Forex_ La Raccolta Completa, In - Eugenio Milani

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Sommario Forex Online Capitolo 1 – Forex: il mercato finanziario più grande al mondo 1.1 – Come entrare nel Forex 1.2 – I principali meccanismi che regolano il Forex 1.3 – Il principio di Pareto 1.4 – Cosa sono le valute 1.4.1 – I cross Major 1.4.2 – I cross Minor 1.4.3 – Le coppie di valute esotiche 1.4.4 – Le criptovalute 1.5 – Osservare lo spread e il pip per ottenere profitti 1.6 – Il trading nel Forex al giorno d’oggi Capitolo 2 – Come guadagnare nel Forex 2.1 – L’implementazione di una strategia valida 2.1.1 – Il Money Management 2.1.2 – Il Risk Management 2.2 – L’analisi dei trend 2.2.1 – L’Analisi Tecnica 2.2.2. – L’Analisi Fondamentale 2.3 – Lo studio della volatilità e le aspettative di mercato 2.4 – La ricezione dei segnali Capitolo 3 – I broker 3.1 – Cosa sono i broker 3.2 – Quale ruolo hanno i broker all’interno del Forex 3.3 – Come investire con i broker 3.3.1 – CFD 3.3.2 – Opzioni binarie 3.3.3 – Forex

3.3.4 – Social Trading 3.3 – Le piattaforme per fare trading Analisi Fondamentale Capitolo 1 – Cosa è l’Analisi Fondamentale 1.1 – Principali differenze tra Analisi Fondamentale e l’Analisi Tecnica 1.2 – A cosa serve l’Analisi Fondamentale 1.3 – La raccolta e l’analisi dei dati 1.3.1 – Dati macroeconomici 1.3.2 – Dati microeconomici 1.4 – Difficoltà operative dell’applicazione dell’Analisi Fondamentale Capitolo 2 – Il bilancio di esercizio e l’Analisi Fondamentale 2.1 – Struttura del bilancio 2.1.1 – Stato Patrimoniale 2.1.2 – Conto Economico 2.1.3 – Nota Integrativa e Rendiconto Finanziario 2.2 – L’analisi degli indicatori del bilancio utili all’Analisi Fondamentale 2.2.1 - Earning Before Interest, Taxes, Depreciation and Amortisation 2.2.2 – Return On Equity 2.2.3 – Return On Investment Capitolo 3 – L’Analisi Fondamentale nel mercato azionario e nel Forex 3.1 – Il mercato azionario: analisi settoriale e valutazione delle società 3.2 – Il valore intrinseco dei titoli azionari 3.2.1 – Il modello di attualizzazione dei dividendi 3.2.2 – Il metodo dei multipli di mercato 3.3 – Il settore immobiliare 3.4 – L’Analisi Fondamentale nel Forex 3.4.1 – La Politica Monetaria delle Banche Centrali 3.4.2 – L’economia 3.4.3 – L’andamento dei commodities oro e petrolio Conclusioni

Trading Operativo sul Forex Capitolo 1 – Cosa è il Forex Trading 1.1 – Come nasce il Forex 1.2 – I principali vantaggi 1.3 – I soggetti nel mercato Forex 1.4 – La gestione del capitale 1.5 – Gli indici del Forex Trading 1.6 – Gli orari in cui effettuare trading 1.6.1 – Forex in America 1.6.2 – Forex in Europa 1.6.3 – Forex in Asia Capitolo 2 – Gli ordini nel Forex Trading 2.1 – Stop Loss 2.2 – Take Profit 2.3 – Ordini a mercato 2.4 – Ordini limite Capitolo 3 – Analisi Fondamentale e Analisi Tecnica 3.1 – L’Analisi Fondamentale: gli indicatori macroeconomici 3.2 – I tre pilastri dell’Analisi Tecnica 3.3 – La Teoria di Dow 3.4 – Il Momentum e i ritracciamenti di Fibonacci 3.5 – Ipercomprato e ipervenduto Capitolo 4 - Gli indicatori e gli oscillatori 4.1 – Le medie mobili 4.2 – Le bande di Bollinger 4.3 – Il Relative Strenght Index 4.4 – L’Adverage Directional Index 4.5 – L’oscillatore stocastico Conclusioni

Forex Online Il mercato Forex può essere immaginato da due differenti punti di vista. La prima immagine è sicuramente positiva, ossia la visione di un mercato finanziario in grado di offrire a chiunque la possibilità di realizzare facilmente dei profitti: dunque un’opportunità per arrotondare il proprio stipendio o, addirittura, per trasformare gli investimento in un vero e proprio lavoro. La seconda immagine è invece negativa. Il Forex può essere infatti visto come un sistema mangia-soldi, illusorio e fallimentare. Nella realtà entrambe le visioni sono errate. Il Forex infatti è un sistema che consente di ottenere guadagni nel medio-lungo periodo, ma solamente a coloro che decidono di implementare correttamente una strategia, dedicando al mercato sia soldi che tempo. Il trading è infatti un’attività complicata e difficile, ma non casuale. Questo concetto è importantissimo in quanto significa che ogni oscillazione potrebbe essere anticipata in maniera corretta dagli investitori. Esistono comunque una serie di teorie e di strumenti in grado di semplificare le loro mansioni. Ma anche questi strumenti richiedono tempo e denaro per poter funzionare correttamente e lanciare i giusti segnali al trader. I broker, con l’avvento di Internet, hanno messo a disposizione dei propri utenti diverse piattaforme. Queste risultano essere già in possesso di alcuni indicatori e oscillatori fondamentali, e traducono i movimenti oscillatori del mercato sui grafici, in modo tale da semplificarne la lettura. È necessario però considerare sempre i rischi connessi all’attività di trading. Infatti gli investimenti sul mercato finanziario offrono tanti profitti quante perdite. È impossibile eliminare le componenti negative, che possono essere

dovute a strategie non corrette, a fasi laterali del mercato e alla normale concorrenza presente nel Forex. Le perdite, dunque, devono essere recepite secondo una visione positiva, accettandole tanto quanto i profitti. È vero che sono pochi i trader che riescono ad ottenere profitti nel lungo periodo, ma è anche vero che sono pochi gli investitori che entrano nel mercato in maniera razionale, senza lasciarsi trasportare dalla rivalsa o dalla volontà di effettuare dei semplici tentativi per diventare ricchi. Una volta implementata la propria strategia, infatti, è necessario seguirla in maniera assidua, a meno che la stessa non presenti delle eventi lacune e richieda delle correzioni strumentali. Il concetto è quello di “giocare” responsabilmente, ossia di investire il proprio capitale con la consapevolezza che le percentuali di successo e quella di fallimento possono essere pressoché simili. Infatti, il primo obiettivo dev’essere quello di elaborare una strategia in grado di minimizzare i rischi del trader.

Capitolo 1 – Forex: il mercato finanziario più grande al mondo Il Forex è considerato il mercato finanziario più grande al mondo. Questa affermazione viene confermata dall’enorme mole di volumi che vengono scambiati quotidianamente all’interno di esso. Il Forex è inoltre l’unico mercato al mondo a rimanere aperto ininterrottamente per ben cinque giorni alla settimana, consentendo ai trader di effettuare i propri investimenti a qualsiasi ora del giorno e della notte. Il termine Forex deriva dall’unione di due parole, ossia Foreign ed Exchange, che consentono di identificarlo come il mercato delle valute estere. Proprio per questo motivo è facile immaginare il Forex come il mercato più frenetico dell’intero pianeta, che allo stesso tempo consente ai trader che decidono di investire in esso, di ottenere guadagni maggiori. Per riuscire a rendere vantaggiosa l’attività di trading però è necessario dedicare tempo e denaro allo studio del Forex e delle valute scambiate in esso, ma anche impegnarsi al fine di implementare una strategia di investimento che consenta di ottenere profitti nel medio e lungo termine. Naturalmente, essendo un’attività di investimento, ogni trader dovrà studiare e contemplare la percentuale di rischio. Nessuna strategia, neanche quella considerata pressoché perfetta, infatti, potrà garantire la completa eliminazione delle perdite, che però dovranno essere ridotte in modo tale da ottimizzare il rapporto intercorrente tra rendimento e rischio. Pensare di affidarsi totalmente al caso, invece, è la peggiore idea che un investitore che vuole ottenere successo possa avere. Le fluttuazioni, seppur minime e centesimali, relative alla compravendita di

valute effettuata nel Forex, non sono infatti date dal caso, ma sono frutto di una serie di meccanismi e di eventi che il trader deve essere in grado di comprendere. Si otterrà dunque un profitto nel momento in cui un trader riuscirà ad anticipare correttamente una futura oscillazione. Naturalmente tale profitto aumenterà in maniera proporzionale alla percentuale di rischio presente nell’operazione effettuata. È ovvio che ciascun trader dovrà implementare una strategia sulla base degli obiettivi che si prefigge. Tutte le persone hanno una propensione al rischio differente e questa caratteristica si ripercuote anche nel mondo del trading. Ma esistono tantissime altre differenze che contraddistinguono un trader da un altro. Ad esempio, nel mercato finanziario possono essere effettuati investimenti nel brevissimo termine, anche intragiornalieri, o nel lunghissimo tempo: la scelta della tipologia di trading per cui optare dipenderà dall’equilibrio che il trader riuscirà a dare al rapporto tra razionalità e volontà di ottenere profitti il più velocemente possibile.

1.1 – Come entrare nel Forex Entrare all’interno del Forex al giorno d’oggi è semplicissimo, ma non è sempre stato così. Fino agli anni ’90 gli investitori che intendevano aprire una determinata operazione sul mercato erano costretti a recarsi fisicamente presso le agenzie finanziarie o presso alcune banche abilitate. Solamente dopo una lunga attesa, dovuta alle infinite file di investitori, e alla confusione, egli poteva aprire la propria posizione. Ma anche questo passaggio non avveniva in modo tempestivo e così le opportunità spesso svanivano e un probabile profitto diventava presto una perdita certa. Internet ha profondamente cambiato non solo la società ma anche i mercati finanziari. Oggi infatti investire nel mercato Forex è semplicissimo e per farlo bastano pochi istanti ed un solo clic. Gli investimenti possono essere infatti realizzati da qualsiasi luogo: gli unici requisiti richiesti sono un dispositivo con accesso al web e una connessione Internet sufficientemente stabile. Un’ulteriore differenza riguarda i costi di entrata sul mercato. Ogni singola operazione effettuata in passato da un investitore era infatti accompagnata da costi di commissione altissimi. Questo rendeva il trading un’attività esclusiva per pochi soggetti, ossia solo per coloro dotati di un capitale iniziale abbastanza ampio da poter sostenere fasi negative del mercato anche piuttosto durature. Oggi invece i broker hanno deciso di azzerare i costi di commissione. Questa decisione ha avuto una conseguenza davvero importante, in quanto ha consentito a tutti, anche a coloro con poca o nessuna esperienza nel mondo del trading, di accedere al Forex, a prescindere dal capitale posseduto. I broker hanno dunque attirato una quantità enorme di soggetti, talvolta millantando facili guadagni, con lo scopo di incrementare i volumi di

mercato. Allo stesso tempo, l’apertura totale dei mercati finanziari ha dato la possibilità anche a soggetti inesperti, dopo periodi di studio, di analisi e di esperienza, di diventare trader professionisti.

1.2 – I principali meccanismi che regolano il Forex Il mercato Forex è regolato da meccanismi abbastanza semplici da capire, in quanto è incentrato sulla compravendita di valute. Questo però non significa che svolgere l’attività di trading sia altrettanto facile. La semplicità risiede nel fatto che, a differenza del mercato azionario e di quello delle materie prime, il Forex esclude la presenza di aziende. Il valore delle valute, ossia degli elementi oggetti di scambio nel Forex, viene influenzato principalmente dalle Banche centrali che, mediante l’attuazione di determinate politiche monetarie, influenzano i tassi di interesse e, di conseguenza, il valore nominale del denaro. Per poter essere efficienti all’interno del Forex dunque, i trader dovranno necessariamente essere sempre informati su tutti gli eventi economici e finanziari che possono influenzare il mercato Forex e gli oggetti in esso scambiati. Essendo un mercato valutario, esso è soggetto a vere e proprie fluttuazioni più che a tendenze, che invece riguardano le azioni e gli indici. Questa differenza deriva dal fatto che, mentre gli indici dipendono dalla volontà delle singole aziende di guadagnare, le valute sono degli strumenti che rappresentano l’economia, ed in particolare i dati di import ed export di una singola Nazione, e proprio per questo motivo tendono più a fluttuare all’interno del mercato. Questa è da considerare una caratteristica molto favorevole per i trader, in quanto rende il Forex molto più prevedibile rispetto a tutti gli altri mercati finanziari. Se i meccanismi del Forex risulteranno eccessivamente complicati da comprendere e da analizzare, allora è possibile affidarsi ad alcuni trucchi che consentono di copiare le strategie messe in atto dai trader professionisti. Queste tecniche, note con il nome di Copytrading, possono essere adattate

sulla base del capitale posseduto, allocando solo una bassa percentuale dello stesso per ogni singola operazione e incrementando gli investimenti solamente nel caso in cui il rapporto tra rendimento e rischio sia sufficientemente elevato.

1.3 – Il principio di Pareto Il principio di Pareto è una delle leggi che regola l’intero universo. Si tratta di una legge non fisica, in quanto non ha alcuna tesi certa che la identifica, ma che allo stesso tempo appare comunque molto valida. È possibile parlare di una sorta di rapporto aureo tra elementi contrastanti, in completa antitesi tra loro. Uno dei due elementi, infatti, sarà numericamente o volumetricamente più grande o più ampio rispetto all’altro, in un rapporto che si aggira intorno all’80% contro il 20%. Questo principio, come detto, regola l’intero universo e, di conseguenza, anche i mercati finanziari e nello specifico il mercato Forex. Molti trader possono evitare o non considerare questo principio, ma in realtà è stato statisticamente affermato che circa l’80% dei trader che investono nel Forex perdono il capitale allocato. Naturalmente questo dato comprende anche i trader che non hanno mai studiato le basi del trading, né tantomeno analizzato il mercato. Dunque già approfondire i meccanismi che regolano il Forex consentirebbe ai trader di allontanarsi dall’80% paretiano. Ciò nonostante, è comunque statisticamente confermato che solo il 20% degli investitori riesce a portare avanti una strategia che consente di ottenere in maniera costante dei profitti. Il principio paretiano si applica specialmente alla psicologia umana. E ciò vale anche nel mondo del trading. L’approccio al mercato e l’aspetto psicologico dei trader sono infatti fondamentali per capire se la strada intrapresa porterà al successo o al fallimento. Le strategie spesso falliscono perché gli investitori non le seguono assiduamente, lasciandosi trasportare dalle tentazioni e non agendo sul mercato con razionalità. Anche le aperture delle posizioni sono regolate dal principio assoluto di

Pareto. Infatti è statisticamente provato che in un intervallo di tempo ben definito, l’80% di esso non consente un’entrata sicura sul mercato, mentre nel restante 20% è possibile effettuare operazioni profittevoli. Anche in questo caso, gli errori psicologici individuabili nella fretta di aprire una posizione o nel tentativo di riscattarsi immediatamente da un’operazione negativa, sono da considerare gli elementi principali che portano al fallimento. Finché un umano rimarrà artefice del proprio investimento gli errori psicologici saranno sempre protagonisti dei mercati finanziari, e il concetto paretiano avrà sempre motivo per essere valido.

1.4 – Cosa sono le valute La valuta viene considerata l’oggetto del mercato Forex, ed è intesa come l’unità di scambio attraverso la quale è possibile scambiare beni e servizi all’interno di una Nazione o di un’area continentale. La valuta può assumere sia la forma di moneta che essere completamente virtuale. Generalmente la valuta viene emessa dalla Banca centrale nazionale, secondo le modalità stabilite dalle strategie di politica monetaria intraprese dal governo. Nel Forex la compravendita avviene tra due differenti valute: il trading effettuato sulle coppie di valute consiste nell’acquisto di una determinata valuta e nella vendita contemporanea di un’altra valuta. Nelle coppie di valute, il primo simbolo monetario indicato rappresenta la valuta di base, mentre il secondo simbolo è considerato la valuta di quotazione. Il valore della coppia però è unico, e non fa riferimento alle singole valute indicate, bensì al loro rapporto. Se tale valore supera l’1,0, allora la prima delle due valute è più forte della seconda, viceversa se il valore è inferiore all’1,0, allora la seconda valuta sarà considerata quella più forte nel rapporto.

1.4.1 – I cross Major Le valute Major o cross Major sono le coppie di valute più scambiate in tutto il mondo, considerando la generalità dei mercati finanziari. Esse sono principalmente quattro e vedono come protagonista assoluto il Dollaro statunitense, che appunto rientra in tutte le coppie Major. Il Major principale è rappresentato dalla coppia EUR/USD, ossia EuroDollaro statunitense, in quanto queste due valute sono le monete scambiate

nelle aree geografiche considerate come le economie più importanti al mondo, ossia rispettivamente l’Europa e gli Stati Uniti. Dato da non trascurare, questo coppia rappresenta anche il cross Major più giovane, in quanto la moneta europea è entrata in circolazione solamente a partire dal 2002. Essendo la principale coppia di valute scambiata sul mercato, l’EUR/USD mostra un tasso di volatilità molto alto, che si traduce in valori di spread ridotti. I trader dunque troveranno con molta facilità le offerte relative alla vendita o all’acquisto di questi cross Major. Il tasso di volatilità viene comunque stabilito sia dalla BCE, ossia la Banca Centrale Europea, sia dalla FED, ossia la Federal Reserve, che alterano la forza della moneta controllata aumentando o diminuendo i tassi di interesse. L’USD/JPY, ossia Dollaro statunitense-Yen giapponese, è la seconda coppia Major più importante. I trader sfruttano la differenza di valore tra le due valute per investire nel cosiddetto carry trading, ossia un’operazione che consiste nel richiedere un prestito in un Paese che utilizza una valuta con tassi di interesse molto ridotti per poi utilizzare il denaro ricevuto per investire in Paesi che presenta tassi di interesse elevati. La Banca Centrale giapponese, o Bank of Japan, ha infatti combattuto per molti anni la bassa inflazione riducendo notevolmente i tassi di interesse, talvolta addirittura azzerandoli. Anche per questo motivo il JPY è visto come un bene rifugio, in quanto mostra un andamento positivo nei momenti in cui l’economia attraversa fasi negative. Operazioni di questo genere sono comunque complicate e, per raggiungere gli obiettivi prefissati, richiedono un’esperienza notevole. Tra i cross Major non poteva assolutamente mancare, la coppia di valute GBP/USD, ossia Sterlina inglese-Dollaro Statunitense, nota a tutti i trader con il termine cable, ossia il cavo oceanico utilizzato per tanti anni per comunicare il tasso di cambio tra queste due valute. La Sterlina è stata la

moneta di riferimento di tutti i mercati finanziari per molti anni, prima che il Dollaro statunitense prendesse il suo posto. La Sterlina, nonostante il Regno Unito non abbia mai fatto effettivamente parte dell’Unione Europea, lega il suo valore e il suo andamento finanziario all’economia europea. Dunque i volumi compresi in questo cross Major possono essere considerati simili a quelli della coppia EUR/USD. Oltre alla Federal Reserve, la protagonista di questa coppia è la Bank of England, che modifica il valore della propria valuta sulla base della politica monetaria intrapresa. L’ultima coppia Major è invece quella composta dal Dollaro statunitense e dal Franco svizzero, dunque USD/CHF. Anche il Franco svizzero rientra tra le valute considerate Major proprio perché viene considerato un bene rifugio. Inoltre la stabilità e la neutralità perenne della Svizzera garantisce ai trader una fluttuazione abbastanza lineare dei valori. Inoltre, quando il mercato presenta tassi di volatilità abbastanza ridotti, il Franco svizzero, proprio a causa della sua posizione geografica, tende a seguire l’andamento dell’Euro. 1.4.2 – I cross Minor Vi sono una serie di rapporti valutari che invece non si legano al Dollaro statunitense, e che vengono considerati di importanza minore rispetto ai primi, e proprio per questo motivo vengono definiti cross Minor. Questi rapporti non devono comunque essere sottovalutati dai trader, sia perché in qualche modo influenzano i cross Major, sia perché rappresentano una buona parte dei volumi del Forex. Dunque gli investitori possono trarre molti vantaggi investendo sull’andamento di queste coppie di valute. I cross Minor riguardano i vari rapporti che intercorrono tra l’Euro, lo Yen giapponese, la Sterlina inglese, il Franco svizzero, il Dollaro canadese, il Dollaro australiano e il Dollaro neozelandese.

Per ottenere i tassi di cambi di ogni rapporto valutario Minor, negli anni passati era necessario convertire la valuta di base in Dollaro statunitense per poi convertirla nella valuta di quotazione. Oggi, proprio grazie alla presenza di questi incroci secondari, il trader non è più tenuto ad effettuare questa operazione e gli investimenti saranno dunque più rapidi e diretti. 1.4.3 – Le coppie di valute esotiche Il rapporto tra una delle quattro valute cross Major con una valuta di Nazioni economicamente giovani o piccole dà vita ad una coppia di valuta esotica. Naturalmente questo genere di valute viene scambiato con meno frequenza sui mercati finanziari e all’interno del Forex, e proprio per questo motivo i costi di commissione legati alle singole operazioni sono generalmente più elevati rispetto a quelli relativo alle altre coppie valutarie. Tra le valute dei Paesi emergenti o di piccole dimensioni più note, spiccano quelle di due città asiatiche molto importanti, ossia Singapore e Hong Kong, ma anche valute di Paesi appartenenti al continente europeo non comprese nell’Eurozona, come ad esempio la Lira turca e le Corone dei Paesi nordici e scandinavi. Infine una valuta che sta assumendo sempre più importanza nel mercato finanziario è rappresentata dal Rand sudafricano, anch’esso compreso nelle coppie di valute esotiche.

