A. Petrucci-la Descrizione Del Ms-riassunti

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Armando Petrucci La descrizione del manoscritto Lo scopo di questo testo è rendere migliore la preparazione tecnica dei conservatori di manoscritti che non può essere limitata alle conoscenze paleografiche, codicologiche e filologiche ma deve anche comprendere una chiara consapevolezza critica e storica delle metodologie e della funzione dell’opera di descrizione del manoscritto che costituisce il compito primario del conservatore. 1) TENTATIVI E MODELLI: LA DESCRIZIONE NEL TEMPO Esigenza di descrivere i libri manoscritti in modo ampio e uniforme da permetterne l’identificazione e l’utilizzazione è un fenomeno storico della cultura scritta occidentale, determinato e modificato da fattori diversi (le funzioni che i libri manoscritti hanno svolto nella società colta, i modi in cui sono state organizzate e usate le biblioteche, le modalità di produzione e diffusione del libro. Nel Medioevo non vi è propria descrizione dei manoscritti ma solo mera elencazione di tipo inventariale a scopo patrimoniale, tipo di catalogazione propria delle biblioteche italiane del 300/400 (però già interesse per aspetto del codice, ornamentazione e legatura) es. “Indice vecchio” della biblioteca urbinate compilato dal bibliotecario Agapito nel 1487(descrizione esterna e interna). I primi esempi di catalogazione propriamente critica di manoscritti però arriva nel 500 inoltrato con le massime figure della grande filologia europea dell’epoca; in essi ebbe influenza la nascente filologia formale che identificava i manoscritti come testimoni di tradizione testuale e aveva bisogno di conoscerli bene e collocarli esattamente nel tempo es. “Bibliotheca graeca manuscripta” di Antonio Agustin (antiquario, erudito, paleografo) che è il primo inventario critico di codici medievali mai pubblicato (contiene descrizione di 272 ms greci posseduti dall’Augustin). Solo nel 600 si ha prima produzione diffusa e omogenea di elenchi di ms intesi a fornire agli studiosi notizie critiche di fondi di codici redatti con finalità scientifiche e non solo inventariali es. “Commentariorum de Augustissima Biblioteca Caesarea Vindobonensi libri VIII” di Peter Lambeck (opera colossale destinata a contenere la storia della biblioteca imperiale e la descrizione dei suoi codici greci e latini, la descrizione è essenziale e ben articolata fra dati esterni e dati di contenuto ma si ferma ai codici greci e è generica nella datazione). Da ricordare è l’attività di catalogazione di Giacomo Filippo Tommasini vescovo di Cittanova e vari membri della famiglia Ranaldi (catalogazione manoscritti Biblioteca Vaticana). A fine 600 l’attività di conoscenza, investigazione e descrizione dei ms medievali era in funzione della filologia e dell’antiquaria contemporanea, dimostrato dalle opere: -Jean Mabillon “De Re Diplomatica” (1681) -Bernard de Montfaucon "Palaeugraphia Graeca"(1708) : egli fu grande paleografo e catalogatore di codici, crea anche (“Bibliotheca Bibliotecarum Manoscriptorium Nova”)un importantissimo catalogo di ms delle maggiori biblioteche europee corredato di indici, e anche da un catalogo dei ms del vescovo di Metz nel 1715 (opera considerata il punto di partenza per la moderna scienza catalografica). Nell’opera egli sostiene la novità del suo metodo rispetto a quelli passati, soprattutto di Lambeck (troppo disordinato), identifica il pubblico specifico di imprese del genere (eruditi e filologi europei) se il loro fine (permettere una corretta edizione di testi antiche ancora inediti o editi scorrettamente). Adotta schema di descrizione che fornisce datazione

per secoli con eventuali giustificazioni, testi con identificazione di autore, titolo e incipit, estratti di varianti, e in conclusione una tavola di concordanza delle collocazioni e da un ricco indice di nomi di persone e luoghi. Mappa e natura delle biblioteche europee modificata da: formazione di nuove biblioteche, trasformazione di quelle di corte in biblioteche di Stato, accrescimento dei fondi e loro uso pubblico, collezionismo e interesse per i ms. la metodologia di Montfaucon non si impose subito poiché si usa ancora il metodo di Lambeck sia per cataloghi redatti in Francia, sia in Inghilterra. In Spagna il metodo di Montfaucon viene adottato tardi da Juan Iriarte che fa un catalogo della descrizione dei codici greci della biblioteca reale ma poi non più seguito da altri anche per la morte dell’autore. In Italia il metodo penetra lentamente e un primo esempio di applicazione è il catalogo dei ms greci e latini marciani di Antonio Maria Zanetti (1740-41). Soprattutto a Firenze la nuova erudizione italiana di interessi storico-religiosi e di metodo muratori ano diede i suoi miglior frutti in campo catalografico a metà 700: -Antonio Maria Biscioni: bibliotecario e canonico laurenziano, elabora un catalogo di codici laurenziani, ispiratosi a modelli stranieri ma secondo criteri sommari e antiquati, pubblicato nel 1757 (opera ricca ed ampia nella storia della biblioteca e dei suoi fondi ma troppo secca ed inadeguata nella descrizione dei codini al confronto dei migliori esempi stranieri). -Giovanni Lami: erudita e prof di teologia fiorentino, elabora catalogo nel 1756 dei ms della Biblioteca Riccardiana fiorentina (descrizione dei singoli codici dissolta nell’ordine alfabetico per autori, come fosse un catalogo di libri di stampa; abbondanti indici cercando di rimediare alla inevitabile confusione, ma è comunque un’opera vecchia e non al passo coi tempi). -Angelo Maria Bandini: successore di Biscioni dopo la sua morte nell’incarico laurenziano, erudito e bibliologo e codicologo di esperienza, crea uno dei primi grandi cataloghi italiani di ms prodotto con intenti e criteri scientifici moderni. Bandini riprese l’opera dove Biscioni l’aveva lasciata ma ne cambia del tutto i criteri ispirandosi soprattutto al modello di Montfaucon. Nella prefazione indica la sua metodologia descrittiva intesa a fornire immagine esatta del codice, sua precisa collocazione nel tempo e sua completa analisi testuale  elaborazione di una descrizione molto minuziosa dal punto di vista storico e paleografico, testuale e filologico ricostruendo la compagine dei codici disordinati e dando notizie sullo stato di conservazione e fornendo fac simili per i confronti grafici e mirando alla identificazione particolareggiata di autori e testi attraverso il confronto coi risultati della filologia contemporanea fornendo tutti i dati possibili al lettore.  sono tutti criteri che sono rimasti alla base della catalogazione scientifica per due secoli e che anche oggi sono considerati validi. A tali criteri si ispirarono altri cataloghi italiani negli ultimi 30 anni del 700 (nati in parallelo con le prime grandi operazioni di secolarizzazione delle biblioteche religiose e con la formazione di grandi raccolte pubbliche e private): es. cataloghi di due collezioni private venete (dei codici greci Naniani compilato da Giovanni Luigi Mingarelli/della collezione Farsetti a opera di Iacopo Morelli). Nell’Italia del 700 la preparazione professionale del bibliotecari veniva meno e le biblioteche cambiavano aspetto trasformandosi da grandi raccolte organiche e generali in collezioni di bibliofili o in chiusi depositi e l’aggiornamento scientifico nel campo delle scienze umane diventava più faticoso e raro a inizio 800 una più ampia e rigorosa catalografia si impone in Germania dove si imponeva nelle cattedre universitarie e nelle istituzioni scientifiche la nuova filologia formale di Lachmann e

