Allenatore_n4_2012

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l’ allenatore luglio-agosto 2012

poste italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003

(conv. in 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Firenze 1 - I.P.

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La Roma

BIMESTRALE PERIODICO UFFICIALE DELL’ASSOCIAZIONE ITALIANA ALLENATORI CALCIO

PRIMO PIANO ALBERTO DE ROSSI “I GIOVANI, LA MIA VOCAZIONE”

di Zeman PREPARAZIONE TECNICA COME PARARE UN RIGORE

allenatore

SUL CAMPO

L’ALLENAMENTO DEL DIFENSORE MODERNO

l’ allenatore

sommario

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Rivista bimestrale

luglio-agosto 2012

Proprietà ASSOCIAZIONE ITALIANA ALLENATORI CALCIO Autorizzazione Tribunale di Firenze n. 5245 del 24 Febbraio 2003 Spedizione in Abb. Postale – 50%

Editore EDIZIONI POLISTAMPA - FIRENZE via Livorno 8/32 - Tel. 055 737871 Direttore Responsabile Renzo Ulivieri Segretario di Redazione Giuliano Ragonesi Direzione e Redazione AIAC Nazionale via Gabriele D’Annunzio 138 presso C.T.F. - 50135 Coverciano (Firenze) - Tel. 055 608160 Fax 055 613594 [email protected] Progetto grafico Edizioni Polistampa - Firenze

AIAC, garantire il futuro

editoriale

di Renzo Ulivieri

Roma: una squadra di corsa… Il lavoro dei giallorossi e le proposte tecnico-tattiche di Zeman di Massimo Lucchesi

allenatore sul campo

“I giovani, la mia vocazione”

primo piano

di Patrizio Bisanti

Tecnica, tattica e psicologia: come si para un rigore

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di Massimo Lucchesi preparazione tecnica (seconda parte)

di Alessandro Carta

preparazione tecnica

Fotografie Foto Sabe Italfoto Gieffe Guerin Sportivo Franco Casini Unit Editrice

di Giorgio Galanti

Chiuso in tipografia il 22/09/2012

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Il progetto “Piede e Sport”

tutto il materiale inviato non verrà restituito e resterà di proprietà dell’Editore. Lettere, articoli firmati, nonché le inserzioni pubblicitarie, impegnano solo la responsabilità degli autori e degli inserzionisti.

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Allenare l’intensità mentale nel calcio

Pubblicità Via Livorno, 8/32 - 50142 Firenze Tel. 055 737871 (15 linee) [email protected] www.polistampa.com

Stampa Tipografia Polistampa Via Livorno 8/32 - 50142 Firenze

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allenatore sul campo

L’allenamento del difensore moderno di E. Longo e M. Aquino

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medicina dello sport

dalla Redazione

L’elogio del riposo

medicina dello sport

Le “stranezze del calcio” di Aldo Zerbini

psicologia dello sport

Assemblee elettive 2012 di Giuliano Ragonesi

dalla Segreteria

39 41 42 45

Caso Conte: quello che dicono le regole

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Allenatore dilettante: intesa LND-AIAC

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dalla Segreteria

ASSOCIAZIONE ITALIANA

dalla Segreteria

AIAC, garantire il futuro a nuova stagione che è appena ripartita, nel clima di difficoltà generali che tutti conoscete e vivete, ha ritrovato l’AiAc impegnata su fronti sensibili. dopo aver costruito le intese per il rinnovo degli accordi collettivi con la lega Pro e la lega di B, è in dirittura d’arrivo anche quello con la lega di A, in linea con quelli che lo hanno preceduto. c’è poi stato un compromesso, non esaltante ma necessario, firmato turandoci il naso per essere chiari, con la lega dilettanti a proposito dell’ormai annosa questione dell’allenatore dilettante, con riferimento specifico ai campionati di Prima, seconda, terza categoria e regionali Juniores: il nodo resta la messa a regime dei corsi di abilitazione ancora in via di definizione, per cui per la stagione in corso è stata varata una deroga (data ultima di tesseramento, il 15 settembre), i meccanismi della quale troverete nel comunicato 72 della lnd pubblicato su questo numero della rivista, nelle pagine della segreteria. se questo è l’orizzonte quotidiano d’impegno, diciamo così, alle viste è ormai imminente la scadenza elettorale che riguarda tutta l’architettura federale. in questo quadro si inserisce anche il rinnovo della carica di presidente dell’AiAc, da me ricoperta per due mandati, a partire dal 2004. dunque mi devo e vi devo massima chiarezza. il consiglio direttivo allargato ai presidenti regionali, nella sua quasi totalità, mi ha chiesto di rinnovare il mio ruolo per un altro mandato quadrien-

l

nale. io qui userò con voi le parole che ho scritto a ciascuno di loro a proposito dell’invito rivoltomi, non solo per ringraziare della stima e della fiducia dimostrate nei miei confronti. Un anno e mezzo fa mi pareva che fosse opportuna un’alternanza dei dirigenti a tutti i livelli: nazionale, regionale e provinciale. Personalmente ero anche stanco di tante situazioni interne, ma soprattutto esterne, che non riuscivamo a risolvere e che in parte rimangono irrisolte. i problemi generali del Paese e quelli del sistema calcio sono evidenti; per cui di fronte a una situazione abbastanza complicata anche per la nostra Associazione, mi pare rischioso un cambiamento radicale a tutti i livelli. certo è che dopo otto anni di presidenza non potevo presentare la mia candidatura senza un simile sostegno. Alla luce del quale ho deciso di propormi ancora per la presidenza dell’AiAc. se guardo alle nostre spalle vedo il molto che è stato fatto, trovo un’Associazione che è cresciuta in questi otto anni nei numeri, del trenta per cento, puntando ormai a quota quindicimila iscritti, come nel peso politico (organizzazione dei corsi allenatori), nelle garanzie per la categoria (fondo di solidarietà), nel ruolo strategico all’interno degli equilibri federali. la battaglia per la difesa dell’obbligatorietà dell’allenatore qualificato è stata forse il simbolo di questi anni. il senso e lo spirito che voglio dare al futuro di quest’Associazione passa da quella garanzia.

editoriale

di Renzo Ulivieri

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l’ allenatore

allenatore sul campo

Roma: una squadra di corsa… Il lavoro dei giallorossi e le proposte tecnico-tattiche di Zeman di Massimo Lucchesi

er il secondo anno consecutivo “L’Allenatore” si trova a Riscone di Brunico a seguire il precampionato della Roma. Dopo aver illustrato il lavoro dei giallorossi di Luis Enrique (vedi n. 5-2011) approfondiamo in questo contributo le metodologie seguite e le esercitazioni effettuate dalla squadra del maestro boemo.

P

La Roma ha soggiornato a Riscone di Brunico dal 5 al 17 luglio, periodo nel quale i giocatori hanno iniziato la preparazione in vista della stagione 2012-13. A disposizione di Zeman e dello staff composto dal secondo Cangelosi, dal col-

laboratore tecnico Modica e dal preparatore atletico Ferola sono stati convocati i seguenti giocatori (il cui numero varierà in funzione delle operazioni di mercato effettuate dalla società nel frattempo).

I convocati a Riscone di Brunico

Portieri Lobont Bogdan, Proietti Gaffi Francesco, Stekelenburg Maarten (aggregatosi alla squadra domenica 8 luglio), Svedkauskas Tomas Difensori Burdisso Nicolas, Heinze Gabriel, Pires Ribeiro José Rodolfo (Dodô), Romagnoli Alessio, Rosi Leandro, Silveira dos Santos Juan, Taddei Rodrigo, Valdes José Ángel

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Centrocampisti Bertolacci Andrea, de Mattos Filho Marco, Florenzi Alessandro, Greco Leandro, Lucca Jonatan, Perrotta Simone, Pizarro David, Pjanić Miralem, Simplicio Fabio, Verre Valerio Attaccanti Borriello Marco, Krkić Bojan, Lamela Erik, Lopez Nicolas, Okaka Chuka Stefano, Osvaldo Pablo Daniel, Totti Francesco

allenatore sul campo

GIOVEDÌ 5 LUGLIO

GIOVEDÌ 12 LUGLIO

mattina:

partenza della comitiva, da roma, in aereo pomeriggio: lavoro atletico

mattina:

VENERDÌ 6 LUGLIO

VENERDÌ 13 LUGLIO

mattina: lavoro atletico pomeriggio: allenamento misto (tecnico-tattico e atletico)

mattina: lavoro atletico pomeriggio: allenamento misto (tecnico-tattico e atletico)

SABATO 7 LUGLIO

SABATO 14 LUGLIO

mattina: lavoro atletico pomeriggio: allenamento misto (tecnico-tattico e atletico)

DOMENICA 8 LUGLIO mattina:

allenamento tecnico-tattico pomeriggio: roma-riscone 9-0

LUNEDÌ 9 LUGLIO mattina: lavoro atletico pomeriggio: allenamento misto (tecnico-tattico e atletico)

MARTEDÌ 10 LUGLIO mattina: lavoro atletico pomeriggio: allenamento misto (tecnico-tattico e atletico)

MERCOLEDÌ 11 LUGLIO mattina: lavoro atletico pomeriggio: allenamento misto (tecnico-tattico e atletico)

IL LAVORO A SECCO Per ciò che concerne il lavoro atletico, aspetto che non rappresenta l’oggetto principale del presente contributo, possiamo evidenziare il fatto che la squadra è stata sottoposta a una preparazione di stampo tradizionale, con intere sedute dedicate alle esercitazioni a secco. in particolare, al mattino i giocatori, suddivisi in gruppi in base alle caratte-

allenamento misto (tecnico-tattico e atletico) pomeriggio: riposo

l’ allenatore

Programma giornaliero nel ritiro di luglio 2012

mattina:

allenamento misto (tecnico-tattico e atletico) pomeriggio: roma-severin 2-0

DOMENICA 15 LUGLIO mattina: lavoro atletico pomeriggio: allenamento misto (tecnico-tattico e atletico)

LUNEDÌ 16 LUGLIO mattina:

allenamento misto (tecnico-tattico e atletico) pomeriggio: allenamento tecnico-tattico

MARTEDÌ 17 LUGLIO mattina: sera:

allenamento tecnico roma-rapid Vienna 2-1 (a Vienna)

da un punto di vista organizzativo zeman ha sostanzialmente fatto svolgere alla squadra il lavoro atletico al mattino e quello tecnico-tattico al pomeriggio, spesso integrato da esercitazioni di potenziamento muscolare.

ristiche atletiche, erano sottoposti a ripetute su distanze specifiche intervallate da esercizi di mobilizzazione e addominali. dopo i primi giorni, nei quali la squadra si è cimentata su ripetute lunghe, si è passati a distanze medie (ad esempio 1000 metri per 8 o 9 ripetizioni) per poi arrivare a percorrere distanze più brevi in forma bipiramidale (800 + 700 + 600 + 500 + 500 + 600 + 700 + 800 metri). nei giorni finali del

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l’ allenatore

allenatore sul campo ritiro la squadra è stata sottoposta a sedute lattacide con distanze tra i 100 e i 300 metri. se al mattino il lavoro atletico era pressoché esclusivo, al pomeriggio invece il pallone era presente e le esercitazioni tecnico-tattiche erano prevalenti, ma spesso intervallate da quelle di potenziamento muscolare.

Esercizio 1 i giocatori occupano tutto il campo e sono suddivisi in piccoli gruppi di quattro o cinque elementi ciascuno. Queste le varie giocate (tipiche del 4-3-3 di zeman) che i giocatori, alternandosi e indipendentemente dal ruolo, sono chiamati ad eseguire: a. palla avanti – palla indietro – palla nello spazio per il terzo che si inserisce e riceve sulla corsa

1/a-1

Primi giorni della Roma a Riscone di Brunico, lavoro a secco: ripetute su distanze medie.

IL LAVORO COL PALLONE

1/a-2

da un punto di vista tattico ciò che ho in particolare apprezzato è stata la destrutturazione del 4-3-3 in esercitazioni specifiche che andavano a stimolare l’attenzione del giocatore sui principi di gioco ricercati dal tecnico romanista.

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La fase di riscaldamento Una delle caratteristiche principali correlata agli sviluppi offensivi delle squadre di zeman è quella di attaccare gli spazi con grande efficacia. durante le partire ciò viene fatto principalmente dai centrocampisti, che si inseriscono da dietro, e dagli attaccanti, che ricevono in profondità. spesso tuttavia anche i difensori laterali, ad esempio, sono stimolati e invitati a ricevere palla sulla corsa e non sui piedi. interessante è notare come già dalla fase di riscaldamento, attraverso semplici ma specifiche esercitazioni, il tecnico cerchi di “inculcare” nella testa del giocatore il principio di ricevere palla sulla corsa. l’intento degli esercizi esposti a seguire è appunto di attivare fisicamente, tecnicamente e anche mentalmente il giocatore, facendogli allo stesso tempo acquisire le tracce di gioco tipiche del calcio che si vuole proporre.

1/a-3

1/a-4

Le fasi dell’esercizio 1-a.

allenatore sul campo c. palla appoggiata a un compagno – mi siedo – mi rialzo e ricevo correndo e attaccando lo spazio

1/b-1

1/c-1

1/b-2

1/c-2

1/b-3

1/c-3

1/b-4

1/c-4

Le fasi dell’esercizio 1-b.

Le fasi dell’esercizio 1-c.

l’ allenatore

b. palla avanti – palla indietro – palla nello spazio per il giocatore che si inserisce e che riceve sulla corsa

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l’ allenatore

allenatore sul campo Esercizio 2 i giocatori sviluppano l’esercizio correndo all’interno di corridoi lunghi 55 metri circa (da metà campo fino alla linea di fondo e viceversa) e larghi una decina di metri. Questa la progressione del lavoro: a. tre giocatori si muovono a treccia e, senza opposizione, portano la palla da un versante all’altro giocando palla sulla corsa al compagno che si muove in sovrapposizione (vedi sequenza fotografica). Una volta giunti sul versante di campo opposto cedono palla ai compagni in attesa che, a loro volta, effettuino il percorso in direzione opposta. l’esercitazione prosegue senza interruzioni: grande attenzione è posta sulla qualità della sovrapposizione e alla precisione del passaggio che non è sui piedi ma nello spazio. 2/a-1

2/a-4

Le fasi dell’esercizio 2-a.

b. il secondo sviluppo prevede una situazione di 3vs2 + 1. i tre possessori, all’incirca oltre la metà del percorso, vengono affrontati dai giocatori a cui precedentemente affidavano il pallone. costoro avanzano e difendono in maniera scaglionata, prima due e poi uno, cercando di fermare l’azione dei possessori. i difendenti, indipendentemente dall’esito del confronto, riceveranno e porteranno a loro volta la palla sul versante opposto e saranno affrontati da tre avversari.

