB (cf. Es )4,28), che rappresenta la legge, significando che anche nella legge si insegna cosi. Per quaranta anni il popolo di Israele E stato condotto attraverso il deierto (cf. I'lm 32, I3). Per quatanta giorni durante il diluvio l'arca di Nod galleggid ; l'arca b simbolo della Chiesa che d cosmuita con legni immarcescibili; i legni immarcescibili sono le anime dei santi e dei giuiti. Racchiude tuttavia animali mondi e animali immondi, perch6 finch6 si vive in questo mondo e finch6 la Chiesa vive la fase di pwlficazione attraverso il battesimo - come [l'umanit] si purificava) atffaverso il diluvio - non pud non racchiudere in s6 buoni e cattivi; per questo anche l'arca di Nod racchiudeva animali mondi e immondi. Ma quando NoE usci dall'arca, offri a Dio un sacrificio di soli animali mondi (cf. Gn 6-8). Da cid dobbiamo comprendere che in questa arca [che E la Chiesa] convivono animali mondi e animali immondi, ma che dopo il diluvio di questo mondo Dio non accoglieri se non coloro che saranno diventati mondi. Percid, frar45

    T telli, computate come quaranta giorni tutto il tempo di questa vita terrena. Finch6 siamo qui in tera, tutto questo tempo B I'arca in mezzo al diluvio. Finch6 dei cristiani vengono batt ezzati e vengono mondati attrave_rso l'acqua, si vede 7'arca galleggiate tra i flutti, quella stessa che si muoveva-sopia le acque per quaranta giorni. Il Signore, rimanendo con i diJce poli per quaranta giorni, si d degnato di indicarci che in que-sto tgmpo [della vita terrenal per tutti d necessaria la fede nelf incarnaztone di Crisio. Questa fede d necessaria a coloro che sono deboli. Se esistesse occhio che potesse vedere che in principio era il Verbo (cf. Gu 1, 1), che potesse vederio, pot.rse intuirlo, potesse comprenderlo, potesse goderlo, non c'era bisogno che il Verbo si facesse carne e abitasse Ln mezzo a noi. Ma poich6 per la polvere dei peccati l'occhio interiore si era accecato e non poteva comprenderlo e goderlo, non c'era pii possibilita di conoscere il Verbo. Questi perd si E degnato di diventare uomo per essere inviato a purificare (l'occhio) col quale poi poter vedere quello che ora non si pud vedere. In questa vita Ia diitribuzione del .o.po di Cristo d necessaria per i fedeli, perch6 con esso possono tendere al Signore; ma quando si sar) perveiruti alla visione del Verbo di cui parlavamo, non sar) pii necessaria la distribuzione del suo corpo. Percid^la permanenza di Cristo nel suo corpo per quaranta giorni dopo 1a risurrezione era necessaria per dimostraie che la fede nell'incarnazione di Cristo d necessaria finch6 - come la Scrittura ci insegna - per la durata della vita presentel'arca [della Chiesa] fluttua tnmezzo al diluvio. Ecco quanto vi dico, fratelli: credete che Gesrj Cristo d nato dalla vergine Mana e che, crocifisso, d poi risorto. Non sari necessario porre delle domande su tali veriti dopo che sari passaia questa vita, perch6 146

    gii accolte nella fede; conserviamole: sono necessarie per la nostra debolezza. Pensate all'amore

    le abbiamo

    gallina [a cui Cristo si E paragonatol, che prodella -la nostra debolezza (cf . Mt 2), 37). Pensate di tegge giumento di quell'uomo compassionevole che il esiere passava per la via, sul quale egli caricd l'infelice che era stato ferito (cf . Lc 10,3034). Lo caricb. Dove? Sul suo giumento. Giumento del Signore fu il suo corpo. Quando dunque sari passato questo mondo, che cosa ti verrd dettoT Poich6 hai creduto secondo veriti nel corpo di Cristo , ora godi della maesti e della diviniti di eristo. Cristo debole fu necessario per l'uomo debole; Cristo forte sar) necessario quando l'uomo diventera forte. (Sermo 264,,5)

    LR ornrcAZIoNE DELLA cASA

    Forse questa voce non d del Signore nosmo Gesr) Cristo, ma dell'uomo stesso, della universa Chiesa

    del popolo cristiano; perch6 ogni uomo in_Cristo d un solo uomo, e l'uniti dei Cristiani E un solo uomo. Forse l'uomo stesso, cioB la stessa uniti dei cristiani dice: ti esalterd, Signore, perchd mi hai protetto, nd hai permesso cbe si rallegrassero sul mio conto i miei nemici.In qual modo queste parole sono vere riguardo a costoro? Non sono stati catturati g1i Apostoli, non sono stati forse feriti, flagellati, uccisi, crocifissi, bruciati vivi, non sono stati forse gettati alle belve coloro la cui memoria noi celebriamo? E quando tutte queste cose facevano g1i uomini contro di loro, non si allietavano forse sul loro conto? In qual modo dunque pud dire i1 popolo cristiano ti esalteryi, Sigryore, perVha mi bai protetto, nei bai permesso che si allietassero sul mio conto i miei nemici? r47

    Comprenderemo questo se considereremo drpprima il titolo del salmo. Esso dice: per la.fine, salmo di Dauid, carutico della dedicazione iella casa.In questo titolo sta tutta la speranza el'tntero mistero della questione che vogliamo qui risolvere. Pii tardi sari consacrata Ia casa, che ora si costruisce. Ora si fabbrica la casa, cioB la Chiesa, dopo sari consa$ata. Nella dedicazione si manifesteri la gloria del popolo cristiano che ora d celata. Incrudeliscano ora i nemici, ci umilino, facciano pure non cid che vogliono, ma cid che dall'alto d loro permesso: infatti, non rutto cid che dai nemici abbiamo subito E da attribuire a tali nemici, ma anche al Signore nostro Dio. I1 Mediatore 1o ha dimostrato in se stesso quando dall'alto permette agli uomini di nuocerci, non dando dall'alto la volonti di farci del male ma solo il potere. Ogni malvagio ha infatti gii in s6 la volont) di fare del male; ma non ha in suo potere la possibilit) di farlo. In quanto vuole il male, E gi) colpevole; ma che possa -della farlo d permesso per un'occulta disposizione Pror,rridenza dt Dio, verso alcuni per castigo, verso altri per metterli alla prova, verso altri per il premio. Per punire, come quando agli oll6Qul,or, cioE agli stranieri fu permesso di fare schiavo il popolo di Israele, perch6 esso aveva peccato contro Olo (cf. Gdc 10,,7; L3, 1; etc,). Per mettere alla prova fu permesso ad esempio al diavolo contro Giobbe (cf. Gb 1, I2); fu messo alla prova Giobbe e il diavolo fu confuso. E per i1 premio fu permesso ai persecutori di tormentare i martiri; i martiri furono uccisi e i persecutori quasi credettero di avere vinto: apparentemente riportarono un falso trionfo, rna nel segreto i martiri ebbero una vera corona. Dunque, riguardo a colui cui il male E permesso, d opera di una segreta disposizione della Prowidenza dt Dio; ma in quanto 148

    il male la colpa e dell'uomo che 1o vuole. Infatti l'uomo non uccide senz'altro chi vuole. Percid il Signore stesso, giudice dei vivi e dei morti, sta dinanzi a un giudice uomo, offrendoci un ideale di umilti e di pazienza non sconfitto, ma dando al combattente l'esempio di come si combatte: al giudice, che minaccia, gonfio di superbia, e che dice: non sai cbe io bo il potere di rilasciarti e di ucciderti, strappa la maschera del superbo, e, quasi a restituirgli l'espiruzione onde sgonfiarsi, rispondei non auresti potere su di me, se non ti fosse stato dato dall'alto (cf. Gu 19, 10-11). E Giobbe (eppure il diavolo uccise i suoi figli, e gli tolse ogni sua ricch ezza),, che cosa ha detto? Il Signore ba dato, il Signore ba tolto; come al Signore i piaciuto cosi i auuennto, sia benedetto il nome del Signore (cf. Gb I,2l). Non trionfi il nemico per averlo fatto: io so, dice Giobbe, da chi tutto queito d stato permesso; al diavolo sia atmibuita la volonti di far male, e al mio Signore la potesti di mettermi all.a prova. A lui, divenuto .t"!tr. una piaga nel corpo, si awicina la moglie che gli E rimasta, ma come Eva aiutante del diavolo, non come consolamice del marito; lo tenta e, tra molti rimproveri, gli dice: Riuolgiti pure a Dio e muori (cf . Gb 2,9). E l'Adamo nel letame E pii prudente di Adamo in paradiso; infatti Adamo nel paradiso acconsenti alla moglie, tanto da esserne scacciato; mentre Adamo nel letame respinge 1a moglie per essere accolto in paradiso. Dunque l'Adamo ne1 letame che interiormente partorisce imrnortaliti mentre esteriormeute gronda di vermi, che cosa dice alla moglie? Hai parlato come una donna stolta. Se abbiamo riceunto i beni dalle marui del Signare, no?? sopporterento i mali? (cf. Gb 2, 10). Di nuovo ha considerato come mano del Signore su di lui il fatto che il diavolo lo abbia percosso; perch6 si vuole

    t49

    non guardava colui che percuote ma Colui che lo permette. E 1o stesso diavolo ha chiamato mano di Dio quella medesima potesti che voleva gli fosse data. Infatti, accusando l'uomo giusto cui il Signore rendeva testimontanza, egli dice a Dio: forse c/se senza uantaggio Giobbe teme il Signore? Non hai forse circondato come di urua siepe lui e la sua casa e tutti i suoi aueri da ognf parte? Hai benedgtto.,le opere delle sue mani, e i suoi beni sono cresciuti sulla terrd,. gli hai dato tante ricchezze, per questo egli ti teme; ma allunga la tua maruo e colpisci tutte le sue cose e uedrai se

    non benedice il tuo uolto (cf. Gb 1,9-11). Che cosa vuol dke allunga la tua maruo, quando invece d lui che vuole allungare la sua? Siccome egli non pud allungare la sua mano, chiama mano di Dio il-potere stesso che riceve da Dio. E allora, fratelli, perch6 i nemici hanno tanto operato contro i Cristiani e hanno esultato, e si sono allietati sulle loro sciagure? Ma quando sar) manifestato che non si sono affatto allietati? Quando essi saranno confusi, e i Cristiani esulteranno all'awento del Signore Dio nostro, allorch6 egli verrd avendo in sua mano le ricompense, la dannazione per gli empi, il Regno per i giusti: la compagnia del diavolo per gli iniqui e la comp agnia di Cristo per i fedeli. Quindo dunque si manifesteri tutto questo, quando i giusti si ergeranno con grande sicurezza (cito dalle Scritture; si ricordi il passo del libro della Sapienza: allora staranno i giusti con grande sicurezza in faccia a coloro che li oppressero; e questi diranno tra sd, perutendosi e genterudo per l'oppressione dello spirito: che ci ha giouato la supeibia, cosa ci ba portato il uantarci delle ricchezze? Tutte queste cose sono passate come ombra. E che diranno dei giusti? Iru qual modo sono dnnouerati tra i figli di Dio b tra

    santi 150

    i

    la loro sorte? fcf. Sap 5, 1.3.8.9.51), allora

    i

    si

    compiri la dedicazione della casa che ora d cosmuita in mezzo alle tribolazioni; allora con ragione diri quel lropolo: ti esalter\, Signore, perchd mi hai protetto, nti hai permesso che si rallegrassero sul mio coruto i miei nerniii. Allora sari verace questa voce riguardo al popolo di Dio, popolo che ora d angustiato, B tormentato con tante tentazioni, tanti scandali, tante persecuzioni, tanta oppressione. Questi tormenti dell'animo non li sente n.iia Chiesa chi non ayanza, perch6 crede che vi sia la pace: ma cominci a crescere e allora vedri in qu-ali angustie si trova, perch6 appena d cresciuta l'erba e ha daio frutto, ecco che appare anche la zizzanra (cf. Mt 73,26);e chi aumenta la conoscenza aumenta il dolore (cf. Qo 1, 18). Cresca, e vedrh dove si trova: appaia il ' frutto e si vedr) la zizzanra. Verace d la voce dell'Apostolo, e dal principio alla fine non potri estinguersi: ma anche tutti coloro che uogliono piamente uiuere in Cristo - dice - subiscono persecuziorui. E gli stessi uomini maluagi e i seduttori progrediscono in peggio, errando essi stessi e inducendo altri in errore (cf . Z Tm ), 12-13)

    E donde derivano le parole del salmo sperd ruel Signore, comportati da uomo, e si rffirzi il tuo cuore e spqra nel Signore (cf. Sal 26, 14)? Poco era dire una volta spera nel Sigtore, per questo l'ha ripetuto; per evitare che si speri forse due o tre o quattro giorni e resti poi l'oppressione e la sofferenza: pff questo ha aggiunto coiportati da Ltomo, ed ha aggiunto anche e si rafforzi il tio cuore. E, poich6 cosi sar) dalf inizio alla fine, ripete alla fine l'affermazione che aveva fatto in principio' e spera nel Signore.Passano queste cose che tt angustiano, e verri eolui in cui tu speri e detergeri il tuo sudore; asciugher) le lacrime e Pii.non piangerai. Ma ora gemlamo rn mezzo alle tribolazioni, come dice Gio6be: I'lon i forse tutta una proua la uita umana sulla terra? (cf. Gb7, L).

    t5t

    Tuttavia, fratelli, prima che venga il siorno della dedicazione della .*u, vediamo che"gia E stato consacrato il nostro capo; gi) d stata fattilaconsacrazione della casa nella-rru testa, come dedicazione del fondamento. I1 capo d in alto, le fondam.rt, ,ono i,

    basso,-e-forse ci siamo espressi male nel dire ctre c;sto d il fondamenro: Eglit pi-umosto il culmine, per_ ch6 d asceso al cielo e s-iede ull, d.rtra del paJre.^Ma ritengo di non avere sbagliato; dice infatti l'Apostolo:

    4erchd.?tessuno pud porre un altro fondamenio auin fuorl di quello cpe i iroto posro, , ,h, Geii Cristo; se qualcuno edificberi sopri questo fondamento oro, ar-

    i gento, pietre, preziose... (cf. I Cor j, 11_12). Coloro

    che vivono bene, che onorano e lodano Dio, che so_ no pazienti nelle tribolazioni, che desideran. ra pattia,-costruiscono oro, argento, pietre preziose; ;.i; ro che invece amano ancor,a i beni def secolo e sono impegnati. negli affari rerreni, soggetti a certi vincoli e affetti della carne, alle loro .ur.,-u11. loro mogli, alle loro propriet), e tuttavia sono cristiani, i" ;o?; ;h; tl loro cuore non si allontana da cristo e niente antepongono-a Cristo, come nel costruire niente si pone plima delle fbndamenta, ebbene costoro certamenre e.dificano I-.gIq, erba, stoppia; ma che .or, ,ggiunge I'Apostolo? ll fuoro.prrrrii quale sia I'opera ii'riorrrn_o, ciod il fuoco della tribolazione e defl a tentazione. Questo fuoco ha gi) messo qui alla prova molti n1a1.tiri, ma alla fine prover) tutto il genere umano. Si sono trovati martiri che possedevano questi beni temeni: quanti ricchi e quanti senatori -hanno patito il martirio! Edificavano certo,_alcuni di loro, legno, er_ ba e_stoppia, negli affetti della carne e delie c'ure'del secolo: ma tuttavia, poich6 cristo era il fondamento su cui costruivano, l'erba d bruciata ed essi sono rimasti saldi sul fondamenro. cosi dice l'Aposrolo: co152

    lui la cui opera sari rimasta, riceueri la mercede e niente perderi; perch6 roverd ci6 che ha amato. Che ha f.atto a costoro il fuoco della tribolazione? Li ha provati. Colui la cui opera sard rimasta riceueri la mercede; se l'opera di qualcuno sari bruciata, ne soffriri danno; ma egli perd sari saluo, cosi appunto per mezzo del fuoco (cf. I Cor 3, 12-15). Tuttavia una cosa d non essere danneggiati dal fuoco, ed un'altra essere salvati per mezza del fuoco. Per che cosa dunque? A causa del fondamento. Non si allontani dunque dal cuore il fondamento. Non porre il fondamento sopra l'erba, ciod non anteporre l'erba al fondamento cosi che nel tuo cuore l'erba abbta il primo posto e Cristo il secondo; ma, se non E possibile che l'erba non vi sia, almeno il primo posto l'abbia Cristo e il secondo l'erba. I1 fondamento d dunque Cristo. Come ho gii detto, il nostro Capo d consacrato, ed esso stesso i il fondamento. Ma il fondamento suole essere in basso, ed il capo in alto. Intenda la Santit) vostra quanto sto per dire; forse nel nome di Cristo pomd spiegarvelo. I pesi sono di due tipi. Peso ts infatti un certo impulso di qualunque cosa che si sforua di raggiungere il suo posto: questo B il peso. Prendi in mano una pietra, ne senti il peso; essa preme sulla tua mano, cercando il suo posto. E vuoi vedere cosa cerca? Togli Ia mano, essa cade ateffa, in terra giace; E giunta dove voleva, ha trovato il suo posto. Dunque quel peso era un movimento quasi spontaneo, non animato, non sensibile. Vi sono altre cose che cercano il loro posto salendo in a1to. Infatti, se metti dell'acqua sopra l'olio, essa per il suo peso tende ad andare in basso. Cerca il sllo posto. cerca di essere nell'ordine; perch6 l'acqua sopra l'olio d contro i'ordine. Finch6 dunque non giunge a ristabilire l'ordine, finch6 non avri raggiun153

    to il .suo.po.qto, il suo moto B inquieto. Al conmario, metti dell'olio sotto l'acqua; fa i caso, p.r-.r.-pio, che un vaso d'olio. cada in acqua, gi.rrgr'uffo"aoa.t mare e si spezzi;_ ebbene l'olio ,o, ,oplporta di resta_ re sotto. Come .7'acqua, versata srll,oli,c, per il p.ro cerca in basso il suo posto, cosi l,olio,'.if,rro sotto I'acqua, pel il pelg ..r.u ii suo posto i" ,iio. Se d dunque cosi, fratelli, dove tende ii fuoco, e dove ten_ de l'acqua? Il fuoco si leva in alto, .;;;A; il suo posto; e cerca il suo posto l'acqua sospinta dal suo peso. La pietra tende al basso, e cosi ii legno, l. .o_ Ionne, la terua con cui si edificano queste case; per_ ch6 apparrengono a quel genere di cose th. Jd ro.o peso so-no sospinte in basso. E chiaro dunque che hanno il loro fondamento in basso, perch6 p.i il loro peso sono spinte verso il basso; e sehon c'd chi le sostrene^tutto precipita, perch6 tutto tende verso la terra. Il fondamento, dunque, delle cose che tendono al basso,.d posro in basso:-mala Chiesa dibil; ;ur po_ sta in basso, tende al cielo. Infatti cori B p"t,l il i" stro fondamento, il Signore nosto Gesr)'c.irto .h. siede alla destra del Padre. orbene, re r, yrrriita uostra ha compreso che gi) d stato consacrato il nostro fondamento,_ascoltiamo brevemente il salmo, scor-' rendolo rapidamente. (En. in ps. 29,IL,5-10)

    Ir

    ntoNrE cHE HA RIEMpITo LA TERRA

    Abbiamo ascoltato cosa sia iI pane di quella terra; ascoltiamo cosa sia anche il monte (cf. Ii i1 f). , Dice: Abiteranruo sul mio santo monte.In un ,liro pu, so scritturale troviamo - credo che monte d lo stesso cristo. colui che d pane d anche monte: pane per-

    ch6 nutre la Chi.rr, iro.rte perche lu Chi5rr-e ,ro 154

    T

    corpo. La Chiesa E il monte. E cos'd la Chiesa? Il corpo di Cristo (cf. t Cor 12,27; Ef I,22-23). Aggiungile il capo, e diventa un sol uomo. Il capo e il corpo, un uomo solo (cf. Ef 4,4). Chi B il capo? Colui che nacque dalla Vergine Maria, prese la carne rnortale sefiza peccato, fu malrattato dai giudei, flagellato, vilipeso, crocifisso colui che fu messo a morte per i nostri delitti e risorse per la nostra giusti/'icazione (cf . Rm 4, 25). Lui d il capo della Chiesa, lui B il pane proveniente da quella terra. E suo corpo chi d? La sua sposa, cioE la Chiesa. Saranno iffitti, i due, un sol corpo. Questo sacramento i grande: lo dico in riferimento a Cristo e alla Cbiesa (cf . Ef 5 , 3L-32). Lo stesso [diceval il Signore nel Vangelo parlando del marito e della moglie. Pertanto, non saranno piD due corpi ma uno solo (cf. Mt 19,6). Volle dunque che fossero un sol uomo Cristo-Dio e la Chiesa. Da una parte il capo, dall'altra le membra. Non volle risuscitare insieme con Ie membra ma prima delle membra, per dare una speranza alle membra. I1 capo volle morire per risorgere per primo e per primo andare in cielo, affinch6 nel capo avessero speranza anche le membra,, attendendo fiduciose che in loro si sarebbe realizzato cid che le aveva precedute nel capo. Che bisogno c'era infattt che morisse Cristo, Verbo di Dio, per opera del quale furono create tutte le cose e del quale d detto: In prirucipio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Wrbo era Dio, e: Tutte le cose furono fatte ad opera di lui (cf. Gu 1., I-3)? Eppure, eccolo crocifisso, schernito, trafitto dalla lancta e sepolto, anche se tutte le cose furono fatte ad opera di lui (cf. ibid.). Ma poich6 si degnd essere capo della Chiesa, la Chiesa, nei riguardi di se stessa avrebbe disperato di risorgere se non avesse visto risorgere il capo. Risorse dungue il capo, e questa resumezione la si vide. 155

    Prima di tutti la videro le donne, che l'annunziarono agli uomini. Furono le donne a veder risorsere il Signore, e agli-apostolj, che ne sarebbero starfgli evangelizzatori, iI Vangelo fu predicato dalle dorire, Cristo fu loro annunziato da donne (cf. Mt 28, 1-8). Vangelo in latino equivale a <>. Coloro che conoscono il greco sanno cosa significhi <
    riti! Potrebbe darsi che alcune parole di quel testo abbiano bisogno di spiegazione; e queste vogliamo clilucidarvi in-nome di Cristo per rendervele manifeste. Osservate se [la visione] pud esser deffa d'altri all'infuori di Cristo. Diceva Daniele: Io uidi ed ecco Llna pietra staccarsi dal monte senza irtteruento di mani ldi uomol (cf. Dn 2, 34.45). Non diceva: Quella pieta era senza mani, ma: Quella pietra fu staccata dal mont e senza intervento di uomo. A staccare dal monte [quellal pietra non intervennero mani di uomo. La vostra Cariti sa bene che le pietre non vengono staccate dal monte seflza che v'intervengano le mani dell'uomo; quella pietra invece fu staccata dal monte seflza intervento di mani, e venne e stritold tutti i regni della terra. Non so se davanti ai vosui occhi si piesenta altra figura che non sia Cristo, de-l quale fu detto: Lo adoreranno tutti i re della terra (cf. Sal71, 11) Egli stritold tutti i regni della terra. Un re superbo non tollera dinan zi a s€ alcun altro re; ora invece tutti i re hanno per re Cristo. Egli dunque ha stritolato tutti i regni della tefra, per regnare lui. E cosa dice [a Scrittura] ? Quella pietra crebbe e diuenne uru morute grande, tanto da coprire tutta la faccia della terra (cf . Dn 2,35). Penso che ormai riconosciate il Cristo. E della terra vi siete sentiti dire: I miei de' uoti possederanno la terra (cf. Is 57 , 13); e del monte: E aiiteranno sul mio santo monte. Auendo dunque tali promesse, purifichiamoci, carissimi, da ogni contaminizione del corpo e dello spirito (cf . Z Cor 7, 1). Mu forse voi volete sapere cosa sia quello staccarsi dal monte senza intervento di mani: d infatti un'espressione piuttosto oscura inserita in quel testo. Pud darsi che-qualcuno l'abbia indovinato prima che io rntzi a parlaine. Costoro sappiano tollerare i ritardi necessari per andare incontro aglt altri, i quali non sapreb157

    bero farsi alcun'idea dell,a cosa senza averne ascoltato da noi. Cosa significa <<senza manil>? Senza intervento di uomo. Ora, fratelli, voglia la vostra Caritd notare il fatto che quella pretra si staccd da1 monte e divenne a sua volta monte. Staccatasi dal monte, crebbe e divenne monte. E che monte divenne? Non come quello dal quale si era staccato; difatti del monte da cui si era staccato non d detto: Crebbe e riempi la terra intera (cf. Dn 2,35). Due dunque sono i monti: il primo E la sinagoga, l'altro la Chiesa; il primo il popolo giudaico, il secondo il popolo cristiano. Ma perch6 il popolo cristiano diventasse un monte grande e riempisse tutta la terra, una pietra si staccd dall'altro monte, nel senso che Cristo venne di tra i giudei. Perch6 allora senza mani? Perch6 senza intervento di uomo. Difatti Cristo nacque da una Vergine e fu concepito senza coito maritale. Adesso ci E manifesto chi sia il monte. Non immaginiamoci monti come il Giddaua o come gli altri, noti sotto altri nomi. Succede infatti talvolta che la gente prenda [la Scrittura] in senso carnale e cosi, per esempio, leggono il verso: Lo esaudiri dal cielo suo santo (cf. Sal L9,7).Lo intendono a volte del monte - e fin qui va bene - e dicono che vi si parli di Cristo. Corrono allora a pregare sul monte credendo che li Dio li esaudisca. Nutrono sentimenti carnali e,, vedendo che spesso le nubi coprono le falde dei

    monti, salgono iui monti per essere pir) vicini a Dio. Vuoi che la tua preghiera raggiunga Dio? Umiliati. D'altro canto, queste nostre parole: Se vuoi raggiungere Dio umiliati, non devi prenderle in senso carnale e, per pregare Dio, calartt nelle caverne. Non cercare n6 monti n6 caverne! Abbi in cuore l'umilti e Dio ti dari Ia sublimiti: verr) da te e sari con te nella tua stanzetta. Or dunque, come abbiamo per monte 158

    ,risto, cosi vi abbiamo la Chiesa. Amiamo la Chiesal ()uesto monte crescendo ha riempito la terra intera. il palese quindi che in questo monte non risiedono .olbro cheappartengono alle fazioni e non posseggorro con noi la terra intera (cf . Dn 2, )5). Ricordatevelo, fratelli! Ogni [sacra] pagina ci arma e riempie contro le calunnie della gente che tutti i giorni ci tocca sopportare. Se avesse detto: Quel monte crescendo riempi l'intera Africa, forse che essi non avrebbero detto che si ffattava della setta di Donato? Crescendo frend le loro lingue; e tanto crebbe da otturare la bocca di quei chiacchieroni. Fin dove infatti d arrivato col suo-crescere? Si E esteso per tutta Ia terra. In effetti, il monte dal quale si era staccato non aveva riempito crescendo tutta \a terca. Sebbene infatti i giudei avessero riempito tutta la terra, dopo che sono stati sconfitti hanno perso anche la loro terra e, se sono stati dispersi per tutta la terca, cid B stato in pena delle loro colpe, non per la grandezza del loro sviluppo. Quanto invece al Signore Gest) Cristo, pietra angolare (cf. Ef 2,20), ha assoggett-ato.a s6 i regni degli uomini, ha annientato i regni dei demoni e [.r ...r.ere ha umiliato tutti i re. E cresciuto e ha iiempito in tutta la sua estensione la superficie della teffa. Oso dire: Cresce ancora; e ancora ci sono spazi che riempre. (Sermo 45,5-7) (