altri e ci si rivolgeva con nuovo interesse allo studio dei codici contenenti testi greci e latini e gli studi paleografici e diplomatici compivano molti progressi  Friedrich Adolf Ebert nel 1825 scrive un volume in cui fonda la moderna codicologia come disciplina a sé stante e forniva i criteri per una descrizione scientifica dei ms tendente a raggiungere più completa conoscenza del codice come prodotto materiale e dei resti come testimoni di una tradizione (raccoglieva così il meglio della tradizione cataloga fica a lui precedente e legava la nuova disciplina alla paleografia e alla filologia testuale). In Germania lo straordinario sviluppo di filologia formale e storia medievale forniva agli studiosi nuovo modello catalografico, all’inizio di ardua acquisizione su un piano più generale a causa della trasmissione di una lingua (il tedesco) ancora poco diffusa come veicolo internazionale di conoscenza e poi sarebbe divenuto egemone nell’Europa continentale. Nell’800 in Inghilterra si producevano e sceglievano indici, elenchi e cataloghi sommari più schematici rispetto a quelli tedeschi che erano più ampi, minuziosi e discorsivi differenze e divario incolmabile. Es. descrizione periodica delle nuove accessioni librarie del British Museum pubblicata dal 1850 e che contiene sia stampati sia manoscritti con uno schema di descrizione sommaria dei ms (mutuato dalla descrizione bibliografica degli stampati) e tale sistema di descrizione rimane lo stesso fino al 1850 con la trasformazione del puro e semplice elenco (chiamato “List”) in “Catalogue” a opera di F.Madden (che amplia il numero dei dati forniti e aggiunse ampi indici). Prevalenza di indici sul testo = tipica tendenza della tradizione catalografica inglese. Henry O. Coxe (vicebibliotecario della Bodleian Library) stila un catalogo generale di tutti i ms posseduti da tutti i collegi della sua città (opera in apparenza nuda e schematica ma ricca di molti dati sulla fattura e il contenuto dei codici, aspetto di un tipico catalogo del 700 ancora composto in latino, ma l’accuratezza e l’ampio indice conclusivo sono moderni). L’opera catalografica più nota di Coxe sono i 10 volumi della serie in quarto dei catalo0ghi bodleiani inaugurata col catalogo dei codici greci del 1853 e proseguita nel 1854 con i codici greci e latini di provenienza Canonici e nel 1858 con i codici Laudiani. Tra prima e seconda metà dell’800 molti seguirono la tendenza inglese alla forma secca e sommaria della descrizione codicologica: Belgio, Francia, Baviera, Impero Austroungarico: -Jean Marchal (conservatori dei ms della Biblioteca Reale di Bruxelles): nel 1842 pubblica grande catalogo dei ms della biblioteca reale dei duchi di Borgogna che contiene ricca storia della biblioteca e un inventario schematico dei ms e un repertorio sistematico dei ms diviso in più classi di materia. - in Francia ci fu iniziativa ufficiale di catalogazione generale di tutti i ms conservati nelle biblioteche municipali dei diversi dipartimenti dal 1841 (iniziativa di Guizot). Nominata commissione che cime segretario aveva Guglielmo Libri (bibliotecario e storico della scienza italiano) che ne approfittò per depredare le biblioteche visitate. I criteri descrittivi usati erano discordanti ma fondati su schema binario semplice che distingueva breve presentazione del pezzo da commento ampio e discorsivo. Col tempo la descrizione divenne più ordinata e scientifica ma più vicina al modello dell’inventario che a quella del catalogo e aveva molte discrepanze interne  nel 1885 sospensione della serie. - Biblioteca imperiale di Vienna: nel 1864 fu avviato inventario essenziale e stringato dei ms latini della collezione in cui fu adottata soluzione ardita e pratica per la resa dei dati essenziali della descrizione esterna, che vennero riassunti in sigle.

- Biblioteca regia di Monaco di Baviera: il direttore della sezione ms Karl Halm nel 1868 avvia un catalogo dei ms basandosi sulle descrizioni precedenti, ma rivedendo i codici, precisando alcuni dati e aggiungendone altri e abbondando negli indici. Italia: processo di unificazione politica della nazione e di secolarizzazione dei beni ecclesiastici modifica al sistema bibliotecario nella dislocazione e nelle strutture e soprattutto l’ordinamento e le sorti del patrimonio manoscritto. Difetti del sistema bibliotecario: -disorganicità del sistema: no distribuzione territoriale e istituti diversi per ordinamento, patrimonio e finalità; -cattiva conservazione del patrimonio librario; -pochi mezzi finanziari dati alle biblioteche dal nuovo stato unitario = no rinnovamento strutture, no aggiornamento collezioni per ricerca scientifica; -scarsa preparazione professionale dei bibliotecari, non erano categoria omogenea, non avevano tradizione e consideravano il loro mestiere come un comodo canonicato o un peso. I più noti fra loro non si occupavano di ms e non avevano propensione per la catalogazione. tale situazione porta a un ristagno della catalogazione dei codici dopo la ricca produzione del 700: il catalogo di ms fatto dal papirologo e filologo Amedeo Peyron (Torino 1820) di forma stringata ma ricco di osservazioni filologiche sulla tradizione dei testi fu stampato in Germania. In alcuni centri però la buona scuola sopravviveva: es.a Venezia Giuseppe Valentinelli (abate e direttore della biblioteca Marciana dal 1845) nel 1868 inizia a pubblicare descrizione sommaria dei codici marciani in latino preceduta da ampia storia del fondo e divisa in 3 parti: dati essenziali, titolo e descrizione interna e osservazioni varie. Pubblicò poi nel 1871 una dissertazione che poggiava su una preparazione paleografico-codicologica limitata e invecchiata, ma che guardava oltralpe e faceva tesoro della lezione francese e tedesca (grande spazio dato all’esame di elementi paleografici come abbreviazioni e interpunzioni e all’aspetto filologico della trasmissione dei singoli testi). Enrico Narducci fu uno dei più grandi catalogatori del secondo 800 italiano. Garibaldino e direttore de “Il buona rotti”, storico della scienza, polografo, si formò nella Roma di Pio 9 e da giovane fu bibliotecario del principe Baldassarre Boncompagni e nel 1862 ne cataloga la collezione di 368 ms disposti in ordine alfabetico d’autore con metodo sommario ma non impreciso. Fu direttamente impegnato nell’opera di acquisizione del patrimonio librario ecclesiastico e di creazione della nuova Biblioteca Nazionale romana. Nel 1874 per il quinto centenario della morte di Petrarca stila un catalogo dei codici petrarcheschi delle biblioteche di Roma (stile discorsivo e confusione nella partizione dei dati). Nel 1877 stila un inventario dei codici della Biblioteca Alessandrina secondo il modello viennese e monacense. Nell’anno della sua morte (1893) pubblica la sua opera più importante: il catalogo dei ms greci e orientali della Biblioteca Angelica nel quale vi è descrizione stringata ma precisa e divisa in 3 parti di 1543 codici. A fine 800 il clima culturale dell’Italia contemporanea si era modificato e l’affermazione nelle strutture universitarie e nella ricerca scientifica del metodo filologico e storico tedesco provoca i primi mutamenti anche nel mondo di biblioteche e libri. Viene dato nuovo metodo di lavoro bibliotecario, creato nuovo modello di biblioteca e formato nuovi e più preparati bibliotecari (grazie a:nuovo ministro della Pubblica istruzione Ferdinando Martini e a nuovo regolamento delle biblioteche). Nuovo interesse per lo studio, ordinamento e acquisizione dei ms. nel 1885 Ferdinando

Martini avvia una collana ufficiale “Indici e Cataloghi” destinata ad ospitare inventari e descrizioni di fondi stampati e manoscritti di interesse e pregio conservati nelle biblioteche italiane, fu pubblicata fino al 1897. Giuseppe Mazzatinti (bibliotecario di Forlì) pensò di affiancare a “Indici e Cataloghi” una collana di inventari dei ms conservati nelle molte biblioteche minori e non statali: adottò il modello di un inventario essenziale di cui poi si tentò di ampliare lo schema per avvicinarsi agli ideali di scientificità rappresentato da altre e più ampie catalogazioni (criteri e regole non definiti  descrizioni non uniformi e confusionarie). Léopold Delisle in Francia nel 1873 aveva criticato il catalogo dei ms delle biblioteche dipartimentali e proposto nuovo metodo più coerente e uniforme di descrizione che distinguesse tra codici più antichi e ms moderni e fornisse ogni riferimento utile allo studiosomodello troppo ampio e discorsivo di descrizione e esempi con difformità redazione di nuove norme di catalogazione in sostituzione delle precedenti con schema più semplice da parte di una commissione apposita. Es. nel 1886 esce il primo volume del catalogo dei ms delle biblioteche dei dipartimenti di Francia dedicato ai codici di Rouen, curato da Henri Ormon: schema di descrizione articolato su: titolo sommario, descrizione interna essenziale, descrizione esterna secca e semplice. Modello descrittivo che ha avuto successo. Per quanto riguarda l’Archivio Segreto Vaticano e la necessità di stilare dei cataloghi dei fondi all’interno custoditi solo con la prefettura del padre Franz Ehrle (fine 800-inizio900) furono gettate le basi di quella che può essere definita la scuola vaticana di codicologia e furono dettate nuove e precise norme per la redazione dei cataloghi descrittivi dei codici  nel 1897 emanate leggi per la descrizione di ms latini e greci basate sui più recenti esempi del modello tedesco di catalogo descrittivo analitico e vogliono fornire allo studioso l’immagine più compiuta del singolo codice, ricostruito storicamente in quanto unità, complesso testuale e prodotto fisico (analisi minuziosa, controlli bibliografici estesi e aggiornati al massimo, schema di descrizione articolato in modo intellegibile e ripetuto con uniformità). Descrizione dei codici in latino e divisa in 3 parti: essenziale presentazione del codice dal punto di vista esterno (collocazione, età, materia, formato, numero delle carte, numero colonne e righe, eventuale riordino di fogli o fascicoli spostati); analisi del contenuto (titolo, elenco autori e testi presenti nel codice, rispetto ortografia originale nelle citazioni, explicit e implicit per i testi inediti, poco noti o frammentari); più completa descrizione esterna e storica del codice (struttura in fascicoli, filigrane per i cartacei, stemmi, note di possesso e tutti gli elementi che permettono di ricostruirne la storia come descrizione e datazione della rilegatura). Catalogazione che dava imponenti risultati ed efficienza descrittiva ma molto lenta. In Germania l’intreccio fra filologia classica e storia medievale, l’importanza cruciale della filologia medievale e della paleografia e la centralità della cultura filologicotestuale nel panorama delle scienze umanistiche facevano si che lo studio dei ms fosse sentito come fonte e radice di ogni processo di conoscenza del passato. Theodor Mommsen promosse la catalogazione dei codici della Biblitoeca imperiale di Berlino. Importante è Valentine Rose (a capo della sezione ms della Biblioteca imperiale di Berlino) che stilò un catalogo nel 1892 dei codici latini di provenienza Phillipps che sarà modello di descrizione scientifica e totale che si imporrà come esempio da seguire in tutta l’Europa recettiva nei confronti del metodo descrittivo tedesco. Descrizione ampia e minuziosa e non assolutamente schematica e spesso discorsiva, descrizione esterna attenta alle minime particolarità ritenute importanti e