2/b

2/a-2 Esercizio2-b: la fotografia mostra il campo suddiviso in due corsie dove si effettua un 3vs2 in ogni corsia con un terzo elemento più arretrato a difendere la porticina.

c. il terzo ed ultimo step prevede che oltre la metà del percorso i tre possessori siano affrontati e ostacolati da tre avversari. 2/a-3

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Le esercitazioni di finalizzazione così come visto per la fase di riscaldamento, anche le esercitazioni di conclusione prevedono che i giocatori giungano al tiro, indipendentemente dal ruolo, a seguito di una delle tipiche combinazioni sviluppate dalla roma. Anche in queste circostanze appare chiara l’idea del tecnico di destrutturare la complessità delle azioni offensive in sviluppi specifici e circoscritti alla conclusione.

allenatore sul campo

F/b-1

a. palla avanti – palla indietro – palla nello spazio per il terzo che si inserisce, riceve sulla corsa e conclude.

F/a-1

F/b-2

l’ allenatore

nelle sequenze fotografiche a seguire sono esposti due esempi.

F/a-2

F/b-3

F/a-3

F/b-4

F/a-4

F/b-5

Primo esercizio di finalizzazione.

b. palla avanti – palla indietro – palla nello spazio per il terzo che si inserisce, riceve sulla corsa e crossa in mezzo per il quarto uomo che conclude a rete sopraggiungendo sempre a gran velocità.

Secondo esercizio di finalizzazione.

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l’ allenatore

allenatore sul campo LE PARTITE A TEMA concludiamo l’esposizione delle proposte pratiche mostrando due partite a tema: una prevalentemente utilizzata per l’allenamento della fase offensiva e l’altra di quella difensiva. Partita in sovrapposizione l’esercitazione vede la presenza di due squadre di undici elementi ciascuna e viene sviluppata all’interno di una metà campo all’interno della quale vengono tracciate due zone franche: i settori laterali di 5 metri di ampiezza. All’interno delle zone franche ogni squadra dispone delle ali che non sono marcabili dagli avversari e che una volta ricevuta palla devono mandare al cross un compagno che si sovrappone come nella foto sottostante. la partita si sviluppa con le squadre che ricercano costantemente l’ampiezza, l’appoggio della palla sulle ali e i cross dei giocatori che accorrono in sovrapposizione. Partita in pressing l’esercitazione viene sviluppata all’interno di un settore di metri 50×35 in cui non sono previste le porte e con i portieri che si muovono in orizzontale oltre la linea di fondocampo, fungendo da riferimento avanzato e quindi da giocatori sui quali i compagni devono appoggiare il pallone per guadagnare un punto. le squadre sono schierate e ovviamente impegnate assiduamente nel pressing per evitare che l’avversario, anche con un lancio lungo, inneschi il riferimento (portiere) posto oltre la linea di fondo. se ciò avviene la squadra, oltre a guadagnare

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Partita a tema in sovrapposizione.

il punto, riparte di nuovo in fase offensiva raccogliendo la palla rimessa in gioco dal portiere sul versante opposto (vedi foto a pagina seguente). Due metodologie a confronto concludiamo l’articolo mettendo in contrapposizione due diverse tipologie di preparazione precampionato: quella sviluppata da luis enrique lo scorso anno e quella effettuata dalla squadra di zeman lo scorso luglio. Preparazione tecnico-tattica da un punto di vista tecnico-tattico il lavoro e le esercitazioni di luis enrique erano finalizzati a far acquisire alla roma la capacità di gestire tempi e ritmi di gioco attraverso una manovra sviluppata prevalentemente per vie orizzontali, con l’intento di consentire alla squadra di prepararsi con la necessaria lucidità alla rifinitura, fase che, a differenza della precedente, aveva necessità di una rapida accelerazione, frutto di abilità tecniche e dialogo tattico tra i giocatori. la roma di zeman ama invece avvicinare la porta avversaria con maggiore velocità e verticalizzare con più frequenza per trovare spazi e opportunità alle spalle della retroguardia avversaria e ciò è un elemento facilmente riscontrabile nelle proposte didattiche esposte in precedenza. l’idea generale non è quella di gestire i tempi di gioco, ma di riuscire a esprimere un ritmo elevato in grado di mettere in difficoltà e far capitolare l’avversario. la roma attuale è in grado d’imbastire azioni d’attacco coinvolgendo la quasi totalità dei giocatori e questo talvolta la espone ai contropie-

allenatore sul campo

l’ allenatore

Partita a tema in pressing con i portieri a fungere da riferimenti.

di avversari, fattore per altro comune anche alla roma della scorsa stagione. Anche da un punto di vista difensivo le differenze tra le due filosofie di organizzazione sono marcate ma, anche in questo caso, con un punto in comune rappresentato dal fatto che comunque la fase di non-possesso è, per entrambi i tecnici, subordinata a quella di possesso. nell’idea di luis enrique c’era l’obiettivo di riuscire, attraverso il palleggio, a creare sul campo una superiorità numerica posizionale che poteva e doveva essere sfruttata sia per gli sviluppi offensivi sia per recuperare celermente la palla una volta che gli avversari fossero riusciti ad intercettarla. obiettivo peraltro rimasto solo potenziale, in quanto per riuscire a essere incisiva la roma della scorsa stagione doveva comunque allungarsi e alzare i ritmi e ciò aveva influenze negative sulla capacità della squadra nel rimanere corta, con ovvie conseguenze nell’interpretare le transizioni negative come avrebbe voluto il tecnico. la roma di zeman si muove attivamente anche in fase di non possesso e cerca di utilizzare le armi del ritmo e dell’aggressività per prevalere sul-

l’avversario. nella filosofia di zeman c’è l’idea di mantenere la squadra corta e lontana dalla propria porta con l’obiettivo di limitare i pericoli e non concedere occasioni potenzialmente pericolose agli avversari. tali tracce di gioco sono trasferite ai giocatori attraverso partite in pressing come quella descritta. Preparazione atletica in relazione ai diversi ritmi di gioco che la roma della scorsa stagione e quella attuale cercavano e cercano di esprimere, variano il volume e il dispendio fisico e in relazione a ciò sono tarate le esercitazioni a secco: estremamente limitate per ciò che concerne luis enrique, molto più frequenti e consistenti invece per ciò che riguarda la preparazione di zeman. ciò non significa a mio avviso che, a prescindere, un metodo sia migliore o peggiore dell’altro. due allenatori che hanno una filosofia e idee diverse usano le strade e i metodi ritenuti più idonei e quindi obbligatoriamente dissimili, per raggiungere il proprio scopo.

Massimo Lucchesi nato a Viareggio il 25 gennaio 1968. Allenatore di base. Autore di numerosi libri e dVd inerenti gli aspetti tecnico-tattici del gioco del calcio tradotti e pubblicati anche in inglese, tedesco, russo, greco e croato. editore e direttore del sito www.allenatore.net e della omonima casa editrice. Ha partecipato come relatore a numerosi seminari, prevalentemente all’estero.

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l’ allenatore

allenatore sul campo

L’allenamento del difensore moderno di Emilio Longo e Michele Aquino

DIFENDERE A ZONA a zona è uno sviluppo della tattica in fase di non-possesso-palla. nella difesa a zona il calciatore si muove in un determinato spazio rispetto alla posizione della palla. i parametri fondamentali da tener presenti in questa disposizione difensiva sono:

l

il difensore preferisce coprire, considerata la distanza dalla propria porta. il difensore assumerà una posizione che gli permetterà di coprire il compagno di reparto e di poter intervenire sull’avversario senza palla.

• palla • porta • compagni • avversari. Fig. 1. Difensore in marcatura vicino alla porta.

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il difensore si muoverà quindi rispetto alla posizione della palla, della propria porta, della posizione dei compagni e successivamente dell’avversario. con questa tattica difensiva si è quindi responsabili di una zona di campo assegnata a seconda del proprio ruolo. in questa zona di campo si marcano tutti gli avversari che vi entrano. si può quindi definire tale marcatura come marcatura a uomo “non battezzata”, ossia che non avviene sempre sullo stesso avversario. infine si collabora con le zone adiacenti in modo da garantire ai propri compagni le coperture che avvengono con le giuste scalate. Per una corretta formazione dei propri giocatori bisogna porre l’attenzione proprio sul concetto di marcatura. negli ultimi anni il concetto di zona ha fatto allentare le maglie difensive, rendendo troppo spesso tale tattica alibi per i difensori poco inclini a utilizzare quei mezzi che per anni avevano dato al nostro calcio i migliori interpreti del ruolo al mondo. Bisogna inoltre ricordare che esiste una proporzionalità inversa tra marcatura e copertura: infatti più si marca e meno si copre e più si copre e meno si marca. il concetto sopra esposto è esplicitato nelle figure 1 e 2. nella figura 1 è riprodotto l’esempio di un difensore che privilegia la marcatura a discapito della copertura. egli si trova all’interno dell’area di rigore e la vicinanza alla propria porta gli fa scegliere di marcare più da vicino l’avversario. nella figura 2

Fig. 2. Difensore in copertura lontano dalla porta.

Vantaggi della difesa a zona • si è autonomi e quindi indipendenti dall’avversario • i calciatori si sentono maggiormente coinvolti • equa distribuzione del carico di lavoro • maggiore spirito collaborativo • la distribuzione dei calciatori sul campo permette ripartenze veloci • si ottimizzano posizioni e assetto di squadra • è facile costruire il lato forte. Svantaggi della difesa a zona • i difensori stentano a marcare e contrastare. Abuso di azione ritardatrice o temporeggiamento

allenatore sul campo

Un esempio si ha quando in zona centrale si forma la piramide difensiva: si è spesso così densi che si consentono passaggi appoggiati laterali in una porzione di campo pericolosa. Da questa posizione si concede un tiro che può impensierire il nostro numero uno. L’importanza della comunicazione Nel gioco a zona, che prevede di pensare e muoversi collettivamente, la comunicazione tra i membri del reparto difensivo è una componente molto importante. Il principale protagonista è quasi sempre il portiere, ma talvolta anche uno dei due difensori centrali, soprattutto se esperto, può essere in determinati contesti il “regista” della situazione. Parliamo di regista perché chi dirige la squadra è colui che si prende la responsabilità di ordinare e coordinare i movimenti dei compagni di reparto. La comunicazione deve essere allenata alla stessa stregua delle situazioni tattiche. Deve essere definito un certo numero di parole che siano ben comprensibili. I vocaboli scelti devono essere: • condivisi • brevi • secchi • distinti (ad es. l’utilizzo di “Mia!” e “Via!” deve essere evitato per un ovvio rischio di errore). Quando il regista col suo comando aiuta i compagni deve rendersi comprensibile senza essere guardato. Perciò comandi come “vai di qua”, “attento là” ecc. costringono il compagno a guardare per comprendere dove sia il “qua” o il “là”. Questi suggerimenti devono essere sostituiti con comandi comprensibili acusticamente, perciò “scala a destra”, “copri a sinistra” sono formule facilmente e velocemente interpretabili. I comandi non devono essere troppi e devono prevedere tutti i possibili movimenti richiesti alla linea difensiva.

Il portiere o il difensore centrale devono essere tempestivi nel dare le informazioni ai propri compagni, al fine di potersi opporre alle soluzioni avversarie velocemente ed efficacemente. La comunicazione verbale deve avvenire con voce chiara ad alto volume. In allenamento si deve abituare sia il portiere sia la squadra a utilizzare lo stesso tono di voce utilizzato in gara. Anche esercitazioni banali possono svolgersi con un maggiore coinvolgimento se effettuate con una comunicazione funzionale. La comunicazione può essere anche visiva. Si pensi a un portiere che gioca alto rispetto alla porta. Egli trasmette ai compagni sicurezza, li aiuta a stare più tranquillamente alti e non aver l’assillo di scappare indietro, perché sanno che il loro numero uno in casi di palla alle loro spalle darà loro una mano. Differente è se un portiere mantiene una posizione più bassa: il difensore si sente meno tranquillo perché ha più spazio da difendere alle sue spalle.

l’ allenatore

• ci vuole molto lavoro per organizzare il reparto a fare scelte univoche • bisogna responsabilizzare il singolo e il reparto. Spesso dopo un goal si tende a non ritenersi responsabili della segnatura subita • creazione di spazi intermedi che risultano pericolosi.

Ricordiamoci che i giocatori pensano, parlano e agiscono. La differenza di valore tra un giocatore e un altro la farà il minor dispendio di tempo che si ha tra la lettura della situazione e l’esecuzione della risposta che può essere verbale (comando) o motoria (movimento o intervento). Aiutiamo i nostri giocatori a pensare.

PROGRESSIONE DIDATTICA Per insegnare a difendere a zona bisogna esercitarsi e conoscere la progressione didattica. Dall’esperienza diretta abbiamo così suddiviso il nostro lavoro per la linea difensiva: 1. orientamento 2. diagonali e triangoli difensivi 3. palla coperta e palla scoperta 4. uno più uno contro uno 5. uno più due contro due 6. uno più quattro contro quattro 7. difesa su cross e traversoni 8. ripristino dell’equilibrio difensivo 9. situazioni di superiorità numerica 10. situazioni d’inferiorità numerica 11. coperture preventive 12. costruzione della manovra – giochi di reparto.

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l’ allenatore

allenatore sul campo in questo nostro contributo presentiamo una serie di esercitazioni svolte in spazi delimitati (box) che hanno l’obiettivo di allenare l’orientamento dei difensori e la collaborazione difensiva in forma situazionale. riteniamo questa metodologia di lavoro in grado di stimolare adeguatamente l’analisi e le conseguenti risposte tecnico-tattiche del difensore facilitandone l’apprendimento e l’assimilazione del giusto atteggiamento. Fig. 4. Situazione di 2 contro 1.