1.4.4 – Le criptovalute Le criptovalute possono essere considerate delle valute digitali prive di qualsiasi controllo da parte degli organi di vigilanza, e per questo motivo decentralizzate. Proprio la mancanza di un vero e proprio controllo ha consentito a questa tipologia di valuta di diffondersi facilmente in tutto il mondo e di essere scambiata all’interno dei mercati finanziari. La caratteristica principale delle criptovalute è la presenza di un tasso di volatilità elevatissimo. Il trader dovrà naturalmente prevedere la possibile evoluzione della criptovaluta osservata all’interno del mercato, tentando di acquistare a valori relativamente bassi per poi vendere a valori alti. Inoltre, anche in questo mercato è possibile investire anticipando eventuali ribassi futuri delle criptovalute, vendendo in questo modo allo scoperto. La criptovaluta più nota in tutto il mondo è sicuramente il Bitcoin, che nasce in Giappone nel 2009. Il Bitcoin è stata la prima criptovaluta ad essere accettata come forma di pagamento all’interno del web. Naturalmente, essendo totalmente basata sulla crittografia e su un sistema di pagamento centralizzato, noto come Proof of Work, il Bitcoin è riuscito a svincolarsi dai circuiti bancari tradizionali, garantendo comunque il medesimo livello di sicurezza negli scambi di denaro digitale. Ad oggi le criptovalute vengono dunque utilizzate sia per acquistare determinati beni o servizi, sia per trasferire o ricevere valori monetari.

1.5 – Osservare lo spread e il pip per ottenere profitti Il trading all’interno del Forex e in tutti gli altri mercati viene effettuato tenendo in considerazione due elementi essenziali. Il primo è sicuramente il prezzo al quale viene venduta una determinata operazione, e questo valore prendo il nome di Bid. Il secondo elemento è invece il prezzo di acquisto della medesima operazione, denominato in gergo tecnico Ask. La differenza tra i due elementi, ossia tra Bid e Ask, fornisce al trader il valore dello spread. Questa differenza altro non è che la commissione che ogni broker riceve come guadagno per ogni singola operazione aperta sul mercato. Il calcolo dello spread è fondamentale per un trader in quanto consente di individuare quali siano le operazione veramente vantaggiose, sulla base delle previsioni effettuate e della strategia che lo stesso investitore ha deciso di adottare. Un altro elemento fondamentale è invece il percentage of point, noto anche con l’acronimo pip. Il pip rappresenta l’unità di base dell’intero Forex, in quanto indica la più piccola fluttuazione possibile per una coppia di valute. Calcolare il percentage of point è semplicissimo: esso è infatti rappresentato dalla differenza tra la quarta cifra decimale dei valori di una coppia di valute osservata in due diversi momenti temporali. Essendo il pip l’unità di misurazione delle fluttuazioni all’interno del Forex, è naturale che anche lo spread venga espresso in termini di pips. Il valore dello spread viene in ogni caso deciso dal broker al quale il trader ha deciso di affidarsi: ogni investitore dunque è tenuto a valutare la convenienza dell’apertura della medesima operazione effettuata presso broker differenti.

1.6 – Il trading nel Forex al giorno d’oggi L’attività di trading ha subito nel corso degli anni profondi mutamenti. La più importante tra queste trasformazioni si è verificata sicuramente con l’avvento del web che ha praticamente liberalizzato il Forex, rendendolo accessibile a tutti. Al giorno d’oggi il Forex è considerato il mercato finanziario più sicuro del mondo, in quanto i rischi sono minimizzati e i rendimenti ottimizzati. Il vantaggio principale del trading online moderno è rappresentato dall’azzeramento del costo delle commissioni. I broker, infatti, ottengono oramai guadagni solamente dagli spread calcolati sulle coppie di valute scambiate nel Forex. Inoltre il Forex odierno permette di effettuare trading a qualunque ora del giorno o della notte, sfruttando le aperture e le chiusure dei mercati, a seconda dei loro orari di attività. Il trading moderno consente di ottenere profitti nonostante gli investimenti molto bassi. Questo è possibile grazie all’effetto della leva finanziaria, che consente di amplificare l’investimento effettuato anche di 300 o 400 volte. Più è alta la possibilità di aumentare l’eventuale profitto e maggiore sarà il rischio connesso all’operazione. Spetta dunque al trader delineare e implementare la propria strategia, contemplando tutti questi elementi, scegliendo gli orari più proficui e decidendo la quantità di capitale ottima da allocare per ogni segmento di mercato. Ma ciò che contraddistingue maggiormente il trading moderno è la necessità fondamentale di capire il mercato in ogni suo aspetto, al fine di anticipare correttamente le fluttuazioni valutarie. Immaginare il Forex come un mercato

casuale è del tutto errato. Le fluttuazioni, secondo le più importanti teorie di Analisi Tecnica, sono infatti prevedibili, e vi sono una serie di strumenti che facilitano l’individuazione dei trend e dei possibili valori futuri. In particolare il Forex moderno richiede l’estraniazione della componente emotiva dall’attività di investimento. Gli umani sono infatti eccessivamente esposti allo stress e alla tensione, e talvolta aprono posizioni sul mercato spinti più dalla voglia di rivalsa nei confronti di una perdita appena subita che dalla razionalità. In questo senso si rischia di mandare all’aria un’intera strategia, anche ben progettata, con investimenti che vengono affidati completamente al caso. Questo atteggiamento non caratterizza i trader di successo, che invece seguono alla lettera ciò che avevano precedentemente implementato, accettando le perdite e aspettando pazientemente il momento opportuno per poter effettuare l’investimento.

Capitolo 2 – Come guadagnare nel Forex Il guadagno nel mondo del Forex è un concetto legato sia al rischio, sia al management del capitale a disposizione. Proprio per questo motivo è importante diversificare la strategia implementata su più matrici, seguendo in questo modo strade diverse per raggiungere il medesimo scopo, ossia il profitto. Anche nel Forex dunque non esiste un guadagno facile. Il successo è infatti frutto di un percorso lungo e tortuoso, che metterà i trader in difficoltà e che richiedere oltreché tempo, anche molto denaro. Dunque gli investitori dovranno trovare un metodo di azione che riduca al minimo il rischio, ma che non faccia calare in modo eccessivo il rendimento. Il punto di equilibrio nel rapporto di questi due fattori è da ricercare nella propria indole. Ogni persona ha una propensione al rischio diversa rispetto all’altra, e questo si riflette in strategie differenti nel mondo del Forex. Ma il trading richiede anche passione, costanza e impegno. Solo attraverso queste tre virtù un trader si impegnerà nello studio dei concetti fondamentali e teorici, nell’analisi del mercato e nell’implementazione di una strategia che possa portare al successo. Inoltre ogni trader dovrà mettere da parte le proprie illusioni. Il Forex è infatti un mondo unico, che offre possibilità che pochissime altre realtà sono in grado di concedere. È però necessario fissare degli obiettivi che siano realistici e soprattutto realizzabili. Per i trader inesperti e alle prime armi è consigliato affidare i propri investimenti ad un conto demo, ossia un conto che consente di utilizzare soldi virtuali fittizi per svolgere trading sul Forex.

2.1 – L’implementazione di una strategia valida Dunque il primo vero passo che deve effettuare ogni trader, dopo aver approfondito e studiato tutti i meccanismi che regolano il mercato, è quello di implementare una vera e propria strategia che gli consenta di rimanere all’interno del Forex nel lungo termine. Non esiste un vero e proprio modello strategico che può essere considerato migliore rispetto ad un altro, ma soprattutto non esiste una strategia perfetta che sia in grado di evitare completamente le perdite. Naturalmente esistono dei concetti fondamentali che durante la fase di implementazione il trader deve cercare di rispettare, in modo tale da incrementare le probabilità di successo. Molti esperti paragonano l’importanza per il trader di creare una propria strategia che si adatti al proprio stile e ai propri obiettivi, all’importanza di generare un ottimo business plan per le aziende che intendono affermarsi sul mercato concorrenziale. Nello specifico, dunque, la strategia di ogni trader deve focalizzarsi su due concetti: quello del Money Management, ossia la gestione del capitale, e quello del Risk Management, ossia la gestione del rischio.

2.1.1 – Il Money Management La gestione del capitale, nota in gergo tecnico come Money Management, fa riferimento a tutte le operazioni attraverso le quali un trader può investire e allo stesso tempo proteggere il proprio capitale. Innanzitutto il trader dovrà capire la quantità di capitale da allocare per ogni singolo investimento. Una strategia, infatti, si compone di più investimenti, talvolta anche contemporanei, che magari vengono effettuati basandosi su approcci e metodologie di trading differenti. Questa scelta è sicuramente personale, in quanto strettamente legata sia alla propensione al rischio dell’investitore, sia all’ammontare di capitale da lui stesso posseduta. Inoltre una strategia deve essere implementata in modo tale da poter proteggere il capitale investito. Una volta che un trader ha aperto una determinata posizione, infatti, è necessario monitorare le fluttuazioni valutarie seguendo un concetto ben preciso: egli è infatti tenuto a bloccare le perdite e a lasciar correre i profitti. Il trader dunque deve individuare quali siano i possibili punti di uscita dal mercato: lasciar correre delle perdite nella speranza che vi sia un’improvvisa fluttuazione che riporti la coppia di valute in una posizione per lui vantaggiosa è infatti molto rischioso e dunque controproducente; ma anche lasciar correre eccessivamente i profitti può rivelarsi dannoso, in quanto così facendo si va ad incrementare sempre più il livello di rischio, e un’improvvisa fluttuazione di prezzo potrebbe generare una perdita. Dunque il trader deve comportarsi in modo razionale, e mai seguire l’avarizia. Ogni profitto deve essere visto come un’operazione positiva e mai come un’occasione persa. Anche se tutte queste operazioni, relative all’apertura e alla chiusura di una

posizione all’interno del Forex, vengono delegate dal trader ad un sistema automatizzato di trading, il concetto appena espresso non deve essere alterato. Stabilire una corretta strategia per definire il momento opportuno per poter uscire dal mercato è probabilmente più importante di realizzare ottime strategie di entrata. Infatti è proprio nella chiusura che è possibile ottimizzare i profitti o minimizzare le perdite. Per poter monitorare contemporaneamente tutte queste condizioni, ma anche per riuscire a prevedere possibili scenari futuri che potrebbero influenzare, nel bene o nel male, la posizione aperta, il trader può fare affidamento su alcuni strumenti in grado di generare segnali davvero molto utili. Questi segnali inducono l’investitore, o il Trading System, ad aprire posizioni, chiuderle e persino a riaprirle, nonostante sia già avvenuta l’uscita dal mercato, nel caso in cui si verificano determinate condizioni. Il Money Management è dunque un elemento della strategia che abbraccia tutte le fasi del trading, dall’analisi del mercato alla chiusura delle posizioni aperte in esso. Molti esperti considerano la gestione del capitale come la parte fondamentale dell’intero investimento valutario e ad essa vengono imputate le cause di un eventuale fallimento, ma anche i meriti per la possibile generazione di profitti.

2.1.2 – Il Risk Management Il secondo elemento che consente ad un trader di imboccare la strada del successo è quello relativo alla gestione del rischio, ossia il cosiddetto Risk Management. Naturalmente l’implementazione di questo processo si focalizza principalmente sull’individuazione degli eventi considerati rischiosi o delle componenti strategiche che possono generare rischiosità indesiderate. La gestione del rischio si compone principalmente di tre modalità di azione: la prima fa riferimento alla possibilità di trasferire il rischio a terze parti, concorrenti sul mercato; la seconda riguarda invece il tentativo di evitare completamente il rischio; la terza modalità, infine, riguarda l’accettazione del rischio, con il conseguente tentativo di limitare e minimizzare le componenti negative. Ciò che il trader deve assolutamente evitare è il raggiungimento, a seguito di una serie di perdite, di un rischio finanziario, che comporterebbe la perdita totale del capitale inizialmente allocato nell’attività di trading. Una volta identificati i rischi, il trader è tenuto ad analizzarli, al fine di capire quale sia il loro effettivo livello di pericolosità. La valutazione dei rischi dunque consente di delineare una strategia in grado di evitare o limitare gli eventi rischiosi più urgenti, tralasciando, almeno temporaneamente, quelli considerati meno pericolosi. Ma per ottenere un’analisi accurata, il trader dovrebbe studiare quali siano le cause effettive che hanno portato alla generazione del rischio e, soprattutto, quali siano le conseguenze che comporta tale rischio. Questa è sicuramente la fase più delicata dell’intero Risk Management. Se si viene a conoscenza sia delle cause che delle conseguenze di un rischio, allora il trader può considerarsi in grado di

modificare la strategia in modo ottimale, al fine di minimizzare i risultati negativi. Ma questo non sempre è possibile all’interno del Forex, sia a causa della velocità con cui si evolve il mercato, sia per la mancanza di elementi idonei a capire le origini e gli effetti del rischio. L’accurata valutazione naturalmente conduce alla definizione delle priorità. La strategia implementata deve essere in grado di reagire tempestivamente ai rischi, seguendo però un ordine sia cronologico che economico. Infatti proprio sulla base delle valutazioni realizzate sui singoli rischi, il trader dovrà decidere quanta parte di capitale allocare. Questo fa intendere l’intensa correlazione che lega il Money Management con il Risk Management. Entrambi questi processi sono infatti determinanti per l’implementazione di una strategia in grado di reagire agli eventi interni ed esterni del mercato, sia con tempestività che con razionalità. Il compito del trader appare dunque molto complicato, ma anche in questo caso esistono degli strumenti che consentono di semplificare e, soprattutto, di velocizzare il suo lavoro. È dunque molto importante che ogni investitore, oltre a saper interpretare correttamente il mercato, tenda a migliorarsi nell’utilizzo di questi strumenti, in modo tale da agevolare notevolmente la sua funzione, delegando a software e sistemi automatizzati le mansioni che avrebbe dovuto svolgere in prima persona.

2.2 – L’analisi dei trend Una volta che il trader ha analizzato tutti i fattori interni ed esterni al mercato, studiato gli eventi economici che potrebbero in qualche modo influenzare il valore delle coppie di valute e implementato una strategia ipoteticamente valida, allora può passare ad analizzare il trend o le fluttuazioni che caratterizzano il Forex. Come molti degli analisti del passato hanno dimostrato, l’evoluzione dei trend non è assolutamente casuale, ma prevenibile mediante l’esame delle serie storiche, del calendario economico e degli altri eventi sociali e politici che potrebbero influenzare i mercati finanziari. L’analisi dei trend segue comunque due direzioni teoriche differenti. La prima, improntata sullo studio assiduo del mercato e dei trend, prende il nome di Analisi Tecnica; la seconda, che invece focalizza l’attenzione sugli eventi segnati sul calendario economico, viene definita Analisi Fondamentale.

2.2.1 – L’Analisi Tecnica L’Analisi Tecnica prevede l’utilizzo di grafici e indicatori al fine di individuare la possibile evoluzione del mercato valutario. Questa metodologia di analisi si fonda su teorie di trader e analisti che negli anni sono riusciti a stravolgere il mercato finanziario, ottenendo profitti nei momenti più bui della storia economica mondiale. Lo scopo principale dell’Analisi Tecnica consiste nell’individuare una possibile inversione nella tendenza di un trend. L’idea è dunque quella di seguire l’andamento di una tendenza fino a che essa non vada a raggiungere una resistenza o un supporto, finendo in questo modo in una zona di ipercomprato o di ipervenduto. A questo punto le probabilità di incorrere in un’inversione di tendenza aumentano e il trader tenta di ottenere profitto dalla situazione creatasi. Per capire però l’effettivo andamento del trend, l’analista tecnico deve necessariamente basarsi su tre principi fondamentali. Il primo afferma che i prezzi scontano tutto. Ciò significa che, almeno teoricamente, il trader non è tenuto a studiare approfonditamente tutti gli eventi e i fattori che possono influenzare un trend, in quanto tali condizioni sono già insite all’interno della tendenza. Per questo motivo è necessario analizzare solamente il trend, essendo questo completo di tutte le informazioni necessarie per poter agire correttamente sul mercato finanziario. Il secondo presupposto invece fa riferimento ai comportamenti umani. Secondo la teoria dell’Analisi Tecnica, infatti, i trader tendono a non controllare le proprie emozioni, avendo un comportamento euforico nel momento in cui i prezzi seguono una tendenza ed entrando in panico una volta che il trend pare aver esaurito la sua forza.

Per questo motivo ogni trend seguirà un andamento oscillatorio, al rialzo e al ribasso, proprio dettato dal comportamento degli investitori. In questo senso è dunque possibile per l’analista tecnico individuare la possibile evoluzione futura del trend sulla base del suo andamento del passato. Ciò significa che per l’Analisi Tecnica la storia si ripete e diventa fondamentale analizzare le serie storiche di ogni trend per ottenere dei vantaggi in termini di guadagno investendo su di essi. Il terzo presupposto fondamentale dell’Analisi Tecnica riguarda invece il concetto di validità del trend. Infatti un trend viene considerato valido fino a che il trader non osservi chiari segnali che ne indichino l’avvenuta inversione. Una piccola correzione di prezzo al ribasso su un trend al rialzo, dunque, non può essere scambiata per un’inversione, e ciò significa che il trend è rimasto valido. Questo presupposto è seguito specialmente dai cosiddetti trend following, ossia un genere di investitori che inseguono in maniera ostinata il trend fino a che non avviene l’effettiva inversione. La Teoria di Dow è considerata l’apice dell’intera Analisi Tecnica. Dow ha fondato la sua analisi di mercato su sei punti fondamentali, riportati negli articoli del Wall Street Journal. Il primo punto della teoria di Dow coincide con il primo presupposto dell’Analisi Tecnica, ossia i prezzi scontano tutto. Nel secondo punto della Teoria di Dow, viene suddiviso un trend a seconda del suo genere: trend primario, quando ha una durata superiore ad un anno; trend secondario, che può durare da tre settimane a tre mesi; trend minore che invece ha una durata inferiore alle tre settimane. Nel terzo punto Dow suddivide il trend primario in tre componenti, a seconda della maturazione raggiunta: la fase di accumulazione, durante la quale il trend nasce; la fase di consolidazione, durante la quale gli investitori hanno individuato la nuova tendenza e aprono posizioni sul mercato; la terza fase, durante la quale il trend perde di intensità e i trader chiudono le posizioni precedentemente

aperte al fine di ottenere dei profitti dallo spread di prezzo. Il quarto punto della Teoria di Dow, invece, fa riferimento al fatto che se due indici si muovono nella stessa direzione, allora il trend osservato è ancora valido. Un’ulteriore conferma della validità del trend deve arrivare, secondo il quinto punto della Teoria di Dow, dai volumi di mercato, che si espandono o si riducono a seconda della sua intensità. Infine, il sesto punto indica la vicinanza del trend verso il trader, quasi in segno di amicizia. L’investitore deve dunque fidarsi del trend fino al momento in cui egli non inverte in modo chiaro e definitivo il proprio andamento. La Teoria di Dow, nonostante sia stata scritta agli inizi del XX Secolo, appare tutt’oggi valida ed efficace. L’analista tecnico, dunque, è tenuto a seguire fedelmente questi concetti o ad imporli ad un sistema di trading automatizzato, per riuscire ad avere successo nel Forex. Oltre a questi concetti teorici, l’analista tecnico basa i suoi investimenti su determinati strumenti, come i grafici, gli indicatori e gli oscillatori. Attraverso questi il trader riuscirà a comprendere meglio il mercato, percepirà la tendenza delle coppie di valute e sarà in grado di anticipare le future evoluzioni.

2.2.2. – L’Analisi Fondamentale Se l’analista tecnico fonda la sua azione sullo studio approfondito dei mercati e delle sue serie storiche, l’analista fondamentale si concentra maggiormente su tutti quegli eventi che possono provocare delle oscillazioni dei trend all’interno del Forex. Questi eventi possono essere sia preventivati, come ad esempio la pubblicazione di un bilancio di un’importante società attiva nel mercato finanziario di interesse, oppure improvvisi, come ad esempio il crollo di un governo politico. Gli effetti di questi eventi possono essere molteplici e l’analista fondamentale deve essere in grado di capire se le tendenze volgeranno al rialzo o al ribasso, a seconda della coppia di valute osservata. Tutti gli eventi economici di rilievo dovranno essere inseriti all’interno di un calendario, che dovrà essere consultato assiduamente dal trader. Su di esso infatti si baseranno le strategie di investimento future. L’elemento di interesse principale per un analista fondamentale è sicuramente il bilancio di esercizio di una società o di un ente di rilievo all’interno del Forex. Per riuscire ad anticipare il trend però l’analista dovrà ricercare e studiare il bilancio non ufficiale, generalmente reso noto qualche giorno prima rispetto a quello effettivo. Su di esso dovranno essere applicati gli indici di bilancio, ed in particolare l’EBITDA, il ROE e il ROI, in modo tale da riuscire a comprendere lo stato di salute della società analizzata. L’EBITDA è il risultato parziale del Conto economico riclassificato, che tiene in considerazione il reddito proveniente solamente dalla gestione operativa. Si tratta quindi del valore del reddito prima che vengano sommati algebricamente ad esso gli interessi, i deprezzamenti, gli ammortamenti e le

imposte. Indica dunque lo stato reale della società, vista non in un preciso momento, bensì in un intervallo di tempo. Gli elementi del Conto economico, infatti, sono dei valori flusso, ossia in continua evoluzione, e non stock, come quelli presenti all’interno dello Stato patrimoniale. L’indice ROE, acronimo di Return on Equity, considera il rapporto intercorrente tra il Reddito netto della società e il capitale proprio. In questo modo il trader è in grado di capire quanta parte dei mezzi finanziari propri utilizzati dall’azienda si trasforma in reddito: maggiore è questa percentuale e migliore sarà lo stato di salute aziendale. Il ROI, infine, consente di capire quanta parte di capitale investito si è effettivamente trasformata in reddito. È un indice semplice da applicare, ma che deve essere interpretato correttamente dal trader per portare a ottenere dei vantaggi nel trading. Il ruolo dei due analisti è dunque per certi versi opposto. L’analista tecnico è tenuto ad impegnarsi nella fase precedente a quella dell’investimento, con uno studio approfondito di tutte le serie storiche, dei fattori che circondano l’ambiente Forex e con un monitoraggio costante delle posizioni aperte nel mercato. Viceversa l’analista fondamentale focalizza il suo impegno nei giorni che precedono un determinato evento economico che può influenzare le fluttuazioni delle coppie valutarie, ipotizzando tutti i possibili scenari futuri sulla base dei dati economico-finanziari di una o più società e dei risultati ottenuti applicando gli indici di bilancio. Non è possibile affermare a priori quale delle due metodologie di approccio al mercato sia più vantaggiosa: ogni tecnica presenta infatti punti di forza e punti deboli, ed ognuna si adatta meglio a specifiche fasi di mercato. I trader professionisti portano avanti più strategie, talune basate sull’Analisi Tecnica e altre sull’Analisi Fondamentale, in modo tale da riuscire a sfruttare i punti di forza di entrambe le metodologie e coprire a vicenda i loro punti deboli.