vi è ampia disquisizione relativa al contenuto di ogni codice che viene descritto e giudicato criticamente dal punto di vista filologico attraverso confronti testuali e valutazioni complessive con dati relativi alla datazione e origine e dati sulla trasmissione del testo e la sua fortuna e dati su storia e uso del codice. Nel 1895 in Inghilterra esce ad Oxford il primo volume del “Summary Catalogue” dei codici della Bodleian Library (modello con alle spalle una storia individuale di 10 anni di tentativi e 5 di preparazione). Nel 1880 Falconer Madan diviene aiuto bibliotecario alla Bodleiana e cerca di fare per anni dei cataloghi descrittivi di diversi fondi, capisce poi che solo un catalogo essenziale e rapido da realizzare (il catalogo sommario)poteva risolvere il problema in periodo di tempo ragionevole della descrizione dei ms latini della sua biblioteca primo volume del catalogo sommario di Madan esce nel 1895 e il sistema di descrizione risulta un vero capolavoro di sobrietà, essenzialità e ricchezza di dati ottenuto apparentemente con l’uso di pochi mezzi e relativamente poco tempo. La descrizione esterna contiene indicazione di: lingua del testo, materia, datazione, localizzazione, numero carte, sistema impaginazione, legatura. Descrizione interna fa riferimento a: titolo originale riportato tra virgolette, commento del catalogatore (corregge, integra, chiarisce). Nel 1895 a Cambridge Montague Rhodes James inizia la sua carriera di descrittore di codici pubblicando il catalogo dei codici del locale Fitzwilliam Museum e fu catalogatore delle collezioni manoscritte dei singoli collegi. Egli impostò il suo lavoro con estrema coerenza redigendo delle norme a cui rimase sempre fedele e allargò i suoi interventi anche al di fuori di Cambridge  il suo catalogo più ampio e impegnativo è quello dei ms latini della John Rylands Library di Manchester del 1921. Egli ha sempre definito i suoi catalogi descrittivi ma non somigliano al catalogo descrittivo di tipo tedesco (incentrato su analisi del testo e molto discorsivo nell’esporre i dati) ma sono cataloghi schematici ed essenziali ma non somigliano al “Summary Catalogue” di Oxford, non sono succinti perché la somma dei dati che forniscono nel modo più obbiettivo possibile e molta, lunga e complessa. Opera di catalogatore di James caratterizzata da equilibrio tra interesse codicologico e interesse testuale, da originalità e modernità delle soluzioni grafiche escogitate per dar conto di alcuni aspetti del codice (fascicolatura, elencazione dei testi e delle loro parti ecc). Forte attenzione verso i dati utili per ricostruire la storia del ms. James ha anche tono di modestia nelle sue note introduttive che spesso lo induce a confessare i suoi limiti di competenza e aggiornamento. Prima Guerra Mondiale: arresto delle maggiori iniziative di catalogazione e faticosa ripresa a causa della cessazione dell’attività di alcuni grandi catalogatori dell’età eroica. Si mostrano i difetti del catalogo esaustivo completo: tempi lunghi di realizzazione e costi molto alti. Nel 1927 William W. Bishop (bibliotecario all’Università del Michigan propone alla Biblioteca Apostolica Vaticana di compilare un inventario alfabetico a schede dei ms che avrebbe dovuto fondere rapidamente in una serie unica i dati dei diversi cataloghi manoscritti della biblioteca  da rapido schedario totale e sommario diventa complesso catalogo a schede di ms che venivano minuziosamente analizzati secondo regole sempre più particolareggiate, influenza del modello tedesco che lo fa divenire catalogazione capillare, frammentata in moltissime schede in cui l’individualità di ogni singolo codice come oggetto veniva annullata (catalogazione abbandonata). Nel 1931 Maria Ortiz propone l’adozione in Italia dell’indice alfabetico su schede gestito da un organismo centralizzato per l’intero territorio con schede e personale propri (progetto con forti resistenze e problemi

burocratici = non preso in considerazione). Negli USA negli stessi anni si faceva il censimento dei codici medievali e rinascimentali delle biblioteche di tutti gli USA e Canada a cura di Seymour de Ricci e W. J. Wilson pubblicato trail 1935 e il 1940. Impostato secondo il modello di un inventario con uno schema che fonde descrizione interna e descrizione esterna, molto accurata la narrazione della storia recente dei codici e i loro passaggi nel mercato antiquario. Anni 20-30 del 900: attività catalografica è un’incertezza diffusa nella scelta dei modelli e crisi nella realizzazione. Si va lentamente, però, verso l’uniformità e lo stabilimento di modelli fissi da seguire. Vengono fatti dei cataloghi (es. catalogo dei ms della Biblioteca Nazionale di Parigi) e in Italia nel 1941 il ministro fascista dell’educazione nazionale Giuseppe Bottai volle delineare nuova e più organica politica delle biblioteche  rinascita della collana “Indici e Cataloghi” e emanazione delle regole per la descrizione dei manoscritti: sono semplici e chiare e esemplate sul modello tedesco del catalogo scientifico descrittivo e forniscono descrizione il più possibile completa del contenuto testuale e dell’aspetto grafico e ornamentale dei singoli codici, sono consigliati confronti con altri codici e notizie sullo stato della tradizione dei testi.  su tali basi la catalogazione dei ms riprese in Italia ad opera dei bibliotecari di Stato, la collana riprende via con la pubblicazione di alcuni cataloghi anche di fondi di ms moderni. La Seconda Guerra Mondiale interruppe o rallentò ogni iniziativa di catalogazione anche nei paesi rimasti neutrali. L’interesse per la ricerca e la catalogazione dei ms si era rafforzato (pubblicazione di manuali per lo studio dei codici da parte di Alphonse Dain e Robert Devresse, rappresentanti della codicologia greco-bizantina). Nel 1953 inizia ad essere pubblicato l’inventario dei ms della Biblioteca Nazionale di Madrid (catalogo sommario, descrizione concisa ed esatta dallo schema binario secco ma ricco di dati e con rapporto descrizione-codice inferiore a una pagina x ms). nel 1960 Gustav Meyer (bibliotecario svizzero di formazione filologica addetto alla catalogazione dei ms della Biblioteca universitaria di Basilea) presenta il primo volume del suo catalogo e il suo modello di catalogazione esaustiva (raccolta totale dei dati contenuti in ogni ms senza riguardo alla diversa natura dei testi o dei codici e trattazioni sulla collocazione del testimone nella tradizione testuale, sull’ortografia, sulle attribuzioni ed identificazioni di autori = lo scopo è fornire allo studioso un’idea complessiva e fedele del codice e del suo contenuto). Tale catalogo è fedele al modello, ha schema descrittivo complesso e molte sigle e abbreviazioni (lettura difficile) e nella descrizione interna viene inserita ampia sezione bibliografica (edizioni dei testi, identificazione dell’autore, dati sull’autore, confronto con altri codici) e anche sezione di esame filologico del testo. Sezione esterna composta da materia, scrittura, ornamentazione, legatura, stato di conservazione, storia del codice. Germania 1960: avviato programma di catalogazione di tutti ms occidentali delle biblioteche della Repubblica federale tedesca  1963 volume sul problema della catalogazione dei ms medievali e moderni e contiene 2 serie di norme schematiche per la redazione delle descrizioni dei ms medievali e dei ms moderni. Norme che mirano a delineare il modello di catalogo esaustivo ma con esposizione contenuta e alcune caratteristiche del modello tedesco tradizionale (bibliografia interna alla descrizione e minuziosa elencazione delle particolarità testuali). Modello seguito per molte catalogazioni nella Repubbica federale tedesca  organismo statale che può contare su finanziamenti adeguati, modello impostato e seguito uniformemente, gruppo omogeneo e ampio di conservatori di ms e catalogatori ben preparati