Box “Marco e copro, no passaggio filtrante” Spazio box metri 12×8 con base posizionata a 25 metri dalla porta Calciatori utilizzati 8 (6vs2) l’esercitazione è proposta ai difensori per sviluppare il concetto del “marco e copro” e la successiva capacità di non subire passaggi filtranti. i sei calciatori posti sul perimetro del rettangolo devono cercare di ottenere un punto riuscendo a trasmettere la palla con passaggio filtrante ai compagni posti sul lato opposto (fig. 3).

Variante recuperata palla i difensori devono superare la linea contrastati dalla coppia posta davanti ad essi, di fatto, si crea un 2vs2.

Un momento dell’esercitazione “marco e copro” sotto lo sguardo attento di mister Emilio Longo.

Box “No passaggio filtrante, appoggio laterale” Spazio box metri 14×8 con base posizionata a 25 metri dalla porta più due corridoi laterali di metri 2×8 (fig. 5) Calciatori utilizzati 8 (6vs2)

Fig. 3. “Marco e copro”, non subire passaggi filtranti.

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il passaggio laterale appoggiato non dà punti ma contribuisce al mantenimento del possesso-palla. i due difensori posti all’interno del rettangolo devono intercettare e transare positivamente superando la linea di demarcazione. di fatto si viene a creare un 2vs1, coi due difensori che cercano di superare il calciatore che ha subito l’intercetto (fig. 4). i giocatori posti ai lati contribuiscono al solo mantenimento del possesso-palla. A ogni intercetto verrà assegnato un punto. due punti ad ogni superamento.

Fig. 5. “No passaggio filtrante, appoggio laterale”

l’esercitazione è proposta ai difensori per sviluppare il concetto del “marco e copro” e la successiva capacità di non subire passaggi filtranti e pas-

allenatore sul campo l’esercitazione è proposta alla linea difensiva per allenare in fase di non-possesso la formazione di diagonali e piramidi. Particolare attenzione viene prestata a non subire passaggi filtranti. i sei calciatori posti sul perimetro effettuano un possesso-palla finalizzato a muovere la linea avversaria e a infilarla con passaggi filtranti (fig. 8). Guadagneranno un punto a ogni filtrante pervenuto ai calciatori sul lato opposto. la linea difensiva realizza un punto a ogni intercetto, due punti se dopo l’intercetto riesce a portare palla oltre la linea difesa dalla coppia che ha perso il possesso. in questo modo abituiamo i nostri difensori alla transizione positiva. il possesso-palla è eseguito solo con passaggi radenti. l’esercitazione ha una valenza anche sull’orientamento collettivo e sulla capacità di sapersi adeguare al nuovo fronte d’attacco, visto che il campo è bifronte. il portiere lavorando sul perimetro del box accresce le proprie capacità tecniche e migliora nella valutazione tattica dei compagni di reparto.

l’ allenatore

saggi centro-laterali. in questa esercitazione si cerca di ottimizzare il concetto di marcatura e copertura dello spazio. spesso i giocatori zonisti sono molto densi in zona-palla. Questo fa rischiare di subire passaggi in zone centro-laterali molto pericolose. i sei calciatori posti sui lati del rettangolo devono cercare di ottenere un punto trasmettendo per mezzo di un passaggio filtrante la palla ai compagni posti sul lato opposto. ottengono un punto anche quando servono il compagno esterno nel corridoio delimitato (fig. 6). il passaggio fuori dal corridoio non dà punti ma il solo mantenimento del possesso-palla. i difensori ottengono un punto dopo intercetto e transizione positiva con superamento di un avversario, se l’intercetto è avvenuto per un passaggio laterale (fig. 7), due punti se l’intercetto e il superamento dei due avversari avviene su palla filtrante.

Fig. 6. I difensori ottengono un punto effettuando un passaggio filtrante o servendo un compagno nel corridoio. Fig. 8. Box a 4, no passaggio filtrante.

Box a 4, no passaggio filtrante e appoggio laterale Spazio box metri 25×10 più due corridoi laterali di metri 4×10 realizzato a 25 metri dalla porta (fig. 9) Calciatori utilizzati 10 (6vs4), opportuna la presenza dei portieri Fig. 7. I difensori ottengono un punto se intercettano un passaggio laterale, due punti se si tratta di una palla filtrante.

Box a 4, no passaggio filtrante Spazio box metri 25×10 realizzato a 25 metri dalla porta Calciatori utilizzati 10 (6vs4), opportuna la presenza dei portieri.

come la precedente, l’esercitazione è proposta alla linea difensiva per allenare in fase di non-possesso la formazione di diagonali e piramidi, ponendo particolare attenzione a non subire passaggi filtranti. inoltre cerchiamo di razionalizzare la densità in zona-palla. i sei calciatori posti sul perimetro effettuano come sopra un possesso-palla finalizzato a muovere la linea e a infilarla con pas-

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allenatore sul campo saggi filtranti o a effettuare passaggi laterali servendo i compagni esterni nei corridoi delimitati. Guadagnano un punto a ogni filtrante pervenuto ai calciatori sul lato opposto o a ogni passaggio nei corridoi. I calciatori posti esternamente non devono stazionare nei corridoi, ma arrivarci. La linea difensiva realizza un punto a ogni intercetto, due punti se dopo l’intercetto riesce a portare palla oltre la linea difesa dalla coppia che ha perso il possesso. In questo modo abituiamo i nostri difensori alla transizione positiva. Il possesso-palla è eseguito solo con passaggi radenti. L’esercitazione ha una valenza anche sull’orientamento collettivo e sulla capacità di sapersi adeguare al nuovo fronte d’attacco, visto che il campo è bifronte. Il portiere lavorando sul perimetro del box accresce le proprie capacità tecniche e migliora nella valutazione tattica dei compagni di reparto.

Fig. 10. Box laterale, “attenti alla meta e al corridoio di convergenza”.

Box “attenti allo scarico” Spazio box metri 15×15 realizzato a 25 metri dal centro-porta Calciatori utilizzati 7 (4 esterni e 2 contro 1 interno) L’esercitazione consiste per i difensori nel non subire un passaggio filtrante e di non consentire all’attaccante interno di ricevere palla e di scaricare (fig. 11). In questo esercizio si forza il concetto di aggressività e marcamento. I difensori otterranno un punto a ogni intercetto e superamento della meta dell’avversario che ha sbagliato il passaggio. Gli attaccanti otterranno un punto a ogni filtrante e due punti a ogni scarico riuscito dal giocatore interno.

Fig. 9. Box a 4, no passaggio filtrante e appoggio laterale.

Box laterale, “attenti alla meta e all’interno-campo”. Spazio box metri 25×10 realizzato nella zona laterale del campo Calciatori utilizzati 4 (2vs2)

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Nel box posizionato in zona esterna si ingaggia un 2vs2. Obiettivo dei difensori è quello di contrastare gli attaccanti per non permetter loro di fare meta e di non farli entrare nel corridoio che li fa convergere. Lo spazio di convergenza è segnalato dal diverso colore dei “cinesini” (fig. 10). Il compito dei difensori è di indirizzare in esterna la coppia e di vincere l’1vs1 nel caso in cui l’attaccante voglia convergere. I difensori, una volta recuperata la palla, devono transare positivamente cercando di fare meta.

Fig. 11. Box “attenti allo scarico”.

Box “attenti allo scarico” 2 Spazio box metri 18×20 realizzato a 25 metri dal centro-porta Calciatori utilizzati 8 (4 esterni e 2 contro 2 interno) L’esercitazione per i difensori consiste nel non subire un passaggio filtrante e non consentire ai due at-

allenatore sul campo Variante è consentito ai calciatori esterni al box di tirare in porta. in questo caso la lettura tattica del portiere diventa fondamentale.

Box a 4 “evitare il corto-lungo e l’aggiramento laterale” Spazio box metri 25×20 più due corridoi laterali di metri 5×45 (fig. 14) Calciatori utilizzati 11 (4 esterni più 4 contro 2 interni più il portiere)

l’ allenatore

taccanti interni di ricevere palla e di scaricare (fig. 12). in questo esercizio si forza il concetto di aggressività e marcamento. i difensori otterranno un punto a ogni intercetto e superamento della meta dell’avversario che ha sbagliato il passaggio. Gli attaccanti otterranno un punto a ogni filtrante e due punti a ogni scarico riuscito da parte dai giocatori interni.

Fig. 12. Box “attenti allo scarico” 2.

Box “no scarico e corto-lungo” Spazio box metri 18×20 realizzato a 25 metri dal centro-porta Calciatori utilizzati 8 (3 esterni e 2 contro 2 interni più il portiere)

Fig. 14. Box a 4: “evitare il corto-lungo e l’aggiramento laterale”.

i tre giocatori (posti come in fig. 13) si passano la palla cercando di servire i due attaccanti alle spalle dei difensori per fare goal. Vale la regola del fuorigioco. i due difensori, oltre a non farsi prendere alle spalle con un movimento corto-lungo, non devono permettere lo scarico agli attaccanti interni. recuperata palla, i difensori devono transare portando la palla in zona-meta. il portiere deve partecipare con una posizione attiva che gli consenta d’intercettare la rifinitura degli attaccanti.

i quattro giocatori nel perimetro cercano di servire i due attaccanti alle spalle dei difensori per mandarli in goal. Vale il fuorigioco. inoltre gli attaccanti cercano di servire i compagni nel corridoio laterale. se ciò avviene, da quel momento si ingaggia un 6vs4 per il goal (fig. 15): i difensori devono essere razionali nella formazione delle diagonali e nel triangolo, riuscendo a non subire passaggi centro-laterali pericolosi. importante il ruolo del portiere, sia nella comunicazione sia nella lettura preventiva del passaggio alle spalle della linea difensiva. il portiere deve partecipare con una posizione attiva che gli consenta d’intercettare la rifinitura degli attaccanti.

Fig. 13. Box “no scarico e corto-lungo”.

Fig. 15. Box a 4: evoluzione in 6 contro 4 per il goal.

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allenatore sul campo

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Variante è consentito ai calciatori esterni al box tirare in porta. in questo caso la lettura tattica del portiere diventa fondamentale. Nell’immagine a lato è riportata una fase del box a 4 con obiettivo di evitare il corto-lungo e l’aggiramento laterale.

il presente contributo è tratto dalla pubblicazione (libro+2 dVd) Solidità difensiva. 100 esercitazioni per forgiare una difesa compatta, aggressiva e propositiva, www.allenatore.net 2012.

Michele Aquino Nato a Salerno il 1° marzo 1973 In possesso del diploma di perito chimico, Michele Aquino è allenatore di base, avendo acquisito la licenza nel giugno del 2006. Ha iniziato l’attività di allenatore nel 2001 vincendo il campionato di seconda categoria alla guida dell’A.S. Pontecagnano 1999. Nel corso della carriera ha vinto cinque campionati in dieci anni d’attività, giungendo due volte secondo e stabilendo il record italiano di vittorie consecutive (ben venticinque alla guida dell’A.S.D. Serre nella stagione 2009-2010). Queste le squadre che, con Aquino in panchina, hanno ottenuto il salto di categoria: • 2001-2002 A.S. Pontecagnano 1999, promossa in Prima Categoria • 2003-2004 A.S. Pontecagnano1999, promossa in Promozione • 2007-2008 A.S.D. Serre, promossa in Promozione • 2009-2010 A.S.D. Serre, promossa in Eccellenza • 2010/11 A.S.D. Montecorvino, promossa in Eccellenza

Emilio Longo Nato a Salerno il 25 agosto 1973 In possesso del diploma di perito tecnico, Emilio Longo è allenatore di base, avendo acquisito la licenza nel febbraio 2001, e dirigente sportivo avendo frequentato il corso presso l’università degli studi di Salerno nel 2000. È stato relatore ai seminari “L’importanza del portiere nella gestione della transizione” (Cava dei tirreni 2 maggio 2011, corso APPoRT) e “Didattica della fase di non possesso” (Roma 25-26 giugno 2011, corso Allenatore.net). Nel corso della sua decennale carriera da allenatore ha guidato numerose squadre di Promozione, Eccellenza e Serie D campane, tra le quali Turris, Piazzese, Mons Taurus, Ferrandina, Real Sanseverinese. Nella stagione 2010-2011 ha ricoperto il ruolo di allenatore in seconda presso la Pro Patria in Lega Pro, mentre nella stagione 20112012 ha guidato la Gelbison (viceallenatore) con mister Michele Aquino.

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di Patrizio Bisanti

Alberto De Rossi, decano degli allenatori Primavera, si racconta. “Lavoro senza pressioni. E i ragazzi lo sentono” iciotto anni di roma, dieci alla guida della Primavera. e complessivamente vent’anni tra i ragazzi. Alberto de rossi chiudeva una lunga carriera in serie c e cominciava ad allenare i piccolini. Quella di allora – ce lo spiegherà in questa lunga chiacchierata – era l’esigenza forte di restare ancorato al campo di gioco. nel tempo è diventata qualcosa di diverso, più precisamente un lavoro. Ancor più, una vocazione da vivere con passione. oggi de rossi è il decano della categoria: lazio, Juventus, inter, milan, Fiorentina, napoli, hanno tutte cambiato la guida tecnica; lui ha trovato casa a trigoria, qualcosa di più di un luogo comune. Un luogo di famiglia, la palestra da cui sfornare talenti consegnati al professionismo come probabilmente nessuno. ma questo lo dicono gli altri analizzando i risultati del suo lavoro, che tra il 2011 e il 2012 ha portato uno scudetto, una coppa italia e una supercoppa di

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“La mia passione ha radici nel dilettantismo romano: allenavo alla Tor Tre Teste e i miei bimbetti prendevano 7-8 gol. Fu bravo il direttore di quel gruppo, Mimmo Rao, a dirmi di andare avanti ‘giocando’. E arrivò la Roma a cercarmi”

l’ allenatore

“I giovani, la mia vocazione”

lega nella bacheca giallorossa. in diciotto anni di roma ci sono da aggiungere altri due scudetti (uno Giovanissimi e un altro Primavera), un mucchio di finali e di ragazzi portati tra i professionisti: più di venti in serie A! Alberto de rossi è un signore di cinquantacinque anni che interpreta il suo lavoro con il sorriso sulle labbra, con signorilità in campo. educa davvero. e forma giocatori. e vince. magari ci spiega come si fa...