2.3 – Lo studio della volatilità e le aspettative di mercato La volatilità è un importante indicatore della stabilità, e di conseguenza dell’instabilità, di un mercato. Essa può essere calcolata su base giornaliera o su base periodica e consente di conoscere quale sia l’effettiva forza di un trend, la sua intensità e, indirettamente, la sua durata. È possibile considerare due diverse tipologie di volatilità, quella storica e quella implicita. I trader utilizzano la volatilità storica per capire quali possano essere le reazioni del mercato a seguito di determinati eventi. Essi considerano i periodi caratterizzati da un tasso di volatilità alto oppure basso, e analizzano le risposte delle coppie di valute agli eventi segnati nel calendario economico. Il concetto è che una stessa coppia reagirà in modo simile agli eventi di natura simile, e seguendo questa idea, sarà più probabile individuare le fluttuazioni future nel Forex. Questa tipologia di calcolo si adatta maggiormente all’analista fondamentale. La volatilità implicita ha invece lo scopo di individuare quale sia la volatilità futura relativa ad una determinata coppia di valute. Per ottenere questa indicazione, il trader è tenuto a confrontare la curva della domanda e dell’offerta e tutti i fattori in grado di influenzare gli andamenti di queste linee. È dunque un lavoro molto più adatto all’analista tecnico. Esistono numerosi strumenti in grado di captare e indicare con precisione il tasso di volatilità presente sul mercato. Tali strumenti possono essere combinati tra loro in modo tale da ottenere dati e informazioni più precise, ottimizzando la strategia del trader. Oltre al tasso di volatilità presente e futuro, i grafici, gli indicatori e gli oscillatori consentono di ottenere importanti informazioni relativamente alle aspettative di mercato. È possibile trovare sul web informazioni più o meno valide sull’andamento futuro del

mercato, ma ogni investitore dovrebbe ricercare le proprie informazioni utilizzando i propri strumenti, in modo tale da depurare le statistiche e i dati ottenuti da qualsiasi altra influenza. Ogni soggetto attivo ha delle aspettative sul mercato. Se un soggetto ha una notevole importanza all’interno del Forex, allora la sua aspettativa potrà influenzare anche quelle degli altri soggetti. Se l’aspettativa generale è pressoché identica, allora il trend potrebbe veramente seguire quell’andamento, a meno che non vi siano eventi straordinari che alterino il mercato. Rimane comunque difficile avere un’idea unanime del mercato, soprattutto quando la forza di acquirenti e venditori si equivale.

2.4 – La ricezione dei segnali Le aspettative di mercato possono essere intuite specialmente combinando l’azione di strumenti e software che consentono di analizzare il mercato. I grafici sono i primi strumenti utilizzati dai trader. Questi possono essere ad inversione, quando hanno lo scopo di intuire un possibile capovolgimento dell’orientamento tendenziale, o di continuazione. Le figure che gli andamenti creano consentono ai trader di capire quale possa essere l’evoluzione prossima del trend, aprendo e chiudendo posizioni a seconda del momento del mercato. La seconda tipologia di strumenti sono gli oscillatori, che disegnano un trend ipotetico che oscilla all’interno di un range, a seconda dei valori assunti dal mercato. Gli oscillatori sono fondamentali per capire se i valori delle coppie di valute siano entrati in aree di ipervenduto o di ipercomprato, in modo tale che il trader possa investire agendo di conseguenza. Gli indicatori, infine, consentono di seguire la tendenza del mercato. Questi strumenti, a differenza degli oscillatori, non consentono di individuare aree di inversione, bensì permettono al trader di decifrare l’intensità e la forza del trend, in modo tale da lasciare aperta la propria posizione sfruttandone ogni passaggio. Il trend viene inseguito fino al momento in cui non mostra un segnale evidente di variazione di tendenza. Ogni strumento risulta molto utile al trader, ma per sfruttarne a pieno le potenzialità è necessario combinare le loro azioni. Solo in questo modo infatti è possibile colmare alcune lacune e incrementare le possibilità di ottenere dei profitti nel medio- lungo termine.

Capitolo 3 – I broker

Nel settore finanziario e soprattutto in quello del trading riveste un ruolo fondamentale la figura del broker, che rappresenta la professione più significativa nel mercato della finanza e dei titoli. Il mercato dei broker è vastissimo, e ognuno di essi offre al cliente servizi diversi e personalizzati, sulla base delle esigenze. Tuttavia i broker non rappresentano un sistema infallibile per guadagnare denaro, in quanto vanno utilizzati sempre senza perdere di vista il giusto livello di rischio oltre il quale sarebbe meglio non spingersi.

3.1 – Cosa sono i broker I broker finanziari sono dei professionisti che si pongono come intermediari fra gli investitori e il mercato finanziario. In realtà possono essere chiamati broker anche gli intermediari che operano in altri mercati differenti rispetto a quello finanziario, come ad esempio i broker assicurativi, i broker navali e i broker aeronautici. La figura rilevante nel mondo del trading e degli investimenti è però quella del broker finanziario, che svolge oggi anche la funzione di market maker, ossia si occupa della gestione del mercato.

3.2 – Quale ruolo hanno i broker all’interno del Forex Ma il broker non svolge solamente il ruolo di intermediario finanziario. Infatti, dal punto di vista legislativo, il broker è tenuto a tutelare l’investitore, informandolo e coprendolo dai rischi, ma anche svolgendo mansioni di assistenza, sia nella fase precedente all’investimento, sia a quella prettamente inerente allo stesso. Nel corso degli anni, con la trasformazione del mercato finanziario, si è modificato anche il ruolo del broker. Inizialmente, infatti, gli intermediari ottenevano guadagni specialmente dalle commissioni, che fino a qualche decennio fa risultavano essere molto elevate. Al giorno d’oggi, i broker, ricoprendo anche un compito di tutela degli investitori, hanno ridotto o addirittura azzerato il costo relativo alle commissioni di apertura delle operazioni nel Forex. I loro profitti oggi si generano con gli spread, ossia con la differenza di prezzo tra due valori della medesima coppia di valute osservata in due periodi differenti. Dunque i broker affiancano i trader durante ogni fase di investimento, sostenendoli e tutelandoli, in modo tale da consentire loro di rimanere sul mercato il più a lungo possibile.

3.3 – Come investire con i broker Per poter effettuare investimenti sul Forex e su qualsiasi altro mercato finanziario è necessario capire quale sia l’evoluzione di un trend e aprire una posizione seguendo le ipotesi effettuate. Il trader deve però capire le dinamiche di crescita del trend e, mediante un’analisi tecnica ben implementata, studiare le serie storiche, comparando le possibili evoluzioni e reazioni delle tendenze. Il trader deve inoltre definire in maniera chiara quali siano i propri obiettivi. Infatti se per alcuni il trading rappresenta un momento di svago, per altri è diventato ormai un vero e proprio lavoro. Per questo è meglio che ciascun investitore si categorizzi ad una determinata classe, definendo così anche il proprio ruolo nel Forex.

3.3.1 – CFD Con l’acronimo CFD si intende il Contratto per Differenza: il trader può investire sulla differenza di valore di un determinato strumento finanziario, dal momento in cui viene aperta la posizione nel mercato al momento in cui la stessa viene chiusa. Questa tipologia di investimento ha coinvolto un numero sempre più alto di persone, divenendo uno degli asset maggiormente frequentati al mondo. Questo perché non avviene una vera e propria compravendita di titoli, e viene anche eliminata la problematica relativa ai tassi di cambio.

3.3.2 – Opzioni binarie Le opzioni binarie rappresentano modalità di investimento di breve e medio termine. Si tratta semplicemente di aprire una posizione ad un determinato valore del trend osservato e capire se l’evoluzione entro un intervallo ben definito sia al rialzo o al ribasso. È una tipologia di investimento apprezzata proprio in quanto consente ai trader di ottenere dei profitti anche nel giro di pochissimi minuti.

3.3.3 – Forex Il Forex è il mercato finanziario per eccellenza. Ogni broker consente di aprire posizioni in questo mercato, in quanto vi è una garanzia di alti valori dei volumi di scambio e un’apertura completa, con conseguente possibilità di investimento, ventiquattro ore su ventiquattro. Il Forex è dunque un mercato illimitato, sia dal punto di vista temporale che da quello finanziario, in quanto offre maggiori garanzie di successo rispetto a qualsiasi altro mercato.

3.3.4 – Social Trading La nuova frontiera del trading offre la possibilità di combinare le strategie di investimento con i social network. Esistono infatti delle piattaforme che consentono ai trader di rendere pubbliche le strategie implementate, di chiedere agli altri utenti consigli in relazione a determinati processi insiti in esse e di condividere pregi e difetti della propria analisi con tutti. Sempre più trader professionisti decidono di iscriversi a queste piattaforme social, proprio per affinare le proprie competenze e garantire un sostegno a tutti coloro che si imbattono per la prima volta nel Forex. Questa metodologa consente anche di comprendere collettivamente determinati processi del mercato che possono rivelarsi eccessivamente complessi. È dunque una metodologia molto apprezzata, che negli ultimi anni si sta diffondendo sempre più, in ogni parte del mondo.

3.3 – Le piattaforme per fare trading Ogni broker mette a disposizione dei propri utenti una piattaforma che funge da interfaccia tra il trader e il mercato finanziario. Generalmente all’interno di queste piattaforme sono inclusi vari strumenti, quali grafici, oscillatori e indicatori, in grado di lanciare dei segnali all’investitore, suggerendogli l’apertura e la chiusura delle posizioni. Esistono sia piattaforme gratuite, scaricabili direttamente dal web, che piattaforme a pagamento. Naturalmente queste ultime si differenziano dalle prime per una maggiore chiarezza nell’analisi offerta, un’interpretazione migliore dell’evoluzione del mercato e una più corretta individuazione della possibile evoluzione del trend. Le piattaforme sono indicate specialmente per coloro che si affacciano per la prima volta sul mercato finanziario e che devono prendere confidenza con le tecniche da utilizzare e con le strategie da implementare.

Analisi Fondamentale Le origini dell’Analisi Fondamentale risalgono a tempi remoti, ma nonostante ciò essa rappresenta ancora oggi un pilastro fondamentale per lo studio e per l’interpretazione degli asset finanziari. Riuscire a destreggiarsi in questo tipo di analisi può rivelarsi molto utile per valutare l’economia e i settori del mercato, per imparare a gestire e investire in modo prudente e consapevole il proprio capitale. Coloro che intendono investire attraverso l’utilizzo dell’Analisi Fondamentale ma non sono professionisti in tale ambito, possono trovare notevoli difficoltà, tuttavia grazie ad uno studio della materia potranno essere in grado di acquisire le competenze necessarie per interpretare nel modo corretto i segnali dei mercati. Infatti il presupposto di tale analisi è proprio l’interpretazione dei dati, a differenza dell’Analisi Tecnica che fornisce invece gli indicatori e le risorse necessarie. L’utilizzo dell’Analisi Fondamentale può rivelarsi un ottimo strumento di studio, ma lo sarà ancora di più se verrà affiancata all’Analisi Tecnica in modo combinato. Il lavoro dell’analista fondamentale consiste infatti nella ricerca e nell’interpretazione dei dati finanziari presenti nel mercato, degli indicatori e dei parametri stabiliti dall’Analisi Tecnica, per raggiungere i migliori risultati possibili.

Capitolo 1 – Cosa è l’Analisi Fondamentale Ogni investitore utilizza tecniche differenti al fine di tentare di anticipare i movimenti dei mercati finanziari e ottenere in questo modo dei profitti. Una delle tecniche maggiormente utilizzate dai trader prende il nome di Analisi Fondamentale. A prescindere dall’esperienza posseduta dall’investitore, infatti, l’Analisi Fondamentale consente di spiegare, mediante dei dati, ciò che effettivamente si sta verificando in un determinato mercato finanziario, in modo tale da ipotizzare quello che potrà accadere al trend nei periodi successivi. Molti individui hanno tentato più volte di affacciarsi nel mondo del trading ma, non essendo in possesso di una vera e propria strategia di analisi del mercato e di gestione del denaro, hanno terminato la loro esperienza con un fallimento. Infatti osservare i dati forniti da enti e istituti di ricerca può rivelarsi un’azione del tutto inutile, in quanto le statistiche sono incomprensibili: il trader inesperto non è infatti in grado di valorizzare queste informazioni, selezionandole e inserendole all’interno di uno schema logico. Ciò che contraddistingue l’Analisi Fondamentale da ogni altra tecnica di analisi del mercato è la possibilità di improntare la propria strategia non su fatti storici o passati, ma su ciò che sta avvenendo nel momento esatto in cui si decide di investire. Dunque l’Analisi Fondamentale si occupa di osservare ed esaminare l’andamento del business, per studiare la sua capacità di migliorarsi in futuro e le modalità con le quali può crescere. In questo modo il trader ha un quadro completo del trend del mercato. Naturalmente può rivelarsi controproducente improntare la propria strategia solamente sull’Analisi Fondamentale. È infatti

importante per un trader amalgamare i dati e le statistiche derivanti da differenti tecniche di analisi, in modo tale da aumentare le probabilità di ottenere dei successi nello svolgimento dell’attività di trading. È però noto il fatto che molti trader decidono di tralasciare completamente questa tipologia di analisi, concentrandosi su altre tecniche. Un nuovo trader che si affaccia sul mercato Forex o su qualsiasi altro mercato finanziario utilizzando anche l’Analisi Fondamentale può dunque partire avvantaggiato rispetto agli altri investitori, riuscendo a far fronte agli altri soggetti concorrenti e a rimanere attivamente sul mercato nel lungo periodo. L’Analisi Fondamentale non si focalizza dunque sugli elementi visibili che caratterizzano un trend, come ad esempio il prezzo di un determinato strumento finanziario, oppure sui profitti ottenibili da un certo investimento, bensì essa si basa sullo studio del business e sul valore che lo stesso potrebbe generare nel tempo, se ottimizzato in maniera corretta. Si tratta di una visione molto più ampia del mercato, che consente di non escludere dall’analisi alcuni elementi, talvolta fondamentali, che altrimenti sarebbero stati trascurati. L’Analisi Fondamentale generalmente è orientata al lungo periodo, in quanto è impossibile individuare quale possa essere l’andamento del trend nel breve termine, essendo il business un dato molto variabile e incline a mutamenti stagionali, dovuti principalmente alle strategie adottate dalle imprese. In definitiva, l’Analisi Fondamentale si occupa di analizzare e studiare quale sia lo stato di salute di una determinata impresa oppure di un asset finanziario. L’Analisi Fondamentale deve essere applicata in maniera costante, in modo tale da verificare se il benessere dell’impresa o del mercato sia in crescita o in calo e quali siano le conseguenze di alcuni eventi

economici su di esso. Il trader deve venire a conoscenza di tutti gli elementi che caratterizzato il patrimonio e l’economia dell’azienda, ma anche la performance di quest’ultima, esaminabile solamente applicando una serie di indici alle voci che compongono il bilancio di esercizio. L’Analisi Fondamentale si prefigge, a seconda dell’impresa o dell’asset analizzato, una serie di obiettivi, che possono aiutare il trader a prendere le decisioni di investimento corrette: -

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Innanzitutto la valutazione del business, per garantire maggiori probabilità di profitto nello svolgimento del trading di lungo periodo; In secondo luogo la valutazione del trend macroeconomico, con l’analisi approfondita degli aspetti relativi alla produzione locale, che sono in grado di influenzare l’andamento dell’impresa o dell’asset; In terzo luogo la valutazione delle scelte amministrative e strategiche di ogni impresa in grado di influenzare l’asset, ma anche delle decisioni intraprese dai vertici politici con la focalizzazione degli effetti di tali scelte sul mercato; Infine la valutazione dettagliata del rapporto tra rendimento e rischio, con lo studio di tutti gli elementi che possono alterare questo rapporto e con l’analisi degli eventi futuri che potrebbero incidere su di esso.

1.1 – Principali differenze tra Analisi Fondamentale e l’Analisi Tecnica L’Analisi Fondamentale, per caratteristiche ed oggetti presi in esame, rappresenta l’antitesi dell’Analisi Tecnica. Quest’ultima viene utilizzata dai trader per approfondire l’andamento storico dei prezzi di un determinato strumento finanziario, in modo tale da individuare una corrispondenza nel comportamento del trend e, sulla base di questa, ipotizzare quale sarà la sua evoluzione futura. Dunque l’Analisi Tecnica non rivolge lo sguardo verso il business e gli indici di bilancio, bensì focalizza la propria attenzione sui prezzi e sui grafici che riportano le oscillazioni degli stessi. L’intera Analisi Tecnica, infatti, si basa sul concetto che tutti gli uomini, ed in particolare i soggetti che agiscono all’interno dei mercati finanziari, compiono in maniera ripetitiva le proprie azioni. Questa idea si lega in particolare al fatto che le azioni umane sono mosse dall’istinto: quando il trend è favorevole l’euforia irrefrenabile porta i soggetti ad aprire sempre più posizioni; viceversa, la depressione dovuta all’incapacità di anticipare l’evoluzione del trend porta i trader a chiudere le posizioni. Queste due emozioni, del tutto irrazionali, vengono messe in atto in maniera quasi monotona, spingendo il trend verso l’alto o verso il basso. L’Analisi Tecnica dunque tenta di capire quale sia lo stato d’animo dei trader, in modo tale da anticipare l’evoluzione del trend. Tutto questo non viene contemplato dall’Analisi Fondamentale che invece focalizza unicamente la propria attenzione sui dati diffusi e resi pubblici dagli enti di statistica e dai bilanci delle singole società finanziarie. Queste informazioni però sono considerate incomplete, e dovranno essere analizzate con l’ausilio delle formule relative alla matematica finanziaria.

Un’ulteriore distinzione tra queste due tipologie di analisi è rappresentata dal momento nel quale viene decisa l’entrata o l’uscita dal mercato. Infatti l’analista tecnico attende l’apertura, o la chiusura, di una posizione fino a che il prezzo non ha assunto un determinato valore. Questo implica che il trader debba osservare in maniera costante e quasi ossessiva l’andamento del trend e l’evoluzione del livello del prezzo. Un metodo alternativo è quello di affidarsi al cosiddetto Trading System, ossia sistemi automatizzati che agiscono in maniera del tutto autonoma sul mercato finanziario sulla base della strategia impostata dall’investitore. L’Analisi Fondamentale, invece, fa riferimento a due elementi presenti nel mercato: il valore effettivo dell’asset e il valore di mercato. Quando il valore effettivo è superiore al valore di mercato, l’analista fondamentale tende ad aprire una posizione sul mercato. Viceversa, la posizione deve essere chiusa nel momento in cui il valore di mercato supera quello effettivo. Approfondendo queste due differenti tecniche di approccio al mercato è possibile affermare che l’analista fondamentale concentra le sue forze nella fase iniziale del trading, ossia quella di raccolta dei dati e di studio delle informazioni, mentre all’analista tecnico è richiesto uno sforzo maggiore nel momento di osservazione del trend, ossia durante la fase immediatamente precedente a quella di entrata o di uscita dal mercato. In quest’ultimo caso, però, lo stress potrebbe facilmente indurre il trader all’errore: i mercati sono infatti eccessivamente agitati e cogliere il momento giusto per effettuare la propria scelta può rivelarsi davvero complicato. In linea generale, però, è impossibile definire a priori quale sia la tecnica di analisi migliore tra le due, essendo entrambe le tipologie legate a fattori esterni e alla propensione al rischio posseduta dal singolo investitore. Un ottimo trader è a conoscenza del fatto che sia l’Analisi Fondamentale che

quella Tecnica sono importantissime per raggiungere il successo nel mondo del trading e proprio per questo motivo la scelta migliore è quella di utilizzare entrambe le tecniche a seconda della situazione, o addirittura di combinarle per aumentare le probabilità di ottenere dei profitti. Naturalmente, a prescindere dall’analisi per cui si opta, è basilare affiancare ad ognuna di esse una corretta strategia di gestione del capitale e di gestione del rischio. Inoltre il trader deve sempre tenere conto della volatilità presente sui mercati, e sulla base di ogni elemento effettuare la propria scelta di investimento. Come detto, l’Analisi Tecnica e quella Fondamentale possono essere pensate un po’ come due categorie opposte di interpretazione del mercato, ma non per questo motivo il trader non deve utilizzarle in maniera combinata. Infatti, portare avanti entrambe le tipologie di analisi può portare dei vantaggi, in quanto l’investitore potrà farsi un’idea chiara del mercato, sia nel breve e medio periodo, che sul lungo termine. Una delle strategie maggiormente adottate dai trader presenti sia nel Forex che negli altri mercati finanziari, è quella di allocare una determinata quantità di denaro sul mercato e utilizzarla seguendo le linee guida indicate dall’Analisi Tecnica, mentre la restante parte deve essere investita secondo i concetti insiti nell’Analisi Fondamentale. Si tratta di tentare indirettamente di raggiungere il profitto nel breve termine, seguendo l’Analisi Tecnica, e nel lungo termine, seguendo l’Analisi Fondamentale.

