Eduard Johnson E. Joannides - Parlare Greco Oggi - Conversazione Moderna In Greco Antico

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E. JOANNIDES

Parlare greco oggi Conversazione moderna in greco antico Edizione italiana a cura di

E nrico R enna - C lau d io F eron e

Fratelli Ariello Editori

ADIUMENTA Collana di testi per l’incremento cognitivo delle lingue classiche diretta da E. R e n n a - C. F e r o n e 1

E. JOANNIDES

Parlare greco oggi Conversazione moderna in greco antico

Edizione italiana a cura di

E nrico R enna - C lau d io F erone

Fratelli Ariello Editori

C opyright © 1998 F.lli A riello E ditori s .a .s .

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale; con qualsiasi mezzo (compresi i microfilms e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi. This book is Copyright and may not be reproduced in whole or in part without express permission of the publisher in writing.

Prima edizione: Gennaio 1998 Fotocomposizione: Bianco Fotocomposizione s.a.s. Aversa (CE) - Via De Chirico, 8 Tel. 081/5039643 Stampa e allestimento: Poligrafica F.lli Ariello - Editori s.a.s. Napoli - Corso A. di Savoia, 172 Tel. 081/5441323 - Fax 081/5442133 Sotto gli auspici dell’Accademia Vivarium Novum Contrada S. Vito, 5 - 83048 Montella (AV) In copertina: Scena di gineceo (dal fregio di una pisside del V secolo a.C., Parigi, Collezione privata) Raffigurazione marina con Tritone

Originally published in German under the title

Sprechen Sie Attisch? Berlin Verl. Ferd. Dümmlers Verlagsbuchhandlung 1922

PRESENTAZIONE E. Joannides (pseudonimo di Eduard Johnson) pubblicò la prima edizione del suo manualetto di «Conversazione moderna nella lingua corrente dell’Antica Grecia sulla base dei migliori scrittori attici» nel 18891. Dopo la prima, altre tre edizioni (la se­ conda, vivo ancora l’Autore, nel 19022, la terza, nel 19123, e la quarta, nel 19224, postume) attestano la fortuna ed il consenso critico che accompagnarono costantemente nel tempo questo aureo libretto, il cui titolo originario suona Sprechen Sie Attisch? («Parla Lei attico?»). In effetti, come abbiamo cercato di eviden­ ziare sia pure in modo non esaustivo5 e, come asserisce lo stesso Joannides, il fondo linguistico di cui si è avvalso l’Autore con sin­ golare perizia è costituito appunto dall’attico della lingua parlata, 1 Sprechen Sie Attisch? Moderne Konversation in altgriechischer Umgang­ sprache nach den besten attischen Autoren, von E. Joannides, Leipzig, C.A. Koch (J. Sengbusch), 1889, VIII, 68 pp. 2 Sprechen Sie Attisch? Moderne Konversation in altgriechisch er Umgang­ sprache nach den besten attischen Autoren, von E. Joannides, 2. Aufl. Dresden und Leipzig C.A. Koch, 1902, 80 pp. 3 Sprechen Sie Attisch? Moderne Konversation in altgriechisch er Umgang­ sprache nach den besten attischen Autoren, von dr. phil. E. Joannides, 3. Aufl., Dresden und Leipzig, C.A. Koch, 1912, 80 pp. 4 Sprechen Sie Attisch? Moderne Konversation in altgriechisch er Umgang­ sprache nach den besten attischen Autoren, von dr. phil. E. Joannides, 4. Aufl., Berlin, F. Dümmler, 1922, 80 pp. 5 Per non accrescere troppo la mole del volume: si tratta delle pp. 112-124. Tra gli altri interventi dell’edizione italiana, a parte la revisione generale, si segnala la numerazione progressiva delle singole frasi, espressioni, nomencla­ tura e proverbi, nonché l’aggiunta dei nrr. 1517-1519. Si è preferito mante­ nere l’uso del «Lei» (Sie) anche in italiano, secondo una consuetudine delle lingue moderne che non trova, però, corrispondenza in greco. Per l’edizione italiana abbiamo potuto rimuovere pochi refusi di greco ancora presenti nella quarta edizione tedesca e normalizzare alcune forme del neogreco. Qualche nostra aggiunta è segnalata in parentesi quadre.

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quale si rinviene soprattutto nelle Commedie di Aristofane e in misura minore nei Oialoghi di Platone. Su questo solido fonda­ mento Joannides ha, però, saputo spaziare attraverso l’arco ampio della grecità, attingendo anche a termini della letteratura di età el­ lenistica ed imperiale sino al neogreco, onde forgiarsi un duttile armamentario linguistico ed espressivo. Cura precipua dell’edizione italiana, la prima in una lingua europea diversa da quella originale, dopo il non agevole compito preliminare di traduzione dal tedesco stampato in caratteri gotici, è stata quella di distinguere i vari livelli di greco compresenti nel testo e di lumeggiare, anche sotto il profilo filologico e storico­ antiquario, alcune scelte dell’Autore, che, diversamente, sareb­ bero apparse discutibili. L’occhio di Joannides è volto al passato, ma il suo pensiero è costantemente applicato al presente: al greco (antico e non) Egli chiede l’espressione più idonea e, nel con­ tempo, più naturale, per esprimere concetti e peculiarità del nostro tempo: per es., darsi la mano in segno di saluto (nr. 56), l’indicazione del nome e cognome (nr. 145), il computo delle ore (nrr. 158-171), dei giorni e dei mesi (nr. 248), con le relative festi­ vità del nostro calendario (nrr. 210-215), il fumo delle sigarette (nr. 355), l’orologio da tasca (nr. 455), i giudizi sui compiti scritti (nr. 627), gli ordini militari basati anche sull’impiego delle armi da fuoco (nr. 649), la monetazione in marchi tedeschi (nr. 360), la luce elettrica (nr. 1148), l’uso del sapone (nr. 1153) e, soprat­ tutto, quel pezzo virtuosistico in greco, un vero e proprio pastiche di luoghi antichi, mirabilmente adattati o trasposti, del gioco a carte noto come Skat (sez. 63), con la sua mossa particolare detta Grand (sez. 64). Qui Joannides dimostra il dominio assoluto della lingua greca6 e, a ragion veduta, l’Autore - come afferma nella Premessa alla seconda edizione - si è astenuto dall’«attenuare le 6 Ioannides giunge a creare perfino dei neologismi in greco come τον τετράχορον (nr. 832), τό όρχηστοδιδασκαλεΐον (nr. 849), σκατιούμεθα (nr. 1312).

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espressioni tedesche nella sezione Ein Grand [...] allo scopo di di­ mostrare che con l’esiguo vocabolario della lingua attica corrente ce la si può cavare egregiamente anche su un terreno apparente­ mente difficilissimo». Il libro di Joannides, «nato nella gioiosa atmosfera delle va­ canze estive» (p. 11) non è un semplice lusus ο παίγνιον, come pure saremmo portati a credere: al tono festoso e piacevole del volume contribuisce sì l’inclusione di motti e proverbi delle se­ zioni finali, nonché il confronto serrato delle espressioni temati­ che in lingua moderna e antica, ma esso è soprattutto un libro di greco, di un greco non stantio e «morto», ma vivo, agile, mobilis­ simo, piegato alle più svariate esigenze e sfumature della civiltà contemporanea. Sprechen Sie Attisch? presuppone il possesso della morfologia greca, ma lo trascende sempre nella giusta con­ vinzione che sapere il greco non coincida tout court con la gram­ matica greca: è la lingua d ’uso del popolo greco che fa la diffe­ renza ... Le bellissime considerazioni che Joannides fa sulle sorti dell’apprendimento del greco in Germania nella seconda metà dell’Ottocento sono più che mai valide ed attuali per l’insegna­ mento del greco in Italia, oggi che, anche per il latino, si avverte, da più parti, l’esigenza di un approccio meno tradizionale che punti, invece, su una fu ll immersion nella lingua viva, prima an­ cora che nella grammatica. L’opera che presentiamo alla nostra Scuola classica ed alle persone colte è un unicum nel suo genere: non solo un’attraente «curiosità» linguistica, una chicca per bibliofili a caccia di rarità, ma anche, e soprattutto, un vademecum ineludibile per la lettura e la comprensione «gustosa» e consapevole dei classici greci, un ponte prezioso gettato tra passato e presente. Napoli, 27 novembre 1997 E. R e n n a - C. F er o n e 7

AVVERTENZA E ABBREVIAZIONI

Sono stati consultati i seguenti lessici e vocabolari: F. AST, Lexicon Platonicum sive vocum 1935-38 (w . M I), rist. Bonn 1956.

Platonicarum index, Leipzig

A complete Concordance to the Comedies and Fragments of Aristophanes. New edit, complet, revised and enlarged by

H. D unbar ,

B. M arzullo, Hildesheim - N ew York 1973. H.G. L iddell - R. Scott , A F. MONTANARI,

Greek English Lexicon, Oxford 19779.

Vocabolario della lingua greca, Torino 1995.

Abbreviazioni: Brighenti I = E. B righenti, Milano 1927 (rist. 1976).

Dizionario greco moderno-italiano, Parte I,

B righenti II = E. B righenti, Dizionario te II, Milano 1927 (rist. 1976).

greco moderno-italiano, Par­

= Istituto Siciliano di Studi Bizantini e Neoellenici, Dizionario Greco moderno - Italiano, Roma 1993.

ISSBI

Tosi = R. Tosi, Dizionario delle sentenze latine e greche, Milano 199410.

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PREMESSA

La seconda edizione presenta, rispetto alla prima, sia pure qua e là, dove sembrava auspicabile, alcune aggiunte per quanto riguarda le citazioni dei termini greci adoperati. L’Autore ha preso atto delle richieste, espresse in ognuna delle numerose, benevoli discussioni del modesto libretto, accolto tanto amiche­ volmente, di attenuare le espressioni tedesche nella sezione Ein Grand, ma ha avuto esitazioni: qui il testo tedesco è preso, senza mutamenti, dai «Fliegenden Blättern» di Monaco, allo scopo di dimostrare che con l’esiguo vocabolario della lingua attica cor­ rente ce la si può cavare egregiamente anche su un terreno appa­ rentemente difficilissimo. Non c’era bisogno di rilevare particolarmente che il libretto presuppone un lettore che abbia familiarizzato almeno con la morfologia greca. Blauen, fine del 1901

La terza edizione è in sostanza una ristampa immutata della precedente. Sono stati corretti alcune sviste ed errori di stampa. Abbiamo ritenuto inopportuno apportare ampi mutamenti alla piccola opera dell’Autore, che, nel frattempo, è morto. La Casa Editrice

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Osservazioni preliminari

Nell’opinione generale il greco è considerato una lingua che sostanzialmente non si può apprendere, della quale mai e poi mai si può diventare padroni, come, invece, accade per una lingua moderna che si domina discretamente. Il presente manualetto, nato nella gioiosa atmosfera delle vacanze estive, vorrebbe costi­ tuire la controprova, facendo un primo tentativo di insegnare la lingua corrente attica nel suo impiego pratico. Chi conosce la lingua d ’uso di un popolo possiede la chiave per la comprensione della sua letteratura proprio alla stessa stre­ gua dei connazionali. Il fanciullo attico, per la lettura dei poeti greci, così come il contadino attico a teatro o nell’assemblea po­ polare, portava con sé soltanto la conoscenza della lingua d ’uso attica nella sua forma più semplice; questa conoscenza lo abili­ tava a comprendere le tragedie di Sofocle e i discorsi di Pericle. La lingua della vita di tutti i giorni forniva quelle analogie che erano necessarie per comprendere le creazioni più elevate della parola e della scrittura. Si è spesso sostenuto che sono sorprendentemente poche le parole e le espressioni sufficienti all’uomo comune nella sua lin­ gua madre, che gli consentono di capire anche ciò che per lui è un vocabolo nuovo. Non dovrebbe, dunque, essere possibile car­ pire all’Ateniese il suo patrimonio lessicale originario, relativa­ mente esiguo, in modo tale da consentire la comprensione della lingua nel suo nucleo essenziale e rendere familiari queste parole e queste espressioni a chi vuole realmente imparare il greco? A tal fine Aristofane offre sufficiente materiale linguistico in quelle parti della sua opera in cui fa parlare l’uomo comune nel tono popolare della conversazione; anche nelle altre opere lette­ rarie si trovano sparsi luoghi che possono essere validi, per la fe­ dele aderenza alla lingua della vita comune.

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Il compito, dunque, non è insolubile, anche se il presente manualetto porta solo un piccolo contributo alla sua soluzione. I vocaboli e le espressioni nelle conversazioni che seguono sono tratti principalmente dalla lingua di Aristofane. Alcuni vo­ caboli ed espressioni devono essere aggiunti mutuandoli dalla grecità seriore. Le integrazioni mutuate dal neogreco, adoperate per l’espressione di concetti moderni, sono contrassegnate da un asterisco [*]. Anche chi non ha intenzione di imparare a conversare in at­ tico può occuparsi della lingua d ’uso attica, traendo grande pro­ fitto per la comprensione del greco. Inoltre, mentre nei nostri ginnasi si leggono, in latino, quasi soltanto quelle opere che appartengono alla più alta lingua d ’arte - ci si occupa solo di Cicerone e di Tacito - nelle quali a stento qua e là è riconoscibile la lingua popolare, in greco ci troviamo molto più spesso a richiamare l’attenzione sulla lingua della vita comune. In greco leggiamo conversazioni negli autori drammatici e in Platone; gli oratori non parlano ai buleuti, ma cercano di ot­ tenere il consenso dell’uomo comune: già questa situazione li costringe ad aderire alla lingua abituale di lui e proprio tale circo­ stanza renderà utile la conoscenza del linguaggio della vita quoti­ diana per una più fine comprensione dei testi. In secondo Iuogo, il colorito della lingua e il tipo di stile sono riconosciuti solo da chi è in grado di misurare lo scarto dall’uso linguistico corrente. A chi avesse imparato il tedesco soltanto da Schiller sfuggirebbe la comprensione della singolarità e dell’al­ tezza della dizione poetica di Schiller. Solo chi si avvicina alla poesia di Schiller, partendo dalla lingua della quotidianità, porta con sé la misura per quella. Non accade diversamente in greco. In terzo luogo, l’occuparsi della lingua d ’uso greca costringe soprattutto a confrontare l’espressione tedesca con quella greca: ne risultano favorite la sicurezza e la naturalezza delle traduzioni dal greco, sicurezza e naturalezza dipendenti dal sicuro possesso lessicale delle due lingue. Ciò che si chiama «lo spirito» della lin12

gua si manifesta nella maniera più appariscente là dove il con­ fronto delle lingue tra loro è agevole e naturale, vale a dire, neirambito della lingua quotidiana. Il tono scherzoso che si ma­ nifesta spontaneamente non appena si mette a confronto l’espressione quotidiana della vita moderna col modo di esprimersi degli antichi coinvolgerà inevitabilmente il lettore nel corso di questo studio. Infine si ricordi che nulla crea tanti ostacoli agli studenti di greco nei nostri ginnasi quanto lo stesso fatto che il greco viene ritenuto una lingua che non si può imparare. Quello che il pro­ fessore belga Emil de Lavelehe afferma circa i risultati dell’espe­ rienza didattica al ginnasio da lui osservati: «risultato netto e incontestabile: si conosce poco il latino, per nulla il greco», a pa­ rere di molti, riguarda da vicino anche i ginnasi tedeschi. Sor­ prendentemente pochi, tra quelli che hanno imparato il greco, sono in grado di dire con una certa sicurezza come il cittadino at­ tico esprimeva i concetti più semplici: per es. «verrò da te». Se in latino qualcuno non dicesse subito veniam si penserebbe che a costui mancano i più elementari fondamenti e, se egli non fosse in grado di distinguere veniam da ibo, ci si lamenterebbe, e a piena ragione, dell’insufficienza dell’insegnamento, e si riterrebbe che tale insicurezza pregiudichi anche la piena comprensione del si­ gnificato di un’opera letteraria latina. E in greco? Si faccia il ten­ tativo e si troveranno sorprendentemente poche persone che ab­ biano a portata di mano l’espressione corrente nella lingua quoti­ diana attica ήξω παρά σέ. In greco si studiano diligentemente le norme linguistiche, ma poco la lingua corrente e, tuttavia, l’ap­ prendimento non dovrebbe tendere al semplice ammaestramento grammaticale - a questo bada sufficientemente il latino - bensì al possesso della lingua. Si presenti un bicchiere di vino greco ad un giovane che ha lasciato la scuola con l’attestato di maturità in greco: difficilmente sarà in condizione di ringraziare esprimen­ dosi in greco, sia pure con parole appena adeguate, o di dire che il vino gli piace. 13

D ’altra parte il compito e lo scopo dell’insegnamento del greco nel ginnasio non è lo sviluppo di questa prontezza di pa­ rola, ma il fatto che, malgrado studi lunghi e faticosi, non si riesce a conquistarla, anzi sembra restare così lontana, certamente non incrementa la voglia di conoscere il greco. U «maturo» è certa­ mente consapevole del fatto che fa un’indicibile fatica a rendere pensieri semplicissimi con espressioni autenticamente greche. Ciò rende scontenti e contribuisce molto alla creazione di nemici del greco. Anche per questo motivo il mio manualetto deve mostrare che è facile impadronirsi delle conoscenze del greco offerte dal ginnasio, al punto da farsi capire in questa lingua. Ma resta l’aspetto principale: i vocaboli usuali e le espressioni della comunicazione linguistica della vita quotidiana costitui­ scono il patrimonio di base, il nucleo d ’origine al quale e intorno al quale si sono legate e risalgono le ulteriori espressioni lingui­ stiche. Già per questo esse meritano la nostra attenzione. Com­ prendere la lingua vale molto per chi vuole veramente impararla. Erasmo e i suoi contemporanei, la cui conoscenza del greco am­ miriamo stupiti, lo imparavano a contatto con insegnanti che par­ lavano in greco, conversando su questioni della vita comune. Nessuno ha mai veramente imparato il greco solo dalla gramma­ tica e dalla lettura. Ma la lingua merita che chi voglia impararla cerchi di ap­ prenderla realmente e non solo apparentemente, poiché, come ha detto una volta nel suo libro su Tucidide l’eccellente Wilhelm Roscher, il celebre esperto di economia politica di Lipsia: «il greco è la lingua di tutte le lingue, in cui sono pro­ nunciate le più squisite parole dell’uomo. La solenne grandezza dello spagnolo, la fine dolcezza dell’italiano, la spedita indigna­ zione del francese, la forza patetica dell’inglese, l’inesplorabile ricchezza del tedesco, perfino la stessa dignità della lingua dei senatori di Roma, sono riunite in questa lingua, sono purificate nel fuoco dello spirito e fuse insieme nel più nobile metallo».