    LA

    CUTE,SA E

    IL MYSTERIUM LUNAE

    Tu mi domandi <> e poi soggiungi: <E se ci6 awiene per causa del sabato e della luna, che c'entra r59

    r mai in cid l'osservanza del sabato e della luna?>>. Suppi dunque anzitutto che il giorno della Nativiti del Signore non si celebra con un rito sacramentale, ma si rievoca solo il ricordo della sua nascita e perci6

    non occorreva altro che indicare con una solenniti religiosa il giorno dell'anno in cui ricorre l'anniversario dell'awenimento stesso. Si ha invece un rito sacramentale in una celebrazione quando non solo si commemora un awenimento ma 1o si fa pure in modo che si capisca il significato di cid che deve riceversi santamente. Noi quindi celebriamo la Pasqua in modo che non solo rievochiamo il ricordo d'un fatto avvenuto, cioB la morte e la risurrezione di Cristo, ma lo facciamo senza tralasciare nessuno degli altri elementi che attestano il rapporto ch'essi hanno co1 Cristo, ossia il significato dei riti sacri celebrati. In realti, come dice l'Apostolo: Cristo mori d c(tust dei nostri peccati e risorse per la nostra giustificazione (cf. Rm 4, 25) e pertanto nella passione e risurrezione del Signore B insito il significato spirituale del passaggio dalla morte alla vtta. La stessa parola Pascba non d greca, come si crede comunemente, ma ebraica, come affermano quelli che conoscono le due lingue; insomma il termine non deriva da <<passione>>, ossia ..sofferenzar>, per il. fatto che in greco <<patire>> si dice fio,.lxlw, ma dal f"atto che si passa, come ho detto , dalla morte alla vita, com'e indicato dalla parola ebraica: in questa lingua infatti <<passaggio>> si dtce Pascht, come affermano i dotti. A cos'altro volle accennare 1o stesso Signore col

    dire: Chi crede in me, passeri dalla morte alla uita (cf. Gu 5,,24)? Si comprende allora che il medesimo evangelista volle esprimere cid specialmente quando. parlando del Signore che si apprestava a celebrare laPasqua coi discepoli, dice: Auendo Gesil uisto ch'era giunta I'ora di passare da questo mondo al padre etc. (cf. Gu 160

    passione e risurrezione del Signore vien in risalto il passaggio dalla presente viquella immoriale, ossia il passaggio dalla ta mortale a

    13,I). Nella

    messo dunque I I

    morte allavtta. Presentemente noi compiamo questo passaggio per mezzo della fede, che ci ottiene il perdono dei peclati e.la speranza della vita eterna, se amiamo,Dio e il prosslmo, ln quanto la fede operd irt uirtil della caritd icf. Gal5, 6) e il giusto uiue mediarute la fede (cf. Ab 2, 4.Mauedere cid-che si spera, ruon i sperare: cid cbe inlatti si uede, percbd sperailo? Se inuece speriamo cid che "ruon uediamo, lo aspettiamo con paziente attesa (cf. Rm 8, 24). In conformiti a questa fede, speranza e cariti,

    con cui abbiamo cominciato a vivere nella grazia, gld siamo morti insieme con Cristo e col battesimo siamo sepolti con lui nella morte Gf . Z Tna 2, L2; Rm 9, 4), .&r. dice l'Apostolo: Poichd il nostro llomo ueccbio fu crocifisso con iui (cf.. Rm 6, 6); e siamo risorti con lui, poichd ci risuscitd insierne con h41, e ci fec-e se.dere nei 'cieli insieme con lui (cf. Ef 2,6). Ecco perch6l'Apostolo ci esorta: Pensate alle cose di lassD non alle cose terrene (cf . Col ) , t.2) .Ma poi soggiunge dicendo : Poichd uoi siete morti e la uostra uita i nascosta con Cristo in Dio. Quando Cristo, uostra uita, compariri, allora uoi appariiete con lui uestiti di gloria (cf . Col 3, 3); con cid .'it di., chiaramente che vuol farci capire come adesso il nostro passaggio dalla morte aTlavrta (che awiene in virti delta fede)li compie mediante la speran'za del' la futura risurrezione e della gloria finale, quando cioE questo elemento corruttibile,-ossia que,!t9 .cgrqo_ in cui ora gemlamo, si riuestird dell'irnmortaliti (cf. I C9r 15, 53).-Noi infatti abbiamo fin d'ora le primizie dello Spirito rn virti della fede, ma gemiamo ancora nel nostro intinto, dspettando l'adoziorte, la redenzione del nostro corpo, polZha solo iru speranzo siarrto gii stati saluati (cf.

    t6t

    / r

    Rm 8,23).Dato che siamo in questa spetanza, il corpo d bensi morto per cdusa del peccato, mA lo spirito i uiuo per causa della giustizia. Ma fa' attenzione a quel che segue: Ora, se lo Spirito di Colui che risuscitd Cristo dai morti abita iru uoi, Colui che risuscitd Cristo dai morti uiuificberi pure i uostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito abitante in uoi (cf. Rm 8, 10s.). Pertanto la Chiesa intera, che si rova nel pellegrinaggio della natura soggetta a)l,a morte, aspetta che si compia alla fine del mondo cid che ci d stato mostrato in antecedenza awerato nel corpo di nostro Signore Gesi Cristo ch'd il primogenito dei redivivi (cf. Col 1,18), poich6 anche il suo corpo, di cui d capo egli stesso, non B altro che la Chiesa.

    Alcuni, pertanto, considerando l'espressione che ricorre nell'Apostolo, che cioB noi siamo morti con Cristo (cf . Rm 6, 8; Col2,20; 2 Tm 2, lL) e siamo risuscitati con lui, e non comprendendo in qual senso 1o

    dica, hanno pensato che la risurrezione sia gii awenuta e non occorra pir) sperarla alla tine dei tempr. Tra costoro - dice egli - ui sono Imeneo e Fileto, i quali hanno deuiato dalla ueriti, dicendo cbe la risurrezione i gii auueruotta, e souuertono la fede di alcurui (2 Tm 2, 17). Costoro sono confutati e biasimati dall'Apostolo, il quale tuttavia dice che siamo risorti con Cristo. Ma in qual modo tale evento s'd compiuto in noi, se non, come dice egli stesso, in virtri della fede, della speranza e deil,a cadtd, secondo 1e primizie dello Spirito? Ma poich6 la speranza dt cid che si vede non E speranza e percid speriamo cid che non vediamo, aspettiamo per mezzo della pazienza (cf. Rm 8,23.24); nmane ancora che si compia la redenzione del nostro corpo, aspettando la quale noi gemiamo intimamente. Ecco perch6 Paolo dice pure Siate contenti nella speranza, pazienti nella sofferenza (cf . Rm 12, L2).

    r62

    I1 rinnovamento della nostra vita B pertanto il passaggio dalla morte alla vtta, che s'inizia in virtri della fede, affinch6 nella spetanza siamo contenti e nella sofferenza siamo pazientr, bench6 il nostro uomo esteriore si vada disfacendo mentre quello interiore si rinnova di giorno in giorno (cf. Z Cor 4,16). Proprio in vista della nuova vita e dell'uomo nuovo di cui ci si com anda di rivestirci (cf. Col 3, 9s.) spogliandoci di quello vecchio, purificandoci dal vecchio fermento per essere una pasta nuova, essendo gii stato immolato Cristo, nosira Pasqua (cf. I Cor 5, J), proprio in vista di questo rinnovamento della vita d ituto stabilito per questa celebr azione il primo mese dell'anno, che percid si chiama il mese dei rtuoui raccolti (cf. Es 23,-15). Inoltre, poich6 nel volgere dei secoli d adesso apparsa la terua epoca, la risurrezione

    del Signore 6 awenuta dopo tre giorni. -La prima .po.ul.rfatti B quella anteriore allaT,egge, la seconda

    quella della Legge, la terza quella della Grazia, in cui

    si rivela il piano misterioso di Dio prima nascosto nell'oscurit[ delle profezie. Cid e dunque indicato pure dal numero dei giorni d'ogni-fase lunare.poich6 nelle Scritture il numero sette suol essere simbolo di una certa perfezione e percid 1a Pasqua si celebra la terza settiirana della luna, ciod nel giorno che cade tra I quattordici e il ventuno del mese. Vi B racchiuso pure un almo mistero; se ti sari oscuro per il fatto d-'essere meno istruito in siffatte cose, non t'addolorare e non credere ch'io sia migliore di te per il fatto d'averle apprese durante gli studi de1la mia fanc:ntllezza. Poich6 cbi uuol uantarsi, si uanti di questo, d'auer cioO senno e coruoscere cbe io sono il Signore (cf. Ger 9, 2)). Alcuni appassionati di tali cose fecero molte ricerche sui numeri e sui movimenti delle stelle. E quelli di essi che fecero indagini L6)

    pir) acute arguirono che 1e fasi della luna crescente e della luna caiante provengono dal giro della sl-ra sfera e non gi) da1 fatto che ad essa si aggiunga qualche sostanza quando cresce e la perda quando cala, come credono nella loro abenazione i Manichei: costoro dicono ch'essa viene riempita, come una nave, da una porzione fuggitiva di Dio, ch'essi con cuore e linguaggio sacrilego non si p-eritano di crederg e proclahar"e-unita ai Principi delle tenebre e macchiata delle loro sozzure. Affermano dunque che quella parte di Dio, purificatasi con enormi sforzi dall'immondrzia fuggendo da tutto il mondo e da tutte le fogne, si ricongi.rnge con Dio, che piange fintanto che non torni; li luna perd si riempirebbe solo per la durata di mezzo mese, mentre meti del mese si riverserebbe nel sole come in un'alffa nave. Tuttavia fra queste esecrande bestemmie non poterono mai immagtnate per qual motivo mai, sia quando comincia che quancome una falce lumiio ..su di risplendere, appata -decrescere a partire da77a nosa, o perch6 cominci a meta dei mese e non giunga piena fino alla fine del mese per versare quel che ha di superfluo. Al .ontrario, coloro che studiano questi fenomeni mediante precisi calcoli matematici, riuscirono non solo a spiefare la causa delle eclissi di sole e di luna, ma prie a predire molto tempo p-rima- il momento in cui sarebbero avvenute, e perfino fissarne in antece denza, nelle loro opere scritte, il ripetersi a determinati intervalli di tempo in base a calcoli precisi. Coloro che leggono con intelltgenza quegli scritti, predicono allo siesso modo i medesimi fenomeni,- i quali avvengono proprio- nel modo e nel tempo. da eisi predetto. Quegli studiosi non sono bensi merite^di perdono iecondo l'espressione della Sacra voli quant se giunsero a sapere tartto da foro, in Scrittura 164

    marsi una concezione dell'uniuerso e del suo Signore, non lo trouarono piD facilmente (cf. Sap B, 9),. come avrebbero potuto se avessero pregato con sentimenti di religione. Essi comunque dalle stesse estremit) delle falci lunari, opposte al sole sia nella fase crescente che in quella calante, dedussero che la luna d illuminata dal sole e, quanto piil si allontana da esso, tanto pii riceve i suoi raggt nella parte che si mosta alla

    ierra, mentre al contrario quanto

    pii gli si awicina

    dopo la prima metA del mese, a pattlre dall'altra meta dell'orbit a, tanto pin B illuminata nella parte superiore, e non pud ricevere r ruggi nella parte rivolta alla terra e peicid sembra calare. Se perd si suppone la luna dotata di luce propria, 1'avrebbe solo da una parte della meta delli sua sfera e mostrerebbe quella parte alla terra un po' alla volta allontanandosi dal sole fino a mostrarla intera, mosrerebbe ciod per cosi dire un accrescimento senza opporre alla propria massa nulla che le facesse difetto, ma con l'esporre quel che aveva in effetto; poi di nuovo nascondendo un po' alla volta quanto prima appariva, sembrerebbe calare. Ma qualunque cosa si pensi di queste ipotesi, una cosa E chiaru a chiunque esamini attentamente il fenomeno, che ciob la luna cresce ai nosffi occhi solo allontanandosi dal sole e cala solo awicinandoglisi dall' alt ra pafie. Fa' ora attenzione a cid che si legge nei Proverbi: ll saggio perseuera saldo come il sole, lo stolto inuece cambia come la luna (cf. Sir27,I2). E chi E il saggio che persevera se non il sole di giustizia di cui B 3.rto, E'sorto per me il sole di giustiiia (cf . Mt ),20)?

    Nel giorno del giudizio gli empi, battendosi il petto per il fafio che questo sole non B spuntato per loro, -diranno' l'{on i brillata per noi la luce della giustizia e il sole non i spuntato per ruoi (cf . Sap 5, 6). Non si t65

    sole visibile agli occhi corporei, che buoni e sui caJtlv! comq pure fa sui Dio fa ,oig.t. piovere suigiusti e sugf ingiusti (cf. Mt 5, 45).Si ratia di una di quelle similitudini tratte, come sempre, dalle cose visibili e adatte a significare le cose invisibili. Chi E dunque lo stolto che cambia come la luna, se non Adamo, nel quale tuffi hanno peccato? Poich6 l'anima dell'uomo ,llontrnandosi dal sole della giustrzia, cioB dalla interiore contemplazione dell'immutabile veriti, rivolge tutte le sue potenze spirituali alle cose terrene, pEr cui vieppiu gli si ottenebrano 1e facoltd interne e superiori. Appena perd comincia a tornare alf immutabile saptenza, quanto pii le si awicina con sentimenti religi,osi, tantb pii si sciupa l'uomo esterno, ma f interno si rinnova di giorno in giorno e tutta |a luce delf ingegno, prima rivolta alle cose inferiori, si rivolge ora alle superiori e si stacca pei cosi dire dalle cose terrene, perch6 muoia semPre di piu a questa vita e la sua vita sia nascosta con Cristo in Dio (cf . Col3,3). I-luomo dunque fa un cambiamento tanto peggiore quanto pii si spinge verso le cose esteriori e resua vita le iealti interiori (cf. Sir 10, 9): Ioinse'dalla "tale condizione pare migliore alla terca, -ossia a una coloro che gustano toltanto li cose terrene (cf . Fil 2, 9), dal motiento che il peccatore viene lodato per le biume del suo cuore e .hi compie il male viene benedetto (cf. Sal9,24; I0, )). Luomo, al contrario, cambia in meglio quando a pogo a poco distoglie la sua attenzione-e la iua gloria dalle cose terrene, che si vedono in questa vital e le indirizza alle cose superiori e interne; qr.ttu condizione sembra meno buona alla terra, *rL a quelli che hanno il gusto delle cose terrene. Ecco perch6 gli empi, nel loro inutile pentimento finale, tra gli 71tri nr]m.roti loro rimpianti do-

    tratta

    166

    di questo

    I

    vranno esclamare: Sono costoro quelli cbe noi considerammo un tempo come oggetto di scberno e come tipi da coprire d'obbrobri. Siamo noi i pazzi che stimauamo pazzia la loro uita (cf. Sap 5,3s.). Ecco perch6 1o Spirito Santo, per mostrarci con una similitudine i misteri invisibili attraverso le cose visibili, e attraverso le cose corporee i misteri spirituali, volle che il passaggio da una vita all'altra, cioB la Pasqua, fosse celebraia [nel periodo che va] dalla quattordicesima alla ventunesima luna; dalla quattordicesima, affinch6 si prendesse la similitudine de1la luna per indicare la terua epoca gi) ricordata non solo per il fatto che di li comincia la terua settimana, ma per 1o stesso fatto di

    rivolgersi dalle cose esteriori a quelle interiori; fino alla ventunesima invece a causa dello stesso numero corrispondente al triplo di sette, numero, questo, con cui spesso B indic ata la totalit) delle cose, numero simboleggiante pure la stessa Chiesa per il f.atto ch'esso rappresenta la totaliti dei fedeli. Ecco perch6 l'apostolo Giovanni nell'Apocalisse scrive alle sette Chiese (cf. Ap 1, 4). La Chiesa perd, movandosi ancora nella condizione mortale propria degli uomini fatti di carne, d indicata nella Sacra Scrittura col nome di luna a causa della mutevolezza della natura umana. Ecco pure il perch6 di quell'espressione: Haruno preparato le loro saette nella faretra per saettare quelli cbe sono di cuore retto, quando la luna i oscura (cf. Sal 10,)).Infatti prima che awenga quanto dice l'Apostolo: Quando compariri Cristo, uostra uita, allora uoi pure comparirete con lui nella gloria (cf. Col ), 4), la Chiesa duiante il suo pellegrinaggio sembra oscura, perch6 geme a causa di molte iniquiti: e allora sono da temere le insidie degl'ipocriti seduttori, che volle indicati nel termine <<saette>>. Ecco perch6 in un altro passo, a proposito dei fedelissimi bandito167

    I I

    veriti, generati in ogni luogo de-llq Chiesa, e detto che essa J.o*. la luni testiione fedele nel cielo (cf. Sal 88,38). Cantando, il Salmista del regno di Dio: Spunteri - dice - nei giorrti d! lui la giustizia con abbondanza di pace fino aTanto che non ui sia piD la luna (cf. SalTl',7), cioE l'abbondanza della pace cre-

    ri

    della

    sceri tino a quando essa non distrugge-ri interamente cid ch'ts mutivole nella condizione della nostra mortalitd. Allora sarh distrutta l'ultima nemica, ossia la morte, e sari distrutto interamente tutto cid che deriva dalla debolezza della carne e ci oppone resistenza e ci impedisce di giungerc alla perfetta pacg,quando ciod questo corpo corruttibile si rivestiri dell'incorruftibilite e queito corpo mortale si rivestiri delf immortalit) (cf. I Cor 15, 26.53sJ. Ecco perch6 le mura della cittd chiamata Gerico, la quale in ebraico si dice che significa luna, caddero doPg che.attorno ad esse fu potlutu per sette volte 1'arci dell'Alleanza (cf . Gs 6, fe .ZOl. Cos'altro infatti f.a ora l'annuncio del regno di Dio simboleggiato dall'arca portata intorno a (]erico, se non distruggere, mediante i sette doni dello Spirito Santo e il ioncofso del libero arbitrio, tutti i baluardi della vita mortale, cioB qualsiasi speranza di questa vita che si oppon e alla speranza della vita futuia? Ecco perch6 le mura caddero mentre l'arca girava loro attorno, senza essere perc-o-sse da .retrr, .o1po violento, ma spontaneamente. Vi sono inoltre altri passi della Sacra Scrittura che nella luna ci fanno uedire simboleg giata la Chiesa, la quale ne1la condizione mortale dJtt, presente vita compie il suo pellegrinaggio tra le pene e le fatiche, lontana dalla ..l.it" GEiurale-m" di cui sono cittadini i santi Anseli, bh ttolti perd, che non vogliono cambiarsi in meglio, non devono per questo pensare che si debba-

    t68

    no adorare gli asti del cielo per il fatto che talora questi sono presi nella Sacra Scrittura come simboli e figure dei misterl djvrnl perch6 ogni creatura pud essere presa a simbolo. Per lo stesso motivo non dobbiarrro neppure incorrere nel giudizio di condanna pronunciato dail,a bocca dell'Apostolo nei riguardi di alcuni, i quali adorarono e servirono la creatua a preferenza de1 Creatore ch'd benedetto per tutti i secoli (cf. Rm l, 25).Come infatti non adoriamo le bestie, sebbene Cristo sia chiamato agnello (cf. Gu l, 29) e vitello (cf . Ez 43 , 19), e neppure le fiere perch6 egli E stato chiamato iI leone della tribri di Giuda (cf. Ap 5,5) e neppure le pietre perch6 pietra era i1 Cristb (cf. 7 Cor lO,4; Mt 21,42) e neppure il monte Sion perch6 in esso d raffiguratala Chiesa (1 Pt 3,4), cosi non adoriamo neppure il sole o la luna, sebbene da queste creature della volta celeste come da molte altre creature terrestri si prendano figure simboliche per rappresentare e far comprendere realti sacre e mistiche. (Ep.55,1,2 - 6, 11)

    Ricordo di avere promesso di esporre in questo salmo come la luna rappresenti convenientemente la Chiesa. Due sono le ipotesi probabili sulla luna: ma credo sia impossibile o difficilissimo per l'uomo sapere quale di queste sia la vera. Infatti, quando ci si chiede donde essa trag gala luce, alcuni dicono che la possiede di per s6, ma che una meta soltanto del suo globo risplende, mentre l'alffa resta oscura; rna, nel muoversi nella sua orbita la medesima parte che splende a poco a poco si volge verso la terca in modo da poter essere veduta da noi, e percid appare dapprirna come se avesse dei corni. Se, per esempio. fai una palla per meta bianca e meta scura, e hai davanti agli r69

    t t ,l

    occhi la parte scura, non vedrai niente di bianco; ma se comlncerat a gtrareverso i tuoi occhi la parte bianca) e Ia girerai a poco a poco, d-apprima vedrai dei

    corni bianchi; poigradatamente [essa] cresce, fino a tuoi occhi e che tutta la paite -pir) landida E dinanzi ai dell'alua niente non si vede -parte scura. E se palla a poco a poco, la gitare f"at a continui ancora cornincia ad apparire ljoscurit) e a diminuire il candore, finch6 riappaiono di nuovo i corni e infine tutta la parte bianca i.o*pure dagli occhi e di nuovo si prrb ,r.dere solo la parte scura. Dicono che questo ,..ud. quando la luie della luna sembra crescere sino alla quindicesima luna, e poi di nuovo diminuire fino alla'tredicesima e ritornare ai corni, fino a che non appare.pii nessuna luce nella luna. Secondo questa opmlone, la luna allegoricamente simboleggia U Cf,i.tu, poiclr6 la Chiesa iisplende ne11a sua parte spirituale, -.t tt" E oscura nella sua parte carnale; e talvolta la parte spirituale si manifesta agli uomini nelle buone opere; in altri momenti rimane nascosta nella coscienzi ed E conosciuta solo da Dio, mentre si manifesta agli uomini soltanto nel corpo- Cosi accade quando lreghiamo col cuore e sembra.quasi che non facciamo"nulla, menme ci B ordinato di non tenere i cuori sulla terra, ma di elevarli verso il Signore. Altri poi dicono che la luna non ha luce. propria, ma d illuminata dal sole; perd, quando B insieme con il sole, volge verso di noi la patte non illumtnata, e oercio non"vediamo in essa aliuna luce; quando invel. co-irrcia ad allontanarsi dal sole, si illumina anche in quella parte che volge v.er19 Ia tetra, e necessariamente comrncia dar corni, finch6 non giunge alla quindicesima luna [che sta] di contro al sole. Allora, infatti, quando il sole tramonta, 1a luna nasce, in modo che'chiunque, avendo visto ramontare il so1e,

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    quando comincia a non vederlo pii, se si volge ad oriente, vedri sorgere la luna. A partire da questo momento, quando essa corlincia ad awicinarsi al sole dall'alffa parto rivolge verso di noi quella parte che non B illuminata, finch6 non riappaiono i corni ed infine non si vede pir) nulla, perch6 allora la parte illuminata B volta in alto verso il cielo, mente verso la tera B volta la parte che il sole non pud illuminare. Orbene, anche secondo questa opinione, nella luna si intende la Chiesa, perch6 non ha luce propria ma E illuminata dall'Unigenito Figlio di Dio, il quale d allegoricamente chiamato Sole in molti passi delle Sacre Scritture. Alcuni eretici, non conoscendo, oppure non essendo in grado di distinguere [questo Sole], tentano di distogliere i sentimenti dei semplici verso questo sole corporeo e visibile, che B luce comune alla carne degli uomini e alle mosche, e riescono cosi a sowertire alcuni, i quali, non potendo contemplare con la mente la luce interiore della verita, non si accontentano della semplice fede caffolica che costituisce l'unica salvezza p$ i piccoli, e con il cui unico latte si pud giungere con vigore sicuro alla robustezza del cibo pii solido. Quale che sia la vera di queste due opinioni, giustamente si scorge, in senso allegorico, la Chiesa nel1a luna. Se poi non piacesse esercitare l'animo in queste oscurit), piene pin di affanni che di frutti, oppure non ce ne fosse il tempo, owero l'animo stesso non ne fosse capace, d sufficiente guardare la luna con occhi semplici e non cercare le cause oscure, ma rendersi cont o alla maniera di tutti del suo accrescersi, del suo completarsi e del suo decrescere. La luna, proprio nel suo venir meno per rinnovarsi, mostra inche alla stessa moltitudine incolta f immagine della Chiesa, nella quale si crede al\a nsurrezione dei morti. L7L

    Dobbiamo poi indagare che cosa si intenda in questo salmo coi luna osiura, nella qu3le i peccatori ri toro preparati per saettare i retti di cuore. Non soltanto in L., modo, infatti, la luna pud esser detta oscura: pud esser detta oscura quando- E al termine del suo iorto mensile, e quando il suo fulgore B ottenebrato dalle nubi, e qrando, PUr piena, si eclissa. I1 voler saettare, quando d oscura la luna, i retti di cuore, pud invero.iiferirsi ai persecutori dei martiri; non Doteva esser vtsta la luna nella sua chiariti, ossia la bhi.ru, sia per la sua fase iniziale, in quanto non aveva brillato iulla terra in tutta la sua luce e non aveva ancora fugato le tenebre delle superstizioni dei Gentili; sia t.l ,i.oprirsi la terra come di nebbia per 1e lingue di coloro che bestemmiavano e diffamavano il no*. cristiano; sia per le uccisioni degli stessi martiri, e un cosi copioso spargimento di sangue, c-ome se in tale venir meno e oscuramento, per cui la luna sembrava mostrare insanguinatala sua faccia, i deboli siano stati col terrore stornati dal nome cristiano. E

    profittando di tale terrore, i peccatori scagliavano le ioro putole ingannatrici e sacrileghe per sowertire anche i retti di cuore. Ci si pud infine riferire agli stessi peccatori che la Chiesa contiene, P..t*6 alTora, colta i'occasione

    di quest'oscurarsi della luna,

    essi

    hannc, commesso molte di quelle aziont che ora ci sono rinfacciate come obbrobriose dagli eretici, quando si dice che tali delitti sono stati compiuti dai loro fondatori. Ma in qualsiasi modo si sia svolto q-uel che E accaduto nel perlodo della luna oscura, Perch6 deb-

    bo turbarmi per eventi sconosciuti, ora che il nome cattolico B diffuso e celebrato in tutto il mondo? I'lel Signore - infatti - corufido; e non ascolto coloro che diiono alla mia antmat migra ai monti come il passero. Perchd, ecco, i peccatori banno teso I'arco per saettare

    r12

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    retti di cuore merutre oscura la luna. Oppure, se ad essi sembra ancora oscura la luna, in quanto vogliono mettere in dubbio quale sia la Chiesa cattolica e ten-

    tano di incolparla per i peccati degli uomini carnalt che essa contiene in gran numero, che interessa tutto questo a colui che dice con verit): nel Signore con.fido? Con queste parole ciascuno mostra di essere buon grano, e sosterri con pazienza la pula sino al tempo della vagliatura. (En. in Ps. 10,3-4)