1.2 – A cosa serve l’Analisi Fondamentale L’Analisi Fondamentale è utilizzabile anche in ambiti differenti dal trading. Molti manager ad esempio utilizzano i concetti appartenenti a questo approccio per ottenere delle previsioni, probabili ma non certe, su determinate attività economiche che siano in qualche modo legate alla propria società. Ampliando la visione del mondo economico, è possibile applicare l’Analisi Fondamentale anche per le scelte quotidiane, talvolta anche banali, che rappresentano la vita degli individui. In questo modo la visione del futuro può apparire meno incerta e sicuramente più luminosa. L’Analisi Fondamentale può essere sfruttata anche dai singoli lavoratori. Un dipendente di un’azienda, infatti, può analizzare il bilancio e tutte le informazioni finanziarie che devono essere rese pubbliche in modo obbligatorio, al fine di intuire quale possa essere il futuro della società per la quale egli lavora e, di conseguenza, il proprio futuro. I professionisti e in linea generale gli imprenditori possono inoltre ottenere dei vantaggi, anticipando eventuali crisi di settore. La capacità di ottenere e comprendere determinate informazioni, infatti, può permettere a questi soggetti di ricercare delle differenziazioni nel mercato, in modo tale da accaparrarsi un numero più alto possibile di clienti e fronteggiare la possibile crisi nel miglior modo. Ma l’Analisi Fondamentale può essere utilizzata anche per studiare i benefici futuri relativi all’acquisto di un bene durevole. Sia che si tratti di un’azienda che di un qualunque soggetto privato, l’acquisto di un bene di questo genere deve essere sufficientemente ponderato. Ma un’analisi di questo genere può essere portata avanti anche da un’azienda venditrice, che studia le possibilità finanziarie ed economiche dei potenziali clienti. Ma non solo, molti soggetti

fisici e giuridici infatti analizzano lo stato di salute degli istituti finanziari per capire quale sia l’ente migliore nel quali depositare i propri risparmi. Per poter realizzare tutto questo però, l’Analisi Fondamentale deve essere strutturata sulla base di alcuni passaggi, che se svolti correttamente ne garantiscono la piena efficacia. Uno dei primi passaggi che ogni trader o qualsiasi altro soggetto deve mettere in atto riguarda la raccolta dei dati da sottoporre ad analisi, relativi ad un determinato asset, ad un’azienda o ad un ente finanziario. Grazie all’avvento di Internet, i soggetti al giorno d’oggi sono in grado di reperire con estrema facilità i dati necessari a realizzare uno studio di questo genere, in particolare navigando all’interno delle pagine web delle varie istituzioni governative nazionali ed internazionali. Un secondo passaggio può essere individuato nelle indagini realizzate dai soggetti interessati direttamente nei luoghi di attività. Ciò significa che se un trader decide di analizzare un determinato business in modo tale da valutare l’entrata nel mercato, egli deve recarsi nelle sedi finanziarie e legali delle varie società che caratterizzano tale business e verificare quale sia l’effettiva affluenza di clienti, oppure l’ampiezza della disponibilità dei prodotti da vendere od ancora le modalità di organizzazione aziendale adottate dalle singole aziende. Una volta ottenuti i dati statistici e quelli visivi, l’analista fondamentale deve organizzarli, suddividendoli in base alla natura finanziaria. Generalmente i dati vengono assegnati a due categorie: quella macroeconomica e quella microeconomica. Ogni soggetto però, può decidere di effettuare una suddivisione differente a seconda delle proprie necessità. Per porre in essere questo passaggio è necessario affidarsi a fogli di lavoro elettronici.

L’analista fondamentale deve però proseguire nel suo lavoro di raccolta dei dati. Infatti è importante documentarsi su tutte le società concorrenti presenti sugli asset, per verificare quale sia il loro reale stato di salute, ma soprattutto il loro atteggiamento. Esistono infatti fasi di mercato durante le quali le società appaiono agguerrite, e decidere di aprire determinate posizioni finanziarie durante questi periodi può rivelarsi controproducente. I dati raccolti dovranno essere utilizzati per realizzare dei confronti, noti agli esperti con il termine di benchmark. In realtà la fase di raccolta dei dati può considerarsi infinita per chi decide di affidarsi all’Analisi Fondamentale. Naturalmente, una volta raccolti i dati passati e presenti delle società, dei concorrenti e degli enti finanziari, si tratterà solamente di un lavoro di aggiornamento, che comporta uno sforzo minore rispetto a quello svolto nella fase iniziale dello studio. Alcuni analisti fondamentali, soprattutto se inesperti, decidono di saltare o comunque sottovalutano questi passaggi. In realtà, senza una base statistica e una visione chiara della situazione del mercato e dello stato di salute delle aziende concorrenti, è impossibile rapportare l’asset al suo valore di mercato, per capire se si è in una momento di sottostima o sovrastima dello stesso. Un approccio di questo genere porta l’analista fondamentale ad avere dei vantaggi rispetto a qualsiasi altro soggetto. Tale vantaggio però deve essere mantenuto nel tempo, mediante una corretta gestione del capitale, un’efficace gestione del rischio e un aggiornamento costante dei dati.

1.3 – La raccolta e l’analisi dei dati Come detto in precedenza, Internet e i vari siti web rappresentano la fonte principale dalla quale attingere i dati statistici, patrimoniali ed economici utili a realizzare una corretta Analisi Fondamentale. È dunque consigliato segnare ogni singola pagina web in un calendario economico, nel quale vengono riportate tutte le date di pubblicazione delle informazioni necessarie all’analisi. In particolare l’analisi fondamentale deve ricercare tutti gli annunci di politica monetaria, relative a dati o informazioni, che vengono periodicamente rilasciate dalle singole Banche centrali nazionali. Inoltre sono fondamentali i dati trimestrali relativi all’andamento del PIL, ossia del Prodotto Interno Lordo, di ogni nazione, che ne indica lo stato di salute e l’evoluzione economica. Infine, a seconda della tipologia di Analisi Fondamentale portata avanti, è necessario raccogliere i dati relativi alla produzione del solo settore manifatturiero e, di conseguenza, di tutta la produzione che non deriva da questo settore, in particolare quella relativa al settore industriale e al settore terziario o dei servizi. Ma non solo. È importante non sottovalutare i dati relativi all’inflazione presente in un determinato Stato, elemento che condiziona notevolmente l’andamento dei prezzi sui vari asset, ma anche quelli che si riferiscono all’occupazione e al welfare di un Paese. Infine l’analista fondamentale deve raccogliere i dati che consentono di ottenere gli indici rappresentativi della fiducia di imprese e consumatori, i dati riportati sui bilanci delle singole aziende o altri dati economici e patrimoniali che vengono rilasciati dagli enti o dalle società in modo periodico, come ad esempio il dato relativo alle previsioni sugli andamenti futuri dei mercati che viene rilasciato dalla Commissione Europea.

È inoltre consigliato di reperire le statistiche e i dati puri, che non siano stati già analizzati e interpretati dalla stampa, in quanto la situazione aziendale o dell’asset potrebbe essere stata alterata, anche non volutamente. Altre volte la difficoltà di reperire le informazioni sono legate alla differenza di lingua, specialmente se si tratta di investimenti da effettuare nei Paesi asiatici. Dunque se non si è in grado di interpretare una lingua, un investimento di questo genere potrebbe rivelarsi davvero molto pericoloso, non avendo a disposizione un’Analisi Fondamentale di supporto e una strategia ben studiata alle spalle. La creazione di un calendario economico, dunque, rappresenta uno dei primi passi necessari al fine di organizzare la propria attività di raccolta dei dati. È possibile scaricare online dei calendari già compilati, che però dovranno essere aggiornati e incrementati sulla base delle proprie necessità. Una volta realizzato un calendario di questo genere è possibile analizzare i vari dati macroeconomici e microeconomici presenti in ogni singolo asset.

1.3.1 – Dati macroeconomici La macroeconomia è considerata una branca della materia finanziaria che si occupa dell’analisi di alcune misure considerate basilari per portare avanti una corretta Analisi Fondamentale. Innanzitutto la macroeconomia si occupa di valutare il rapporto tra debito e Prodotto Interno Lordo nazionale, per capire quale sia l’effettivo andamento evolutivo di uno Stato. In secondo luogo, la macroeconomia considera quale sia il tasso di occupazione nazionale. Questo tasso può essere scomposto per età e per

periodo stagionale, in modo tale da poter effettuare differenti approfondimenti. Anche il tasso di inflazione è uno degli indicatori basilari dell’Analisi Fondamentale: questo tasso deve essere relativamente basso per evitare che la moneta perda valore, ma non eccessivamente basso in quanto uno Stato con un tasso di inflazione che tende allo zero rischia di finire in recessione. Infine la macroeconomia si occupa del tasso di crescita economico, che evidenzia in quale misura un Paese possa ottenere in futuro dei benefici e raggiungere determinati obiettivi. Ciascuno di questi tassi o rapporti consente all’analista fondamentale di valutare quale sia l’andamento di una determinata realtà economica. La macroeconomia non fa riferimento però a singole attività, bensì ai mercati considerati come sistemi aggregati. Dunque l’analista è tenuto ad accorpare i singoli output aziendali al fine di intuire quale possa essere l’evoluzione economica in un determinato asset. L’analisi deve essere effettuata considerando i dati puri, non elaborati da altri enti o agenzie. Esistono infatti numerosi report, reperibili anche online, che offrono alcune interpretazioni sugli andamenti degli asset: queste interpretazioni possono però rivelarsi inesatte, ed è per questo motivo importante affidarsi alle proprie competenze piuttosto che a quelle messe a disposizione da soggetti esterni. Inoltre questi report possono fare riferimento ad orizzonti temporali differenti rispetto a quelli prefissati dall’analista: in questo senso le interpretazioni saranno differenti, essendo basate su logiche completamente diverse. In questa logica diventa importante suddividere il commercio in due componenti: il capitale liquido, rappresentato dai pagamenti e dagli incassi, e il capitale differito, rappresentato dagli investimenti, dai crediti e dai debiti. Oltre a questo, l’analista deve valutare anche la bilancia dei pagamenti nazionale, per capire se il valore delle esportazioni supera quello delle

importazioni. Gli analisti fondamentali possono utilizzare però dei sistemi che semplificano i dati e la realtà economica. In particolare esistono due modelli che svolgono questo compito con efficacia, ossia l’Investment Saving – Liquidity Money, noto con l’acronimo IS-LM, e l’Aggregate Supply – Aggregate Demand, noto più semplicemente come AD-AS. Il primo di questi due modelli ha il compito di individuare quale sia il punto di equilibrio su un piano economico, considerando tale livello il punto di partenza per poter effettuare le previsioni nel medio periodo. Il secondo modello, invece, focalizza l’attenzione sui singoli processi che portano il mercato in un determinato punto di equilibrio, e tenta di capire il motivo per cui tali processi si verificano. È però errato escludere completamente dall’analisi ottenuta con questi modelli le oscillazioni che caratterizzano il mercato nel breve periodo. Queste infatti sono molto importanti per riuscire a definire l’andamento nel mercato in orizzonti più ampi. Dunque l’analisi dei dati macroeconomici è fondamentale per capire quale sia l’evoluzione di alcuni asset o di un intero mercato finanziario, ma anche di realtà economiche molto più ampie. Un’analisi improntata su queste informazioni può portare a dei risultati sorprendenti, che possono confermare o contraddire gli esiti di un’analisi microeconomica, ma che comunque offrono interpretazioni molto importanti per capire quale possa essere l’andamento del mercato nel lungo periodo, considerati anche alcuni eventi inattesi. Il vantaggio dell’Analisi Fondamentale dei dati macroeconomici è rappresentato dalla possibilità di recepire facilmente e in qualsiasi momento informazioni e dati relative alle realtà economiche osservate.

1.3.2 – Dati microeconomici La microeconomia si pone in contrapposizione alla macroeconomia, in quanto analizza le singole realtà economiche, valutando la loro evoluzione nel tempo. In particolare la microeconomia studia e si focalizza sugli andamenti nel mercato dei singoli individui, intesi come consumatori dei beni prodotti dalle aziende e dei servizi offerti dalle stesse, ma anche delle singole imprese, nel doppio ruolo di fornitrici e clienti, ed infine le organizzazioni e le istituzioni, sia pubbliche che private. È importante per l’analista fondamentale capire che i dati macroeconomici non hanno un vero e proprio senso se non vengono accompagnati da quelli microeconomici. Invece se una singola impresa, anche se piuttosto grande, licenzia alcuni suoi dipendenti, tale scelta non avrà alcuna ripercussione sui dati macroeconomici. Allo stesso tempo, però, se i licenziamenti riguardano più società, allora il tasso di occupazione, inteso come grandezza macroeconomica, subirà delle influenze, variando il suo valore. In ogni caso è sempre bene confrontare e integrare i dati posseduti, in modo tale da capire in modo più approfondito quale sia l’andamento attuale del mercato. Gli analisti fondamentali studiano i dati microeconomici essendo a conoscenza di un concetto che sta alla base di questo ambiente, ossia quello che i soggetti effettuano ogni singola azione ricercando il profitto. Dunque ogni azienda vende all’interno del mercato un determinato prodotto ad un prezzo sicuramente maggiore rispetto alla somma dei singoli costi sopportati per produrlo. Se questo non avviene, infatti, l’azienda andrà incontro ad una perdita, e nel mondo microeconomico questo non può essere accettato: le

imprese in perdita sono infatti destinate ad abbandonare il mercato, in quanto raggiunta una certa soglia non sono più in grado di sostenere le spese. Dunque ogni investitore sarà tenuto a selezionare solamente gli investimenti che garantiscono una sufficiente probabilità di guadagno nel lungo termine, mentre dovrà resistere alla tentazione di effettuare alcuni investimenti seguendo solamente il proprio istinto. Questa tentazione, che si traduce spesso in investimenti fallimentari, nascono in momenti delicati attraversati dai trader: essi hanno scelto il business sbagliato al quale affidare il proprio denaro e tentano di rimediare all’errore iniziale aumentando il rischio del proprio investimento.

1.4 – Difficoltà operative dell’applicazione dell’Analisi Fondamentale Le difficoltà che derivano dall’applicazione dell’Analisi Fondamentale fanno sì che siano in tanti coloro che la disprezzano in favore dell’Analisi Tecnica. Ma in realtà, proprio per via di tale complessità, gran parte di queste persone non è in grado di utilizzare questo tipo di analisi. Infatti se nell’Analisi Tecnica è sufficiente studiare i vari indicatori e prendere confidenza con essi, nell’Analisi Fondamentale è indispensabile interpretare i segnali sulla base delle variabili economiche, finanziarie e sociali che possono intervenire in un determinato contesto o mercato. Questa interpretazione è operativamente molto complessa, in quanto va oltre la logica, e non è facile riuscire a non farsi condizionare dalle emozioni in favore della razionalità. È infatti sufficiente un rumor per influenzare il mercato e i prezzi. L’interpretazione rappresenta quindi la principale difficoltà operativa dell’Analisi Fondamentale, e diventa ancora più complessa a causa dell’elevato numero di dati da analizzare, quantificabili in migliaia di migliaia di indicatori, che potrebbero influire e incidere positivamente o negativamente sui prezzi. Per ovviare a tale inconveniente gli analisti fondamentali cercano di circoscrivere i dati più importanti, per facilitare almeno in parte tutta la procedura di analisi. L’Analisi Fondamentale consiste dunque nello studio dell’ambiente macroeconomico e microeconomico di riferimento, sulla base di un modello econometrico ben definito che identifica le relazioni fra le realtà economiche analizzate. Tali modelli però non sono flessibili, o meglio lo sono soltanto se applicati nelle decisioni in merito alle scelte di politica economica nazionale da parte dei governi; se vengono utilizzati per operare nei mercati finanziari

tali modelli non sono facilmente adattabili, in quanto si compongono di variabili poco controllabili nel tempo e a causa della loro specificità verso un mercato piuttosto che un altro. Inoltre a causa della mole di dati da adattare i segnali non saranno tempestivi. Per questo è necessario avere, oltre ad una approfondita conoscenza della matematica, del mercato e dell’econometria, anche una spiccata predisposizione per l’interpretazione dei dati. Presentano delle difficoltà anche l’analisi settoriale e quella aziendale, volte ad identificare i possibili scenari finanziari, economici e patrimoniali delle aziende, per poter stimare nel modo più corretto i flussi del reddito connessi a quelli azionari. Per fare ciò, chi decide di investire nel mercato utilizzando l’Analisi Fondamentale può servirsi di supporti, gratuiti o a pagamento, che forniscono informazioni, ma che tuttavia sono ben lontani da quanto offerto dai vari broker. Nel mondo sono nati vari siti che forniscono gratuitamente una banca dati utile a chi vuole effettuare operazioni di trading online in modo consapevole, come ad esempio Financialweb, ma in Europa non esistono ancora siti di questo genere. Presupposto per l’Analisi Fondamentale è la conoscenza dell’analisi finanziaria, fatta a partire dai bilanci societari e dal mercato, attraverso i vari indici di apprezzamento, ma raramente i broker offrono strumenti di questo tipo, perciò l’unico modo per attuare correttamente l’Analisi Fondamentale è quello di diventare bravi analisti fondamentali.

Capitolo 2 – Il bilancio di esercizio e l’Analisi Fondamentale L’Analisi Fondamentale si basa su uno degli strumenti principali utilizzati nell’intero ambiente economico, ossia il bilancio di esercizio. Lo scopo principale di questo documento è quello di mostrare a tutti i soggetti interessati, interni ed esterni, i cosiddetti stakeholder, l’andamento economico e patrimoniale dell’azienda. Si reatta dunque di una sorta di garanzia che l’azienda mostra ad ogni potenziale cliente o investitore. Inoltre questo documento consente all’azienda che lo redige di amministrare in modo idoneo i propri affari. È comunque un obbligo legale per le società quotate in borsa redigere e pubblicare il bilancio di esercizio, che deve essere messo a disposizione di ogni singolo investitore o soggetto interessato. Inoltre l’apertura delle aziende ai mercati internazionali ha obbligato la legge a tentare di uniformare questi documenti informativi al fine di facilitare un confronto tra bilanci di diverse aziende o tra bilanci di una stessa società in diversi periodi. Naturalmente un confronto di questo genere può essere realizzato solamente tra aziende del medesimo settore. In realtà molti analisti fondamentali demordono dal portare avanti un’analisi improntata sul bilancio, in quanto spesso essi non hanno le competenze necessarie per poter leggere gli indici nella maniera più idonea, interpretando erroneamente l’andamento aziendale. Altre volte invece il bilancio può essere redatto in maniera piuttosto confusa, cosa che allontana i potenziali investitori. Al fine di capire in maniera più rapida quale sia lo stato di salute di una determinata realtà economica è utile concentrarsi su tre documenti del

bilancio di esercizio, ossia lo Stato Patrimoniale, il Conto Economico e gli indici di bilancio.

2.1 – Struttura del bilancio Stato Patrimoniale e Conto Economico possiedono sono i documenti principali del bilancio di esercizio, e sono accompagnati, per poter essere spiegati ed integrati, dalla Nota Integrativa e dal Rendiconto Finanziario. Lo Stato Patrimoniale presenta una struttura a sezioni contrapposte. Nella prima parte, ossia sulla sinistra del prospetto, si trovano le attività; sulla destra invece vi sono le passività. Il totale delle due sezioni dovrà corrispondere per avere uno Stato Patrimoniale corretto. Il Conto Economico, invece, ha una forma a scalare, suddivisa in quattro sezioni. Man mano che si procede nella redazione del Conto Economico si mettono in risalto vari elementi fondamentali per poter procedere ad analizzare il bilancio mediante l’utilizzo degli indicatori. Sia lo Stato Patrimoniale che il Conto Economico dovranno poi essere riclassificati, in modo tale da evidenziare ulteriori elementi, che nella stesura precedente non potevano essere mostrati.

2.1.1 – Stato Patrimoniale Lo Stato Patrimoniale si occupa di raggruppare tutti gli elementi attivi e passivi di un’azienda. Tra gli elementi attivi rientrano gli investimenti, le immobilizzazioni, siano esse materiali, immateriali o finanziarie, l’attivo circolante, formato dalle rimanenze, dai crediti e dalle disponibilità liquide. Tra gli elementi passivi invece si trovano il patrimonio netto, i fondi per i rischi e gli oneri, il trattamento di fine rapporto e i debiti. Oltre a questi elementi dovranno essere ripartiti correttamente tra attività e passività, a

seconda della manifestazione finanziaria, anche i ratei e i risconti. Il patrimonio netto sarà frutto della differenza tra gli elementi attivi e quelli passivi. In questo modo il soggetto interessato potrà capire quale sia l’effettivo valore aziendale una volta estinti tutti i debiti iscritti a bilancio. Dunque il patrimonio netto manifesta quanto capitale proprio utilizza l’azienda per la realizzazione di una fase produttiva e, per esclusione, a quanto ammontano le fonti di finanziamento esterne possedute dall’azienda. Naturalmente un’azienda sana deve agire contando solamente sul capitale già in suo possesso, senza fare affidamento su prestiti o finanziamenti ricevuti da enti di credito. Dunque l’obiettivo finale dello Stato Patrimoniale del bilancio di esercizio è quello di mettere in risalto sia la struttura patrimoniale che la situazione finanziaria di una determinata azienda. Proprio per questo motivo è uno dei documenti principali che deve essere necessariamente esaminato dagli analisti fondamentali.

2.1.2 – Conto Economico Il Conto Economico è composto da tutte le voci relative ai costi e ai ricavi che si sono manifestati in un determinato intervallo di tempo, che generalmente coincide con un anno solare. Osservando il Conto Economico è dunque possibile intuire se l’azienda ha realizzato nel corso del periodo di esercizio un utile, ossia se è un’azienda profittevole, oppure se è incorsa in perdite. In casi rari l’azienda chiude il bilancio con un pareggio, ossia con un’eguaglianza perfetta tra costi e ricavi. Definire a quanto ammonta l’utile o la perdita di un’azienda è semplicissimo:

è infatti necessario sommare algebricamente ricavi e costi. Se si ottiene un valore positivo, ossia se i ricavi superano i costi, allora si è in presenza di un’utile; viceversa, se i ricavi sono inferiori ai costi, si registrerà una perdita. Ma il Conto Economico fornisce molti altri dati interessanti per il potenziale investitore. Innanzitutto è possibile scomporre i risultati economici a seconda del prodotto o del settore produttivo aziendale. In questo modo è possibile intuire quale sia il prodotto considerato il cavallo di battaglia dell’azienda, i nuovi prodotti lanciati sul mercato e persino i punti deboli della società. Inoltre mediante il Conto Economico è possibile analizzare il patrimonio aziendale, rapportandolo con i profitti realizzati. Un ulteriore aspetto legato al Conto Economico è la capacità di dimostrare a tutti i soggetti interessati la qualità del lavoro svolto da ogni singolo manager, a seconda delle funzioni svolte. Gli aspetti gestionali di un’impresa sono uno degli aspetti più importanti e allo stesso tempo più sottovalutati all’interno di un asset. In realtà proprio dalle idee e dalle strategie messe in atto da questi soggetti dipende l’effettivo andamento di un’azienda. Queste strategie dovranno rapportarsi con clienti, fornitori e soprattutto concorrenti, e portare l’azienda ad ottimizzare il profitto. Ma l’obiettivo non sempre viene raggiunto. La differenza principale tra Stato Patrimoniale e Conto Economico è che il primo offre una visione statica del patrimonio di un’azienda, ossia quello posseduto nel momento di redazione del bilancio e dunque alla chiusura dell’esercizio, mentre il secondo analizza e rappresenta una situazione economica in evoluzione nel corso dell’esercizio, ossia il flusso di reddito.