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Brevi regole e osservazioni

1. Nulla agevola tanto nel possesso di una lingua quanto il ravvisarne i punti deboli. Solo quando abbiamo scoperto le cose di cui manca una lingua, riusciamo a comprendere giustamente perché essa predilige questa o quella espressione, perché ama questo o quella concatenazione di concetti, perché essa si disco­ sta in questo o in quel modo dall’espressione tipica della nostra lingua. Comprendiamo quindi una buona parte del suo «spirito» quando si tiene ben presente la sostanza delle sue peculiarità. Una notevole debolezza della lingua greca consiste nel fatto che, malgrado la ricchezza delle forme verbali, spesso manca una voce adatta da impiegare al passivo. La coincidenza di una gran parte delle forme passive con quelle medie ne rende difficile l’impiego, poiché la prima legge della lingua è la chiarezza e molti tempi man­ cano, inoltre, di forme destinate esclusivamente al passivo. Per essere fedeli al tono proprio della lingua greca bisogna in­ nanzitutto prestare attenzione a quanto segue: si eviti possibil­ mente l’uso di forme mediali identiche a quelle passive e si faccia attenzione a come il greco bada a sostituirle. Bisogna adoperare senza esitazione solo le forme immediata­ mente riconoscibili come tali grazie al contesto e certe forme pas­ sive che si presentano nell’uso corrente. Perifrasi del passivo avvengono: a) tramite verbi attivi, per es.: μανύάνειν essere informato εύδοκιμειν essere esaltato κάμνειν essere affaticato essere trascinato dinanzi al tribunale είσιέναι εις δικαστήριον essere accusato φεύγειν essere giudicato p e r ... δοκειν 15

sono danneggiato in qualcosa essere allontanato essere privato di qualcosa essere ucciso essi furono allontanati mi fu risposto mi è fatto del bene fui scelto per sorte fui assolto fui diffamato fui preso da compassione

πάσχω τι έκχίχτειν άχολλύναι τι άποάνήσκειν άνέστησαν ήκουσα ευ πάσχω ελαχον άχέφυγον κακώς ήκουσα ελεός με εϊσήει

b)

spesso tramite γίγνεσθαι: esso si trova al posto di essere fatto, essere preparato, essere effettuato, essere trasferito, essere con­ cesso, essere comprato, essere acquistato, essere commesso, essere festeggiato, essere generato e altri passivi:

c)

tramite sostantivi c verbi, per es.: essere lodato si parla molto essere punito ci si adira ed altri

d)

έχαινον έχειν λόγος έστί χολύς δίκην διδόναι οργή γΐγνεται

con aggettivi in unione con είναι per es.: essere visto καταφανή είναι non ti si presta fede άπιστος ετ cd altre espressioni simili.

2, In greco manca la precisione nell'espressione delloggctto, a differenza delle lingue moderne. Queste ultime, qualora due verbi legati tra di loro richiedano lo stesso oggetto in casi diversi, per il secondo verbo, in luogo della ripetizione del nome, adope­ rano il pronome (suo, lo etc.) come oggetto, il greco lascia inesprcssa col secondo verbo la posizione dell’oggetto comune, indi­ pendentemente dal caso in cui dovrebbe trovarsi. L’oggetto corri16

spondente al francese en (quale), in greco non viene espresso, per es.: essi dovranno far venire l’oro dalla Lidia, se lo vogliono pos­ sedere, εκ Λυδίας μεταστέλλεσΟαι τό χρυσίυν δεήοει αυτούς, ήν έπιύυμήσωσιν. 3. Al greco, come al latino, manca il mezzo per dare rilievo alle singole parti del periodo, l.a nostra lingua, come le altre lin­ gue moderne, trasforma il concetto da mettere in rilievo in predi­ cato di una nuova proposizione con il soggetto impersonale es, mentre le altre parti del periodo vengono unite mediante un rela­ tivo o una congiunzione, formando proposizioni dipendenti. In greco la suddivisione binaria di una proposizione, mirante a mettere in evidenza un concetto, è tralasciata. Per es.: È la stessa persona che dice ciò ó αυτός ταύτα λέγει, Chi è l’uomo che tu chiami τίνα τον άνδρα καλεις: E vero che tu hai fatto ciò άρ' άληύως τουτ' έχοίησας: Com e possibile che ... χ ώ ς ...; (ionie avviene che ... χώς...: (così per es. anche Plat., Crito 43B; Soph., Oed. Rex 391). 4. Il greco non può lasciare senza legami proposizioni coordi­ nate o parti dì proposizioni coordinate. Proposizioni coordinate tra loro asindeticamente trovano applicazione solo raramente e in verità come espressione di una viva emozione. In un discorso ininterrotto ogni nuova proposizione dev‘es­ sere legata alla precedente da un’opportuna congiunzione (Sé, καί, ούν, γάρ, etc.). Il discente deve guardarsi dal considerare μέν come sostitutiva di una congiunzione con la frase che precede, poiché essa serve solo a rimandare a ciò che segue. La coordinazione senza congiunzione in un discorso ininter­ rotto è consentita soltanto: a) nei luoghi dove in tedesco poniamo i due punti come se­ gno d ’interpunzione; 17

b) se la nuova proposizione inizia con un dimostrativo forte· mente marcato; e) se la nuova proposizione inizia con εΐτα (= e poi) ο έπειτα; d) laddove in tedesco continuiamo con nicht aber [«ma non»], si trova poi correntemente un semplice ού (ο μή), poiché ού con δε significa «e non» o «neppure», spesso anche ού μέντοι. 5.

Si osservi:

e allora ... e quindi... allora venne, allora disse tuttavia davvero ... dunque, per es.: «così egli fu dunque» senza dubbio e già già da tempo proprio ora certamente solo quando d’altra parte invece probabilmente o (dopo negazione) di grazia (lat. quaeso) non tanto ... quanto piuttosto

άλλα άρα και ήλθε, καί ειπεν μέντοι γάρ δη δήπου καί δή (δη = ήδη) πάλαι δή νυν δή δε οΰτω δή, ούτω ... μήν ού μην αλλά ή που ... ουδέ, μηδέ δη τα ού τοσούτον δσ ο ν... ού τό πλέον... ά λ λ α ...

Dalla constatazione che «e quindi» si rende soprattutto con άρα non ne consegue, per converso, che άρα si traduce sempre con «quindi»: ei άρα = se realmente, γάρ άρα = davvero real­ mente; άρα esprime soprattutto una certa sorpresa provocata da una osservazione e dalle relative conseguenze. 18

Grande felicità grande infelicità grande abbondanza grande follia grande ignoranza grande stoltezza grande operosità grandissimo scoraggiamento

πολλή ευδαιμονία πολλή δυστυχία πολλή αφθονία πολλή μωρία πολλή άμαθία πολλή άλογία πολλή πραγματεία πλείστη άθυμία.

Un uomo cosi eccellente tin uomo così detestabile un uomo così esperto un uomo di idee così ristrette un uomo così pericoloso etc.

τοιουτος

una cosa così riprovevole una cosa così lodevole etc.

ì

ha un buon suono ha un buon sapore ha un buon odore

1

(ora) così tardi (ora) così presto

τοιαϋτα

ήδύέστιν

τη vi κάδε.

espressione usuale per: sperare temere

è οιεσθαι

discutere minacciare rispondere replicare

è φάναι

... egli continuò

έφη. 19

8. Un amico un amico leale

9. I nostri 500 alunni i mici tre migliori alunni

Φίλος τις χρηστός τις άνθρωπος φίλος. οι ήμετεροι πεντακόσιοι μαθηταί oi τρεις άριστοι τών μαθητών μου.

10. Non chiedo denaro, ma affetto αιτώ ούκ άργύριον. άλλ' εύνοιαν. Π . Ho avuto = ειχον, per es.: ho già avuto una volta questa classe κάγώ ειχον την τάξιν ταύτην ποτέ, ieri è stato a casa mia παρ' έμοί χθες ήν. Il preterito dei verbi «essere» e «avere» e di tutti i verbi che esprimono una durata in greco e espresso con l’imperferto; nel caso degli altri verbi, con Paoristo, raramente col perfetto. Se al verbo si sottintende concettualmente un avverbio del passato (per es. allora), si trova Paoristo; se si sottintende un avverbio del presente (per es. ora, già), solo in tal caso si trova il perfetto. I lai trovato il denaro (re. ora)?

άρ’ εύρηκας τάργυριον;

Sì Pho trovato (re. ora)

εύρηκα νή Δία.

Dove Phai trovato (re. allora, alPepoca που εύρες; del rinvenimento)? L'ho trovato (allora) nel giardino έν τώ κήπο» εύρον. 12. L’infinito aoristo dopo i verba dicendi e putandi indica il passato; per es.: φησίν εύρειν 20

dice di averlo trovato.

13. Se «che» ha il valore di «bada che», si esprime con όπως e l'indicativo futuro, per es.: Che nessun uomo sappia ciò!

όπως ταύτα μηδείς άνύρωπων πεύσεται.

14. Con εξ ού ο έπεί (= da quando) non è compatibile ού ο μή: si è riversata molta pioggia da quando non ci vediamo

έξ ού (oppure έπεί) εϊδομεν άλλήλους, ύδωρ έγένετο πολύ.

15. Quando «essere» viene adoperato col valore di «andare», si usa πάρει vat εις: Lei è stato molte volte al teatro? ή πολλάκις παρήσΟα εις το όέατρον; 16. Gli indcPmiti diventano spesso negativi dopo negazione, πώ tuttavia rimane invariato. 17. Sì = certo (frane, si), per dare certezza a ciò che appare frutto di incredulità o di dubbia credenza: vai. 18. «Troppo» resta per lo più non tradotto; per cs. siamo troppo pochi ολίγοι έσμέν ... hai scritto troppo poco ολίγον έγραψας. Ίο ύδωρ ψυχρόν (troppo fredda) ώστε λούσασύαί έστιν ... Νέοι ετι έσμέν ώστε τούτ’ είδέναι... siamo troppo giovani per po­ ter sapere ciò. Non sufficiente: ολίγος. Egli ha da vivere non sufficiente­ mente βίον έχει ολίγον. Ho denaro non sufficiente άργύριον έχο) ολίγον. Sufficiente, col valore di «bastante» viene espresso per lo più con l'aggettivo ικανός. Sufficiente denaro ικανόν άργύριον. Penso che siano sufficienti 20 alunni ικανούς νομίζω μαύητάς είκοσιν. Sufficiente, col valore di «in quantità», ούκ ολίγος. 21

19. Un altro = ancora un altro, έτερος, qualunque altro = άλλος. εγώ παρεγενόμην και έτεροι Là eravamo io c molti altri πολλοί... άλλ έστιν έτερα νή Δ ία χρηστά Sì che ci sono ora altri buoni βιβλία ούκ ολίγα, libri in quantità sufficiente Nessun’altra cosa

ούκ άλλο πράγμα,

Chi altro?

τίς άλλος;

20. Ancora adesso ancora qualcosa ancora alcuni ancora uno qualunque possiede ancora denaro? Ne ha ancora

έτι καί νύν άλλο άλλοι άλλος τις άρ' έχει άργυριον άλλο; έχει.

21.

ώδύοπρεσβύτα τώ πρεσβύτα τώδε. τώδε (άμφω)

Voi due. vecchi signori questi due vecchi signori questi due

άμφω richiede sempre il duale del sostantivo che l’accompagna, άμφότερος sta per lo più al plurale col sostantivo che l’accom­ pagna. 22.

Solo (col valore di solo per sé) αυτός solo (col valore di l’unico) μόνος noi siamo soli αυτοί έσμεν noi siamo gli unici μόνοι έσμέν io ho finito (in forma scrìtta) αυτός εγώ ταϋτα da solo il lavoro έγραψα invece μόνος έγώ ταύτα έγραψα io sono il solo ad aver scritto ciò.

22

1

23. Io ho un maggior numero di questi (per es. figli) che di quelle (per es. figlie) πλείους έχω τούτους ή έ κείνος (tuttavia an­ che εκείνους ή ταυτας). 24. Volere nel senso di «aver piacere», «decidersi» volere nel senso di «desiderare» non ha piacere desiderare (ardentemente) volere, nel senso di «avere in animo»

έύέλειν βοΰλεσόαι ούκ έθέλει έπιύυμεϊν μέλλειν.

Dove corre? Voglio portare una lettera alla cassetta postale ποϊ ι3εις; επιστολήν μέλλω φερειν εις το κιβώτιο* (γραμματοκιβωτιο*). Voglio andare ειμι, βαδιοϋμαι. 25. Dov’è tuo fratello?

πού’ αϋ' ό σός αδελφός;

26. A casa di (frane, chez) da (frane, chez)

παρά col dat. παρά con acc.

27. Prendere, portare con se (di cose) prendere, portare con sé (di persone) Voglio portare con me il libro Voglio portarti con me (a casa di quello) 28. Vado (là) vengo (qua) sono venuto (qua) sono giunto sono di nuovo qua fino a che io non sia di nuovo qua vado (più lontano) voglio fargli visita

φέρειν άγειν. οιίσω τόβιβλίον. όξω σε παρ' αυτόν.

βαδίζω έρχομαι έλήλυόα ήκω ήκω μέχρι άν ήκω χωρώ είμι (εΐσειμι) ώς αυτόν 23

verrò [qua] voglio andare per chiedergli vengo qua per pranzare insieme uscire

ήξω ειμι έρωτήσων αυτόν έρχομαι δειπνήσων θύραζε έξιέναι oppure θύραζε βαδίζπν.

29. I buoni alunni

οί αγαθοί των μαθητών οί αγαθοί μαθηταί.

30. È qui che viene questo giovanetto!

τό μειράκιον τοδά (τάδε) προσέρχεται.

31. Non ho nulla da mangiare

ούκ έχω καταφαγειν.

32. Qui (indicante il luogo del parlante), si dice ενθάδε qui (= nel luogo stesso, sul posto) αύτοϋ. 33.

Conoscere qualcuno

34.

Certo, non grande ma bello

35. Egli ha un'ampia fronte Ella ha mani curatissime

γιγνώσκειν τινά. μέγας μέν ού. καλός δε. πλατύ έχει tò μέτωπον. τάς χειρας έχει παγκάλας.

36. Progettare, pensare έπινοεΐν oppure διανοείσθαι. 37. Imparo a memoria i canti di Omero μανθάνω τά 'Ομήρου έπη. Potrei citare l'Odissea a memoria δυναίμην òv τήν 'Οδύσ­ σειαν άπό στόματος είπείν. 38. Mio padre mi ha costretto ad imparare l’Odissea a memo­ ria, ό πατήρ ήνάγκασε με τήν 'Οδύσσειαν μαθειν = trovarsi real­ mente nella condizione [dt conoscere a memoria] con lo studio; ήνάγκασε με μανθάνειν significa solo: egli mi costrinse ad occu­ parmi, ad impegnarmi, ad adoperarmi nello studio. 24

59.

Ευ λέγει καλώς λέγει

ha ragione parla bene.