Alberto De Rossi, romano, classe 1957, padre del fortissimo Daniele, una vita a formare i giovani della società giallorossa.

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“Diciotto anni di Roma, dieci alla Primavera: Costruire un ragazzo e vederlo esordire non vale nessun altro lavoro per me. E quel risultato non può essere solo tuo: va diviso con tutto il settore giovanile. Questo è il lavoro di équipe”

noscenze di campo, quello necessariamente. ma tutto il resto, a contatto con i ragazzi, non ha strategia, mi viene molto naturale. non mi piace parlare di ricetta, ma di ingredienti possiamo parlare: conoscenza, esperienza e bagaglio umano.

Alberto De Rossi, c’è una ricetta per questo successo? difficile dirlo. Anzi, posto così, dico che il quesito merita una riflessione, è stimolante: ma io una ricetta non ce l’ho, nel senso che le ricette mi fanno pensare a qualcosa di preparato, studiato. io di preparato e studiato posso aver messo le mie co-

La formazione della Roma Primavera, detentrice della Coppa Italia di categoria, che battendo per 2-1 l’Inter a Busto Arsizio con reti di Bumba e Frediani ha arricchito la bacheca giallorossa di una meritata Supercoppa. La formazione della Roma Primavera, scesa in campo col 4-3-3: Svedkauskas; Rosato, Calabresi, Carboni, Yamnaine; Lucca, M. Ricci (81’ Somma), Cittadino (64’ Mazzitelli); Frediani, Ferrante, Bumba. A disposizione Zonfrilli, Sammartino, Di Gioacchino, Ferri, Minicucci, Pagliarini, Ricci, Terriaca, Gonzalez, Romano.

In tutto questo, cosa rappresenta la Roma? Lavorare nella Roma l’ha, diciamo così, agevolata? credo che sia importante poter fare il mio lavoro in una realtà come la roma, al di là del fatto che rappresenti i colori del cuore della mia famiglia: ma questo diventa un fatto privato. la roma mi ha fatto sentire in sintonia con un programma che è quello da sempre, perché io qui sono stato calciatore fino alla Primavera, prima di andare a

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E la forza sta nei numeri, nei giocatori portati tra i professionisti. Una ricerca di qualche anno fa del settore tecnico della FIGC metteva il vivaio della Roma al livello di quelli di Barcellona e Real Madrid... Posso capirlo e dico che quella ricerca era veritiera, al di là del fatto che poi si vive di cicli e fiammate del tutto particolari: penso al Barcellona... Però la roma con i giovani ha ottenuto risultati importanti da diversi anni a questa parte. Posso parlare dei miei anni, qui i giovani sono sempre arrivati in prima squadra o tra i professionisti, non ci siamo solo riempiti la bocca. l’incidenza è stata clamorosa, anche per necessità oltre che per scelta, ai tempi di luciano spalletti, quando in setti-

“Mi chiedete se ci sono ricette per costruire giocatori o vincere? Rispondo di no, perché c’è una componente istintiva e la ricetta mi sa tanto di strategia. Noi mettiamo lavoro, esperienza e bagaglio umano: il talento è dei ragazzi” mana poteva capitare anche che otto-nove ragazzi andassero con i grandi. ma il trend è in ogni caso superiore alle altre realtà. di questo ne siamo orgogliosi, perché io credo davvero che risultato migliore di un ragazzo che fa l’esordio non possa esserci. non è un luogo comune: la verità è che, senza personalismi, in quel risultato ognuno dei com-

ponenti di uno staff del settore giovanile di un club deve poter dire di aver contribuito a quel successo. l’esaltazione del lavoro di équipe. Lei allena i giovani per passione, per vocazione. Ha detto chiaramente più di una volta di non ritenere questo un passaggio della sua vita professionale: un passaggio che possa portarla ad allenare i grandi. Il suo mondo è quello dei giovani. Noi siamo convinti che non sia un limite, se lei lo spiega a qualche suo collega giovane il suo potrebbe diventare un messaggio importante. Le va?

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giocare in c. e ricordo casaroli, Bacci, Ugolotti, Faccini, quanti ne salivano. Accogliere i giovani senza pressarli, senza esasperare nulla. sì, è vero, hai la maglia della roma addosso, ma sei qui per provare a vivere tutto questo per quello che è, uno sport. io mando questo messaggio ai miei ragazzi. Alla roma c’è sempre stato un qualcosa di più per i giovani, al di là del credo “se sei bravo vai”. Questa è la nostra forza.

Il direttore sportivo della Roma, Walter Sabatini: piena sintonia tra De Rossi e Sabatini che ha voluto inserire Primavera e Allievi Nazionali nell’organizzazione della prima squadra.

e nemmeno fatico. Faccio due premesse: la prima è che io da qualche anno dico a colleghi più giovani che sono fortunato, perché posso pescare da un bacino di utenza inesauribile, stando alla roma. e a roma. ma la mia prima esperienza non è stata tra i professionisti: ero alla tor tre teste, realtà dilettantistica giovanile romana importante anche a livello regionale e con un suo riconoscimento a livello nazionale. Fu lì che iniziai quando smisi di giocare. mi mancava come l’aria il rapporto con il campo. ricordo la difficoltà che ebbi, la ricordo ancora oggi perché così impotente non mi sono mai sentito, nel vedere che io studiavo, preparavo esercitazioni e vedevo cassette per farmi trovare pronto, ma mi diedero la categoria dei pulcini – giocavamo a sette – e questi bimbetti a tutto pensavano meno che alle mie esercitazioni. Allora cominciammo a giocare, perdevamo le partite 7-1, 8-2, le famiglie rumoreggiavano. ma io non

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primo piano “Alla Roma il lavoro sul vivaio è sempre stato fatto secondo certi valori. Portare Primavera e Allievi Nazionali con la prima squadra è una scelta del DS Sabatini rispetto alla quale la nostra disponibilità è stata totale. E i ragazzi se ne giovano” potevo accettare che si giocasse a calcioni a quell’età. il direttore di allora, persona straordinaria e preparata, mimmo rao, mi disse di andare avanti per la mia strada. Quella squadra divenne un gioiellino e probabilmente fu quella squadra a regalarmi la roma. era una premessa necessaria. Perché? Per far capire come sono arrivato per gradi a maturare la convinzione che costruire il talento sapendo aspettare è qualcosa che non ha eguali. sapete i giocatori o i progetti che io ho atteso sei mesi? Quando mai potresti aspettare sei mesi nel professionismo? mai, si brucia tutto e subito. Allora io dico: facciamo crescere i ragazzi, prendiamo coscienza del talento che hanno, non roviniamolo. e non voglio fare il maestro, o criticare chi allena i giovani aspirando un giorno a un’al-

Alberto De Rossi in un momento di relax. Come ha ribadito in questa chiacchierata, il tecnico romano non considera l’impegno professionale nel settore giovanile come una fase di passaggio verso il calcio “dei grandi”, ma come un lavoro che consente di valorizzare le proprie doti di educatore oltre che di tecnico.

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tra categoria: basta farlo con la coscienza pulita, senza giocare sulla pelle di questi giovani. Il progetto del direttore sportivo Sabatini è stato quello di inserire Primavera e Allievi Nazionali nell’organizzazione della prima squadra. Sinceramente, è stato un bene? È un’esperienza per noi nuova, che abbiamo fatto con entusiasmo e curiosità. con sabatini il rapporto di stima è straordinario e questo mi ha agevolato nel compito di mettermi completamente a disposizione. essere a contatto con i grandi è qualcosa di cui beneficia tutto l’ambiente. e al di là degli aspetti professionali, alla base di una scelta di questo genere, si ripercuote sull’ambiente dei ragazzi un clima positivo, di speranza, di prospettiva. Durante questa esperienza, o anche negli anni precedenti, questo ha significato uniformare il modo di stare in campo alla prima squadra?

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Le piace il progetto delle seconde squadre per riformare definitivamente il campionato Primavera? molto. e aggiungo che con l’abbassamento dell’età di un anno, fare questo esperimento, sulla scorta di quello che è già stato fatto all’estero e che ha dato risultati, aiuterà ulteriormente i nostri ragazzi nell’inserimento. Con questo gruppo che ha alzato il trofeo della Supercoppa siete ripartiti a zero. Come

si trovano gli stimoli? Parlo di lei, non dei ragazzi, visto che loro dovranno averne... io sono un curioso per natura, quindi gli stimoli li trovo sempre. Un esempio: insieme ad Alessandro toti, che più che un secondo è un amico, uno straordinario compagno professionale d’avventura, studiamo sempre esercitazioni nuove per proporre ai ragazzi concetti che potrebbero essere simili, per scongiurare il rischio di annoiarli. e questo dà stimoli. e poi c’è questo gruppo, che stimola, perché addosso gli era stata messa un’etichetta scomoda. Apro una parentesi: attenzione alle etichette coi ragazzi, perché assorbono tutto e creiamo loro condizionamenti ingenerosi. Quando abbiamo vinto la supercoppa, un mio giocatore intervistato ha detto che era contento, perché quel gruppo non aveva vinto mai nulla. Benissimo, intanto quel tabù è abbattuto. ora li ho visti scuri in volto quando il napoli ci ha battuto 3-0. come se l’incubo riaffiorasse. ce lo toglieremo insieme, io credo che questo gruppo possa provare a vincere dopo aver già vinto. riuscirci lo sappiamo che è un attimo, ma il successo sarà lottare per... e poi vediamo chi arriva in fondo.

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no, nessuno mi ha mai chiesto espressamente questo alla roma. o meglio, capitò una sola volta, nel breve periodo in cui è stato a trigoria cesare Prandelli: lui sì, mi chiamò e mi disse che avrebbe gradito uniformità tattica. rapporti con tutti gli allenatori, ma questo no. Poi sono il primo a dirvi che se mi accorgo di avere giocatori adattabili al modo di giocare della prima squadra sono io il primo a uniformarmi, per il bene dei ragazzi, per una facilità d’inserimento nel gruppo dei grandi quando dovesse capitare l’occasione.

La Primavera di De Rossi impegnata in una partita di allenamento contro il Latina, formazione di Lega Pro, sul campo di Trigoria.

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l’ allenatore

preparazione tecnica

Allenare l’intensità mentale nel calcio di Massimo Lucchesi

seconda parte Metodologia operativa l tecnico, nel momento in cui definisce il proprio piano di allenamento, oltre che tener conto degli esercizi e della struttura utile a ‘costruire’ il/i modello/i di gioco che vuole insegnare, deve fare importanti considerazioni sulla metodologia da utilizzare per poter incidere in maniera efficace sui vari aspetti che determinano e condizionano la prestazione del calciatore e di conseguenza della squadra. consapevole che la ripetitività del lavoro porta a incidere su aspetti molto importanti quali l’attenzione, la rapidità e l’intensità mentale, l’atteggiamento attivo e aggressivo eccetera, nella stesura delle proposte ho tenuto conto del fatto che esse debbano comunque riuscire a stimolare e condizionare l’emotività inconscia del giocatore, come la frequentazione di un qualsiasi ambiente riesce a fare.

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Struttura delle sedute e tipologie di esercitazioni il tecnico, oltre a dover definire le proposte di campo da lui ritenute idonee per il raggiungimento degli obiettivi che si è prefissato, deve delineare un’efficace strutturazione del lavoro all’interno della seduta suddividendola in varie fasi. Possono essere molteplici i modelli utilizzabili, in funzione degli obiettivi da raggiungere in ambito tecnico, fisico e tattico. Anzi, è a mio avviso auspicabile diversificare la struttura della seduta sessione per sessione, proprio tenendo conto di quello che è l’obiettivo principale. Personalmente suddivido una seduta in queste fasi:

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• riscaldamento (tecnico, tattico o fisico); • esercitazioni specifiche o circostanziate (individuali, di reparto o di catena);

• esercitazioni collettive specifiche (per esempio, possessi o partite vincolate). A seguito delle esperienze fatte non ritengo efficace chiudere la seduta con la classica partita senza vincoli, in quanto si tratta di una forma di lavoro aspecifica e senza quell’intensità ed emotività che contraddistingue il match vero: preferisco che il giocatore, dopo un’esercitazione collettiva specifica, effettui individualmente alcuni giri di campo in completa libertà provando a valutare i ‘segnali’ che il lavoro gli ha lasciato. Facendo invece specifico riferimento all’oggetto della mia pubblicazione in merito (vedi riferimento in calce all’articolo), le esercitazioni per allenare aggressività e intensità mentale in regime tecnico-tattico sono state suddivise nelle seguenti tipologie: • proposte per il riscaldamento; • esercitazioni specifiche o circostanziate (a reparti o catene); • possessi tecnico-tattici; • partite vincolate. Vediamo con qualche esempio pratico alcune esercitazioni utili ad allenare l’aggressività e l’intensità mentale in ambito calcistico, tenendo conto di quanto precedentemente evidenziato. esercizio 1. Recupero e trasformo Obbiettivi: intercetto, verticalizzazione e transizione positiva Misure: metri 50×60 – metà campo Numero calciatori: 14 + 1 jolly e 1 portiere – reparti schierati Varianti: 8 giocatori + 1 jolly e 1 portiere – attacco vs difesa.

preparazione tecnica

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si a difendere (in particolare gli attaccanti) in fase di non possesso. la squadra in possesso-palla ha l’obiettivo di segnare il goal, avvalendosi del jolly che agisce in posizione di centrocampista centrale basso e garantisce una situazione di superiorità numerica. i sette difendenti hanno invece l’obiettivo di recuperare la palla e verticalizzare sul jolly per trasformarsi a loro volta in attaccanti. il tentativo di immediata verticalizzazione dovrà tuttavia essere ostacolato dagli avversari che, una volta persa la palla, dovranno immediatamente intercettarla per evitare di trasformarsi in difendenti. se il tentativo va a buon fine si assiste all’immediata transizione delle squadre (i difendenti si trasformano in attaccanti e viceversa). se viceversa i difendenti, una volta recuperata la palla, non riescono a innescare il jolly l’esercitazione prosegue senza cambiamento dei compiti. esercizio 2. Difendo, apro e finalizzo Descrizione: gli otto elementi della squadra in possesso-palla si dispongono in maniera ordinata sul campo. i giocatori sono nei ruoli consueti in fase offensiva, mentre devono adattarsi e impegnar-

Obbiettivi: marcatura, anticipo, apertura, inserimento, finalizzazione Misure: metri 35×60 – doppia area di rigore Numero calciatori: 8 + 4 sponde e 2 portieri

Un’esercitazione è funzionale quando stimola nel giocatore risposte che lo inducono a migliorare gli specifici aspetti per i quali sono state finalizzate.