2.1.3 – Nota Integrativa e Rendiconto Finanziario

Anche se meno importanti per il raggiungimento degli obiettivi prefissati da un analista fondamentale, il bilancio di esercizio si compone anche di altri due documenti, ossia la Nota Integrativa e il Rendiconto Finanziario. La Nota Integrativa mostra a tutti i soggetti interessati le modalità di realizzazione del bilancio e quali sono i principi adottati in esso. Inoltre ha la funzione di spiegare in modo puntuale e dettagliato le singole voci presenti. Questo documento svolge dunque una funzione fondamentale per la standardizzazione dei bilanci di esercizio. I principi sui quali realizzare un bilancio, infatti, sono differenti e seguono logiche e strade completamente opposte, a seconda della loro visione del mercato e dell’economia. Dunque è opportuno precisare quale di queste vie i manager hanno adottato per la realizzazione del bilancio e come ogni voce deve essere interpretata dai soggetti interessati. Il Rendiconto Finanziario, invece, è un documento che in Italia è diventato obbligatorio solamente nell’anno 2015, ma che comunque svolge un ruolo importante nell’interpretazione del bilancio di esercizio. Il suo obiettivo è quello di descrivere le disponibilità liquide, scomponendole e analizzandole, in modo tale da offrirne una visione chiara e lucida sia sull’ammontare che sulla loro evoluzione, in quanto vengono indicati i valori presenti all’inizio e alla fine dell’esercizio. Inoltre il Rendiconto Finanziario si occupa di analizzare i flussi finanziari derivanti dai singoli settori aziendali, nello specifico da quello relativo all’attività operativa, dai settori di investimento e da quelli di finanziamento. L’importanza di questo documento è quella di garantire all’analista fondamentale una visione dinamica del reddito aziendale. Lo stock patrimoniale, statico, infatti non consente di approfondire il trend e l’andamento della società nel mercato, ed offre dunque solamente un’analisi limitata dello stato di salute aziendale. È dunque necessario

approfondire i flussi e analizzarli dettagliatamente, per poter intuire quale possa essere il reale andamento aziendale. Inoltre la redazione del bilancio è basata sull’applicazione di alcuni principi stabiliti dalla legge nazionale o da un regolamento internazionale. I più importanti sono quelli relativi: alla prudenza, che implica che debbano essere riportati in bilancio solamente i componenti positivi certi mentre quelli negativi possono essere anche presunti; alla competenza economica, che implica che debbano essere inseriti solamente gli oneri e ricavi di competenza dell’esercizio, a prescindere dal momento in cui essi avranno manifestazione finanziaria; alla prevalenza della sostanza sulla forma, in base alla quale è necessario tenere conto della funzione economica delle singole voci.

2.2 – L’analisi degli indicatori del bilancio utili all’Analisi Fondamentale L’analisi di bilancio è un passaggio molto complesso, che richiede competenze tecniche e conoscenze approfondite della materia. Lo scopo è quello di ottenere informazioni che altrimenti non possono essere conosciute: si tratta in particolare di dati riguardanti la gestione dell’azienda. L’analisi si concentra sulle voci presenti nello Stato Patrimoniale e nel Conto Economico relativi all’esercizio in chiusura e offre indicazioni importanti, molto utili all’analista fondamentale, che rivelano quale sia il vero stato di salute dell’azienda. Per poterli utilizzare è però necessario rielaborare e riclassificare i bilanci, secondo varie modalità, a seconda dello scopo perseguito e degli elementi che si intende approfondire.

2.2.1 - Earning Before Interest, Taxes, Depreciation and Amortisation Il primo importante indicatore di bilancio è il cosiddetto Earning Before Interest, Taxes, Depreciation and Amortisation, meglio noto con l’acronimo EBITDA. Lo scopo è quello di offrire all’analista fondamentale una visione obiettiva dell’ammontare della ricchezza che è stata prodotta dall’azienda, solamente nel suo settore caratteristico, ossia quello principale. È conosciuto anche come Margine Operativo Lordo, o semplicemente come MOL. In realtà questo indicatore sfrutta la riclassificazione del Conto Economico secondo il criterio del Valore Aggiunto per ottenere un risultato intermedio, frutto appunto solamente della gestione operativa, senza che siano ancora contemplati gli interessi passivi, le imposte, il deprezzamento e gli ammortamenti.

Un vantaggio offerto dal calcolo dell’EBITDA è rappresentato dalla possibilità di comparare facilmente il Margine Operativo Lordo di un bilancio di esercizio con quello presente negli altri bilanci, in modo tale da avere immediatamente una visione chiara dell’azienda che mostra l’andamento operativo migliore. La standardizzazione dell’EBITDA infatti è stata portata avanti negli anni proprio per favorire una comparazione da parte degli investitori, ma anche degli analisti fondamentali, che basano i loro profitti sullo studio delle caratteristiche aziendali.

2.2.2 – Return On Equity L’indicatore Return On Equity, meglio noto come ROE, rientra tra i cosiddetti indici di redditività del capitale proprio. Questo indicatore viene utilizzato per analizzare l’economicità di un’azienda in termini percentuali, in quanto rapporta il Reddito netto al Capitale Netto: dunque indica quanta percentuale di investimento si è tradotta in reddito. Per avere delle informazioni vere e proprie sull’andamento dell’azienda è però necessario confrontare il valore del ROE ottenuto con i vari indicatori di investimento, in modo tale da riuscire a individuare quale sia il costo opportunità legato all’investimento iniziale dell’azienda. La differenza che scaturisce da questo confronto è definita in ambito economico come premio al rischio: se questo assume valore pari a zero, allora significa che sarebbe inutile investire in quell’azienda, in quanto l’investitore otterrebbe il medesimo esito non effettuando alcun investimento.

2.2.3 – Return On Investment

L’indicatore Return On Investment, noto anche con l’acronimo ROI, ha lo scopo di mettere in evidenza quale sia l’efficienza economica di una determinata azienda, tenendo in considerazione solamente la gestione caratteristica. Il ROI non considera invece le fonti che vengono utilizzate per raggiungere il reddito prodotto durante l’esercizio. Di conseguenza questo indicatore viene utilizzato dagli analisti fondamentali per capire quale sia il rendimento del capitale investito. Per raggiungere il suo obiettivo il ROI rapporta il Risultato operativo totale ottenuto dall’azienda con la media del capitale investito nel corso del medesimo periodo di esercizio. L’analista fondamentale deve però tenere conto di alcuni difetti presenti in questo indicatore. Innanzitutto il ROI aumenta con il trascorrere degli esercizi, in quanto il bilancio risentirà sempre più dell’incremento del valore degli ammortamenti. Un secondo punto negativo relativo al ROI è che esso mette a rapporto un valore stock, ossia il capitale investito, con un flusso, ossia il reddito operativo prodotto.

Capitolo 3 – L’Analisi Fondamentale nel mercato azionario e nel Forex L’Analisi Fondamentale e l’Analisi Tecnica rappresentano le metodologie migliori per analizzare le evoluzioni dei mercati finanziari e, in particolare, del mercato Forex. Senza questi due approcci infatti i trader non avrebbero una base solida sulla quale effettuare le proprie previsioni, e gli investimenti potrebbero rivelarsi fallimentari. I trader si affidano in particolare all’Analisi Fondamentale per tentare di prevedere quale possa essere l’andamento di un determinato trend nel lungo periodo. Naturalmente l’Analisi Fondamentale effettuata sui mercati finanziari focalizzerà l’attenzione sui livelli dei prezzi degli strumenti finanziari, dei titoli e delle valute presenti nel mercato sul quale il trader intende investire. È naturale però che un’analisi di questo genere può essere messa in atto solamente da un trader esperto oppure da veri e propri analisti che svolgono per professione questi studi. Questo perché investitori inesperti non possiedono sufficienti competenze per descrivere correttamente gli eventi economici che possono influenzare il mercato finanziario. Generalmente l’Analisi Fondamentale applicata sui mercati finanziari si concentra sulle cause macroeconomiche, ossia su tutti quegli eventi in grado di modificare la curva della domanda e quella dell’offerta persino nel mercato finanziario più grande al mondo, ossia il Forex. Dunque l’analista fondamentale volge il proprio sguardo verso l’andamento delle singole Nazioni, ma anche verso un trend omogeno che può accomunare un gruppo di Stati che presentano tratti geografici, etnici o culturali simili, oppure verso l’intera evoluzione economica mondiale. Ciò che però influenza

maggiormente il mercato finanziario sono le decisioni intraprese dai vertici politici nazionali e internazionali. Essi infatti hanno influenze dirette sui risultati economici dei singoli Stati, in quanto la correlazione tra il mondo della politica e quello della finanza è diretta. Ulteriori aspetti che interessano l’analista fondamentale sono gli impatti del mondo sociale e persino del clima, sia sul commercio che sul prezzo dei beni. Sono infatti aspetti da non sottovalutare, che spesso possono aiutare il trader a capire in anticipo le future oscillazioni del mercato, generando così maggiori profitti.

3.1 – Il mercato azionario: analisi settoriale e valutazione delle società Uno degli obiettivi che si pone un analista fondamentale è quello di capire quale sia il reale valore delle azioni, al fine di confrontarlo con il valore espresso sul mercato. In questo modo il trader ha la possibilità di investire sui titoli sottovalutati, ipotizzando che presto assumeranno il loro reale valore, grazie alle classiche correzioni finanziarie di mercato. L’approccio dell’Analisi Fondamentale al mercato azionario si basa su una serie di passaggi che ogni investitore deve mettere in pratica. La prima fase si riferisce all’analisi di tutti gli scenari macroeconomici che possono influenzare il mercato azionario. Innanzitutto tale analisi deve essere suddivisa per aree geografiche e per aree economiche. In questo modo il trader potrà optare per i mercati considerati più favorevoli, a seconda degli esiti dell’analisi. La seconda fase riguarda invece l’analisi settoriale. Si tratta di uno studio complesso, in quanto considera tutti i business presenti sul mercato nel quale si è scelto di investire ed esamina tutti i possibili scenari futuri. L’analisi settoriale esula dal mondo strettamente legato all’economia e alla finanza, in quanto ingloba materie sociali, informatiche, politiche e culturali. Naturalmente per portare avanti un’analisi di questo genere si richiedono determinate competenze e una conoscenza approfondita del mercato azionario. La terza e ultima fase invece riguarda la valutazione delle società presenti sul mercato. Ciò significa che il trader deve valutare i bilanci di esercizio resi pubblici da ogni società, deve riclassificare lo Stato Patrimoniale e il Conto Economico e su questi prospetti deve applicare gli indici di bilancio. In

questo modo l’investitore sarà in grado di capire quale sia il reale valore della società. Questo valore dovrà poi essere rapportato alla quotazione che la società esprime sul mercato, e sulla differenza che ne scaturisce il trader potrà realizzare un investimento con una probabilità di esito positivo molto più alta.

3.2 – Il valore intrinseco dei titoli azionari Uno dei passaggi più importanti dell’intera Analisi Fondamentale è per un trader quello di capire cosa significhi analizzare il valore intrinseco di un determinato asset. La definizione di valore intrinseco assume un significato piuttosto semplice da comprendere dal punto di vista teorico, ma nella pratica può rivelarsi molto difficile da ottenere. È comunque necessario partire dal presupposto che il valore intrinseco di un determinato strumento finanziario o di un certo asset è un valore concettualmente utopistico. Infatti questo valore sarebbe possibile nella realtà solamente se tutti gli investitori fossero soggetti totalmente razionali, che non commettono errori e che agiscono efficientemente su dei benchmark perfetti. Solo in questo modo, infatti, si potrebbe ottenere il valore effettivo di un prodotto finanziario o di un mercato. Identificare questo valore è però possibile, almeno ipoteticamente, ed è soprattutto estremamente vantaggioso. Per fare ciò, un analista fondamentale dovrebbe setacciare un business in ogni suo ambito, dal management alle strategie adottate, dagli investimenti realizzati al bilancio di esercizio, tenendo conto anche delle fonti dalle quali vengono attinte le risorse finanziarie e della loro capacità di trasformarsi in reddito. Una volta che l’analista si è fatto un’idea di quale possa essere il prezzo intrinseco di una certa realtà economica, dovrà analizzare quale sia il valore che la stessa ha assunto sul mercato e sulla base di questo dovrà effettuare il proprio investimento. Il concetto basilare sul quale dovrà fondare il suo trading è però quello che nel lungo periodo il prezzo assunto da un asset finanziario e il suo valore intrinseco andranno, tendenzialmente, a coincidere. Dunque se il valore assunto nel mercato dal business è inferiore al valore intrinseco

calcolato, allora l’analista sarà orientato ad acquistare il titolo, sapendo che probabilmente nel lungo periodo questi corrisponderanno. Dunque è possibile affermare che la determinazione del valore intrinseco di un titolo azionario o di un asset può rappresentare l’obiettivo principale dell’intera Analisi Fondamentale. Una volta che l’investitore è venuto a conoscenza di questo dato, infatti, potrà decidere di effettuare o meno il proprio investimento, sapendo già, se è stato conteggiato correttamente, quale sarà il probabile andamento futuro del prezzo osservato nel mercato. Proprio per questo motivo gli esperti in materia hanno tentato di creare differenti modelli che aiutassero l’investitore a risalire più velocemente al valore intrinseco. Alcuni modelli però implicano passaggi piuttosto complessi, che possono indurre all’errore e far ottenere un risultato completamente inesatto. È possibile però ricondurre i modelli solamente a due tipologie: i Dividend Discount Models, noti anche come modelli di attualizzazione dei dividendi, e gli Stock Market Multiples, noti come modelli dei multipli di mercato. Ciascuno di questi modelli ha subito importanti modifiche negli anni, che hanno portato ad un’ottimizzazione complessiva dell’intera Analisi Fondamentale. 3.2.1 – Il modello di attualizzazione dei dividendi I Dividend Discount Models sono incentrati sull’attualizzazione del prezzo finale di un determinato strumento finanziario e sull’attualizzazione di tutti i dividendi che sono stati erogati in un determinato intervallo di tempo, che coincide con il periodo di possesso del medesimo strumento. Tale attualizzazione dipende inevitabilmente da un tasso di interesse, che deve essere calcolato affidandosi ad ulteriori strumenti di analisi, come ad esempio

il modello CAPM (Capital Asset Pricing Model). La logica che caratterizza questo modello si basa sulla conoscenza e sullo studio dei dati di bilancio resi pubblici dalle società, dai quali è possibile evincere un ipotetico valore intrinseco di un titolo finanziario. Il valore ottenuto è naturalmente da comparare con quello sul mercato, sia per capire se è effettivamente attendibile, sia per intuire se il business è sottovalutato o sopravalutato.

3.2.2 – Il metodo dei multipli di mercato Gli stessi risultati ottenuti con il metodo di attualizzazione dei dividendi sono raggiungibili anche con la metodologia dei multipli di mercato, uno dei metodi più utilizzati dai trader per effettuare una corretta valutazione aziendale. Questo sistema basa il suo approccio sulla valutazione dei prezzi dei beni prodotti da società tra loro simili che appartengono al medesimo settore. I prezzi analizzati vengono rapportati alle voci di bilancio, in particolare all’utile, ma anche all’EBITDA, all’EBIT e al patrimonio netto. Da questo rapporto scaturiscono differenti multipli. Il multiplo più importante e più utilizzato dai trader è quello relativo al rapporto tra prezzo e utile medio del settore. Generalmente viene utilizzato l’utile storico, ma l’indicazione migliore si ottiene rapportando il prezzo all’utile atteso per l’esercizio in corso. Questo multiplo di mercato fornisce informazioni importanti relativamente al numero di anni necessari a ripagare con i soli utili gli investimenti effettuati dall’azienda. Un valore basso del rapporto indica che l’azienda è sottovalutata, viceversa valori alti indicano che si è in presenza di una sopravvalutazione. Non esiste però un valore standard che il trader può considerare come punto ottimale, bensì la

valutazione del multiplo deve essere comparata con il settore di riferimento. Infatti un settore ormai maturo presenta dei rapporti tra prezzo e utile inferiori mentre, a causa delle grandi aspettative di crescita, i settori giovani presentano un rapporto medio molto più alto. Un ulteriore multiplo invece fa riferimento al rapporto tra prezzo e patrimonio netto. È possibile ottenere il patrimonio netto sia dalla differenza tra elementi attivi ed elementi passivi del bilancio, sia sommando al capitale sociale le riserve indicate nel prospetto. Questo metodo di valutazione aziendale viene utilizzato generalmente per analizzare il reale valore posseduto da società finanziarie, assicurative o enti bancari. Questo rapporto aiuta il trader a comprendere quale sia il prezzo al quale il mercato è disposto a pagare un surplus rispetto al valore del patrimonio aziendale. Se dal rapporto scaturisce un risultato inferiore a 1, allora l’azienda è sottovalutata e dunque sul mercato viene espresso un valore inferiore a quello reale. Se invece dal rapporto scaturisce un valore inferiore a 0,5, la valutazione dell’azienda è pessima e il multiplo indica addirittura un rischio elevato di vera e propria crisi.

3.3 – Il settore immobiliare Uno dei principali indicatori dello stato di salute di un mercato è sicuramente il settore immobiliare. Questo infatti rappresenta una delle fonti più abbondanti dalle quali un trader può attingere moltissime informazioni, specialmente in relazione agli investimenti a lungo termine. L’importanza del settore immobiliare deriva principalmente dalla massiccia influenza che esprime sia a livello macroeconomico che a livello microeconomico. In particolare il primo è uno dei principali indicatori delle prospettive di sviluppo che un’economia può celare, mentre il secondo è un indicatore dei valori di portafoglio presenti tra i privati. Generalmente il settore immobiliare considera come unità di valutazione una proprietà immobiliare, composta sia dal terreno che da un edificio eretto su di esso. La valutazione però prescinde da questa considerazione e focalizza l’attenzione sulla destinazione d’uso, valuta cioè se la proprietà ha un impiego commerciale oppure semplicemente residenziale. Come per quasi ogni altro asset, anche nel settore immobiliare è possibile effettuare investimenti a lungo termine, oppure investimenti di tipo speculativo da convertire in profitti nel breve e medio periodo. In particolare un investitore specula all’interno del comparto immobiliare acquistando una proprietà ad un prezzo inferiore rispetto al suo reale valore, come può avvenire ad esempio durante un’asta immobiliare, per poi rivendere lo stesso immobile al prezzo corretto, nel minor tempo possibile. Ciò che lega ulteriormente il comparto immobiliare con il mercato finanziario è l’erogazione dei crediti. Infatti l’acquisto, la costruzione o la ristrutturazione di una proprietà rappresentano i principali motivi per cui un

ente finanziatore concede un mutuo o un prestito ad un privato, mentre l’acquisto o la realizzazione di proprietà produttive sono i motivi basilari per la concessione di mutui aziendali o per la stipulazione di contratti di leasing. Proprio a causa dello stretto legame tra immobili e interessi passivi, i prezzi degli immobili sono soggetti ad una forte volatilità, caratteristica che può avere notevoli influenze sul mercato azionario. Infatti le banche e gli entri creditizi possiedono una riserva variabile, connessa alla qualità dei crediti che vengono erogati: eventuali svalutazioni sul mercato immobiliare possono generare dunque conseguenze anche molto negative, che possono portare a crisi finanziarie anche molto gravi, come ad esempio quella verificatasi negli Stati Uniti nel 2009. Dunque un analista fondamentale deve monitorare costantemente l’intero settore immobiliare, al fine di capire quali eventi possano in qualche modo incidere sui mercati finanziari e quali invece possano avere effetti solamente relativi. Per facilitare questo compito, ciascuno Stato ha creato un sistema che tiene costantemente sotto controllo il comparto immobiliare. Questi sistemi consentono di acquisire determinate informazioni periodiche, mensili o trimestrali a seconda della Nazione, sui vari comuni, città, conglomerati urbani e città metropolitane. Con questi dati l’analista può intuire più facilmente e più precisamente quale sia l’attuale andamento dei prezzi all’interno del mercato e può creare previsioni sulle sue possibili evoluzioni future. A svolgere questo ruolo negli Stati Uniti è la S&P Case, mentre sul territorio europeo a fornire i dati necessari è l’Eurostat. In Giappone lo studio messo a disposizione di tutti i potenziali analisti, trader e investitori viene realizzato direttamente dal Ministero che si occupa sia della situazione territoriale che delle infrastrutture. Quest’ultimo ha suddiviso l’analisi del mercato

immobiliare in due differenti categorie: la prima dedicata esclusivamente alle analisi approfondite realizzate sul mercato, ma anche alle interpretazioni relative agli andamenti dei vari trend, mentre la seconda dedicata ai puri dati statistici. Per aprire un investimento di tipo immobiliare è possibile adottare due differenti tipologie di esecuzione. La prima è diretta e richiede una riserva di capitale piuttosto ampia e una gestione costante e attiva dell’investimento. Il capitale allocato può essere sia proprio che derivante da mutui o prestiti concessi. La seconda modalità invece riguarda la possibilità di acquistare l’immobile senza detenere la pura proprietà, ma solo una quota di un fondo. L’utilizzo di fondi comuni si differenzia dalla prima, per tanti motivi. Infatti questa seconda modalità di apertura di un investimento richiede molto meno tempo e molta meno dedizione. Inoltre i costi relativi alla gestione e alle varie commissioni inerenti al progetto verranno suddivisi in base alla quota detenuta. Un ulteriore vantaggio è rappresentato dalla possibilità di suddividere il rischio. Infatti un fondo immobiliare di questo genere comporta la suddivisione del capitale su un numero molto ampio di asset, favorendo in questo modo anche la possibilità di investire in mercati esteri anche molto distanti. Oltre alle informazioni dirette, il comparto immobiliare offre anche alcune informazioni indirette, che devono essere recepite ed esaminate dall’analista fondamentale. Infatti gli indici immobiliari possono essere utilizzati come veri e propri benchmark, costituendo una base di analisi molto interessante per intuire quali possano essere gli andamenti futuri dei vari strumenti finanziari osservati.