40. Ho più denaro di te, ma Carlo ne ha moltissimo έγώμέν άργύριον έχω πλέον σου, κλειστόν δέ Κάρολος. 41. L’uomo di cui leggi la lettera ó άνήρ. ού αναγιγνώσκεις την επιστολήν. Di chi leggi la lettera? τήν τίνος επιστολήν άναγιγνοίσκεις: 42. Metti in testa il tuo cappello? ή περί τίθεσαι τον πίλον; Togliti i tuoi stivali! άπόδυάι τάςέμβάδας. Col mediti e il passivo il possessivo è già espresso. 43. Ti libererà dalla tua sofferenza agli occhi απαλλάξει σε της οφθαλμίας. Un unico giorno mi ha sottratto tutta la mia prosperità μία ημέρα με τον πάντα όλβον άφείλετο. Mi ha rubato il mio denaro ΰφείλετό μου τάργύρια. Con verbi come «prendere» c simili il possessivo può non es­ sere reso, appena si ricavi dal corrispettivo pronome personale. 44. Hai bisogno di qualcosa? δέει τίνος; C’è qualcosa di nuovo? λέγεται ri Katvóv; 45. Da dove vieni? πόάεν ήκεις·. Dal giardino εκ τού κήπου. Da quale? έκ τού ποιου: Sc ποιος rimanda ad un nome comune (substantivum appella­ tivum) munito di articolo o ad un elemento della frase che lo rappresenta, richiede l'articolo; solo quando ποϊος ha valore pre­ dicativo l’articolo è di regola omesso. 46. Denaro in piccole somme denaro = capitali

άργύριον χρήματα. 25

47. Τάχα corrisponde precisamente alla nostra espressione usuale nella lingua popolare «alla fine» (= infine, in definitiva). ταχύ, ταχέως velocemente, presto διά ταχέων subito. 48. Tra = έν, per es. έν τοΐς Χριστιανο'ίς πολλοί εισιν ’Ιου­ δαίοι. ‘Εν νέοις άνήρ γέρων. 49. Non particolarmente = ού πάνυ. Egli non si sforza parti­ colarmente ού πάνυ σπουδάζει. 50. La posizione naturale dell'avverbio in greco c dinanzi al termine che dev'essere da esso determinato: ci si allontana da questa norma quando lo si vuole mettere in evidenza. Quando l'avverbio si trova alla fine, esso corrisponde all’espressione tede­ sca und zwar [= «in vero, precisamente»): χάριν σωθέντες υπό σου σοι άν εχοιμεν δικαίως (c invero doverosamente). 51. Le esclamative indirette nella grammatica latina sono equiparate alle interrogative indirette; in greco il valore esclama­ tivo si coglie in esse, rispetto alle interrogative indirette, in quanto queste ultime sono introdotte da elementi grammaticali [pronomi, avverbi, etc.] tipici delle interrogative dirette e indi­ rette, quelle altre proposizioni invece sono introdotte dal relativo e precisamente da un relativo semplice. 52. Il tedesco chiede: Dove si siede? Il greco: Dove? Dove vogliamo sederci? πού καθιζησόμεύα: 53. «Tutto il mondo» si dice πάντες άνθρωποι. 54. Il «per» con valore finale c volentieri espresso con βουλόμενος. 55. Ho ricevuto (ottenuto) = έχω, per cs.: ho avuto 10 marchi da mio padre δέκα μάρκα* έχω παρά τού πατρός. 26

56. Più volentieri che = piuttosto che μάλλον ή ... 57. Allora = τότε. 58. Μέν precede sempre le altre congiunzioni: dunque, non πολλοί γάρ μέν ma πολλοί μέν γάρ..., così pure μέν γε, μέν δή... μέν ούν..., μέντοι. 59. Altrimenti (= in caso contrario) è omesso in espressioni come per es. Soph., Oed. Rex 82-3. 60. Periodi come il seguente: «Se vengo a Dresda e passo sul ponte, vedo il monumento di Augusto il Forte ...», in greco ven­ gono suddivisi in «se vengo a Dresda, vedo, se passo sul ponte, il monumento d i n o n o s t a n t e che le due proposizioni seconda­ rie precedano la principale. 61. L’espressione corrente per la preghiera individuale, è προς (των) θεών ma si incontrano pure προς τού Διός e simili. Essa non equivale affatto, come di solito si ritiene, a «giuro per gli dèi», ma è una formula di preghiera. 62. Non ci sono soltanto, come appare dai grammatici, un ir­ reale del presente e un irreale del passato, per es. «io sarei (ora) contento se ...», «io sarei stato (allora) contento se ...», ma ci dev’essere anche un irreale del futuro. Io dico per cs.: «se io do­ mani fossi a New York, parteciperei alla festa», sebbene sappia che io domani in nessun modo potrò trovarmi là. Il greco esprime questo irreale del futuro con et e l’ottativo nella protasi, con άν e l’ottativo nell’apodosi. Si osservi: negli esempi del tipo φαίη δ' άν ή θανούσα, εί φωνήν λάβοι «se la defunta, in futuro, ottenesse voce, confer­ merebbe ciò», l’ottativo non sta insolitamente al posto del pas­ sato, ma indica, regolarmente, come in numerosi altri casi, l’ir­ reale del futuro. 27

63. Gli ordini si esprimono con l’imperativo aoristo. L’impe­ rativo presente significa: «adoperati per fare questo o quello» o anche «continua a fare ciò». Cf. Aristoph., Tkcsm. 261-62 (a pro­ posito di «continua»), come pure Av. 175-76. I verba dicendi e quelli di movimento spesso presentano il presente, in quanto l'azione è pensata nella sua durata. 64. L’imperativo che sottolinea l’urgenza, espresso in tedesco con so. doch (= «suvvia»), è reso in greco con οΰ e il futuro, per cs. suvvia sta zitto = ού σιγήσεις; la negazione c μή, per cs: suvvia non dire alcuna parola! ού μή λαλήσεις; suvvia non trattenerti! ούμηδιατρίψεις:

NOTE DELL'EDIZIONE ITALIANA Brevi regole e osservazioni $9. Il testo greco è il seguente ού γάρ αν κάρα / πολυβτεφής ώδ' r'ipar καγκάρχου δάφνης «j>erché altrimenti non verrebbe così incoronato il capo di fronde di alloro ricoperto di bacche», con ού γάρ » ci μή ήν. 62. L'esempio addotto dall'Autore richiama alla mente Eschilo l/tg. 37-8: οίκος δ' αυτός, ci φΛυγγήν λάβοι. / σαφέστατ' ctv λέξειεν «la stessa cosa, se ot­ tenesse voce, rivelerebbe nel modo più evidente»), assimilato da K. Kt'HNtR B. (»r.RTll, Ausführliche Grammatik der Griechischen Sprache (II Teil · II Band), Hannover und Leipzig 1904', rist. Darmstadt 1983. p. 478 Anm. 3. ai luoghi omerici
28

Conversazione

A . Argomenti di carattere generale

4

1. Buon giorno

i. Buon giorno

ώ χαιρε.

2. Buon giorno Carlo!

χα ίρ ' ώ Κάρολε.

». Buon giorno Gustavo! fin risposta)

καί σύγτ ώ Γούσταβε.

. Benvenuto!

ώ χαιρε. φίλταιε.

». Salute!

άσχάζομαι.

6. Salute sig. Müller!

Μύλλερον άσχάζομαι.

7. Anche da parte mia!

κάγωγέσε.

a. Buon giorno, buon giorno! (xìm e sono contento della sua venuta, o carissimo!

χαιρε. χαιρε. ώ ; άσμένψ μοι ήλθες, ώ φίλτατε.

4. Buon giorno, cosa {Torta?

ώ χαιρε. τί φέρεις.

io. Buon giorno Pericle, che cosa c e ?

ώ χαιρε. Περίκλεις, ti έστιν;

u . C ’c qualche novità?

λέγεται τί καινόν; (νεώτερον: una novità negativa ο imprevista).

12. Buona sera amici (signore),

χαίρετε, ώ φίλοι (ώδέσχοιναι), ώ κόροι.

signorine! o. Paolo Le m anda i saluti

Παύλος επέστη λε φράσαι χαίρεινσοι.

u. Mio caro amico!

ώ φ ίλ'άνερ .

29

2. Come va?

li. Come va?

1

16. Cosa fa?

J

ti πράττεις:

i7. Grazie, tutto bene

πάντ’αγαθά πράττω, ώ φίλε.

m Va meglio di ieri

άμεινον πράττω ή χ θ ες

ir Com e sta Suo padre?

τί πράττει ό πατήρ σου:

20. Sta bene

εύδαιμόνως πράττει.

2i. E per il resto come va?

ri δ’άλλο παρ' ύμίν;

22. Com e se la passa?

πως έχεις:

2*. M e la passo male

εχω κακιϋς.

24. Non ho più voglia di vivere

ούδεμίαν εχω τώ βίψ χάριν.

2J. Va male (economicamente)

κακώς πράττω.

26. Gli affari vanno male

φαϋλόν έστι τό έμόν πράγμα.

27. Com e si vive a Lipsia?

τίς έσθ’ ό έν Λειψία* βίος:

2i Non male (= non spiacevolmente]

ούκ άχαρις.

3. Come si sente? 2». Com e si sente?

1

» C n e c o s ha?

*

τί πάσχεις:

» . Mi sento strano

πάσχω θαυμαστόν.

«. C he dolore accusa?

τί κάμνεις;

». Di che cosa ha sofferto?

τί πέπονθας:

μ.

Di che cosa soffre?

τί έπαθες:

». Perché si lamenta?

τί στένεις;

30

w. P e rc h e è d i ca ttiv o um o re?

ή δ υσ φορείς;

>7. Figliolo, n o n g u ard arm i co n q u e s to

μή σκυβρώπαζε. ώ τέκνον.

vo lto tru ce !

M. M i an n o io qui

άχάομαι ενθάδε παρών.

>9. Mi sem b ra c h e L ei ab b ia fre d d o

ριγών μοι δοκείς.

•to.

ίλιγγιώ.

M i gira la testa

4i. H o m al d i testa

άλγώ τήν κεφαλήν.

47. È im possibile c h e Lei n o n ab b ia il m al d i testa d o p o la s b o rn ia

ούκ cod' Οπως ού κραιπαλάς.

4j. D i q u a le m alattia soffre?

τίνα νόσον νοσείς:

44. ('.e rtam en te soffre il m al d i m are

ναυτιάςδήπου.

45.

κόρυζά σε λαμβάνει.

Sci ra ffre d d a to

4«. C h e D io ti aiu ti (q u a n d o si fa u n o sta rn u to ) [= salute]

Ζεύ σώσον.

47. S o ffro agli occhi

όφϋαλμιώ.

48. Sci stanco?

άρα κεκμηκας;

49. M i d o lg o n o le g am b e p e r aver c a m m in a to tro p p o

άλγώ τά σκέλη μακράν οδόν διεληλυόως.

μ

.

T u a p ied i sci p iù resistente d i m e

κρείττων εί μου σύ βαδίζειν. ώρα κι0 -

si. Lei viene m en o

4 . A ddio 57. S tia ben e !

υγιαινε.

5>. O r a d ev o an d a re, stia bene!

άλλ' ειμι. σΰ δ ’ ύγίαινε.

μ.

A n c h e Lei!

καί σύγε.

ss. S tia benissim o!

χοίρε πολλά.

56. M i d ia la m ano!

έμβαλε μοι τήν δεξιάν.

31

I

'

-

57.

Possa il cielo c o n c ed e rla ogni bene!

τούς θεούς εύχομαι σοι διδόναι πολλά κάγαθά.

5«. Possa Π cielo conccdcrLc salute, felicità c ogni bene!

τούς θεούς εύχομαι σοι διδυναι ύγίειαν και σωτηρίαν και αγα θά πολλά.

54. Stia bene e si ricordi di me!

άλλα χοίρε πολλά και μεμνησό μου.

I

j

ι |

«o. Arrivederci!

εις α ύ θ ις

«i. Buon divertimento!

ΐθ ι χαίρων.

62. Buona salute!

ύγίαινε (anche al mattino, uscendo di casa).

|

εύνύχει.

'

65.

Have pia anima!

κουφά σοι χθώ ν έπάνωθε πέσοι

64. Λ7/ Ubi terra levis!

5.

Prego

65. Scusi!

συγγνώμην εχε.

66. Mi perdoni!

σύγγνωθί μοι.

67. È mio! Me lo dia. per favore!

coti τό έμόν. άλλα δός μοι. άντιβολώ.

6*. I,a prego me lo dia! !

δός μοι προς ton* θεών,

69. La prego vivamente!

προς του Διός. άντιβολώ σε.

.

;o. La prego in nom e di Dio!

προς πάντων θεών.

I

;i. Resti, non am m etto replica!

αλλά μένε και μή άλλως ποιεί,

72.

Mi faccia il piacere!

7». Ci faccia il piacere! 74.

32

Mi faccia un piccolo favore!

ί

χάρισαί μοι. άλλα χάρισαι ήμιν. χάρισαι βραχύ τί μοι.

1

7$. C he piacere devo farLc?

ή σοι χαρίσωμαί;

7t. Sia gentile e me lo dia!

βούλει μοι δο υν« ;

77. Le farò il piacere!

χαριούμαί σοι τούτο.

Bene!

ταύτα.

?*. Volentieri!

φόόνος ούδείς.

•o. Gentilm ente non lo dica agli altri!

ού δήτα γενναίως τοις άλλοις έρας;

si. La prego, glielo dica!

είχε δη τα αύτφ προς των θεών

42. Vuole che I-e versi da bere?

βούλει εγχέω σοι πιειν;

6. Grazie

» . Grazie!

επαινώ.

μ.

επαινώ τόσον.

La ringrazio!

st. La ringrazio per t sentimenti di amicizia

επαινώ τήν σήν πρόνοιαν.

84. La ringrazio molto di ciò!

εύγ'έποίησας.

» . Lei è molto gentile

γενναίος ri.

ss. Le sarò m olto grato se farà ciò

χάριν γε ετσομαι. εάν τούτο ποιής.

» . C he piacere mi ha fatto!

κεχάρισαϊ μοι.

το. 11 cielo Le mandi mille benedizioni

π όλλ'άγαόά γένοιτό σοι.

9i. G razie molte!

καλώς.

92. Benissimo. La ringrazio!

κάλλιστα- επαινώ.

9j. Bravo! Bravo!

εύγε. εύγε.

94. Splendido!

ώςήδύ.

33

άλαλοί.

« . Urrà!

ούδεν διαφέρει.

9t. Non importa M'intcrcssa poco

1

98. Poco mi importa

J

9 7.

ολίγον μέλει μοι. τί δ ’ έμοί ταύτα:

99. Cosa mi riguarda?

too. Cosa La riguarda?

τί σο\ τούτο;

ιοί. Probabilm ente non Le interessa

σοί δ' Ισως ούδεν μέλει.

102. G uarda tu stesso!

αυτός σκόκει σύ.

ιοί. È consuetudine

νόμος γάρέστιν.

7. Conosce il greco? km

.

Vuole parlare latino o greco?

κότερυν όέλεις 'Ρωμαιστί λαλειν ή ελληνιστί;

m . Conosce il greco?

έπίστασαι ελληνίζειν;

lot. Un poco

ολίγον τι.

io?. Naturalmente!

εικότως γε.

lo e .

Certo!

μ ά λισ τα

109. Sì, certamente!

έγωγε νή Δ ία

no. È il mio forte

ταύτη κράτιστόςειμι.

in. Bene!

καλώς.

in. Parliamo dunque in greco!

διαλεχύώμεν ούν έλληνικώς.

m . Nessun problem a

ούδεν κωλύει.

in. Cominciamo!

άρξώμεόα.

m . Cosa dice?

τί λέγεις;

34

116.

C om prende cosa dico?

ξυνίης τά λεγόμενο:

il * .

H a capito che cosa dico?

ξυνήκας. δ λέγω·.

it a .

No, non capisco nulla

ού ξυνίημι μά Δία.

i i «.

Ripeta, per cortesia, ancora una volta! αύΟις έξ αρχής λέγε, άντιβολώ.

ito .

Sia gemile e parli più lentamente!

βοΰλει σχολαίτερον λέγειν;

β. Domande

ui. Che c’è?

τι δ' έστιν;

122. Come?

ti λέγεις;

I2 J.

Che cosa?

124. Cosa?

τίδη: ti δαί:

12). Come?

κώςδή;

126. Come mai?

κώςδαί;

127. Perché mai?

ότιή τί δή: τιή τί δή;

12* Per quale motivo?

τίνος ένεκα:

129. In che modo?

τίν» τρόιαρ.

no. Com e mai?

πώς δή;

d i.

Dove?

» 2. Verso dove? Da dove? D ).

Q uando?

i)4. Egli lo punisce ih

.

Per quale motivo?

i)6 Con quale mezzo?

