Breakout

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TRADING TOOLKIT COLLECTION

Le tecniche di breakout Copyright 2003: Trading Library Srl 20092 Cinisello Balsamo (Mi) - Via Monte Nevoso, 20 telefono 02-6129.3666 - fax 02-6129.5406 Internet: www.tradinglibrary.it e-mail: [email protected] Redazione: Maurizio Mazziero Impaginazione: Erika Parasecoli ISBN 88-88253-26-2 Diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento, totale o parziale con qualsiasi mezzo sono riservati. Gli eventuali errori o imprecisioni presenti nell’opera non comportano responsabilità dell’Editore e dell’Autore, che hanno posto comunque la massima cura nell’elaborazione dei testi e dei grafici. Le tabelle e i grafici presenti nell’opera sono stati realizzati dall’Autore e sono anch’essi tutelati dalle Leggi sul Diritto d’Autore: ne è pertanto vietata la riproduzione senza il consenso scritto dell’Editore. La presente pubblicazione ha esclusivamente finalità didattiche. Non deve pertanto essere intesa in alcun modo come consiglio operativo di investimento né come sollecitazione alla raccolta di pubblico risparmio. I risultati presentati – reali o simulati – non costituiscono alcuna garanzia relativamente a ipotetiche performance future. L’attività speculativa comporta notevoli rischi economici e chiunque la svolga lo fa sotto la propria ed esclusiva responsabilità, pertanto l’Autore e l’Editore non si assumono alcuna responsabilità circa eventuali danni diretti o indiretti relativamente a decisioni di investimento prese dal lettore. Tutti i marchi citati sono registrati dai legittimi proprietari. I grafici sono stati realizzati con Metastock della Equis International, Inc.

L’Editore si riserva di concedere l’autorizzazione all’utilizzo del presente materiale per finalità espressamente didattiche, sotto forma di dispense da distribuire durante corsi o seminari. Tale utilizzo non concordato costituisce una palese violazione del diritto d’autore.

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VOLUME 1 - LE TECNICHE DI BREAKOUT

SOMMARIO LE DIREZIONI DEL MERCATO

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RIALZISTA, RIBASSISTA O LATERALE?

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IL BREAKOUT

7

MOVIMENTI CONTRARI E REAZIONI

8

L’IMPORTANZA DEL VOLUME

10

MISURARE LA DIREZIONE DEL VOLUME

13

UN PRIMO SISTEMA AUTOMATICO PER IDENTIFICARE IL VOLUME BREAKOUT

14

APERTURA SUPERIORE ALLA RESISTENZA DEL TRADING RANGE

14

BREAKOUT AL TERMINE DI TREND DISCENDENTI

16

BREAKOUT E VOLATILITÀ

21

MISURARE LA VOLATILITÀ

22

AVERAGE TRUE RANGE

26

COSTRUZIONE DI UN SISTEMA DI BREAKOUT PIÙ EVOLUTO

27

UN FILTRO ULTERIORE

28

SETUP E INGRESSO

29

GREEN DAY, UN SISTEMA COMPLETO

30

COME EFFETTUARE UNA RICERCA AUTOMATICA

31

È POSSIBILE FIDARSI DELL’ESITO DELLE RICERCHE?

33

IL MOMENTO MIGLIORE PER USCIRE DAL MERCATO

33

COME AUTOMATIZZARE IL CALCOLO DEL LIVELLO DI STOP

38

SAPER CATTURARE I PROFITTI

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APPENDICE BREAKOUT E ANALISI GRAFICA: UN ALTRO PUNTO DI VISTA

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RAPPORTI TRA I GRAFICI CONVENZIONALI E IL POINT & FIGURE

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l dilemma vissuto da qualsiasi trader che decida di operare utilizzando un sistema trend-following è rappresentato dalla consapevolezza del ritardo con cui tali sistemi entrano in posizione. Tale caratteristica spesso conduce a situazioni in cui il segnale che fa scattare l’acquisto – frutto di un’elaborazione di dati passati – viene prontamente negato dal mercato stesso che ritorna sui suoi passi, generando uno dei famosi falsi segnali tipici dei sistemi costruiti su medie mobili. Ma se da un lato il falso segnale raramente conduce a perdite rilevanti, dall’altro è decisamente frustrante confrontarsi con un mercato che ha deciso di smettere di correre proprio quando noi decidiamo di entrarvi. Il vero valore aggiunto dei sistemi trend-following risiede tuttavia nella loro intrinseca capacità di cavalcare i forti trend per buona parte del loro percorso, sostanzialmente facendo tenere aperte le posizioni finché non si verifica un segnale interpretabile come un’inversione, in corrispondenza del quale si liquidano le posizioni. Generalmente costruiti grazie a combinazioni di più medie mobili unite a particolari filtri, tali sistemi si sono molto evoluti nel tempo anche grazie all’introduzione di nuove modalità per il calcolo delle medie stesse, protagoniste dei sistemi ma al tempo stesso responsabili della loro (parziale) inefficienza. I cosiddetti metodi adattivi – medie mobili in grado di variare automaticamente la reattività in funzione dell’evoluzione della volatilità – sono effettivamente in grado di fornire un efficiente filtro contro i falsi segnali ma il

problema resta comunque ed è legato al dominio temporale sul quale tarare la media, parametro essenziale per un efficiente funzionamento del sistema i cui valori ideali si conoscono però solo ex-post, ovvero quando probabilmente non servono più, per le mutate condizioni di mercato.

LE DIREZIONI DEL MERCATO

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prima vista è ipotizzabile che i mercati percorrano la loro strada sostanzialmente in due direzioni: verso l’alto oppure verso il basso. Si parla di trend rialzisti nel primo caso e di trend ribassisti nel secondo, tori e orsi che, contrapposti, spingono in alto le quotazioni o le deprimono. Si deve a Charles H. Dow la formulazione di una completa teoria (che porta peraltro il suo nome), nella quale vengono definiti nei dettagli i vari tipi di trend e il loro funzionamento in termini di durata, caratteristiche e implicazioni per l’operatività. Si tratta di un’opera estremamente completa, a buon titolo ritenuta come il pilastro fondamentale sul quale poggia tutta l’analisi tecnica. Poiché una trattazione seppure schematica della Teoria di Dow esula dagli scopi di questo scritto, per qualsiasi approfondimento si rimanda il lettore alla bibliografia specifica. Tornando ai trend, accanto ai movimenti rialzisti e ribassisti ce n’è un altro, spesso ignorato, ma che è in realtà il vero fulcro sul quale poggiano tutti i grandi movimenti di mercato: si tratta dei movimenti laterali, i cosiddetti sideways markets.

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RIALZISTA, RIBASSISTA O LATERALE?

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a definizione classica di trend prevede che si possa parlare di movimento rialzista in presenza di successioni di minimi e massimi crescenti. In altre parole, se nel tempo si assiste alla formazione di un grafico a barre in cui ogni barra è tendenzialmente spostata più in alto rispetto alla precedente, è lecito affermare che ci si trova in presenza di un trend rialzista. Analogamente in caso di movimenti discendenti: successioni di minimi e massimi decrescenti qualificano un trend ribassista. In entrambi i casi, tuttavia, non è implicito che ogni barra sia necessariamente posizionata più in alto o più in basso rispetto alla precedente: è sufficiente che la maggior parte di esse lo sia e che il movimento, rappresentato dal grafico, sia evidente anche a colpo d’occhio. A questo proposito, poiché l’analisi tecnica è ben lungi dall’essere una scienza esatta, va sottolineato che la componente legata all’interpretazione è molto rilevante e, proprio per questo, l’esperienza e l’occhio allenato dell’analista esperto giocano un ruolo fondamentale. Profondamente differenti dai trend rialzisti o ribassisti, quelli laterali si sviluppano in orizzontale, delimitando i prezzi tra due livelli, definiti supporto e resistenza che ne contengono le oscillazioni. Supporti e resistenze rispettivamente sostengono i prezzi nelle fasi di debolezza e ne frenano i rialzi nei momenti di forza.