tecnicamente e culturalmente = possibilità di compiere ampia opera di catalogazione generale di tutti i ms presenti nelle loro biblioteche. Al contrario nella Repubblica democratica tedesca il modello di Meyer veniva criticato. Nel 1975 Otto Mazal indica i principi della descrizione totale di ogni singolo manoscritto individuato come “unicum” (ricchi e complessi cataloghi) su tali basi prosegue tutt’ora l’attività di catalogaizone austriaca e tedesca dopo l’unificazione. In Italia nel 1963 fu pubblicato un importante saggio del paleografo, codicologo e catalogatore Emanuele Casamassima (migliore strumento esistente oggi in italiano per l’avvio alla tecnica descrittiva) in cui egli dichiara infondate le polemiche fra sostenitori dei cataloghi sommari e inventari e difensori del catalogo esaustivo scegliendo il catalogo totale (descrizione analitica risponde a tutti i quesiti del ricercatore, che definisce il valore del ms in quanto copia e testimone della tradizione e rappresenta la meta ultima a cui deve mirare il catalogatore). Tra gli anni 60 e 70 in Italia si è tesi a favorire nello studio dei ms le tecniche di fattura del codice (rigatura, aspetti fisico-meccanici della scrittura, legatura) e a individuarlo come oggetto di ricerca materiale (ricerca archeologica) e non solo oggetto di ricerca filologica su cui viene applicata indagine statistica basata sull’uso dei calcolatori  Gilbert Ouy: -il singolo codice non è unità isolata ma l’elemento di una serie storica -elementi fisici del codice permettono studio storico in quanto risultato di un processo di produzione ricostruibile -divulgazione dei risultati della ricerca codicologica e della catalogazione deve essere fatta abbandonando il catalogo analitico a stampa e usando schede monili i cui dati devono essere compiuterizzati e messi a disposizione del pubblico degli studiosi. Oggi il panorama della catalogazione in Europa è diviso tra ipotesi opposte e non conciliabili. Il catalogo totale ed esaustivo mostra difetti di formula troppo costosa e realizzazione troppo lenta. Il nuovo progetto del repertori-dossier compiuterizzabile ha una serie di iniziative non omogenee. 2) I PROBLEMI Problemi della catalogazione: -datazione e localizzazione dei codici -definizione delle scritture -identificazione di autori e testi -descrizione della struttura e delle tecniche di fattura Datazione: collocare un reperto nel tempo entro una griglia cronologica. Elemento essenziale di un qualsiasi frammento del passato ed è elemento costitutivo della descrizione codicologica sin dal 17 secolo. La data di fattura e di copia di un ms deve essere: posteriore alla data di compilazione del testo che contiene; posteriore all’esemplare da cui è copiato; anteriore alle glosse, note e aggiunte ai margini e negli spazi bianchi del testo; anteriore all’epoca nota di cessazione dall’uso del tipo di scrittura in cui è scritto; posteriore all’epoca o data di fattura o di primo uso della materia sulla quale è scritto o riscritto (se papiraceo su papiro già usato su uno dei due lati, posteriore all’epoca di scrittura del primo testo; se membranaceo e palinsesto, posteriore(per la scrittura superiore) alla datazione della scrittura inferiore). Elementi della datazione da prendere nella scrittura, ornamentazione del codice, testo (aspetto linguistico e ortografico), tecniche di fattura (rigatura, fascicolazione, legatura), notizie sulla sua storia e provenienza (tutti i suoi elementi costitutivi  richiesta datazione del codice nel suo complesso non delle

scritture sole presente nel codice). La datazione della scrittura è compito preciso e riservato del paleografo es. Giulio Battelli nelle “Lezioni di paleografia” fornisce criteri empirici per la datazione delle scritture dei vari periodi contestati poi da Giorgio Cencetti affermando che solo lo studio sistematico dei centri scrittori e la raccolta di facsimili di tutti i codici datati avrebbero potuto dare le indispensabili basi scientifiche per datare. Ricordiamo che il semplice catalogatore non paleografo deve essere messo in condizione di poter datare, e ciò è possibile solo nel caso in cui ad una preparazione paleografica di base si unisce una pratica individuale e si sforza di usare criteri e consigli. -Otto Kresten: saggio del 1972 in cui propone, per datare codici greci rinascimentali, l’uso di dati ricavati non dalla scrittura ma dalla legatura, formato, materia, numero delle carte, specchio scrittorio, numero righe, numerazione e costituzione fascicoli, ornamentazione e inchiostro  applicabile a materiale omogeneo e per microcronologie interne. -A. M. Mundò. Paleografo catalano, nel 1981 presenta sistema di datazione basato sulla estrapolazione dal testimone in esame di elementi grafici generali (modulo, contrasto, inclinazione) e particolari (forma lettere, abbreviazioni) che in una tabella vengono posti a confronto con analoghi elementi presi da testimoni datati entro il periodo di un secolo circa. Se il numero di tali testimoni è abbastanza fitto la massima frequenza delle coincidenze dà il periodo di datazione del testimone in esame entro archi cronologici anche ristretti. N.B. le metodologie adatte a collocare nel tempo scritture formali fortemente tipizzate o canonizzate non possono essere applicate semplicisticamente per datare anche scritture corsive di ambito usuale-documentario e criteri utili per scritture e codici altomedievali sono inapplicabili a prodotti grafici tardo medievali o rinascimentali e mezzi per datare codici di lusso non sono applicabili a ms di studio o di uso anche se della stessa epoca e dello stesso ambiente  non esistono criteri universali per datare manoscritti di ogni provenienza storica e geografica. Il catalogatore perciò deve lasciare al paleografo professionista esame e confronto stilistici e formali della scrittura e può basarsi sul colpo d’occhio d’insieme e su una serie di elementi minori (grafici ed extragrafici) che forniscono criteri di datazione (poiché spesso sono ripetuti dagli scribi indipendentemente dallo stile di scrittura usato e hanno validità generale e sicura). Indicazioni sulla scrittura tratte da: saggi critici, letteratura paleografica, confronto con riproduzioni di codici datati (prodotti grafici analoghi) individuando archi cronologici sempre più limitati. Negli ultimi 20 anni sono diventati importanti per la datazione l’archeologia materiale del libro, la codicologia quantitativa e lo studio di spazi, impaginazioni, disposizione dei testi. Localizzazione: identificazione del luogo o zona d’origine del codice ovvero dove esso è stato materialmente prodotto come oggetto scritto, azione non dispensabile per il catalogatore che può omettere tale dato o registrarlo dove sia stato autorevolmente accertato da ricerche precedenti. Il problema della localizzazione si pone solo per i codici medievali e rinascimentali poiché una paleografia dell’età moderna ancora non esiste. Origine del codice (luogo dove il codice è stato prodotto o scritto) VS provenienza del codice (ultima sede in cui il codice è stato conservato prima di raggiungere l’attuale). Per tale operazione è bene che il catalogatore abbia buona preparazione paleografica e codicologica di base ed esperienza nello studio e nel giudizio dei ms. (colpo d’occhio complessivo sulla pagina e valutazione dello stile generale della scrittura sono elementi fondamentali x attribuzione geografica

attendibile). Falconer Madan nel 1927 (autore del “Summary Catalogue” di Oxford) diede in un saggio avvertimenti e criteri per la localizzazione dei ms: basarsi su abbreviazioni (aree di diffusione differenziate), forma delle lettere e di alcune di esse in particolare, dati cronologici (materia, struttura, rigatura, numerazione), importanza dei dati liturgici e la menzione di determinati santi oggetto di culto locale. E. A. Lowe nel 1947 nel quarto volume dei “Codices Latini Antiquiores” enuncia i principi generali alla base del suo lavoro di censimento di tutti i ms latini anteriori all’anno 800(utili per localizzare tutti i codici) e i criteri che guidavano le sue localizazioni: -luogo di conservazione (forte indizio di origine) -connessione con persone particolari (committenti, primi possessori) -sottoscrizione dello o degli esecutori (scriventi,miniatori) -zona di esecuzione di eventuali correzioni e aggiunte coeve o di poco posteriori all’età di fattura del codice -testo coi suoi particolari elementi di contenuto e linguistici -sintomi più propriamente grafici. Johanna Autenrieth in un articolo (VEDI) enuncia criteri per la localizzaizone dei codici: grande rilievo agli stili grafici che contraddistinguono le diverse province scrittorie, alle scritture speciali o di apparato, agli stili particolari che si precisano nei diversi centri. Se si tratta di un codice latino dei secoli 9-12 non appartenente alle aree individuate caratterizzate dalle scritture nazionali (insulari, visigotica, beneventana) o da scritture legate analogamente a specifiche aree territoriali, il catalogatore deve valutare soprattutto il sistema abbreviativo usando le indicazioni fornite da Lindsay e Bains, le iniziali calligrafiche eseguite con stili e colori diversi nelle varie regioni d’Europa e l’ornamentazione. Se è un codice di epoca posteriore oltre al confronto paleografico si usano anche i dati ricavabili dalla storia del pezzo, dall’eventuale legatura originale, dall’ornamentazione, dagli indizi di tipo fonetico e lessicale rivelati dall’analisi linguistica (per i codici in volgare). Per i codici greci medievali la metodologia della localizzazione è basata prevalentemente sul riconoscimento di certi stili grafici e di ornamentazione che differenziano con evidenza i ms di certe zone dell’Italia meridionale fra loro rispetto ai ms prodotti in altre province dell’Impero Bizantino; anche l’analisi codicologica applicata soprattutto allo studio dei diversi generi di rigatura e dei diversi tipi di carta. Definizione della scrittura: importante elemento informativo nella descrizione di un codice. Importante avere una terminologia chiara, non ambigua ed universalmente accettata ed adoperata. Spesso si ha a che fare con tipi di scritture non facilmente qualificabili in quanto tipologie grafiche non nettamente canonizzate o tipizzate (ms latini, greci e tardo medievali). Ogni terminologia paleografica è legata ad una particolare visione storica del fenomeno scrittorio e la terminologia grafica usata da ogni scuola paleografica risulta per ragioni di tradizione culturale o di sviluppo storiografico diversa da quella di altre scuole e di altri studiosi. Il problema della terminologia paleografica è un problema reale e complesso ma empirico e soggettivo che il catalogatore dovrà risolvere scegliendo di adottare la terminologia che gli sembra meglio fondata scientificamente e più adattabile al tipo di materiale sul quale lavora. Es. i catalogatori italiani fanno riferimento alla terminologia adottata da Giorgio Cencetti in “Lineamenti di storia della scrittura latina” (non adatto completamente alla terminologia necessaria per i codici dei secoli 14-15= far riferimento in tale caso alla proposta metodologica enunciata da Francesco Bartoloni nel 1955 al Decimo Congresso internazionale di scienze storiche a Roma). Per quanto riguarda i