πού δήτα; ποϊ: πόόεν; πηνίκα: κολάζει αυτόν. τί δράσαντα. τί δρών;

35

i». Λ quale scopo? ih

Iv a δή ti;

Di che si tratta?

.

τί το χράγμα:

i)9. Non crede anche Lei?

ού και σοι δοκεί;

Possibile? [= Com e dici?]

190.

χώςφής:

ui. Dove sono io?

τί έγώδέ:

m . Su, che io veda! [Vediamo!]

φέρ'ΐδω.

O ra, fa progressi?

Μ ).

ti δέ, έπιδώσας λαμβάνεις:

9. Come el chiama?

Com e si chiama?

144.

ui. Quali sono il suo nom e c il suo cognome? Qual è il suo vero nome?

146.

όνομά σοι τί έστιν; τίνα σοι ονόματα: τί σοι χοτ' έστ- όνομα: ί σ υ δ ε τ ίς ά ; \ τ ίςδ 'ε ισ ύ :

U 7.

Chi è Lei?

148.

Chi è Lei veramente?

σύ δ 'ει τίςέτεόν;

149.

Mi chiam o M üller

ονομά μοι Μύλλερος.

ito .

Chi è veramente costui?

τις χοό’ όθε;

d i.

Chi sarà costui?

τις άρα χοτ’έστίν;

i)2. E da dove viene? D ). im

.

D ).

πού κατοικείς:

Abito vicinissimo

εγγύτατα οίκο).

Abito lontano

ite. Non mi chiami per nome! dt

.

36

καί χοδαχός.-

Dove abita?

Mi faccia il piacere di non chiamarmi, La prego

τηλού οίκώ. μή κάλει μου τούνομα. ού μή καλείς με: t κετεύω.

10. Che ora è? i». Che ora e?

τίςώ ραέστίν;

m . A che punto della giornata siamo?

π η ν ίκ 'έο η τής ημέρας;

i*o. È l'una

έστί μ ία ώρα.

i*i. Sono le due (tre. quattro)

rim δύο (τρεις, τέτταρες) ώραι.

i*2. E l'una e mezza

coti μ ία ώρα και ήμίσεια.

1*}. Q uando?

πηνίκα;

iw. All'ima

τή πρώτη ώρα.

1*5. AUc due

τη δεύτερα (ώρα).

i**. È ancora più tardi

περαιτέρω έοτίν.

i*7. Sono le sette e un quarto

είσίν επτά ώραι και τέταρτον.

168.

Sono le dodici c tre quarti

i**. Verso la terza ora it o .

είσί δώδεκα (ώραι) και τρία τέταρτα. περί τήν τρίτην ώραν.

Verso le q uattro e mezza

171. Verrò alle undici e tre quarti

περί τήν τετάρτην καί ήμίσειαν. ήξω είς τήν δεκάτην καί τρία τέταρτα.

1 1 .1 momenti della giornata 172.

Di buon m attino

έξ εωθινού.

m . Dall'alba

έξ έω.

17*. Subito all'alba

έωΟεν ευθύς.

175. C è luce

φώς έστιν.

■ 76.

Stamattina

εωΰεν.

37

m . Stamani presto

αυριον εωόεν.

π*. A mezzogiorno

έν μεσημβρία·

Di mattina

προ μεσημβρίας.

iso. Di pomeriggio

μετά μεσημβρίαν.

lei. È buio

σκότος γίγνεται.

182. Al buio

έν (τφ) σκότφ.

ie). Stasera (in futuro)

εις εσπέραν.

179.

im

.

Di sera

τής εσπέρας.

t8$. Ieri sera

(έχόές) εσπέρας.

ia*. A tarda notte

νύκτωρ όψέ.

is:. Durante il giorno

δΓ ημέρας.

iss. Per tutta la notte

ολην την νύκτα.

189.

Oggi

τηδε τη ημέρα· - τημερον.

iw. Ieri 191.

χθες, έχόές.

Domani

αυριον.

192. Dopodom ani 19).

ένης,εις'ένην.

Ieri l’altro

τρίτην ημέραν (anche νεωστί).

12. Tempo di festa • Festività

194. Nell'epoca contem poranea

έν τφ νύν χρόνιρ.

195. Proprio come ai vecchi tempi

ώσπερ και πρό τού.

198. Per quale giorno?

ές τίνα ημέραν:

197,

Subito

ές α ν ή κ α μάλα.

m . Poc’anzi

τό έναγχος.

m . Abbastanza tem po

ικανόν χρόνον.

38

X». Fra quindici giorni [= fra due settimane]

μεθ' ημέρας πεντεκαίδεκα curò της τήμερον.

201, Q uest’anno

τήτες.

uà. L’anno scorso

πέρυσιν.

20». Per l’anno prossimo

εις νέωτα.

204. Ogni quattro anni

δ»‘έτους πέμπτου.

205. Mensilmente

κατά μήνα

206. La primavera. L'estate

το έαρ, το θέρος.

207. L’autunno. L’inverno

το φθινόπωρον. ό χειμών,

20*. D urante l’inverno

χειμώνος όντος

209. La festa

ή εορτή.

210. Natale

τά Χριστούγεννα*,

2i i. Capodanno

ή πρώτη τού έτους,

212. Martedì grasso

οή άπόκρεω*.

2i>. Venerdì Santo

ή μεγάλη παρασκευή*

214. Pasqua

τό πάσχα*,

tu . Pentecoste

ή πεντηκοστή,

216. Compleanno

τά γενέθλια.

21*. So che oggi (domani) è il tuo

οιδα τήν τήμερον (αύριον) ήμέραν ούσαν γενέθλιάν σου.

compleanno 21*. Anniversario (cerimonia della

ή έπέτειος εορτή.

fondazione) 219. I mesi

οι μήνες · Ιανουάριος. Φεβρουάριος. Μάρτιος. Απρίλιος. Μάιος, Ιούνιος. Ιούλιος. Αύγουστος. Σεπτέμβριος 'Οκτώβριος. Νοέμβριος. Δεκέμβριος

39

13. Tempo atmosferico 2». Che tem po fa?

ποιος ό αήρ το νϋν;

221. Com e appare il ciclo?

ri γ άρ ό Ζ εύς ποιεί:

222. Il tem po c bello

εύδίαέστίν.

22>. C 'c un tem po splendido

εύδία εστίν ήδίστη.

224. Splende (spunta) il sole

εξέχει έϊλη. έχομεν ήλιον, φαίνεται ό ήλιος, ήλιος λάμπει.

22$. Fa caldo

θάλπος εστίν.

22*. C e vento (si leva il vento)

άνεμος γΐγνεται.

227. Soffia un forte vento

άνεμος πνεί μ έγας

221. Abbiamo un vento da Nord,

άνεμος γΐγνεται βόρειος, νότιος, ανατολικός, δυτικός.

da Sud, da Est, da Ovest 229. 11 tem po si annuvola

ξυννέφει.

2K>. Pioviggina

ψακάξει.

2$i. Piove

ΰει.

2)2. Diluvia

όμβρος πολύς γΐγνεται.

2)>. Tuona

βροντςί.

2 ». Abbiamo un tem porale

βρονταί γίγνονται και κεραυνοί.

[= tuoni c fulmini] 2». Lampeggia molto

αστράπτει πολύ νή Δία.

2)6. È caduto un fulmine

έπεσε σκηπτός. έπεσε κεραυνός

2)7. Fa freddo (assai freddo)

ψύχός έστιν (ψύχος έστι μέγιστον).

2)4. Nevica, uh!

νίφετ βαβαιαξ.

2W. Nevica molto

χιών γΐγνεται πολλή.

40

240ι Sigeia

κρύος γίγνε tea.

241. Perché chiudi l’om brello (ombrellino)?

ri ιιάλιν ξυνάγειςτόσκιάδειον;

242. Aprilo di nuovo!

έκχέτασον a v rà

24). Porta Γombrello!

«pépe tò σκιάδειον.

244. Tieni l'om brello su di me!

ύχέρεχέ μου tò σκιάδειον.

24). Sta’ attento qui al fango!

tòv χηλόν τουτονί φόλαξαι.

14. Partenza 246. Mai sufficiente denaro per il viaggio? dp’ έχεις έφοδιον ικανόν; 247. Q uando vai a Berlino?

xóte ebrei εις Βερολίνο* (Λονδίνο*. Βιέννη* - Vienna - Γαστάιν*. Παρίσι*. Πετρουχολιν*. εις ’Ελβητία, Κίσσιγγεν*. Δρέσδη*. Βρυξέλλες*. Μονακό* - M onaco -).

248. Il 12 novembre

τη δωδέκατη Νοεμβρίου.

24V. Non sei andato ancora a Lipsia

εις Λειψίαν* ούχω έλήλυθας.

2)0. Nelle vacanze mi piacerebbe

èv tu) άνακαύλης χρόνω έχιθυμώ έλόεϊν εις άγρόν.

andare in campagna 2)i. Con quale mezzo vuoi viaggiare?

τις σοι γενήσειαι κόρος της όδοό:

2)2. Con il treno alle quattro

τη τέταρτη ώρα χρώμενος τή αμαξοστοιχία*

2)). O h è tem po di andare

ώρα βαδίζειν dp’ έστίν.

2U È tem po di andare alla stazione

ώραέστινείς tòv (σιδηροδρομικόν)* σταθμόν βαδίζειν.

41

u t. Era ora da tempo!

ώ ρα ήν κάλαι.

2S&. O ra buon viaggio!

άλλ'ίΟ ι χοίρων.

2)7. Addio!

χαιρε κοά σύ.

258. È partito

οΐχεται.

29». M io fratello è fuori d a cinque mesi

ό έμός αδελφός χέντε μήνας άχεσην.

260. È in viaggio

άκοδημών έσπν.

15. Andar· · Camminare 261. Mi segua!

εχου.

262. Venga con me!

εχου μετ' έμ ο ύ .

26). La stazione non è lontana

εστ* ο ύ μακράν άχοϋεν ό σταθμός.

264. Andiamo

σγε νυν ιωμεν.

26». Andiamo via

άπίωμεν.

266. Allontaniamoci

χωρώμεν.

267. Avanti!

χώρα.

26&. Vi precediam o

προίωμεν υμών.

26». Prenderò una vettura pubblica

άμάζη χρήσομαι.

270. No. piuttosto mi servirò di un autobus

εγώ μέν ούν χρήοομαι τφλεωφορείω“,

271. Per conto m io vado a piedi

βαδίζω εγωγε.

272. T u vai a cavallo

όχεϊ.

27). Mi dica, per quale strada possiamo raggiungere la stazione il piti velocemente possibile?

φράζε, όχη τάχιστα άφιξόμεόα εις τόν σταθμόν;

42

2?4. Non siamo capaci di trovare la strada

ού δυνάμεύα έξενρείν τήν όδόν.

275. Non so più dove siamo

οΰκέτι οίδα. πού γής έσμεν.

27& Lei ha sbagliato strada

τής οδού ήμάρτηκας.

277. 0 m io Dio!

ώ φίλοι ύεοί.

278> Vada p er questa strada e subito giungerà alla piazza del m ercato

ΐύ ι την όδόν ταυτηνί και εύάίις επί τήν αγοράν ήξεις.

27*. E poi?

e!t a t i ;

2» . Poi deve andare a destra

c ita βαδιστέα eoi έπι δεξιά (επ' αριστερά).

(a sinistra) 281. Diritto!

ορθήν.

2*2. Q uanto è distante?

πόση τις ή οδός;

2s>. Grazie

καλώς.

28«. O ra affrettiamoci

άλλα σπεύδωμεν.

285. Continui a camminare!

χώρει.

28«. Siamo giunti dopo il secondo

ύστερον ήλόομεν του δευτέρου σημείου.

campanello

16. Aspetta!

287. Ehi tu, fermati!

έπίσχες. ούτος.

288. Aspetta u n po’!

έχε νυν ήσυχος,

28». Fermo! Sta’ fermo!

μέν' ήσυχος, στήύι.

Carlo ti prega di aspettare

κελεύει σε Κάρολος περιμεϊναι.

2»i. Non andare avanti!

έχ' άτρέμας αυτού.

2»2. Aspetta qui!

ούμενείς:

29». Aspettami un po’!

έπανάμεινόν μ ' ολίγον χρόνον.

4)

2*». Riiom crò subito

ά λλ' ηξω ταχέως.

293. Dove ti devo aspettare?

που αναμένω-.

m . Ritorna presto

ήκέ νυν ταχύ.

297. Egli viene appresso

ούτος οπισύεν προσέρχεται.

2W. Aspettiamo!

αλλά περιμενούμεν.

2w. Eccomi di nuovo qui

ιδού, πάρειμι.

wo Sci di nuovo qui?

ήκεις:

soi. Forse che per te mi sono trattenuto abbastanza a lungo?

μών έπισχειν σοι δοκώ.

X». Dove mai sci stato tu tto questo tempo?

πού ποτ* ήσύα απ' έμού (άφ' ημών) τον πολύν τούτον χρόνον:

17. Vieni quat

303. Vieni qua! mm.

Vieni proprio qua!

Seùp' έλόέ. έλύε δεύρο.

)0s. Cammina qua!

χαίρει δεύρο.

)06l Vieni qua da me!

βάδιζε δεύρο, ώ ς έμέ.

ja?. Giungi a proposito [= «come per un prodigio»]

ήκεις ώσπερ κατά deìov.

)o& Da dove vieni?

πόΟεν ήκεις:

509- Ma da dove vieni precisamente?

άτάρ πόόεν ήκεις έτεόν:

sia Vengo dalla famiglia M üller

εκ Μυλλέρου έρχομαι.

in . Entra con me!

ε ΐσ ιύ ιά μ ’έμοί.

su. Ti prego di restare ancora con noi

δέομαι σου παραμείναι ήμΐν

m . Q uesto è impossibile!

άλλ" ούχ οίόν τε.

44

I

>n. Dove vai?

xo't βαδίζεις;

»>. Resta qui!

ού παραμένεις;

>16. N on tt lasceremo andar via

ού σ ' άφήσομεν.

>17.

Voglio andare dal parrucchiere

βούλομαι εις το κουρεΐον.

ns. Non ti lasciamo assolutamente andare

ούκ άφήσομεν σε μά Δία ουδέποτε.

>i9. lasciatem i andare!

μέϋεσύέ μου.

>20. Venite subito da me!

ιτε δεύρ' ώς εμέ ταχέως.

>2i. Verrò stasera

εις εσπέραν ήξω.

>22. È partito

φρούδος έστιν.

>2). Dov c andato?

ποϊ γάροΐχεταί;

>24. È andato dal parrucchiere

είς tò κουρεϊον οΐχεται.

>2). Torna a casa

οι καδ’έρχεται.

>26.

άπίωμεν οΐκαδ' αυΡις.

Ritorniamo a casa

in. Vuole andare loro incontro

άπαντησαι αύτοϊς βούλεται.

>28. L'ha incontrata

ξυνήντησεν αύτή.

>29. Dove c’incontreremo?

ποϊ άπαντησόμεΡα.

» 0. Qui

ένΡάδε.

18. Qui d a me! »i, Cameriere! Cameriere!

παϊ. παι,

» 2. Dove si è cacciata la servitù?

ού περιδραμεϊταί τις δεύρο τών παίδων;

>». Lei cameriere dove va? - A prendere i bicchieri

ούτος σύ. παί. ποι Ρείς; - 'Ex* έκπωματα.

45

)w. Venga quii

έλθέ δεύρο.

335. Mi porti subito birra e arrosto di lepre!

ενεγκέ μοι ταχέως ζύθον teen λαγώα.

m . Certam ente signore!

ταύτα. ώ Scoro τα.

»7. Ecco, porto tutto

ιδού, άπαντ' εγώ φέρω.

)». La birra è buona!

ώς ήδύς Ò ζύθος.

Non mi piace

ούκ άρέσκει με.

»9.

wo. La birra ha un gusto m olto forte, come di pece

όζει ιήττης ό ζύθος όξύτατον.

mi.

«pépe σύ ζύθον 6 παίς. - Rotori τέχνη.

Q ui la birra, cameriere! - Con la massima sollecitudine!

M2. Si affretti! M3. Lei si occupa m ale di noi! μ

. Cameriere mi versi ancora un bicchiere!

οϋ θάττον εγκονήσεις; κακιός έπιμελε'ι ημών, παί, έτερον εγχεον.

M». Versi anche a me!

έγχει κάμοί.

346. Stasera dopo lungo tem po vogliamo sborniarci ancora come si conviene

εις εσπέραν μεθυσθώμεν διά χρόνου.

M7.

Il b e re non serve a nulla

κακόν tò πίνειν.

348. La birra causa ebbrezza

κραιπάλη γίγνεται άκό τού ζύθου.

349. Vado a com prare la birra

έκί ζύθον είμι.

330. La chiam erò se dovesse essere necessario

καλώ (καλεσω) σε, εί τι Scoi a qualora dovesse essere necessario; invece εάν τι δέη = qualora sia necessario.