3.4 – L’Analisi Fondamentale nel Forex Anche nel Forex gli analisti fondamentali hanno l’obiettivo di capire quale possa essere il futuro andamento dei prezzi degli strumenti finanziari presenti nel mercato. Per poter raggiungere questo scopo è però necessario tenere in considerazione diversi aspetti, che influiscono costantemente sul mercato e che sanciscono la linea seguita dai trend finanziari. Uno dei primi aspetti che ogni analista fondamentale deve necessariamente studiare è il tasso di interesse. Il valore di questo elemento viene deciso dalle Banche centrali di ogni Nazione, che agisce seguendo le logiche adottate dai vari governi. Dunque è inevitabile che le scelte operate in questo ambito influiscano in qualche modo sul mercato Forex, specialmente se si tratta di uno Stato che ha una certa influenza a livello mondiale. Un ulteriore elemento da non sottovalutare è invece l’inflazione. Questa quantifica il valore e il potere di acquisto che assume la moneta, ed è dunque un aspetto fondamentale di ogni mercato finanziario. Anche in questo caso sono i governi, attraverso diverse manovre, a influenzare il tasso di inflazione, ben sapendo che un tasso alto comporta un arresto dei consumi, mentre un tasso eccessivamente basso comporta la recessione. Naturalmente ogni analista fondamentale che agisce nel mercato Forex deve necessariamente rapportarsi con il Prodotto Interno Lordo nazionale. Analizzare questo elemento è infatti indispensabile per poter intuire quale sia il livello di volatilità presente sul mercato. Inoltre, il PIL è considerato uno dei più importanti indicatori dell’andamento economico di una Nazione. Gli analisti fondamentali possono inoltre utilizzare i rapporti preliminari del PIL, senza attendere il rapporto ufficiale, in modo tale da anticipare una possibile inversione di trend, ottenendo cospicui profitti.

Ma il Forex affonda le sue radici anche nella società, e proprio per questo motivo il tasso di disoccupazione è uno degli indicatori che più influiscono sugli andamenti dei prezzi degli strumenti finanziari. Oltre a rappresentare un altro importante indicatore dello stato di salute di una Nazione, infatti, il tasso di disoccupazione delinea anche la ricchezza media detenuta dai singoli cittadini, che incidono sul consumo nazionale e sul PIL. Una Nazione con un ottimo welfare sociale ed economico mostra inoltre una bilancia commerciale positiva, ottenuta dalla differenza tra importazioni ed esportazioni effettuate in un determinato periodo. Se le importazioni superano le esportazioni, inoltre, il valore della moneta si rafforza, mentre nel caso contrario la moneta subirà un indebolimento. Anche la stabilità dei governi rientra tra gli elementi principali che determinano le oscillazioni all’interno del Forex. Naturalmente la fiducia riposta dai singoli trader sui titoli finanziari nazionali determina l’oscillazione dei prezzi. Oltre a tutti questi indicatori e situazioni però ciascun trader dovrà focalizzare la propria analisi finanziaria su altri tre elementi. Questi infatti influiscono in maniera diretta e indiretta sul mercato, e necessitano di un esame dettagliato e non trascurabile.

3.4.1 – La Politica Monetaria delle Banche Centrali L’analisi delle mosse di Politica Monetaria attuate dalle singole Banche centrali è fondamentale per capire le reali possibilità che all’interno di uno Stato possa generarsi una tendenza alla crescita economica. La Politica Monetaria non agisce solamente nell’ambito dell’inflazione e dei tassi di

interesse, ma si occupa anche del rapporto con gli altri Stati, della tecnologia, degli investimenti e addirittura del benessere sociale. È dunque una disciplina molto ampia, che abbraccia quasi ogni aspetto dell’economia. Ogni decisione però viene intrapresa e attuata dalle singole Banche centrali, che agiscono in virtù dell’orientamento politico presente al governo e seguendo le linee guida delle Banche centrali internazionali.

3.4.2 – L’economia I trader inoltre devono basare la propria analisi sulle dinamiche che determinano l’andamento economico di una Nazione o di un gruppo di Nazioni. Questo tipo di analisi deve dunque essere improntata su tutti i fattori sociali e politici che caratterizzano un territorio, ma anche sul livello di consumo nazionale e sui vari settori produttivi. L’economia è dunque uno dei pilastri che sorreggono l’intera Analisi Fondamentale del Forex e, per poterla analizzare in modo approfondito, il trader dovrà dedicare a questa fase dell’analisi moltissimo tempo, oppure affidarsi a dati già pronti, che però potrebbero rivelarsi mal interpretati o incompleti.

3.4.3 – L’andamento dei commodities oro e petrolio L’oro e il petrolio sono le commodities che maggiormente influenzano il settore finanziario e il mercato Forex. Sono due elementi spesso sottovalutati, trascurati e non compresi all’interno delle analisi, ma in realtà sono determinanti per capire quale possa essere l’andamento futuro dei trend. L’oro è infatti considerato il bene rifugio per eccellenza. Questo significa che i trader, nel caso in cui i mercati attraversano alcune fasi negative, tentano di

investire sull’oro. Per questo motivo, dunque, mentre tutti gli strumenti finanziari mostrano un andamento negativo, l’oro risulta essere l’unico elemento a presentare un trend positivo. Viceversa, l’oro mostra un andamento al ribasso quando il mercato è attraversato da momenti di euforia. Anche il petrolio è uno dei commodities che influenza maggiormente i mercati di tutto il mondo ed in particolar modo il Forex. Esistono due differenti tipologie di petrolio, ma il consiglio è quello di focalizzare l’attenzione sul West Texas Intermediate, noto anche come WTI, che ha un’influenza maggiore rispetto al Brent. Quasi tutte le economie mondiali dipendono infatti dal petrolio, o perché lo importano o perché lo esportano, e di conseguenza questa importanza si riversa inevitabilmente sul mercato finanziario. Un calo del prezzo del petrolio, dunque, comporterebbe dei vantaggi per i Paesi importatori e uno svantaggio per i Paesi esportatori, e viceversa.

Conclusioni I temi affrontati fino ad ora ci hanno permesso di apprendere le principali nozioni relative all’Analisi Fondamentale e a ciò che essa comporta. Essa si basa su una serie di semplici principi, difficili però da applicare se non si hanno le competenze necessarie. Per intraprendere l’Analisi Fondamentale è importante imparare ad esaminare i dati del bilancio di esercizio delle società, per essere in grado di effettuare delle stime e delle previsioni di breve, medio e lungo periodo. La raccolta e lo studio della grande mole di dati finanziari richiedono tempi abbastanza lunghi e una valida conoscenza del mercato e delle discipline matematiche e econometriche, motivo per cui l’Analisi Fondamentale non è di facile utilizzo da parte dei meno esperti. Ma, se utilizzata in modo corretto, essa può garantire una gestione ottimale e ottimizzata dei propri capitali, in modo tale che vengano investiti riducendo i rischi e in base alla volatilità dei mercati, con consapevolezza e evitando di operare scelte sbagliate che comporterebbero la perdita del denaro. I principi cardine dell’Analisi Fondamentale sono utili anche per gli analisti tecnici, come strumenti di supporto nelle decisioni di investimento, grazie allo studio del calendario degli eventi macroeconomici per stabilire quale sia il momento più opportuno per effettuare gli investimenti. L’Analisi Fondamentale è dunque un valido strumento, anche se presenta dei limiti connessi alla sua complessità, ma rimane comunque molto importante per comprendere a fondo i mercati finanziari.

Trading Operativo sul Forex Il mercato del Forex è il più grande mercato finanziario esistente al mondo, nel quale ogni giorno vengono effettuate operazioni di scambio di valute per milioni di Dollari. Si tratta di un mercato equo, non manovrabile da alcuna istituzione o governo, che muta esclusivamente in relazione alle oscillazioni dei cambi fra valute. Il Forex trading consiste nell’acquistare una valuta nel momento stesso in cui se ne vende un’altra, in quanto le quotazioni valutarie sono formate da coppie, come ad esempio la coppia Euro-Dollaro. Nella coppia le due valute assumono differenti ruoli, in quanto una indica la valuta di base, mentre l’altra rappresenta la valuta quotata. L’elemento fondamentale che le accomuna è il prezzo di scambio. Il mercato del Forex, come anche quello del trading in generale, attira un numero sempre maggiore di investitori. Tuttavia vi è una grande confusione al riguardo, in quanto vi è una differenza sostanziale tra il Forex e il trading azionario. Il Forex è un mercato che si basa sulla negoziazione delle valute, mentre il trading si basa sulla negoziazione di titoli quali azioni o obbligazioni nella Borsa Valori. Rispetto al trading azionario, il Forex ha orari di apertura più flessibili, presenta commissioni ridotte per attirare maggiori investitori, mette a disposizione un numero relativamente limitato di coppie di valute per facilitare la scelta dei trader, inoltre non presenta alcuna limitazione o restrizione. Altro punto a favore del mercato Forex è la totale assenza di intermediari, con la conseguente riduzione dei costi di gestione delle piattaforme, che servono soltanto per il collegamento con il mercato. La scelta fra i due sistemi di investimento non è semplice, soprattutto se non si ha esperienza nel settore, ma per intraprendere entrambe le strade è sempre consigliato effettuare un attento lavoro di studio, con costanza e impegno,

perché soltanto con il sacrificio si potranno ottenere risultati positivi. Il Forex trading è in grado di garantire maggiore stabilità in relazione agli avvenimenti che possono influenzare il mercato, dunque iniziare ad investire in esso i propri capitali potrebbe rivelarsi una mossa azzeccata, ma è fondamentale non perdere mai di vista i limiti e le regole di buon senso e prudenza.

Capitolo 1 – Cosa è il Forex Trading Il Forex è un mercato che comprende al suo interno tutti gli scambi di natura finanziaria che avvengono tra i vari soggetti, in particolare tra enti finanziatori e trader. Proprio per questo motivo il Forex, noto anche come mercato delle valute, è considerato il più grande mercato finanziario dell’intero pianeta. La sua denominazione deriva dall’unione di due parole: la prima è Foreign che significa letteralmente “straniero”, mentre la seconda è Exchange, ossia “scambio”. Dunque il Forex non è altro che un mercato improntato sullo scambio delle valute straniere. I numeri relativi al mercato del Forex sono veramente incredibili: ogni giorno, infatti, lo scambio di denaro liquido realizzato al suo interno ammonta ad oltre 5 mila miliardi di Dollari statunitensi. Una delle sue caratteristiche principali, che lo distingue da ogni altro mercato borsistico presente nel mondo, è la sua mancanza di limiti orari, in quanto è possibile svolgere trading in qualsiasi momento durante l’intero arco della giornata e della notte. Questo aspetto non è assolutamente da sottovalutare: i trader possono infatti sfruttare in tempo reale le conseguenze generate da eventi internazionali, siano essi relativi al mondo della politica, della società o dell’economia. Ciò che inoltre contraddistingue il Forex è la totale assenza di una sede finanziaria. Ciò significa che i prezzi relativi agli strumenti finanziari scambiati al suo interno reagiscono semplicemente al mercato secondo la normale legge della domanda e dell’offerta. Sull’interpretazione di questo meccanismo devono agire tempestivamente i trader, che giocheranno al rialzo nel caso in cui la domanda del prodotto osservato aumenti, oppure al ribasso

nel caso contrario. L’assenza di una vera sede ha portato il Forex ad essere conosciuto nel mondo come un mercato “over the counter”.

1.1 – Come nasce il Forex La nascita del mercato Forex può essere fatta risalire al 1944, in seguito agli accordi di Bretton Woods, nel New Hampshire, fra USA, Francia e Regno Unito. Tale riunione aveva lo scopo di rafforzare le singole economie degli Stati partecipanti, attraverso una politica monetaria internazionale, che prevedeva l’inserimento di procedure e di regole ben definite. Il Forex è dunque il primo mercato al mondo frutto di una negoziazione politica, creato con l’obiettivo di regolare i rapporti economici tra le varie Nazioni mondiali. Furono due i progetti presentati per ricostruire il sistema monetario e finanziario: il primo, denominato Progetto White, fu presentato dallo statunitense Harry Dexter White, il secondo, denominato Progetto Keynes, fu presentato dall’inglese John Maynard Keynes. Il Progetto White era focalizzato sulla formazione di un nuovo ente che avrebbe dovuto finanziare tutti i Paesi membri sulla base delle quote di capitale sottoscritto da ciascuno di essi, in un sistema basato sul Dollaro statunitense. Il Progetto Keynes prevedeva invece l’istituzione di una nuova moneta, chiamata Bancor, con la quale i vari Paesi avrebbero dovuto compensare i propri debiti e crediti, sulla base del loro peso economico nel commercio internazionale valutato come media dell’ultimo triennio. Scaturì un compromesso tra i due progetti, tuttavia ebbe maggior peso il Piano White. La prima fondamentale conseguenza fu l’istituzione del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale, come enti con funzioni di sostegno e di vigilanza sull’economia mondiale. Inoltre, gli accordi di Bretton Woods sancirono per la prima volta la sostituzione della Sterlina inglese con il Dollaro statunitense come valuta di riferimento per il tasso di cambio. Il valore del Dollaro fu ancorato a quello dell’oro: un’oncia aveva il prezzo di

35 Dollari. Gli Stati aderenti a tali accordi avevano l’obbligo di controllare le oscillazioni valutarie nazionali rispetto al Dollaro, mantenendole al di sotto di un punto percentuale. Gli anni più significativi per il Forex sono stati però quelli intercorrenti tra il 1950 e il 1960: in questi anni un gran numero di operatori entrò nel mercato e il volume degli scambi incrementò notevolmente. Il sistema monetario venutosi a creare a seguito degli accordi di Bretton Woods si rivelò efficiente dalla sua istituzione fino agli inizi degli anni ’70. Le regole stabilite consentivano di raggiungere gli obiettivi prefissati e di regolarizzare il mercato, prevenendo la formazione di conflitti. In questi anni però gli Stati Uniti dovettero affrontare eventi che incisero notevolmente sulla spesa pubblica nazionale, come ad esempio la guerra in Vietnam e il dispendioso programma sociale Great Society. In questa situazione, l’indebitamento pubblico coincise con l’incremento delle domande di conversione da parte degli investitori delle riserve in oro. Per questo motivo, nell’estate del 1971, il Presidente Nixon decise di sospendere tale convertibilità sancita dai precedenti accordi, annunciando tale decisione a Camp David. Cosi alla fine del 1971 il G10 mise definitivamente fine al sistema realizzato a seguito degli accordi di Bretton Woods: iniziò, con la necessaria svalutazione del Dollaro statunitense e la conseguente fluttuazione dei cambi, il sistema dettato dallo Smithsonian Agreement, improntato appunto sui cambi flessibili. L’instaurazione del nuovo sistema monetario, con l’ovvio abbattimento del precedente, non ha portato però alla dismissione degli enti fondati nel 1944, che, all’infuori del GATT, continuano tutt’oggi ad esistere. Gli anni successivi all’annuncio di Camp David sono caratterizzati dal protagonismo all’interno del Forex delle banche internazionali e delle

tecnologie. In particolare queste ultime hanno consentito, a partire dal 1980, di incrementare i volumi degli scambi, grazie all’incremento della velocità e all’ampliamento degli orari di operatività. I costi e le commissioni connessi alle operazioni di trading, apparivano però come un ostacolo per molti insormontabile, e proprio per questo motivo, fino agli anni ’90, il Forex era considerato ancora un mercato riservato solamente a pochi eletti, in particolare alle banche e a soggetti con grandi disponibilità economiche. La tecnologia però si è dimostrata ancora una volta fondamentale per l’evoluzione del Forex, in quanto l’avvento di Internet ha consentito l’apertura del mondo del trading anche ad aspiranti trader e ad investitori dotati di limitate risorse finanziarie. I costi, infatti, sono stati gradualmente abbattuti e il trading è divenuto sempre più un mercato aperto.

1.2 – I principali vantaggi Il mercato Forex consente di svolgere trading su operazioni internazionali, con la possibilità di ottenere molti guadagni. Molti soggetti sono riusciti a fare del Forex trading un vero e proprio lavoro. Ma ciò che contraddistingue realmente il Forex da ogni altro mercato sono i vantaggi connessi all’attività svolta. Il vantaggio principale è rappresentato dal basso costo delle commissioni. Il trading online ha infatti consentito di abbattere quest’onere che per anni aveva caratterizzato il mercato finanziario. Le commissioni presenti oggi nel Forex sono relative al broker che si sceglie di utilizzare per svolgere la propria attività, ma risultano in ogni caso minime. Un ulteriore vantaggio riguarda la piena autonomia posseduta dal trader. La decisione di aprire una posizione, di chiuderla, di effettuare trading in prima persona oppure di affidarsi a sistemi automatizzati spetta in piena libertà ad ogni investitore. Nel trading moderno infatti è quasi completamente sparita la figura dell’intermediario, grazie alla possibilità di agire attraverso semplici clic direttamente sul mercato. Questo è possibile in quanto il Forex è dotato di un’altissima liquidità di mercato, che permette ai trader di rimanere attivi nel trading in qualsiasi momento, acquistando e vendendo le posizioni nel mercato. Un’ulteriore conseguenza vantaggiosa dell’avvento della tecnologia nei mercati finanziari e in particolare nel Forex è la possibilità di svolgere trading a qualsiasi orario del giorno o della notte, per ben cinque giorni alla settimana, escluso il weekend durante il quale tutti i mercati finanziari al mondo sono chiusi.

Il trading moderno consente ai trader di effettuare i propri investimenti, allocando per ogni singola operazione anche piccoli importi. Questo è possibile grazie allo strumento della leva finanziaria messo a disposizione dai broker, che consente di aprire posizioni con valori decisamente superiori rispetto alla somma investita. L’avvento degli smartphone e dei tablet ha permesso ai trader di ampliare anche il concetto di trading. Le operazioni possono infatti essere gestite in maniera semplice da qualsiasi luogo, con l’unico requisito che è quello di avere una stabile connessione ad Internet. In questo modo crescono sia le probabilità di sfruttare al meglio e in tempo reale le variazioni di prezzo, sia, di conseguenza, i profitti. Non è più dunque necessario che il trader si rechi fisicamente presso la banca o, in generale, presso l’ente finanziario per effettuare la propria operazione. L’improvviso aumento del numero degli aspiranti trader, che si affacciano sul mondo del Forex spesso senza una base statistica e finanziaria sufficiente, ha indotto i broker a creare delle demo gratuite che consentono di simulare l’attività del trading utilizzando un saldo monetario virtuale, azzerando dunque i rischi e permettendo allo stesso tempo di migliorare le propria affinità con l’interfaccia proposta. Il trading, infine, viene spesso visto erroneamente come un’attività insicura. In realtà tutto ciò che avviene all’interno del Forex viene costantemente monitorato e verificato da organi di vigilanza e controllo. Ogni broker può ottenere diverse certificazioni, a garanzia della qualità del servizio offerto e dell’onestà dell’attività. Ciò può essere tradotto come totale sicurezza nell’investimento che andrà ad effettuare.

1.3 – I soggetti nel mercato Forex Per poter capire a fondo il Forex è fondamentale sapere chi sono i soggetti che, in maniera più o meno attiva, partecipano alla movimentazione dei prezzi e alla definizione del punto di incontro tra domanda e offerta. Per molti anni il mercato finanziario più grande al mondo però è stato aperto solamente a pochi investitori, in possesso di determinati requisiti economici. Fortunatamente il web ha segnato l’apertura definitiva del Forex a tutti i soggetti precedentemente esclusi, a prescindere dallo scopo per cui hanno deciso di affacciarsi in questo mercato o dalle modalità con le quali investono. Generalmente i soggetti decidono di effettuare trading solamente per fini speculativi, ma una piccola fetta dei soggetti attivi partecipa al Forex con lo scopo di convertire denaro in valute differenti da quella posseduta. I soggetti principali del Forex sono le Merchant Bank, note più semplicemente come banche d’affari. Questi soggetti svolgono diverse funzioni: innanzitutto, essendo istituti di credito, svolgono un servizio relativo all’attività di consulenza finanziaria e, in secondo luogo, gestiscono patrimoni, talvolta considerevoli, di soggetti privati. Non svolgendo funzioni commerciali, non è possibile per i cittadini privati depositare dei fondi presso le Merchant Bank. Gli esperti considerano questi soggetti la parte fondamentale dell’intero mercato Forex in quanto essi, sfruttando gli interessi, permettono di movimentare circa il 50% dell’intero volume degli scambi compiuti. Ma le Merchant Bank non sono gli unici istituti bancari presenti all’interno del Forex. Fondamentali sono infatti le Banche centrali, che amministrano la politica monetaria nazionale e, sulla base delle decisioni intraprese, influenzano i tassi di interesse presenti nel mercato Forex. Ma il potere

ipotetico delle Banche centrali è persino superiore a questo. Esse infatti svolgono periodicamente delle previsioni in merito agli andamenti futuri di mercato e sulla base di queste stime i trader effettueranno i loro investimenti. Dunque si tratta di un’influenza indiretta, ma pur sempre determinante. Esistono inoltre degli istituti che consentono ai trader di riunire i singoli capitali in un unico fondo di investimento, al fine di effettuare un’unica attività di trading e di ripartire i profitti ottenuti tra gli stessi trader sulla base delle quote conferite. Questi istituti prendono il nome di Fondi comuni di investimento. Diversi da questi ultimi sono invece i cosiddetti Hedge Fund, che agiscono all’interno del Forex cercando di sfruttare operazioni con scadenza nel brevissimo termine, allocando ingenti investimenti. I profitti vengono garantiti, nel caso di operazione positiva, grazie all’effetto della leva finanziaria, molto elevato in questo tipo di investimenti. Per poter accedere a questi tipi di Fondi però sono necessari, oltre ad una elevata disponibilità economica, anche una serie di requisiti che ne limitano le partecipazioni. Il mercato Forex è inoltre aperto alle multinazionali, che sfruttano le potenzialità del mercato per comprare determinati prodotti o strumenti finanziari in una determinata valuta, per rivenderli immediatamente, o al momento opportuno, ad un’altra valuta. Il loro scopo non è dunque quello speculativo, bensì quello di abbattimento dei costi di cambio. I trader rappresentano l’ultima categoria di soggetti che si attivano all’interno del mercato Forex. Naturalmente, siano essi investitori professionisti o meno, agiscono per il puro profitto personale. I trader privati non godono di grandi vantaggi, che sono riservati specialmente ad altri soggetti. Essi infatti non possono ottenere notizie in anteprima relative a determinate operazioni e non

possono godere di spread ridotti. Esistono però due ulteriori categorie di soggetti che spesso si sentono nominare all’interno del mercato Forex, ossia gli orsi e i tori. Questi due animali rappresentano simbolicamente coloro che influenzano volontariamente l’andamento di mercato. I tori sono coloro che vorrebbero un mercato al rialzo, per sfruttare al meglio la loro entrata nel Forex con operazioni dalla lunga durata. Gli orsi invece sono più semplicemente i venditori attivi del Forex, che dunque tendono ad un mercato al ribasso per ottenere profitti dalle operazioni di trading effettuate. Il mercato dunque oscilla a seconda della forza di queste due categorie, che spingono continuamente il trend verso l’alto o verso il basso. Naturalmente un dominio dei tori si tradurrebbe con un trend positivo, con i punti di massimo e minimo che raggiungono livelli sempre più alti, mentre un dominio degli orsi porterebbe ad una situazione simmetricamente opposta. Per i trader è conveniente che una delle due forze prevalga sull’altra, in quanto in caso di equilibrio ci si ritroverebbe in una delle cosiddette fasi laterali del mercato, durante le quali ottenere profitti si rivelerebbe complesso. Il nome affidato ad acquirenti e venditori attivi del Forex deriva dalla modalità di attacco di questi due animali: il toro infatti tende ad incornare lo sfidante con un movimento che va dal basso verso l’alto, mentre l’orso tende ad attaccare le prede utilizzando le zampe, dunque con un movimento che va dall’alto verso il basso. L’opinione generale che si viene a creare unendo i pareri di ogni singolo soggetto attivo presente nel Forex prende il nome di sentiment di mercato. I trader dunque dovranno studiare e approfondire quale sia l’atteggiamento dominante presente nel mercato in quel preciso momento, in modo tale da intuire quale possa essere il futuro andamento del trend.