manoscritti greci una precisa definizione di scrittura rappresenta l’identificazione del tipo di maiuscola o minuscola in cui il codice è scritto (che spesso coincide con la sua localizzazione) e qui il catalogatore deve fare ricorso agli studi di paleografia greca. In questi ultimi anni il campo delle scritture greche tardo antiche e medievali maiuscole e minuscole, posate e corsive, è stato sottoposto al comune sforzo interpretativo di molti paleografi = rinnovamento della terminologia che è diventata in alcuni casi troppo minuziosa e abbondante. Contenuto: il catalogatore deve risolvere tutti i problemi di identificazione di autori e testi che l’incerta bibliografia (soprattutto medievale) gli presenta. La descrizione del contenuto di un manoscritto e l’identificazione dei testi che esso tramanda, sono compiti primari dell’opera di catalogazione (nonostante oggi sia rivendicata l’importanza dell’aspetto materiale del codice). Esigenza importante per i ms medievali in cui l’individuazione degli autori dei testi è più incerta, erronea o assente ma è esigenza che c’è anche per i ms di età moderna (parallelismo con la coeva produzione a stampa rende individuazione più semplice). Nei manoscritti medievali sono frequenti i casi di attribuzioni inesatte o d’autorità (un trattato o un sermone venivano sottratti all’autore reale e attribuiti ad un altro più noto) e il catalogatore dopo indagini bibliografiche e controlli opportuni(confronto con le edizioni dell’autore a cui è attribuita, ricerche sulla bibliografia più recente sull’autore, ricerche su repertori e incipitari relativi al genere letterario a cui l’opera appartiene)le riattribuisce al vero autore; se l’opera è anonima si farà una ricerca partendo dagli incipitari (raccolte di “initia” di opere tardo antiche e medievali disposte in ordine alfabetico) ma spesso non aiuta poiché nel ms le prime righe sono assenti o tramandate in forma diversa  ricorrere ad altri mezzi (ricerca parole poco comuni e nomi propri rari, avviare studio del testo complessivo dell’opera per tentare di collocarla nell’ambito del suo proprio genere letterario e della sua propria epoca per attribuirne la paternità). Può capitare che un testo manoscritto (quasi sempre moderno) al posto del nome dell’autore abbia uno pseudonimo = uso di appositi repertori. Autori e titoli non vanno solo identificati ma anche indicati nella forma più corretta e nella lingua originale = ricorrere alle edizioni critiche più recenti o a repertori e dizionari biografici che diano l’esatta forma del nome dei singoli autori nella loro lingua originale. Il catalogatore non è obbligato a conoscere tutto il territorio che è costretto a percorrere durante l’opera di descrizione di un fondo non omogeneo di manoscritti medievali e moderni ma deve essere in gradi di muoversi in esso, quali strumenti critici utilizzare per identificare autore e testo, risalire alla tradizione alla quale il testo appartiene. Descrizione esterna: da quando la scuola di codicologia franco-belga ha posto il problema di uno studio archeologico del ms ai catalogatori viene richiesto sempre più spesso da parte di codicologi e archeologi del libro, di dare notizie sulla fattura fisica del codice (struttura, tecniche usate dagli artigiani che lo hanno materialmente composto). La STRUTTURA di un codice è la sua costituzione in più fascicoli ognuno fatto di un certo numero di fogli ripiegati al centro e inseriti l’uno dentro l’altro e cuciti tra loro lungo la piegatura centrale; spesso essa risulta irregolare o perché tale sin dall’inizio, o perché divenutaci col tempo per perdita o aggiunta di carte o fogli  necessità di analizzarla per rilevare i sistemi di fattura del ms che possono segnalare le sue vicende nel tempo e le eventuali perdite subite dal testo. 1)accertarsi e registrare se il codice ha una numerazione originale dei fascicoli e i richiami (apposizione della prima parola del fascicolo seguente sul margine inferiore del verso dell’ultima carta del fascicolo che precede); 2) individuare i fogli centrali di ogni

fascicolo (quelli all’interno della cui piegatura è visibile la cucitura) risalendo dall’una e dall’altra parte fino ad incontrare la fine del fascicolo precedente (segnalato dal suo numero e dal suo richiamo) e l’inizio del fascicolo seguente (segnalato dal richiamo del fascicolo che si sta sfogliando) per ricavare la struttura completa di ogni fascicolo. Basandosi sul conteggio delle carte a partire dal centro di ogni fascicolo si può comunque ricostruire la struttura complessiva del codice (con mancanze e aggiunte). Tutte le info ricavate vanno registrate nei GRAFICI: -sistema di M. R. James: indicare ciascun fascicolo con un numero arabico progressivo e con un’altra cifra arabica in esponente il numero delle carte che lo formano es. 88  il fascicolo ottavo è un quaderno formato di 4 fogli e perciò di 8 carte. Eventuali mancanze sono segnalate tra parentesi e così anche le aggiunte. Per testi complessi articolati parallelamente alla fascicolazione si inseriscono barre verticali nello schema descrittivo numerico-simbolico a specificare la suddivisione in parti del testo stesso. -sistema adottato molto in Italia: esposizione verbale della struttura del codice, resa più breve col ricorso ad abbreviazioni per esprimere i vari tipi di fascicolazione es. 2 quat., 1 qint. 1 quat. (2 quaderni, 1 quinternio, 1 quaderno). Tra le tecniche di fattura impiegate per la produzione dei codici le più interessanti per i codicologi sono quelle della RIGATURA, soprattutto la rigatura a secco (rivelatasi elemento critico efficace per la localizzazione, soprattutto per i ms greci) che si realizza con l’uso di uno strumento duro e appuntito col quale si tracciavano sui fogli di pergamena i solchi delle righe che avrebbero ospitato il testo (tracciabili fogli per foglio, sovrapponendo più fogli, agendo dall’esterno del fascicolo verso l’interno e viceversa) e ogni modo di rigatura, se usato con omogeneità e regolarità, costituiva caratteristica tipica di una zona e di un’epoca  informazione utile. Ogni sistema di rigatura disegna su ogni carta del codice uno schema figurativo fatto di linee parallele per ospitare il testo e di linee verticali per inquadrarlo = tipi di rigatura, costituiti di linee guida, linee di impaginazione e linee marginali. I tipi di rigatura (diversa configurazione, funzione) sono usati come elementi critici. Per tracciare la rigatura lo scriba necessitava di fissare sulla pergamena dei punti di riferimento in base ai quali tirare le linee (in età antica posti al centro, più tardi ai margini laterali delle singole carte) che erano dei piccoli fori di guida e altri fori erano fatti nei margini superiore ed inferiore come guida per tracciare le righe di impaginazione del testo. Vi erano molti sistemi di foratura  il catalogatore può analizzare sistemi e tipi di foratura ricorrenti nei codici che descrive ma è meglio che non faccia riferimento alle classificazioni esistenti poiché l’analisi dei sistemi e tipi di foratura usati per i codici tardo medievali e umanistici è ancora tutta da fare. La descrizione della LEGATURA è compito di notevole impegno e il catalogatore deve offrire gli elementi essenziali che permettono all’utente del catalogo di conoscere su quali elementi è basata la datazione fornita e di farsi un’idea del soggetto descritto. La DATAZIONE di una LEGATURA è il risultato del confronto dei dati dell’analisi che viene condotta per effettuare la descrizione e del raffronto tra i dati dell’analisi, gli elementi storici emersi e quanto è noto della storia generale del codice. Grazie alla legatura si può attribuire la datazione del codice stesso quando si può stabilire che la legatura sia avvenuta subito dopo le altre operazioni di fattura del codice; la legatura ha datazione posteriore a quella del codice quando dati, notizie storiche o deduzioni dimostrano che il codice non è stato rilegato subito dopo la conclusione delle altre operazioni di fattura o quando sono legature successive alla prima; la legatura ha datazione anteriore a quella del codice quando la coperta viene riutilizzata per rilegare un codice posteriore.