cor più valore specialmente se si considera che quanto più esteso è il movimento orizzontale tanto più forte potrà essere il trend che ne scaturirà. Quando il periodo di congestione dura abbastanza a lungo e dà tempo al mercato di caricarsi, ci si trova di fronte all’eventualità di una vera e propria esplosione che di norma avviene con lo sfondamento di uno dei due livelli (supporto o resistenza) e con il successivo sviluppo di un trend che prosegue nella direzione dello sfondamento. In casi simili utilizzare un sistema trend-following è un po’ come arrivare al cinema in ritardo, quando il film è già iniziato: lo si vede certamente, ma altri – quelli arrivati in orario – saranno in grado di apprezzarlo maggiormente. Il limite dei sistemi trend-following è infatti rappresentato dal ritardo con cui è possibile identificare un trend rispetto al suo inizio. Perché si possa parlare di trend, infatti, è necessario che il movimento sia già iniziato e che il trend stesso abbia preso forma. Per definizione, quindi, con un sistema trend-following è impossibile prendere posizione all’inizio del trend. Analoghe considerazioni valgono anche per l’uscita: perché si possa parlare di inversione di tendenza è necessario osservare segnali che non appaiono immediatamente ma che, al contrario, richiedono tempo. E il tempo, in questi casi, costa.

I movimenti laterali possono durare anche molto tempo ed è dimostrato che i mercati si muovono molto più frequentemente in orizzontale piuttosto che in direzioni ben definite. Quest’ultima considerazione assume an1-6

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IL BREAKOUT

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a rottura di un livello importante dopo un periodo più o meno lungo di movimento orizzontale prende il nome di breakout. Purtroppo, anche in questo caso, non esistono formule magiche in grado di farci di-

stinguere in maniera inequivocabile un breakout capace di far nascere un trend da un movimento destinato a restare un picco isolato. Esiste tuttavia una serie di regole operative che possono aiutarci a qualificare il breakout e a valutare in anticipo se ha la necessaria forza per mantenere la spin-

Figura 1. Il trading range sul titolo Mediaset si sviluppa tra 8 e 9 euro, rispettivamente supporto e resistenza, in un periodo di circa 65 sedute borsistiche. Nonostante vari tentativi, le quotazioni non sfondano mai il livello di 9 euro pur testandolo varie volte. A metà settembre, infine, si verifica lo sfondamento della resistenza con una barra che si sviluppa con una forte dinamica rialzista. Il suo minimo coincide con l’apertura e il massimo con la chiusura. Secondo la tecnica di rappresentazione grafica dei Candlestick giapponesi si tratta di un marubozu bianco, candela che ha forti implicazioni rialziste. Il segnale di breakout è poi ulteriormente qualificato dai volumi che, proprio nella giornata della rottura, hanno fatto registrare un livello superiore del 50% rispetto alla loro media a 50 giorni. A questo punto è possibile prendere posizione in acquisto confidando che il segnale sia corretto proprio per la massiccia partecipazione del mercato al movimento. Il simbolo della freccia rivolta verso l’alto rappresenta il punto d’ingresso mentre il numero (1) rappresenta il primo livello di stop-loss, posizionato in area 8,3, supporto statico che ha creato una base sufficentemente solida. È uno stop volutamente ampio che si presta a una strategia operativa di position trading piuttosto che di trading di brevissimo termine. Una strategia più prudente, o semplicemente orientata a un trading di più breve periodo, potrebbe suggerire di posizionare lo stop poco al di sotto del livello della resistenza appena sfondata.

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ta nella direzione intrapresa. Il primo elemento necessario per identificare un breakout è lo sfondamento del livello di resistenza del trading range considerato. Quest’ultimo, a sua volta, deve essersi svi-

luppato per un periodo sufficientemente lungo per dar modo al mercato di “caricare la molla” e conferire quindi la necessaria spinta affinché si verifichi la rottura del livello critico [figura 1].

Figura 2. I giorni immediatamente successivi al breakout fanno pensare a un ritorno all’interno del trading range e, proprio in funzione di questa eventualità, si è voluto tenere il livello di stop più lontano del normale. Per due giorni consecutivi i prezzi si prendono una pausa e consolidano allo stesso livello per poi dar luogo a una candela bianca supportata da volumi in crescita che sgombra il campo dai dubbi. Lo sviluppo successivo è caratterizzato dalla corsa a testare il livello di 10 euro che, almeno per il momento, respinge l’avanzata dei tori. Si forma quindi un brusco movimento di reazione che culmina con il minimo segnato in corrispondenza del numero (2), che per noi diverrà il nuovo stop-loss. Il nuovo livello di stop, posizionato poco al di sotto rispetto al punto di ingresso consente di ridurre ulteriormente il rischio derivante dall’apertura della posizione.

MOVIMENTI CONTRARI E REAZIONI

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roprio come per i periodi di congestione in cui a determinati livelli corrisponde l’aumento della pressione ribassista che tenta di controbilanciare l’avanzata delle forze rialziste, anche nel caso del breakout è lecito aspettarsi che si verifichi una reazione [figu-

ra 2]. Tale azione dei prezzi tenterà di riportare all’interno del trading range le quotazioni, ma se il breakout è davvero tale, alimentato com’è da crescenti volumi scambiati, la reazione verrà presto annullata dalla prorompente energia rialzista: dando conferma dell’inizio della nuova fase toro. Tuttavia la reazione, per quanto non disponga della necessaria forza per comprimere nuovamente

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Figura 3. Il movimento che fa seguito alla reazione indicata con (2) si sviluppa nuovamente verso la resistenza posta in area 10 euro, dopo averla testata, ritraccia nuovamente creando una nuova reazione in corrispondenza della quale si posiziona il nuovo stop-loss (3).

Figura 4. Dal livello (3) il titolo inizia a muoversi nuovamente verso l’alto con una breve pausa in corrispondenza del numero (4). Successivamente riparte con forza facendo registrare tuttavia una forte reazione al punto (5) che non intacca la nostra posizione. Il livello (5) diviene pertanto il nuovo livello di stop.

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Figura 5. A seguito del breakout sviluppatosi in corrispondenza della prima barra blu è possibile identificare i punti di reazione più rilevanti e farne dei livelli di stop-loss.

i prezzi all’interno del canale di oscillazione, rappresenta un elemento che deve essere osservato e valutato con grande attenzione. L’azione che segue lo sfondamento del livello può semplicemente rappresentare una pausa che ridà forza al movimento stesso oppure può essere una vera e propria reazione, che riporta i prezzi di qualche tick al di sotto del minimo registrato dalla barra di breakout [figura 3]. Per alcuni analisti, perché si possa parlare di reazione, è necessario che almeno tre barre consecutive facciano segnare altrettanti minimi. Sarà quindi il successivo minimo crescente a definire il livello della reazione. In ogni caso, prescindendo da dogmi o regole che in analisi tecnica hanno buona probabilità di venire infrante, è necessario che sia l’osservatore a identificare nel grafico i veri punti di reazione, distinguendoli da eventuali pause di consolidamento [figure 4 e 5].