1.4 – La gestione del capitale Il trading è un’attività nella quale è necessario contemplare il rischio. Questo significa che aprire delle posizioni può sia portare dei profitti netti nel mediolungo periodo, sia determinare delle ingenti perdite, che colpiscono il capitale allocato. Per evitare di dilapidare l’intero capitale è dunque fondamentale porre in atto una strategia volta alla gestione del capitale, che prende il nome di Money Management. L’obiettivo di questa analisi è sicuramente quella di portare il trader ad ottimizzare i profitti e ridurre al minimo le perdite. Queste non potranno essere eliminate, in quanto insite nel concetto stesso di trading, bensì dovranno essere controllate e arginate. Non esistono strategie di gestione del capitale perfette, e ogni teoria possiede punti di forza e punti deboli. Quasi tutte però sono fondate sui medesimi punti chiave, da assumere come dei veri e propri dogmi del Forex. La mancanza di un Money Management o comunque l’adozione di una strategia inadatta e poco studiata spingerà sicuramente il trader al fallimento. È possibile scomporre la strategia di gestione del capitale in due componenti, analizzabili separatamente ma che in realtà sono tra loro inscindibili. La prima componente è il Risk Management, che consiste nell’analisi e nello studio di ciascuna posizione che si intende aprire nel Forex. La seconda componente è invece il Position Sizing, che invece mira ad individuare quale sia la quantità di capitale ottima da allocare per ogni operazione da svolgere nel trading. Il Money Management è dunque anche gestione del rischio. È necessario infatti sapere che i profitti necessari per ritornare al capitale iniziale in caso di perdita sono proporzionali alla perdita. Uno dei concetti più importante del Money Management e dell’intero Forex è

quello di drawdown. Questo elemento altro non è che la riduzione del capitale dovuta ad una serie di operazioni negative e indica, in termini percentuali, il rischio presente nella posizione aperta. È fondamentale non sottovalutare il drawdown, in quanto questo stabilisce quale sia il limite, sulla base del capitale allocato e dell’ammontare delle perdite, oltre al quale diviene impossibile continuare ad effettuare trading. Un’adeguata strategia di Money Management dunque tende a definire quale sia tale limite, in modo tale da tenersi più lontano possibile da esso. Come detto, anche se varie, tutte le strategie di Money Management sono basate su alcuni aspetti imprescindibili. Innanzitutto ogni trader deve possedere una quantità di capitale iniziale adeguata all’attività di trading. Iniziare in uno stato di sottocapitalizzazione, infatti, può indurre il trader, a seguito di una serie iniziale di operazioni negative, ad uscire immediatamente dal Forex. Allo stesso tempo è necessario definire quale sia il limite di capitale allocato utilizzabile. Generalmente gli esperti consigliano di non oltrepassare i due terzi del capitale totale. Anche per questo motivo è importante programmare in modo intelligente le operazioni da svolgere. Aprire contemporaneamente più posizioni può risultare vantaggioso, ma anche molto pericoloso. Anche in questo caso il consiglio è quello di non investire mai oltre il 20% del capitale nello stesso momento. È importante tenere ben presenti quali siano gli obiettivi di ogni operazione. Il trading deve essere svolto determinando già in anticipo un limite massimo di perdita, ossia il cosiddetto stop loss, e un livello considerato ottimale di profitto, ossia il take profit: una volta che il trend oltrepassa uno dei due punti, per motivi differenti, è consigliato chiudere la posizione. Il motivo è quello di tenere in considerazione un rapporto tra rendimento e rischio né troppo alto, né eccessivamente basso. Talvolta è infatti rischioso e controproducente tentare di lasciar correre eccessivamente un profitto,

specialmente nel caso in cui sia già stato superato il punto di take profit. Il trend potrebbe infatti cambiare orientamento e iniziare a produrre perdita, dilapidando il guadagno ottenuto. Per questo motivo è talvolta importante anticipare la chiusura di una operazione positiva al fine di assicurarsi comunque un profitto. Una corretta applicazione della propria strategia di gestione del capitale consentirà ai trader di rimanere sul Forex nel lungo periodo, anche durante le fasi negative del trading. Se le operazioni negative sembrano non aver termine, la strategia creata non è quella giusta per il Forex e dunque sarà necessario rideterminare i principi fondamentali del Money Management.

1.5 – Gli indici del Forex Trading Il numero dei contratti oggetto di scambio all’interno del Forex in un determinato periodo rappresentano il volume degli scambi del mercato. Questo dato è uno degli indicatori più importanti per i trader, essendo analizzato prima dell’entrata nel Forex ed essendo decisivo nella scelta dell’apertura o meno di una posizione. Il volume degli scambi varia a seconda dell’andamento dei prezzi. I mercati che presentano bassi volumi di scambio sono facilmente individuabili anche graficamente. Essi infatti presentano una sostanziale equivalenza del livello dei prezzi assunti al momento dell’apertura con i prezzi del momento della chiusura; inoltre le barre o le candele che compongono il grafico sono di dimensioni molto piccole. La caratteristica principale dei mercati con volumi di scambio alti invece è la notevole distanza tra massimi e minimi, con barre o candele molto allungate. Un altro indicatore è il cosiddetto Percentage in Point, noto più semplicemente con l’acronimo PIP. Il Percentage in Point è la variazione di prezzo subita da una determinata valuta, per quanto minima essa possa essere. Dunque tale strumento è fondamentale per verificare quale sia l’effettiva variazione, ma consente anche di assodare quale siano i guadagni e le perdite. Il calcolo del PIP è però semplicissimo. Infatti osservando il valore assunto dal prezzo in due differenti momenti, il PIP corrisponde alla differenza tra la quarta cifra decimale dei due valori. Come già detto in precedenza, il mercato del trading era in passato profondamente differente. Infatti per poter investire nel Forex i broker richiedevano costi di accesso e commissioni molto ingenti, in modo tale da possedere una sorta di funzione di selezione e controllo sull’attività svolta dai

trader. Internet ha consentito anche ad altri soggetti di divenire broker nel Forex e questo ha portato ad una naturale riduzione dei prezzi di accesso al mercato. Questo è stato possibile grazie alla leva finanziaria, che ha consentito ai trader di negoziare nei lotti del Forex prendendo del denaro sotto forma di prestito direttamente dal broker scelto per effettuare trading. La leva finanziaria è espressa sotto forma di proporzione, nella quale il primo numero rappresenta il massimo valore movimentabile, mentre il secondo numero è il riferimento del valore investito. Dunque in una proporzione 400:1 per ogni Euro investito è possibile movimentare un importo massimo di 400 Euro. Naturalmente l’ampliamento consentito sui guadagni dalla leva finanziaria, si riflette anche sulle perdite. Dunque con questo strumento cresce sia il rendimento che il rischio. Per questo motivo se si effettua trading utilizzando la leva finanziaria diviene fondamentale stabilire con grande razionalità i punti di stop loss e di take profit, che garantiranno un equilibrio all’investimento.

1.6 – Gli orari in cui effettuare trading Una delle caratteristiche che spinge i trader ad investire nel mercato del Forex è la possibilità di poter investire in qualsiasi orario, per ben cinque giorni alla settimana. Nello specifico il Forex apre alle ore 23:00 della domenica, tenendo in considerazione l’orario italiano, e chiude alla stessa ora del venerdì. Vi sono degli orari che consentono ai trader di ottenere maggiori profitti, e sono quelli durante i quali è presente sia un elevato volume di scambi, sia un alto tasso di volatilità. L’unione di questi due fattori garantisce infatti una tendenza ben più evidente, ma allo stesso tempo l’alta volatilità induce un aumento nel tasso di rischio, causato dall’elevata imprevedibilità insita nel movimento compiuto dai prezzi. Durante gli orari di apertura, il Forex presenta però anche momenti in cui la volatilità e il volume degli scambi assumono valori talmente bassi che appare inutile investire o aprire posizioni: sono i momenti che susseguono all’apertura del mercato di domenica, e quelli che precedono la chiusura di venerdì. È comunque possibile distinguere tre differenti sessioni, che si alternano durante l’arco della giornata. 1.6.1 – Forex in America L’orario di apertura del Forex per ciò che concerne la sessione americana è alle 14:00 ora italiana, mentre quello di chiusura è le 23:00. Il mercato americano consente di movimentare un volume di scambi elevatissimo. Inoltre la sovrapposizione e il contemporaneo trading tra sessione americana e sessione europea garantisce una situazione agevolata e favorevole. Durante questa sessione i trader devono tenere conto essenzialmente di due orari: il primo è le 18:00, il secondo le 20:00, sempre sulla base dell’orario italiano.

Infatti quotidianamente a questi orari la FED, ossia la Banca centrale statunitense, effettua degli annunci che potrebbero sconvolgere i trend. Dunque il consiglio è quello di effettuare operazioni di trading solamente sul Dollaro statunitense e su quello canadese una volta superato l’orario del primo annuncio effettuato da parte della Federal Reserve System.

1.6.2 – Forex in Europa La sessione in Europa apre alle 8:00 ore italiane a chiude nel momento in cui la FED effettua il suo primo annuncio, ossia alle 18:00. La caratteristica principale di questo mercato è la presenza di movimenti decisi e importanti, che avvengono principalmente a partire dalle ore 9:00. Infatti a partire da questo orario, cominciano a raggiungere i mercati le notizie relative alle variazioni nel tasso di cambio delle valute, modificando la tendenza dei trend presenti. In questo mercato i vantaggi più grandi sono forniti dalle operazioni effettuate sui trading relativi all’Euro e a quelli relativi al Franco svizzero.

1.6.3 – Forex in Asia La sessione asiatica ha orari per nulla coincidenti con quelli della sessione americana e con quelli della sessione europea. Il Forex in Asia infatti apre all’orario di chiusura del Forex americano, ossia alle 23:00 e chiude proprio quando in Europa è l’orario di apertura, ossia alle 8:00. È forse la sessione che movimenta meno volumi di scambi, ma presenta grosse piazze fondamentali per l’intero Forex, come quelle di Tokyo e di Hong Kong.

Avendo un orario di attività poco influente a livello mondiale dal punto di vista macroeconomico e da quello finanziario, il trend pare assumere una tendenza lineare, che non presenta eccessive oscillazioni o veri e propri shock, a meno che non vi siano eventi realmente eclatanti.

Capitolo 2 – Gli ordini nel Forex Trading Nel mondo del Forex trading online, è possibile effettuare una consistente varietà di ordini, selezionando gli strumenti con i quali si vogliono effettuare le negoziazioni e studiando gli andamenti dei vari mercati in tempo reale attraverso l’uso di prospetti grafici. Per operare in tali mercati, è dunque necessario avere una conoscenza dei vari ordini che possono essere effettuati nelle varie piattaforme di trading, per impartire al broker precise indicazioni che consentano di ottenere risultati positivi. Le principali tipologie sono gli stop loss, i take profit, gli ordini a mercato e gli ordini limite.

2.1 – Stop Loss Gli ordini stop loss rappresentano uno strumento fondamentale per i trader per la gestione del rischio connesso al Forex, grazie al quale è possibile porre un limite alle perdite che possono scaturire da una fase negativa del mercato. Si tratta per tale motivo di un ordine di protezione, attraverso il quale verrà impostato il valore massimo di perdita del capitale che il trader è disposto a tollerare per singola posizione aperta. Tale ordine deve essere impostato dal trader anticipatamente rispetto all’esecuzione delle varie operazioni di apertura e sarà eseguito in modo totalmente automatico dalla piattaforma di Forex utilizzata. Quando il trend raggiungerà il livello di stop loss fissato, la posizione verrà automaticamente chiusa per evitare che le perdite possano raggiungere un livello tale da erodere in modo irreparabile il capitale. Per impostare il punto di stop loss è necessario monitorare la volatilità delle principali coppie di valute: se l’ordine è di minima rilevanza, si potranno verificare perdite esigue, viceversa, per ordini di maggiore rilevanza, le perdite potrebbero compromettere la totalità dei profitti dei trader. Attraverso lo stop loss è possibile salvaguardare gli investimenti dai cambiamenti improvvisi del mercato, determinando appunto la massima perdita realizzabile sulla base della propria strategia di Forex trading, gestendo il rischio nel modo più opportuno. Le perdite maggiori si verificano nel momento in cui il trade viene chiuso ed è stato eseguito l’ordine di stop loss in un momento in cui il mercato sta attraversando una fase di cambiamenti che potrebbero generare invece dei profitti. In tal caso è possibile impostare la strategia in modo tale che vengano aperte posizioni supplementari per recuperare le perdite precedentemente subite. Tuttavia anche questo sistema può rivelarsi un fallimento, in quanto

spesso il mercato subisce dei cambianti tanto repentini, a causa della diffusione di notizie finanziare importanti, che non sono in grado di fare ottenere profitti, bensì comportano ulteriori perdite. L’ordine di stop loss è dunque alla base della costruzione di una strategia di trading efficiente. Per tale motivo verranno generati tre sistemi di valori di stop, in base alla volatilità del trade: un sistema con uno stop elevato per i casi di alta volatilità, un sistema con uno stop basso per i casi di scarsa volatilità, un sistema intermedio. I sistemi automatici di trading analizzano i segnali per valutare il livello al quale impostare lo stop loss. Non sempre i trader si attengono agli ordini di stop loss stabiliti, ma continuano a mantenere aperte le posizioni in perdita nella speranza che il trend cambi la sua tendenza e trasformi le perdite in profitti. Tuttavia tale intromissione nella strategia implementata, genererà solamente perdite più ingenti, mettendo a rischio l’intero capitale.

2.2 – Take Profit La seconda tipologia di ordini fondamentale per la gestione delle operazioni di trading nel Forex è il take profit. Esso si pone in contrapposizione allo stop loss e indica il livello di protezione dei profitti. Alla pari dello stop loss, esso deve essere impostato prima di eseguire le operazioni sul mercato, in base alla strategia e alle disponibilità finanziarie del trader. In un certo senso, si tratta di un limite al guadagno, che si attiva una volta che vengono raggiunti i livelli precedentemente stabiliti, per evitare che cambiamenti del mercato possano erodere tali guadagni e vanificare quanto fatto fino a qual momento. Quella che assume il take profit è dunque una funzione prettamente prudenziale. Allo stesso tempo un trader può porsi il dubbio che il trade, una volta oltrepassato il livello di take profit, possa continuare nel suo andamento positivo e la chiusura della posizione anticipata potrebbe rivelarsi un’occasione persa. Ma il compito del take profit può essere inteso anche come un limite all’avidità del trader, che potrebbe portare ad ottenere guadagni superiori, ma anche perdite davvero ingenti. L’emozione umana è una caratteristica che nel mondo del Forex dovrebbe essere del tutto azzerata. L’avidità naturalmente rientra tra i sentimenti da eliminare, e lasciar correre un profitto significa affrontare un rischio che diviene ogni secondo più alto. Scegliere il punto esatto nel quale collocare il take profit non è però semplicissimo. La scelta può dipendere essenzialmente dalla motivazione che spinge il trader a effettuare un determinato investimento, che può essere ricondotta principalmente a due casi: la prima riguarda l’individuazione di una determinata figura grafica che il trend sta andando a completare; la seconda è invece relativa al perseguimento dell’andamento intrapreso dal trend. Se il trader ha individuato una parziale figura analizzando il grafico dell’oscillazione dei prezzi, investendo sulla conclusione del trend, il take

profit dovrà essere fissato nel punto in cui si presume andrà a concludersi la raffigurazione che ha determinato l’apertura della posizione. La decisione di dove fissare il take profit nel caso in cui il trader apra la posizione nell’intento di seguire un determinato trend è invece subordinata ai livelli di supporto e resistenza. Questi rappresentano dei punti fondamentali, in quanto si suppone che nelle aree in cui gli stessi sono presenti il trend possa invertire il proprio andamento. Naturalmente, nel caso in cui l’investimento si riferisca ad un’operazione di acquisto, il take profit dovrà essere posizionato al di sotto del livello di resistenza; viceversa, in un’operazione di vendita, il take profit si dovrà fissare qualche punto al di sopra del livello di supporto.

2.3 – Ordini a mercato Gli ordini a mercato devono essere concepiti come delle comunicazioni che ciascun trader invia al proprio broker: la comunicazione riguarda la disponibilità ad acquistare al prezzo di vendita presente in un determinato momento, oppure a vendere al prezzo di domanda presente al momento di apertura dell’operazione. Per semplificazione, negli ordini a mercato il prezzo di offerta viene indicato con l’abbreviativo ASK, mentre quello di domanda con la sigla BID; la differenza tra i due valori di prezzi è invece nota come SPREAD. L’ordine a mercato non necessita di alcun requisito per poter essere eseguito, se non la volontà del trader, e la sua apertura è immediata. È possibile comunque distinguere due differenti tipologie di ordini a mercato, innanzitutto i cosiddetti ordini long, oltre ai cosiddetti ordini short. La prima tipologia fa riferimento agli ordini di acquisto che il trader decide di eseguire nel momento in cui matura la convinzione che il prezzo dello strumento osservato possa subire, nei periodi successivi, un rialzo. La seconda tipologia rappresenta una categoria di ordini riconducibili alle vendite allo scoperto. Questi tipi di ordini vengono eseguiti dal trader nel momento in cui egli ipotizza che il trend possa muoversi al ribasso nel brevissimo termine.

2.4 – Ordini limite Se gli ordini a mercato non richiedono alcun particolare requisito per la loro esecuzione, gli ordini limite necessitano il verificarsi di un determinato evento per poter essere eseguiti. La piattaforma di trading utilizzata piazzerà l’investimento immediatamente, ma lo stesso verrà eseguito solamente nel caso in cui l’andamento dei prezzi supererà il limite che il trader ha fissato in precedenza. È possibile eseguire quattro differenti tipologie di ordini limite. La prima tipologia prende il nome di Buy Limit, ed è un ordine che viene utilizzato nel caso in cui il trader si attende che l’andamento del prezzo continui il trend al ribasso. L’operazione verrà però eseguita aprendo una posizione di acquisto nel momento in cui il trend supererà un certo limite, anticipando così l’inversione di trend. Per realizzare un ordine di questo genere, la condizione deve essere impostata ad un valore di prezzo inferiore rispetto a quello presente al momento del compimento dell’investimento. Una seconda categoria è invece quella dell’ordine Buy Stop. Il trader, in questo caso, si attende un proseguimento al rialzo dell’andamento del prezzo, ma aprirà una posizione long solamente dopo che il trend avrà raggiunto un determinato limite. In questo caso il livello del limite deve essere impostato in un punto superiore rispetto al valore posseduto dal prezzo al momento di apertura della posizione. Gli ordini di tipo Sell Limit invece vengono utilizzati nel caso in cui il trader intenda aprire una posizione short, ma prima di aprire la posizione vuole assicurarsi che il trend al ribasso raggiunga un determinato livello. Anche in questo caso il requisito che determina l’effettiva realizzazione del trading è il raggiungimento di una condizione impostata ad un valore inferiore rispetto a quello posseduto dal prezzo al momento dell’ordine.

Infine, l’ultima tipologia di ordini è rappresentata dagli ordini Sell Stop. Il trader prevede che il prezzo continui il suo trend al rialzo ma che, una volta raggiunto un determinato limite, inverta il proprio andamento. Pertanto il punto nel quale viene fissato il Sell Stop deve essere ad un livello superiore rispetto al valore del prezzo nel momento in cui viene effettuato l’ordine.

Capitolo 3 – Analisi Fondamentale e Analisi Tecnica Nel mondo del Forex lo studio di tutti gli eventi di natura macroeconomica che sono in grado di manipolare, o perlomeno influenzare, l’andamento dei prezzi e l’intero trend del mercato è molto importante. Questo tipo di esame prende il nome di analisi macroeconomica, ma è nota a tutti i trader come Analisi Fondamentale. Lo scopo dell’Analisi Fondamentale è quello di individuare le notizie economiche relative ad un determinato Paese e cercare di capire quanto gli annunci di tali notizie influenzino il valore della valuta scambiata in quella Nazione. L’Analisi Fondamentale fa comunque riferimento ad un calendario economico, contenente tutti gli eventi, individuati sia secondo un criterio cronologico che secondo un criterio nazionale, che potrebbero influenzare il livello delle diverse valute. Il web ormai abbonda di calendari economici, più o meno dettagliati, e per i trader è più semplice individuare e attendere le notizie economiche. I calendari economici più completi consentono di rapportare i dati relativi ad un evento economico con quelli presenti nel medesimo giorno negli anni precedenti, ma anche con quelli attesi per l’anno in corso, in modo tale da fornire ai trader un panorama chiaro e completo, in base al quale poter realizzare uno studio approfondito di Analisi Fondamentale. Gli strumenti necessari per svolgere una corretta Analisi Fondamentale sono gli indicatori macroeconomici. Il venire a conoscenza della presenza o meno di una determinata notizia economica è dunque il primo passo che ogni trader, professionista o meno, deve compiere prima di fare trading. Se l’Analisi Fondamentale studia le notizie economiche e il loro impatto sul mondo del Forex, l’Analisi Tecnica, tramite una dettagliata analisi relativa

all’andamento dei prezzi all’interno del mercato, mira a definire quale possa essere il comportamento degli stessi in un futuro più o meno lontano. L’Analisi Tecnica, per far ciò, sia affida a diversi strumenti di tipo statistico, ma tende a valutare anche i comportamenti umani che, secondo questa teoria, influenzano più di ogni altra cosa le oscillazioni dei trend. L’Analisi Tecnica dunque ha come scopo primario quello di individuare e analizzare tutti i possibili livelli di entrata e di uscita dal mercato in modo tale che, grazie a determinati strumenti sempre più avanzati dal punto di vista tecnologico, il trader possa scegliere il miglior ingresso. Sono essenzialmente due gli strumenti sui quali si basa l’Analisi Tecnica: in primis gli indicatori tecnici che, sulla base dei dati statistici in possesso, forniscono interessanti informazioni relative al trend dei prezzi; in secondo luogo gli strumenti grafici, che invece lavorano maggiormente sulla parte visiva, per offrire al trader un’immagine chiara dell’andamento del mercato. Naturalmente entrambi gli strumenti necessitano di un software di analisi in grado di recepire i dati e di esternarli nel modo migliore possibile affinché possano essere compresi dal trader. Questi software sono facilmente reperibili sul web: talvolta però il lavoro svolto non è sufficientemente chiaro e dettagliato, in particolare se si tratta di software scaricati gratuitamente da Internet.