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preparazione tecnica Al termine del tempo stabilito, ruotare le sponde con i compagni all’interno. Questo esercizio ovviamente costringe il calciatore a mantenere elevata attenzione e concentrazione e a ‘lavorare duro’ sia nella gratificante fase di possesso che nell’impegnativa azione di aggressione. Anche in questo caso i principi su cui agisco per sviluppare le capacità del calciatore sono simili a quanto precedentemente esposto. il carattere agonistico e competitivo gratifica l’impegno e la concentrazione del calciatore; la scelta di spazi ridotti stimola in modo determinante la qualità del gesto tecnico e favorisce l’aggressività dei difendenti; i particolari vincoli correlati ai singoli esercizi costringono il giocatore a sviluppare quei comportamenti e quelle esperienze che gli saranno utili in gara. esercizio 3. Conquisto e apro

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Descrizione: nelle aree di rigore si fronteggiano quattro coppie di giocatori preventivamente stabilite. ogni giocatore ha quindi un avversario di riferimento che marca a uomo. sulle due fasce laterali operano, in forma di sponde neutre, un esterno basso e un esterno alto. costoro hanno il compito di ricevere dalla squadra in possesso-palla ed, effettuando un cross, servire un giocatore in condizione di battere a rete. le sponde neutre giocano a due tocchi secondo le direttive stabilite dal tecnico: per esempio, se l’apertura è indirizzata alla sponda bassa, questa verticalizza per quella alta, si sovrappone e dopo aver ricevuto il passaggio di ritorno va al cross; se invece è la sponda alta che riceve l’apertura, scarica per quella bassa che va al cross di prima intenzione dal settore arretrato; oppure, se l’apertura è indirizzata alla sponda bassa, essa serve la sponda alta nello spazio previo corto-lungo di quest’ultima; se invece è la sponda alta che riceve, la sponda bassa si sovrappone e va al cross o ancora riceve il passaggio di scarico della sponda alta che contestualmente si muove in profondità per ricevere il passaggio di ritorno e andare al cross. il goal è valido se almeno tre dei quattro attaccanti sono appostati in area al momento del cross.

Obbiettivi: intercetto, apertura e transizione positiva Misure: due settori di m 25×30 Numero calciatori: 12 + 4 jolly

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esercizio 4. Riconquisto ed attacco (partendo dal portiere) Obbiettivi: intercetto e ripartenza (alta o bassa) Misure: metri 70×60 Numero calciatori: 20 + 1 jolly – squadre schierate col jolly che gioca esclusivamente con la squadra in possesso-palla. Varianti: 22 giocatori (senza utilizzo del jolly)

Descrizione: le squadre sono schierate. ognuna di esse ha l’obiettivo primario di fare goal. se i difendenti recuperano palla nella metà campo offensiva l’azione può essere finalizzata con il goal. se invece il recupero della palla avviene nella metà campo difensiva è obbligatorio verticalizzare verso il portiere avversario (anche con un lancio lungo immediato) prima di poter imbastire una nuova azione a partire dal proprio portiere. i difendenti possono intercettare il tentativo di verticalizzazione avversaria solo con attaccanti e centrocampisti e non con i difensori.

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Descrizione: l’esercitazione viene sviluppata in due settori e vede impegnate due squadre di sei elementi ciascuna, coadiuvate, in fase di possesso palla, dai quattro jolly (giocatori laterali). ogni settore è preventivamente assegnato a una delle due squadre. i difendenti sono impegnati a pressare e intercettare la palla in possesso degli avversari che, coadiuvati dai quattro jolly laterali, si dispongono sul campo secondo il modulo di gioco preordinato. Una volta recuperata la sfera, i difendenti aprono verso i jolly laterali adiacenti al settore libero e, dislocandosi, vanno a occupare tale spazio con l’obiettivo di fare possesso. l’esercitazione prosegue nel nuovo settore con le squadre che si sono invertiti i compiti. Vince la squadra che nel complesso riesce a mantenere più a lungo la sfera nel proprio settore di competenza.

esercizio 5. Intercetto, imposto e contrattacco Obbiettivi: intercetto, verticalizzazione, possesso e contrattacco Misure: campo intero suddiviso in 2 metà campo Numero calciatori: 22 Descrizione: l’esercitazione ha inizio in una metà campo e viene poi sviluppata nella successiva. nella metà campo difensiva sono disposte due squadre numericamente impari. la squadra difendente è composta da soli sette elementi e ha l’obiettivo

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d’interdire la manovra avversaria, intercettare palla e verticalizzare verso il portiere per poter invertire il ruolo (da difendenti ad attaccanti) con gli avversari. la squadra che attacca è invece composta da undici elementi; i tre attaccanti giocano però solo di sponda e a un tocco. nell’altra metà campo sono invece disposti tre giocatori (della stessa squadra dei difendenti) schierati oltre la linea tratteggiata. l’esercitazione prende il via dal portiere che rimette in gioco la palla a favore della squadra chiamata a offendere in situazione di undici contro sette. l’obiettivo è riuscire a innescare, con un passaggio rasoterra, uno degli attaccanti (o centrocampisti laterali, a seconda del modulo) che riceve, orientato verso la porta avversaria, oltre la linea di metà campo.

A seguito di tale evento i tre attaccanti debbono sviluppare, in situazione di tre contro tre, un contrattacco nella metà campo offensiva. se invece, come precedentemente anticipato, i difendenti dovessero riuscire a recuperare la palla, a seguito della riuscita verticalizzazione verso il portiere, la situazione si rovescia. difensori, centrocampisti e attaccanti delle due squadre si scambiano rapidamente i compiti e le posizioni e il gioco prosegue con una nuova rimessa del portiere. il presente contributo è tratto dalla pubblicazione Allenare aggressività ed intensità mentale di massimo lucchesi, edizioni www.allenatore.net.

preparazione tecnica

di Alessandro Carta

uali sono le “armi” a favore del portiere che si deve cimentare nel tentativo di parare un calcio di rigore? riflettendo, ci si rende conto che i vantaggi dell’estremo difensore sono moltissimi rispetto all’attaccante. l’approccio psicologico, negli attimi che precedono la battuta del calcio di rigore, è molto importante. nella sua mente il portiere dovrebbe pensare in questo modo:

Q

1. “il portiere non ha niente da perdere” 2. “devo confidare nei miei mezzi” 3. “non mi devo muovere prima”. seguendo la procedura mentale sopra descritta, analizziamo i tre punti-cardine che consentiranno al portiere d’innalzare la sua percentuale di rigori parati.

1. Il portiere non ha niente da perdere

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Tecnica, tattica e psicologia: come si para un rigore

il portiere non ha niente da perdere perché spesso un rigore realizzato è umanamente imparabile. l’aspetto psicologico è l’elemento predominante negli attimi che precedono la battuta di un calcio di rigore. l’emotività, si dice, spesso può giocare brutti scherzi (tanto al portiere quanto all’attaccante!). il portiere dovrà perciò dimostrarsi psicologicamente più stabile e forte dell’attaccante: la sua forza dovrà consistere nel saper cogliere i segnali della comunicazione non verbale. si dice che è impossibile non comunicare un’intenzione. la comunicazione non verbale incide al 73% ed è dunque più importante di quella verbale. Ad esempio, un attaccante potrebbe dire al portiere verbalmente “preparati che tiro alla tua destra”, mentre palesemente i segnali della comunicazione non verbale (gioco di sguardi,

Nella finale di Champions League a Monaco di Baviera, conclusasi ai rigori, Čech ha dato un ulteriore saggio della propria sicurezza parando i tiri di olić e Schweinsteiger.

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posizionamento del corpo prima della rincorsa, piede d’appoggio e angolazione dell’anca) potrebbero indurre il portiere ad anticipare la parata alla sua sinistra.

l’adeguata risposta motoria può darsi solo a seguito di un preciso segnale esterno: la palla arriva rasoterra, mi butto rasoterra; la palla arriva a mezz’altezza, mi butto a mezz’altezza… ma a meno che il rigore non arrivi a velocità particolarmente bassa, il portiere che si butta casualmente scegliendo un la2. Devo confidare nei miei mezzi to non ha la possibilità di dare un’adeguata risposta motoria e tecnica su un rigore calciato da appeil portiere non può affidarsi al caso per parare un na undici metri di distanza. Al contrario, se il rigore, ma dovrà allenarsi a pararlo unitamente al preportiere si prepara con calma a un’adeguata rispoparatore dei portieri nelle sta motoria immediataParare un calcio di rigore sedute di lavoro specifico e mente dopo la partenza del insieme alla squadra nelle tiro, confidando nei pronon è poi così impossibile. proposte dell’allenatore. pri mezzi e non muovenconfidare nei propri mezdosi prima, allora sì che La probabilità che ciò zi significa sapere di poter potrà analizzare la linea parare un rigore, ovvero avvenga dipende innanzitutto d’attacco della palla e atavere autostima elevata e fituare un tentativo di paraducia in se stessi. dalla forza di volontà e dalla ta tecnicamente corretto. Per parare un calcio di dagli undici metri una fiducia che il portiere deve palla tirata con precisione, rigore il portiere deve sapere che la possibilità di paa una velocità di venti/venavere nei suoi mezzi rarlo dipende attivamente tidue metri al secondo, dalla sua forza di volontà e raggiunge lo specchio delche non deve mai subire la porta in poco più di passivamente gli eventi. mezzo secondo. Al portiere, che ha in media un tempo di reazione di tre 3. Non mi devo muovere decimi di secondo, rimaprima ne dunque il tempo per un’adeguata risposta mola percentuale di rigori toria e tecnica (in due deparati scende notevolmen- Tutti ricordano l’impresa di Francesco Toldo agli Europei cimi di secondo si possono te quando ci si muove pri- del 2000, quando salvò la porta azzurra per ben quattro percorrere di slancio anche ma e ci si affida al caso. la volte, una durante i novanta minuti e ben tre nella lotte- più di due metri, coprenpercentuale di rigori parati ria finale dei rigori. do il 72% circa del lato dai portieri che aspettano della porta). la battuta stando fermi e vanno dove va la palla con Per impedire la parata al portiere con certezza adeguata risposta motoria in linea è pari al 33%. di matematica, ovvero per superare i tempi di reaziocontro, la percentuale di rigori parati dai portieri che ne del portiere, l’attaccante dovrebbe calciare a vesi muovono anticipatamente è inferiore al 15%. locità superiori ai 28 metri al secondo. in questo caQuesto importantissimo dato statistico (La scienso, infatti, il tempo che rimarrebbe al portiere non za nel pallone, zanichelli) conferma che muoversi prisarebbe sufficiente a intercettare la palla. ma e scegliere un angolo non equivale ad avere il 50% il portiere deve sapere che per battere un calcio di possibilità per parare un calcio di rigore. infatti se di rigore imparabile un attaccante deve coniugare pure muovendomi prima dovessi indovinare il lato, velocità e precisione (mirando preferibilmente agli angoli sotto l’incrocio dei pali): ma questi due fatla domanda successiva è: “Bene, ho indovinato (a catori, come sappiamo, non vanno molto d’accordo so) il lato di arrivo della palla, ma quale linea d’attacco tra loro. devo seguire... bassa, alta o a mezz’altezza?”.

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sul campo i dati dicono che la probabilità di semosse dell’avversario piuttosto che rimanere fergnare dal dischetto si aggira intorno al 70%. Più mi sul posto. che imparabile, secondo le leggi della fisica il rigoin realtà, come abbiamo visto, nel caso di un calre è imprevedibile. ma anche l’imprevedibilità può cio di rigore, la lotta, almeno per via teorica, sarebdiventare statisticamente be meno impari di quanto prevedibile. solitamente si pensi se non se si divide la porta in entrassero in gioco gli tre fasce orizzontali, il 57% aspetti psicologici della dei rigori viene indirizzaparticolare situazione di to rasoterra, il 30% a gioco. mezz’altezza, il 13% nella fascia più alta. suddividendo la porta in tre fasce Gli aspetti psicologici verticali, invece, si è evidenziata una leggera pre“eravamo sotto di 2 a 1 Professionisti o dilettanti, a qualsiasi livello nel momento ferenza dei tiratori per la quando l’arbitro ci ha asin cui l’attaccante mette la palla sul dischetto il portiere fascia posta alla destra del deve mantenere la massima calma e fiducia in se stesso. segnato un rigore… deciportiere. la ricerca, frutto si di tirare col piede destro, di un ampio studio statiil mio più debole, perché Se c’è un momento in cui stico condotto da ricercasapevo che mi aveva visto tori dell’università israecalciare i rigori col sinistro. il portiere deve fare liana Ben Gurion di eilat, e ho segnato!” decidere di analizzando i video di 286 calciare un rigore col pieattenzione allo sguardo rigori battuti tra europa e de “peggiore” può semdell’avversario che si accinge sudamerica, ha evidenziabrare bizzarro. tutto dito che i portieri hanno paventa più chiaro quando si a battere, questo è l’attimo rato un terzo dei penalty legge la conclusione del quando nell’istante del tiracconto: “Ho ingannato immediatamente successivo Yashin!”. ro sono rimasti al centro lev Yashin, unidella porta senza tuffarsi co portiere ad aver cona quando il tiratore posa anticipatamente, mentre la quistato il Pallone d’oro, percentuale dei rigori inè considerato il miglior la palla sul dischetto tercettati è scesa al 12,6% portiere del novecento, e al 14,2% quando i portieri si sono tuffati rispetdavanti all’inglese Gordon Banks e al nostro mititivamente a destra o a sinistra. co dino zoff. il russo lev Yashin ha chiuso la carla scelta migliore sembrerebbe quindi aspettariera con 150 rigori parati all’attivo, esempio mirare prima di muoversi: eppure nel 93,7% dei casi i coloso di carisma e psicologia “al contrario”, visto portieri scelgono di tuffarsi prima di poter osserche, sfatando il luogo comune che vorrebbe il porvare chiaramente la direzione in cui andrà il tiro. tiere psicologicamente già battuto, era il “ragno nePerché si tuffano prima? (contravvenendo, tra l’alro” sovietico a porre gli attaccanti in situazione di tro, a una delle leggi fondamentali della dinamica massimo rispetto e inferiorità. enunciate da newton: “A ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria”). Qui entra in gioco un fattore psicologico, una sorta di precon“Nessuno potrà mai giudicarvi inferiori, se non siete cetto molto umano, secondo cui di fronte a un pevoi a permetterglielo” ricolo l’azione è sempre meglio dell’inazione. in altre parole, il 93,7% dei portieri pensa erroneail portiere, dunque, dovrà sempre ritenersi in condizione di poter parare un calcio di rigore: e questa mente che è meglio subire un goal su calcio di rigrande forza, fatta di sguardi e di saldezza psicologore dopo aver tentato di opporsi anticipando le

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gica, l’attaccante dovrà percepirla e subirla. il portiere non dovrà avere predisposizioni psicologiche insicure, vittimistiche, deboli e d’inferiorità al cospetto dell’avversario. la regola più importante dovrà essere una soltanto: “Prepararsi adeguatamente e non lasciare niente al caso”. e per non lasciare niente al caso il preparatore dei portieri deve allestire un’adeguata seduta preparatoria specifica per aiutare i suoi portieri a elevare la percentuale di rigori parati.

anche la propensione a parare i calci di rigore con specifiche proposte didattiche?