    [Dice il salmo:7 Ti protegga il Signore sopra la mano della tua destra. Ve l'ho detto e, suppoflgo, voi ne siete convinti. Se infatti non foste convinti e convinti proprio in base alle Scritture, non mi avreste indicato acclamando il vostro assenso. Se dunque avete compreso, vedete, fratelli, come prosegue; vedete il motivo per cui il Signore ha da intervenire anche sopra la mano della destra: perch6 in altre parole debba proteggere la stessa fede per la quale abbiamo ricevuto il potere di essere figli di Dio e di essere collocati alla sua destra. Per quale motivo i1 Signore ci deve proteggere? A motivo degli scandali. Ma da che parte si levano gli scandali? Noi dobbiamo temerli su due fronti, come due sono anche i precetti dai quali dipendono totalmente la Legge e i Profeti (cf. Mt 22,40): ciots l'amore di Dio e l'amore del prossimo. Si ama la Chiesa perch6 si ama 1l prossimo; Dio lo si ama per amore di Dio stesso. Quando dunque simbolicamente si parla di sole, si intende Dio, e quando si parla di luna si intende simbolicamente la Chiesa. Ora se uno, cadendo in errore, non credesse conforme a verit) nei riguardi di Dio (non credesse, ad esempio, che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono d'una stessa so-

    fl)

    r stanza), costui sarebbe ingannato dall'astuzia degli eretici, specialmente ariair. Cosi chi credesse che

    nel Figlio e nello Spirito Santo ci sia qualcosa in meno ih. non nel Padre, avrebbe subito uno scandalo a proposito di Dio. Ebbene, costoro sono bruciati dal tol.. Ecco, invece, un altro persuaso che la Chiesa la si trovi solamente in una qualche setta, uno che non riconosce com'essa d sparsa per tutta la terca. Egli presta fede a quei tali che ripetono: Eccolo quill Cristo, eccolo ln Gf . Mt 24,21) (come avete ,rdito dal Vangelo che vi d stato letto), mentre si sa che lui, dando un prezzo cosi grande, ha redento tutto il mondo. Ebbene, costui subisce uno scandalo nei riguardi del prossimo ed b bruciato dalla luna. Chi; insomma ,-erra nei confronti della sostanza della veriti viene bruciato dal sole e di giorno, in quanto erra proprio-circa la,sapienza dt Iui sta.scritio: Il giorno paisa al giorno la parola (cf. Sal L8, )). A queito riguardo afferma anche l'Apostolo: Adattando le cose spirituali agli uomini spiri-tuali (cf. I Cor 2, L3). Ecco cos'B: Il giorno passa al giorno la parola; B: Noi parliamo di sapienza tra i f,erfetti (cf. I Cor2,6). Cos'd invece: E la notte alla notte trasmette la notizia (cf. I Cor 2, 1l)? Ai piccoli si predica l'abbassamento di Cristo: la sua in,zr:nurione e la sua crocifissione. Questo B il latte che basta ai piccoli. In tal modo questi piccoli non vengono abbandonad durante la notte, perch6 anche-durante la notte risplende la luna, ciod attraverso la carne di Cristo-si predica loro la Chiesa, della quale la carne di CriJto E 1a testa. Ora, chi non si-lascia scan dalizzarc in queste cose, cioB nei riguardi della Chiesa e della carne di Cristo, non viEne bruciato dalla luna. Chi poi non si lascia scandalizzare nei riguardi della veriti immutabile e 174

    ,I

    intoccabile, non viene bruciato dal sole. Non mi riferisco a questo sole che insieme con noi vedono anche le mosche e gli animali, ma a quel sole del quale alla fine diranno gli empi: Cbe cosa ci ha giouato la superbia? e quale uantaggio ci ba arrecato la iattaruza delle riccbezze? Tutto A passato come ombra. E dopo questo diranno ancota Errammo duruque dalla uia della ueriti, e la luce della giustizia ruon rifulse per noi e il sole per noi non si leud (cf. Sap 5, 8.6). Se si trattasse del sole materiale, non sorge forse per tutti gli empi, secondo la disposizione di colui de1 quale fu detto che fa sorgere il suo sole sopra i buoni e sopra i cattiui (cf . Mt 5, 45)? Ne segue che Dio ha fatto un altro sole, diverso da questo che sorge sui buoni e sui cattivi e che vedono i buoni e cattivi. E, quest'altro, un sole non creato ma generato, un sole per opera del quale tutte le cose sono state create, un sole dove ha sede la percezione della veriti immutabile. Di questo sole diranno g1i empi: E il sole per noi non si leud (cf. Sap 5, 6). Chi non erra nei riguardi della Sapienza in se stessa non viene bruciato dal sole; come chi non erra riguardo alla Chiesa e alla carne di Cristo e a tutte le cose accadute nel tempo per la nosffa salute, non viene bruciato dalla luna. Se perd non s'awera nell'uomo quanto dice il salmo, e cioE: 1/ Signore i il tuo riparo soprd la mano della tua destra, egli, anche se gii ha creduto in Cristo, cadr) in errore, o nel primo campo o nel secondo. Da cid si spiega l'aggiunta che segue le parole: Il Sigruore i il tuo riparo sopra la mano della tua destra. Si immagina una difficolt) da parte del credente, questa ciod: <<Ecco, io ormai posseggo la mano della mia destra; ho scelto la fede in Cristo; ho ricevuto il potere d'essere annoverato tra i figli di Dio. Che bisogno

    fl5

    U mi

    faccia ancora da copertura restando sopra di me? CioB: perch6 deve starmi ancora soPra lg

    c'B che Dio

    della ruia deitra?>>. Continua: Di giorno il sole non ti bruceri, nd la luna di notte. Per questo d a1 di sopra della mano della tua destra colui che ti copre: affjnch6 il sole non ti bruci di giorno n6. la luna di notte. Comprendete, fratelli, che tutto questo B owiamente .,n parlare figurato. In realti, se pensiamo al sole visibile, e vero che esso brucia durante il giorno, ma forse clre brucia anche la luna quando splende di notte? Cosa sari quindi questo bruciare? Lo scanda1o. Ascolta le purol" dell'Apostolo: Chi A infermo cbe anch'io non lo sia? cbi i scirtdalizzato senza che io ne bruci? kf. Z Cor I1,29). (En. in Ps. L20,12)

    *iro

    LA CHMSA

    MADRE E VERGINE

    Ne1 grembo verginale della madre l'unigenito Figlio di Dio. si E degnato di unire a s6la natura umana, per conglungere a se, ca-po rmmacolato,la Chiesa immacolutu.Yapostolo Paolo chiama ia Chiesa vergine non p"..+6 ionsidera in essa soltanto coloro che sono vergml anche nel corpo, ma pgtcl16 desidera che tutti ,bbiurro il cuore incorrotto. Vi ho fidanzati a Cristo co- dice - ad un solo sposo, per presentarui me urua uergirue casta'(cf . Z Cor II,2).I a Chiesa, imitando la Madre del suo Signore, anche 1) dove non ha potuto esserlo nel corpo, d tuttavia insieme madre e rrergine nello spirito. eristo- 4rrrgg.", che .ha reso vergiie la sua Chiesa liberandola dalla fornicazione dei?emoni, nascendo, non ha tolto in alcun modo la verginiti a sua madre. Voi, vergini consacrate, t:,ate dalla incorrotta verginith della Chiesa, che non curandovi delle flozze temene avete scelto di essere ver176

    gini anche nel corpo, celebrate oggi con- solenniti e Iioiu il parto della Vergine. E nato infatti da una Sont u .olri che non ha a-vuto bisogno di essere generato in lei da un uomo. Egli, che a voi ha fatto dono della verginiti che avreste amato, non tolse alla madre cid c*he anche voi ota amate. Egli, che risana in voi ci6 che avete ereditato da Eva, non pud rovinare cid che voi avete amato in Maria. Seguite le orme di colei che nel concep-ire non si uni a ,omo e nel partorire rimase vergine-,Imitatela in quanto .. uu.t. la possibilit). Non nella fecondit), perch6 questo i impossibile sefiza compromettere'la verginiii. Lei sola pot6 avere ambedue le cose, delle quaf voi ne avete icelta una; se voleste averle ,mb.d,r., perdereste quella che avete scelto. Lei sola pot6 avere^ambedue le cose, lei che generd l'Onnipoi..rt., in virti del quale pot6 averle ambedue. Solo in ouesto unico modo era conveniente che l'unico Figiio di Dio diventasse figlio dell'uomo. Tuttarria per il latto che Cristo B stato partorito soltanto dalla Vgrgine, non per questo norb niente pe-r voi; infatti, b.!ch6 non'aveti potuto partorirlo nella carne come figlio, 1o avete trbvato nLl .trot. come sposo: e un tale Iporo che, mentre in quanto redentore ricolma la vostra felicit), non dovete temere che vi tolga il bene della verginit). Egli infatti che non ha tolto la verginit) alla madre neanche quando questa lo partori fisicamente, molto pir) 1a conserrreri in voi nell'amplesso spirituale. N6 dbvete ritenervi sterili per il fatto che ,i-rrr.t. vergini. Infatti una virtuosa- integrit) del corpo d assaiutile per la feconditd del cuore. Comportatevi come .ot iigliu l'Apostolo: siccome non dovete preoccuparvi delle cose del mondo e di come placere ai mariti, datevi pensiero {el^le.cose di poter 'Dio, .b.rr. possiate piacere in tutto a lui (cf. I Cor 7 , 177

    r 32-34). Perch6 possiate avere non un grembo fecondo di nascite, ma un cuore fecondo diiirti. Ora, arrivato al termine, mi rivolgo a tutti voi che siete presenti, parlo a tutti, vorrei sollecitare con queste parole tutti voi, che siete la vergine casta che l'Apostolo ha ftdanzato a Crisro (cf . Z Cor lI, 2).Quanto ammirate nel corpo di Maria abbiatelo nell'intimo della vostra antma. Chi crede nel cuore per compiere la gtustizia concepisce Cristo; chi 1o confessa con la bocca per la salvezza partorisce Cristo (cf. Rm LO, 12). Cosi nel vostro cuore sovrabbondi la fecondit) e permangala verginitd,. (Sermo L91,2, ) - 3, 4)

    La IEUpESTA E LA BARCA

    Il brano del Vangelo, che abbiamo udito or ora, ammonisce ciascuno di noi a considerare e conoscere dove siamo e dove dobbiamo dirigerci e affretrarci. Poich6 ha un significato non trascurabile la barca che uaghettava i discepoli di Cristo e a causa del vento contrario correva pericolo rn mezzo alle onde. Inoltre non senza un motivo il Signore, Iascrata andare la folla, sali sul monte a pregare da solo; di poi andando verso i suoi discepoli camminando sul lago li trovd ch'erano in pericolo, e li riconfortd salendo sulla barca e calmd 1a tempesta (cf. Mt 14,22-25). Ma perch6 meravigliarsi che possa ricondurre ogni cosa alla calma colui che ha creato ogni cosa? Tuttavta, dopo esser salito sulla barca, i discepoli ch'erano trasportati da essa, dissero: Tu sei dauuero il Figlio di Dio! (cf. Mt 14,33).Ma prima di questa apparizione costatata chiaramente, s'eiano turbati vedendolo camminare sulle acque del lago, poich6 avevano detto: E u, fantasma.t (cf . Mt 14,26). Egli per6, salito sulla barca, e1i178

    mind l'esitazione dello spirito dal loro cuore, quando gii a causa del dubbio correvano nello spirito un pericolo maggiore che nel corpo a causa della tempesta.

    Attraverso tutte le azioni da lui compiute, il Signore ci ammonisce dunque su come dobbiamo virrere quaggii. In questo mondo tutti infatti sono pellegrini, sebbene non tutti desiderino tornare nella patfia. Ma proprio a causa di questo viaggio noi incontriamo le sofferenze do'urrte a sconvolgimenti e a tempeste; d quindi necessario che siamo almeno nella barca. Poich6 se nella barca comiamo pericoli, fuori della barca andiamo incontro a una morte sicura. In realti, per quante forze abbra nei muscoli delle braccia chi

    nuota nel mare, talota, sopraffatto $al mare grosso,

    viene inghiottito dalle onde e affoga. E necessario quindi che siamo nella barca, cioB siamo portati sul legno per essere in grado di attraversare questo Inare. Orbene, questo legno, dal quale viene portata la nostra debolezza, B la croce del Signore con la quale veniamo segnati e veniamo preservati dall'annegare nelle tempeste di questo mondo. Siamo soggetti alle tempeste, ma c'E Dio che pud venire in nosro aiuto. Quanto poi al fatto che, lasciata andare la folla, il Signore sali da solo sul monte a prcgare, quel monte significa l'aho dei cieli. Poich6 il Signore dopo la

    risumezione, lasciata la folla, ascese da solo in cielo (cf. At 1,9; Mc L6, 19; Lc 24,51), e l\ intercede per noi, come dice l'Apostolo (cf. Rm 8,34). C'd, pertanto un significato misterioso in quest'azione del Signore il quale, lasciatala folla, sale sul monte per essere solo in preghiera. In effetti egli E ancora oggi il solo primo nato dei risorti (cf. Col l, 18) il quale dopo la risurrezione del corpo si trova alla destra del Padre quale sommo sacerdote e awocato delle nostre pre179

    ghiere. I1_capo della Chiesa d nell'alto dei cieli, perch6 tutte le alre membra lo seguan o alTa fine. Se d.rnque intercede per noi, prega da solo, per cosi dire sulla cima di un monte, al di sopra di tutte le creature pir) alte. Frattanto labarca che trasporta i discepoli, cioE 1a Chiesa, d agitata e scossa dalle tempesre-delle avversit), e non cessa il vento contrario, ciod il diavolo che le si oppone e si sforza d'impedirle di giungere alla tanquilliD del porto. Ma pii potente B colui che intercede per noi. Poich6 in mezzo a queste nostre tempeste, che ci travagliano, egli ci d) fiducia venendo verso di noi e confortandoci; quando siamo turbati badiamo soltanto di non uscire dallabarca e getrarci in mare. In realti anche se la barca d sbattuta B tuttavta sempre una barca. Essa sola porta i discepoli e accoglie Cristo. E vero, essa corre pericolo nel mare, ma senza di essa uno va in perdizione. Rimani percid ben saldo nella barca e prega Dio. Quando non approdano ad alcun risultato tutti gli accorgimenti e s-ono insufficienti le manovre de1 pilota e le sresse vele spiegate possono apportare pii pericolo che utiliti; quando non si pud pii fare affidamento su ogni specie d'aiuti e di forze del1'uomo, ai passeggeri non re-

    sta altro che intensificare le preghiere e implorare l'aiuto di Dio. Colui il quale dd ai navtganti la possibiliti di arrivare al porto, abbandoner) forse la propria Chiesa senza condurla allatranquilliti? Ordunque, fratelli, i pii violenti sconvolgimenti awengono in questa barca solo quando in essa non c'd il Signore. Chi perd si trova nella Chiesa E forse separato dal Signore? Quand'd che ne B separato? Quando si lascia vincere da qualche passione. Nello stesso senso s'intende cid ch'd detto simbolicamente in un passo della Scrittura Il sole ruon tratnonti sulla 180

    uostra collera e non date un'occasione al diauolo (cf.. Ef 4, z6-27); cid poi non va inteso del nostro sole che sembra occupare il primo posto ma i corpi celesti visibili e che pud essere visto ugualmente sia da noi che dalle bestie, ma della luce contemplata solo dal cuore puro dei fedeli, come E detto: Era la luce uera che illumina ogni uomo cbe uierue in questo mondo (cf. Gu 7, 9). In effetti questa luce del sole visibile illumina anche gli animali pin piccoli e miooscopici. La Iuce vera B percid la giustizia e la sapienza,luce che lo spirito non riesce piil a vedere quando E soggiogato dal turbamento della collera come sotto una coltre di nebbia; d allora che il sole tramonta per cosi dire sopra \a collera d'una persona. Ugualmente in questa barca, quando non c'E Cristo, ognuno d turbato dalle proprie tempeste, ciod da propri peccati e dalle proprie passioni. La Legge per esempio ti dice: I'lon dire falsa testimoruianza (cf. Es 20, 16; Dt 5,20). Se tu sai che la testimonianza B vera, hai la luce nello spirito, se invece, vinto dalla cupidigia d'un turpe guadagno, avrat stabilito di dire una falsa testimontanza., comincerai gi) ad essere turbato per l'assenza dt Cristo; sarai sballottato dai cavalloni della tua aviditi, comerai pericolo per la tempesta delle tue passioni e sarai sul punto di affondare per l'assenza di Cristo. Quanto B da temersi che la barca diriga il suo corso altrove e si volga a guardare indietro! Cid avviene quando uno, traviato daTla passione, abbandonala speranza del premio celeste e si volge ai beni visibili e passeggeri. In realt) chi d sconvolto dalle tentazioni delle passioni e tuttavia appunta il suo sguardo sulle realti interiori dell'anima non arrtva al punto di perdere la speranza, mentre implora il perdono dei propri peccati e tende tutti i suoi sforzi a superare e atttaversare iI mare sconvolto dalla furia accantta 181

    f

    il dei venti. Chi al contrario si distoglie dal suo buon proposito dicendo in cuor suo: < della notte vuol dire la fine defla notta poich6 una
    ce come da un legno e correvano pericolo a causa delle prove di questo mondo come a causa delle pro-

    t82

    celle del mare; dopo la sua risumezione il suo nome comincid ad essere onorato anche in questo mondo in cui era stato dtsprezzato, accusato, ucciso; in tal modo egli, che a causa della passione della carne era arrtvato fino al fondo del mare ed era stato sommerso dalTa tempesta, con l'onore del suo nome calpestava il collo dei iuperbi come la spuma delle onde. E in tal modo che adesso vediamo il Signore camminare per cosi dire sul mare, e vediamo sotto i suoi piedi tuttala rabbia di questo mondo. (Sermo7r,

    La sposa

    L,l - 6,7)

    <>

    Se per caso ci sono degli eretici che ancora conservano nel cuore l'errata convinzione che Cristo si mostrd agli occhi dei discepoli, ma non era il vero corpo di Cristo, la depongano ormai e si lascino convincere dal Vangelo. Noi li biasimiamo di restare in tale errore: li condanneri lo stesso Cristo, se persisteranno ad avere una simile convinzione. Chi sei tu che non credi che iI corpo deposto nel sepolcro abbia potuto risorgere? Sei forse manicheo, che non credi nemmeno c[e sia stato crocifisso, da1 momento che non credi neppure alla sua nascita, affermi ch'egli ci mostrd ogni coia falsa? Egli ha mostrato il falso, e tu dici la veriti? Le tue affermazioni sarebbero vere, mentre iI suo corpo sarebbe stato una falsa apparcnza? Ecco, tu pensi ch'egli mostrd agii occhi dei discepoli cid che non era; penJi che fosse uno spirito e non un corpo. Ma ascolta lui: egli ti vuol bene per non condannarti. Ascolta quello che dice lui; ecco, 1o dice a te, infelice, parla a te: Perchd sei turbato e dubbi sorgono nel tuct cuore? Osseruate - dice - le mie mani e i miei piedi. Toccatemi e osseruatemi: uruo spirito non ba ruti ossa nti carne, come

    r83

    .U

    inuece uedete cbe ho zb. Cosi affermava la Veriti e ingannava? Era un corpo, era carne; si presentava aglt

    occhi col corpo ch'era stato sepolto. Sparisca il dubbio, per far posto a un degno canto di lode. Mostrd dunque se stesso ai discepoli. Che vuol dire <<se stesso>>? Vuol dire: . La Chiesa, destinata ad essere diffusa per tutto il mondo, da lui era preveduta, dai discepoli invece ancora non era veduta. Mostrava il capo, ma prometteva il corpo. Che cosa infatti soggiunse in seguito? Proprio questo ui diceuo quand'ero ancora con uoi (cf. Lc 24, 44). Che vuol dire: quand'ero ancora coru uot? Non era forse con essi, quando parlava con loro? Che vuol dire: quando ero Ancora con uoi? Vuol dire: <>. Che vuol due con uoi? Come uno destinato a morire con voi che siete destinati a morire. Adesso non sono pii con voi, poich6 mai pir) per l'avvenire dovrd morire con quelli che sono destinati a morire, Ecco dunque che cosa vi dicevo. Che cosa? Che si doueua compiere tutto cid ch'era stato scritto di nte nella Legge, nei Profeti e nei Salmi (cf . Lc 24,44).Vi dicevo che doveva compiersi tutto. Al-

    lora apri ad essi l'intelligenza (cf. Lc 24,45). Vieni dunque, Signore, fa' delle chiavi, apri [la nosma menteJ per farct capire. Ecco, tu dici tutto, ma non sei creduto. Sei ritenuto un fantasma, vieni toccato, vieni urtato, e ancora sono esitanti nella fede quelli che ti toccano. Richiami alla loro mente le Scritture, ma essi non capiscono ancora. I cuori sono chiusi, ma tu apri ed entra. Fece cosi: .4. essi apri allora I'intelligenza. Apri,, Signore, e apri il cuore a chi dubita di Cristo. Apri f intelligenza a chi crede che Cristo fosse un fantasma. Allora apri la loro mente all'intelligeruza delle Scrittr.ne (cf . ibid.). 184

    Poi disse loro. Che cosa? Cosi dctueua accadere. Cosi infatti sta scritto e cosi doueua accadere. Che cosa? Che Cristo patisse e risorgesse il terzo giorno (cf . Lc 24,46). Videro cid, videro Cristo patire, 1o videro pendere sulla croce, 1o videro presente e vivente dopo la risurrezione. E allora, che cosa non vedevano? Non vedevano il suo corpo, ciod la Chiesa. Vedevano lui ma non vedevano lei. Vedevano 1o sposo, la sposa invece era ancora nascosta.Faccta la promessa relativa a essa. Cosi sta suitto e cosi era necessario che Cristo patisse md risorgesse al terzo giorno dai morti. Cid d detto dello sposo. Che cosa d detto della sposa? i'Jel suo nome uengdno predicati a tutti i popoli la conuersiorue e il perdoruo dei peccati, cominciando da Gerusalemme (Lc 24, 47). E cco che cosa i discepoli non vedevano ancora; ancora non vedevano la Chiesa diffusa tra tutti i popoli a cominciare da Gerusalemme. Vedevano il capo e riguardo al suo corpo credevano al capo. Credeva-

    no a cid che non vedevano in base a cid che vedevano. Simili ad essi siamo anche noi: vediamo una realti ch'essi non vedevano ma non vediamo quello che vedevano essi. Che cos'E cid che vediamo noi e ch'essi invece non vedevano? La Chiesa diffusa tra tutti i popoli. Che cos'd cid che noi non vediamo e ch'essi invece vedevano? 11 Cristo vivente nel suo corpo. A11o stesso modo ch'essi vedevano lui e credevano al corpo, cosi noi vediamo il corpo e crediamo al. capo. Ci aiutino a vicenda le realti viste da noi e quelle viste da loro. Essi furono aiutati dal fatto d'aver visto Cristo risorto per credere alla futura diffusione della Chiesa; noi, dal f'atto di vedere la Chiesa gih diffusa, siamo aLutatt a credere che Cristo E risorto. Si B awerato cid ch'essi credevano; ugualmente si a\a/era anche cid che noi crediarno; si e awerato cid ch'essi 185

    credevano del capo; si awera anche ci6 che noi crediamo del corpo. Sia a essi che a noi E stato fafto conoscere il CriJto totale, ma nd da essi n6 da noi d stato visto il Cristo totale. Essi videro i1 capo e credettero all'esistenza del corpo; noi invece abbiamo visto il corpo, e abbiamo cre-duto all'esistenza del capo. A nessuno tuttavla manca il cristo; in tutti E completo, ma gli resta ancora di completare il suo corpo. CredettEro essi, per mezzo di tssi credettero molti abitanti di Geruialemme: credette la Giudea, credette la Samaria. Vengano a unirsi al corpo le altre membra, si unisca l'edficio al fondamento- Nessuno infatti, drce l'Apostolo, pud porre il fondamento, se non au^ell9 sid oosto, ch'i-il Ciisto GesD (cf. I Cor 3, 11). Infuriio p,rt. i giudei, sfoghino pure la loro gelosia; yeng.l lapidato SIefano, conservi gli abiti di coloro che gli scagliavano le pieme Saulo,- che diventer) poi l'apostolo Paolo. Venga pure ucciso Stefano, venga turbata la Chiesa di GErusalemme (cf. AtJ ,57ss.); si allontani di li la legna accesa, vadano nel mondo per incendiarlo tutto. I discepoli nella Chiesa di Gerusalemme erano infatti, pei cosi dire, legna infiammata

    dallo Spirito Santo, dal momento che uru'anirrin sola e un cuore solo protesi uerso

    avevano

    Dio

    (cf . At

    4,32). Dopo lalapidazione di Stefano quella Chiesa pati la p..i..rrrione: Ia \egna fu dispersa e il mondo fu incendrato. (Sermo 1L6,4,4 - 6,6)

    Il vpsrtto I1 Signore

    persona, 186

    I

    (cf . Mt 17 ,2-3; Lc 9,29-30), per indicare cosi simbolicamente di essere lui la luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo (cf. Gu I,9).Cid ch'B per gli occhi del corpo iI sole che vediamo, lo d lui per gli occhi del cuore; ci6 ch'B il sole per i corpi, lo d lui per i cuori. I suoi vestiti sono la sua Chiesa. Se i vestiti non

    fossero tenuti ben stretti da colui che li indossa, cadrebbero. Di questi vestiti un orlo, per cosi dire estremo era Paolo. Lo dice lui stesso: Io iffitti sono il piD piccolo degli Apostoli (cf. I Cor 15,9); e in un altro passo: Io sono l'ultimo degli Apostoli (cf. I Cor 15,8). Orbene, in un vestito 1'orlo d la parte estrema e pir) piccola. Ecco perch6 quella donna che soffriva di perdite di sangue guari toccando 1'orlo del mantello del Signore (cf . Lc 8, 44); cosi la Chiesa proveniente dai pagani fu salvata dalla predicazione di Paolo. Che c'B

    di strano se mediante il vestito bianchissimo viene simboleggiata la Chiesa, dal momento che sentite dire dal profeta Isaia: Anche se i uostri peccati fossero come scarlatto, li fard diuentare bianchi come neue (cf. /s 1, 18)? Che valore avrebbero MosB ed Elia, cioB la Legge e i Profeti, se non parlassero col Signore? Se non testimoniassero a favore del Signore, chi leggerebbe la Legge e i Profeti? Vedete quanto sinteticamente afferma cid l'Apostolo Per mezzo della Legge si ha solo la conoscenza del peccato. Ora inuece, irudipendentemente dalla Legge, si i maruifestata la giustizia di Dio (cf. Rm 3,20), ecco il sole; testimoniata dalla Legge e dai Profeti (cf. Rm 3,21), ecco lo splendore. (Sermo78,2)