L’IMPORTANZA DEL VOLUME

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erché i prezzi possano sfondare con successo una resistenza o raggiungere nuovi massimi è necessario che la loro corsa sia sostenuta da una forte partecipazione da parte del mercato. Un altro dei cardini della Teoria di Dow è relativo al fatto che i volumi si dovrebbero espandere nella direzione del trend. Un vigoroso trend rialzista, quindi, dovrebbe veder confermata la propria forza proprio dalla crescita nelle quantità scambiate. E, allo stesso modo, un breakout significativo, se da un lato vede una prima conferma nella rottura della linea di resistenza del trading range, dall’altro ne ottiene una ulteriore – e spesso decisiva – dall’incremento dei volumi. I volumi, spesso disdegnati nei grafici, offrono una chiave di lettura che quasi sem-

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pre è in grado di rivelare i reali spostamenti delle masse di denaro che si riversano su un determinato titolo. In altre parole, se a seguito di un movimento rialzista si verifica un forte incremento dei volumi, c’è una partecipazione di massa al movimento stesso, mentre in caso contrario è una festa per pochi, con più probabilità che si tratti di una bolla speculativa destinata a sgonfiarsi in breve tempo. Il problema che nasce da queste considerazioni è quindi relativo a come sia possibile distinguere un breakout vero da uno falso. Qualificare un breakout non è semplice. Seppur immediatamente visibile sul grafico, è necessario osservare altri elementi

che possano conferire maggior affidabilità alla rottura appena identificata, un attento esame dei volumi si rende quindi necessario [figura 6]. Ma quando è possibile parlare di incremento dei volumi? A parte il confronto dei volumi odierni con quelli della seduta precedente – sistema immediato ma poco affidabile – spesso si mettono in relazione i volumi della seduta relativa al breakout con la media dei volumi di un determinato numero di sedute precedenti. Nel nostro caso, in un’ottica di trading di posizione, valuteremo la media dei volumi delle 50 sedute precedenti e considereremo valido un breakout accompagnato

Figura 6. Il trading range si sviluppa per 20 giorni fino al momento in cui una forte spinta rialzista consente al titolo di sfondare la resistenza. Tale sfondamento avviene in corrispondenza di un notevole incremento dei volumi, come evidenziato nel grafico. Per una maggior immediatezza interpretativa sono state indicate in blu le giornate in cui i volumi hanno fatto registrare un valore superiore del 50% rispetto alla loro media a 50 giorni.

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Figura 7. Questo grafico è costruito in maniera identica al precedente ma con l’ausilio della modalità Equivolume. Come si vede facilmente, il breakout viene identificato subito, grazie alle notevoli dimensioni della base del rettangolo che ha generato la rottura della resistenza.

da un incremento del 50% rispetto alla media a 50 giorni dei volumi. A confermare l’importanza dei volumi per una corretta valutazione dell’azione dei prezzi è stata creata un’apposita rappresentazione grafica, introdotta da Richard Arms, che prende il nome di Equivolume [figura 7]. Pur essendo costruiti con i consueti dati – apertura, massimo, minimo, chiusura e volume – i grafici ideati da Arms differiscono da qualsiasi altra forma di rappresentazione proprio per l’inclusione dei volumi nel grafico dei prezzi. Alle consuete barre vengono quindi sostituiti dei rettangoli la cui altezza è rappresentata dal range fra il minimo e il massimo e la cui base è rap-

presentata dai volumi. Il grafico diviene così una sequenza di rettangoli di dimensioni differenti che aiutano l’osservatore a mettere in relazione prezzi e volumi. Quanto più larga è la base del rettangolo tanto più importante è il ruolo dei volumi registrati nella seduta. L’Equivolume diviene così un ulteriore strumento per valutare se un breakout è sostenuto dai volumi o se si tratta di un picco isolato. Analogamente l’Equivolume consente di identificare immediatamente a quale livello di prezzo vi sono le maggiori concentrazioni di scambi, cioè quei livelli che hanno un rilevante peso in termini di accordo sul prezzo di un titolo.

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MISURARE LA DIREZIONE DEL VOLUME

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l volume è un indicatore di grande importanza per la valutazione della forza che sostiene il movimento dei prezzi. Per valutarne appieno l’impatto sulle quotazioni si rende però necessario indagare ulteriormente se le quantità scambiate stanno alimentando un rialzo o se, al contrario, i volumi celano in realtà una massiccia vendita. Premesso che per ogni acquirente ci deve essere un venditore, ogni scambio rappresenta un ideale momento di equilibrio tra domanda e offerta: diviene così necessario valutare se le quantità scambiate contribuiscono a un rialzo o a un ribasso delle quotazioni. Nel primo caso, infatti, è lecito so-

stenere che ci si trovi in una fase rialzista mentre, in caso contrario, potrebbe trattarsi di una massiccia partecipazione a una vendita. Con l’obiettivo di offrire una valutazione qualitativa oltre che quantitativa all’evoluzione dei volumi, è stato introdotto da Joe Granville un indicatore che prende il nome di On Balance Volume (Obv) che si propone di assegnare una direzione ai volumi e, quindi, di derivare se il denaro si stia muovendo verso un titolo oppure se ne stia allontanando. L’analisi prevede che si costruisca una serie cumulativa dei volumi registrati giorno per giorno la quale venga incrementata o decrementata dei volumi dell’ultima seduta in funzione che i prezzi si siano mossi al rialzo o al ribasso [figura 8].

Figura 8. All’Obv, indicato nella parte superiore del grafico, è stata applicata una trendline discendente, praticamente parallela a quella costruita sul titolo sottostante. In occasione del deciso breakout sull’indicatore si assiste all’inizio di una forte spinta rialzista da parte del titolo che inizia proprio con una barra blu, caratterizzata cioè da una lettura dei volumi decisamente più elevata rispetto al valore medio.

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In pratica, se la chiusura odierna è superiore a quella di ieri i volumi registrati oggi andranno aggiunti al valore dell’Obv di ieri (volume positivo) mentre, in caso contrario, andranno sottratti (volume negativo). Ovviamente, in caso di parità fra i livelli delle due chiusure, il valore dell’Obv non subirà variazioni. Dal punto di vista interpretativo l’Obv si basa sull’assunto che le proprie variazioni precedano quelle dei prezzi a causa della partecipazione degli investitori più informati, le cui azioni, di norma, anticipano quelle della massa degli operatori. L’analisi del trend dell’Obv può pertanto essere di grande ausilio ai trader, specialmente per l’attività speculativa di breve periodo.

UN PRIMO SISTEMA AUTOMATICO PER IDENTIFICARE IL VOLUME BREAKOUT

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icorrendo alla funzione Expert Advisor di Metastock, è possibile creare un sistema visuale che informi l’utente dell’avvenuto breakout sui volumi. Per convenzione considereremo, come condizione necessaria

per identificare il breakout, che i volumi siano superiori del 50% rispetto al valore medio dei volumi stessi registrato nell’arco dei 50 giorni precedenti. La formula per Metastock è la seguente: VOLUME > Mov(VOLUME,50,E)*1.5 e va inserita con il nome di Volume Breakout nella sezione Highlights dell’Expert Advisor [figura 9].

APERTURA SUPERIORE ALLA RESISTENZA DEL TRADING RANGE A volte, specialmente in particolari momenti della vita dell’azienda i cui titoli sono quotati, possono verificarsi veri e propri salti nel grafico dovuti a una sostanziale rivalutazione del valore espresso dal mercato. Nel caso di un esteso consenso relativo a un aumento delle quotazioni, può verificarsi un forte squilibrio tra acquirenti e venditori in forza del quale la valutazione del titolo si sposta bruscamente verso l’alto per cui i venditori alzano il prezzo e i compratori pure, accettando la situazione e renFigura 9. Una volta applicato al grafico questo Expert, il sistema provvederà automaticamente a colorare di blu le barre in corrispondenza delle quali si verifica il breakout, aiutando così l’osservatore a individuare in maniera precisa tutte le situazioni che nel passato hanno rappresentato un potenziale breakout.

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dendosi disponibili, di fatto, quasi a non badare a spese pur di entrare in possesso delle azioni. Sul grafico questi salti prendono il nome di gap [figura 10]. I gap che si sviluppano verso l’alto sono segnali di grande forza e assumono ancor più valore se accompagnati da forti volumi. Tecnicamente i gap si formano quando il minimo di una seduta registra un valore superiore al massimo della seduta precedente e spesso perdurano per varie sedute fino a esaurire la forza rialzista. La teoria dei gap vuole che sovente essi vengano ricoperti dalle successive azioni dei prezzi e, proprio per questo motivo, i livelli fatti segnare dai gap divengono importanti punti di riferimento per i futuri sviluppi dei grafici dei prezzi [figura 11].

Figura 10. Un particolare ingrandito che evidenzia come viene indicato un gap nel grafico dei prezzi.

Figura 11. I prezzi formano un triangolo ascendente che culmina con la rottura della linea di resistenza. La rottura avviene con un breakout che fa registrare anche un piccolo gap la cui valenza è aumentata grazie all’esplosione dei volumi che si mantengono estremamente elevati anche durante le fasi successive le quali, a loro volta, registrano ulteriori gap.