Proposta didattica per neutralizzare i calci di rigore

Per neutralizzare un rigore, come abbiamo visto, l’aspetto psicologico è dominante, più della tecnica e delle statistiche. ma le statistiche vanno rispettate e ascoltate. Ad esempio, un modo molto valido per avvantaggiare il proprio portie“La strada da percorrere re è renderlo edotto su coper diventare dei Grandi me calciano i rigoristi Portieri è la stessa che conavversari. oggi le televiduce a diventare dei Gransioni, pubbliche e private, di Uomini” i giornali specializzati e tutti i media si divertono Per diventare grandi a elaborare statistiche su portieri servono tantissime doti, caratteriali, fisiche, Euro 2012, quarti di finale: Gigi Buffon blocca con sicu- tutto. nel calcio, in occarezza il rigore di Ashley Cole. Sommata all’errore di Ashtecniche, comportamen- ley Young, la mancata realizzazione costa ai britannici sione dei calci di rigore, di ogni specialista si sa la pertali, umane, che possiamo l’eliminazione per 4 tiri realizzati a 2. centuale di realizzazione e brevemente riassumere: quante volte ha tirato a deSe il portiere prepara con stra o a sinistra. si sa ad 1. coraggio esempio che totti tira pre2. personalità adeguata al calma un’adeguata risposta feribilmente alla destra del ruolo portiere, qualche volta fa il 3. impostazione tecnica motoria immediatamente cucchiaio al centro, poche di base volte a sinistra. Questo, a 4. tecnica applicata alle dopo la partenza del tiro, lungo andare, ha fatto di diverse situazioni di gioco senza muoversi prima, potrà totti un rigorista prevedibile e molti portieri si 5. comportamento tattico adeguato analizzare la linea d’attacco possono vantare di aver parato un rigore al pur bravissimo Francesco. cotutto è allenabile e della palla e attuare sì come è ormai noto che perfezionabile. un tentativo di parata Hernanes indirizza la punsi possono migliorare ta del piede d’appoggio (il qualità caratteriali importecnicamente corretto sinistro) verso la sinistra tantissime per il ruolo del del portiere e all’ultimo portiere, portando ogni con l’anca destra rotea completamente la gamba allievo a percorrere con serenità la strada che concalciante, girando il tiro alla destra del portiere. ma duce ad accrescere il coraggio e adattare la propria queste statistiche, che riguardano il calcio profespersonalità al ruolo dell’estremo difensore. si può sionistico, non sono di facile reperibilità a livello persino allenare ad adeguare il tono della voce a un giovanile e dilettantistico. Anche se sapere dove e ruolo come quello del portiere, dove le qualità da come calciano i rigoristi avversari sarebbe il primo “condottiero” sono elevate all’ennesima potenza. vero vantaggio. ma allora perché non allenare adeguatamente

preparazione tecnica to il piede ci fosse una molla, come se dal terreno sottostante scaturisse una fiamma o partisse una scossa elettrica. il nostro stesso corpo è percorso da corrente elettrica, i nostri muscoli sono innervati elettricamente dal sistema nervoso centrale e periferico, i nostri muscoli sono elastici e, come degli elastici, possono accorciarsi e allungarsi lanciando il corpo a distanze superiori al doppio della sua lunghezza.

Metodologia

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“dammi retta… stai fermo sino all’ultimo e confida sulle tue capacità di reazione. se stai fermo l’avversario s’innervosisce e così lo obblighi a tirare forte e angolato, ma spesso forza e precisione non si coniugano. se non tira forte e angolato, tu con un passo e spinta pari il rigore, perché hai il tempo per parare. inoltre hai la possibilità di sapere verso quale lato dovrai andare e che gesto tecnico dovrai fare, ovvero se buttarti rasoterra, a mezz’altezza o verso l’alto. scegliere un lato non ti dà il 50% di probabilità di parata, ma molto meno. Addirittura i rigori parati scegliendo un angolo a caso sono meno del 15%!”. chissà quante volte i miei allievi avranno sentito questi miei consigli, salvo poi spesso disattenderli in partita (soprattutto a inizio stagione, ma quasi mai alla fine). non a caso la stragrande maggioranza dei portieri – il 93,7%, l’abbiamo detto – sceglie di muoversi prima: e pochi ricordano che il portiere ha un vantaggio, seppur esiguo, per poter parare un rigore, il che rende il suo compito meno difficile. se il motivo per cui un portiere si ritiene condannato a non parare i rigori è legato alla tempistica, allora alleniamolo a ridurre i tempi di reazione ed effettuare rapidamente i tentativi di parata con rapidi passi e spinte, con contatti della punta del piede sul terreno più rapidi ed efficaci, come se sot-

Per allenare la predisposizione a parare un rigore bisogna seguire la seguente procedura: 1. guardare la palla e stare fermi sino all’ultimo 2. confidare nelle proprie capacità di reazione 3. attaccare la palla con passo e spinta 4. proiettare e lanciare il corpo in linea in corrispondenza del lato di arrivo della palla Per aiutare il portiere a incrementare la reattività e la propensione a parare un rigore con un passo e spinta, un’adeguata proposta didattica prevede che il preparatore dichiari anticipatamente da quale lato tirerà la palla (senza specificare se la traiettoria sarà bassa, a mezz’altezza o alta).

Iker Casillas, portiere del Real Madrid, campione del mondo e d’Europa con la Spagna, sa come si para un rigore: qui lo vediamo nel Mondiale sudafricano del 2010 neutralizzare il tiro dal dischetto del paraguayano oscar Cardozo nel quarto di finale vinto dalle “Furie Rosse” per 1-0.

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preparazione tecnica ceversa se alzo all’ultimo il braccio sinistro tirerò alla tua destra!”. 3. “Non ti dico e non ti segnalo più niente” la procedura didattica prevede ora che il portiere, una volta presa coscienza della propria capacità di reazione, della propensione e dell’elevata probabilità di parare un rigore con un passo e spinta stando fermo sino all’ultimo, provi a parare un vero calcio di rigore analizzando la psicologia dell’avversario, facendo attenzione alla comunicazione non verbale, fatta di sguardi, posizione del corpo prima di prendere la rincorsa, traiettoria della rincorsa, posizionamento del piede d’appoggio, angolazione dell’anca.

Lo sguardo del tiratore

Lev Yashin, il “ragno nero”, portiere della Dinamo di Mosca e dell’Unione Sovietica, unico portiere ad aver meritato il Pallone d’oro, chiuse la carriera con uno score di ben centocinquanta rigori parati.

1. “Tiro alla tua destra!” il portiere dunque sa da quale lato dovrà buttarsi, ma non sa come arriverà la palla. Alternati adeguatamente i due lati (“… adesso tiro alla tua sinistra, … adesso ancora a destra…”), il preparatore non dirà più dove tira, ma lo indicherà alzando un braccio, il destro o il sinistro, un attimo prima di calciare la palla. 2. “Non ti dico più dove tiro, ma te lo segnalo all’ultimo alzando un braccio”

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il portiere dovrà stare fermo sino all’ultimo facendo attenzione ai segnali. dopo aver allenato la propensione al passo e spinta laterale, il portiere adesso allenerà la reattività lanciandosi verso il lato di arrivo della palla segnalato all’ultimo dall’alzarsi del braccio del preparatore. Alternativamente, trovandosi il portiere e il tiratore in posizione speculare, il preparatore specificherà: “se alzo il braccio destro tirerò alla tua sinistra, vi-

chi si accinge a battere un rigore, come un giocatore di poker, spesso gioca con gli sguardi. mai fidarsi di chi fissa un angolo o un lato della porta, perché spesso tira dalla parte opposta. se c’è un momento in cui il portiere deve fare attenzione allo sguardo dell’avversario che si accinge a battere, questo è l’attimo immediatamente successivo a quando il tiratore posa la palla sul dischetto. in quel momento la mente del calciatore si isola dal contesto e pensa a dove e come tirare. nell’attimo successivo la mente del tiratore, in maniera anche inconscia, proietta lo sguardo, anche solo per un istante, verso il lato dove calcerà. magari subito dopo il battitore guarderà un po’ a destra e un po’ a sinistra, alternando gli sguardi per ingannare il portiere, ma “stai pur certo che, se saprai cogliere il primo sguardo furtivo del rigorista, avrai indovinato il lato di arrivo della palla… ma non fidarti lo stesso, può essere un vantaggio… e ricorda sempre la prima regola: ‘guarda la palla e stai fermo sino all’ultimo!’”. il segreto del successo e la ricerca della verità si celano sempre dietro le cose più semplici. siamo pur sempre esseri umani, sia il portiere che soprattutto il tiratore. ecco perché gli aspetti evanescenti, emotivi e psicologici, sono gli elementi predominanti che condizionano i momenti che precedono la battuta di un rigore. i rigoristi che non guardano il portiere o la porta prima di battere un rigore, osservando l’arbitro che sta per fischiare o, peggio

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La rincorsa del tiratore negli attimi che precedono il calcio di rigore il portiere dovrà dunque concentrarsi, confidare sulle proprie capacità di reazione, verificate e allenate durante la settimana col preparatore e con la squadra, osservare il tiratore e saper cogliere da quale lato guarda non appena risolleva il capo dopo aver posato la palla sul dischetto. ma non tutti i tiratori guardano la porta o il portiere. rimangono altri due fattori importanti da analizzare nella comunicazione non verbale che il tiratore giocoforza effettua (è infatti impossibile non comunicare!) prima di battere un rigore: posizionamento del corpo e traiettoria di rincorsa, piede d’appoggio e angolazione dell’anca. nel citato libro la scienza nel pallone, di nicola ludwig e Gianbruno Guerrerio, vengono ci-

tate leggi fisiche e interessantissimi dati statistici e inoltre si consiglia al rigorista, quale strategia ottimale, di fissare un punto e tirare verso quello, ignorando l’azione del portiere. ma la nostra esperienza c’insegna che spesso gli attaccanti, veri e propri strateghi assimilabili a giocatori di poker, sono maestri del bluff e tirano dove meno te lo aspetti: e spesso, in occasione dei rigori, proprio dal lato diametralmente opposto al loro sguardo. ludwig e Guerrerio hanno osservato che “per quanto riguarda le modalità di tiro, i dati statistici indicano che una rincorsa breve, lunga dai quattro ai sei passi, assicura risultati migliori rispetto a una rincorsa di dieci metri e più. l’eventuale angolazione della rincorsa pare invece non avere un’influenza significativa”. mi trova decisamente concorde il fatto che una rincorsa curvilinea non possa dare segnali particolari al portiere, in quanto consente al calciatore di tirare tanto a destra quanto a sinistra. ma nel caso di una rincorsa rettilinea e frontale, i segnali possono essere più evidenti e facilmente analizzabili in tempi utili per capire verso quale lato arriverà la palla. infatti, su rincorsa rettilinea-frontale, un destro calcerà verosimilmente alla destra del portiere. ma se il nostro battitore destro deciderà all’ulti-

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per loro, continuando a guardare per terra, oltre a dimostrare nervosismo e insicurezza, rischiano di ridurre notevolmente la loro possibilità di realizzazione. riguardatevi i rigori sbagliati dai calciatori inglesi contro l’italia agli ultimi europei 2012. in porta non ci sarà stato lev Yashin, ma pur sempre un certo Gigi Buffon che quanto a carisma e a superiorità psicologica non ha nulla da invidiare al celebre portierone russo. l’influenza dell’ansia da prestazione sul rigorista è stata analizzata nel 2009 dai ricercatori dell’università britannica di exeter, facendo tirare calci di rigore a calciatori che indossavano particolari occhiali in grado di registrare i movimenti degli occhi al momento del tiro, dato che il controllo dello sguardo e quello della coordinazione dei movimenti sono abilità collegate tra loro. l’ansia da prestazione del rigorista è ben descritta da Alex del Piero nel suo ultimo libro Giochiamo ancora: “sono istanti senza ritorno, a nessuno viene concessa una seconda occasione. ci sei tu, c’è il pallone e c’è la domanda decisiva: ‘Ale, cosa vuoi fare?’. devi decidere in fretta: come tirare, dove tirare, quanto forte tirare. senza dubbi, senza debolezze, vincendo l’umanissima paura di sbagliare”. ed è proprio in quell’istante, con l’umanissima paura di sbagliare, che anche i campioni conoscono, che il portiere dovrà inserirsi con coraggio e atteggiamento fermo e carismatico.