    DI CRISTo TRASFIGURATo

    in persona si fece splendente come il

    sole, i suoi abiti divennero bianchissimi come la neve e

    lui MosE ed Elia- Si, proprio Gesi in proprio lui divenne splendente come il sole

    parlavano con

    I

    LA TUNICA SENZA CUCITURE

    Qualcuno si domanderi che cosa significhi la divisione delle vesti in quattro parti e il sorteggio del187

    la tunica. La veste del Signore Gesi Cristo, divisa in quattro parti, raffrgura la sua Chiesa disribuita in quattro parti, ciod diffusa in tutto il mondo, che appunto consta di quattro parti e che gradualmente e concordemente realtzza la sua presenza ne1le singole parti. E per questo motivo che, altrove, il SignorJ dice che invieri i suoi angeli per raccogliere gli eletti dai quattro venti (cf. Mt 24, 31), ciod dalle quattro parti del mondo: oriente, occidente, aquilone e mezzogiorno. Quanto alla tunicatrrata a sorte, essa significa l'unita di tutte le parti, saldate insieme dal vincolo della cariti. E della cariti, infatti, che l'Apostolo dice: Voglio mostrarui una uia arucor piil eccellente (cf. 7 Cor L2,)1); e altrove dice: e possiate conoscere l'amore di Cristo cbe sorpassa ogni conoscenza (cf . Ef 3, 19); e ancora: Al di sopra di tutte le cose riuestiteui della cariti la quale i il uincolo della perfezione (cf . Col 3, 14). Se dunque la caritd B Ia via pir) eccellente,.se essa sorpassa ogni conoscenza, ed E al di sopra di tutti i precetti, giustamente la veste che la rafftgura si dice che E tessuta dall'alto. Essa E senza cucitura, cosi che non si pu6 dividere; e tende all'uniti, perch6 raccoglie tutti in uno. Cosi quando il Signore interrogd gli Apostoli, che erano dodici, ciod tre volte quattro, Pietro rispose a nome di tutti: Tu sei il Cristo Figlio del Dio uiuente; e gli fu detto: A te dard le cbiaui del regno de.i cieli (cf. Mt L6, I6.-L9), come se soltanto lui avesse ricevuto la potesti di legare e di sciogliere. Ma siccome Pietro aveva parlato a nome di tutti, anche la potesti che ricevette, la ricevette unitamente a tutti, come rappresentante dell'unit) stessa. Ricevette la potesta uno per tutti, perch6 l'uniti E in tutti. Cosi anche qui l'evangelista, dopo aver detto che la tunica era tessuta dall'alto in basso, agglunge: per irutero. Se per intero 1o riferiamo a cid che la tunica significa, 188

    possiamo ben dire che nessuno d privo di questa uniti, se appartiene a1 tutto. p du qr"ttu totaliii, indrcata dal termine greco, che la Chiesa prende il nome di <>.La sorte poi che cosa sta a indicare se non la grazia di Dio? Cosi, in uno la grazia perviene a tutti, in quanto la sorte esprime il favore di tutti, dato che b nell'uniti che la grazia perviene a tutti. E

    quando si tira a sorte non si tiene conto dei meriti delle singole persone, ma ci si affida all'occulto giudizio drDio. (In Io. eu. tr. L18,4)

    La vTTT, E,STESA

    SU TUTTA

    LA TERRA

    [Le mie pecore] si sono sparse per ogni monte e colle e su tutta la faccia della terra (cf. trz 34, 6). Che significa: Si sono sparse su tutta la faccia della terra? Vanno in cerca di tutte le cose terrene, amano cid che qui sulla terra presenta dello splendore e vi si attaccano. Ricusano di morire al fine di condume una vita nascosta in Cristo. Dice: Su tutta la faccia della terra perch6 amano le cose terrene e perch6 di pecore cosi sbandate ce ne sono per tutta la tena (cf . Col 3 , )). Non che gli eretici siano tutti in ogni parte della terra, rna di eretici ce ne sono dovunque in tutta la terra. Gli uni qui, gli altri li, ma non c'd luogo che ne sia esente, al segno che gli stessi eretici non si conoscono fra loro. Una setta in Africa, un'altta in Oriente, un'altta ancora in Egitto o in Mesopotamia, tanto per far degli esempi. In luoghi diversi diverse eresie, ma generate tutte dalla stessa madre: la superbia, come unica d anche la nostra madre, la Chiesa cattolica, che ha generato tutti i cristiani fedeli sparsi in tutto il mondo. N6 c'B da stupirsi che l'orgoglio produca disgregazione, menffe l'amore produce unit). Orbene, 189

    questa madre che B la Chiesa cattolica, e il. pastore ch" la regge, in ogni luogo ricerca gli smarriti, rafforza i debo"li", .,r., i malati, fascia glt spezzati, eretici distinti gli uni dagli altrr, al- segno che non si conoscono fra- loro. ta Chiesa al conmario li conosce tutti poich6 B a contatto con tutti. Vi fo degli esempi..T-'a ietta di Donato B in Africa, menue gli eunomiani in Africa non ci sono. Ebbene, qui nell'Afnca insieme con la setta di Donato c'B Ia Chiesa cattolica. GIi eunomiani sono in oriente, dove non c'E 1o scisma donatista. Ebbene, in oriente insieme con gli eunomiani c'E la Chiesa cattolica. Questa Chiesa rnfattr E come una vite: sviluppandosi si B estesa per tutto il mondo (cf. Gu 15,l2); gli eretici al contrario sono rami inutili e quindi, appugtg perch6 infruttuosi, .sono stati stata Povrte e srata icoltore. La vite agrlcoltore. dell'asrico forbili deII datle torblcl recisi dalle rec1s1 tarami secchi, i m-entre radici, alle non tagliata tata, glratt, sono rimasti sul luogo della potatura. Comun[.r., q.r.sta vite che.segu{1a a crescere in ogni dire-e zrone conosce t rami che le sono rimasti attaccatr vede attorno a s6 quelli che sono stati recisi da lei (cf.

    15, 4); n6 mai omette di richiamare i dispersi, poich6 proprio riguardo ar ramt staccati [dalla vite] iic. I'Aporiolo cie Dio i potente da poterueli riattaccare (cf.-Rm IL,23). Si parli dunque di pecore sbandate da1 gregge o di rami troncati dalla v!te. resta sempre ve"ro 1"h. ,o, B diminuito il potere di Dio di richiamare le pecore [all'ovile] e di reinnestare [alla vitel i tralci r.iiti' poich6 il supremo pa-store e il vero aqricoltore ts lui (cf . Gu 15, I). Si sono disperse su tutti la faccia della te*a e non c'era nessuno cbe le ricercasse e le ricbiamasse (cf ,8234,6). I'lort c'era nessuno (intendi: Ln mezzo a quei pastori cattivi) . Non c'era nessuno (intendi: nessrn uomo) cbe le ricercasse.(Sermo 46, 18)

    Gu

    190

    Eccrcsu

    AB ABEL

    Non si deve pensare che in qualche tempo posnon verificarsi quel che ha detto 10 stesso Aposto7o Coloro cbe uogliono uiuere piamente ruel Cristo subiscoruo la persecuzione (cf . Z Tm ), 12).Infatti quando sembra che vi sia ranquilliti da parte di quelli che sono al di fuori e si ha veramente e apporta molto conforto, soprattutto ai deboli, tuttavia non mancano, anzi ve ne sono molti all'interno che tormentano, col comportamento depravato, il sentimento di coloro che vivono religiosamente, poich6 per colpa loro viene oltraggiato il nome cristiano e cattolico (cf. Rm 2,24; Is 52, 5; Ez 36,20.23) E se questo nome i molto caro a quelli che vogliono vivere religiosamente nel Cristo, essi si dolgono molto del fatto che per colpa dei cattivi cristiani lo si ami di meno di quanto desidera la coscienza dei devoti. Anche gli eretici, poich6 si pensa che abbiano di cristiano il nome, i sacramenti, 1a Scrittura e la professione, causano un grande dolore nel cuore dei devoti perch6 molti, che vorrebbero essere cristiani, sono costretti a esitare a causa del loro dissenso e anche per colpa loro molti maldicenti movano materia d'insultare il nome cristiano, perch6 anche essi in qualche modo sono considerati cristiani. A causa'di questi e simili costumi depravati ed emori degli uomini subiscono persecuzione coloro che vogliono vivere religiosamente in Cristo, anche se non v'E chi affligge e tormenta il loro corpo. Subiscono infatti questa persecuzione non nel corpo ma nel cuore. Da qui quel grido: Quando ero oppresso da tanti dolori nel mio cuore. Non ha detto <>. Ma si sa che le promesse divine sono immutabili e che d vero cid che dice l'Apostolo: 1/ Signore conosce i suoi (cf. Z Tm 2, 19), perch6 non sa

    L9t

    pud andare perduto alcuno di quelli 9be da ympre ba Zonosciuto e-predestinato a esser conformi all'immagine del Figlioiuo (cf.Rm 8,29).Percid nel Salmo citato si ha d-i seguito: Il tuo conforto mi ha consolato (cf . Sal 93, 19).Anche il dolore che si verifica nel cuore dei devoti, perseguitati dal comportamento dei cristiani malvagi o falsi, giova a coloro che lo-sopportano, poich6 froviene dalla carit] con cui desiderano che i malvagi non vadano perduti e che non imPediscano la salvezza degh altii.Inoltre grande conforto deriva anche dalle loro conversioni che inondano l'anima dei devoti di tanta grora, pan al dolore che li tormentava per la loro perdizione. Ma in questo tempo, in questi giorni malvagi, non solo dal periodo della piesenra corporale del Cristo e dei suoi Apostoli, ma dallo stesso Abele, il primo giust-o ucciro dul fratello scellerato, e di seguito fino alla fine del tempo la Chiesa si evolve pellegri\a frale persecuzioni del mondo e le consolaziont di Dio. (De ciu. Dei 18,5I,2) IN crp,lo

    E IN TERRA

    Dopo aver parlato di Gesi Cristo, unico Figlio di Dio, Signore nostro, restando nei limiti di questa confessione, aggiungiamo di credere, come sai, anche nello Spirito Santo, in modo che risulti-compiuta la Triniti che d Dio. Viene quindi ricordata la santa Chiesa; essa ci offre la possibilitn di comprendere che la creatu ra razionale, appartenente alla Gerusalemme libera Gf. Gal 4,26), doveva essere collocata in subordine, dopo la menzione del Creatore, cioe di quella somma Triniti. Infatti tutto- quel che ts stato detto di Cristo uomo riguarda l'unit) personale 192

    dell'Unigenito. Lordine corretto di questa confessio-

    ne reclam ava pertanto che alla Triniti fosse congiunta la Chiesa, come all'abitante la sua casa, a Dio il suo tempio, al fondatore la sua citth. E la Chiesa dev'esr.r.^itrt.ta nella sua totaliti, non solo nella parte che B pellegrina sulla terra e loda il nome del Signore dal roigerJ del sole al suo tramonto (cf . Sal lLZ, )-), cantu.rlo un canto nuovo (cf . Ap 5, 9) dopo la schiavitr) antica., ma anche quella che E eternamente in comunione nei cieli corrchi l'ha fondata, n6, ha mai sperimentato il male di una sua caduta. Essa persiste beatafra i santi Anseli e reca il soccorso necessario alla parte di s6 9he. e" ancora pellegrina, poich6 entrambe saranno unlte ln una comuniti eterna, mentre ora 1o sono nel vincolo della carrtd, essendo stata tutta istituita per adorare l'unico Dio. Percid n6 la Chiesa tutta int^era, n6 una sua parte vuole essere adoruta al posto di Dio, n6 essere Dio per chiunque apparten ga al tempio di Dio, costituito di quegli dei creati dal Dio incriato (cf . Sal 81, 6; Gu 10,34-35). Per questo, se 1o Spirito Santo fosse creatura, anzichd creatore, sarebbe senz'altro creatura razionale (d questa tnfatttla creatura somma); in base al principio di fede, percid, non sarebbe anteposto ala ehiesa, appartenendo anch'egli ad essa in- quella sua parte che d nei cieli, n6 urrr.Lb. un tempio, essendo un tempio egli stesso. Invece un tempio lo ha e l'Apostolo ne parlq,|'ion saSpirito pete -Santoche i uostii corpi sono tempio it't uoi 4rtk cbe auete da Dio? (cf. 1 Cor 6,, L9). E altrove: Non sapete cbe i uostri corpi sono membra di Cristo? (cf. I Cor 6, 15). Come dunque pud non essere Dio, se ha un tempio, o essere infiriore a Cristo, se ha le sue membra Lome tempio? N6 il suo tempio d altro rispetto al tempio di Di,o, dal momento che l'Apos-to1o ii identifica:-Non sapete che siete tempio di Dio? E 193

    per provarlo, ha aggiunto: E che lo Spiritg Sartto abita 7n ioi? Gf . 1 Coi 3, 16). Dio quindi abtta nel suo tempio, non solo 1o Spirito Santo, ma-p-ure il Padre e il Figlio, iI quale, anche a proposito del proprio corpo, i; virti iel quale d diventato il capo della Chiesa ih. a rn mezzo agli uomini, per ottenere egli stesso il primato su tutte-le cose (cf. Col 1, 18), ha detto Diitruggete questo tempio e in tre gigrry to frfd risorgere kf.Zu 2, I9).Infatli il tempio di Dio, ciod di tutta intera la somma Triniti, B la santa Chiesa, che B universale in cielo e sulla teffa. Quanto alla Chiesa che B in cielo,Poi, non possiamo affetmate se non che li nessuno d cattivo e che inoltre nessuno ne d caduto o cadri, da quando

    Dio non risparmid gli angeli peccatori,- come scrive l'apostolo Piemo, mi l, pricipitd negli abissi tenebrosi deil'inferno, serbandoli per il giudizio di purtiziorte (cf .

    z Pt 2, 4). @,ncbir. 15,56-57) h- ursrr,no DELL INCARNAZIoNE

    beati dal cuore puro, perch6 costoro vedranno Dio (cf. Mt 5, 8). Non c'd da meravigliarsi, ripeto, se non possiamo trovare parole adeguate per cantare degna*.t t. quell'unico Verbo, nell quale siamo stati chiamati alliesistenza (cf. Gu l, J); se non sappiamo che cosa dire di lui. E la nostra mente infatti che sta pensando queste parole e Ie esprime, ma a sua volta essa stessa e ,trt, fo.*rt, per mezzo di quel Verbo. I-luomo non forma le parole allo stesso modo in cui egli stesso B stato formato per mezzo del Velbo;--perch6 neanche il Padre ha generato l'unico Verbo allo stesso modo in cui per mezzo del Verbo ha creato tutte le cose. Dio infatti ha generato Dio: ma sia il generante che il generato sono un unico Dio. Dio invece ha creato il mondo: il mondo passa e Dio rimane. E come le realti che sono state create non si sono create da sole, cosi da nessuno B stato creato colui per mezzo del quale tutte le cose poterono essere create. Non c'E da-meravigliarsi dunque se l'uomo, una ma le tante creature, non pud desirivere adeguatamente il Verbo, pet mezzo del quale tutte le cose sono state create.

    Non c'B da meravigliarsi se qualunque pensiero umano, qualunque discorso diventa insufficiente qualora tentassimo-di lodare il Figlio di Dio in maniera adeguata al suo essere presso il Padre, uguale- e coet.rrrl a lui, nel quale sono state create tutte le cose esistenti nei cieli e sulla terra, le visibili e que1le invisibili, Verbo di Dio e Dio stesso, vita e luce degli uomini (cf. Gu 1, )-4). In che modo sari capace la nosra lingua di lodare degnamente colui che neanche la nosra mente B ancora in grado di vedere? F'ppure nella nostra mente egli stesso ha messo un occhio con il quale poter essere veduto, purch6 da parte nosma

    si elimini l'iniquiti, si risani I'infermiti e si diventi 194

    Rivolgiamo pertanto un poco la nostra attenzio-

    ,. ,iu-o capaci ii dit. qualc-osa di adesuato . di .ottueniente nbn sul fatto che ln principio Zra il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio (cf. Gu 1, 1), ma sul fatto-che ilVerbo si i fatto carne; se possiamo dire quglcosa riguardo al fatto che abitd m mezzo a nu (cf. Gu l, l4); se almeno si potri dire qualcosa sulla sua natura umana, nella quale volle rendersi visibile. Proprio per questo infatti celebriamo solennemente q.r.tto giort o, nel quale egli si E degnato di nascere da ,rna vergine. Questa sua nascituYhufattain qualche maniera raccontarc da uomini. Ma cbi narreri la sua nascita (cf. /s 53, 8) in quella

    ne su questo:

    t95

    eterniti, nella quale in quanto Dio d nato da Dio? Li non c'B'un giorno specifico che-possa essere solennemente cele[rato. N6 e giorno che passi per ritornare dopo un ciclo annuale; ma rimane senza tramonto oeich6 ha avuto inizio senza alba. Quell'unico Verbo ii Dio, quella vita, quella luce degli uomini d il giorno eterno; mentre questo giorno-nel quale egli si B unito alla carne r*uiru, divenuto come uno sposo clte esce dalla stanza nuziale Gf . Sal18, 6) ora B oggi, domani sari ieri. Il giorno odierno ricorda l'Eterno nato dalla Vergine, poich6 l'Eterno n?tg dalla Vergine consacrd iI g"iorno odierno. Quali lodi potremo dunque cantare ,'ll'r-o.. di Dio, quali gtazie potremo rendere? Ci ha amato tanto che per noi d nato nel tempo lui, per mezzo del quale d stato creato il tempo; 9el *orrido fu pir) piccolo di eti di molti suoi servi, lui che E eternamente anteriore al mondo stesso; e diventato uomo, lui che ha fatto l'uomo; E stato formato da ,rru -udre che lui ha creato; B stato sorretto da mani che lui ha formato; ha succhiato da un seno che lui ha riempito; il Verbo sertza il quale d muta l'umana eloqu.iru ha vagito nel]a mangiatoia, come bambino clie no., sa ancora parlare. Osserva, uomo, chi cosa E diventato per te Dio: sappi accogliere f insegnamento di tanta umilti, an.h. i" ,r., ,iu.rtro che"ancora non patla. Tu una volta, nel paradiso terrestre, fosti cosi loqqace da imporre'il no-'me ad ogni essere vivente (cf.-Gn 2, 19-20); tl tuo Creatore invece per te giaceva bambino in una mangiatoia e non chiamava-per nome neanche sua madie. Tu in un vastissimo giardino ricco di alberi da frutta ti sei perduto perch6 non hai voluto obbedire; lui per obbidienr, 3 u.ruto come creatura mortale in un angustissimo riparo, perch6 morendo ritrovasse te che ..f -otto. Tu ihe eri ,romo hai voluto diventa-

    t96

    re Dio e cosi sei morto; lui che era Dio volle diventare uomo per rimovare colui che era morto kf . Gn 3). La superbia uman a tiha tanto schiacciato che poteva sollevarti soltanto l'umilt) divina. Celebriamo percid con gioia il giorno in cui Maria partori il Salvatore, una sposa il creatore delle nozze, una vergine il principe delle vergini. Sposa di un uomo ma madre senza la partecipazione dello sposo; vergine prima delle nozze, vergine nelle ttozze; vergine quando d incinta, vergine quando allatta. I1 Figlio onnipotente nel nascere non tolse alla sua santa"madre la verginith, che s'era scelta per nasc"r.. E un bene la feconditi ne1 marimonio, d per6 un bene migliore f integrith nella vita cons acrata. I1 Cristo uomo, che in quanto Dio poteva dare tutti e due i beni - era infatti uomo e Dio insieme - mai avrebbe donato alla madre il bene che gli sposi desiderano - la fecondit) - togliendole perd quel bene migliore - f integriti - per avere il quale le vergini preferiscono non diventare madri. La vergine santa Chiesa celebra pertanto oggi il parto della Vergine. Ad essa si riferiice l'Apostolo quando dice: Vi ho fidaruzati ad un solo sposo, per preserutarui a Cristo corue u??d uergine casta (cf, Z Cor lL,2).Come mai uergine casta riferito a tanta gente di ambo i sessi, riferito non solo ai giovani consacrati e alle vergini ma anche agli sposatr, padri e madri? Come mai uergine casta se non per f in-

    tegriti della fede, della spectanza e della caritiT Cristo, che avrebbe ricostituito la verginiti ne1 cuore della Chiesa, prima l'ha conservata nel corpo di Maria. Nelle nozze umane la donna E consegnata allo sposo e perde la sua verginit); la Chiesa invece non potrebbe essere vergine se lo sposo a cui viene consegnata non fosse tiglio di una vergine. (Sermo L88)

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    La passione {e-! Signore e Salvatore nostro Gesr) Crirto l'fid.rcia della [loria e dottrina -di pazienza. Cir;-;.; irf;t" ";n si rlprometteranno -d{Q.s razia dt d; i;;;ti i.i fedeli, q,rundo per essi il Figlio unige-di ai bio, .o.i.r"o'.ol Pud.., .ro, si B contentato "iil nascere uomo Ju[',romo, ma ha voluto addirittura aveva ;;*. {atle mani degli .uopini, che lui stesso promette ci il Signore che qrr.l .otu gta. E .t.atii g qqtl che cele;;;i frtr"ro; -u -"lio pii grandE B mor(Quando.Cristo [rir-. iott. gid fatto pei noi. erano cosa che dorr'erano, ;; ;;.;si [cf] 9 -Chi Rm 5, 61, che egli donerd ar santi potta'dubitare ;i";pfl la sua vita, se ui-"*i ha gia fatto dono persino della ,"u -"".i p...fraiu a.U6t ezzaumana stenta a crede; J; s[ uomini vivranno dawero un giorno con O.] E irolto pir) incredibile que!.che S gie awenuto, se ih. Oio d morio per gli uomini. Chi e infatti Cristoera il.Wrbo e Wrbo, il prficipio era ,ri ;;;-.;i"i ,h" prrrro Dio, e il Wrbo ira Dio kf' Gu.1, 1)?. Questo in mezzo V;i; di Dio si fece cdrne e uenne ad abitare non aveegli nar.,ra ii", tr^. Gu l, iq. Nella propria noi una da prtndeva t'on 7u ii.h. -ori.e per noi, ie cosl monre' potuto El'immortale carne mortale. Cosi parterendendoh mortali, ai la vita ha voluto donare .tpi ai t. tr.tto, aopo .h. lui si era fatto partecipe di lui di hil.-N;i Ji.,otr.o non avevamo di che vivere'noi un con suo non aveva di che morire; fece allora mori cui con quello *i.uuit. commercio di scambio: era nostro, q,r.i[o per cui vivremo sar] suo' Per dire poter1, u.tira, urr.h. Ia &rne che assunse- da. noi.per il creatore; lui essendo l''u, data a iuu.r, ; ;ffi., mentre la vtta., p.t 1, quale vivremo in lui e con lui' In conclusione, per quel

    iliil;'i;'p;;-Ja'noi. 198

    che riguardala natura nostra, quella per cui noi siamo uomini, egli b morto non del suo, ma del nostro, perch6 la sua natura, per la quale egli d Dio, non pud assolutamente moriri; se si guarda invece alla sua creatura, che d opera sua in quanto i Dio, egli E morto anche de1 tro,^p.r.h6 la carne nella quale d morto B lui che l'ha creata. (Sermo 2I8/C,I)

    Ha

    pnp,so LA NosrRA... ERBA

    in questa vita ci spaventer) salutarmente il del santo Vangelo ch'B stato letto, nessuno ci brano spaventerh dopo quelta vita-; poich6 il frutto del ti*or. i la correzione; non ho detto infatti solo: se c'incuter) terrore la Sacra Scrittura, ma se c'incuter) un terrore salutare; in realti molti sanno sentire terrore ma non sanno cambiar vita. Ora, che c'd di pir) sterile d'un timore infruttuoso? In realt) da quanta pauta fu preso e comincid a tremare il cuore di noi iutti all'udir. .o*e quel ricco superbo, che aveva disprczzato il povero che giaceva presso la po-rta del suo palazzo, nelf inferno era tormentato-fino al punto che a nulla poterono giovargli neppure le preghiere e le suppliche e gli fu risposto, non crudelmente ma giustamente, ch-e non glisi poteva recare aiuto! PoiIh6, ullorquando la misericbrdia di Dio 1o avrebbe aiutato se-si fosse convertito, trascurd f impuniti e meritd i tormenti. Mentre era superbo, era stato risparmiato e godeva nell'ostentazione delle sue ricihrrrc no., f..tsando ai tormenti futuri,-poich6 a causa della superbia n6 credeva a essi n6 li temeva. Alla fine trttrrriu andd a finire nei tormenti. Ma che vuol dire: <>? Quanta era infatti la durata de1 suo prestigio e della sua superbia? Quant'B la duata Se

    199

    r L

    d'un fiore d'erba, come avete sentito poc'anzila citazione della profezia ricordata mentre si leggeva la lettera dell'ap-ostolo Pietro: Ogni carne i come l'erba e la gloria dill'uomo i come un fiorq d'9rba; l'erba si seccab il ftore dppassisce, ma la parola del Signore rimane in eterno (cf. I Pt 1,24), Dunque, anche se questa nostra carne indossasse abiti di porpora e di bisso, che cos'altro sarebbe se non carne e sangue, ed erba che si secca? Per quanto dunque gli uomini conferiscano prestigio e onore a q.resia carne, B un fiore, di certo, ma d sempre un fiore d'erba; poich6 quando l'erba appassisce, non pud conservarsi un fiore dell'erba ) rna, come appassisce l'erba, cosi cade a terca il fiore. Noi dunque abbiamo una cosa a cui attenerci per non cadere, poich6 la parola di Dio rimane in eterruo. Ci ha forse drsprczzati il Verbo di Dio, o fratelli? Ha forse dtsprczzato questa nostra fragiliti e caduciti umana? Ha detto forse: <<E carne,- B erba; l'erba appassisca e il fiore cada, non gli si rechi soccorso>>? Aizi, al contrario, prese per s6la nostra erba, per farcidiventare oro. Poich6 il Verbo di Dio, che rimane in eterno, non ha disdegnato d'essere per un certo tempo erba, non perch6 subisse un cambiamento 1o stesso Verbo, ma per dare un cambiamento migliore all'erba. Il Verbo infattr si fece cdrne e uisse in mezzo a noi (cf . Gu l, 14); il Signore inoltre pati per noi e fu sepolto, ma risuscitd e ascese a1 cielo ed B assiso alla destra del Padre, non pii erba, ma oro incorrotto e incorruttibile. Ci B dunque promesso il cambiamento, carissimi fratelli; finch6 tuttavia non amiveremo a quel cambiamento, passeri quest'erba, cioi passeri col mondo ogni onore della carne, tutta questa fragtJitd invecchia . Era passata I'erba di quel famigerato iicco, ed era passato anche il fiore di quell'erba ma se nel tempo in cui era verde la sua erba, e nel tempo 200

    in cui la sua erba era fiorente avesse capito la parcla del Signore, che rirnane in eterno e, dopb aver ibbattuto e appiattito tutti i gonfiori della superbia, si fosse sottomesso a Dio e, anche se non avesse voluto gettar via le ficchezze, ne avesse data una parte ai poveii giacenti a terra, gli sarebbe stato offerto il refri[erio dopo il tempo di quest'erba; non inutilmente avrebbe chiesto misericordia, lui che, quando poteva, non usd misericordi a. (Sermo 113 /8, l-2)

    Ir

    nrrsrr,no DELilAscENSToNE

    Oggi il Signore nostro Gesr) Cristo E asceso al cielo: salga con lui anche il nosmo cuore. Ascoltiamo le parole dell'Apostolo: Se siete risuscitati con Cristo, cercate le cose del cielo, dou'i Cristo, assiso alla destra di Dio: qspirate alle cose di lassD e noru a quelle della terra (cf . Col3, I-2). Come infattr egli d asieso al cielo ma non si d allontanato da noi, cosi anche noi siamo gii lassi con lui, bench6 ancora non si sia realiz-

    zato nel nosffo corpo quanto ci d stato promesso. Egli E stato gii esaltato sopra i cieli; tuttavia sulla terra soffre ogni pena a cui noi, sue membra, siamo soggetti. Di cid ha dato la prova quando gridd dall'alto: Saulo, Saulo, perchd mi perseguiti? (cf. At 9,4); ebbi fame e mi auete dato da mangiare (cf . Mt 25, 35). Perch6 anche noi, qui in terra, non ci adoperiamo a far si che, per mezzo della fede, della spetanza e della carit) che ci uniscono a lui, gi) riposiamo con lui nei cieli? Cristo, pur essendo nei cieli, B anche con noi; e noi, pur-stando qui in terra, siamo anche con lui. Egli lo pud fare per la diviniti, la potenza e l'amore cLe ha; noi, anche se non possiamo farlo per la divinit) come lui, tuttavia 1o possiamo con l'amore, perd in 2A7

    r

    lui. Egli non abbandond il cielo quando ne discese

    Der venlre a not ne si B allontan ato da noi quando sali n,rouo al cielo. Che egli fosse in cielo mentre era anche qui sulla terra 1o afferma lui stesso: Nessuno orrrro ii-irrli se non chi d disceso dal cielo, il disse Fislio dell'uomo cbe in cielo (cf. Gu 3, 13). Non dis-

    ii

    !