DATI da rilevare per fare la DATAZIONE: strutturali(tipo di cucitura, attacco e tipo dei nervi= considerare scansioni temporali molto lunghe) e relativi alla decorazione (confronto dei ferri = tenere conto della grande diffusione dei motivi e della facilità della riproduzione dei ferri stessi). Se dalla legatura, decorazione dei piatti e del dorso e da testimonianze storico-archivistiche non si può stabilire una datazione “ad annum” la datazione dovrebbe essere compresa entro un quarto o mezzo secolo. Le misure fornite della legatura sono quelle di un piatto (altezza, larghezza e ampiezza del dorso in millimetri). Adottare, nella descrizione della legatura, terminologia italiana corrente che sia comprensibile e chiara. -MATERIALE di COPERTURA di una LEGATURA: vario, per i codici altomedievali (oro, argento, altri metalli, con applicazioni di pietre preziose, avorio e smalti, tessuto) specificare la tecnica usata nella lavorazione; per la maggior parte si usa copertura in PELLE o PERGAMENA, di cui si deve specificare l’animale di provenienza attraverso l’analisi della natura e della disposizione dei follicoli  periodo meno antico: capra, vitello, pecora, porco; periodo più antico: animali selvatici più che di allevamento. Specificare i trattamenti subiti dalle pelli come la marmorizzazione (trattamento con acidi che produce effetto a macchie di diverse intensità e forma), l’allungamento della grana (processo che mette in rilievo la grana e la allunga), la zigrinatura (resa ruvida). I trattamenti possono essere legati più direttamente alla decorazione (decorazioni a mosaico ottenuti con intarsi o sovrapposizioni di pelli di colore diverso) . Specificare il colore del materiale di copertura. Il materiale di copertura può essere posto su un materiale di supporto (legno, raramente papiro, in epoca recente tra il 15-16 seco cartonato). -Del DORSO specificare se è liscio (sovrapposizione della pelle non aderente ai nervi di cucitura o quando la cucitura è stata eseguita senza l’uso del supporto dei nervi, o quando si sono adottati accorgimenti per appianare i dislivelli fra nervi) e specificare numero delle nervature. -Le CUCITURE possono essere fatte senza supporto dei nervi e può esserci o meno un grecaggio (solco sul dorso del corpo del libro entro il quale si può adagiare la cucitura) ; i supporti delle cuciture possono essere di varie nature e forme; i nervi possono essere di natura animale o vegetale. Rilevare la presenza di fermagli in parte o tutti metallici, di bindelle di pelle o tessuto, di borchie (loro natura, disposizione e numero), della catena (impediva al codice di essere asportato dal pluteo). -Per la DECORAZIONE specificare la tecnica impiegata (nelle legature in pelle o pergamena usata tecnica dell’impressione, incisione o a rilievo) e se essa non è riconducibile a tipologia ben determinata si dovrà descrivere minuziosamente in tutte le sue componenti. -I MOTTI devono essere trascritti e gli STEMMI identificati, se gli stemmi non si riescono ad identificare vanno descritti così che altri in seguito possono riuscire ad identificarli. -DECORAZIONE del DORSO da descrivere come quella dei piatti (segnalare presenza del titolo o di altre indicazioni manoscritte impresse sul materiale di copertura o su tasselli incollati) e il taglio può essere rustico (ha solo subito trattamento della rifilatura), dorato, inciso, goffrato (impresso con effetto a rilievo), dipinto, marmorizzato. -Le CARTE di GUARDIA e i RISGUARDI possono essere in pergamena o carta(di cui si può rilevare la filigrana. Tipi di carta: marmorizzata –colori, uso di pettine e bastoncello nella lavorazione-, xilografata, stampata a colori su fondo bianco o nero, vellutata, colorata a colla).

-Segnalazione dei RESTAURI subiti dalla LEGATURA, come esso ha operato e i cambiamenti che ha apportato al codice originale. Segnalare lo STATO di CONSERVAZIONE della legatura (presenza di eventuali guasti o deterioramenti, macchie, muffa. 3) IL CATALOGO ANALITICO Catalogo totale o scientifico, il cui fine è contenere una descrizione il più possibile accurata ed esauriente di tutti gli aspetti di ogni codice (aspetti esterni, sul contenuto testuale). I risultati dell’analisi vanno trasferiti in una trattazione che renda evidenti le vicende del processo di produzione del codice  trattazione ampia che viene articolata in più sezioni, disposte a seconda dei diversi modelli esistenti e relative a 4 diversi aspetti del manoscritto: 1)aspetto esterno (testimone del processo di fattura di cui il codice è il risultato), 2)sua storia posteriore alla fattura, 3)suo contenuto testuale, 4)bibliografia ad esso relativa. Tappa essenziale della descrizione totale è l’ANALISI DEL CODICE da fare in modo sistematico e usando accorgimenti pratici. Sfogliare il codice, osservando aspetto esterno e il contenuto per avere idea complessiva chiara e capire se è un codice unitario o composito di più testi diversi. Registrare notizie su aspetto esterno e fattura del codice, notizie su contenuto, notizie sulla sua storia, schede bibliografiche delle opere e articoli in cui esso è descritto o citato. 1)Descrizione esterna del codice (materia, aspetto e ordinamento, struttura, tecniche di fattura, scrittura): -l’indicazione dell’attuale segnatura del ms(quella in uso nella biblioteca di appartenenza, presente nei suoi inventari e usata abitualmente dagli studiosi) seguita da quella immediatamente precedente (se rilevante)e quelle più antiche indicarle invece nella sezione della storia del codice. Nel caso di codice composito(più ms diversi sotto stessa legatura = stessa segnatura) ms considerati a sé stanti e loro descrizioni considerate a sé. - Indicare la materia di cui è fatto il codice (pergamena o carta)la sua natura, modi della preparazione e aspetto (pergamena: indicare l’origine animale, il colore e lo spessore/carta: spessore, consistenza, colore, descrizione filigrana con misure). -Indicare la data espressa in secoli. - Indicare le misure fornita in mm. (altezza e larghezza) calcolate sulle carte e non sulla legatura e nel caso di misure diverse tra varie carte fare una media o indicare le misure estreme. -Indicare la consistenza del codice ripetendo i dati della numerazione esistente eseguita per carte (=cartulazione). Nella numerazione distinguere le carte di guardia (non della struttura originaria del ms) dalle carte del corpo del codice. Fornire le numerazioni esistenti fornendo data e autore di esse. Indicare omissioni di numerazione, carte bianche, recto e verso di ogni carta. -indicare la struttura del codice nella sua costituzione in più fascicoli ognuno fatto di un certo numero di fogli ripiegati, inseriti uno dentro l’altro e cuciti fra loro. Segnalare presenza di numerazione dei fascicoli e degli eventuali richiami (prima parola del fascicolo seguente riportata nel margine inferiore del verso dell’ultima carta del fascicolo che precede)specificando loro posizione(centro o margine) e disposizione(orizzontale, verticale). -indicare sistema e tipo di rigatura

-descrizione della scrittura dando definizione termino logicamente attendibile del tipo di scrittura usato nel codice, fare definizione grafica e breve descrizione delle caratteristiche peculiari che ne permettono l’identificazione. Se il codice è scritto in più mani fare analisi separate. Se ci sono annotazioni o commenti nei margini di altre mani indicare numero, epoca rispettiva e tipo di scrittura usato da ogni annotatore. Fornire misurazione dello specchio di rigatura o specchio di scrittura (spazio rigato per ricevere la scrittura). Riportare formula di sottoscrizione e datazione del codice fatta dal copista se presente. Riportare arco di datazione individuato con relative prove se databile. -indicare l’ornamentazione, descrizione schematica distinguendo per le miniature quelle a piena pagina da quelle inserite nel testo, fornendo per ogni categoria il numero complessivo e le carte dove si trovano. Descrivere l’iconografia solo delle maggiori, indicare esistenza di fregi, iniziali figurate (in cui l’elemento figurativo antropomorfo, zoomorfo o fitomorfo risulta prevalente), iniziali decorate (con elementi figuragivi semplici usati a fine ornamentale) o iniziali calligrafiche indicando per le prime 2 la colloazione. -descrizione della legatura includendo la data di fattura e i materiali con cui è fatta. 2) Storia del codice: riportare dati raccolti in sede di analisi fornendo per ognuno datazione e disponendoli in ordine cronologico. Fornire qualsiasi altro dato che può contribuire a ricostruire la storia del ms: le note di possesso esistenti nel codice, le annotazioni di studio o consultazione e identificandone gli autori, i timbri di appartenenza, le vecchie segnature, i restauri subiti(epoca e entità). 3)Descrizione interna del codice: prima identificare autore e testo poi esporre risultati della analisi testuale in modo chiaro e ordinato. Compilare scheda separata per ogni testi rilevato nel codice, riportando indicazioni di autore e titolo, collazione, dati e risultati dei confronti con le edizioni e dei riscontri bibliografici. Notizie sulle diverse mani che appaiono nel ms e indicazione delle loro età e tipo delle annotazioni. Registrare le note di possesso comprese nel codice e fornire la completa lettura, datazione e eventuale identificazione delle persone e degli enti nominativi. Testo contraddistinto da un numero progressivo in cifre romane (indicazione delle carte che il testo occupa) nome autore, titolo dell’opera, incipit ed explicit(ovvero sue prime e sue ultime parole). Poi si danno notizie sullo stato del testo nel codice: riferimento all’edizione collazionata, info sulle eventuali mancanze del testo, info sulle mutazioni e sulle aggiunte. Se il testo è costituito da varie poesie indicare per ciascuna incipit ed explicit e autore e titolo. Inserire una speciale bibliografia sulla storia del testo. 4) IL CATALOGO SOMMARIO Modello rappresentato dal “Summary Catalogue” dei ms della Bodleian Library di Oxford compilato da Galconer Madan. Catalogo in cui viene fornito il massimo numero di dati nel modo più conciso possibile. Forniti soprattutto dati non rilevabili dalle riproduzioni microfilmiche e omettendo ciò che è frutto di indagini specialistiche particolari (su aspetto esterno del codice e sui testi contenuti)  esso non contiene dati più propriamente codicologici relativi allo specchio di scrittura, sistemi e tipi di rigatura, descrizione dell’ornamentazione o notizie sulla tradizione dei testi contenuti nel codice. Esso si limita a secca identificazione dei codici. Il linguaggio deve essere secco e conciso con uso di poche forme verbali e di molte abbreviazioni. Costituzione:

1) descrizione esterna: indicazione della materia, datazione, misure, cartulazione, struttura, tipi di scrittura e quantità di mani presenti, cenni sull’ornamentazione, giudizio sull’origine. Nel descrivere la legatura distinguere se è medievale(includere materiale di supporto e copertura, cucitura, datazione e restauri). o rinascimentale e moderna(indicare datazione, restauri, materiale di copertura, presenza di decorazione). 2)descrizione interna: autore, titolo, eventuali incipit ed explicit, eventuali annotazioni sulle mancanze del testo e sulle partizioni 3)storia: trascrizione di tutte le note di possesso, iscrizioni, timbri, notizie sulla storia 4)bibliografia: citazione di tutte le opere e di tutti gli articoli in cui il codice è descritto, discusso o citato. Per i ms fino al 12 sec. descrivere anche la struttura fascicolare e indicare il tipo di esecuzione della rigatura (a secco, a piombo o a inchiostro). 5)IL REPERTORIO DI MANOSCRITTI Dal cambiamento di orientamenti e metodologie nello studio sui manoscritti negli anni 50 grazie a Gilbert Ouy è scaturito un nuovo metodo di catalogazione basato su schedoni mobili destinati a costituire i “repertori di ms” e offrire i propri dati all’elaborazione dei computer  proposta innovativa sul piano della conoscenza e l’uso dei dati raccolti e sul piano dell’elaborazione descrittiva: ora il processo di catalogazione diviene operazione sempre in progresso e non si conclude mai (al contrario del catalogo a stampa) e il testo diventa flessibile e costituito da elementi mobili, informali e modificabili (mentre nei precedenti era un testo compatto e rigidamente costruito). Le soluzioni pratiche dei processi descrittivi informatici tra anni 80-90 sono tutte volte a risolvere e rappresentare i problemi relativi alla risoluzione critica dell’individuazione dei processi produttivi e dei contenuti testuali dei ms, secondo modelli diversi per le loro capacità informative(che possono essere analitiche, sommarie o essenziali). Anche se lo strumento informatico è usato per raccogliere dati e ordinarli la forma definitiva della pubblicazione rimane quella a stampa in forma di volume. I vantaggi nel procedimento informatico applicato alla catalogazione dei ms stanno nella riduzione dei tempi di lavoro e soprattutto nelle modalità di diffusione in rete=vantaggio importante per l’informazione scientifica (alla portata di tutti i ricercatori); altra novità è la possibilità di accedere subito a qualsiasi elemento contenuto nel nucleo descrittivo (nella consultazione online delle descrizioni dei documenti catalogati) senza dover sottostare all’ordinata e fissa successione dei dati secondo schema e partizioni tradizionali della descrizione a stampa  schema descrittivo potenzialmente aperto a ogni sollecitazione informativa proveniente dall’esterno=nella consultazione dei dati il singolo ms si dissolve e diventa un deposito di dati tutti equivalenti, accessibile e modificabile in ogni punto. Nella catalogazione per via informatica di ms si è sempre auspicata l’unificazione dei linguaggi e delle procedure per risolvere il problema delle tante tradizioni di ricerca di di culture linguistiche diverse dei catalogatori. 6)GLI INVENTARI Emil Wallner(direttore della sezione manoscritti della Biblioteca Nazionale di Vienna): nel 1940 distingue gli inventari dai cataloghi. Gli inventari sono forma di descrizione limitata ed essenziale, basata su una scelta di elementi e dati finalizzata a scopi

amministrativi, pratici e prescientifici. Esistevano vari modelli di inventari e non vi era un modello comunemente accettato. Caratteristiche dell’inventario: -sommarietà dell’informazione: forniti solo i dati indispensabili; -rapidità dell’esecuzione e la pratica fattibilità del prodotto entro un arco di tempo circoscritto e prevedibile; -provvisorietà dei risultati e necessità di tornare a ripetere le descrizioni già fatte. Tipologie di inventario: -inventario sommario: da scegliere se si devono descrivere rapidamente fondi mai descritti e molto numerosi o si devono redigere liste conoscitive di materiale manoscritto per uso interno; -modello intermedio: contiene in più rispetto all’inventario sommario dei dati di descrizione esterna ma non fa minuziosa elencazione di singole composizioni nel caso di raccolte poetiche (ad es.); -inventario analitico: inventario in cui la descrizione esterna è ridotta ma quella interna fornisce un massimo di informazione compatibile col modello. Il catalogatore dovrebbe scegliere il modello di catalogo intermedio. È indispensabile che vi includa: -segnatura; -autore, titolo; -materia; datazione, cartulazione; misure in mm.; legatura; -indicazioni della provenienza. 7)CATALOGHI SPECIALI Non hanno come obbiettivo la descrizione di tutti i codici appartenenti a un certo territorio o biblioteca o fondo ma all’interno di essi ne scelgono alcuni che presentino determinate caratteristiche cronologiche, tipologiche o testuali che costituiscono la loro singolare specialità. Sono costruiti su rigorosa selezione dei ms da descrivere, fondata sulla natura particolare della ricerca che un certo studioso ha deciso di intraprendere (può riguardare i testi tramandati, la tipologia esterna dei codici o l’età dei codici). Perciò essi sono contraddistinti da un soggetto speciale e da una speciale finalità = hanno natura speciale e tipologia diversificata (influisce sull’equilibrio delle descrizioni e sulla loro totale ampiezza che può variare di molto). Ultimamente in Italia il numero dei cataloghi speciali è aumentato a causa di: decadenza del modello generale, maggiore affermazione dell’interesse per il libro manoscritto medievale, la generalizzaizone del fenomeno espositivo(e aumento dei cataloghi di mostre). In tali cataloghi speciali è necessario indicare: descrizione esterna, descrizione interna, bibliografia, presenza e datazione della legatura. Tipi di cataloghi speciali (VEDI esempi cataloghi sul libro): -catalogo dei ms di una singola opera o di un singolo autore: caso più comune e diffuso. Spesso nude liste con indicazioni di massima di ogni ms. cataloghi alla base della costruzione dell’edizione critica; -catalogo dei ms contenenti testi relativi a un determinato settore disciplinare: tipo di catalogo vicino al precedente dal punto di vista metodologico e pratico, di diverso ha però maggiore vastità della materia e modalità di svolgimento (affidate a gruppi di studiosi); -catalogo di codici datati o databili: il codice datato è un codice recante un’indicazione originale di data compilata e scritta dal copista che ha steso il testo; il codice databile invece un codice che per elementi interni (contenuti nel testo: dedica, citazione di fatti

e personaggi, ritratti) ed esterni(identificazione del committente, annotazioni datate successive alla fattura) può essere datato entro un arco di tempo inferiore ai 30 anni (inferiore a ogni possibile datazione effettuata su base paleografica). Le sottoscrizioni con data espressa presente in calce possono rappresentare: -la data di composizione dell’opera da parte dell’autore rappresentata dalla discordanza tra essa e l’età di scrittura del codice -la data dell’esemplare da cui è stato tratto il codice che si sta visionando, ricopiata uguale dallo scriba -la data di confezione di un esemplare ufficiale (nel caso di edizione allestita per uno Studium) Un modello di tale catalogo è il “Catalogue des manuscrits en écriture latine portant del indications de date, de lieu ou de copiste” organizzato su base geografica abbracciando tutto il territorio francese. Descrizione delle schede principali disposte per collocazione è sommaria (soprattutto per il contenuto), vi sono secche notizie di descrizione esterna, del copista, del committente,dei possessori, delle annotazioni. Volume concluso con bibliografia, indice cronologico e indice dei nomi di luogo e di persona.  fu modello per quasi tutte le catalogazioni successive. Diversi da tale modello sono i cataloghi apparsi della prima serie italiana e la descrizione dei ms datati di Svezia e il catalogo dei ms della British Library di Londra. Il catalogatore che vuole descrivere codici datati deve comprendere nel suo lavoro: -segnatura -datazione e localizzazione -autore e titolo del testo -testo integrale della sottoscrizione con eventuali notizie sul copista (nel testo o in nota) -elenco dei possessori precedenti dell’attuale -bibliografia principale e più recente. -cataloghi dei manoscritti di diversi periodi cronologici VEDI -cataloghi di codici miniati: in genere redatti da storici dell’arte o studiosi con principale cultura storico-artistica, hanno impostazione particolare e sono più cataloghi descrittivi di miniature contenute occasionalmente in un codice piuttosto che cataloghi descrittivi di codici con miniature. Il massimo catalogo descrittivo di codici miniati è quello dei codici austriaci fatto a inizio 900 a Vienna da Franz Wickhoff che è catalogo analitico con descrizione esterna ridotta e descrizione interna sommaria, ma con la descrizione accurata di miniature, figurazioni e ornamentazioni e lunghe dissertazioni sull’attribuzione delle miniature a una determinata scuola o a un determinato artista.  modello ripreso in Italia per la descrizione dei manoscritti miniati: dopo la collocazione e il titolo si ha breve descrizione esterna, notizie sommarie sulla storia del codice e la descrizione puntuale, uso di linguaggio specialistico per descrivere fregi, miniature e ornamentazioni, poi segue giudizio stilistico con datazione e attribuzione e bibliografia. Dati necessari nel catalogo di codici miniati: -strumenti e tecniche di esecuzione: distinzione tra uso della penna e uso del pennello, presenza di eventuale disegno preparatorio, indicare se oro è stato applicato a foglia o a pennello; -colori usati: identificare l’aspetto originario; -iconografia delle figure o delle scene rappresentate (soprattutto riguardo la foggia delle armi, delle vesti e delle acconciature dei personaggi  elementi di datazione); -tipologia degli elementi costitutivi della decorazione.