Fattori importanti: posizionamento del corpo dell’avversario e traiettoria di rincorsa, piede d’appoggio e angolazione dell’anca mo di non tirare alla destra del portiere o al centro, dovrà svelare le proprie intenzioni con una più lenta e palese comunicazione non verbale (allargamento laterale del piede d’appoggio sinistro e apertura dell’anca destra verso la sinistra del portiere), consentendo così a un portiere saggio, che sa stare fermo sino all’ultimo e confidare sulla propria capacità di reazione, di avere il tempo per analizzare la situazione e con molta probabilità di parare il calcio di rigore con un passo e spinta.

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preparazione tecnica Piede d’appoggio e angolazione dell’anca Ben più difficile avere la certezza di dove l’avversario tirerà il rigore limitandosi unicamente, come peraltro ahimè molti consigliano, a osservare dove e come indirizza la punta del piede d’appoggio. Abbiamo visto infatti che è assai più importante, al limite, osservare l’apertura o meno dell’articolazione dell’anca. ma fermo restando che il portiere dovrà principalmente guardare la palla e soprattutto stare fermo sino all’ultimo, non è facile e non vi sono i tempi necessari per guardare la punta del piede d’appoggio e la palla contemporaneamente, in quanto a quel punto la palla è già bella che calciata verso la porta. dunque, riepilogando, per parare un calcio di rigore segui questi semplici consigli: 1. confida nei tuoi mezzi, sulla tua capacità di reazione e sulla tua forza psicologica. 2. guarda sempre la palla e stai fermo sino all’ultimo (anche perché il rigore potrebbe essere forte ma centrale). 3. cogli il primo sguardo del tiratore non appena risolleva il capo dopo aver posato la palla sul dischetto. 4. analizza il posizionamento del corpo del tiratore e la traiettoria della sua rincorsa. su rincorsa curvilinea può tirare a destra come a sinistra. su rin-

Già nell’Europeo del 2008 Gigi Buffon aveva dato saggio della sua bravura contro la Romania parando un rigore di Adrian Mutu, anche se in modo un poco rocambolesco, prima di mano e poi di piede.

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corsa rettilinea e frontale hai un vantaggio in più, perché se all’ultimo allarga il piede d’appoggio e apre l’anca, l’abbiamo visto, non incrocerà il tiro, ma tirerà dal tuo lato opposto rispetto al piede calciante (destro alla tua sinistra, sinistro alla tua destra). 5. lànciati verso il lato di arrivo della palla con un rapido passo e spinta in linea con la traiettoria della palla. non muoverti prima, il tuo tempo di reazione – pari a tre decimi di secondo – ti dà due decimi di vantaggio rispetto al tempo d’arrivo della palla (mezzo secondo dal dischetto allo specchio della porta). Parare un rigore non è poi così difficile… ricordati: “se stai fermo sino all’ultimo hai il 33% di probabilità di parata. se ti muovi prima parerai meno del 15% di rigori. le zone della porta impossibili da raggiungere su un rigore calciato forte e angolato sono appena il 28%. il restante 72% è alla tua portata”. Parare un rigore non è impossibile. credici. Alessandro Carta preparatore dei portieri professionista Iscritto all’Albo Speciale della FIGC

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dalla Redazione

a podologia è un ramo della medicina che • assistere, anche ai fini dell’educazione sanitaria, si sta sempre di più affermando in ambito i soggetti portatori di malattie a rischio; calcistico. A livello europeo sono molte le • individuare e segnalare ai medici specialisti le sosquadre professionistiche e non che presentano alspette condizioni patologiche che richiedono un l’interno del proprio staff saniapprofondimento diagnostico o tario la figura del podologo. Il ruolo del podologo un intervento terapeutico di tiil dottor Fausto Ferrari, popo sistemico; dologo laureato presso l’Univerè continuo, in quanto • svolgere l’attività professionale in strutture sanitarie, pubbliche sità di Pisa, fa parte dello staff tecinterviene sullo o private, in regime di dipennico-sanitario della U.s. massese denza o libero-professionale. 1919, dove dal 2009 si occupa sportivo durante tutta dal punto di vista podologico sia degli atleti della prima squadra il giuoco del calcio, quale la sua attività che del settore giovanile. che sia il suo livello di allenail podologo – spiega il dottor mento, determina un sovraccaFerrari – è un professionista sarico dei sistemi osteoarticolari, nitario in possesso di laurea unimuscolari e cutanei. È dunque versitaria in Podologia, specializimportante studiare le gestuazato nell’esame, nella diagnosi, lità al fine di migliorare i natunel trattamento e nella prevenrali movimenti personali nell’ezione dei disturbi del piede, che secuzione del gesto sportivo tratta direttamente attraverso una nonché prevenire i rischi di pletora di terapie farmacologitraumi a esso legati. Questo che, ortesiche, riabilitative e chispiega sinteticamente il progetrurgiche, a indirizzo funzionale, to intrapreso e sviluppato dubiomeccanico e posturale. in itarante le ultime tre stagioni callia, in particolare, è un sanitario cistiche dal dottor Ferrari all’interno della massese. cui competono le attribuzioni “la finalità di questo progetpreviste dal d.m. 666 del 14 setto – spiega il dottor Ferrari –, tembre 1994 del ministero delche rientra nel concetto di mela sanità con le successive modidicina preventiva, è quello di seficazioni e integrazioni, ovvero: guire i giocatori durante gli alle• trattare direttamente, dopo esa- Un’apparecchiatura per esame posturale me- namenti e le gare ufficiali, me obiettivo del piede, con me- diante misurazione optoelettronica: consente mettendosi a disposizione degli todi incruenti, ortesici e idro- di individuare deficit posturali, effettuare atleti, sottoponendoli a screening massoterapici, le callosità, le screening e prevenzione, documentare i pro- e controlli podologici per valugressi di una terapia in riabilitazione, indiviunghie ipertrofiche, deformi e duare la calzatura o il plantare più adeguati. tare l’eventuale presenza di problematiche che potrebbero faincarnite, nonché il “piede dovorire lo sviluppo di patologie future e seguirli per loroso”; la prevenzione e il trattamento di patologie tipiche • prevenire le ulcerazioni e le verruche del piede ed dello sportivo”. effettuare le eventuali medicazioni;

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Il progetto “Piede e Sport”

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L’esame baropodometrico con pedana pressoria in fase statica e dinamica consente di studiare la funzionalità del piede nello specifico gesto sportivo.

Principali obiettivi terapeutici della figura del podologo in una squadra calcistica sono: • individuare e trattare le numerose patologie biomeccaniche e posturali (distorsioni alla caviglia, tendiniti, fasciti plantari, fratture da stress ecc.); • studiare la funzionalità del piede, nel suo specifico gesto sportivo, avvalendosi di esami specialistici per lo studio dei timing e delle pressioni del piede, mediante esame con pedana baropodometrica sia in statica che in dinamica, e la loro correlazione con le patologie sovrasegmentarie manifeste associate; • curare le patologie ungueali e dermatologiche (ipercheratosi, unghie incarnite, onicogrifosi, ematomi subungueali, verruche plantari, problemi sudorali, flittene, vesciche…); • intervenire allo scopo di migliorare, ottimizzare e valorizzare il gesto sportivo, attraverso la realizzazione di òrtesi plantari preventive di riequilibrio e stabilizzazione su misura che si possono adattare sia alla scarpa di allenamento che a quella da competizione.

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il dottor Ferrari crede fortemente in questa iniziativa intrapresa con la massese e la sostiene convinto, con l’intenzione di allargare la consulenza a qualsiasi squadra sportiva della provincia di massa carrara, senza distinzione di età e categoria, con-

Migliorare i movimenti personali nell’esecuzione del gesto sportivo per prevenire i rischi di traumi siderando la presenza del podologo all’interno di un team medico-sportivo molto importante e per questo meritevole di considerazione anche da parte della FiGc al fine dell’inserimento di questa figura professionale all’interno del settore tecnicosanitario della Federazione. il ruolo del podologo è continuo, in quanto interviene sullo sportivo durante tutta la sua attività: prima della competizione interviene prevenendo problemi statici e dinamici, apportando delle correzioni sulle patologie che sono state riscontrate nell’allenamento. durante la competizione interviene sulle patologie che possono emergere improvvisamente, applicando anche delle òrtesi mobili temporanee per trattare patologie acute come le tendiniti. dopo le competizioni, invece, il podologo risolve le patologie sopraggiunte durante la competizione. Per informazioni sul progetto “Piede e Sport”: dottor Fausto Ferrari, podologo ([email protected]).

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di Giorgio Galanti

principio universalmente condiviso che la de concentrazione sia in gara che durante l’allenapratica dell’attività sportiva a tutti i livelli, mento e che hanno prestazioni che coprono un artanto più se accompagnata da una perforco di tempo molto vasto, come per esempio il calmance ottimale, non possa prescindere da un concio che si snoda in numerose gare nell’arco della gruo periodo di recupero. stagione agonistica. tale concetto trova le proprie basi nella fisiodurante il riposo si ripristinano pertanto quei logia applicata allo sport che ci insegna quanto sia substrati energetici, consumati durante l’esercizio importante considerare che i substrati energetici fisico, che sono necessari per una buona ripresa utilizzati dall’organismo durante il lavoro muscodell’attività sportiva. i substrati energetici devono lare si ripristinano pressoché esclusivamente duessere quelli naturali e non possono essere sostirante il riposo. tuiti o “integrati”da sostanze non congrue come A prescindere dall’attività fisica svolta, l’energia per esempio l’alcol che influisce sulla contrattilità a disposizione è fornita da molti nutrienti: proteimuscolare ed è cardiotossico. ne, grassi, carboidrati che Un riposo soddisfavengono tuttavia utilizzacente migliora pertanto la ti in percentuale diversa a qualità della vita, anche seconda del consumo quella sportiva, garantenmassimo di ossigeno. do quell’equilibrio biomaggiore è l’utilizzo di chimico interno che conossigeno durante l’impetrolla gli stati emotivi, gno fisico, maggiore è il l’umore, e neutralizza lo consumo di carboidrati: stress a cui molti sportivi d’altra parte, minore è il sono sottoposti. consumo di ossigeno, Alla luce di queste conmaggiore è l’utilizzo dei siderazioni, il consiglio gegrassi. i legami tra sub- La fase di riposo, a tutti i livelli, è indispensabile, specie in nerale per lo sportivo a sport che richiedono grande concentrazione sia in gara che strati energetici, alimen- durante l’allenamento, come il calcio. tutti i livelli, non solo protazione e riposo sono dunfessionista, dopo una gara, que molto stretti. dopo un allenamento intenso, è quello di dedicarFattori fondamentali del successo nello sport si al “doveroso e necessario riposo” senza permetsono pertanto l’allenamento e il recupero, che è altere che lo svago, che spesso si traduce in feste, balmeno in parte geneticamente determinato e quinli o cene, possa sottrargli l’energia dovuta. di non modificabile, legato anche a una corretta alimentazione e al riposo. Professor Giorgio Galanti È bene precisare che il concetto di riposo, amordinario di Medicina Interna pio da un punto di vista biochimico, va tenuto tutDirettore della Scuola di Specializzazione tavia distinto da quello di recupero in quanto gli in Medicina dello Sport Direttore Agenzia di Medicina effetti benefici di un “buon riposo” non si verifidello Sport e dell’Esercizio cano solamente a livello di recupero muscolare e Università degli Studi di Firenze Azienda ospedaliera biochimico, ma anche al livello del sistema nervoUniversitaria Careggi so e cardiovascolare. tale aspetto si rivela particoLargo Brambilla 3 - 50134 Firenze Fax +390557949375 larmente utile in quegli sport che richiedono gran-

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L’elogio del riposo

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Le “stranezze” del calcio di Aldo Zerbini

opo aver virgolettato le “sofferenze” dei crificio di un agnello. coinvolgere l’aldilà nelle gacalciatori (vedi il n. 6/2011 de “l’Allenare, come nelle primordiali battute di caccia, è intore”), la nostra attenzione va a comporciso nel profondo del cervello dell’uomo che ditamenti, emersi specie ultimamente nel finale di nanzi a situazioni a rischio, a incognite e dubbi, campionato, che suggeriscono un titolo e un tema riattiva queste parti arcaiche e agisce senza alcuna contiguo al precedente. le bizzarrie, le stravaganriflessione. il che vuol dire: “più che rivolgermi alze, le superstizioni, le amnesie, le goffaggini eccel’onnipotente, non posso fare altro per vincere”; tera di tanti protagonisti, assieme all’ilarità che suinsomma, ci si mette l’anima in pace e si esorcizza scitano come prima reazione, stimolano la la paura di perdere. c’è chi lo fa tramite un prete psicologia del profondo a penconfidente, devolvendo (pro sare che queste stranezze posvittoria) una messa. Poi, però, Riti, scaramanzie, sano costituire altrettante (mealla prima contrarietà magari ta)comunicazioni di uno stato amuleti: le stravaganze ci scappa una bestemmia… psichico esistente e non un reUn altro suggestivo ragdi allenatori e calciatori perto casuale e insignificante. gruppamento di “segni” è quelcerto, un uso poco scienlo dell’occulto, delle pratiche per esorcizzare tifico della psicologia potrebmagiche. Ancora oggi (gente di be indurre a trovare dei nessi poca “fede”…) c’è chi consulla sconfitta causali in ogni indizio comta la maga per farsi fare le carportamentale, anche microscopico ed episodico, e te o il pendolino, oppure sollecita la consegna di un ad azzardare giudizi ingiustificati, fantasiosi e anamuleto (il famoso corno rosso!) da portarsi alla parche fastidiosi per coloro che ne sono attori ed esetita. il repertorio dei talismani portafortuna è vasto, cutori. innanzitutto, considerato che ci troviamo può essere personalizzato e proviene dalla tradizioa scrutare una galassia di gesti definibili “strani” ne locale (vedi ad esempio napoli); anche questa perché fuori da ogni logica, usati solamente in sipratica ci perviene dai primitivi che associavano fetuazioni particolari di stress emotivo-sociaticci o elementi della natura con eventi positivi. e le, sarà bene tentare di orgac’è anche l’astrologia. non mancano coloro, tra i nizzarli in costellazioni e poi più “aggressivi”, che cercano di inviare influssi nesemmai rifletterci su. gativi ai nemici, tipo fatUna prima ipotesi è ture, filastrocche portaquella che può aggrejella e versi da gufo… gare quegli atti o riQuesti soggetti magti cosiddetti “sagiormente ce l’hanno cri” praticati nel col diavolo, sia in mezzo di un senso “positivo”, contesto profainvocandolo a no, la partita di proprio favore pallone. in questa categoria troviamo il segno Forse gli abbondanti e continuamente rinnovati tadella croce, i baci al cielo, i tuaggi sulle braccia di David Beckham, ex-rossonero, santini, l’acqua santa, il rosono solo decorativi: ma non si sa mai, non è necessario essere mediterranei per credere alla scaramanzia… sario in tasca, addirittura il sa-