    -b

    -

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    Figlio dell'uomo che sar) in cielo, m* Il Figlio dell'uomo che i in cielo. Che Cristo rimanga con noi anche quando B in cielo, ce lo ha promesso prim-a di salirvi, -di9e1r{o: Ecco, io sono coi uoi sino illa fine dei secoli (cf . Mt 28, 2O). I nostri nomi sono lassr), perch6 egli ha detto: Rallegrateui perchd i uostri nomi sono scritti in cielo Gf. I:c tO, Zd); anche se ancora con i nostri corpi.e.le nostre faiich. pestiamo la tena e siamo pestati dalla terra. Ci radun^eri di qui integralmente colui che po9siede Ie primizie del nbstro spirito (cf. Rm 8,23). Ma quando,^dopo la risurrezione del nostfo corpo, avremo comitt.irto a vivere nella gloria di Cristo, il nostro corpo non dimoreri pin in mezzo a queste realt) mortali t 6 tg queste si riverserd il nostro affetto' Non dobbiamo p..tu.e che per noi sia preclusa la perfetta dimora .el.st. degli angeli, per il fatto che Cristo ha detto: Nessuno i isceso ol ,rilo se ruon chi i disceso dal cielo, it Figlio dell'uomo cbe i in cielo Gf. Gu 3,13). Dicendo c"osi sembra che solo a se stesso affribuisca questa possibiliti, e che nessuno di noi la possa aver.. Uu lra parlato cosi a motivo dell'unit] [che c'E tra noi e luil,-perch6 egli B nostro c-apo e loi sue membra. Cerioi r.tt.rro" t. non lui [aicender] in cielol, perch6 anche noi siamo lui, nel sens.g 9!e egli d Figlio dell'.romo per noi e noi siamo figli di Dio per lui' Cosi dice infaiti l'Apostolo: Contell corpo.i uno solo ed ha molte membri, ma tutte le sue membra, pur essendo molte, non soruo che un corpo solo, cosi anche Cri-

    r.itl

    202

    sto (cf. 7 Cor 12, t2). Non ha detto: Cosi Cristo, ma: cosi anche Cristo. Cristo dunque d formato da varie membra, pur essendo un corpo solo. Discese dunque dal cielo per misericordia e vi ascese lui solo; noi siamo ascesi in lui per grazia. Per questo soltanto- Cristo d disceso e soltanto Cristo B asceso; non nel senso che la digniti del capo si diluisca nel go-rpo, ma che l'unit) del corpo non viene separata da1 capo. Non dice: ,> come se si trattasse di molte, ma come di una sola: <<e alla tua discendenza> cbe d Cristo (cf . Gal )., 16). Chiama Cristo di-

    scendenza di Abramo; e tuttavia lo stesso Apostolo disse: Voi siete discendenza di Abramo (cf . Gal ),29). Se dunque [si parla] non delle discendenze [di Abramo] come se sitrattasse di molte, ma come di una sola; se questa discendenza dr Abramo d Cristo;-se an-

    che noi siamo discendenza di Abramo: quando Cristo ascende in cielo, noi non veniamo separati da lui. Colui che b disceso dal cielo non ci rifiuta il cielo, ma in un certo qual senso grida: Siate mie membra se volete salire in cielo. Nel frafiempo dunque taff.oruia' moci in questa fede, bramiamo questo con ogni desiderio. Pensiamo , ora qui in terra, che siamo gii contati in cielo. Allora deporremo la carne mortale, ora deponiamo la vecchiezza del cuore. Facilmente il .oipo sari elevato nell'alto dei cieli se il peso dei peccati non opprime lo spirito. Alcuni sono tuibati da una questione mossa da eretici che falsano la veriti: in che modo il Signore sarebbe disceso senza corpo, se B asceso con il corpo? Cid contrasterebbe con le- parole da lui stesso pror.rt.iate: Nes suno i asceso al cielo se non colui cbe b ditrrto dal cielo (cf. Gu 3,I3). Un corpo - dicono essi - che non B disceso dal cielo come pot6 ascendere al cielo? Come se Cristo avesse detto: Niente B 203

    .

    asceso al ciel0 se

    non ciir che B disceso dal cie10. In-

    i asceso se ruon colui che i

    disceso. Ha riferito l'ascendere e il discendere.alla per;;;;, ;;;;i;odo Ji essere della persona. E.disieso sefizail rivestimento del corpo, d asceso con il rivestimento del corpo . I'lessuno tuttavia d asceso se ruon colui che i disceio. Infatti Cristo ci ha unito a lui come sue membra in maniera tale perd che anche se noi siamo congiunti a lui egli rimane sempre identico a se stesso; quanto pii dunque il gorpo che egli ha assunin lui ienza costituire un'alto dulluV..gin. pud ^,rro,essere esserne disceso, B salito su dopo S. tra persot ui m qualunque luogo pir) o muro un su o monte un elevato, dice forse che non vi B-salito da solo per il fatto che quando scendeva era svestito mentfe nel salire i vestilo? O perch6, mentre E disceso disarmato, vi sale armato? Cbme percid in questo caso si pud dire: I'lessuno i ascero ,i no, colui che i disceso, bench6 sia asceso con qualcosa di diverso rispetto a quando era discero; .ori nessuno d asceso in cielo se non Cristo, perch6 nessuno E disceso dal cielo se non Cristo: bench6 sia disceso senza un corpo e sia asceso con un corpo. Anche noi saliremo in cielo, non per capaciti nostra ma perch6 saremo uniti a lui. Due sono in una cdrle sola;'i un grande mistero, questo, in Cristo e nel' la Cbiesa (cf . Ef 5, 3l'32). Pei questo anch'egli ha detto: Non saranno pic) due ma uia carrue sola (cf . Mt 19, 6). (Sermo 263 / A, I'3)

    vece ha detto: I'lessuno

    UNo sor-o E DISCESo, uNo sot-o E ASCESo

    i

    salito in cielo, fuorchd colui che dal cielo discese, it Fietio dell'uorno cbe i in cielo (cf. Gu 3,I)). Egli drrnqJ. era qui ed era anche in cielo: era Nessuno

    204

    qui con la carne, era in cielo con la diviniti; o meglio, con la diviniti era dappertutto. Egli B nato dalla madre, senza allontanarsi dai Padre. Sappiamo che in Cristo vi sono due nascite, una divina, l'altta umana; una per mezzo della quale siamo stati creati, l'altta per mezzo della quale veniamo redenti. Ambedue mirabili: la prima senza madre, la seconda senza padre. Ma poich6 aveva preso il corpo da Adamo, dato che Maria proviene da Adamo, e questo medesimo corpo avrebbe risuscitato, ecco la rcaltd, temena alla quale si riferiva, quando disse: Distruggete questo tempio, e in tre giorni io lo risusciterD (cf. Gu 2, 19). Si riferiva invece a cose celesti, quando disse: Nessuno pud uedere il regno di Dio, se non rinasce dall'acqua e dallo Spirito (cf . Gu 3 ,, 5). Si, o fratelli, Dio ha voluto essere figlio de11'uomo, ed ha voluto che gli uomini siano figli di Dio. Egli B disceso per noi e noi ascendiamo per mezzo di lui. Solo infatti discende e ascende, colui che ha detto: Nessuno ascende iru ciela, se non colui cbe dal cielo discende. Non ascenderanno dunque in cielo coloro che egli fa figli di Dio? Certo che ascenderanno; ci E stato promesso in modo solenne: Saranno co?ne gli angeli di Dio in cielo (cf. Mt 22,30). In che senso, alloru, nessuno ascende al cielo se non chi ne d disceso? Infatti uno solo d disceso, e uno solo d asceso. E gli altri? Che cosa pensare, se non che saranno membra di lui, cosi che sari uno solo ad ascendere in cielo? Per questo il Signore dice: Nessuno ascende in cielo, se non colui cbe dal cielo discende, il Figlio dell'uomo che i in cielo (cf. Fi|3,20). Ti meraviglia perch6 era qui e anche in cielo? Fece altrettanto per i suoi discepoli. Ascolta l'apostolo Paolo che dice: La ruostra patria i in cielo, Se un uomo com'era l'apostolo Paolo camminava in terra col corpo mentre spiritualmente abitavatn cielo, non era 205

    ? possibile al Dio del cielo e della teffa, essere contemin cielo e in terra? 'poraneamente nessuno, fuorch6 Cristo, d disceso dal dunque S. cielo, . ,.tt,-r]ro, fuorch6 lui, vi ascende, the speranza c'E per gli altri? Questa: che.il Signore B disceso precJ,u-!nt."perch6 in lui e con lui siano una persona sola coloro .h. p"t mezzo di lui saliranno in cielo. Non i come si detto - ott.iru l'Apostol -*a' o - :<<e ai discendenti>>, come a ,,, discendenza>>' tua alla molti, di trattasse uno solo, cioi Cristo.E ai fedeli dice: Voi siete di Cri,io; , se siete di Cristo, siete dunque la discerudenza di Abromo (cf. Gat 3, 16.29). Quest'uno di cui parla itp"rtoto, siamo tutti noi. Pei questo i Salmi a volte .r-i*orro la voce di molti, a indicare che I'uno ts forE uno che canta, a tndtcare che i -ut" da molti; a volte uno. Ecco perch6 nella piscina molti convergono in probatica ,r.tiiuu guarito uno solo, e chiunque. altro vi iir..nd.sse dopo", non veniva guarito (cf. .pu-7, 4)' Quell,unico uomo sta a indicare l'uniti della chiesa. drai a coloro che disp rezzaflo l'unit) e tendono a .i.urri delle fazionit.u gli uomini! Ascoltino colui che voleva fare di tutti gli uomini una cosa sola, in uno so1o, in ordine ad,rn"rnico fine. Ascoltino le sue parole: Non diuideteui, io bo piantato, Apo/o ba innffiato, mq blo ho fatto crescere.'Qutndi yd colui -che-Pianta A qylcb, ,oio, nd colui che annaffia, ma cbi fa ue;c?re,-Dio tif. I Cor 3,6-7). Quelli diievano: lo sono di Paolo, io d'Apollo, io di Cefo.I-Apostolo rispondeva: Ma Cristo i forse diuiso? (cf. I Cor I, 12-13). Rimanete uniti in lui solo, siate una cosa sola, anzi ]trna persona sola. Nes suno ascende al cielo, se non itri che dal cielo i disceso. Ecco - dicevano a Paolo essere ruoi. E lui: Noq voglio che siate di ,r"i "ogliamo che siate di colui al quale anche Paolo apPaolo,"ma partiene insieme con voi. (ln Io. eu. tr. 12,8-9) 206

    UN soro Cnrsro

    t

    Se Cristo da solo va al Padre, che giova a noi? che modo il mondo viene convinto quanto a tale giustizia dallo Spirito Santo? Eppure se non andasse solo al Padre non direbbe in altro passo: I'lessuno i salito al cielo se non colui che i disceso dal cielo,, il Figlio dell'uomo che i in cielo (cf. Gu 3,13). Ma anche l'apostolo Paolo afferma: La nostra cittadinanza i nei cieli (cf. Fi|3,,20). Ma com'E questo? Perch6 dice parimenti: Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassD, doue Cristo si troua alla destra di Dio; perusate alle cose di lassil, non a quelle deila terua. Voi siete morti irufatti, e la uostra uita i ruascostt coru Cristo in Dio (cf . Col 3 , I-3). In che modo allora egli solo? Da solo, magai per il fatto che Cristo, comprendendo tutte le sue membra, d uno, cosi come d uno il capo con il suo corpo? Ma qual d il corpo di lui, se non la Chiesa? Proprio come afferma il medesimo Dottore: Ora uoi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuruo per la sua parte Gf. t Cor 12,27). Pertanto, poich6 noi siamo caduti ed egli, per noi, E disceso, che vuol

    In

    dire: Nessuno i salito, se non colui che i disceso, se non che nessuno B asceso, a meno che non sia diventato < insieme a lui, e connesso, quale lnembro, al corpo di lui che d disceso? Dice cosi anche ai discepoli: Perchd seruzd di me non potete far nulla (cf . Gu 15, 5). In un modo infatti B una cosa sola con il Padre, in altro modo d una cosa sola con noi. E .rru cosa sola con il Padre perch6 unica E la natura del Padre e del Figlio; d una cosa sola con il Padre perch6., pur esserudo di natura diuirua, ruon considerd un'appropriazione indebita l'essere uguale a Dio. Ma si d fatto uno solo con noi, perch6 spogli| se stesso ASStmendo la corudizione di seruo (cf. Ftl2,6-7); si d fatto 207

    uno solo con noi secondo la discendenza di Abramo, nel quale saranno benedette tutte Ie nazioni. Dopo urr.. ii.ondotto l'attenzione su questo, l'Apostolo precisa: [La Scrittura] non dice: E ai tuoi discendenti, come se si trattasse di molti, ma: E alla tua discertdenza, come d uruo solo, cbe i Cristo. E poich6 -per anche noi abeffetto della nobiamo parte a ci6 che B. Cristo, stra comune lncorporazlone e coesione a -quel 9?Po, Cristo i uno solo;^e perch6 anche a noi dice: Allora siete discendenza di Abramo, eredi secortdo la promessa (cf.Gal ), L6.29).Infatti, se una sola B la discendenza di Abramo, e quell'unica discendenza dr Abramo non s'intende identificata altrimenti che in Cristo, e poich6 anche noi siamo questa discendenza dr Abramo, consegue che questa to:ahti, cioB capo e corpo, d il solo Cristo. (Sermo L44,4,,5)

    I rnr, MoDI

    il

    DI ESSERE DEL VERBo

    Signore nostro Gesi Cristo, 9 tatelli, per quanto noi abbiamo potuto scorgere 1e1le Pagine santb, (. cioE) quando B annunziato nella Legge e nei Profeti o nelle Lett.r. degli Apostoli o quando-si mosma oer la fede nei fatti storici ihe conosciamo dal Vangeio, lo si vede e cosi lo si proclamain tre modi. 11 primo modo d in quanto Dio, per quella- diviniti per cui d uguale . .o.i.tro al Padre, prima delI'assunzione dellinattraulnana. Il secondo modo d in quanto, assunta la natura umana, si legge e si intende che 1o stesso che E Dio d anche r;omo, . 1o stesso che d uomo E anche Dio, e, per questa sffaordinana caratteristica di luperioritn, ttot t-.ttu al livello degli uomini, ma d-mediatore e capo della Chiesa. II teizo modo B quello, in un certo s6rrro, del Cristo totale nella prenezza della Chie208

    I

    sa, cioE in quanto capo e corpo secondo quell'uomo perfetto (cf. Ef 4,11) in cui ognuno di noi E membro. Questa connotazione di Cristo si predica ai credenti e si propone come oggetto di speculazione ai sapienti. Non possiamo, in tanto breve tempo, passare in rassegna n6 spiegare tutte le documentazioni scritturali che avallano questa triplice connotazione di Cristo, tuttavia non possiamo lasciare queste af{ermazioni senza prova. Data, almeno in parte, qualche testimontanza, sari poi affare vostro cercare e movare nelle Scritture le altre che qui, per la risrettezza del tempo, non possiamo ricordare. Per quanto si attiene alla prima maniera di presentare il Signor nostro Gesi Cristo Salvatore, unico Figlio di Dio, ad opera del quale furono fatte tutte le cose, vi si ricollega quel famoso, splendido passo del Vangelo secondo Giovannl ln principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio. Tutte le cose per mezzo di lui furono fatte, e senza di lui nulla fu fatto. Cid cbe d stato fatto in lui era la uita; e la uita era la luce degli uomini; e la luce splende nelle tenebre e le tenebre ruon l'banno accolta (cf. Gu I, l-5). Mirabili e stupende parole, queste, che vanno accolte ancor prima di essere penetrate a fondo. Quando vi si pone davanti una pietanza laccade] che l'uno ne prenda una parte e l'alffo un'altra; a tutti lo stesso cibo, non ad ognuno interamente tutto il cibo. Cosi ora un certo cibo e una certa bevand a di parole sono posti davanti alle vostre orecchie e tutto il discorso giunge a tutti. Forse, quando parlo io, succede che uno si prenda una sillaba e l'altro un'altra, l'uno una parola e l'altro un'altra? Se fosse cosi, dovrei dire tante parole quanti sono gli uomini che vedo, perch6 a ognuno giunga almeno una parola. Ma io, di parole, facilmente ne 209

    ? ',i.i

    dico di pin di quanti sono g1i uomini qui adunati, eppure tuite nel lbro insieme giungono a tutti. La pat.oi, dell'rromo dunque non ti diuid. in sillabe perche tutti la possano ,di..; e si [dovrebbe forse] dividere in parti il Verbo di Dio p-erch6.sia.in ogni luogo? [Possiamo forse presumere] fratelli, di parugonare in qualche modo queste nostre parole che suonano e p'urrrrro a quel Verbo perenne senza mutamento? Io 'rt.rro, p.t.h. ora ne ho parlato, ho forsg fatto un tai. pu.ugone? Ho voluto io-rrrqrre farvi pensare che qrrl[o Zh. nio mostra nelle cos" muteriali vi pud essere utile per credere que119 che ancora non sapete scorgere.r"[. parole spiiitrlali. Ma passiamo ad esempi pin validi: le parole infatti risuonano e passano' Enirando nel campo dei concetti, provate a pensare alla giustizia. Supporto che uno si irovi in Occidente . p.?rti alla giust nia,. egli.vi pensa nella sua totaliti, proprlo come uno chJsi trova in Oriente' I-luno e i,ultio la vedono completa. Vedere infatti la grustrzia come principio a cui ittenersi nell'azione d condizione per agffe con giusttzia. come uno la vede interior*.irt., Josi in cJnformit) agisce all'esterno' Ma come farebbe a vederla se essa non fosse presente nell'interno? Per il fatto che egli si trova in un determinato luogo, si potr) dire che li egli 9on possa essere parrecip"e del pensiero di un altio [che si trova in ,-irrogo diu.ttol? Quando tu, posto. qui.[materialmentel vedi col p.rrri"ro cid che un altro in un altro lontanissimo luogo ugualmente vede col pensiero,- e tutto ti appare t Ellu t"ru .o-pletezza e cosi a lui, ebbene, poi.he le realt) spirituali e divine sono ovunq* loro com plete)ra, puoi credere allora che il t"rb"".i1, d totalmente nel Padre ed d totalmente nell'incarnazione. Questo devi credere del verbo di Dio, che d Dio presso Dio.

    2t0

    rrj

    Ma ecco ora un altro aspetto, un alro modo di presentare Cristo, un almo [aspettol che la Scrittura fa palese. Cid che ho detto finora riguarda Cristo prima delf incarnazione. Ora ascolta quello che proclamala Scrittura: Il Verbo si i fatto carne ed ba dimorato fra noi (cf. Gu l, l4). Se tacesse sull'umanit) del Verbo inutilmente ci parlerebbe della sua divinit) colui che ha scritto: Iru prirucipio era il Wrbo e il Verbo

    -r

    era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era iru principio presso Dio. Tutte le cose per mezzo di lui furoruo fatte e senza di lui nulla fu fatto (cf . Gu 1,1-3). Perch6 io veI

    i ri

    da un giorno quella diviniti, B venuto qui a vivere con me; per darmi la purificazione necessaria a quella contemplazione, B venuto a soccorrere la mia debolezza. Si E fatto uomo prendendo dalla natura umana la stessa natura umana. A chi giaceva ferito sulla via venne in aiuto col <> della carne (cf. Lc 10, 30-37), per formare e far crescere la nostra fede

    il sacramento della sua incarnazione; per rendere limpido il nostro intelletto a vedere quella divinitd che incarnandosi non ha mai perduto. Ha incominciato infatti ad essere uomo ma non ha mai cessato di essere Dio. Dunque questo ci d insegnato riguardo al Signore nostro Gesi Cristo in quanto mediatore, in quanto capo della Chiesa, perch6 egli d Dio-Uomo e Uomo-Dio, cosi come dice Giovanni: // Verbo si i fatto carne ed ba dimorato fra noi. I-luno e l'alro di questi aspetti di Cristo li trovate in quel notissimo capitolo dell'apostolo Paolo [dovel dice [di 1ui che]: Sussisterudo in forma di Dio non reputd una usurpaziorue I'essere uguale a Dio (cf . Fil 2, 6). Il che equivale a dire: In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Wrbo era Dio (cf. Gu l, 1). Come potrebbe l'Apostolo dire: Non considerd un'usurpazione essere uguale a Dio, se a Dio non fosse debole con

    2t1

    ,il

    uguale? Se poi il Padre B Dio ed- egli non d Dio, come sirebbe uguale? In corrispon deiza -a quanto dice [Giovannii che il Verbo eia Dio, abbiamo in Paolo questo passo: I'{on giudicd un'y:yfpqziory essere uguale a Dii, e come I'uno diceva: ll Verbo si i fatto carne e ha dimorato tra ruoi (cf. Gu 1,, L4),l'almo, parullelamente: Spoglid se stesso, assumendo la condizione di seruo (ci. f"it 2,7). Fate attenzione. Disse che spoglii se stesso, assumendo la condiziorue di seruo proprio perch6 ri A futto uomo, perch6 il Verbo si i fatto carne -, ho dimorato tra noi. E che cosa B questo <<si spo-

    slio>? Non perse la diviniti, ma si rivesti dell'umailita, -otttrt do agli uomini cid che non aveva prima di farsi uomo. Apparendo in questo aspetto si spoglid: tenendo nasiosto l'alto grado della sua maest) e irettendo in vista la carne, vestito della sua umaniti. Egli E Mediatore e Capo- della Chiesa. per iI fatto che si"ts annientato uttr-.trdo la forma diiervo. Non di ce: <. Parlandosi della forma di Dio [Paolo] non usa il verbo <>, ma dice: Pur sussistendo irt forma di Dio non giudicd l' essere ugua-le a Dio. F' invece, .quando un'usurpaziorte 'a siunse oarlare del1a condizione del servo, dice: '4's"ru*Zndo-la forma di seruo. Per questo E Mediatore e Capo della Chiesa e per lui ci riconciliamo con Dio, per'il mistero dell'umilt), d-ella p-assione, della risurre,ion , dell'ascensione e del giudizio futuro per cui si Dotranno udire 1e due ben note realti future sebbene bio abbi a parlato una volta sola (cf. Sal6l,12). Quando si potr*t no udire? Quando renderi a ciascuno secondo- le sue opere (cf . Mt L6,27). C'd una't erza mafiiera in cui il Cristo totale pud essere presentato: in quanto Chiesa, come capo e insieme io*. corpo. Iniatti capo e corpo sono l'unico Cristo; non perch6 senza corpo non sia intero, ma 212

    perch6 si d degnato di essere totalmente con noi colui

    che, anche senza di noi, d completo; non solo in quanto d Verbo, Figlio unigenito uguale al Padre, ma anche nella sua stessa umaniti che assunse e con la quale d, insieme, Dio e uomo. Resta da stabilire, fratelli, in qual modo noi siamo il suo corpo e lui, con noi, l'unico Cristo. Dove troviamo che i'unico Cristo E capo e corpo, vale a dire corpo col suo capo? In Isaia la sposa con il suo sposo parlano come se fossero una persona sola, a1 singolat.. E uno solo che parla, e state attenti a cosa dice: Come a uno sposo mi cinse il diadema. Mi adornd di gioielli come una sposa (cf. Is 61, 10). Come sposo e sposa. La stessa persona d chiamata sposo in quanto capo, B chiamata sposa in quanto corpo. Sembrano due e invece sono uno. A1-

    rimenti in che modo saremmo membra di Cristo?

    LApostolo si esprime molto chiaramente: Voi siete il gorpo di C.risto e sue membra (cf . l. Cor 12,27). Tutti rnsleme slamo membra e corpo di Cristo: non solo noi che ci troviamo qui in questo luogo, ma tutti su tutta la terra. E non solo noi che viviamo in questo tempo, ma che dire? dal giusto Abele sino alla fine del mondo, fino a quando ci sari generuzione umana. Qualsiasi giusto faccra il suo passaggio in questa vita, tutta l'umanitd presente e non solo di questo luogo, e tutta l'umanit) futura, tutti formano l'unico corpo di Cristo e ciascuno ne d membro. Se dunque tutti ne formano il corpo e i singoli sono le membra, d lui il capo di questo corpo Egli i - dice l'Apostolo - il capo del corpo, cioi della Chiesa, il primogeruito, colui cbe tiene il primato su tutte le cose (cf. Col 1, 18). E poich6 di lui dice ancora che i capo di ogni principato e di ogni potestd (cf. Col 2, l0), B chiaro che questa Chiesa, ora pellegrina, si salda a quella Chiesa celeste

    dove abbiamo gli angeli come concittadim, ar quali 213

    tr I

    li

    noi saremo pari dopo la risurrezione dei corpi: una uguaglian za-che ci arrogheremmo con impudenza se h"VJrita stessa non ce l'avesse assicurato: Saranno usuali agli angeli di Dio kf. I c 20, )6); e ci sar) una rolu ChiEsa, la

    citti

    del grande Re.