3.1 – L’Analisi Fondamentale: gli indicatori macroeconomici Come detto in precedenza, l’Analisi Fondamentale basa la sua efficacia su alcuni indicatori macroeconomici. Il primo di tali indicatori è sicuramente il Prodotto Interno Lordo nazionale, noto anche con l’acronimo PIL. Questo indicatore è dato dalla somma di tutti i beni e i servizi che vengono prodotti all’interno dei confini nazionali in un determinato periodo di tempo, per poter poi essere consumati. Il Prodotto Interno Lordo influenza notevolmente il Forex, in quanto un eventuale annuncio di un suo incremento comporta una fase positiva, viceversa una sua riduzione è strettamente correlata ad una contrazione del mercato. Un secondo indicatore macroeconomico molto importante per l’Analisi Fondamentale è il dato relativo alla produzione industriale. Questo dato, non considerando il settore dell’edilizia, indica quale sia la produzione riferita al solo settore industriale di un dato Paese. Anche in questo caso, come per il PIL, produzione industriale e Forex sono proporzionali e l’aumento del primo determina una fase espansiva del secondo, mentre un calo provocherebbe una fase negativa. L’Analisi Fondamentale può fare inoltre affidamento su un indicatore che mira ad escludere dal PIL tutte le vendite indirette, compresi i servizi, e prende il nome di indice delle vendite al dettaglio. Anche per questo indicatore macroeconomico il rapporto con il Forex è strettamente proporzionale. L’indicatore relativo agli ordini di beni durevoli si riferisce al volume espresso in valuta nazionale dei beni durevoli, ossia quei beni che offrono la

loro utilità in più anni come ad esempio le automobili, che sono stati prodotti dal settore manifatturiero di una Nazione. Il mercato si rafforza quando questo indicatore aumenta e si indebolisce quando invece l’indicatore diminuisce. Anche i tassi di interesse rientrano tra gli indicatori macroeconomici indispensabili per l’Analisi Fondamentale, in quanto essi incidono sia sulla politica monetaria messa in atto dalle Banche centrali, sia sulle scelte economiche di un Paese. In questo caso gli effetti causati da un incremento dei tassi di interesse sono doppi: inizialmente si ottiene un aumento nel tasso di volatilità presente nel Forex; successivamente questo si traduce in un ampliamento del mercato. Viceversa, una riduzione del tasso provoca un indebolimento del mercato. Attraverso il rapporto tra l’incidenza della popolazione occupata e il totale della popolazione di un dato Paese, è possibile conoscere l’indicatore di occupazione nazionale. Valori positivi di tale indicatore determinano fasi favorevoli del mercato, al contrario valori negativi comportano fasi di calo. La differenza tra esportazioni e importazioni, ossia la bilancia commerciale nazionale, determina l’ultimo tra i principali indicatori macroeconomici che influenzano il mercato del Forex.

3.2 – I tre pilastri dell’Analisi Tecnica Come detto precedentemente, l’Analisi Tecnica è volta alla previsione del trend dei mercati finanziari, per consentire a coloro che intendono effettuare operazioni di investimento di poter ottenere con maggiore probabilità dei profitti. Tale Analisi è molto complessa e si fonda su tre presupposti basilari: i prezzi scontano tutto, il mercato si muove per tendenze e la storia si ripete. Il primo presupposto indica che i prezzi presenti sul mercato riflettono tutte le informazioni economiche disponibili, anche quelle conosciute soltanto da pochi soggetti. Dunque non è necessario ricercare e analizzare tali informazioni, in quanto già contenute nelle oscillazioni dei prezzi. Il secondo presupposto indica che le oscillazioni dei prezzi non sono mai casuali, ma frutto della combinazione di due o più tendenze. L’Analisi Tecnica ha lo scopo di individuare questi trend e di prevederne l’evoluzione nel tempo. Dunque il trader nell’ambito di tale analisi non dovrà pretendere di vendere ai livelli massimi di prezzo o di acquistare ai livelli minimi, bensì dovrà sfruttare la tendenza in atto in quel momento. Il terzo presupposto invece indica la ciclicità dell’andamento del mercato finanziario. Questo aspetto è dovuto principalmente alla volontà degli esseri umani di trarre dei profitti dal trading, che li porta a ripetere periodicamente i medesimi comportamenti, talvolta anche in modo frenetico. È dunque importante analizzare le serie storiche, che tendono ad identificare dei pattern di prezzo utili per capire quale possa essere l’andamento del trend in futuro. I presupposti dell’Analisi Tecnica non garantiscono l’infallibilità delle previsioni, ma mirano a formulare previsioni con una percentuale di correttezza pari almeno al 70%, per riuscire a districarsi anche nei mercati

finanziari più ostili.

3.3 – La Teoria di Dow L’Analisi Tecnica moderna è frutto di una serie di studi portati avanti dallo statunitense Charles Dow, un giornalista che nei primi anni del XX Secolo ha pubblicato una serie di teorie relative all’analisi dei mercati finanziari sul Wall Street Journal. Queste teorie sono state utilizzate come base per lo studio e l’esame di ulteriori dottrine, proprio per l’efficacia e l’adattabilità mostrata anche per i sistemi presenti nei moderni mercati. La Teoria di Dow si fonda sull’idea che le oscillazioni dei prezzi non dipenda da fattori puramente casuali, ma che queste dipendano da determinate tendenze, più o meno prevedibili. Queste oscillazioni vengono inoltre paragonate dal giornalista alle onde del mare, che periodicamente avanzano e si ritraggono, a seconda delle maree. Solamente quando i trend giungeranno ad esaurire quasi completamente la propria forza, allora si avrà un’inversione di tendenza e la ciclicità riprenderà dal principio. Dow, al fine di organizzare la sua teoria, ha fissato sei punti fondamentali della sua analisi. Il primo presupposto della teoria di Dow coincide anche con uno dei principi basilari dell’Analisi Tecnica, ossia quello secondo cui i prezzi scontano tutto. Dunque secondo Dow il prezzo contiene di per sé tutte le informazioni, anche quelle difficilmente reperibili, ed è sufficiente analizzarlo per venire a conoscenza degli eventi economici che lo hanno caratterizzato. Il secondo punto della Teoria di Dow individua tre differenti possibili tendenze che può assumere il prezzo all’interno del mercato finanziario, che si differenziano esclusivamente per la durata. La prima tipologia è definita trend primario, che ha una durata nettamente superiore rispetto alle altre due

categorie, in quanto può seguire la sua oscillazione tendenziale anche per periodi maggiori a un anno. La seconda tipologia prende il nome di trend secondario, che invece possiede una durata variabile tra i novanta e i centottanta giorni. L’ultima tipologia infine prende il nome di trend minore, che ha una durata generalmente inferiore al mese e che non è sempre facilmente individuabile sul mercato. Nel terzo punto, Dow procede nella sua Teoria scomponendo ogni singola tipologia di trend in ulteriori tre categorie, che prendono il nome di fasi, in modo tale da facilitare la comprensione del mercato e l’individuazione delle motivazioni che spingono i prezzi verso l’assunzione di un determinato trend. La prima delle tre fasi viene definita da Dow come fase di Accumulazione, ed è fondamentale in quanto durante questo intervallo il trend inizia a prendere forma. Solamente pochi trader però riusciranno a venire a conoscenza delle informazioni economiche e a sfruttare pienamente tale consapevolezza. Il trend è ancora in una delle sue fasi laterali e non mostra alcuna intenzione di variare la propria oscillazione: è dunque impossibile riconoscere graficamente che si è in fase di accumulazione. La seconda fase, nota come fase di Partecipazione, invece mostra i primi segni distinguibili anche graficamente della formazione di un nuovo trend, in quanto si assiste ad un iniziale incremento dei prezzi. L’ingresso sempre più consistente nel mercato dei trader, anche di quelli non informati, spinge sempre più in alto il livello del prezzo, fino a che questa influenza non va a scemare determinando un rallentamento del trend. È sicuramente la fase del trend più favorevole per gli investitori, durante la quale il mercato presenta volumi di scambio e un livello di volatilità molto alti. La terza fase, infine, è definita da Dow come fase di Distribuzione, e rappresenta l’intervallo temporale durante il quale il prezzo ha raggiunto il suo massimo e gli investitori intuiscono che sia il momento opportuno per chiudere le posizioni aperte nel Forex, decretando

l’inversione del trend. È una fase molto convulsa, in quanto i trader entrarono in uno stato simile al panico, per riuscire a vendere la posizione al prezzo migliore possibile, e si dà il via ad una frenetica corsa al ribasso. Analizzando l’indice ferroviario e quello industriale statunitense, Dow è riuscito ad individuare una correlazione diretta tra i due, evento che gli ha consentito di stabilire il quarto punto della sua Teoria. Secondo Dow, infatti, questi due indici possiedono un legame positivo indissolubile, tale da non poter confermare un’inversione di tendenza se questa situazione si osserva solamente in uno dei due. Questo concetto può essere applicato nel mercato Forex anche alle valute dei vari Paesi. Il quinto punto prevede un altro metodo di individuazione del trend, che deriva, secondo Dow, dall’osservazione dei volumi di scambio presenti all’interno del mercato. Essi talvolta sono in grado persino di anticipare il trend, ma devono essere analizzati soprattutto al fine di confermarlo. Ogni trend infatti è associato ad un notevole incremento dei volumi, mentre le fasi laterali presentali riduzioni sostanziali degli stessi. Ciò significa che solamente dopo aver accertato l’espansione dei volumi è possibile confermare che si è in presenza di un trend. Il sesto punto della Teoria di Dow è forse il più complicato. Egli infatti afferma che ogni trend deve essere considerato tale fino a che nel grafico osservato non appare un segnale lampante dell’avvenuta inversione. Fino ad allora, soprattutto per coloro che adottano una strategia di tipo Trend Following, è necessario inseguire il trend. Chiaramente è complicato anticipare l’inversione del trend, specialmente quando si assiste ad un calo di prezzo dovuto ad una correzione finanziaria.

3.4 – Il Momentum e i ritracciamenti di Fibonacci Una volta individuato il trend, ogni investitore, al fine di aumentare le probabilità di successo, deve analizzarne sia la struttura che l’intensità. In particolare quest’ultima caratteristica, nota all’interno del Forex anche come Momentum, consente di capire se il trend possa durare a lungo oppure se stia esaurendo la sua forza, virando verso una fase laterale di mercato. Inoltre scoprire quale sia il Momentum offre ai trader la possibilità di intuire, attraverso l’analisi delle cosiddette divergenze di mercato, quando avverrà la fine del trend. Il concetto di Momentum ha legami profondi con la fisica ed in particolare con le tre leggi di Newton. Infatti è necessario immaginare che i prezzi siano come dei corpi, mentre i soggetti che influenzano il Forex siano le forze: entrambe le componenti rispondono alle leggi della dinamica composte dal matematico inglese. Seguendo questo filo logico, i prezzi e i soggetti attivi del mercato possono divenire i protagonisti delle tre leggi della dinamica. Secondo la prima legge, dunque, i prezzi subiscono delle oscillazioni a seconda della notizia economica annunciata, e sempre sulla base di essa, i soggetti entreranno nel mercato. Per la seconda legge, invece, la spinta e l’intensità del trend saranno proporzionali al numero di soggetti che decidono di acquistare le posizioni. Infine, secondo la terza legge, una volta raggiunto il punto massimo, il trend del prezzo subirà una spinta di uguale portata, completamente opposta, che comporterà un’inversione di tendenza. La correlazione tra fisica e mercati finanziari, aiuta a capire quale sia l’importanza posseduta dal Momentum. Esso, infatti, inteso come variazione di intensità del trend in un determinato intervallo di tempo, subisce degli

incrementi nel momento in cui il trend del prezzo è soggetto ad importanti accelerazioni: un Momentum alto indica dunque che il trend continuerà ancora nella direzione tendenziale. Il Momentum assume valori alti solamente in tre occasioni: innanzitutto nel momento in cui il trend si sta formando, oppure in occasione di un’inversione di trend ed infine durante le fasi laterali di mercato. Studiare il Momentum dunque consente di intuire quale possa essere l’andamento futuro dei prezzi, aiutando il trader ad accumulare dei profitti. Attualmente è possibile individuare il Momentum attraverso l’utilizzo di alcuni indicatori, tra i quali si ricordano le medie mobili, le bande di Bollinger, l’RSI, l’ADX e l’oscillatore stocastico. Al fine di individuare i possibili livelli che il prezzo può assumere nell’immediato futuro, molti trader decidono di utilizzare i cosiddetti ritracciamenti di Fibonacci. Quest’ultimo era un matematico italiano vissuto addirittura nel 1200, che aveva individuato una sorta di proporzione tra due elementi qualsiasi, anche tra quelli presenti in natura, che possiedono misure differenti. Fibonacci, sulla base di una ipotetica sezione aurea, individua una sequenza di numeri, nella quale ogni cifra è data dalla somma degli ultimi due numeri che la precedono. Tale sequenza è stata applicata con successo anche nel mondo del trading ed è oggi uno strumento molto importante che i trader utilizzano per analizzare il mercato. Lo scopo dei ritracciamenti di Fibonacci è quello di individuare alcuni punti, che nessun altro strumento è in grado di rilevare, che potrebbero divenire supporti o resistenze. In questo modo il trader è in grado di anticipare un’inversione di tendenza, ottenendo dei vantaggi considerevoli.

3.5 – Ipercomprato e ipervenduto Nel Forex esistono delle situazioni nelle quali i prezzi raggiungono determinati livelli, situati in particolari zone del mercato. In particolare la zona di ipercomprato fa riferimento ad un’area nella quale si trova il trend dei prezzi che ha subito un rialzo eccessivo. Dunque una volta che la tendenza ha raggiunto questa zona i trader si aspettano che vi sia un inversione dell’andamento che riporti i prezzi in un range standard. I prezzi infatti raggiungono queste aree in occasioni straordinarie e vi rimangono per un tempo relativamente breve. L’eccessivo rialzo è causato dalla lotta tra tori e orsi che caratterizza il mercato finanziario. Inizialmente l’eccessivo rialzo ha indotto i tori, ossia gli acquirenti, a chiudere le posizioni aperte sul mercato al fine di trarne dei profitti. Allo stesso tempo, gli orsi, ossia i venditori, hanno approfittato della situazione vendendo allo scoperto. Tutto ciò si riflette graficamente con un’iniziale impennata del trend verso l’area di ipercomprato, ed una successiva picchiata per un ritorno alla normalità. Simmetricamente, le aree di ipervenduto identificano quelle zone di ribasso nelle quali i prezzi si sono spinti, oltrepassando i limiti minimi periodici. In questo caso i trader si attendono un’impennata che riporti il trend nella media standard del periodo. Anche le motivazioni sono opposte rispetto a quelle che creano impennate nelle zone di ipercomprato. In questo caso gli orsi, a causa del prezzo eccessivamente ridotto, hanno deciso di chiudere le loro posizioni, mentre i tori hanno ipotizzato che il trend potesse presto risalire, aprendo posizioni. Queste azioni hanno prima inabissato il trend oltre il minimo periodico, per poi riportarlo al suo range standard.

Capitolo 4 - Gli indicatori e gli oscillatori Al fine di analizzare in maniera più approfondita il Forex, sono stati messi a disposizione dei trader una serie di indicatori o di oscillatori. Questi hanno lo scopo di confermare, o di smentire, la credibilità di ogni singolo segnale ricevuto. Nel mondo del trading non esiste niente di certo. Dunque è errato pensare che indicatori e oscillatori possano in qualche modo prevedere il futuro, indicando con certezza i valori che assumeranno i prezzi. Essi devono essere pensati come strumenti di supporto, che incrementano le possibilità di guadagno, ma che non sono di certo infallibili.

4.1 – Le medie mobili Le medie mobili sono l’indicatore più utilizzato dagli investitori nel Forex e negli altri mercati finanziari. Grazie a questa tipologia di indicatori è infatti possibile delineare quale sia la tendenza che andrà ad assumere il mercato, ma anche generare alcuni segnali, in modo tale che il trader possa tempestivamente aprire o chiudere una determinata posizione. Le medie mobili possono essere suddivise in tre sotto-categorie: la media mobile semplice, quella ponderata e quella esponenziale. Queste si differenziano tra loro a seconda della modalità di calcolo, dando maggiore peso agli eventi del passato più lontani, come avviene per la media mobile esponenziale, o più recenti, come invece avviene per la media mobile ponderata. L’utilizzo delle medie mobili consente dunque di individuare il trend primario, riducendo tutte quelle correzioni che distorcono l’attenzione del trader e che causano errori di valutazione durante l’attività di trading.

4.2 – Le bande di Bollinger Mediante le bande di Bollinger il trader può individuare la volatilità presente nel mercato e riportarla direttamente sul grafico. Questo indicatore è composto da tre linee: la banda superiore, la banda inferiore e la linea di equilibrio. La prima banda si muove al di sopra della linea dei prezzi, la seconda al di sotto della stessa, mentre la terza segue la media mobile dei valori dei prezzi. Questo indicatore ha molte funzioni. Innanzitutto viene utilizzato per individuare la volatilità presente nel mercato: le bande si allargano quando la volatilità è alta e si restringono nel momento in cui la volatilità assume valori bassi. Inoltre le bande di Bollinger vengono utilizzate per confermare l’intensità di un determinato trend e per individuare le aree di ipercomprato e di ipervenduto. Infine questo oscillatore consente di determinare le aree nelle quali sono presenti supporti e resistenze. Questo strumento può rivelarsi molto utile soprattutto se utilizzato in maniera combinata con altri indicatori, per valutare, ed eventualmente confermare, il significato dei segnali del mercato.

4.3 – Il Relative Strenght Index Il Relative Strenght Index, meglio noto con l’acronimo RSI, è un indicatore di fondamentale importanza per lo svolgimento del trading in quanto consente di valutare la corretta velocità con la quale i prezzi cambiano. È uno degli indicatori più utilizzati che, anche se di difficile comprensione, viene inserito dai broker direttamente nelle piattaforme in modo tale che i trader possano utilizzarlo senza difficoltà. L’RSI consente di capire l’area di appartenenza del prezzo in un preciso momento e, in particolare, individua le zone di ipercomprato e di ipervenduto, consentendo così agli investitori di aprire correttamente le posizioni. Generalmente il range nel quale si muove il Relative Strenght Index è compreso tra il valore 0 e il valore 100. Questo ci consente di avere sempre dei dati obiettivi, a prescindere dal trend che si osserva. Infatti, questo indicatore assume degli specifici valori per indicare che il trend si trovi in aree particolari e nello specifico: l’RSI è superiore a 70 se il prezzo si trova in una zona di ipercomprato, ed è inferiore a 30 se il prezzo si trova in una zona di ipervenduto.

4.4 – L’Adverage Directional Index Mediante l’Adverage Directional Index è possibile capire quale sia l’effettiva forza o intensità posseduta da un trend. Questo indicatore, noto anche con l’acronimo ADX, è graficamente rappresentato da una linea che oscilla tra 0 e 100: il trend appare forte se l’ADX assume valori superiori a 40, mentre è considerato congestionato quando assume valori inferiori a 20. Dunque utilizzando questo indicatore non è possibile capire se il trend è in fase di rialzo o di ribasso, ma solamente se si è o meno in una fase di trend. L’ADX si compone di tre linee: la Linea +DI, calcolata sulla base della differenza tra il massimo del giorno in corso e quello del giorno precedente; la Linea –DI, calcolata sulla base della differenza tra il minimo del giorno in corso e quello del giorno precedente; la Linea ADX, che è basata sulla relazione intercorrente tra le due linee precedenti. Sulla base dei valori assunti da queste tre linee il trader può intuire se il mercato sia o meno in una fase tendenziale.

4.5 – L’oscillatore stocastico Nel caso in cui il trader intenda individuare quali siano gli intervalli di tempo caratterizzati da accumulazione oppure da distribuzione di prezzo allora è necessario utilizzare l’oscillatore stocastico. Questo è uno degli strumenti più potenti dell’intera analisi di mercato, in grado di capire quale sia il probabile andamento futuro dei prezzi. L’oscillatore stocastico esamina la posizione assunta dai prezzi di chiusura: se questi si avvicinano ai massimi livelli giornalieri, allora il trend sarà probabilmente al rialzo, mentre se si avvicinano ai minimi giornalieri il trend tenderà al ribasso. Anche in questo caso il range assume valori che oscillano tra il valore 0 e il valore 100. L’analisi dell’oscillatore stocastico è fondata su due elementi. Innanzitutto la Curva %K, che relaziona i prezzi di chiusura in un determinato intervallo, e in secondo luogo la Curva %D, che invece opera sui livelli assunti dalla prima curva. In questo caso le aree di ipercomprato vengono individuate nel caso in cui l’oscillatore assume valori superiori a 80, mentre quelle di ipervenduto quando assume valori inferiori a 20. In definitiva con l’utilizzatore stocastico è possibile individuare, oltre alle zone di ipercomprato e di ipervenduto, anche le aree che anticipano le inversioni di tendenza. Inoltre esso invia al trader segnali di apertura o di chiusura della posizione, sulla base dei dati ottenuti incrociando le curve %K e %D.

Conclusioni L’analisi svolta in questa guida ha evidenziato come il Forex possa rivelarsi una scommessa vincente, soprattutto se svolto in maniera professionale. Naturalmente il rischio di subire delle perdite non può essere mai eliminato totalmente, ma attuando una strategia efficiente, attraverso lo studio e l’analisi dei vari indicatori, sarà possibile ridurne l’incidenza e tutelare il capitale investito. Essere consapevoli del rischio è il primo passo fondamentale per aumentare le probabilità di ottenere risultati positivi nel mercato del Forex. Grazie a questa sorta di limite sarà possibile evitare di subire gravi perdite e di ottenere al contempo discreti guadagni.

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