391. Vado a comprare ancora un’altra (birra)

έτερον ϊών κομιούμαι.

46

ιδού, τουτί λαβέ.

w . Ecco, prenda questo >s>. Bene. Le darò una mancia Non riesco a restare qui w . II fumo irrita i miei occhi

>56,

καλώς, ευεργετήσω σε. ούχ οιος τ' είμί ενθάδε μένειν. ό καπνός δάκνει τα βλέφαρά μου. ή π ίθ ι ή ά π ιθ ι.

O bevi o vattene!

M7. Vieni con me!

επου μετ' εμού.

jm.

ό καπνός μ* εκπέμπει.

11 fum o mi fa uscire

»6. Cam eriere faccia il conto

παϊ. λόγισαι ταύτα.

>60.

H anno consumato sei bicchieri di birra e carni di lepre e pane; sono dunque due marchi e mezzo

ειχετε ζύθου εξ (ποτήρια) καί λαγώα και άρτον- γίγνονται ουν ήμ'ιν δύο μάρκα* καί ήμισυ

m i.

Prego, prenda

ιδού, λαβέ.

M2. Me ne vado barcollando

σφαλλόμενος έρχομαι.

19. Sono affamato Μ>.

Mi prende la fame

λιμός με λαμβάνει.

>64.

Non ho nulla da mangiare

ούκ εχω καταφαγειν.

>65.

E divorato dalla fame

>66. M uoio di fame >67.

Le do qualcosa da mangiare (da bere)?

>6& Dammi qualcosa da mangiare

βουλιμίφ. άπόλωλα ΰπό λιμού. φέρε ri σοι δώφαγείν; (πιεϊν:). δός μοι φαγεϊν.

M9.

A ndrò a pranzo

βαδιούμαι επί δεϊπνον.

ito .

Non ancora hai pranzato?

ούπω δεδείπνηκας:

47

>71. N o

μ ά Δ ί'έγώ μ έν ού.

>72. Devo andare a pranzo

δετ με χω ρόν etti δεϊπνον.

>7>. Vada subito a pranzo

άλλ* έτιχ δεϊπνον ταχύ βάδιζε.

>74. Egli va a pranzo

èra δεϊπνον έρχεται.

>75. 11 pranzo è servito

τό δεϊπνον έστ’ επεσκευασμένον.

>74. 1) boccale

το κύπελλον.

J77. Il piatto

τόλεκάνιον.

>78. La coppa

τό τρυβλίον.

>79. Il coltello

το μαχαίριον.

wo. La forchetta

τό περόνιυ*.

mi. li tovagliolo

τό χειρόμακτρον.

20. Pasto

M2. Ti invito a colazione

εκ' άριοτον καλώ σε.

w>. Mi ha invitato a colazione

επ' άριστόν μ* έκάλεσεν.

mm. Noi dunque avremo un banchetto

εύωχησόμεάα ήμείς γε.

>es. Contavo sulla sua presenza

έλογιζόμην εγώ σε παρέσεσύαι.

um.

άριστά-

Egli fa colazione

>87. C*è arrosto

πάρεση κρέα ώητημένα

μ*. Patate e contorni di verdure

γεώμηλα* και λαχανικά*.

ww. Arrosto di vitello

(κρέα) μόσχεια.

>9a Arrosto d i bue

βόεια.

>9i. Arrosto di maiale

χ ο ίρ ο α.

•48

m . C c arrosto di agnello con patate m . A rrosto di capretto

πάρεση (κρέα) άρνεια μετά γεωμήλων*. έρϊφεια.

m Coscia

χωλή.

w . Arrosto di lepre

λαγφα.

m . Arrosto di uccelli

όρνίόεια.

197. Carni di anguilla

έγχέλεια.

m . Non gradisco le anguille, preferirei mangiare carni di volatili >99.

Q ueste le mangio molto volentieri

«η. Questo l’ho m angiato ieri

ού χαίρω έγχέλεσιν. ά λλ’ ήδιον άν φάγυιμι όρνίύεια. ταυτα γάρ ήδιστ' έσύίω. τούτο χύέςειραγον.

401. Mi p o n i dei tordi!

(pepe δεύρο κίχλας έμοί.

402. Prenda e assaggi!

γεύσαι λαβών,

4i». Mangi questo!

φάγε τουτί.

404. No, non mi giova per nulla

μά τον Δία. ού γάρ ούδαμώς μοι ξύμφορον.

4i». Mandi giù questo!

έντραγε τουτί.

40b. Non costringiamo affatto

ού προσαναγκάζομεν ούδαμοτς.

407. Le carni sono dolcissime

τά κρέα ήδιστά έσην.

400. Com 'è buono!

ώς ήδύ.

409. Com ’è buona la salsa

ώς ήδύ τό κατάχυσμα.

4ia Ne gradisco ancora

έν έτι ποθώ.

4ti. Mi dia un poco di pane!

δός μοι δήτα όλίγον η άρτου.

412. E un poco di salsiccia e purè di piselli

καί χορδής τι καί έτνος πισινόν.

4i). Il dessen

τό έπίδειπνον.

49

<14. Q uale dessert vogliamo prendere?

τί έπι&ιπνήσομεν;

4i5. F oni ancora un poco di pane bianco con formaggio svizzero!

παράόες έτι ολίγον τι άρτου πυρίνου μετά τυρού 'Ελβητικού.

416. Le focacce sono cotte

πόπανα πέττετοα.

«i?. Prenda anche una fetta di torta grassa

λαβέ και πλακοϋντος πίονος τόμον.

418. Grazie mille! (No!)

κάλλιστα· επαινώ.

419. Anche per me è sufficiente

κάμοί γ ’ άλις.

4M. Porta il vino (bianco, rosso)

φέρ* οίνον (λευκόν, έρυόρόν).

421. Q uesto vino ha un buon odore

οσμήν εχει ό οίνος όδί.

422. Bevo volentieri questo vino

ήδέως πίνω tòv οίνον τονδί.

42>. È sopravanzato il vino

οινός έστι περιλελειμμένος.

424. Q uanto?

πόσον τι;

425. O ltre la metà

υπέρ ήμισυ.

426. C he me ne faccio?

τί χρήσομαι τούτη»;

427. L o porti via

id i λαβών τούτο.

B. A scuola 21. Nella scuola

<28. E tem po di andare

ίέναι ώρα ooi έστιν.

4». È tem po di andare a scuola

ώρα è o tιν εις τό γυμνάσχον βαδίζειν.

4». Im paro ancora adesso a m emoria

èτι καί νυν μελετώ.

4», O ra posseggo la mia lezione

ήδη κατέχω τήν έμήν άνάγνωσιν.

50

4». O ra ho imparato il compito che mi è stato assegnato

ήδη έμαϋον, δπερ ειληφα.

4». N on potresti giungere prima a scuola?

ούκ αν φόάνοις εις τό γυμνάσιυν ιών;

4M. Non indugiare! Fa’ presto

μή νυν fkottpipc. - σπεύδέ νυν

4M. Non puoi più perdere tem po

Ò καιρός έσ π μηκέτι μέλλειν.

4)6. Non preoccuparti

μή φρόνησης.

4)7. Non temere

μηδέν δείσης.

4M. Non aver paura

μηδέν φοβηόής.

4>9. Buon giorno, compagni di classe!

χαίρετε συμμαόηταί.

440. Datemi il mio posto

τόπον έμοι δότε έμόν.

441. Il banco

τό βάόρον.

442. Fammi posto

σύναγέ σε (σεαυτόν).

44). Q uesto è il mio posto

έμός όδε ό τόπος εστίν.

22. Giungere troppo tardi

444. O rsù preghiamo

άλλ' εύχώμεόα.

445. Forse sono giunto troppo tardi?

μών ύστερος πάρειμΐ;

44& Sono giunto troppo tardi!

ύστερος ήλβον.

447. Santo cielo! - Ahimè sciagurato!

“Απολλον αποτρόπαιε. - οΐμοι κακοδαιμων.

448. Sciagurato!

κακοδαίμων εγώ.

449. O him è infelice!

οιμοι τάλας.

4M. D onde viene [veramente]?

πόόεν ήκειςέτεόν:

451. Lei è venuto di nuovo tardi!

ύστερον αύό ις ήλόες.

51

452, Per quale motivo Lei è giunto di

του ‘έ νεκα τη vi κάδε σφίκου;

buon ora? 4$). Non sono ancora le otto 454.

Lei e giunto dopo il suono della campanella

ού γάρ πω έσήμηνε την όγδόην. ύστερος σύ ήλθες του σημείου.

455. N on si arrabbi; il mio orologio non è preciso

μή αγανακτεί *τό γάρ ώρολό· γιον μου ουκ όρύώς χωρεϊ.

456. Davvero? M e lo mostri!

αληθές; αλλά δε'ίξον. {non; άληθές;)

45?. Si segga!

κάόιζε (per cs. Ar., Thesm. 221; Ran 197; S u b . 254). 23. Compiti scritti

45g, Su. che io veda che cosa ha scritto

φέρ' ιδω. τι ούν έγραψας.

459. ECCO

ιδού.

460i Q uale argom ento tratta lo scritto?

έστ'ι δε κερί τού τά γεγραμμένα;

461. Porti il quaderno, perche possa leggere

φέρε το βιβλίον,Ίν' άναγνώ.

462. Su. che io veda che cosa contiene

φέρ'ίδω, τί ένεστιν.

465.

έχεις μολύβι*:

H a una matita?

464. Q uesto rho è tracciato male

τό ρω τουτι μοχθηρόν,

465. Che tipo di lettera è questa?

τουτί τί ποτ' έστί γράμμα:

466. Lei non è accurato

ούκ επιμελής ει.

467. H a scritto (composto) questo da solo?

αυτός σύ ταϋτα έγραφες:

46*. Q ueste cose sono state composte da me. ma corrette da mio padre

συντετακται μέν ταϋτα ύπ’ εμού, διώρθωται δέ ύκό τού πατρός.

52

μ

. H a toccato tutto e non ha tralasciato nulla?

ή πάντα έπελήλυΰας κούδέν παρήλύες;

470. Almeno credo

δοκε'ίγούνμο».

471. Q uesto non c e

ούκ ενεστι τούτο.

47*. Non ho dorm ito di notte, ho lavorato fino all’alba sul mio discorso

ούκ έκάΟευδον τήν νύκτα, αλλά διεπονούμην προς φώς περί τον λόγον.

47). lo lo so come la Ixi

τούς τρόπους σου ί σ τ α μ α ι ,

474. Q ui Lei ha detto due volte la stessa cosa!

ενταύθα δίς ταύτόν είπες.

47). i rin da principio Lei ha commesso un colossale errore

εύόύς ήμάρτηκας ύαυμασίως ώ ς

47S. 11 Suo compito presenta venti errori

έχει tò σόν έικυοιν αμαρτίας.

477. Le sfuggono molti argomenti

πολλά σε λανθάνει.

24. Questioni grammaticali

47». Andiamo avanti

idi νυν.

479. Voglio interrogarLa p er vedere come sta Lei in greco.

βούλομαι λαβείν σου πείραν, όπως έχεις περί των Ελληνικών.

4M. Q ual è il genitivo di questa parola?

ποία έστίν ή γενική τούτης τής λεξεως:

481. 11 nominativo, il dativo, l'accusativo, il vocativo?

ή ονομαστική, δοτική, αιτιατική, κλητική:

48*. Errato!

μή δήτα.

48>. Il genitivo di questa parola è disusato

ή γενική τής λέξεως ταύτης άχρηστός έσην.

484. Molto bene

όρύώςγε.

53

m . Qual c il presente indicativo di questo verbo?

486.

Questo m e lo voglio segnare

ποϊός έστιν ó ένεστώς (χρόνος) τής οριστικής τού ρήματος τούτου; μνημόσυνα τούτα γράψομαι.

4ì 7. Prendo nota di questo

γράφομαι τούτο.

4ML II congiuntivo, l’ortativo, l’imperativo

ή υποτακτική, ευκτική, προστακτική.

4S9.

L’infinito, il participio

ή άπαρεμφατος, ή μετοχή.

490.

L’imperfetto, il perfetto

6 παρατατικός, Ò παρακείμενος.

491.

Il piuccheperfetto, l'aoristo

ό ύπερσυντελι κός. αόριστος.

492.

Il futuro (primo, secondo)

ό μέλλων (πρώτος, δεύτερος).

49>. L'attivo, il passivo

τό ένεργετικόν. παθητικόν.

494. Non pone correttam ente l’accento

ούκ όρόως τονοΐς.

491.

L ’accento (acuto, grave, circonflesso)

ή κεραία (ή όξεΐα, βαρεία, περισπωμένη). δεί τού άρθρου.

4%. O ccorre l’articolo

25. Risposte errate 497.

Presti attenzione!

498- Risponda alle dom ande poste 499.

Risponda con precisione!

πρόσεχε τόν νοΰν. άπόκριναι. art* αν έρωμαι. άπόκριναι σαφώς.

soo. Parli ad alta voce!

λέςον μέγα (per es. Ar., Vesp. % 3 , anche Plat.. Protag. 310 B).

mi .

άποκινδύνευε λεπτόν τι καί σοφόν λέγειν.

54

Tenti di dire qualcosa di perspicace e di saggio

J02. Prego potrebbe dire altro!

λέγοις αν άλλο,

so>. Continui a parlare!

λέγε, ώ 'γαβέ.

w . Sembra che Lei non abbia che cosa dire

άλλ'ούκ έχειν εοικας, δτι

505. Perche tace?

τί σιωπάς,

5K. Mi dica che cosa vuoLe dire

είπέμυ ι,δτι λέγεις,

λίγος.

m Perché parla insensatamente?

τί τούτα ληρείς;

so*. Lei ciarla invano

άλλως φλυαρεί ς,

so*. O m io caro è tutta un'altra cosa!

ου ταύτόν, ώ τάν.

510. Non Le chiedo questo

ού τοΰτ* ερωτώ σε.

su. Risponda alla mia domanda (dopo l’interruzione)

καί μήν έπερωτηΛείς άπόκριναί μοι.

512. Lei parla per enigmi!

δι'αίνιγμώ ν λέγεις,

su. Dice sul serio o scherza

σπουδάζεις ταΰτα ή παίζεις;

514. Non dica sciocchezze!

ούδέν λέγεις μήλάλει.

515. Non parli a vanvera

ί σ»γα i σιώπα

5I& Taccia! si?. Vuole stare zitto?

ού σιγήσεις;

si* Stolto!

ώμώρε σύ.

26. Un’illustrazione

si«. Voglio mostrarvi un’illustrazione

εικόνα ύμίν έπιδείξω.

52α G uardate giù!

βλέψατεκάτω.

521. G uardate su!

βλέπετε άνω.

55

J22. Verso dove guarda?

not βλέπεις:

sa.

Lei guarda verso un’altra pane

έτέρωσε βλέπεις

su .

Guarda qui!

δεύρο σκέψαι.

525. Eppure avverto uno strepito di dietro

και μην αισθάνομαι ψόφου τίνος έξόπισΟεν.

526. Davanti

έν το) πρόσθεν.

527. La smetta di dire sciocchezze!

παύσαι λάλων.

52β. Basta con le ciarle!

οΰ μη λαλήσετε;

27. Poeti greci

529. Mi reciti ora il più bel passo dell’Antigone

έκ τής 'Αντιγόνης τό νύν είπε τήν καλλΐστην ρήσιν άπολέγων.

sm.

L'inizio dell’Odissea

τό πρώτον τής 'Οδύσσειας

sm.

Qual è il significato di questo passo? τί νοεί τούτο;

552. Lei e posseduto da un cattivo genio

κακοδαιμονϋς

555. Com’è ingenuo!

ώς εύηθικως

554. Dove ha la mente?

πού τόν νούν έχεις;

555.

παραφρονείς

Lei e fuori di senno!

55*. Sofocle non ha concepito questo passo come lo intende Lei. Rifletta meglio!

τήν ρήσιν τούτην ούχ ούτω Σοφοκλής ΰπελάμβανεν. ώς σύ υπολαμβάνεις, όρα δή βέλτιον.

557.

σκόπει τό ρήμα τούτο.

Consideri questa espressione!

550. ήκω ha lo stesso significato di κατέρχομαι

ήκω ταύτόν έστι τώ κατέρχομαι.

559. Che significa?

τίςόνού ς

56

mo.

O ra Lei dice assennatamente

τουτί φρονίμως ήδη λέγεις,

mi.

O ra ha compreso pienamente

πάντ'έχεις ήδη.

$4t H a bene collegato!

ευ γε ξυνεβαλές

$4$. Q uesto è il più bel dramma di Sofocle

τούτο δήπου κάλλιστον πεποίηκε Σοφοκλής

$44.

Sofocle c supcriore ad Euripide

Σοφοκλής πρότερός έστ' Εύριπΐδου.