    Concludendo, dunque, Cristo nelle Scritture d Dresentato talvolta in modo da far capire che d il VerIl ft, ,rn,rule al Padre, talvolta che B-il Mediatote: Veibo" si i fatto carne, per abitare tra noi (cf. Gu l, l4); o.o-. quando si dice che quell'Unigenito, per mezzo del quale sono state fatte tutte |e cose,-zon reputd ,na uirrpazione la sua uguaglianza con,.Dio, ma 'spoplid se steiso, assumendo la condizione di seruo... facZndosi obbeiiente fino alla morte, e alla morte di 'croce kf . Fil2,6-8). Talvolta infine Cristo E presentato in modo da far capire che d insieme capo e c-orpo: lo dice chiaramente lb stesso Apostolo quando [commental cid che d detto del maiito e della moglie nel libro della Genesi: I due diuenteranno una sola carne (cf. Gn 2,24). Seguiamolo mentre commenta perch6 non sembri che aizatdtamo congetture nostrc. Saranno - dice - i due una carne sola. E aggiunge Questo mistero i grande. E, per non lasciar credere che ci si riferisca all'unione dei due sessi secondo natura, aggirrrg.' Io parlo in rapporto a Cristo e alla Chiesa (cf' hf >:ll-32). Va sempie rife{to a Cristo e alTa Chiesa .id .h. B detto nel passo: I due formeranno urua carpe sola, pertanto non iro piil due ?na un7 carne sola (cf' Mt 19, 5-6). Lo stesso rapporto che- c'E ra sposo e sposa,'c'i tra capo e-corpo: perch6 il capo della mogti. a iI marito. Sia che -di.1 Lrgo e corpo, sia che dica sposo e.spgs-a, intendetelo riferito ad uno solo' Per queste raglonl Io stesso-Ap^ostolo, qu.a1do. era ancora Saulo, si senti dire: Saulo, Saulo, perchd mi perseguiti! kf. At 9,4). Perch6 il corpo d attaccato al capo' E

    2t4

    quando quel predicatore di Cristo dovette subire dagli altri le persecuzioni che egli ad altri aveva inflitto, diceva: Per completare nel mio corpo cid che manca alle sofferenze di Cristo (cf. Col I,24), mostrando cosi

    che la sua sofferenza apparteneva alle sofferenze di Cristo. [Queste parolel non vanno intese come riferite al capo che, ormai in cielo, non patisce nul1a, ma al corpo, cioE alla Chiesa, corpo che coi suo capo B l'unico Cristo.

    Mostratevi dunque corpo degno di tale capo, di tale sposo. Quel capo non pud avere se non un corpo degno di lui, n6 un tal marito una sposa che non sia degna di lui. Per farsela comparire dice san Paolo - dauaruti, la sua Cbiesa tutta gloriosa, senza maccbia nri ruga o alcunchd di simile (cf . Ef 5, ZZ). Questa B la sposa di Cristo, senza macchia n6 ruga. Non vuoi avere macchia? Fa' come B scritto: lauateui, purificateui, togliete le cattiuerie dai uostri cuori (cf .Is 1, 6). Non vuoi avere ruga? Prostenditi in croce. Non basta infatti soltanto purificarsi, bisogna prostendersi in croce per essere seflza macchia e.senza ruga. Mediante la purificazione si portano via i peccati, mediante il prostendersi in croce si realizza tl desiderio della vita eterna per cui Cristo si d lasciato crocifiggere. Ascolta ci6 che dice 1o stesso Paolo, una volta purificato: Ci ha fatto salui ruon per merito di opere giuste compiute da noi, ma in forza della sua misericordia, mediante il lauacro della rigenerazione (cf. Tt 3,5). Ascolta ancora lui disteso sulla croce: Dimentico del passato e proteso uerso il futuro, corro uerso la mita per conseguire il premio a cwi Dio nzi ba cbiamato in Cristo GesD (cf . Fll3,13-I4). (Sermo )4L,, sposa degna

    1,1-3,4;9,11-11,13)

    215

    F Sramo DTvENTATI Crusro srESSo

    Il Figlio di Dio E disceso fino a noi, e colui che prima parlava come Dio ha cominciato a parlare come uomo. Ed e proprio uomo colui che E Dio, perch6 Dio si B fatto uomo. Si b fatto cid che non era, continuando ad essere cid che era. Si B unito l'uomo a Dio, cosi da essere uomo colui che era Dio; non perd nel senso che diventato uomo non fosse pii Dio. Ascoltiamo dunque, anche come fratello, colui che ascoltavamo come Creatore: come Creatore perch6 d il Verbo che era in principio, come fratello perch6 d nato da Marta Vergine; come Creatore che esisteva prima di Abramo, prima di Adamo, prima della terra, prima del cielo, prima di tutte 1e cose corporali e spirituali; come fratello perch6 viene dal seme di Abramo, dalla tribi di Giuda, da una vergine d'Israele. Sapendo dunque che colui che ci parla d Dio ed B uomo, distinguiamo le parole di Dio e le parole dell'uomo; talvolta, infatti, ci dice cose che si riferiscono alla sua maesti, talaltra cose che si riferiscono al suo stato di umilt). Egli E l'Altissimo, e si B fatto umile per innalzare not che siamo umili. Che cosa ha detto dunque? ll Padre mr mostreri opere maggiori di queste, ffiruchd ne siate merauigliati (cf. Gu 5,20). Quindi d a noi che le mostreri, queste opere maggiori, non a lui. E perch6 il Padre le mostrer) a noi che egli dice: ffincbd ne siate merauigliati. Ha spiegato che cosa voleva dire con la frase: ll Padre mt mostrerd... Perch6 non ha detto: il Padre mostreri a voi, ma ha detto: mostreri al Figlio? Perch6 noi pure siamo membra del Figlio; e come membra impariamo: e anche lui, in qualche modo, impara attraverso le srte membra. In che senso si pud dire che impara in noi? Nello stesso modo che soffre in noi. Come possiamo provare che soffre in 2r6

    L9 possiamo provare con quella voce che si udi dal cielo: Saulo, S?ulo, perchd mi perseguiti? (cf . At 9, 4). Non d forse lui chi verri corne gi"udice ,1l fin. iql qor].do e, collocando i giusti alla"sra d.ri* ; gli iniqui alla sua sinistra, dir)I venite, benedetti dri Fod1e mio, prendete possesso del reg,'o: perchd ho auuto fame e mi auete dato da mangiarri E uil, dor, and,n: Si g.no!e, quando ti abbiamo ieduto ffimato?, rispon_ der): uglta che l'auete fatto it pA picmli del "Ognr. lo auete mlei fratelli, fatto a me (cf. Mt 2;,34s;). i adesso siamo noi che ci rivolgi u*o u colui cire Lra d.t to queste cose, e gli chiediamo: O Signore, quando mai tu dovrai imparare, tu che in_segni Sgni.orul Ejti "nortfi subito, ci fede: Ofii .risponde conforme alla volta che iI piu piccolo dei miei fratelli impara, anch:io imparo. Rallegriamoci, dPnque, e rendiam o grazie a Dio: non soltanto siamo diventati cristiani, ria siamo diventati cristo stesso. capite, fratelli?, vi rendete conto della grazia che Dio ha profuso su di noi? Stupite, gioite: siamo diventati criito! se cristo d il capo e r1o1?

    noi le membra, l'uomo totale E lui e noi. E qr.rto

    che,dice l'Apostolo: Cosi non saremo piil'd* boibi"i, sballottati e portati qua e li da ogni uento di dottrina. Prima aveva detto: Firuchd peruiniamo tutti all'uniti della frd, e della piena conoscenza del Figlio ii Dio, o formare l'uoruo mAtrtro, al liuello di statTtra ih, ottro la pieruezza del Cristo (cf. Ef 4, 14.13). pienezza di cristo sono dunque il capo-e le membra. cosa vuol direil capo e le.mtmbra? cristo e la chiesa. Ai.ogu.ci.tale prerogativa s.arebbe da parte nostra foile orgoglio, se cristo medesimo no'' si fosse degnato filci questa promessa tramite lo stesso Apostolo: voi siete i(.c9A9 /i Clsto e, ciascuno per la sra parte, membra di lui (cf . t Cor 12,21). 217

    Quando dunque il Padre insegna qua.lcosa alle membra di Cristo, d a Cristo che insegna. E meraviglioso e perfino incredibile, ma d cosi: a Cristo viene mostrato cid che Cristo sapeva, e per mezzo di Cristo stesso. Cosa meravigliosa e grande! Ma d la Scrittura che 1o dice. Oseremo smentire la parola di Dio, o non cercheremo piuttosto di penemarne i1 senso e rendere grazie all'autore di tanto dono? Che cosa voglio dire affermando che viene insegnato a Cristo per mezzo di Cristo? Che viene insegnato alle membra pet mezzo del capo. Ecco, puoi vederlo in te stesso: mettiamo che vuoi affercare qualcosa con gli occhi chiusi; la mano non sa dove dirigersi, eppure la mano d un tuo membro, perch6 non d separata dal tuo corpo. Apri g1i occhi, e la mano vedri dove dirigersi, il membro potr) seguire la direzione indicatagli dalTa testa. Ora se questo si verifica in te: che il tuo corpo guida il tuo corpo, e per mezzo del tuo corpo viene mostrato qualcosa al tuo corpo, perch6 ti meravigli se dico che viene mostrato al Cristo per mezzo di Cristo? Il capo mostra perch6 le membra vedano; il capo insegna e le membra imparano; tuttavta tl capo e le membra sono un sol uomo. Egli non ha voluto separarsi da noi, ma si d degnato amalgamarsi a noi fino a fondersi con noi. Era molto lontano da noi. Ci pud essere, infatti, una distanza maggiore di quella che esiste tta Ia creatura e il Creatore, tra Dio e l'uomo, ra la giustizia e l'iniquith, tra l'eterniti e la creatura mortale? Ecco come era lontano il Verbo, che era in principio Dio presso Dio, per mezzo del quale sono state fatte tutte Ie cose. In che modo, dunque, si d awicinato al punto da essere cid che noi siamo, e da essere noi in luJ? Il Verbo si i fatto carrue e abitd fra noi (cf . Gu l, 14). (Iru Io. eu. tr. 21,7 -9)

    2r8

    Not nnolrITUDINE, uNo IN LUI Su, dunque! Scuotlaqo, scuotiamo ['involucro], . se ci piace essere figli degli sbattuti. Facciamone uscire il contenuto. Colui che riceve tali benedizioni d un uomo ben determinato e, se non si d membra di quest'uomo, non ci si puo illudere di temere il Signore. Si tratta di una moltitudine di uomini e insieme di un uomo solo, poich6, pur essendo molti i cristiani, uno solo d il Cristo. Un unico uomo, Cristo, sono i cristiani insieme col loro capo che ascese al cielo. Non lui un individuo singolo e noi una moltitudine, ma noi, moltitudine, divenuti uno in lui che d uno. Cristo dunque, capo e corpo, E un solo uomo. E qual d il corpo di Crisio? La sua Chiesa. Lo afferT? l'Apgstolo: Noi siamo membra del suo corpo (cf. Ef 5 , _30), e- ancora: Voi siete corpo di Cristo e [s,re] membra (cf. 1 Cor l), 27).Cerchiamo quindi di comprend.ere la voce di quest'uomo, incoipor ati al quale anche noi formiamo un unico .ro*b. Nella realti di questo corpo scopriamo i veri beni di Gerusalemme . Al termine [del ialmo] si dice infatti: E ueda i beni di Gerusalemme (cf . Sal I27 , L). Se guarderai con occhio terreno ai beni qui elencati, cioB abbondanza di figli e nipoti, prolificiti e feconditi della sposa, non son questi i beni della Gerusalemme celeste. Son beni della terra dei mortali, mentre quella d la terra dei viventi. Non considerare come b.rr. supremo l'avere dei figli che, se non prima di te, certo dopo di te dovranno morire. Vuoi avere dei figli che mai avranno a morire ma potranno vivere per sempre insieme con te? Rimani stabilmente nel cbrp9 di colui dgl quale E detto: Voi siete corpo di Cristo e [sue] membra. (En. in Ps. I27 ,3)

    219

    il Ulvus CaRrsrus

    AxcnE suLLA cRocE NoI c,EMVAMo!

    Sapete bene, fratelli carissimi, che i Cantici dei gradini sono i cantici della nostra ascesa e che questa ascesa non si fa con i piedi del corpo ma con gli-affetti del cuore. Son cose che vi abbiamo inculcate molto spesso, n6 d il caso di ripetere sempre gli stessi concetti, ma occorre lasciare spazio per parlare di cid che non E stato mai detto. Ebbene, anche il salmo che vi siete sentiti cantare reca nelf intestazione: Cantico dei gradini. Tale d il suo titolo. Cantatelo dunque ascendendo, e, se talora chi canta sembra essere un solo individuo mentre alme volte sembrano molti, d perch6, pur essendo molti, noi siamo uno. Uno infatti d Cristo, e Ie membra di Cristo in Cristo formano insieme con Cristo una uniti. I1 capo di tutte queste membra E in cielo, e il corpo, sebbene stia tribolando in terra, non B avulso dal suo capo; anzi, questo capo vigila sul corpo e prowede al suo bene. Se non se ne interessasse, non avrebbe detto a quell'accanito persecutore che era Saulo, non ancora cambiato in Paolo Saulo Saulo perchd mi perseguiti? (cf . At 9, 4).Son, queste, cose che conoscete benissimo e che avete familiari. Sia perd lecito ricordarle un istante, senza tedio per coloro che ne conservano la memoria, affinch6 mediante la loro pazienza tornino in mente anche a chi se n'era dimenticato. Si tratta infatti di verit) salutari che occorre ripetere spesso. Canti pure uno solo, dunque, owero cantino in molti. Anche quando son moltl a cantare B un uomo solo, poich6 i molti formano l'uniti, e Cristo - come abbiamo detto solo uomo e tutti i cristiani ne sono le mem- E un bra. (En. in Ps. 12), L)

    Dlg,Dio mio, guardami, perch| mi hai abband.ogi) udito q.r.rto primo ,,rllu croce, quando_il Signore ha dettb: Eli, ".*.*" Eli, ciod Dio yio,,Dio mio, I-aya sabactani, ossia: pe'rcb6'*i Iro, oi bandoruato? (cf. Ut 27,46). Levu"g6ti.," tu irrdotto quesre parole, ed ha riferito che eldi ur.ri Jetto in ebrarco: Dio mio, Dio mio, perchd mi hai abbandoruato? che cosa vo-leva dire il'Signor.l I"friti Dio ,,o., lo aveva abbandglaro, .rr.rd"o .gii ,t.rro olo; p.r_ ch6 il. Figlio di Dio d Dio, .o-."il V;;L; ai Oio a Dio. Ascolta dall inrzio quell,evangelista, .h. p.of..i_ va cid che aveva bevuro dal seno iel Signore'(rf . G, !2, ?3),e vediamo se Dio d Cristo: Iru pTincipio era il Vr-bo, e il Verbo era presso Dio, e Dio era'il Verbo. Orbene, quesro stesso Verbo .h. .i, Dio; ,i a fitti

    220

    nato? Abbiamo

    carne e ha abitato tra noi (cf. Gu I, 1). Ed .rr.ndfri il Verbo di Dio fauo carne, pendeva'arUr.r"..,-L di.._ va: Dio ryio, Dio.mio, gu:aldami; perchd mi hii abban_ donato? Per quale rrgi6rr. cosi d a.ri., ,; ;;; p.r.he anche nor lvl eravamo, se non perch6 Ia chiesa d il corpo di Cristo (c[. Ef L, 23)? Ferch 6 haiiit", Dro ntio, Dio,fio, guardanti,.perchri mi hai abbaido,nato?, se non allo scopo di stimolare la nostra attenzione e qrr.g: questo -salmo B scritto riguardo a me? Lontano

    mia saluezz!, parole k /Z; miei irtiii. il q;; delitti, se di lui B detio: Colui ,i, nii-ii-'rJ**rrro er{rlo,^ry(_iryganno i stato trouato sulla sua bocca (cf. 7 Pt 2,22)l In qual modo dunque dice iei miii aint /2, se.non pgrghj prega per i nostri d.li;i . h; iurto suoi i nostri delitti, per rendere nostra lr'r.r, giustid.oUo

    zia? (En.

    in

    Ps.

    2I,II,3)

    221

    I

    tl UNn soLA vocE

    Mi permetto di richiamare ancor a uin? f"l':

    l'

    Vostra attenziOne, non per msegnarvl CoSe a Vol SComa soltanto p.t ricordarvi quanto sapete. 11 ".r.i"t.Signore e Salvatore Gesi-C1i1o d il capo del ""rrto r"o .o.p8, a il mediatore unico fra Dio e l'uomo (cf'

    1 Tm i, ,, lui, l'uomo Gesi, nato {a}la Vergine e, oer cosi dire. nella solitudine, come abbiamo sentito iutt'Ap"calisse kf . Ap 12,5--6). Se parla di,soljtudine a, u q.iu"to mi sembra, da riferirsi al fatto che lui solo d'nato cosi. Cosi lo genero la sua Madre, e sua misrion. tutebbe stata g6rr.tt ute il popolo-con scettro di ferro. Sua madr. p6i ts la citti dl Dio dell'Antico Terir-..rto, della quale in un salmo E detto: Cose-glqriose sono state iette di te, citti di Dio (cf. Sal 86, ))' Q.r.rru cittd inrzia con Abele, come |a citti del male titzia con Caino (cf. Gn 4,8.17). Molti secoli conta ouindi ouesta citti di Dio, cui tocca sopportare di della terra mentre lei spera -rrtirrrro le vicissitudini nomi B chiamata Gerusaaltri con cielo. del le cose lemme e Sion. Veramente, di un certo individuo nato essendo lui stesso il fondatore rr.[u citti di Sion pur 'parla un salmo che dice: Madre J.tt, stessa Sion, Sion, diri l'uomo. Quale uomo? E si ! fgtto uomo in essa e lui, I'Altissimo, I'ba fondata (rf. Sal 86,5)' In poche parole, egli stesso si B fatto uomo in Sion, anzi 'ro.no umile; .p"p.rt., lui stesso, in quanto Ntissimo, fondd quella citii nella quale poi si sarebbe fatto uoera coperta di.solt (tf' -o. n.io perch6 quella do.rru della giustizia che d stesso Ao 12. 1), cioB dil sole fine diranno: Abbiaqrrli.alla empi, ig"oirio Jag[ ! e la luce della ueriti, drtlo lo irio aiiqur"r*orrito ili giustizii noru i brillata per noi e il sole non d sorto per 'noi (cf . Sap 5, 6). Esisie dunque un sole di giustizia 222

    che non si leva per gli empi, mentre questo sole [Dio] lo fa sorgere sui buoni e sui cattivi (cf . Mt 5, +:). Quanto a quella donna, era rivestita di sole e portava in grembo un figlio maschio e stava sul punto di partorire. Lo stesso e identico personaggio era dunque colui che aveva fondato Sion e che nasceva in Sion, e quella donna era Ia citti di Dio, protetta dalla luce di colui del quale corporalmente era la madre. Si comprende in tal modo anche p-erch6 la luna si trovasse sotto i suoi piedi: era perch6 lei, con la sua virti, calcava la condizione mortale d'una carne che cresce e decresce. Riguardo poi al nosmo Signore Gesi Cristo, egli d capo e corpo e, dopo esserii degnato di morire per noi, volle anche prestarci la voce per parlare. Ci rese sue membra e, quando parla, talora parla identificandosi con queste membra, mentre altre_volt-e parla a nome proprio, parla da nostro capo. Egli infatti ha da dire delle cose in cui noi non c'Entriamo, mentre noi senza di lui non pouemmo dire assolutamente nulla. Dice l'Apostolo: Affinchd io completi nella mia carne quanto mancd ai patimeruti di Cristo (cf . Col l, 24).Dice: Affinchd io completi quanto mancd ai patimenti,, non miei ma di Cristo, nella carne, non di Cristo ma mia. Dice: Cristo continua a subire patimenti, non certo nella sua carne con la quale d asceso al cielo, ma nella mia carne che ancora soffre sulla terra. Dice: Cristo subisce parimenri nella

    mia carne, poich6 non sono piD io che uiuo ma i Cristo cbe uiue in me (cf. Gal 2,20). In effetti, se non fosse vero che Cristo continua a soffrire nella persona delle sue membra, cioB dei suoi fedeli, non si spiegherebbe come mai Saulo potesse qui in terra perseguitare Cristo che ormai sedeva in cielo. Ma c'd di pin. Trattando espressamente questo problema, fi'Apostolo] dice: D,ifatti come il corpo, pur essendo 223

    r I

    il uno, ba rnolte membra e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, costituiscono uru corpo solo, cosi i -anche Cristo (cf. I Cor 12,12). Non dice: Cosi B Cristo e il [suo] corpo, ma: Un sol corpo con molte membra; cosi i anche Cristo. Cristo dunque d la totalit); e siccome Cristo i la totaliti, per questo il capo dal cie1o poteva dire: Saulo, Saulo, perchd mi perseguiti? (cf. Af 9,4). Ritenete questa verith, fissatevela tenacemente nella memoria, come si conviene a figli cresciuti alla scuola della Chiesa e ben istruiti nella fede cattolica. Sap.piate riconoscere ,Cristo, jaPo e corpo, e, sempre nei riguardi del medesimo Cristo, riconoscetelo Verbo unigenito di Dio, uguale al Padre. Cosi facendo, vi renderete conto delf immensa gtazia che vi eleva sino a Dio, se d vero che 1o stesso individuo, che d uno col Padre, E voluto diventare uno anche con noi. In che senso d uno col Padre? Io e il Padre siaruo una cosd sola (cf. Gu 10,30). E in che senso d uno con noi? Eccotelo! Non dice [la ScritturaT: E nei discendenti, quasi fossero molti, ma lparlaf come se si trattasse di uno solo: E nel tuo discenderute, che i Cri' sto (cf. Gal 3, 16). Ma qualcuno potrebbe obiettare: Se discendente di Abramo E Cristo, forse che lo siamo anche noi? Tenete in mente intanto che la discendenza di Abramo d Cristo, per cui, se risulterh che anche noi siamo discen denza di Abramo, si dovrd concludere che anche noi siamo Cristo. Come l'unico corpo ba molte membra, cosi ancbe Cristo (cf . Gal 3, 27), e ancora: Quanti siete stati battezzati in Cristo siete stati riuestiti di Cristo (cf. Gal 3,29).In realt), discendenza di Abramo d Cristo, n6 si pud contraddire alle parole dell'Apostolo che sono quanto mai esplicite: E nella tua discendenza, che i Cristo. Osservate che cosa [il medesimo Apostolo] drca a noi: .le uoi appartenete a Cristo, siete la discendenza di Abra224

    mo. Per questo d grande quel sacramento: I due sararuno una sola carne (cf . Gn 2, 24). Lo afferma l'Apostolo: Questo sacramento i grande; io lo dico nei riguardi di Cristo e della Chiesa (cf. Ef 5, )2). Cristo e la Chiesa, ecco i due in una sola carne. Riferisci > alla distanza orrgtnata della maesta [divina]: sono due; sicuramente due. Non siamo infatti noi il Verbo, non siamo in principio Dio presso Dio, non siamo colui ad opera del quale furono create tutte le cose (cf. Gu l, lss.). Si arriva perd all'elemento <>: li siamo Cristo e noi e lui. Non meravigliamoci quindi all'ascolto dei salmi: il salmista molte cose dice facendo parlare la persona del capo, mentre altre ne dice dove chi parla sono le membra; comunque l'insieme di questa totaliti parla come se costituisse un'unica persona. N6 ti devi meravigliare che i due abbiano una sola voce, se d vero che costituiscono una sola carne. (En. in Ps. L42,)) Lr, panolE DEL coRpo, LE pARoLE DEL cApo I'{on c'd pace per le rnie ossa diruanzi ai miei peccati. Sr suole chiedere di chi sia questa voce; ed alcuni ritengono che si tratti della voce di Cristo, dato che nel salmo si dicono certe cose che si riferiscono alla Passione di Cristo; ad esse giungeremo tra breve e vedremo che si riferiscono proprio alla Passione di Cristo. Ma come avrebbe potuto dire, colui che non aveva nessun peccato (cf. I Pt 2,22),le parole: l{on c'd pace per le mie ossa al cospetto dei miei peccati? Noi non possiamo intendere queste parole, se non ri-

    conoscendo che si tratta del Cristo pieno e totale, cioB capo e corpo. Quando il Cristo parla, talora parla solo in persona del capo, che B egli stesso, il Salva225

    tore, nato da Maria Vergine; tal altra in persona del suo corpo, ch'e B la santa Chiesa diffusa in tutto il mondo. Anche noi siamo nel suo corpo, se la nostra fede in lui d sincera, la nostra speranza sicura e la nostra cariti ardente; siamo nel suo corpo, e siamo le sue membra, e siamo percid noi a parlare qui, come dice l'Apostolo: Perchd noi siamo le membra del suo corpo (cf . Ef 5, 30); concetto questo che l'Apostolo ripete in molti passi. Se dicessimo infatti che queste non sono parole di Cristo, neppure sarebbero parole di Cristo queste alme: Dio mio, Dio mio, percbd mi hai abbandoruato? (c{. Mt 27, 46). Eppure anche in quel salmo leggi: Dio mio, Dio mio, perchd mi hai abbandonato? lontano dalla mia saluezza le parole delle mie colpe (cf . Sal2l,2); cosi come qui leggi: al cospetto dei miei peccati,li trovi: le parole delle mie colpe. Dato che certamente Cristo d senza peccato e senza colpa, dobbiamo contestare che le sue [ultime] parole siano quelle stesse del salmo? Sarebbe molto incomprensibile e contraddittorio che quel salmo non si applicasse a Cristo, dato che in esso troviamo tanti aperti riferimenti alla sua Passione, quasi come se la si leggesse nel Vangelo. Leggiamo infatti in esso le parole: Si sono diuisi i miei abiti e sulla mia ueste banno gettato la sorte (cf. Sal2l,19). E perch6 i1 Signore stesso, dall'alto della croce, ha pronunziato con 1a sua bocca il primo verso di questo salmo, ed ha detto Dio mio, Dio mio, perchd mi hai abbandonato? (cf. Mt 27, 46). Che cosa ha voluto farcr intendere, se non che quel salmo tutto intero si riferiva a lui, in quanto egli stesso ne pronunziaval'tntzio? Non v'd quindi dubbio che le parole che seguono, laddove egli dice: Le parole dei miei peccati sono voce di Cristo. E donde derivano alTora i peccati, se non dal corpo, che B la Chiesa? Chi parla dunque E il corpo ed il 226

    capo di Cristo. Perch6 parla come se fosse uno solo? Perch6 saranno dice, due in und carne sola. E qretto uru grande mistero aggiunge l'Apostolo, e ict lo dico riguardo al Cristo e alla Chiesa (cf. Ef 5,3L32). Onde ancora egli stesso, allorchd parla nel Vangelo rispondendo a coloro che gli ponevano la questione sul ripudio della sposa, dice: I'lon auete letto cbe Dio al principio li fece mascbio e femmiruA, e l'uomo abbarudoruerd il padre e la madre e si uruiri alla sua sposa e saranno due in una carne sola? Dunque non piD due ma una sola carne (cf. Mt 19,4-6). Se egli stesso ha detto non piD due ma urua sola carne,-che c'd di strano se cr sono una sola carne, una sola lingua e le stesse parole, in quanto di una sola carne, del capo e del corpo? Ascoltiamo dunque il Cristo in quanto d uno, ma tuttavia ascoltiamo il capo come capo, e il corpo come corpo. Non si dividono le persone, ma si distingue la digniti; poich6 il capo salva, menue il corpo a salvato. Manifesti il capo la misericordia, pianga il corpo la sua miseria. Al capo spetta purifiCare, al corpo confessare i peccati; una sola tuttavia B la voce, quando non sta scritto quando B il corpo che parla, e quando il capo; ma noi, nell'ascoltare la voce, operia-

    mo la distinzione, mentre egli parla come

    se-fosse

    uno solo. Perch6 non dovrebbe dire: miei peccati, colui che ha detto: Ho auuto fame, e non mi auete dato da mangiare; ho auuto sete e non mi auete dato da bere; fui pellegrino, e non mi auete accolto; fui malato e prigioniero e non mi auete fatto uisita? Sicuramente il Signore non fu mai in carcere. Perch6 non direbbe questo, colui il quale, allorch6 gli vien deffo: Quando ti abbiamo uisto affamato ed assetato, o iru carcere e non ti abbiamo assistito? risponde, parlando a nome del suo corpo: Quando noru lo auete fatto ad uruo di questi miei piccoli i a me che non lo auete fatto (cf . Mt 227