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BREAKOUT AL TERMINE DI TREND DISCENDENTI

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uanto sopra esposto, pur se applicato a fasi di congestione, può essere di grande utilità anche in situazioni di mercato caratterizzate da trend discendenti molto ripidi [figura 12]. Non è infrequente, infatti, che al termine di prolungate discese dei prezzi si sviluppi una reazione verso l’alto tale, a volte, da invertire il trend. Va comunque sottolineato che non è molto frequente che un trend si interrompa e riparta immediatamente nella direzione inversa: è infatti molto più probabile che al termine di un rialzo o di un ribasso i prezzi stazionino per qualche tempo all’interno di un trading range delimitato orizzontalmente.

che si verifichino almeno due condizioni. La prima riguarda l’azione dei prezzi che deve portare la chiusura a un livello superiore alla trendline discendente. La seconda – che agisce come conferma – è relativa ai volumi e funziona come esposto in precedenza [figure 13 e 14]. Dopo il breakout è lecito aspettarsi un pullback, azione dei prezzi che tenta di riportare le quotazioni al valore precedente il breakout [figura 15]. Spesso l’ingresso in posizione in corrispondenza del pullback consente al trader di entrare sul mercato minimizzando ulteriormente il rischio.

Per identificare un breakout rialzista al termine di un trend ribassista è indispensabile

Figura 12. La trendline discendente rappresenta la linea oltre la quale i prezzi, nella loro fase di discesa, non riescono ad andare.

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Figura 13. L’azione successiva si sviluppa con lo sfondamento della trendline ad opera di una barra con un range notevolmente superiore alla media e con un forte incremento nei volumi.

Figura 14. È quindi possibile entrare in acquisto posizionando lo stop-loss qualche tick al di sotto dell’ultimo minimo, in corrispondenza del numero (1).

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Figura 15. Il pullback non va a toccare il livello di stop, consentendo così di restare in posizione mentre lo sviluppo successivo dei prezzi consente di identificare il punto di reazione (2) e di posizionarvi il secondo stop.

Figura 16. Dopo la pausa i prezzi riprendono la corsa verso l’alto facendo registrare un nuovo punto di reazione in corrispondenza del punto (3).

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Figura 17. Un nuovo stop viene posizionato al punto (4), consentendo così di catturare ulteriori profitti in caso di violazione.

Figura 18. L’ulteriore strappo verso l’alto rappresentato dalla lunga barra blu dopo il punto (4) genera una violenta reazione in corrispondenza della quale posizionare il nuovo stop-loss al punto (5).

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Figura 19. I prezzi rimbalzano nuovamente e iniziano a formare una nuova area di congestione che cede parzialmente fino a far posizionare il nuovo stop-loss in corrispondenza del numero (6), per poi proseguire con un andamento altalenante.

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BREAKOUT E VOLATILITÀ

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n ulteriore metodo per identificare un breakout, oltre a quanto esposto relativamente allo sfondamento di importanti livelli di prezzo, è quello della misura della volatilità. La volatilità esprime la capacità di un determinato titolo di variare il proprio valore in un dato arco temporale. È una misura implicita del rischio e delle opportunità connesse con l’attività finanziaria che misura: un trader aggressivo, disposto a esporsi a elevati livelli di rischio sceglierà titoli molto volatili mentre un investitore dall’indole più conservativa tenderà a selezionare titoli meno volatili.

In un grafico a barre è possibile ottenere interessanti informazioni sulla volatilità del titolo che rappresenta valutando come cambia il range minimo-massimo di ciascuna barra. Quanto più tale range aumenta, distanziando così il minimo dal massimo, tanto più aumenta la volatilità [figura 20]. Si assiste spesso a impressionanti aumenti della volatilità in corrispondenza dei massimi di mercato dove alcuni titoli fanno registrare spread minimo-massimo di svariati punti percentuali oppure anche in corrispondenza di breakout particolarmente forti. Un aumento della volatilità, aggiunto allo sfondamento di una resistenza e all’incre-

Figura 20. Un classico esempio di come la volatilità aumenti in occasione dello sfondamento di importanti livelli, soprattutto se in concomitanza con la spinta di forti volumi. Tra la metà di dicembre e la metà di gennaio il titolo Mediolanum si muove lungo una trendline ascendente senza mai riuscire però a violare al rialzo la zona di resistenza orizzontale situata in area 14 euro. Lo sfondamento avviene infine ad opera di una lunga barra blu che fa registrare contemporaneamente anche un picco sui volumi e un considerevole aumento della volatilità. Si noti poi come, verso la metà di aprile, il titolo perda forza fino ad appoggiarsi al precedente livello di 14 euro divenuto ora supporto dopo essere stato una forte resistenza.

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mento dei volumi conferisce ulteriore credibilità all’azione dei prezzi e incoraggia a prendere posizione con maggiore sicurezza [figura 21].

MISURARE LA VOLATILITÀ

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sistono svariati metodi per misurare la volatilità di un titolo o di un’attività finanziaria in generale. Uno fra i più versatili è l’indicatore di volatilità proposto da Marc Chaikin che prende il nome di Chaikin’s Volatility Index. Dal punto di vista della costruzione, l’indicatore prevede il calcolo della media della distanza tra minimo

e massimo in un determinato periodo di tempo (l’autore propone 10 giorni). Successivamente, dopo aver ottenuto tale valore medio, se ne calcola il tasso di variazione nel lasso di tempo di 10 giorni [figura 22]. L’inclinazione dell’indicatore indica pertanto la velocità e la direzione della volatilità: più è inclinato e rivolto verso l’alto tanto maggiore sarà l’incremento della volatilità in un breve lasso di tempo, viceversa in caso contrario [figura 23]. Un’elevata lettura dell’indicatore, unita allo sfondamento di una resistenza e alla presenza di forti volumi è pertanto da considerarsi un segnale rialzista di grande forza [figure 24 e 25].

Figura 21. Il titolo Magneti Marelli si muove all’interno di un trading range per circa due mesi offrendo, verso la metà di settembre, un’interessante indicazione rispetto a un imminente spunto rialzista. Per due sedute, infatti, i prezzi, pur restando all’interno dei livelli di supporto e resistenza, fanno segnare rilevanti incrementi nelle quantità scambiate, come una sorta di accumulazione di brevissimo termine. Il breakout della prima settimana di ottobre avviene con un notevole numero di barre rialziste (con apertura inferiore alla chiusura) e con un rilevante incremento tanto nella volatilità quanto nei volumi. Nel grafico, come di consueto, sono segnalate in blu le barre in corrispondenza della quali i volumi sono del 50% superiori alla loro media a 50 giorni.

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Figura 22. Al grafico viene aggiunto il Volatility Index di Chaikin che conferma come i rialzi rinforzati da volumi elevati siano caratterizzati anche da un aumento della volatilità.

Figura 23. L’enorme gap up registrato alla fine di novembre dà luogo a una forte reazione ribassista con aumento della volatilità. Verso la fine di febbraio si assiste nuovamente a un aumento dei volumi con il conseguente sfondamento dell’area di congestione e dei massimi precedenti.

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Figura 24. I tre breakout indicati nel grafico avvengono sempre con volumi molto elevati. Si noti anche come i rialzi che ne seguono siano sempre accompagnati da un incremento nella volatilità.

Figura 25. Nella prima metà di dicembre si sviluppa un breakout da manuale: si assiste infatti al superamento dei massimi precedenti, a un rilevante aumento della volatilità (visibile tanto sulla barra quanto sull’indicatore) e dall’immancabile impennata dei volumi.

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Figura 26. Una visione d’insieme del movimento del grafico precedente: dopo il breakout, all’inizio di gennaio si sviluppa un pullback che non fa altro che rafforzare ulteriormente la spinta rialzista che conduce il titolo ai massimi.