$4$. Anche questi c un buon poeta

ό δ’ αγαθός ποιητής έστι και αυτός

$40. Non apprezzo Euripide

ούκ επαινώ ΕύριπίδηνμάΔία.

$4*. Non ricorda un verso di E uripidei

ούκ άναμιμνήσκει Ιαμβον Εύριπΐδου:

$4β. Conosce ciò abbastanza

τουτί μέν επιεικώς σύγ’ έπίστασαι.

$49. Lei si è nutrito attentamente di Euripide

Εύριπίδην πεπάτηκας ακριβώς.

sso. Dove ha imparato così bene queste cose?

πόόεν ταϋτ' εμαύες ούτω καλώς

$$i. 1lo trascritto molti passi di Euripide!

Εύριπΐδου ρήσεις έξεγραφάμην πολλάς.

$$2. Recitami qualcosa dei poeti più recenti

λέξον τι τών νεωτερων.

$$>. Non ne sono degni; tra questi infatti non potresti ancora trovare un autentico poeta

ούκ άξιοι είσι τούτου, γόνιμον γάρ ποιητήν ούκ άν έτι ευροις έν αύτοίς

$$4. Q ual è il Suo giudizio su Eschilo?

περί Αισχύλου δε τίνα έχεις γνώμην:

$$$. Eschilo lo ritengo prim o tra i poeti

Αισχύλον νομίζω πρώτον έν ποιηταίς.

$$6. Conosce questa poesia di Simonide?

έπίστασαι τούτο τό ςίσμα Σιμωνίδου;

57

957. Benissimo

μάλιστα.

558. Si, certamente

εγωγε νή Δία.

5». VuoLc che la reciti tutta?

βούλει Adv διεξέλόω;

sto. Non ce n ’è bisogno

ούδενδεί.

m i.

Q ual c Ü nome di questo m etro?

το φσμα οΰκ έπισταμαι.

542. N on conosco la poesia m i.

όνομα δέ τούτω τφ μέτρω τί έστιν;

Passerò ora alla seconda parte della tragedia

kcù μήν ò li

το δεύτερον τής τραγωδίας μέρος τρέφομαι.

28. T radurre 54«. Cercate nel libro il capitolo dedicato a Socrate. È il nr. 107

ζητήσατε τό περί Σωκράτους λοκάντες τό βιβλίον. έστί δί τό εκατοστόν kcù έβδομον.

M5. O ra prestate attenzione

άλλά προσέχετε τον νουν.

566. Traduciam o oralm ente in greco

λέγωμεν ελληνικως ταύτα μεταβάλλοντες

567. Cominci, N.

ΐό ι δή, λέγε, ώΝ.

568. Mi compiaccio della Sua traduzione

ταύτά μ ' ήρεσας λέγων,

Chi Le ha insegnato la lingua greca?

τις σ ’ έδίδαξε τήν ελληνικήν φωνήν;

sto .

Continui

λέγε (imp. pres.)

571.

Q uesta traduzione è perspicace

τούτ' otti δεξιόν.

μ

*.

572. Continui Lei

λέγε δή συ, ώ 'γαόέ.

57>. Traduce in m odo m aldestro

σκαιώς ταύτα λέγεις

574. Q uesto c u n vocabolo ionico

τούτ'έστ' Ιωνικόν τό ρήμα.

58

s ts.

Lei traduce in dialetto ionico

'Itovi κιώς λέγεις.

S7*.

Vediamo, come vuole tradurre?

φέρε δή. τι λέγεις;

777. Si sbrighi e traduca 778.

ά λλ' άνύσας λέγε.

Con Lei non c e niente da fare

sn. È mio dovere dirige ciò sm

.

σύγ' οΰδέν ci. δικαίως & τούτο σοι λέγω.

Lei non è in grado di dire nemm eno tre parole senza comm ettere errori

<Κ>γάρ ουδέ τρία ρήματα έλληνικώςείπείν οιός τ' εί πριν έξαμαρτείν.

sei. Si fermi!

παύε.

sai. Traducete p er iscrìtto questo passo!

καί μεταγράφετε αυτό τούτο ελληνιστί.

ss). Anche il seguito

καί τόέξή ς (Plat., Menex. 241 A)

sm

.

Avete capilo?

μανθάνετε; πάνυ μανϋάνομεν.

sas. Certamente! sm

.

το έργον.

Il compito

sa?. Prenda il libro e legga!

λαβέ το βιβλίον καί λέγε.

see. Alla malora! Che rabbia per il fatto che h o dimenticato di portare U libro

ές κόρακας, ώς άχύομαι. ότιή έπελαόόμην τούς χάρτας (το βιβλίον) προσφέρειν.

589.

χρήσόν τί μοι γραφειον καί χάρτην.

Prestami una penna e un quaderno!

29. Occupato

sso. O gnuno si reca al lavoro

πας χώρο πρός έργον.

sot. Che cosa dobbiam o fare (noi due) d ’ora in poi?

άγε δή. τί νφν έντευόενί ποιητέον;

59

to .

ταυτι δέδραται.

Q uesto e stato fatto

m . Farò questo

ταυτα δράσω,

to .

μελήσει μοι ratita ,

Mi occuperò di questo

sw. Ecco tutto ciò di cui hai bisogno to

Hai tutto ciò di cui hai bisogno?

f9j. Sì, h o tu tto ciò che mi occorre

ιδού πάντα. ών δέει, άρ' έχεις άπαντα, à δει; ju iv ta νή Δία πάρεσή μοι. όσων δέομαι.

548. È un lavoro semplicissimo

«pauXótatov έργον.

599. Q ual e Io scojx) del vostro lavoro?

iv a δή ti toùro δράτε;

too. Cosi il lavoro procede molto meglio

χωρεί το πράγμα οϋτω πολλψ μάλλον.

tot. Sii diligente ne) lavoro

τώεργω πρόσεχε.

miì .

μή ποιεί, άπερ οί άλλοι δρωσιν.

Non fare le cose che fanno gli altri!

60). Il lavoro non procede

ού χωρει τούργον.

mm.

τί δαί ποιήσεις:

D unque, cosa farà?

60). O ra tocca a voi

ύμέιερον έντεύβεν έργον.

to .

συλλαμβάνου. εί μή σε τι κωλύει.

Assistimi, se non hai (ora) impedimenti!

ού σχολή (μοι).

607. Non ho tem po

30. Lode e richiamo

eoe. Che cosa pensa di questo alunno, rettore?

τι ούν έρεΐς περί εούτου τού μαόητού. ώ γυμνασίαρχε:

609. Non è sciocco

ού σκαιός άνόρωπος.

610. Non mi sembra essere sciocco

ού σκαιός μοι δοκεί rivea.

611. No, mi sem bra (piuttosto) abile

δεξιός μεν ούν έστιν.

612. E studioso e perspicace

και φιλομαθής καί άγχίνους.

60

6 I J.

Come si presenta l’altro?

ó δε έτερος πο(ός τις:

614. E di cattivo stampo

«orì του πονηρού κόμματος.

61)

αλλά προς τούτον μεν ύστερός έστί μοι λόγος.

616.

. Ma con costui parlerò più tardi Infatti e smemorato e lento

έπιλήσμων γάρ εστι κάι βραδύς

617. E non è diligente

και ούκ επιμελής έστιν.

618.

ήλιθιώτατός έστι πάντων,

E il più sciocco di tutti

*19. Si è trasformato totalmente

πολύ χάνυ μεΟέστηκεν.

620.

Lo so

οιδα τοι.

621.

Prenderemo qualche provvedimento utile

ποιήσομέν τι τών προύργου.

622. È sciocco, pigro e ingordo

ηλίθιός τε και αργός και γάστριςέστίν.

62 )

μελαγχολώ

. È tutto matto

*24. ('ome si presenta A.?

ό 6ε Ά. πώς παρέχει το εαυτού:

621.

Nella misura in cui è capace

καθ' όσον οιός τ' έστίν.

626 .

In modo appropriato

επιεικώς

627. (Voti dei compiti scrìtti):

1.

εύγε.

lb.

καλώς

2a.

ακριβώς

2.

όρθώς.

2b.

επιεικώς.

3a.

μετρΐως.

3.

μέσως.

3b.

φαυλως.

4.

ούκόρθώς

61

31. Cantare

638. Canta qualcosa!

$σόν ti.

6». Non so cantare

μελιρδείν ούκέκίσταμαι.

tM. Cantateci una canzone

μέλος τι <£βατε.

6M. Cosa pensate dì cantare?

τί επινοείτε qtöeiv;

6 )2 .

Cosa vogliamo cantare?

άλλα τί δήτ’άδωμεν;

6)>. Dica cosa gradisce ascoltare

είπέ. οίσπσι χαίρεις.

4M. Un bei canto!

ώς ήδύ το μέλος.

6)5. Canteremo un'altra canzone

έτερον άαόμεόα

6)4. Mi consenta di cantare un canto a solo!

έαβόν με μονφδήσαι.

6)7. Canta quanto vuoi

άλλ' <*δ' όχόσα βοΰλει.

6». Smettila di cantare!

παύσαι μελωδών.

6)». Canti sempre soltanto il vino

ούδεν γάρ μδεις χλήν οίνον.

640. Mi piace

τουτί μ' άρέσκει.

641. Le piace questo?

σέ δέ τούτ' άρέσκει:

642. Non dimenticherò mai quello che Lei ha appena cantato

δσα άρτι ήσας. ου μή έπιλάΟωμαί ηοτε.

64). Io canterò ancora un canto

έκόσομαι μέλος τι.

32. Ordini militali 644.

Alle armi!

άγε είς τά όπλα.

645.

Adunata!

εις τάς τάξεις καόίστασόε.

646.

Silenzio!

σιωπή.

647.

Distanza!

διάστηάι.

62

we. In riga!

ζύγει.

μ».

άνω τα όπλα

Spall'arm!

6jo. Picd'arm!

Οέσόε τά όπλα.

6 *1.

επί δεξιά κλϊνον.

Fianco desiro-destr!

6

επ' αριστερά μεταβαλού.

65$. Avanti, marsch!

πρόαγε.

6*6. Battaglione, alt!

εχον ούτως.

6 *2.

Fianco sinistro-sinistri

έπ’ αριστερά κλϊνον.

65*. Dietro-lront! *4. Alienti!

είς ορθόν άποδος.

6*7. In fila per due. marsch!

έπί κέρως εις δύο πρόαγε.

6*a In linea, marsch!

επί φάλαγγος πρόαγε.

65«. Di corsa!

δρόμω.

660.

Marsch, urrà!

δρόμω πρόαγε άλαλό.

661.

Lei ha ragione

662.

Lei ha veramente ragione

33. Lei ha ragione

εύ λέγεις. εύ τοι λέγεις.

66*. Potrebbe forse aver ragione

ίσως άν τι λέγοις

664. Ha totalmente ragione

εύ πόνο λέγεις.

66*. Lei sembra aver ragione

εύλέγειν σύ φαίνει.

666. Penso che Lei abbia ragione

εύ γε μοι δοκεις λέγειν.

667. Questo è anche il mio punio di vista

συνδοκεί ταύτα κάμοί.

*68. Anche a me sembra ciò

τούτο μέν κάμοί δοκεϊ.

669. Ciò è evidentissimo

τούτο περιφανέστατον.

670. Giusta osservazione

δίκαιος ό λόγος.

63

671. Sono convinto

πείθομαι (pores. Ar., Flut. 31: Plat., Prot. 316 A).

672. Come sembra

ώςέοικεν.

67J. Vi sono molte prove di ciò

τούτων τεκμήριά ènti κολλά,

6?4. Ix) evinco dai fatti

έργφ τεκμαίρομαι.

34.

671 Sì (senza dubbio!)

νή Δία.

676. Sì davvero!

νή τούς ύεούς. - νή τόν Νοσείδώ.

677. Giustissimo!

μάλιστα γε. - κάνυ.

678. Molto giusto

κομιδη μεν ούν.

679. Naturalmente!

εικότως - είκός γάρ.

680.

Sì naturalm ente!

εικότως γε(νή Δια),

681.

Certissimo

εύίσό' δτι.

682.

Io? Lei piuttosto!

εγώ; σύ μέντοι.

6s>. Può essere!

ούκ ο’ιδα.

681.

εοικεν.

Può darsi!

685. Nessuna meraviglia!

κού όαυμά γε.

686. Ciò non meraviglia affatto!

και βαύμά γ' ούδέν.

687. Giusto!

ευ λέγεις,

688. E non Io sai?

ούκ οΐσόα:

35. No!

689. Νθ !

ού μά Δία.

690. No, io non

μάΔί'έγώμεν ού.

64

m i.

No. m a ...

ουκ· ά λ λ α ...

692. N o certamente!

μή δήτα.

69». Non fare ciò!

μή νυν ποίησης.

694, Non ancora!

μή δήτά πώγε.

699. N o, a m eno che (ciò non accada)

ουκ. ήν μή (τούτο γένηται ).

696. Niente affatto!

μηδαμώς.

6W. Non ve n e bisogno!

ούδένδεί.

698. No certamente

μά Δ ί'ο ΰ μέντοι.

699. Purtroppo no [= magari piacesse al ciclo che]

t*i γάρ ώφελ(ον).

;uo. Sei ragionevole! (rifiutando ironicaipente)

σωφρονεις. - δεξιός εΐ.

;m. Niente affatto!

ήκιστα

tot .

Per nulla!

ήκιστα γε.

70J. N eppure per sogno!

ήκιστα πάντων.

τα*. No! Nem m eno se vi impiccate!

ούκ άν μά Δία. εί κρέμαισόέ γεΰμεϊς.

Tot. C rede che io sia pazzo?

μελαγχολάν μ’ ούτως οίει:

706. La faccenda non sta così!

ούχ ούτος ό τρόπος.

707. E nondimeno

άλλ'δμως.

too

Lei non ha ragione!

ούκ όρβώς λέγεις.

709.

Sciocchezze!

λήρος.

710.

Non dica cretinate

ούδέν λέγεις.

Tu. Ma è tutta un’altra cosa!

ά λλ' ου ταύτόν.

712. Ma non è la stessa cosa!

άλλ' ούκ είπας ομοιον.

*15. Non posso crederci!

ού πείθομαι.

65

C. Commercio · mestieri 36. Egli vuole soldi

714. Se il contadino ha denaro, lo ha tu tto il m ondo

ευ φερομένης tifc γεωργίας ερρωνται κοά a i άλλαι τέχναι άπασαι (Xen., Oec.

7i*. H a tutto ciò di cui ha bisogno

έχει άπαντα, à δει.

7U. Chiede di avere qualcosa

a ltr i λαβείν ο

7*7. Cosa desidera?

του δέη*.

5.17).

ne. Lei perché è venuto qui?

j

τού δεόμενος ήλθες ένόαδί; ή κειςκ ατάτί;

7i*. Per quale ragione Lei è qui?

èri ti π άρα δεύρο.

in . La prego, mi presti venti marchi!

δάνεισόν μοι προς τών Οεων είκοσι μάρκα*.

721. Mi ci costrìnge la necessità

ή ανάγκη με πιέζει.

722. No!

μ ά Δ ί'εγώ μενού.

72*. Lei ha quanto Le occorre

έχεις ών δέει.

724. Mi aiuti, per favore!

ούκ άρήξεις.

72*. Abbia pietà di me!

οϊκτειρόνμε.

724. Cosa vuol fare col denaro?

τί χρήσει τφ άργυρίφ.

727. Salderò il conto col calzolaio

αποδώσω τφ σκυτοτόμψ.

72*. D onde prenderò il denaro?

πόθεν το άργύριον λήψομαί;

72*. Ecco, lo prenda!

ιδού τουττ λαβέ.

734, La ringrazio molto!

εύ γ'έποίησας.

7)i. Il ciclo Le m andi mille benedizioni!

πόλλ' άγαόά γενοιτό σοι.

66

m . Non si arrabbi mio caro!

μή άγανάκτει ώ yaOé.

7)i. Abbia bontà c non parli più di questo!

οισό* ò δρόσον; μή διαλέγου xrpt τούτου μηδέν.

7M.

Ma Le pare?

άλλ’ ώ 'yafie.

37. II venditore ambulante

m . lìd ecco di nuovo qui l’ebreo!

και μήν όδι εκείνος ο Ίουδαϊος.

7Ml Bei borsellini! Cravatte! Coltelli!

βαλάντια καλά, λαιμοδέτια*. μαχαίρια.

7)7, Q uanto pago per questo?

τί δήτα καταύώ τουτουί.

7M. D ue m archi e cinquanta centesimi

δύο μάρκα* και πεντήκοντα.

lì*. No, questo è troppo [lett. «un p o ’ di m eno»)

μά Δ ί\ άλλ' έλαττον.

740. Mi dia due marchi!

δύο μάρκα* τελείς:

741. Prenda un marco e mezzo

λαβέ μάρκο* καί ήμισυ.