    25, 42-45)? Perch6 non dovrebbe dire: al cospetto dei miei peccati colui che disse a Saulo: Saulo, Saulo, percbd mi perseguiti? (c[. At 9, +). Eppure egli in cielo non soffriva pir) alcuna persecuzione. Ma allo stesso modo in cui 1) il capo parlava per il corpo, cosi anche qui il capo dice le parole del corpo, mentre udite ancora la voce del capo. Ebbene, anche quando udite le parole del corpo, non separatene il capo; n6 quando udite le parole del capo separate il corpo; perch6 non sono pii due, ma una sola carne. (En. in Ps. 37 ,6)

    CoNrarro

    sPrRrruALE

    Fate attenzione a quanto dice Giovanni: Se mi amaste, ui rallegrereste che io uado al Padre, percbd il Padre i piil grande di me (cf . Gu L4,28).In che senso allora Cristo d uguale al Padre, come dice l'Apostolo? Il Signore stesso ha detto Io e il Padre siamo una cosa sola (cf. Gu 10,,30). E in un alro passo: Cbi ba uisto me ha uisto ancbe il Padre (cf. Gu 14, 9). Come mai allora nel passo sopra riportato si dice: perchd il Padre i piil grarude di me? Queste parole, fratelli - per quanto il Signore ci ispira d'intendere -, Cristo le ha pronunciate in un certo senso per rimproverare i discepoli e per confortarli. Avevano infatti fissato lo sguardo sul1a sua umanit) e non riuscivano a pensarlo come Dio. Sarebbero riusciti a pensarlo come Dio solo quando la sua umaniti fosse stata sottratta a loro e ai loro sguardi. Tolta la familiariti che si era instaurata tramite il suo corpo, avrebbero imparato, almeno una volta assente il corpo, a pensare alla sua divinit). Percid ha detto loro: Se mi AmAste, ui rallegrereste che io uado al Padre (cf. Gu 14, 28). Perch6? Perch6. quando 228

    vado al Padre, possiate pensarmi uguale al Padre. Per questo infatti i piD grande di me: finch6 mi vedete nel corpo, i1 Padre B pii grande di me. Vedete se avete affercato il discorso: i discepoli non sapevano pensarlo se non uomo. Lo ripeto con parole un po' pii chiare per quei nostri fratelli che hanno pir) difficolti a capire. Coloro invece che hanno gii capito sopportino lalentezza degh altri e imitino il Signore il qomle, pltr possedendo la ruatura diuina..., annientd se stesso..., facendosi obbediente fino alla morte (cf. Ftl 2,6.7.8). Se amaste me...: che cosa significa? Se amaste me, ui rallegrereste cbe io uado al Padre (cf. Gu 14,28). Se amaste me che cosa significa se non: Non amate me? Che cosa amate allora? Il corpo che vedete. Non volete infatti che vi venga sottratto allo sguardo. .le inuece amaste ?n€. . .; cht d: me? In principio era il Wrbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio (cf. Gu 1,1): son parole dello stesso Giovanni. .le dunque a??ldste me, cioB colui per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose (cf. Gu 7,3), ui rallegrereste che io uado al Padre. Perch6? Percbd il Padre i piD grande di me. Cosi come mi vedete sulla terra, i. Padre d pir) grande di me. Mi allontant dai vosmi occhi; sia tolto ai vostri sguardi questo corpo mortale che d statc assunto per la vostra mortaliti; cominciate a non vedere pii questa veste mortale che ho preso per umilt): tuttavia sia elevata n cielo, affinch6 sappiate in che cosa dovete sperare. Non lascid infatti sulla terra la veste mortale di cui volle essere qui rivestito. Se l'avesse lasciata qui, nessuno avrebbe pir) sperato nella risumezione della carne. Ora perd l'ha portatatn cielo e cid nonostante vi d chi dubita del7a risurrezione della carne! Ma se Dio I'ha voluta dimostrare in se stesso, la negher) all'uomo? Dio infatti ha assunto l'umaniti per compassione, per quanto riguarda l'uo-

    229

    mo invece essa faparte della sua natura.E tuttavia Dio si d mostrato nella veste mortale (dopo Ia sua risurre-

    zione) confermando cosi i discepoli nella fgdg, e poi l'ha innal zata rn cielo. Sottratta ,f loto sguardo la visio-

    ne del suo corpo, i discepoli non lo videro pir) in quanto uomo. S. ..u rimaito qualcosa nei loro cuori

    ih. ptoueniva

    da desiderio puramente umano, si tra-

    mutd in tristezza. St riunirono tuttavia in uno stesso

    luogo e cominciarono a pregare. Ed egli avrebbe inviato.irrrrti dieci siorni da quello che stiamo oggi celeb.utrdo, lo Spirilo Santo, aftinche lo Spirito Santo li riempisse di amore spirituale, liberandoli dai desideri puramente umani. In questo modo faceva loro comil Cristo come Verbo di Dio, Dio presso Dio, tr.td.t. 'pr, del quale tutto d stato fatto (cf. Gu l,!-)), i.lo.,^rrro avrebberobotuto essere riempiti di tale modo di comprendere le .ot. se non si fosse allontanato da 1oro l'imore puramente umano. Per questo.dtsse Se mi

    Amdste, ui iallegrereste cbq io uado al- Pqdre, percbd il Padre i piil graid, di me. E pin grande.di *-.. in quanto uomo, d iguale in quanto Dio; uguale nella natura,

    pii grande cJnsiderando la compassione che ha avuto il filgti" (e che I'ha portato-a farsi uomo). Dio lo ha

    ,milIato ponendolo non soltanto al di sotto di s6 ma anche a1 di sotto degli angeli, come dice la Scrittura (cf. Sat 8, 6). Non d inferiore al Padre, anche sg vi sembra che il Figlio, assumendo un coIP-o, si sia allontanato dall'uguulgliun u con il Padre, dil quale mai s'b allontanatS; t iu ,tt,rmendo un corpo - ha assunto infatd l'umaniti - non B mutato. Chi indossa una veste non si cambia in veste ma internamente rimane lo stesso uomo tutto intero. Poni il caso di un senatore che indossa una veste da schiavo, nelf ipotesi che non possa entrare in carcere con la toga senatoria per consolare un tale awinto in ceppi; riceve l'abito proprio del 230

    carcere ed esternamente si vede solo un abito spregevole [che egli indossa] per manifestare il suo senso umanitario. Ma internamente gli rimane tutta la

    digniti senatoria.che,tanto pin rifulge in Xuanto il motivo per rivestirsi di un abito cosi umile fu la sua grande misericordia. Cosi ha fatto anche il Signore, pur. rimanendo Di-o, rimanendo Verbo, rimanendo sapienza, rimanendo potenza divina, rimanendo nel governo dei cieli, rimanendo nella cura della terra, rimanendo gioia piena degli angeli, ovunque tutto, tutto nel mondo, tutto nei Patriarchi tutto nei Profeti, tutto in tutti i santi, tutto nel grembo della Vergine, per rivestirsi della natura umana, per congiungerla a s6 come sposa, per fidan zare a s6 la Chiesa quale vergine casta, e procedere come sposo dal suo talamo (cf . Sal 18, 6; 2 Cor Il, 2). Cristo d quindi inferiore al Padre perch6 d uomo, ma uguale al Padre perch6 e Dio. Togliete di mezzo a voi dunque i desideri puramente umani. In altre parole, Cristo ha detto cosi ai suoi discepoli: >. Forse Cristo entra in un cuore nella sua natura umana e con il suo corpo? In quanto Dio prende possesso del cuore; in quanto uomo pa1la al cuore attraverso lo sguardo e ci insegna dal di fuori. Perd, siccome abrta dentro di noi, ci parla perch6 ci convertiamo interiormente, viviamo di lui, ci lasciamo form arc da lui, perch6 lui d la forma di tutto, non fabbflcata da alcuno. (Sermo 264, 4) DT

    La pEoE INCREMENTA IL Canlsrus rorus Ormai ha confessato e ha invocato; o, meglio, hanno confessato e hanno invocato, anche se con la voce di uno solo d stato detto: Narrerd tutte le tue Confessando si B vuotato del-male; invomerar-iglie. "si E riempito di bene; namando fa erompere cando fuori cid di cui E ricolmo. Osservate, fratelli, come a confessare siano in molti. A te confesseremo o Dio; a te confesseremo, dice, e iruuocberemo il tuo nome' Molti toro i cuori di coloro che confessano; uno solo d i1 cuore di chi crede. Perch6 sono molti i cuori di coloro che confessano e uno solo d il cuore di coloro che credono? Perch6 gli uomini confessano peccati diversi, mentre unica B la fede che li accomuna. Si, certamente. Appena Cristo incomincta ad abrtare neIl'uomo interioi. p.. mezzo della fede (cf . Ef ), 17) e, invocato, comincia a possedere colui che confessa, allora si incrementa il Cristo totale, capo e corDo. uno solo form ato damolti. Ascoltate nel testo del iul*o le parole di Cristo. Sembravano quasi non essere sue li parole: A te confesseremo, o Qio, a te confesseremo i irrocberemo il tuo norn-e-. Qui .perd comincia ad udirsi la voce del capo. Ma, sia il capo a parlare o siano le membra, B sempre Clisto che parla purlu nella persona del capo, paila nella persona del .orpo. Che^cosa, infatti, Jta scritto? Saranno due in uni ,orrc sola. Questo i un grande mistero; ma io lo dico in nrdine aT,risto e alla Cbirta (cf. Gn 2,24; E'f 5, 3I.32), dice l'Apostolo. E Cristo stesso nel Vangelo: Ormai ,or, ,orirrro piD dtte md una sola carne (cf' Mt 19,6). Difatti, come ben sapete, queste-persone sono si due, ma poi diventano una sola nell'unione sponsale ., ptoptio come se fosse una-sola, parla tn Iiaia quando diie: Come uno sposo mi ha cinto con la 232

    mitra, e come una sposa mi ha fatto indossare gli ornamenti (cf. Is 61, 10). Dice di essere sposo in relazione al capo, e sposa in rapporto al corpo; comlrnque, chi parla B uno solo. Ascoltiamolo e in 1ui parliamo anche noi! Cerchiamo di sentirci sue membra, affinch6 questa voce possa essere anche la nosffa. Dice: I'larrerd tutte le tue merauiglie. Cristo si manifesta di persona, e si lascia annunziare anche da coloro che costituiscono le sue membra, affinch6 altre siano condotte a lui. Vuole che quanti non gli appartenevano gli si ar,rzicinino e si uniscano aIle sue membra, attraverso le quali d annunziato il Vangelo, e che di tutti si faccia un solo corpo sotto un solo capo, in un solo spirito, con una sola vtta. (Uru. in Ps.74,4)

    Lo Spmrro

    SANTo, ANIMA DELLA CuIesa

    Nessuno dica: Ho ricevuto 1o Spirito Santo, come mai non parlo nelle diverse lingue? Se volete ave-

    re lo Spirito Santo, cercate di comprendere, fratelli. spirito per il quale ogni uomo vive si chiama antma; il nostro spirito per il quale ogni singolo uomo vive si chiama anima; e guardate che cosa fa l'anima nel corpo. Vivifica tutte le membra, attraverso gli occhi vede, atffaverso le orecchie ode, attraverso le narici percepisce gli odo ri, attraverso la lingua parla, attraverso le mani agisce, attraverso i piedi cammina; d presente contemporaneamente in tutte le membra per vivificarle; di la vita a tutte, distribuisce i compiti a ciascuna. Locchio non ode, l'orecchio non vede, non vede la lingua nd parla l'orecchio o l'occhio, ma tuttavia vive: vive l'orecchio, vive la lingua. I compiti sono diversi ma la vita i comune a tutti. Cosi E la Chiesa di Dio: in alcuni santi fa miracoli, in alcuni I1 nostro

    D)

    santi proclama la verit), in altri santi custodisce la verginiti, in alui santi custodisce la castit) coniugale, in altri questo e in almi quello: i singoli adempiono ciascuno il proprio compito ma tutti parimenti vivono. E cid che 1 anima E per il corpo umano, 1o Spirito Santo lo B per il corpo di Cristo che E la Chiesa (cf. Col I, 18). Lo Spiiito in tutta la -I'animaSanto opera in tutte le membra di Chiesa cid che opera un unico corpo. Ma ecco cid che voi dovete evitare, ecco da che iosa dovete guardarvi, ecco cid che dovete temere. Pud accadere che nel corpo umano, anzi dal corpo umano, venga reclso un qualche membro' l'rna mano, un dito, un piede. Forse l'anima segue il membro amputato? Quando questo era attaccito al corpo viveva; amputato, perde la vrta. Cosi una persona e cristiana cattolica finch6 vive nel corpo; staccata da esso diventa eretica e lo Spirito nor r.gre il membro amputato. Se dunque volete vivere dello Spirito Santo, conservate la cariti, amate la veriti, desiderate l'unit) e raggiungerete l'eternitd. Amen. (Sermo 267 , 4) Anaans

    iluNIra

    Che significano le parole che seguono:

    n lo

    Sp,

    rito che uiuifica, la carrue non gioua nulla? Egli ci consente di rivolgercr a lui, non per conmaddirlo ma nel desiderio di apprendere: O Signore, maestro buono, come d possibile che la carne noru gioui nulla, quando tu hai dichiarato: Chi non mangia la mia carne e nort beue il mio sangue, ruon auri in sd la uita (cf. Gu 6, 54)? Forse che [a vita non serve a nulla? E perch6 a1lora siamo cid che siamo, se non per avere Ia vrta eterna, che tu prometti di darci mediante la tua car234

    In che senso alloru la carne non gioua nullaT Non giova nulla la carne nel senso in cui costoro la intesero: essi la intesero nel senso della carne morta, fatta a pezzi, come si vende al macello, non nel senso della iurr. vivificata dallo Spirito. E detto che la carne non gioua nulla, come d detto che la scienza gonfia. Dobbiamo allora odiare la scienza? Niente aff.atto! In che senso la scienza gonfia? Quando d sola, senza la cariti. Infatti l'Apostolo aggiunge mentre la cariti edifica (cf.7 Cor 8, 1).A1la scienza unisci la cariti, ela scienza ti sari utile, non da s6 sola, ma a motivo della cariti. Cosi anche in questo caso: la carne non gioua nulla, cioE la carne da sola; se perd, alla carne si unisce 1o spirito, allo stesso modo che alla scienza si unisce la caitd,,, allora gioveri moltissimo. Se, rnfatti,la carne non giovasse nulla, il Verbo non si sarebb e fatto carne, per abitare fra noi. Se tanto ci ha giovato il Cristo mediante la carne, come si pu6 dire che la carne non giova nulla? Ma d 1o Spirito che mediante la carne ha operato la nostra salvezza. La carne fu come il vaso: considera cid che portava, non cid che era. Sono stati mandati g1i Apostoli: forse che la loro carne non ci ha giovato? E se ci ha giovato Ia carne degli Apostoli, poteva non giovarci la carne del Signore? ne?

    Come d giunto a noi il suono del1a loro parola, se non mediante la voce della carne? E come ha potuto essere composta la Scrittura? Tutto cid B opera della carnp, guidata perd, come suo strumento, dallo spirito. E lo Spirito - dunque - che uiuifica, la carne non gioua nulla, ma nel senso che quelli la intesero, non nel senso in cui io do da mangiarela mia carne. Percid dice: Le parole che ui ho detto sono spirito e sono uita (cf . Gu 6,64). Abbiamo gi) detto, o fratelli, che cosa ci raccomanda il Signore nel darcr a mangiare la sua carne e a bere il suo sangue: che noi

    T5

    dimoriamo in lui e lui in noi. Ora, noi dimoriamo in se siamo le sue nlembra; egli dimora in noi, se siamo il suo tempio. E I'uniti che ci compagina facendoci diventare membra di Cristo. Ma che cos'B che crea questa unit) se non la carit)? E la carita di Dio donde nasce? Domandalo all'Apostolo. La cariti di Dio - egli risponde - i stata riuersata nei nostri cuori per mezzo de.llo Spirito Santo che ci i stato donato (cf . Rm 5, 5). E lo Spirito - dunque - che uiuifica: lo Spirito, infatti, fa vivere le memb ra. Ma lo Spirito non fa vivere se non le membra che trova nel corpo che esso anima. Lo spirito che E in te, o uomo, lo spirito che ti fa essere uomo, fa vivere forse un membro che trova separato dal tuo corpo? Dico il tuo spirito per dire la tua anima: la tua antma fa vivere soltanto le membra che compongono il tuo corpo; se un membro viene amputato, non B pii vivificato daTla tua anima, perch6 non appartiene pii all'uniti del tuo corpo. Queste consideraziont devono ispirarci amore per l'uniti e orrore per la separazione. Niente deve temere un cristiano, quanto l'essere separato dal corpo di Cristo. Chi infatti si separu dal corpo di Cristo, non E pii suo membro; se non d suo membro, non pud essere animato dal suo Spirito. Cbe se qualcuno dice l'Apostolo - non possiede _lo Spirito di Cristo, non gli appartiene (cf. Rm 8,9). E lo Spirito - dunque - cbe uiuifica, la carne non gioua ruulla. Le parole cbe io ui ho dette sono spirito e uita. Che signrfrca sono spirito e uita? Significa che devono essere intese in senso spirituale. Tu le hai intese in senso spirituale? Allora sono spirito e uita. Le hai intese in senso materiale? Esse sono sempre spirito e uita, ma non 1o sono per te. (In Io eu. tr. 2l ,5-6)

    DpvI

    ESSERE NEL

    CoRPo DI CRISTo

    lui,

    236

    Questo d il parue che discende dal cielo (cf. Gu 6, 5O). Questo pane d stato simboleggiato dall,a manna, ed d simboleggiato dall'altare di Dio. Ambedue sono

    segni sacramentali: distinti come segni, ma identici per la realt) da essi significata. Ascolta l'Apost olo: Voglio che sappiate bene, o fratelli, che i rcostri padri furoruo tutti sotto la nube e tutti attrauersarono il mare, e cosi tutti ruella nube e nel mare furono battezzati in Mosi, e tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale (cf. 1 Cor 10, 1-4). Si, lo stesso cibo spirituale, perch6 materialmente era diverso: per essi era la manna, per noi un'altra cosa. Spiritualmente quel cibo era identico al nostro. Ma si parla dei nosri padri, non dei loro padri; di quei pad i ai quali noi siamo simili, non- di quelli ai quali essi erano simili. LApostolo aggiunge: E tutti beuuero la medesima beuanda spirituale. Era diversa 1a loro bevanda dilla nostra solo nella specie visibile, ma era identica nella virtr) spirituale da essa si gnificata. In che senso essi beueuano la medesima beuanda? Beueuano - dice - ad urua pietra spirituale che li accompagruaua, e quella pietra era Cristo (cf. 1 Cor 10, 4). Il pane viene donde veniva la bevanda. La pietra prefigurava Cristo; il Cristo vero d Verbo e carne. E come bewero? La pietra fu percossa due volte con la verga (cf . I\m 20, I1); due volte come due sono i legni della croce. Questo d - dunque - il pane che discende dal cielo, ffinchd chi ne mangia non muoia (cf. Gu 6,50). Ma questo si riferisce alfa virtr) del sacramento, non alla sua forma visibile: cid che conta d che uno mangi interiormente, non solo esteriormente: che mangi col cuore, non che mastichi coi denti. Io sono il pane uiuo, disceso dal cielo. Vivcl precisamente perch6 disceso dal cielo. Anche la manna 237

    rF

    era discesa dal cielo; ma la manna era l'ombra, questo pane d la stessa verit). Se uno mangia di questo pane uiuri in eterno, e il pane che io dard i la mia carne per la uita del mondo (cf. Gu 6,5I-52). Come riusciri la carne (cioB l'uomo fatto di carne) a capire perch6 il Signore ha chiamato carne il pane? Egli chiama carne quel pane che Ia carne non pud comprendere, e la carne non 1o pud comprendere anche perch6 esso d chiamato carne. Per questo rimasero inorriditi, e dissero che era troppo, e che non era possibile. E la mia carne - dice - pbi la uita del morudo. I fedeli dimosrrano di conoscere il corpo di Cristo, se non trascurano di essere il corpo di Cristo. Diventino corpo di Cristo se vogliono vivere dello Spirito di Cristo. Dello Spirito di Cristo vive soltanto il corpo di Cristo. Capite, fratelli miei, cid che dico? Tu sei un uomo, possiedi lo spirito e possiedi il corpo. Chiamo spirito cid che comunemente si chiama anima, per la quale sei uomo: sei composto infatti di anima e di corpo. E cosi possiedi uno spirito invisibile e un corpo visibile. Qra dimmi: quale d il principio vitale del tuo essere? E il tuo spirito che vive del tuo corpo, o d il tuo corpo che vive de1 tuo spirito? Che cosa potri rispondere chi vive (e chi non pud rispondere, dubito che viva), che cosa dovri rispondere chi vive? E il mio corpo che vive del mio spirito. Ebbene, vuoi tu vivere dello Spirito di Cristo? Devi essere nel corpo di Cristo. Forse che il mio corpo vive del tuo spirito? No, il mio corpo vive del mio spirito, e il tuo del tuo. Il cor-

    po di Cristo non pud vivere se non dello Spirito di Cristo. E quello che dice l'Apostolo, quando ci parla di questo pane: Poichd c'i un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo (cf. I Cor 10, l7). Mistero di amore! Simbolo di unitd! Vncolo di cariti! Chi vuol vivere, ha dove vivere, ha di che vivere. 238

    S'awicini, creda, entri afar parte del corpo, e sar) vivificato. Non disdegni d'appartenere alla compagine delle membra, non sia un membro infetro che ii debba amputare, non sia un membro deforme di cui si debba amossire. Sia bello, sia valido, sia sano, rimanga unito al corpo, viva di Dio per Iddio; sopporti ora \a fatica in terra per regnare poi in cielo. Allora i Giudei presero a discutere tra loro, dicendo: Come pud darci costui la sua carrue da marugiare? (cf. Gu 6,51). Discutevano tra loro perch6 non riuscivano ad intendere il pane della concordia, e non volevano accettarlo; poiih6 coloro che mangiano un tale pane, non litigano ffa loro, appunto perch6 essendoci un solo parue, noi, pur esserudo molti,- siamo un solo corpo. E, per mezzo di questo pane Dio fa abitare iru una medesirna casa coloro che possiedono un medesimo spirito (cf . Sal 6l ,7). Poich6, litigando tra loro, si domandano come possa il Signore dare in cibo la sua carne, non stanno a sentire; ma egli soggiunge ancora: Iru ueriti, iru ueriti ui dico: se non marugerete la carrue delFiglio dell'uomo e non berrete il suo sarugue, noru auretein uoi la uita. \oi non sapete come si possa mangiare n6 quale sia la maniera di mangiare questo pane: tuttaia se noru mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non beu_ete il suo sdngue, ruon aurete in uoi la uita. Egli non diceva queste cose a dei morti, ma a dei vivi. E affinch6 essi, credendo che parlasse di questa vita, non riprendessero a litig,are, cosi prosegue, Cbi mangia la mia carne e beue il mio sangue, ha la uita eterna (cf. Gu 6,,54-55). Per contro, non ha questa vita, chi non mangia questo pane e non beve questo sangue. Senza di questo pane possono, si, gli uomini avere la vita temporale_, ma_ la vtta eterna assolutamente non possono averla. Chi, dunque, non mangia la sua carne e

    D9

    non beve il suo sangue, non ha in s6 lavita che invece ha chi mangia La sua carne e beve il suo sangue.