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Romeo Anconetani, vulcanico padre-padrone del Pisa dal 1978 al 1994, oltre a costringere i propri giocatori a estenuanti pellegrinaggi, era noto per cospargere scaramanticamente il campo di sale prima di ogni incontro.

per “dannare” la squadra avversaria, che negativo c’è chi sta per ore connesso con l’iPad; nello spoper neutralizzarlo. di questo repertorio fa parte l’ugliatoio ci sono altre ritualità e scaramanzie indiso di animali per attaccare o difendersi dalla malaviduali, per esempio massaggi, unguenti, bende, sorte: il gatto nero, l’aquila, la gallina, da noi in Umspecchiarsi, bagnarsi, oppure a coppie di giocatobria si sono visti spesso maiali e conigli. ri – spogliarsi insieme, ripetersi le solite frasi – o i riti a loro volta sono stimolati dalle grandi aduancora di gruppo: il silenzio, i canti, i motti. si rinate collettive, la spettacolarizzazione surriscalda le corre a parole pseudomagiche tipo “vincere”, “famasse e amplifica gli effetti: alme” e simili, qualcuno va oltri invece restano individuali, tre con pozioni altrettanto La psicologia considera alcuni sono intimi, non si ma“magiche” (vedi stupefacenquesti fenomeni salutari nifestano esternamente: si parti vari). la dentro di sé, si toccano tutto si fa per affrontare per l’uomo odierno, amuleti in tasca eccetera… Almeglio un evento la cui imtri, sebbene personali, si maportanza viene esasperata e perché allentano nifestano all’esterno, come quindi per tenere entro una quando il mister in panchina soglia sopportabile le ultrale catene del pensiero bacia la medaglietta, butta del sollecitate emozioni, avendo sale, carezza un corno. Quan- logico-razionale, tecnico, la consapevolezza (auspicabido un gesto “strano” che ha le) che nel mondo ci sono ben normativo e matematico solo una sincronia emotiva altre “guerre”. con l’attore si collega a una vitsi fanno gli scongiuri per dominante toria esso tende ad essere rinon farsi male prima fisicapetuto. Un’altra gamma di simbolismi appartiene a mente (infortuni) e poi psicologicamente: la sconvarie parti del corpo, con feticismi propiziatori perfitta vuol dire indebolimento della fiducia in se stessonalizzati: barba, baffi e capelli, indumenti, masi e nella squadra, squilibri affettivi tra abbattimento gliette con dediche speciali, numeri portafortuna e e rabbia. con la vittoria si rammentano le parole, i così via. Per non dire dei tatuaggi. gesti e gli oggetti che sono stati evocati prima. se si Vi sono azioni scaramantiche come per esemperde si cambiano. la psicologia, nell’osservare pio entrare sempre per ultimi in campo, toccare quanto accade nel laboratorio calcistico, da un lato l’erba, non pestare le linee bianche. in situazioni guarda questi fenomeni “sportivamente”, almeno ad alta tensione si bacia la sfera, la pelata del comper quanto mi concerne, come salutari per l’uomo pagno, ci si toglie la maglia pur sapendo che si verrà odierno, perché allentano le catene del pensiero loammoniti (censura francamente grottesca nel congico-razionale, tecnico, normativo e matematico dominante. il pallone più di ogni altro sport offre le testo del grande teatro dell’irrazionalità), si sputa opportunità di scaricare le pressioni e gli istinti più in tutte le direzioni e via dicendo. nel prepartita

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Giovanni Trapattoni, commissario tecnico azzurro dal 2000 al 2004. L’abitudine del Trap di bagnare il campo con acqua benedetta fu immortalata dalle telecamere durante il Mondiale nippocoreano del 2002.

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profondi, consente di negare la realtà, di manife“stranezze” sopprime. il ricorso poi al materialismo stare le contraddizioni. il comportamento “strano” degli amuleti, anche quelli modernissimi elettroesprime un compromesso tra l’accumulo di tensionici, e al narcisismo dell’io corporeo nelle sue proieni interne ed esterne e le capacità di gestirle. messo zioni di fisicismo, atletismo e tecnicismo, non fa alin mezzo ai conflitti tra piacere e dispiacere, tra sitro che togliere spazio a tutto ciò che è immateriale, curezze e insicurezze, l’io ovvero psicologico: il noi, non riesce a farvi fronte, il gruppo, le interazioni ecper cui l’autocontrollo cetera. come in altri aspetemotivo e ogni morale soti del nostro sistema italia, ciale saltano. rivediamo sprechi di il ricorso a queste stra“energie” psicologiche (e nezze non è solo appanaltre) in prassi (magie ecc.) naggio di calciatori e alleche non incidono affatto natori, ma è diffuso anche sui risultati, anzi peggiotra i presidenti e i dirigenrano il prodotto finale ovti, senza escludere gli arbivero la cultura. l’irrazioIl cappellino con cui Serse Cosmi siede in panchina è da tri. la risultante critica di nale, l’inconscio, i sogni, considerarsi un capo d’abbigliamento o un talismano? ostali fenomeni sta nelle di- servare un rituale aiuta ad attenuare la pressione del pre- le passioni, la fantasia e mensioni (una galassia), partita e dell’incontro. l’intuizione non vengono sia qualitative che quanti“allenati” (vedi il mio libro tative, e nella persistenza esaltata tanto di riti colAllenare testa e cuore), ma messi sistematicamente lettivi che di fissazioni individuali. noi italiani siafuorigioco da “difese” troppo “arretrate” (superstimo tra i primi in classifica nelle spese per magie zioni e magie). varie, compresi i giochi d’azzardo. il messaggio da la soluzione, più volte da me auspicata, è quelascoltare e meditare ci viela di fare scendere sul terne dalla sproporzionata reno la Psicologia (prepaBisogna “allenare” quantità di denaro e di ratori esperti e non falsi), l’irrazionale, l’inconscio, tempo che si devolvono a che il pallone – anche con queste pratiche, considele sue “stranezze” – reclasogni, passioni, fantasia rando il grado di cultura ma implicitamente. solo che ci si attende diffuso dopo potremmo vedere rie intuizione nello sport e in generale, dotti a livelli fisiologici le dopo tanta storia alle spalle. il dato ultimo e crupapere, le amnesie, le assenze, i sensi di colpa, le ciale (per me ovvio) è l’accantonamento sistemativiolenze e gli imbrogli vari, e riderci su. chi può co della scienza psicologica e scienze affini, tanto nel negare che calciopoli, scommettopoli e tutto il regenerale che nello sport in particolare. ora, passasto di “strano” del calcio siano il prodotto diretto re dall’allenamento pratico sul campo al soprannadel sistema sopra configurato? turale, senza accorgersi delle scienze umane che [email protected] no nel mezzo e fungono da collegamento tra la www.giocontatto.tk pratica e la teoria e da raccordo con l’etica e la filosofia del gioco, denota ignoranza. si ha l’impressione di cavarsela mettendo in scena l’entrata in campo tenendo per mano i bambini (rito contro i sensi di colpa), oppure il “tutti abbracciati” (siamo un gruppo unito) in mezzo al campo, ripetendo vuote espressioni orecchiate a sfondo psicologico, che in fondo esprimono un bisogno di conoscenza della materia, un bisogno che tuttavia proprio la montagna di

dalla Segreteria

di Giuliano Ragonesi

l’Assemblea dei dilettanti sarà costituita dai dei ricorda a tutti i colleghi, associati e non, legati rappresentanti di tutti i gruppi regionali, menche le elezioni elettive federali si terranno il tre a quella degli allenatori professionisti potranno 17 dicembre 2012 (salvo rinvio dell’ulpartecipare e avere facoltà di voto tutti i tecnici in tim’ora) e, conseguentemente, entro i prossimi meregola con il pagamento della quota AiAc 2012. si di ottobre e novembre dovranno essere effettuate le assemblee elettive AiAc per la elezione degli organi sociali. l’assemblea generale, nel corso come è noto, tutta la normatidella quale saranno eletti il Presiva relativa all’organizzazione delle dente AiAc, i revisori dei conti e i elezioni, agli adempimenti relativi probiviri, sarà convocata dopo lo e al loro svolgimento è contenuta svolgimento di quelle di categoria. nello statuto e nel regolamento in relazione a quanto sopra si riorganico consultabili sul sito inleva che, tenuto conto che gli alleternet www.assoallenatori.it. natori eleggibili debbono risultare tuttavia si ritiene opportuno associati negli ultimi due anni (l’anricordare a tutti che, prima delno di effettuazione delle assemblee l’assemblea generale, dovranno es2012 e quello precedente 2011). si Giuliano Ragonesi, sere effettuate quelle degli allenarichiama quindi l’attenzione sulla segretario dell’AIAC. tori professionisti e quella degli necessità di accelerare i tempi del allenatori dilettanti, ciascuna delle quali ha i setesseramento 2012 da parte di tutti coloro che parguenti compiti: teciperanno nei vari modi agli adempimenti preliminari e alle assemblee stesse (delegati e candidati). Elegge: A questo proposito trovate allegato alla presen• il vicepresidente di categoria te rivista il bollettino postale di c/c postale per l’an• i sei consiglieri effettivi ed i quattro supplenti no 2012. • i delegati che andranno a costituire l‘assemblea generale. Prima della effettuazione dell’Assemblea federale elettiva si procederà alle elezioni dei delegati Designa: per la partecipazione all’Assemblea federale elettiva e alla conseguente elezione dei due consiglieri • la candidatura a Presidente AiAc federali. • le candidature a revisore dei conti e a proboviro.

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La sede dell’AIAC all’interno del Centro Tecnico Federale di Coverciano.

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Assemblee elettive 2012

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Caso Conte: quello che dicono le regole dalla Segreteria

ulla sentenza di squalifica di Antonio conte, in merito a uno dei filoni d’inchiesta su “scommessopoli”, si è acceso un ampio dibattito. Al di là delle posizioni dettate da ragioni che nulla hanno a che fare col mestiere o la professione di allenatore, ci preme qui ricordare a tutti, iscritti e non, cosa stabilisce il codice di Giustizia sportiva federale a proposito dell’applicazione della sentenza. È un piccolo contributo di chiarezza al confronto in corso, ricordando che la linea dell’AiAc resta quella del rispetto delle regole esistenti.

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Antonio Conte, tecnico della Juventus, sanzionato con dieci mesi di squalifica (estesa a competizioni internazionali e amichevoli) per omessa denuncia del tentativo di combine della partita Albinoleffe-Siena nell’ambito del caso calcioscommesse. La squalifica, comminata dalla Commissione disciplinare della FIGC e confermata dalla Corte di giustizia federale, sarà oggetto del pronunciamento del Tribunale arbitrale dello sport ai primi di ottobre.

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CODICE DI GIUSTIZIA SPORTIVA titolo ii / sanzioni / Articolo 22, comma 7 I tecnici colpiti da squalifica non possono svolgere, per tutta la durata della stessa, alcuna attività inerente alla disputa delle gare; in particolare sono loro preclusi, in occasione delle gare, la direzione con ogni mezzo della squadra, l’assistenza alla stessa in campo e negli spogliatoi, nonché l’accesso all’interno del recinto di gioco e degli spogliatoi.

dalla Segreteria

dalla Segreteria

Comunicato ufficiale n. 72 Stagione sportiva 2012-2013

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Allenatore dilettante: intesa LND-AIAC

la lega nazionale dilettanti, d’intesa con l’AiAc, previa condivisione con la FiGc e ferme restando le titolarità in materia del consiglio Federale e del settore tecnico, • visto il comunicato Ufficiale lnd n. 201 del 22 maggio 2012 in merito alle norme in materia di rapporti tra società dilettantistiche e allenatori per la stagione sportiva 2011-2012; • visto il comunicato Ufficiale lnd n. 1 del 1° luglio 2012, con il quale, al punto 14, si rendevano note le disposizioni riguardanti la regolamentazione dei rapporti tra le società della lnd e gli Allenatori per la stagione sportiva 2012-2013; • ritenuto che, in attesa del riordino complessivo della materia, con particolare riguardo all’entrata a regime – attraverso il completamento dell’organizzazione dei necessari corsi – della normativa concernente l’istituzione del titolo abilitativo per “Allenatore dilettante”, occorra provvedere a disciplinare in via transitoria, per la stagione 2012-2013, i rapporti di tesseramento delle società dilettantistiche con i loro allenatori, Delibera quanto segue: • i tecnici tesserati entro il 15 settembre 2012 con società partecipanti ai campionati di Prima categoria e di seconda categoria potranno allenare, in deroga, senza possedere l’abilitazione “UeFA B” e con l’obbligo di partecipare al primo corso utile per il conseguimento dell’abilitazione ad “Allenatore dilettante”; • i tecnici tesserati successivamente al 15 settembre 2012 con società partecipanti ai campionati di Prima categoria e di seconda categoria devono essere in possesso della abilitazione “UeFA B” o, se possibile, di quella di “Allenatore dilettante”; • i tecnici delle società partecipanti ai campionati di terza categoria e al campionato regionale Juniores potranno comunque allenare in deroga, con l’obbligo di partecipare al primo corso utile per il conseguimento dell’abilitazione ad “Allenatore dilettante”. Pubblicato in roma il 13 settembre 2012

Il Segretario Generale massimo ciaccolini

Il Presidente carlo tavecchio

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