742. Q uanto costano i borsellini?

πώς to βαλάντια ώνια:

74). Per quattro marchi ne avrà uno bellissimo

λήψει τεσσάρων μάρκων* *άνυ καλόν.

744. Lo riprenda, non lo acquisto. Lei vuole guadagnare troppo

άχόφερε- ούκ ώνήσομαι. κερδαίνειν γάρ βουλή πολύ.

'4*. Q uanto offre?

α ύτόςσύ τί δίδως:

744. Q uanto offro? Pagherei

ότι δίδωμί; δοίην άν δύο μάρκα*.

due marchi! 747. Lo prenda, è preferìbile questa

cifra che non guadagnare nulla 74». Non ci libereremo di costui!

εχε ιοί νυν- κρείττον γάρ εστιν ή μηδέν λαβείν. άνόρωχος ούκ άπαλλαχύήσεται ημών.

67

749. Q uesio coltello non serve a nulla;

non lo acquisterei nemmeno per un marco

ούδέν έστιν ή μάχαιρα- ούκ άν κριαίμην ούδ* ενός μάρκου*.

750. H o pagato una volta tre marchi per questo

αυτός άντέδωκα τούτου so w τρία μάρκα’

751. N on ci guadagno nulla

ούδέν μοι κεριγτγνεται.

752. Veramente?

αληθές;

*5). Lo giuri!

όμοσον.

7)4. Per gli dèi, no!

ού μα τούς θεούς,

?5$. Lo venda ad un altro!

πθάλει τούτο άλλω τινί.

75«. Voglio acquistarlo da Lei

ώνήσομαί σοι εγώ.

757. Prenda il denaro

έχε δή τάργύριον.

758. ECC O

ταύτα δή.

759. H o pagato tre marchi

άπέδωκα οφειλών τρία μάρκα*.

7«o. Λ Lipsia vendono la dozzina per venti marchi

έν Λειψία* κωλούνται κατά δώδεκα είκοσι μάρκου*.

761. Q uesto qui egli l’ha pagato un mi

τοδι άπέδού’ ένός μάρκου*.

3β. Dal sarto 762. Buon giorno! 76).

Buon giorno, Signore!

764, In che cosa posso servirLa? 765.

Cosa desidera?

χοϊρε, χαϊρε καί σύ. ήκειςδε κατά τί; τού δέει;

7«6. H o bisogno di giacca e pantaloni

δέομαι ιματίου τε και βρακών.

767. La camicia

ό χιτών.

768. Il cappello

όκϊλος.

68

je«. Η soprabito

tò επάνω ΐμάτιον.

770. Gli stivali

τά υποδήματα,

771. La calza

ή περνκνημίς.

7*2. Il fazzoletto

τό βινυμακτρον*.

77J. Q uanto le devo

ri «Alò ταύτα ώνούμενος:

774. Cinquanta marchi per la giacca

πεντήκοντα μάρκα * εις ϊμάτιον. είκοσι δ 'εις βράκας.

e venti per i pantaloni 777. Secondo il prezzo pattuito

καύάπερ τέως.

77i. F. molto bella questa giacca con questi pantaloni

κάλλιστον τοδι ίμ ά ο ο ν μετά βρακών.

777, Mi starà bene?

άρ* αρμόσει μοί:

778. Indossi, p er cortesia, il soprabito

κατάάου δήτα tò επάνω ίμάτιον.

77». Per favore si tolga la giacca!

άπόδυάι. άνηβο?Λ), Οοϊμάτιον. βούλει «ποδύεσάω άοιμάτιον;

780. Non indossa una giacca nuova

ού καινόν άμπέχει ιμάτιον.

78). No, il vecchio abito ha dei buchi

ού μα Δί'· ά λλ ' όπάς εχει τό τριβώνιον.

782. Che bel vestito ha ora !

ποιαν ήδη έχεις σκευήν,

787. La nuova giacca Le sta benissimo

à p ic e 'έχει tò καινόν ιμάτιον.

784. I la qualche rilievo da fare?

έχεις η ψέγειν τούτου;

785. Non mi sta bene

οΰ πρέπει μοι.

39. Calzature 78& C i vogliono i sandali

υποδημάτων δει.

787. Prendi questi mici!

τάμα ταυ τι λαβέ.

69

Calza prima questo

τούτο κρωτον ύκοδύου.

789. Calzalo finalmente!

άνυσον ύποδυοάμενος (Ar „Vesp. 1159,11681.

m . Togli gli stivaletti

άποδύου τάς εμβάδας (τάεμβάδια).

791. ('.alza questi

ύιτόδυύι τάσδε.

792. Le stanno bene?

exp'άρμόττουσιν;

79i. Sì, calzano benissimo

νή Δ ί\ άλλ’ άριστ' εχει.

794. Dove ha com prato il paio di stivaletti che calza?

κόύεν πριάμενος το ζεύγος έμβάδων τουτί φορείς:

79». Al mercato

έν αγορά.

796. A quale prezzo?

και κόοου;

797. A sedici marchi

έκκαίδεκα μάρκων*.

40. Al mercato della frutta

798. De \'0 andare al mercato

εις αγοράν ttéov μοι.

799. Perché?

τίνος ενεκα;

«io. Va al m ercato p er com prare l'uva

χωρει εις αγοράν έτη βότρυς.

801. La com prerò, se mi dai i soldi

ώνήσομαι. έάν συ μοι δφς τάργύριον.

802. Ecco prendi qualche spicciolo!

ιδού λαβέ μικρόν άργυρίδιον.

so». Cosa d ebbo com prare?

τί βούλει με ηρίασύαΐ;

8<m. A questo prezzo comprerem o pesche

ώνησόμεύα ιτερσικά τούτου τού αργυρίου.

eo». Comprami mele

άγόρασόν μοι μήλα.

a*.

άρμενιακά (μήλα).

70

Albicocche

βο<·

Fere

«08.

Fragole

χαμαί κέρασα*.

«09.

Verdure

λάχανα.

«10.

Castagne

κάστανα.

811-

Ciliegie

κεράσια.

817.

Noci

κάρυα.

811.

Nocciole pesche

λεπτοκάρυα.

814.

Pesche

περσικά (μήλα).

815.

Prugne

κυκκύμηλα.

816.

Arance

πορτοκάλια*.

am a.

817.

Ribes [uva spina]

φραγκοστάφυλα*.

818.

Ravanello

ραφανί&α.

819.

T utto il possibile

πάντα.

870.

Q uanto mi dà per questa cifra?

πόσον δίδως δήτα τάργυρίου:

«21.

Quindici per un marco

πεντεκαίβεκα τού μάρκου*.

872.

Q uanto costa oggi il burro?

πώς ό βούτυρος (τό βούτυρον) το νυν ώνιος;

82>.

È a buon mercato

ευτελής έστιν.

874.

Bisogna com prarlo a caro prezzo

δει τίμιον πρίασθαι αυτόν.

87».

Burro fresco, cam e fresca

χλωρός βούτυρος. χλωρόν κρέας.

876

Non ho com prato ancora nulla

ούδεν ήμπόληκά πω.

877.

Abbiamo fatto spese e torniamo ora a casa

οικαδ' ϊμεν έμπολήσαντές τι.

828

Il prezzo

ή ημή.

71

D. In sociati 41. Ballo

ew. Danza bene, non è vero?

καλώς όρχεϊ ται· ή γάρ:

su. Verissimo

μάλιστα,

usi. Resto anch’io incantato

κεκήλημαι έγωγε.

852. Danzerò con lei la polacca (il valzer, la danza scozzese, la danza francese, la quadrìglia)

όρχήσομαι μετ' αυτής τό Πολωνικόν (τόν στρόβιλον, τό Καληδονικόν. το Γαλλικόν, τόν τετράχορον).

e». Mi concede questo ballo, signorina?

δός όρχείσόαι τούτο μετά σου, ώ γόνοι <ώ κόρη).

8M. M olto volentieri

φόόνος ούδείς.

8)s. Per favore, si fermi, non ne posso più

παύε δήτ' όρχούμενος. άπείρηκα*ϊρ.

85«. Sono stanco

κέκμηκα.

β)7. Mi conceda ancora solo questo ballo!

εν μεν ούν τουτί μ ' έασον όρχήσασόαι.

858. Solo questo e nessun altro!

τούτο νυν καί μηκέτ* άλλο μηδέν.

s». È un piacere danzare con lei

ώς ήδύ μετά σού ό ρ χπσ ά α ι.

wo. Chi è p roprio quel signore fi. che guarda qui? Q uello che sta sulla porta?

τίς ποό' ούτος ό δεύρο βλέκων; ό έπί ταίς όύραις;

m i.

È mio marito

M2. Perché è così scuro in volto? M ).

È m olto geloso

aw. Facciamo finta di non guardarlo

72

εστίν ούμός άνήρ. τί σκυόρωπάζεί: σφοδρά ζηλότυπος έστιν. μή όραν δοκώμεν αυτόν.

ms.

Starò in guardia!

φυλάξομαι,

M4. Non bisogna fidarsi rroppo degli uomini

ούδέν γάρ πιστόν τοις άνδράσιν.

M7- È sposata da tre mesi

νύμφη «στχ τρεις μήνας.

ms.

Il m aestro di danza

ό όρχηοτοδιδάσκαλος. εις τό όρχηστοδιδασκαλετυν.

Μ·». Nella lezione di ballo

42. Un racconto sto. Senta, gentile signora. Le voglio raccontare una storia simpatica

άκουσον. ώ γόνοι, λόγον σοι βούλομαι λέξαι χαρίεντα.

sti. Avanti, racconti

id i δή. λέξον.

«μ. È vero?

τί λέγεις;

stt. Non posso crederci!

ού πείθομαι.

su. È meravigliata?

έθαυμασας;

stt. Mi racconta storie (fantastiche)!

μύθους μοι λέγεις.

sto. Non vuole narrare la verità!

τάληθές γάρ ούκ è θέλεις φράσαι.

«7. Se realmente Lei afferma cose vere, io non so che dire

είπερ όντως σύ ταύτ* αληθή λέγεις, ούδέν έχω είκείν.

sta. Stando al Suo racconto, sono cose che destano stupore

κατά τον λόγον, ον σί> λέγεις, ά ςία έστί θαυμάσαι.

8tt. Le racconti la faccenda!

λέγ* αυτή τό πράγμα.

sta. Dire = esporre

φράζειν.

m i,

τί προς ταύτα ειπεν.

(x»sa ha risposto a ciò?

842. Adduce pretesti

προφασίζεται.

865. Voglio raccontarvi una favola, c io è ...

μύθον ύμίν βούλομαι λέξαι ούτως.

73

43. Non lo SO tb*. N on so

ούκ οίδα,

865. Non ho nulla da dire

ούκ έχω φράσαι.

«66. Che decisione si potrebbe prendere?

jtoï τιςά ν τράπυιτο;

«67. Voglio appurarlo io stesso

γνώσομαι έγωγε.

868. Non so con esattezza

ούκ οίδ' ακριβώς,

869. No. per quanto ne so

ούχ. δσον γέ μ' είδέναι.

870. Non so con certezza come sta la cosa

ού σά<ρ’ οίδα, όπως εχει.

871. Lo SO

οΐδά rot.

872. Mi è noto!

μεμνήμεύα.

875.

οιδαμέντοι.

Lo so certamente!

874. Se Lei desidera saperlo, io lo dirò

ει δή έπι Ουμεΐς είδέναι. φράσω.

875. È possibile?

τίφής;

876. H o saputo ciò da fonte sicura

πέπυσμαι τούτο τών οάφ' ειδότων.

877. H a sentito parlare della faccenda?

άρ' άκήκοάς τι τού πράγματος,

878. Non ne sapevo (ancora)

τούτ* ούκ qSeiv έγώ.

879. Non senza ragione è di cattivo umore

ούκ έτος άρα λυπεί.

44. Il bello e II brutto sm

.

Veda c o m e bella questa!

ορα ταυτηνί, ώς καλή.

881. Chi è questa signorina?

τις nod' αύτηί.

882. Quella che indossa il vestito scuro?

ή τό φαιόν ένδυμα άμχεχομένη:

74

s». È la più bella di tutte (= la più fiorente di tutte)

πασών ώραιοτάτη έστίν.

twt. Chi mai può essere?

τίς καί έστί ποτέ;

gas. Q ualcuno di voi la conosce?

γιγνώσκει τιςύμών;

886 I o , SÌ

νή Δία έγωγε.

887. È mia cugina

εστίν ανεψιά μου.

88*. Come splende la sua bellezza!

otov τό κάλλος αύτής φαίνεται.

889. 1la un aspetto magnifico!

ώςεύχροεί.

sw. Ha uno sguardo dolce e bello

καί τό βλέμμα έχει μαλακόν καί καλόν.

891. H a m ani bellissime

καί τάς χείρας παγκαλας έχει,

892. lì ride dolcemente

καί ήδέως γελά.

89>. Sono innam orato dì questa fanciulla

έρως με εϊληφε τής κόρης ταύτης.

89«. Ma non ha nulla?

άλλ’ έχει ούδέν;

895. E ricca: ha un grande p atrim onio

πλουτεϊ μέν ούν· ουσίαν γάρ έχει συχνήν

896. Sai a chi somiglia? Ad A.

οισθ" ή μάλιστ* έοικεν; τή Ά.

897. Q ui c e una bella ragazza

ενταύθα μείραξ ώραία εστίν,

898. Chi è quella che sta dietro di lei?

τίς γάρ έσθ* ή όπισθεν αύτης;

899. Chi è? La signora Schulze

ήτις έστίν; Σχουλζίου γυνή,

wo. L'altra m ’interessa meno

τήςέτέραςμοι ήττον μέλει,

901. Infatti è brutta

αισχρά γάρ έστιν.

902. H a il naso schiacciato

καί σιμή (έστιν).

905. È imbellettata (truccata)

καί καταπεπλασμένη (έστίν).

904. Emana odore di profum o

όζει δέ μύρου.

75

w . Avverti un odorer*

όσφραίνει τι;

«ο«. Q uesto profum o non e delicato

ούχ ήδύ xò μύρον του ti.

4$. Il sig. Schulz· «ο?. Si chiama Schulze? Che tipo e questo Schulze?

Σχούλζιος αύτώ όνομα; ποιος ούτος ό Σχούλζιος;

9oe. Non lo conosce?

ούκ ο\σ0α αυτόν; ίού γΐγνώσκεις αυτόν).

909. No. sono infatti forestiero giunto qui da poco

ού μά Δία έγωγε. ξένος γάρ είμι άρτίως άφιγμένος.

oio. Egli ha un ruolo di prim o piano nella città

πράττει χά μέγιστα έν τη χόλει.

on. H a la barba

έχει δε πωγωνα.

912. Ed è anziano Uctt. «canuto»}?

κάι χολιος έστιν;

9it. D onde trac le sue risorse di vita?

πόάενδιαζη.

9u. L'uom o è diventato rapidamente ricco

ταχέως ό άνήρ γεγενηχαι πλούσιος.

919. Facendo cosa?

ή δρών;

916. H a dapprim a imparato un mestiere, poi è stato contadino, ora è mercante

χριώχυν μέν γάρ τέχνην nv' εμαόεν- ητα γεωργός έγένετο. νυν δ' έμπορός έστιν.

917. Egli è proprietario di una fabbrica

έργαστηριον έχει.

via.

Lavoratore

εργάτης.

9i9.

G iudice

δικαστής.

9».

D ipendente

υπάλληλος.

921.

Avvocato

σύνδικος.

76

φαρμακοπώλης

w.

Farmacista

42).

Banchiere

τραπεζίτης.

934.

Ufficiale

αξιωματικός.

929.

Discepolo

μ α όητή ς

92*.

Studente

φοιτητής.

927.

M aestro

διδάσκαλος

92*.

Professore

καθηγητής.

929. Viene dalla campagna

εκ τών αγρών έστιν.

9M. Viene dal vicinato

έκ των γειτόνων έστίν.

4)1. Mi annoia la sua compagnia

άχόομαι α ύτφ συνών εγωγε.

4)2. Non è d'indole cattiva

ού χονηρός έση τούς τροχούς

9)). C on quale arroganza è entrato!

ώς σοβαρός εισελήλυόεν.

4M. Non mi sembra civile comportarsi in questo m odo

ούκ άστειόν pot δοκει είναι τοιούτον εαυτόν χαρέχπν.

9)5. N.N. e davvero un gentiluomo

ό δε Ν.Ν. νή Δία γεννάδας άνήρ.

46. Quanti anni ha? 4M. Egli ha un'unica figlia

όυγάτηρ αύτφ μόνη ούσα τυγχάνει.

9)7. Q uanti anni ha?

χηλίκη έστίν:

4M. H a un anno più di te

χλειν ή ένιαυτω σου χρεσβυτέρα έστίν.

9)9. Ha più di vent anni

ύχέρ εικοσιν έτη γεγονυια.