    Nell'uno e nell'altro caso vale l'aggettivo eterno. Non d cosi di questo pane che serve a sostentare la vtta temporale. Chi non man gia di questo pane non vive: il che perd non significa che chi ne mangia vivri. Accade, infatti, che molti di quelli che mangiano, chi per vecchraia, chi per malattia, chi per alro motivo, muoiono. Questo non succede con quel pane e con quella bevanda, che sono il corpo e il sangue del Signore. Chi non ne mangia non hala vita; chi ne mangia ha la vtta, e la vita eterna. Con questo cibo e con questa bevanda vuol farcr intendere l'unione sociale del suo corpo e delle sue membra, che 6 la santa Chiesa nei suoi santi predestinati e chiamati, giustificati e glorificati, e nei suoi fedeh. La prima di queste fasi, che d la predestinazione, si B gA rcahzzata; la seconda e la terza, ciod la chiam ata e la giustifi cazione, sono in via dt realtzzazione;la quarta, poi, ciod la glortficazione, i una spetanza presente, una realt) futura. 11 sacramento di questa realti, cioE dell'unith del corpo e del sangue di Cristo, viene apparecchiato sulla mensa del Signore, in alcuni luoghi tutti i giorni, in altri con qualche giorno d'intervallo, e si riceve dalla mensa del Signore. Da alcuni viene ricevuto per la vita, da altri per la morte: mala rcaltd,, che questo sacramento contiene, procura a tutti quelli che vi partecipano Iavrta, matla morte. (In lo. eu. tr. 26, I2-I5) NoN SoLo

    NE,L SACRAME,NTo,

    Giustamente s'impone

    il

    MA NELLA REALIA

    problema del senso

    con cui si devono interpretare queste parole di Gesi: Questo i il pane che discende dal cielo ffincbd cbi ne 240

    mangia non muoia. Io sono il pane uiuo cbe sono didal cielo; se uno mangeri di questo pane, uiuri in eterno (cf, Gu 6, 50-51). Coloro ai quali si deve rispondere in seguito rifiutano l'assunto del testo a coloro ai quali stiamo rispondendo. E son coloro che assicurano la liberazione finale non a tutti coloro che hanno ricevuto il sacramento del battesimo e del corpo di Cristo, ma ai soli cattolici, anche se vivono nelf immoralit). Non soltanto col sacramento, dicono, ma nella realt) si sono nutriti del corpo di Cristo, poich6 sono congiunti al suo corpo, di cui ha detto l'Apostolo: Sebbene in molti, siamo un solo pane e un solo corpo (cf. 7 Cor 10, 17). Si deve infatti considerare che mangia il corpo di Cristo e beve il suo sangue chi d nell'uniti del suo corpo, ciod nella struttura organica delle membra cristiane, poich6 i fedeli sono sce.eo

    soliti ricevere daLl'altare nella comunione il sacramento del suo corpo. Percid gli eretici e gli scismatici, separati dall'unith del corpo di Cristo, possono ricevere il sacramento in parola, ma non utile per loro, anzi nocivo, nel senso che con esso sono giudicati magari pii severamente anzichlliberati, sia pure pir) tardi. Non sono infatti in quel vincolo di concordia che B rappresentato da quel sacramento. Ma d'alma pafie anche quelli, che con criterio interpretano di non dover pensare che si cibi del corpo di Cristo chi non E nel corpo di Cristo, accordano senza criteno la liberazione, a un certo punto, dal fuoco delle pene eterne a coloro i quali dall'uniti di quel corpo cadono nell'eresia o nella falsa religione dei pagam. Prima di tutto debbono riflettere come sia inammissibile e ffoppo in contrasto con la sana dottina che molti o quasi tutti coloro che, uscendo dalla Chiesa cattolica, hanno fondato irriverenti eresie e sono divenuti eresiarchi, abbiano una giustificazione migliore

    241

    r di quelli che non sono stati mai cattolici, poich6 sono incappati nei loro lacci. E assurdo se ottiene che siano liberati dalle pene eterne il fatto che sono statibattezzattnelTa Chiesa cattolica e all'tnizio hanno ricevuto il sacramento del corpo di Cristo nel vero corpo di Cri sto, perch6 il.disertore della fedg, ch-e da disertore si d reso awersarlo, E peggiore di colui che non ha abiurato una dottrina che non ha mai professato. Poi anche a loro si oppone l'Apostolo che pronunzia le parole citate e, dopo aver elencato le opere della carne, con la medesima veridicit) profetizza: Coloro che agiscono cosi non auranno parte nel regno di Dio (cf . Gal 5 ,21). Quindi anche quelli di condotta degna di perdizione e di condanna., che perd fino alla fine perseverano in una certa comunione con la Chiesa cattolica, non devono ritenersi sicuri lusingandosi inten zionalmente con le parole: Cbi perseuereri sino alla fine sari saluo (cf . Mt 10, 22). In tal rnodo attraverso la disonesth della vrta abbandonano la stessa onesti della vita che d il Cristo, o fornicando o eseguendo sul proprio corpo le altre impurit) di atti disonesti, che l'Apostolo non ha voluto neanche nominare, o dilagando nell'immoralit) della lussuria, o compiendo altre azioni, di cui l'Apostolo ha detto: Coloro che agiscono cosi noru auranno parte nel regno di Dio (cf. Gal 5,2I). Percid tutti coloro che si comportano cosi potranno andare soltanto alla pena eterna, poich6 non potranno essere nel regno di Dio. Se perseverano in quelle aziom sino alla fine della vita, certamente non si pud dire che hanno perseverato in Cristo sino alla fine, poich6 perseverare in Cristo d perseverare nella sua fede; e la fede, come la delinea l'Apostolo, opera mediante la cariti (cf . Gal 5, 6); e la caritd, come egli dice in un altro passo, ruoru opera il male (cf . Rm 13, 10; 1 Cor 13, 4). Percid non si deve affermare che essi 242

    si cibano del corpo di Cristo, giacch6 non devono neanche essere considerati come membra di Cristo. Per non parlare d'altro, non possono essere contemporaneamente membra di Cristo e membra di una

    prostituta (cf. 7 Cor 6, l5), Inoltre Egli dice: Cbi marugia la mia carne e beue il mio sangue rimane in me e io in lui (cf. Gu 6,56). Mostra che cosa significa mangiare il corpo di Cristo e bere il suo sangue, non solo nel sacramento ma nella realt), cioi rimanere nel Cristo affinch6 in lui rimanga il Cristo. Ha detto quelle parole come se dicesse: <>. Percid non rimangono in Cristo coloro che non sono sue membra. E non sono membra di Cristo coloro che si rendono clienti di una prostituta, se non desisteranno col pentimento di essere quel male e non torneranno con la riconctTiazione a questo bene. (De ciu. Dei 27,25,2-4) SmTg CIo CHE VE,DETE E RICE,VETE CIo CHE SIETE!

    Cid che vedete sopra l'altare di Dio, l'avete visto anche nella notte passata; ma non avete ancora udito che cosa sia, che cosa significhi, quale grande realti nasconda il mistero. Cid che vedete d il pane e il calice: ve lo assicurano i vostri stessi occhi. InvEce, secondo la fede che si deve formare in voi, il pane E il corpo di Cristo, il calice E il sangue di Cristo. Quanto ho detto in maniera molto succinta forse d anche sufficiente per la fede: mala fede richiede l'istruzione. Dice infatii il Profeta: Se non crederete non capirete (cf . ls 7 , 9 LXX). Potreste infatti dirmi a questo punto: Ci hai detto di credere, dacci delle spiegazioni perch6 possiamo com24)

    il

    prendere. Nell',animo di qualcuno potrebbe infatti formarsl un raglonamento simile a questo: il Signore nostio Gesi irirto sappiamo da dove ha ricevuto il corpo: dalla Vergine lVtaria. Bambino,-fu allStlato, si nutri, irebbe, urrirr[ e visse l'eti giovanilq_ soffri persecuzioni da parte dei Giudei, fu ,pp.to alla croce, fu ucciso r,rll, .ro.., fu deposto dalla Lroce, fu sepolto, il terzo siorno risuscitd, nel giorno che volle ascese al cielo; [rtsi portd il suo .ot[o; di lassu YPrt? per gildlcare i ui"i . i morti; ora B laisD e siede alla deitra del Padre: questo pane come pud essere il suo corpo? E questo .fli.., o meglio cid che E contenuto nel calice, come p"O.tt.te il"sangre suo? Queste cose, fratelli, si chiamano sacramentf proprio perch6 in esse si vede una realti e se ne int"nde ,.r'uittr. Cid che si vede ha un ,rp.,ro materiale, cid che si intende.produc".t? effetto"pirit"ale. Se vuoi gompren.dere [iLmistero] del corpo ii Cristo, ascolta l'Apbstolo che dice ai fedeli Voi 'iot, il corpo di Cristo , ir* membra (cf. : Cor l2-,27) '

    corpo e le membra di Cristo, il mistero di voi: ri;;;. il mistero li voi. A cia che siete rispondete: A*rn e rispondendo 1o sottoscrivete. Ti si dice infatti: Il ;;rp, ii iristo, e tu rispondt:.Amen. S1t membro del .o.po di Cristo, perch6 iia veritiero i1 tuo Amen. Per.f,e-a""que [iI .orpo di Cristo] nel pan9l Non vogliamo oui oottrt. niente di nostro; ascoltiamo sempre i;apJrrolo il quale, parlando di questosacramento, di,riPu, ,rrrnio m'oiti formiamo^un solo pane-, un solo ii,po (cf. t Cor IO, t7). Ce_rcate di capire ed esultate. cariti. Un sglo pane: chi B questo Unitd, veriti, pieti, 'Pur'essendo molti, pur.i /ormiamo .//n solo ;"i;;' da un soE composto. no.n pane il che iorpo.Ricordute du molti. Quandg si facevano lo .hi..o di grano, ^ivenivate, per cosi dire, macinati; gli esorcismi Iu di voi Se ,roi drrnque siete

    il

    sulla mensa del Signore E deposto

    244

    quando siete stati battezzatt, siete. stati, per.cosi dire, impastati; quando avete ricevuto il fuoco dello Spirito Santo siete stati, per cosi dire, cotti. Siate ci6 che vedete e ricevete cid che siete. Questo disse l'Apostolo riguardo al pane. E cid che dobbiamo intendere del calice, anche se non d stato detto, ce I'ha fatto capire abbastanza. Come infatti perch6 ci sia la forma visibile del pane molti chicchi di grano vengono impastati fino a formare un'unica cosa - come se awenisse quanto la Sacra Scrittura dice dei fedeli: Aueuano un'anima sola e un solo cuore protesi uerso Dio (cf. At 4,32) -, cosi B anche per il vino. Fratelli, pensate a come si fa il vino. Molti acini sono attaccatt al grappolo, ma il succo degli acini si fonde in un tutt'uno. Cristo Signore ci ha simboleggiati in questo modo e ha voluto che noi facessirno parte di lui, consacrd sulla sua mensa il sacramento della nostra pace e unit). Chi riceve il sacramento dell'uniti e non conserva i1 vincolo della pace riceve non un sacramento a sua salvezza ma una prova a suo danno. Rivolti al Signore Dio, Padre onnipotente, con cuore puro, rendiamogli infinite e sincerissime grazie , per quanto ce lo permette la nostra pochezza.

    Preghiamo con cuore sincero la sua sraordinaria bont) perch6 si degni di esaudire le nostre preghiere secondo il suo beneplacito; allontani con la sua potenza l, nemico dalle nostre aziont e pensieri; ci accresca la fede, guidi la nostra mente, ci conceda desideri spirituali e ci conduca a71a sua beatitudine. Per Gesi Cristo Figlio suo. Amen. (Sermo 272) Sr coNsuMA FoRSE rL coRPo Dr CRISTo?

    Ricordo la rnia promessa. A voi che siete stati battezzatt avevo promesso un discorso in cui avrei esposto 245

    il sacramento della mensa del Signore, che ora voi vedete anche e a cui la notte scorsa avete preso parte. Bisogna che sappiate che cosa avete ricevuto, che cosa ri..i...t., .h. .otu ogni giorno dovrete ricevere. Quel pane che voi vedete Jrll'rltur-., santificato con la parola di Dio, B il corpo di Cristo. I1 calice, o meglioquel che

    il

    calice contiehe, santificato con le parole di Dio, b ha di Cristo. Con questi [segniJ -il Cristo Signore suo sangue che ha ,,ol,Ito affidarci il suo .otpo . sparso per noi per la remiisione dei Peccati. Se voi li ,u.t. ricevuti bene voi stessi siete quel che avete ricevuto. LApostolo infatti dice: Poicbd c'i un solo pane, iohi, siaryq un corpo )2b: E .oii .h. ,i,, pii egli ispone il sacramento della mensa del Signorc. Poi,bd t'A un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo (cf. 7' Cor 10, ry).-E in questo.pane.vi viene ,r.lo-utdato come voi dobbiate imare l'uniti. Infatti quel pane B forse fatto di un sol chicco di grano? Non .rur, *olti i chicchi di frumento? Ma prima di diventar

    il

    sangue

    iii"a"

    pane erano separati e sono stati

    uniti per mezzo dell'ac-

    stati in qualche modo macinati. Se il grano non vlene macinato e impastato con l'acqua, non firende quella forma che noi chiamiamo pal:. Cosi anihe voi prima siete stati come macinati con I'umiiazione del digiuno e col sacramento dell'esorcismo. Poi c'E stato il b"attesimo e siete stati come impastati con l'acqua per prendere la forma del pane. Ma ancora non si li, il purb se non c'd il fuoco. E che cosa esprime il fuoco, ciod l'unzione dell'olio? Infatti l'olio, -che E alimento per il fuoco, d il segno sacramentale dello Spirito San^to. Fateci caso negi, Atti degli Apostoli, quando vengono letti; ora infatii comincia la lettura di questo libro: proprio oggi comincia il libro che s'intitola: Atti degli Apostoli. eIri,.uol far progressi, qui ha modo di trame piofitto. Quando vi radunate neiia chiesa, mettete da

    qu

    246

    dopo

    ..tlt.

    parte le chiacchiere frivole e state attenti alle Scritture. I vostri codici siamo noi. State dunque attenti e fate ca-

    verri a Pentecoste 1o Spirito Santo. Egli verr) cosi: si manifesta con lingue di fuoco. Infatti ispira quella cariti che ci fa ardere del desiderio di Dio, ci fa disprezzare il mondo, fa bruciare le nostre scorie e purificare iI cuore come l'oro. Dunque viene 1o Spirito Santo, il fuoco dopo l'acqua e voi diventate pane, cioE corpo di Cristo. In questo modo e simboleggrata l'uniti. I segni sacramentali, nel loro svolgimento, li conoscete. Anzitutto, dopo la preghiera, venite ammoniti di tenere in alto i vostri cuori; questo conviene a delle membra di Cristo. Se siete infatti diventati membra di Cristo, il vostro capo dov'B? Le membra hanno il capo. Se il capo non andasse avanti, le membra non potebbero andargli dietro. Il nostro capo dov'E andato? Nel Simbolo che cosa avete recitato? Il terzo giorno risuscitd dai morti, sali al cielo, siede alla destra del Padre. Dunque il nostro capo d in cielo. Percid quando vien detto: ln alto i cuori, voi rispondete: Sono riuolti al Signore. E affinch6 questo avere il cuore in alto verso il Signore non lo attribuiate alle vostre forze, ai vostri meriti, ai vostri sforzi (l'avere il cuore in alto infatti B un dono di Dio), dopo che il popolo ha risposto: Sono in alto, riuolti al Signore, il vescovo o il presbitero che presiede continua dicendo: Rendiamo grazie al Signore nostro Dio; appunto per iI fatto che noi teniamo il cuore in alto. Rendiamo grazie perch6, se lui non ci avesse fatto questo dono, noi avremmo il cuore su1la terra. E anche voi confermate dicendo che d cosa buona e giusta rendergli grazie, per averci fatto tenere i cuori in alto presso il nosmo capo. Quindi, dopo la santificazione del sacrificio di Dio, siccome egli ha voluto che anche noi fossimo coinvolti in questo sacrificio (e questo d chiaramente indicato nel momento in cui viene posto so come

    247

    sull'altare il sacrificio di Dio e noi, ossia il segn-o e la co;tg;fi;utu, .h. siamo noi, egco,.dopo falia la santifiiuri]r", diciamo l'Orazione del Signore che voi avete ricevuto e reso. E dopo si dice: La-pace_siq con uoi, e-i cristiani si scambirro ,p bacio santo. E il segno della le labbra deve essere nella ;;;;;q".1 .1i" .tptimono labbra si accostano alle le tue .t-. ossla cosctenza; ilbbr; J;i t.ro fratello, cosi il tuo cuore non sia lontano dal suo cuore. Grandi misteri dunque, veramente gfnlJii Vot.te sapere come ci sono stati raccomandati? Di.. t,aplr, oli: Chi t,angia il coryo di Cristo o beue il ca' l;r;-;;liigrorc indegnZmente sard re-. del c?rP.o e del iirgu, drfsignore kl. 7 Cor 11,27). Che vuol dire riceu.rE irrd.g.rirn.nt.? Ricevere con derisione, ricevere senzaconvlnzlone. Non ti sembri di poco valore.p.?t,il il;r. .h;i. ".ai. Quel che tu vedi, puiru; ma I'invisibile che viene espresso nel segno, quello non passa, rimane. V.d.t., esso si riceve, si mangia, si consuma' Ma si ;;r;r-forse il corpo di Cristo? Si consuma la Chiesa

    di cristo? si consr-uro le membra di cristo? Niente affatto. Qui esse vengono mondate, lassi. coronate. Percid qr.r.llo che viene espresso nel segno rimarr), anche se quel che lo esprime sembra ch.e passi. Percio ri;;;;6, *u p..rut do a quel che siete, conservando Ii"iia rl.1 .,rore, tenendo ii .rnr. sempre fiss.o in alto. La vostra speranza non sia sul]a teffa, ma nel cielo; la il;i;de sia ferma in Dio, accettevole da parte di Di.. E cosi quel che ora non vedete e tuttavia credete,

    [rrt

    to

    ,r.dr.t.

    e senza fine ne godrete. (Sermo 227)

    INSrc,NAE NE PRE,NDIAMO, PERCHE INSIE,ME

    VIVIAMO

    Quel che vedete su11a mensa del Signore, carissimi, d pane e vino; ma questo pane e questo vlno, con 248

    la mediazione della parola, diventa il corpo e il sangue del Verbo. Infatti il Signore che in principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio (cf. Gu l, 1), per quella sua misericordia a motivo della quale non trascur6 quel che aveva creato a sua immagine, sr fece carne e uerune ad abitare in mezzo a noi (cf. Gu L, 14), come sapete. Cosi questo Verbo assunse l'uomo, ossia l'anima e la carne dell'uomo, e si fece uomo pur rimanendo Dio. E siccome anche pati per noi, in questo sacramento ci ha affidato il suo corpo e il suo sangue; e anche noi ha rasformato in esso. Noi pure infatti siamo diventati suo corpo e, per la sua misericordia, quel che ricerriamo lo siamo. Ripensate che cos'era una volta nei campi questa sostanza, come la terra la partori, la pioggia la nutri e la fece diventare spiga; poi il lavoro dell'uomo la radund nell'ata, la tebbid, la ventil6, la ripose [nei granai], poi la tird fuori, la macind, l'impastd, la cosse, ed ecco finalmente la fece diventare pane. Ed ora pensate a voi stessi: non eravate e siete stati creati, siete stati radunati nell'aia del Signore, siete stati trebbiati col lavoro dei buoi, ossia di coloro che annunziano il Vangelo. Quando da catecumeni eravate rinviati, venivate conservati nei granai. Poi avete dato i vosffi nomi; avete comihciato ad essere macinati con digiuni ed esorcismi. Quindi siete venuti all'acqua e siete stati impastati e siete diventati una co-

    sa sola. Col sopraggiungere del fuoco dello Spirito Santo siete stati cotti e siete diventati pane del Signore. Questo d quello che avete ricevuto. Come dunque vedete che esprime unit) tutto quel che d stato fatto, cosi anche voi siate uno, amandovi, mantenendo l'uniti del1a fede, l'unit) de1la speranza, f indivisibilite dela cariti. Quando questa cosa la ricevono gli eretici, ricevono una testimonianza contro se stessi, perch6 essi vanno cercando la divisione, mentre que249

    sto pane E segno di uniti. A11o stesso modo anche il vino era in tanti acini e ora B una cosa sola; d uno nella soaviti del calice, ffia prima d stato spremuto ne1 torchio. E anche voi, dopo quei digiuni, dopo le fatiche, dopo l'umiliazione e 1l contrrzione, ormai nel nome di Cristo siete confluiti in un certo senso nel calice del Signore. Siete dunque qui sulla mensa, siete qui nel calice. Tutto questo 1o siete insieme con noi. Insieme infatti ne prendiamo, insieme ne beviamo, perch6 insieme viviamo . (Sermo 229, I-2) ScgtAvA, FIDANZATA, sPosA

    Qual ts il seguito delle parole: Io bo eleuato i miei occhi a te ch-e abiti nel cielo? Come elevasti al cielo i tuoi occhi? Ecco! Come gli occhi dei serui lson fissil alle mani dei loro padroni, come gli occbi dell'ancella alla mano della sui signora, cosi gli occhi nostri al Signore Iddio nostro, finchd abbia pietQ di _noi. Noi siamo dunque i servi e la serva; egli d i1 padrone e la padrona. Oppure vogliono signiticare qualcos_a di misterioso queste parole e queste immagini? Mi -presti un po' 3 attennone la vostra Cantd. Nulla di sorprendente nel fatto che noi siamo servi e lui padrone, ma d strano che noi siamo la serva e lui la padrona. Tuttavia nemmeno questo deve stupirci: noi infatti siamo la sua serva poich6 formiamo la sua Chiesa, lui d la padrona poichZ B la potenza e la sapienza dr Dio. Ascolta l'Apostolo che dice: Ebbene n.oi artnunziamo Cristo crocifisso, scarudalo ai giudei, stoltezza per i gentili, ma per quelli cbiamati, siano giudei, siano greci, Cristo potenia di Dio e sapienza di Dio (cf. I Cor l, D-24). Per [comprendere come] il popolo sia servo tdi Diol e 1a Chiesa sua serva, [nota come] Cristo [d] 250

    la poteruza e la sapienza di Dio. Tutt'e due le cose hai udite: Cristo potenzd e sapienza di Dio. Sentendo menzionare Cristo, solleva i tuoi occhi alle mani del tuo Signore; sentendo che egli E la potenza di Dio e la saprenza di Dio, solleva i tuoi occhi alle mani della tua padrona. Poich6 anche tu sei insieme e servo e serva: servo in quanto sei popolo, serva in quanto sei Chiesa. Questa serva perd ha conseguito una grande di-

    gnit) presso Dio: E diventata

    spos.1.

    Prima per6 di

    giungere a quegli amplessi spirituali dove senza ap' prensione di sorta potri godersi colui che ha amato e verso il quale ha sospirato in questo lungo pellegrinaggio, E soltanto frdanzata, per quanto gih in possesso di quel pegno prezioso che B il sangue dello Sposo per il quale sospira pur nella sua sicurezza. N6 le si proibisce di amare. Questo 1o si dice a volte a una vergine, fidanzata ma non ancora sposata. Ed E giusto che le si dica: Non ti B lecito farc all'amore; lo farai quando sarai moglie. Son parole esatte, poich6 si ffatta di un desiderio affrettato e disordinato, e amare uno che non si sa se diverri sposo non d cosa casta. Pud infatti succedere che un uomo si fidanzi con una donna e un altro invece la sposi. Quanto, invece, a Cristo siccome non c'B nessuno che gli debba essere preferito, la sua sposa lo ami pure senza trepidazione: lo ami anche prima di unirsi a lui, e sospiri a lui quando ne d lontana, nella sua lunga peregrinazione [terrena]. Solo Cristo la sposeri, poich6 lui solo ha dato un pegno cosi prezioso. Chi infatti potrebbe pretendere di sposarla dando il sangue per colei che desidera sposare? Se infatti vorr) morire per essa, non sari pii in grado di sposarla. Egli invece mori tranquillo per la sua sposa, sapendo che l'avrebbe fatta sua dopo la resurrezione. Nell'attesa, perd, noi dobbiamo essere, fratelli, come i servi e come la ser251

    llon ui chiamerd piD serui ma ami. Gu 15, l5); e potrebbe qualcuno dubitare che Ie parole del Sienore riguardino [solo] i [suoi immediatil discepolil Ascoltate cosa dice l'aposlolo Paolo: Egli pertanio - dice - non i piil seruo ma figlio; e se i f,7tio i anche erede dinanzi a'Dio (cf . Gal 4,-7). Lo <1it8"u al popolo, ai fedeli. Quanti dunque nel nome del Signore siamo stati redenti nel suo s?ngu^e e lavati nel ,rr"o lrrrr.ro, siamo figli, siamo il figlio. Siamo infatti molti, ma in lui siarno una sola unith. Perch6. allora continuare a parlare come se fossimo servi? E vero certamente che da servi siamo divenuti figli, ma forse che possiamo vantare tanti meriti nella Chiesa quanti .r. uir.u, l'apostolo Paolo? Eppure, cosa dice costui in una sua epiitola? Paolo serui di GesD Cristo (cf-. Rm L, 1). Se qrri.tdi si detinisce servo colui ad opera del quale ci E itato predicato il Vangelo, con quanta maggior ragione dobbiamo noi riconoscere la nostra condizione] affinch6 abbondi in noi la sua gtazia? E stato infatti l, Signore a ctearcr in un primo tempo servi, per poi riscaitarci; e il sangue che egli versd B per i servi prrrro.[del riscatto], mentre per la spos.a i pegno. Riconosclamo pertanto la nosira condizione: sebbene per la grazia-siamo diventati figli,- tuttavia per essere creature slamo servi. Infatti tutto il creato d al servizio di Dio. In tale atteggiamento diciamo: Come gli occhi dei serui [son fissi]-alle marui dei loro padroni, come gli occbi dell'ancella alla mano della sua signora, cosi gli occhi nostri al Signore Iddio nostro, finchd abbia pieti di noi. (En. iru Ps. L22,5) va. Fu detto tnfatti:

    ci

    (cf

    252

    INDICE

    INrnoou ztot'lE ( di Ago s t in o Clerici)

    pag.

    5

    Premessa

    Ecclesiologia in chiave autobiogrufrca Ecclesiologia in chiave polemica Ecclesiologia in chiave misterica BBTTOCRAFIA ESSEN ZTALE

    81

    LA CHIESA Ecct-p,sIoloclA IN cHIAVE AUToBIoGRAFICA Le madri e il battesimo Il travaglio di un parto spirituale Monica, madre di tutti Lutero della madre Chiesa Madre vergine, come Maria C)siamo chiamarci madri di Cristo Lode alla Chiesa cattolica Giusta via tta azione e contemplazione

    85

    EccrEsroLoGIA IN cHIAVE PoLEMICA Lautorit) della Chiesa caftolica E Crirto che battezza

    99

    8' 86 87 88

    90 92 94 97

    99 101

    253

    pag.

    Corpus permixtum

    La citt) di Dio Eccr-r,stoI.oclA IN cHIAVE Eva,, figura della Chiesa Esai e Giacobbe

    MISTERICA

    Piemo, figura del1a Chiesa Le due pesche miracolose I1 grano e la paglia Irarca, figura della Chiesa

    La dedicazione della casa Il monte che ha riemPito la tena La Chiesa e il mysterium lunae La Chiesa madre e vergine La tempesta e labarca La sposa <<promessa>> Il vestito di Cristo trasfigurato La tunica senza cuciture La vite estesa su tutta la terra

    I0)

    fJnus Christus Anche sulla croce noi c'eravamo! . . . . IJna sola voce Le parole del corpo, le parole del capo

    pag.220 .

    Contatto spirituale La fede incrementa tl Christus totus Lo Spirito Santo, antma della Chiesa Amare l'uniti Devi essere nel corpo di Cristo Non solo nel sacramento, ma nella realti Siate cid che vedete e ricevete cid che siete!

    Si consuma forse i1 corpo di Cristo? . . . Insieme ne prendiamo, perch6 insieme viV1amo

    Schiava, frdanzata, sposa

    Abel In cielo e in terra

    Ecclesia ab 11

    mistero dell'Inca rnazione

    Ammirabile scambio Ha preso la nostra... erba Il mistero dell'Ascensione Uno solo E disceso, uno solo d asceso Un solo Cristo I tre modi di essere del Verbo Siamo diventati Cristo stesso Noi moltitudine, uno in lui 254

    255

    PICCOLA BIBLIOTECA AGOSTINIANA volumi pubblicati

    0. Giovanni Paolo II - >, pp. 192 1. La vsncmlTA coNSACRATA, pp.176 2. La otcNtrA DEL MATRIMoNIo, PP. 160 ). Mta naonr, pp. 128 4. La nrcoxcILIAZIoNE cRISTIANA, pp.240 5. LR rrl-osoFlA ANTICA, pp. 160 6. Il Mapsrno, pp. 96 I ltoNacr E r, LAVoRo, pp. 152 7. 8. Sul sacpnoozro,pp.)12 9. Clsno E vlrA IN coMUNr.,pP.7I2 10. Ir coltsarrlMENTo cRISTiANo, pp. 104 11. Ln Rscot- t, pp.264 12. Mama > , pp. 240 13, Vpnso LA vERITA, pp. 144 14. Coxctscrnn E AMARE, pp.l52 15. It- Dtsconso DEL Stcxorui suLLA MONTAGNA , pp.256 16. La vrna RELIGIoNE, pp. I92 17. La otcxtrA DELLo srATo vEDovILE, pp. 128 18. Pruua cATECHESI PFIR I NoN cRISTIANI, pp. 208 19. Ix cautuNo vERSo LA PATRIA, pp. )92 20. L'AlttctztA, pp. 152 2L La surrezzt, pp. 192 22. La pnrcrilERA, pp. 192 D. SrssualnA E AMoRE, pp. 160 24. Il NaralP, pp. 200 25. I SolrI-oQut, pp. 176 26. La NaruRa DEL BENE, pp. 120 27. La pros cRISTIANA, pp. 160 28. Spinrro E LIBERTA, pp.l44

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