Ma accanto all’interpretazione convenzionale di questo tipo di indicatore, va segnalata quella, molto personale, dell’autore. Egli sostiene che un rilevante aumento della lettura dell’indicatore misurato in un breve lasso di tempo, se contemporaneo a un forte crollo dei prezzi, indichi con buona proba-

bilità l’approssimarsi di un minimo importante dal quale i prezzi dovrebbero risollevarsi. Analogamente una diminuzione della volatilità misurata in un arco di tempo più lungo significa che ci si trova in prossimità di un mercato maturo, giunto sui massimi [figura 26].

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AVERAGE TRUE RANGE

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l True Range, introdotto da Welles Wilder, è la misurazione del valore maggiore risultante dalla differenza fra le seguenti tre misurazioni: • il minimo e il massimo della seduta corrente; • la chiusura della giornata precedente e il massimo della corrente; • la chiusura della giornata precedente e il minimo della corrente.

True Range (Atr), è il calcolo della media di tali valori sulla base di un parametro scelto dall’utente come dominio temporale. Anche l’Atr mostra come la volatilità aumenti o diminuisca nel corso del tempo e il suo utilizzo, associato all’osservazione dei prezzi e dei volumi è di grande utilità come elemento di conferma all’azione dei prezzi [figura 27].

Il passo successivo, che porta alla costruzione dell’indicatore che prende il nome di Average

Figura 27. Il grafico mostra le consuete barre blu caratterizzate da volumi più elevati rispetto alla media e, nella parte alta, l’indicatore costruito sulla base dell’Atr a 5 giorni. Nella seconda metà di maggio, indicato con (1), si nota un incremento dei volumi e della volatilità che non sortisce però effetti significativi fino alla metà di giugno, quando inizia un rialzo che dura circa un mese. Il secondo punto interessante, contraddistinto dal numero (2), vede un forte aumento dei volumi e della volatilità accompagnati però da un brusco calo delle quotazioni, segnale da interpretare come indice di prossimità di un minimo. I punti (3), (4) e (5) mostrano ancora una volta come volumi e volatilità accompagnino poderosi rialzi mentre, verso la fine di febbraio, la forte volatilità abbinata a cali nelle quotazioni fa prevedere una correzione.

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COSTRUZIONE DI UN SISTEMA DI BREAKOUT PIÙ EVOLUTO

Dal punto di vista della sintassi la formula prevede che si verifichino contemporaneamente le seguenti tre condizioni:

F

inora si è visto come volumi, volatilità e azione dei prezzi possono segnalare momenti di svolta nei mercati. Per evidenziare i breakout dei volumi si è scelto di utilizzare una delle funzioni di Metastock, costruendo un Expert in grado di colorare le barre in corrispondenza delle quali si sviluppano movimenti anomali nei volumi. Con l’obiettivo di qualificare ulteriormente il sistema si possono aggiungere due ulteriori condizioni, rispettivamente rappresentate dallo sfondamento del massimo degli ultimi 21 giorni e dall’aumento della volatilità rispetto al proprio valore medio. La formula da inserire nell’Highlight dell’Expert Advisor diviene quindi la seguente: ATR(5) > Mov(ATR(5),5,E)*1.1 AND H = HHV(H,21) AND VOLUME > Mov(VOLUME,50,E)*1.5 e va inserita nella schermata dell’editor con il nome di Price, Volatility & Volume Breakout, come indicato nell’immagine seguente.

• L’Atr misurato a 5 giorni deve essere superiore del 10% rispetto alla propria media, anch’essa a 5 giorni; • Il massimo di oggi deve essere il massimo degli ultimi 21 giorni; • Il volume deve superare del 50% il valore medio misurato negli ultimi 50 giorni. Anche in questo caso sia il parametro relativo all’Atr sia il numero di giorni utilizzati per il calcolo delle medie sono arbitrari e si consiglia di variarli leggermente, valutando empiricamente quali siano le combinazioni migliori in funzione dei titoli sui quali si preferisce operare. Un sistema più reattivo, adatto quindi a un trading di più breve termine, potrebbe essere costruito diminuendo il peso del ruolo dei volumi qualificando il breakout, ad esempio, con una lettura dei volumi superiore del 33% rispetto alla propria media a 21 giorni anziché a 50. In questo caso la formula per Metastock diviene: VOLUME > Mov(VOLUME,21,E)*1.33 È tuttavia evidente che una maggior reattività dell’Expert Advisor può condurre ad una più frequente generazione di falsi segnali di breakout.

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UN FILTRO ULTERIORE

Nota operativa

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ndipendentemente dai parametri utilizzati per qualificare il breakout in termini di prezzi, volumi e volatilità, è possibile inserire una condizione ulteriore considerando valido il breakout solo se la chiusura della barra che lo ha generato è superiore al valore di apertura. Si eviterà così di entrare in posizione in corrispondenza di un breakout generato da una barra ribassista, raffigurata come candela nera secondo l’analisi Candlestick. La sintassi per l’inserimento di questa ulteriore condizione è: AND CLOSE > OPEN

Per come è concepito il sistema sopra descritto, è implicito che la posizione sul mercato venga aperta il giorno successivo al verificarsi del breakout. Ciò è reso necessario dall’utilizzo dei dati di fine giornata che, per definizione, vengono resi noti solo al termine della seduta negli orari convenzionali. Un’interessante opportunità potrebbe essere rappresentata dalla possibilità di acquistare i titoli il giorno stesso nella sessione after-hours ma è attualmente impossibile definire a priori il grado di convenienza di tale strategia operativa a causa della mancanza di una base dati storica sufficientemente ampia.

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SETUP E INGRESSO

La condizione da aggiungere all’Expert di Metastock è la seguente:

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lcuni sistemi di trading prevedono che prima dell’ingresso vero e proprio sul mercato (entry) si verifichino alcune condizioni preliminari (setup) che, di fatto, informano il trader sull’esistenza di un determinato stato di mercato rimandando poi la decisione operativa alla verifica di una o più condizioni ulteriori. Setup ed entry divengono così i meccanismi che attivano effettivamente il trader: il setup carica la molla, l’entry la fa scattare. Nel caso del breakout, poiché come si è visto la natura del sistema implica l’ingresso in posizione solo il giorno successivo, potrebbe essere interessante inserire una condizione che preveda l’acquisto solo se il giorno successivo al breakout l’apertura avviene in una determinata posizione rispetto al range della barra precedente, ad esempio non inferiore al suo minimo o superiore alla metà.

OPEN > REF(LOW,-1) che indica al sistema di effettuare un confronto tra l’apertura di oggi, OPEN, e il minimo di ieri, REF(LOW,-1). La sintassi per identificare un dato passato prevede la funzione REF alla quale va indicato come argomento il parametro che interessa (in questo caso LOW, il minimo). Il parametro numerico ha come obiettivo l’identificazione del numero di sedute precedenti da considerare: nell’esempio, -1 indica di paragonare l’apertura di oggi al minimo di un giorno fa. Ovviamente l’introduzione di una simile procedura di controllo prevede che si cambino anche le altre condizioni del sistema poiché esse d’ora in poi dovranno fare riferimento all’identificazione di un breakout avvenuto ieri e non oggi. Il sistema completo diviene quindi il seguente:

Esistono centinaia di pattern più o meno frequenti e affidabili catalogati da numerosi trader e ricercatori: i titoli dei libri più significativi sono riportati in bibliografia. Ai fini del nostro sistema è ipotizzabile che, in un’ottica prudente, si entri sul mercato solo a condizione che l’apertura successiva alla giornata del breakout sia superiore al minimo della barra precedente. Si tratta, beninteso, si una delle potenzialmente infinite condizioni di qualificazione ulteriore. Per come è espressa ha l’obiettivo di mettere il più possibile al riparo da falsi breakout che si esauriscono nella stessa giornata in cui sono nati e che possono dar luogo a forti reazioni in senso contrario.

Ref(ATR(5),-1) > Ref(Mov(ATR(5),5,E),-1)*1.1 AND Ref(H,-1) = Ref(HHV(H,21),-1) AND Ref(VOLUME,-1) > Ref(Mov(VOLUME,50,E),-1)*1.5 AND Ref(C,-1)>=Ref(O,-1) AND O > Ref(L,-1) e le barre azzurre identificheranno ora i giorni in cui, dopo il breakout, l’apertura è effettivamente superiore al minimo della seduta precedente.