-cataloghi di frammenti: i frammenti in questione sono il risultato dello smembramento di libri manoscritti (o anche a stampa) o di materiale documentario per poterne riutilizzare le parti risultanti adatte ad essere usate come copertura, protezione o rinforzo di altri libri e registri manoscritti a stampa. Sono soprattutto frammenti in pergamena più che di carta. Uso esterno: coperte o anime delle coperte cartonate. Uso interno: riguardi, carte di guardia, strisce di rinforzo al centro dei fascicoli, copertura dei nervi della legatura. Largamente usati in Europa tra il 15-17 secolo  presenti in tutte le biblioteche con fondi antichi: sono conservati ancora in loco (all’interno o esterno dei libri per i quali sono stati usati) o distaccati. I frammenti possono appartenere a qualsiasi epoca ma in Italia alta percentuale è di quelli tra il 1112 secolo provenienti soprattutto da libri liturgici, scritturali, giuridici e letterari e in lingue volgari. Descrizione dei frammenti difficile dal punto di vista della ricostruzione dell’aspetto e delle caratteristiche materiali del libro di cui ognuno faceva parte. Tappe della descrizione dei frammenti: -accertare provenienza del frammento e riunirlo se possibile ad altri dello stesso codice; -descrizione di ogni unità riconosciuta e ricostruita: collocazione attuale, collocazione del libro da cui è stata staccata, materia, consistenza, datazione, misure del pezzo, tecniche e sistemi di rigatura, dati relativi alla scrittura, identificazione del testo, indicazione di incipit e explicit dei brani, trascrizione dei testi presenti, bibliografia. -cataloghi di manoscritti musicali: catalogazione fatta ovunque anche in Italia. Molto interesse da parte di storici della musica e musicologi. -cataloghi di manoscritti liturgici -cataloghi di esposizione: cataloghi diversi tra loro = ogni esposizione ha un suo tema che porta i cataloghi a risaltare aspetti diversi dei ms esposti e descritti. 8)DESCRIZIONE DEI MANOSCRITTI DI NATURA DOCUMENTARIA Categorie di materiale documentario conservato nelle biblioteche: -manoscritti storico-documentari (in genere di età moderna): documenti originali rilegati a volume o copie di documenti diversi rilegati in normali codici (fatti di un certo numero di fascicoli cuciti tra loro); -archivi letterari costituiti da carte di un intellettuale defunto (appunti di lavoro, minute, carteggio); -documenti sciolti soprattutto membranacei; -interi archivi soprattutto familiari e personali o parti di archivi di istituzioni pubbliche. Problema delle interferenze tra materiale d’archivio e materiale di biblioteca: problema di ordinamento, catalogazione e pubblicazione del materiale = distinguere fra materiale manoscritto che è meglio descrivere con metodi bibliotecari e materiale manoscritto che è meglio descrivere con metodi archivistici. I documenti che fanno parte di serie documentarie individuabili e che non hanno aspetto di codici devono essere ordinati archivisticamente in serie organiche e descritti in inventari redatti secondo criteri archivistici. Ordinare archivisticamente un complesso di carte o di filze o fasci o cartelle di documenti= ridare loro l’ordinamento originario (corrispondente al funzionamento dell’organismo) di cui esso costituiva l’emanazione documentaria. Poi tale ordinamento viene tradotto in un inventario ragionato in cui è importante l’inquadramento storico generale e l’illustrazione del funzionamento dell’ufficio da cui

provengono le carte più che la descrizione di ogni pezzo in sé. Tipi di metodi di descrizione: -inventario analitico: descrizione di ciascun documento; -inventario sommario: descrizione di ciascuna busta, filza o cartella, riferendo sommariamente del suo contenuto Metodo consigliato: descrizione sommaria del gruppo di ms riconosciuti come entità documentaria di tipo archivistico, preceduta da una trattazione introduttiva che ne spiega la natura e la funzione e che parla del funzionamento dell’organismo da cui ciascun gruppo di ms deriva. In ogni descrizione di ciascuna filza, mazzo o cartella di documenti inserire: dati cronologici, natura fisica del pezzo (fascio di tot documenti o tot carte), autore della documentazione, tipologia degli atti contenuti. 9)REDAZIONE DEGLI INDICI E DELL’INTRODUZIONE Indice: chiave interpretativa fondamentale della descrizione e lo strumento principale di consultazione per lo studioso e permettono al pubblico di conoscere i dati contenuti nel catalogo. Ogni indice è frutto di una scelta che il catalogatore opera (inserimento elementi nell’indice). Dati di base da esserci nell’indice: -nomi degli autori dei testi descritti (espressi nella lingua e forma usata nel catalogo) e rinvio a altre forme eventualmente presenti nella titolazione manoscritta e riportate nel catalogo; -titoli delle opere anonime; -tutti gli incipit presenti nel catalogo (nella forma in cui sono nel catalogo e in ordine alfabetico); -nomi di persona presenti nella descrizione; -nomi di luogo presenti nella descrizione, nella forma usata nel catalogo, identificazione eventuale con la denominazione moderna e ufficiale -indicazione dei codici datati o databili; -indicazione dei codici interamente o parzialmente palinsesti; -indicazione bibliografica completa di tutte le opere e gli articoli citati in forma abbreviata nel testo e nell’introduzione del catalogo (in indice apposito). Scopo del compilatore del catalogo: ricostruire la storia del fondo di ms che descrive fornendo: -notizie sulle sedi fisiche che i ms hanno avuto nel tempo; -notizie sulle catalogazioni precedenti all’ultima e descrivere autori e criteri; inserire inoltre notizie sulla natura del fondo descritto dal punto di vista codicologico e paleografico(zone d’origine e epoche di fattura dei codici descritti, loro tipologie grafiche e materiali) e testuale(autori, testi e materie presenti prevalentemente, natura dei fondi documentari).Enunciare i criteri di descrizione adottati. Dopo l’introduzione inserire tavole di concordanza delle segnature attuali con le precedenti e appendice (costituita da documenti relativi alla storia del fondo). 10)LA DESCRIZIONE DEI MANOSCRITTI COME SCELTA FUNZIONALE Ubbidendo a motivazioni culturali e ideologiche diverse si è descritto quello che si è voluto e potuto con i metodi che ogni volta sono stati ritenuti i più adeguato allo scopo. Inoltre a motivazioni diverso corrispondono metodologie diverse di descrizione  cataloghi diversi e necessità di trovare un metodo descrittivo unico  descrizione FUNZIONALE (generale e completa, ma differenziata nei metodi poiché diversificata nelle finalità, nei modi di attuazione, negli operatori) che deve comprendere:

-inventariazione generale del patrimonio manoscritto nazionale fatta con modalità e finalità analighe a quelle che caratterizzano il Catalogo dei beni culturali e ambientali (attualmente in fieri in Italia). Promossa solo dalle autorità centrali preposte alla tutela e catalogazione del patrimonio librario nazionale. -catalogazione con metodo analitico o con metodo sommario di singoli fondi di ms o gruppi di codici scelti per specifiche esigenze di ricerca. Iniziative di catalogazione a livello locale o partite dalle strutture bibliotecarie  rispetto dell’autonomia di metodo e realizzazione. -semplice inventariazione a fini non scientifici che ogni biblioteca è tenuta ad eseguire per dare agli studiosi uno strumento di rilevamento del materiale manoscritto conservato in esso. Teoria della descrizione: serve a stabilire lo standard minimo di informazioni che una descrizione deve contenere per risultare sufficientemente utile. Operata dai teorici della bibliografia e della catalogazione. Politica della catalogazione: serve a impostare e finanziare modelli diversificati di descrizione a seconda delle diverse esigenze e a fornire a ogni area territoriale una inventariazione di base completa. Operata dai responsabili a livello nazionale e a livello locale della politica di tutela e conservazione dei beni culturali. Metodologia della descrizione e della catalogazione: serve a stabilire modi e tecniche di realizzazione dei singoli modelli di descrizione possibili. Operata dai codicologi e dai conservatori di ms.

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