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GREEN DAY, UN SISTEMA COMPLETO

di verde le barre che effettivamente fanno entrare il trader in posizione [figura 28].

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razie alla possibilità di Metastock di colorare in maniera differente le barre in funzione del verificarsi o meno di determinate condizioni, è possibile costruire un sistema più completo che identifichi sia i setup (le giornate in cui si verifica il breakout con aumento di volatilità, sfondamento dei prezzi e incremento dei volumi) sia gli entry point che condizionano l’ingresso in posizione. Il sistema proposto è costruito con due differenti Highlights, ciascuno dei quali ha un compito ben preciso: il primo, denominato Setup indica, colorandole in blu, le consuete barre di breakout mentre il secondo (Entry) colora

Setup ATR(5) > Mov(ATR(5),5,E)*1.1 AND H = HHV(H,21) AND VOLUME > Mov(VOLUME,50,E)*1.5 AND C>=O Entry Ref(ATR(5),-1) > Ref(Mov(ATR(5),5,E),-1)*1.1 AND Ref(H,-1) = Ref(HHV(H,21),-1) AND Ref(VOLUME,-1) > Ref(Mov(VOLUME,50,E),-1)*1.5 AND Ref(C,-1)>=Ref(O,-1) AND O > Ref(L,-1)

Figura 28. L’evoluzione positiva del titolo viene molto ben anticipata dal nostro sistema di breakout che identifica dapprima i setup (barre blu) e gli effettivi punti di ingresso (barre verdi). I Green Days, i giorni verdi, sono quelli in cui si prende posizione se l’apertura è superiore al minimo della barra precedente che ha generato il breakout. Si noti anche come l’azione del pullback arresta momentaneamente il trend appena nato senza intaccarlo ma conferendogli invece ulteriore forza per proseguire verso l’alto.

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A questo punto è possibile applicarlo a qualsiasi grafico e con qualsiasi scansione temporale e vedere come si comporta sui mercati reali traendo eventualmente le indicazioni necessarie per tarare ulteriormente i parametri per adattarlo meglio ai mercati studiati. Per l’attività quotidiana di screening dei mercati è possibile attivare un’altra funzione dell’Expert Advisor che, proprio grazie alle stesse formule utilizzate per gli HighLights, è in grado di visualizzare un segnale di allerta non appena si verifichi un’eventuale condizione di setup sul grafico appena aperto. Si tratta della funzione Alert, utilissima per vedere quale impatto hanno gli aggiornamenti quotidiani dei dati: è in grado infatti di comunicare immediatamente all’osservatore se i dati appena inseriti con l’aggiornamento hanno fatto scattare il setup di breakout. In caso affermativo è necessario che il giorno dopo, si verifichi la quotazione di apertura, per prendere eventualmente posizione se tale valore soddisfa la condizione posta nel nostro sistema di trading. Gli allarmi di Metastock consentono di visualizzare automaticamente una finestra come la seguente:

A questo punto, se l’Expert viene associato a tutti i grafici studiati, esso sarà automaticamente in grado di “avvisare” non appena si verifica un setup, consentendo all’utente di effettuare eventuali ulteriori esami sul titolo utilizzando indicatori, oscillatori o altri strumenti classici come trendline per lo studio di altri segnali di conferma.

COME EFFETTUARE UNA RICERCA AUTOMATICA

I

l passo successivo è la ricerca sistematica quotidiana di opportunità di acquisto rappresentate da titoli che abbiano appena fatto scattare il setup di breakout. La funzione Explorer di Metastock consente di ricercare all’interno della base dati presente sul proprio computer tutti i titoli che soddisfano le condizioni specificate nei criteri di ricerca. L’esito della ricerca viene poi riportato all’interno di una finestra dalla quale è possibile poi procedere ad aprire i grafici relativi ai titoli preselezionati dal sistema. Per quanto riguarda la costruzione del sistema di esplorazione, è sufficiente scorporare le condizioni del breakout utilizzate nell’Expert in condizioni singole e inserirle nelle colonne dell’Explorer come segue: Col A: ATR(5) > Mov(ATR(5),5,E)*1.1 Col B: H = HHV(H,21) Col C: VOLUME > Mov(VOLUME,50,E)*1.5 Col D: C>=O Filter: colA AND colB AND colC AND colD

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Figura 29. Ecco come si presenta l’esito di una ricerca effettuata con la funzione Explorer di Metastock: l’elenco riporta soltanto i titoli che soddisfano le condizioni imposte dai criteri di ricerca mentre quelli che non li soddisfano vengono automaticamente scartati.

È indispensabile attivare la funzione Filter poiché è quella che rappresenta il vero fulcro del sistema e provvede a scartare i titoli

che non soddisfano le condizioni specificate elencando invece quelli che esprimono un potenziale rialzo [figura 30].

Figura 30. Una volta ottenuto l’elenco dei titoli che soddisfano le condizioni previste dai criteri di ricerca è possibile passare a esaminarne i grafici. Inizia così la vera e propria analisi relativamente all’opportunità o meno di entrare in posizione il giorno successivo se la quotazione risulta essere superiore al minimo della barra blu. Nel caso del titolo Monte dei Paschi il nostro sistema ha già fornito tre segnali attendibili ed è possibile che anche questo lo sia. In ogni caso, prima di aprire la posizione è sempre necessario definire il livello di stop al di sotto di un recente minimo significativo. Questo è infatti l’unico modo per predeterminare l’ammontare massimo dell’eventuale perdita.

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È POSSIBILE FIDARSI DELL’ESITO DELLE RICERCHE?

IL MOMENTO MIGLIORE PER USCIRE DAL MERCATO

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na ricerca effettuata all’interno di una base di dati storici, per quanto possa essere ben strutturata relativamente ai parametri di funzionamento e ai relativi criteri, non è di per sé in grado di offrire alcuna garanzia sull’esito dell’eventuale decisione operativa. Troppi sono infatti gli elementi che concorrono a determinare l’andamento dei prezzi e, per quanto sia impossibile prevederne gli sviluppi alla perfezione, esistono alcune regole che possono contribuire a minimizzare il rischio e a massimizzare le possibilità di successo. In primo luogo, una volta ottenuta la lista dei titoli che rispondono positivamente ai criteri di ricerca, è opportuno fare un’ulteriore selezione evitando quelli che presentano scarsa liquidità. Infatti, se tale caratteristica da un lato può garantire enormi guadagni proprio grazie agli “strappi” che i titoli illiquidi sanno dare alle quotazioni, dall’altro rischia di mettere seriamente in crisi il trader in caso di perdita poiché il livello di stop prefissato potrebbe venire addirittura “saltato” da un eventuale crollo e ci si troverebbe a dover liquidare la posizione ben al di sotto di quanto si era preventivato. Il concetto fondamentale che ispira le funzioni di ricerca è quello di effettuare una preselezione dei titoli che sembrano più promettenti in funzione della strategia di trading prescelta. Tuttavia l’elenco che ne scaturisce deve essere considerato come punto di partenza per ulteriori analisi e non come punto d’arrivo. I computer sono un eccellente ausilio ma non devono sostituire l’uomo.

U

na volta entrati in acquisto dopo un breakout e avere posizionato lo stop-loss iniziale a protezione da eventuali perdite, se il mercato inizia a muoversi nella direzione sperata è necessario alzare progressivamente lo stop localizzando le zone di reazione più significative e fissandolo qualche tick al di sotto. La tecnica si chiama trailing stop e consiste proprio nel seguire da vicino i prezzi per catturare i maggiori profitti possibili in caso di repentino declino dei prezzi. Tale sistema – è evidente – non farà mai vendere sui massimi ma consente di portare avanti operazioni speculative soddisfacenti. In realtà la parte più difficile di ogni operazione speculativa è proprio l’uscita: saper vendere al momento giusto è un’arte che pochi conoscono. La strategia suggerita, nel suo complesso, fa sì che si entri in acquisto a seguito di un segnale di forza e che si porti avanti la posizione finché non sopraggiunge un segnale interpretabile come inizio di una fase di debolezza. È comprensibile la difficoltà nel distinguere i momenti di pausa o le reazioni dall’inizio di fasi declinanti. La corretta gestione di un sistema di breakout prevede che si liquidi la posizione in due casi ben distinti: • al raggiungimento del livello di stop nella malaugurata ipotesi in cui, a seguito del breakout, non inizi alcun trend; • allo sfondamento di uno dei punti di reazione identificati seguendo il trend rialzista.

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In realtà è ipotizzabile anche un terzo caso: è infatti possibile che il breakout formi un breve trend e che l’eventuale pullback riporti i prezzi al di sotto del livello d’acquisto senza dare l’opportunità di fissare trailing stop intermedi. In questo caso ci si trova di fronte a un’operazione che è partita bene, ha generato dei profitti (sulla carta) ma se li è poi ripresi. Cosa fare?

Un’altra soluzione – più rischiosa – è rappresentata dal tollerare l’escursione, confidando che la reazione resti contenuta all’interno dell’oscillazione prevista dallo stoploss iniziale e che il trend riparta da lì. In ogni caso qualsiasi operazione deve sempre essere protetta da uno stop [figure 31, 32, 33, 34, 35, 36 e 37].

Un approccio prudente potrebbe suggerire di vendere a breakeven, ovvero a un livello di prezzo tale per cui si rientra dell’investimento oltre alle eventuali commissioni. Questo tipo di soluzione risponde a una delle regole fondamentali del trading: “non permettere mai che un guadagno si trasformi in una perdita”.

Figura 31. Dopo il trading range protratto nel tempo si verifica un Green Day che fa entrare in acquisto in corrispondenza del punto (1) con uno stop a protezione in area 5,6 euro. Fortunatamente il trend è forte e non si verificano pullback.

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Figura 32. Dopo il rialzo i prezzi si prendono una pausa, indicata con (2), che consente di alzare il livello di stop in zona 6,9 euro.

Figura 33. Un’altra reazione suggerisce di alzare ulteriormente lo stop al livello di 7,1 euro, livello indicato sul grafico con (3).

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Figura 34. Dopo una buona salita i prezzi fanno registrare una reazione con tre minimi discendenti successivi per poi riprendere a salire. Il nuovo livello di stop viene fissato a (4) e non viene intaccato neppure dalla successiva reazione indicata con (5).

Figura 35. Una nuova reazione fa scivolare i prezzi senza toccare il minimo precedente e consente di elevare ulteriormente il livello dello stop a (6).

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Figura 36. Dopo una ventina di sedute che portano a un nuovo rialzo, si forma ancora una reazione nel punto (7). Lo stop è ora a 11 euro.

Figura 37. Dopo aver consolidato brevemente intorno ai massimi, il titolo cede e sfonda il livello di stop. La posizione è liquidata.

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COME AUTOMATIZZARE IL CALCOLO DEL LIVELLO DI STOP

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l sistema proposto, nonostante l’elevato grado di automatismo nell’indicazione dei breakout, prevede comunque un ruolo centrale per la discrezionalità dell’utilizzatore, che rappresenta sempre l’elemento critico del sistema. È infatti chiamato a decidere se entrare in posizione o meno sulla base dei segnali automatici ma anche e soprattutto in funzione delle condizioni al contorno – supporti, resistenze, livelli particolarmente significativi – che ben difficilmente potrebbero essere sintetizzate in formule matematiche o indicatori algoritmici. È quindi un compito estremamente arduo definire un insieme di regole in grado di calcolare per ogni posizione potenzialmente interessante il relativo livello di stop. Si è detto che i minimi rilevanti, specialmente se formatisi in occasione di reazioni o pullback, possono costituire corretti livelli al di sotto dei quali posizionare gli stop protettivi e una soluzione “algoritmica” può essere rappresentata dalla costruzione di un particolare tipo di media mobile sulla base dei minimi registrati in un periodo di 21 giorni, a loro volta modificati sulla base delle volatilità. La media mobile utilizzata è quella variabile che, grazie alla sua particolare formula, è in grado di adattare automaticamente la reattività in funzione della volatilità espressa dai prezzi. Tale media resta pertanto sostanzialmente orizzontale nei periodi di congestione mentre è in grado di reagire molto prontamente non appena si delinea un movimento che può dare origine a un trend. L’utilizzo di una media di questo tipo per derivare livelli di stop prevede alcune fasi:

• Selezione del dominio temporale più adatto. Ai nostri fini utilizzeremo 21 giorni, coerente con un approccio al trading di medio periodo. La formula prevede che sia comunque l’utente a selezionare il periodo che preferisce tra 5 e 55 giorni; • Calcolo della volatilità con Atr a 7 giorni; • Costruzione della media sui minimi ai quali andrà sottratta la metà della percentuale della volatilità. In tal modo la linea risulterà tracciata al di sotto del reale livello dei minimi e tale “sfasamento” conferirà all’indicatore la necessaria elasticità richiesta dall’evoluzione della volatilità diminuendo il rischio di falsi segnali [figura 39]. La liquidazione della posizione dovrà pertanto avvenire in occasione di una o due chiusure al di sotto della linea di supporto stessa. La formula è la seguente: Input(”Dominio”,5,55,14); Media:= Mov(L,Dominio,VAR); Volatilita:= ATR(7)/2; Supporto:= Media-(Media*Volatilita/100); Supporto; e va inserita nell’editor dell’Indicator Builder, come indicato nella figura che segue:

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Figura 38. In corrispondenza del punto (1) si verifica un Green Day che dà inizio a un nuovo trend rialzista, che progressivamente si sviluppa con alcuni momenti di pausa a cui fanno seguito nuovi rialzi.

Figura 39. Al grafico viene aggiunto l’indicatore costruito sulla base della media mobile variabile diminuita della metà della volatilità calcolata sugli ultimi 7 giorni. Come si vede la linea segue la tendenza del titolo sorreggendolo nei momenti di calo senza farsi mai toccare finché perdura il rialzo.

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Figura 40. Un confronto tra il nostro indicatore e una convenzionale media mobile, anch’essa costruita sui minimi. Si noti come in ben tre punti la media mobile non sorregge i prezzi, dando falsi segnali di vendita.

Figura 41. Dopo il breakout si sviluppa un forte rally anche se, successivamente, i prezzi ripercorrono all’indietro una buona parte del rialzo fino a violare la linea dello stop che consente comunque di catturare un buon profitto.

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SAPER CATTURARE I PROFITTI uanto sopra esposto è coerente con le tecniche di ingresso descritte a proposito dei breakout. Tuttavia, poiché il trading non è una materia che possa essere ricondotta a un mero insieme di regole meccaniche, è assolutamente necessario che in corrispondenza dell’apertura di una posizione a seguito di un breakout vengano immediatamente definiti i livelli di stop e gli eventuali livelli in corrispondenza dei quali prendere profitto.

Accanto ai livelli definiti da questa tecnica è sempre possibile abbinare altre condizioni di uscita, derivate direttamente dall’esame del grafico. Risulta spesso molto vantaggiosa la vendita in corrispondenza di livelli di resistenza passati che, con buone probabilità, arresteranno anche i rialzi futuri. Così, se si acquista in corrispondenza di un breakout, è possibile definire a priori il livello di uscita sia in profitto sia in perdita andando a studiare proprio quei livelli che in passato hanno ostacolato l’avanzata dei prezzi.

La tecnica di trailing stop sopra descritta definisce tali livelli in maniera dinamica, alzandoli di volta in volta in corrispondenza dei punti di reazione fatti registrare dal titolo.

Aver ben chiaro in mente il proprio obiettivo consente di ottimizzare l’attività di trading e minimizzare il rischio. Se si porta a casa un guadagno non si sbaglia mai!

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APPENDICE Breakout e analisi grafica: un altro punto di vista Si è visto come l’osservazione congiunta di volumi, volatilità e prezzi possa fornire indicazioni preziose per sfruttare i breakout. Tuttavia, accanto a indicatori, medie mobili e estensioni di range più o meno ampie, esiste un altro metodo – per la verità poco diffuso – che basa la propria costruzione esclusivamente sull’azione dei prezzi, prescindendo sia dall’evoluzione dei volumi sia dalla dimensione temporale. Quasi tutti i grafici, per convenzione, vengono disegnati utilizzando l’asse orizzontale per raffigurare la scansione temporale e l’asse verticale per indicare i prezzi. Si viene così a creare un’indissolubile correlazione tra prezzi e tempo: esiste un rapporto preciso tra data e prezzo registrato in corrispondenza della data stessa. È quindi l’avanzare del tempo che fa sì che vengano registrate le oscillazioni nei prezzi. Se l’osservazione è giornaliera, al termine di ogni seduta il grafico verrà aggiornato con i valori registrati in giornata e così per ogni scansione temporale adottata. La barra giornaliera sintetizza l’evoluzione della singola giornata, la barra settimanale rappresenta la dinamica degli ultimi cinque giorni borsistici e così quella mensile fino ad arrivare all’estremo opposto in cui ogni barra riassume lo sviluppo dei prezzi per intervalli temporali inferiori alla giornata: un’ora, quindici minuti, fino al singolo tick.

È la politica di trading di ciascuno che conduce alla scelta del time-frame che meglio si adatta alle singole esigenze. Parte invece da presupposti completamente differenti la tecnica di rappresentazione dei grafici Point & Figure, già molto utilizzati nel Nord America nell’800 per indicare le quotazioni del bestiame e delle merci. Si tratta di un modello che registra variazioni solo a condizione che i prezzi facciano segnare rialzi o ribassi di una determinata entità. In assenza di tali segnali il grafico resta fermo. Per la sua costruzione sono sufficienti due simboli: una X e una O, rispettivamente rappresentanti le sedute rialziste e ribassiste. Il concetto che sta alla base del funzionamento del sistema è quello di box-size, ovvero il valore, in aumento o in diminuzione rispetto all’ultimo valore registrato dal grafico che fa sì che si possa aggiungere un’ulteriore X in caso di rialzo o una nuova O in caso di ribasso. Lievemente differente è il concetto di reversal-box che rappresenta il valore necessario perché si possa passare da una colonna rialzista a una ribassista e viceversa. Generalmente il reversal-box assume valori pari a una, tre o cinque volte il box-size. Se ci si trova in una colonna rialzista si possono verificare sostanzialmente tre ipotesi:

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• I prezzi fanno registrare un aumento pari o superiore al box-size. In questo caso si aggiungeranno una o più X in funzione dell’entità dell’incremento; • I prezzi non fanno registrare movimenti uguali o superiori al box-size. Non si apporta nessuna modifica al grafico nell’attesa che si verifichi una variazione significativa; • I prezzi fanno registrare una diminuzione pari o superiore a quella prevista nel reversal-box. È questo il caso in cui si procede a cambiare la colonna passando da quella rialzista delle X a quella ribassista delle O.

I grafici Point & Figure, quindi, ben si prestano a identificare potenti breakout poiché i periodi di congestione, le cui oscillazioni dovrebbero restare contenute all’interno dell’intervallo previsto dal box-size, restano compresse all’interno del grafico [figura 42]. Da ciò emerge quindi che la taratura dei livelli di box-size e di reversal è la chiave fondamentale per poter effettuare operazioni di trading con successo. Il livello di reversal più diffuso è pari a 3. In tal modo, perché si possa cambiare colonna è necessario che i prezzi si muovano in direzione contraria a quella corrente per un

Analogamente, se ci si trova in una colonna ribassista: • I prezzi fanno registrare una nuova diminuzione pari o superiore al box-size. In questo caso si aggiungeranno una o più O verso il basso in funzione dell’entità dell’incremento; • I prezzi non fanno registrare movimenti uguali o superiori al box-size. Non si apporta nessuna modifica al grafico; • I prezzi fanno registrare una aumento pari o superiore a quello previsto nel reversal-box. Si procede a cambiare la colonna passando da quella ribassista a quella rialzista.

Da quanto esposto derivano due ulteriori (e ovvie) regole: • Le colonne delle X si sviluppano solo verso l’alto; • Le colonne delle O si sviluppano solo verso il basso.

Figura 42. Questo schema sintetizza la dinamica di un breakout rialzista identificato grazie all’utilizzo di un grafico Point & Figure. Il breakout avviene in corrispondenza del superamento dei due massimi precedenti.

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VOLUME 1 - LE TECNICHE DI BREAKOUT

Figura 43. Il grafico Point & Figure illustra l’andamento del titolo Telecom rnc dalla metà del 1996 ai primi di agosto 2000. Con un box-size di 0,18 (pari al 2% della quotazione massima di 9 euro) e un reversal pari a 3, il grafico si sviluppa evidenziando svariate opportunità derivanti da breakout, alcune delle quali sono segnalate con una freccia orizzontale. La tecnica per la costruzione del grafico prevede che si aggiunga una nuova X ogni volta che i prezzi aumentano di almeno 0,18 euro e che ci si sposti sulla colonna delle O ogni volta che il titolo registra una flessione di 0,54 euro (0,18 x 3). Per le colonne di O il funzionamento è analogo: ogni volta che il titolo cede almeno 0,18 euro si aggiunge una nuova O mentre, in caso di ripresa delle quotazioni di almeno 0,54 si passa a una nuova serie di X.

valore pari a tre volte quello contenuto nel box size.

Rapporti tra i grafici convenzionali e il Point & Figure

Quasi tutti i programmi di analisi tecnica rappresentano i grafici Point & Figure e anche Metastock lo fa, proponendo in automatico i valori da inserire nel box-size e nel relativo reversal. Va sottolineato che il valore del boxsize, pur essendo direttamente proporzionale al valore delle quotazioni, può venire modificato a piacimento per verificare quale sia il parametro che meglio si adatta al grafico studiato e per ottenere grafici più o meno reattivi alle variazioni dei prezzi. In pratica, più piccolo è il box-size, maggiore reattività avrà il grafico e viceversa [figura 43].

L’impossibilità di visualizzare i volumi non consente di ottenere informazioni ulteriori rispetto al movimento dei prezzi. Questa caratteristica, tuttavia, non inficia la validità del sistema Point & Figure poiché se è vero che un autentico breakout è sempre supportato da forti volumi, il fatto di non vederli rappresentati non implica che non si veda il breakout. In altre parole, un grafico Point & Figure ben tarato nei suoi parametri fondamentali, incorpora nel suo sviluppo tutte le informazioni

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Figura 44. Questo grafico racchiude l’evoluzione del titolo Telecom rnc visualizzato simultaneamente in modalità a barre e con il Point & Figure. Per maggior comodità sono stati aggiunti frecce e numeri in corrispondenza di particolari aree di prezzo per ovviare all’inevitabile sfasamento temporale che non rende possibile una comparazione immediata tra le due modalità di rappresentazione.

disponibili riflesse nelle quotazioni e consente di concentrarsi esclusivamente su di esse. Nel Point & Figure, così come in altre modalità di rappresentazione grafica, esisto-

no numerosi pattern, configurazioni tipiche ricorrenti, che consentono di identificare con un buon margine di attendibilità i punti più convenienti per prendere posizione sul mercato.

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BIBLIOGRAFIA Steven B. Achelis, Technical Analysis from A to Z, McGraw-Hill, 1995 Richard W. Arms Jr., Trading Without Fear, John Wiley & Sons,1996 Robert D. Edwards & John Magee, Technical Analysis of Stock Trends, 7TH Edition, St. Lucie Press, 1998 Franco Poggi, Analisi tecnica operativa ai fini speculativi, Ed. Trading Library, 1999-2001 Larry Williams, I segreti del trading di breve termine, Ed. Trading Library, 2002 Laurence A. Connors & Linda Bradford Raschke, Street Smarts, Ed. Trading Library, 2002 Barry Rudd, Stock Patterns for Day Trading, Traders Press, 1998

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