940. Sci un giovane di diciannove anni

ο ύ δε άνήρ νέος εΐ έννεακαίδεκα ctcev.

77

941. Devi ballare con quelli che hanno m eno di [leu. «rientrano nei»] ventanni

δει ούν όρχείσθαί σε μετά τών εντός εϊκοσιν.

«42. Si è seduta qui vicino alle donne più anziane

ένταϋόα κάήητα» χαρά τούς χρεσβυτέραις γυναιξίν.

M). Dove? Mostramelo!

χοϋ; δείξον.

944. Com 'è abbigliata?

χοίαν τιν' έχει σκευήν;

ms.

Sua m adre è m ona dieci anni or sono

τέβνηκεν ή μήτηρ αυτής έτη δέκα (oppure έτος τουτί ενδέκατον).

μ*.

11 padre ha sessantanni

εξηκοντέτης έστίν αυτής όχατήρ. ό οίκος.

947. La famiglia

E. Felicità e pena d’amore 47. Desiderio d'amore

941 Cosa pensa della ragazza?

τί ούν έρεϊς κερί της μείρακος;

949. È priva di tutto, a paragone di Anna

ληρός έστι ταλλα χρός Ά νναν.

sso. Mi distrugge il desiderio di Anna

ίμερός με (oppure χόόος με) διαλυμαίνεται Ά ννης.

9SI. Sul serio?

ώ. ή λέγεις.

9)2. Sei stupito?

εόαΰμασας:

9)). Perché ti stupisci?

τί έόαόμασας:

9)4. Com 'è dolorosa per me la sua lontananza!

ώς άχύομαι αύτης άχούσης.

78

w . Non diventare folle!

μή αφρων γένη.

Mt. Mi sembra che il tem po sia lunghissimo, poiché non vedo una ragazza così bella

πάνυ πολύς μοι δοκει είναι χρόνος, δ η ούχ όρωαύτήν τοιαύτην ούοαν.

9)7. Non è qui

οΰκ ένόάδε έστίν.

«β. Se n ’è andata

άλλ’ έρχεται.

«is. Eccola

ή& προσέρχεται.

960. O ra finalmente la vedo

νύν γε ήδη καόορω αυτήν.

96i. È giunta {= si trova) qui già da un certo tem po

ήκει επιεικώς πάλαι.

iti. È una cosa inaudita!

άτοκον τουτί πράγμα.

96). Cosa ti capita?

τί πάσχεις:

964. Non vedi? N. corre dietro a quella e la saluta affettuosamente

ούχ όράς: Ν. ακολουθεί κατόπιν αυτής καί άσκάζεται.

96). M ’interessa poco

ολίγον μοι μέλει.

966. Q uella lo saluta

ή 5έ δεξιοΰται αυτόν.

9*7. O h povero me!

οίμοι κακοδαίμων.

96*. Sembra non vederti

ού δοκεί όρον σε.

969. Ha p orto la destra

ενέβαλε τήν δεξιάν.

970. Dai l’addio a questa!

τούτην μεν έα χαίρειν.

971. M e ne vado; voglio salutare la zia

ά λλ' ομι- κροσέρω γάρ τήν τη όίδα

972. L 'ho già salutala

έγώ δε προσείρηκα αυτήν.

97). Non è bello che Le» non mi abbia salutato

καλώς γε ου προσείπάς με (ironico).

79

48. Cosa davo fare? ti ποιεϊν &avott:

974. Cosa pensa di fare? 97*. Cosa si propone di fare?

ti μελλειςδράν;

97*. Mi dia un buon consiglio!

χρηστόν τι συμβούλευσον.

977. Cosa devo fare?

τί ποιήσω:

9?* Tem o che Lei si pentirà di ciò

οιμαί σοι τούτο μεταμελήσειν.

979. Stia attento a che lei non La sfugga

εύλαβου. μή εκφύγη ο ’ εκείνη,

9M. Tocca a Lei fare il resto

σόν έργον τάλλα ποιεϊν.

*fi. Cosa devo fare?

τί ουν κελεύεις δραν με:

4*2. Deve parlare con quella, non

δει διαλεγεσόαι αυτή, όταν τύχης.

appena le capita «a». Infatti voglio fare p roprio questo

τούτ' αυτό γάρ καί βούλομαι.

**4. Ma non ancora ne ho avuto l’occasione

ά λ λ 'ο ύ κ ίσ π πω εν τουτω tà πράγματα.

La faccenda e pericolosa

ένι κίνδυνος έν τώ πράγμαη.

9S*.

w*. È una faccenda difficile!

χαλεπόν tò πραγμα.

**7. Non si preoccupi

μή φροντίσης.

»a*. Non temere

μήδέδιάι.

«89. Non temere, mio caro

μηδέν δέδιόι,ώ tav.

9«e. Non Le capiterà nulla

ούδέν (γάρ) πείσει.

J

991. Non dipende da m e, m io caro

ούτούμόνέμποδώ νέσται. ώτάν,

J

992. Mi prenderò cura di ciò

μελήσει μοι τούτο γε.

'

49. Su! Cor

*k> !

9«). Si affretti

σπεύδε νυν. επειγε νυν.

9*4. Si sbrighi, dunque!

ουκουν επείξει.

80

(

e t. Non indugi!

μήβράδννε.

m . Faccia in fretta!

òvue.

ψη. E faccia in fretta dunque!

OVMCάγύσεις

«a. Non occorre che Lei indugi

ούμέλλειν χρήσε.

m . Senza perder tem po

μήδιατρίβωμεν.

ιαοο. Non perda tempo!

ο ύ μ ή διατριβής:

looi. O ra è il momento!

νυν ό καιρός.

tooi. Almeno tenti

ά λλ' ούν πεπηρασόωγε (per es. Ar., Vesp. 1129)

ioo>. Voglio farlo d a n d o lx ascolto

δράσω Toivuv cot χιο υ νο ς

loo«. Tenterò

χηράοομαι.

looi. Anche se debbo morire!

κάν δέη μ ' άκοόανείν.

ioni. Ma sto facendo ciò

άλλα δρω tonto,

loo:. Siamo già a questo punto!

ήδη ’c t i τούτ’ εκείνο.

looa. E se dice no e non vuole?

κάν μή φή μηδ' έύελήση. {Ar., Αν. 555).

too*. Lo vedrem o subito

είσομεΡ' αύηκα.

loia. Voglio p roprio vedere

εγώ είσομαι.

50. Fortuna · felicità in amore

ioti. La am o

εραστής είμι σ ό ς

ia«, fi vero?

ti λέγεις

ιοί). Perche dice questo?

τί tonto λέγεις

leu. Perché la amo

ότι ή φιλώ σε.

81

io n Sc L e i m i ama veramente con tu tto il suo cuore, p a rli con mia madre

είπερ όντως έκ τής καρδίας με φ ιλεις. κρόσειπε τήν μητέρα μου.

tei*. M i consenta d i baciarla

δός μοι κ ύ β ο ι (δός κύσαι ).

ion. M i baci. La pregol

κύβον με. άντιβολώ.

iota Fa’ ch’io t i baci!

φέρε σε κύσω.

ιοί«. Ahim è, bada che g li a ltri non m i vedano!

ο ιμο ι. ο ί ά λλοι δικός μή μ ’ όψονται.

io». Siamo soli

α ύ το ί γάρ έσμεν.

tori. Basta! Basta!

χαυε. χαϋε.

1022.

ώςήδομαι.

Come sono l’e lice!

<02). M i d ia la destra!

δός μοι τήν χείρα τήν δεξιάν.

1024. Le g iuro eterna fedeltà!

ούδέκοτέ σ ' άπολειψ ειν φημί.

S I. La suocera io » Che ce ? - Cos e questo?

τ ί το πράγμα; - του τί τ ί έστιν;

io » O D io onnipotente!

ώ Ζεύ βασιλεύ.

1027. A him è infelice!

ο’ιμ ο ι κακοδαίμων.

iota. Siamo stati tra d iti

προδεδόμεύα.

io». Q uesto è l ’infame!

ούτος ό πανούργος.

io». È pazzo?

τ ί ποιείς;

ion. Che Le prende?

τ ί χάσχεις:

io)2. O persona detestabile!

ώ βδελυρέ σύ.

io)). N o n si a diri

μή ιψοςόργην.

tow. È una vergogna!

α νόσ ια έχάόομεν.

82

lojj. Questa è p ro p rio una grossa insolenza!

άρ' ούχ ύβρις tout' εστι πολλή;

it it . La smetta!

arnie.

1097. Vada fu o ri dai piedi!

όπιό' εκποδών,

io». Faccia in m odo d i uscire!

ούκ ri θύραζε:

10«.

Si allontani! p a n e !]

ούκ άπει δήτα εκποδών;

im o .

Se ne vada al diavolo!

ές κόρακας,

im i.

Se ne vada alla malora!

άπερρε.

V ia da questa

IM2. Il diavolo La prenda! im i.

Le incolga un accidente!

ΙΜ4. Signora, Lei c impazzita! im i. im

«.

άπολεί κάκιστα, ούκ ές κόρακας: παραπαίεις, ώ γύναι. ώ γύναι. ώς παραπαίεις.

Lei m i offende!

οιμοι,ώς υβρίζεις,

Puh!

αίβοί.

iMJ. N on se la passerà liscia!

ούτοι καταπροίζει (τούτο δρών).

im o .

Lei ha poco da stare allegro.

ού χαιρήσεις

im o ,

V og lio farglieLa pagare! [= Porrò un lim ite al Suo a rd ire !]

εγώ σε παυσω τού θράσους.

toso. O ra si m oderi! im i,

N on è cosa cattiva che Lei faccia ciò?

ι« λ C iò è rivoltante!

άλλ’άνάσχου. ού δεινόν δήτά σε τούτο δράσαί: ούκ σνασχετόν τούτο,

im i.

Ahim è! Che devo fare?

οίμοι, τί δράσω,

im i.

Vede che cosa ha fatto?

όρος, ά δέδρακας:

im i

I-«*i è responsabile d i ciò

συ τούτων αίτιος.

83

52. Umore nero ίο *. Perché c h in i la testa?

τ ι κόπτεις;

ίο*?. M i vergogno

αίσχύνομαι.

tose. La donna in e ffe tti t i ha trattato m o lto male

α ίσ χ ισ τά tot σ ' άργάσατο ή γυνή.

io**. È m o lto adirata con noi

όργήν ήμ'ίν έχει πολλήν.

1060.

Q uesto è m o lto doloroso per noi

τούτ’ εσ τ’ άλγισ τον ήμιν.

1061.

M i irrito m o lto per aver fatto ciò

πύλλ’ άχύομα», ό τι έδρασα τούτο.

1062.

N o n m i sarei mai aspettato ciò

toAt. N o n digrignare i d enti!

τουτί μ ά A i' ούδέπυτ' ήλιησα. μή repte τούς όδόντας.

iota. Q uel che è fatto c fatto

ταύτα μεν δη ταυτα.

106*.

μή μνησικακήσης.

N o n essere vendicativo!

t066. La soluzione m igliore è starsene tra n q u illi

ησυχίαν άγειν β έλη στον έστιν

too?. Q uesto fu un errore da pane nostra

ήμάρτομεν ταύτα.

1068.

μ ή α γα νακτεί. ώ 'γαύε (A r., V esp . 287, 1003)

N o n adirarti, m io caro!

1069. M a non è possibile che io taccia

ά λ λ ' ο ύκ έσΟ’ όπως σιγήσομαι.

ton. T u sei il solo responsabile d i ciò

α ίτ ιο ς μέντοι συ τούτων ε ί μόνος.

N o n era giusto che tu facessi ciò

ο ύκ όρύώς τούτ' έδρασας.

io t i .

io??. Cosa t ’ im porta d i ciò?

τ\ 8è σο\ τούτο;

107*. Come ti è venuto in mente d i fare ciò?

τ ί 6ή μαύων τοϋτ' έποίησας·.

1074. Che follia !

τής μωρίας.

84

1075. Quanto ingiustamente hai agito!

ώς ούκ όρύώς τούτ' έδρασας.

107«. Questo fu ingiusto da parte tua

7o0t’ ούκ όρΟως εποίησας.

to77. Questo è il rimprovero che mi fai?

ταύτ'έιπκαλείς;

lots. Ma non è possibile altrimenti

άλλ' ούκ ήν παρά ταύτ’ άλλο.

ion. Non mi dia buoni insegnamenti, ma ...

μή νουθετεί με. αλλά...

niso. Tu mi vuoi far morire!

άπολείς με.

lOKi. Ti dico una sola cosa:

εν δε σοι λέγω·

io«. Ιλ»ragazza mi tormenta [Ictt. «io mi affliggo per la ragazza»]

περί τής κόρης άνιώμαι.

53. Non fare scherzi di cattivo gusto

tos). Con quanta comicità si presenta ciò!

ώς καταγέλαστον έφάνη τό πράγμα.

tost. Questa è una cosa veramente

τούτο πάνυ γελοΐον.

ridicola! Miei. Ciò è rivolto a me!

πρόςέμέ ταύτ’έστιν.

ion«. Egli prende in giro

σκώπτει.

t«7. Non prendere in giro!

μή σκώπτε.

me*. Non prendermi in giro!

μή σκώπτε με.

1089. Forse per questo mi prendi in giro? μών με σκώπτεις ορών τούτο: low. Sci ridicolo

καταγέλαστος εϊ.

1091. Non ridiamo di te

ού σού καταγελώμεν.

uw. Allora di cosa?

αλλά τού:

109). Di cosa ridi?

επί τφ γελάς: 85

10*1. Smettila! - Sta atto!

παύε. - σιώπα.

i m . Fam m i il piacere d i n on rivolgerm i p iù la parola!

βούλει μή προσαγορεύει v εμέ;

54.

Tutto è bone quel che finisce bene ίσως ò v cù γένοιτο.

io *. Potrebbe forse avere buon esito! 10*7. Come D io vuole

|

σ ύν όεψ δ' είρήσεται. ήν θεο'ι όέλωσιν.

io*·. G i i t i garantisce ciò?

κ α ι τίς εγγυητής έσ τι τούτου.

io**. Se ciò ci riesce, voglio ringraziare

ήν κατορθώσωμεν, έχα ι νέσομαι τον θεόν κάνυ σφόδρα.

D io d i cuore

iioo. Come si deve fare

ώσπερ εικό ςέσ τιν.

noi. C o n buona fortu n a!

τύχάγαθή.

not. Se falliamo?

ήν δε σφαλώμεν;

noi. U rrà! (G rid o d i gioia)

ά λα λοί,

hm.

ώς ε υ τυ χ ή ς« .

('o m e sci fortu n ato !

no). E gli ha grande fortuna

ευτυχέστατα πέπραγεν.

iioo. In che maniera?

τ ίν ι τρόπω;

no?. H a sposato una giovane fanciulla

κ α ί δα κόρην γεγάμηκεν.

iioo. È d iventato un uom o ricco

πλούσιος γεγένηται.

no*. E gli può godersi la vita

έχει τής ήβηςάπολαύσαι.

ino. Se il male sta tu tto qui!

c i t a t i τούτο;

u n . I suoi am ici sentono la

ποθεινός έσ τι τοίςφ ίλοις.

mancanza m 2. È un m io amico

έσ τί τών φίλων.

86

A

F. A casa 55.

Qui abita ...

n o . M i potrebbe d ire dove abita il sig. M üller?

έχοις ò v φράσαι μ οι (τον κύ ρ ιον') Μύλλερον. οκού ένβάδεο'ικεί.

1114. Am erei sapere dove abita M ü lle r

ήδέως ά ν μάΟοιμι. πού Μ ύλλεροςοΐκεί.

u n . M i d ia questa informazione

τούτο με δίδαξον

η u. In via Lipsia

cv τι) Λ ειψιανη* όδφ.

tii7 . E g li sì tra sfe risce

μετοικίζετα ι.

ma. Ma lasciato l'alloggio

Φρούδος εσ τιν έξωκισμένος.

u n . A b ita vicino

εγγύς οικεΐ.

ilio. Si affaccia dalla finestra!

όδί έ κ Ουρίδος παρακόπτει

uzt. Q uesti c quegli

ουτόςέσ τ'εκείνος.

tu r. C h i bussa alla porta?

τίς έσΛ’ ό τήν όύραν κόκτων;

uzi. A p ri la porta!

άνοιγε την όόραν (A r., Α ν . 92, L y s i s tr 1216 , N u b . 181).

im . A p ri!

οΰκ ά νοιξη ς,

im . A p ri subito la porta!

άνοιγ’ άνύσας τήν Οόραν.

ii2h. C h i è?

τίς ούτος:

uz:. M i si annunci!

εισάγγειλον.

uze. N o n conosco con esattezza il suo nome

οΰκ ο ιδ ' ακριβώς σου τοΰνομα.

im . II sig. M ü lle r è in casa?

ένδον c o ti Μΰλλερος.

mo. No, non è in casa

οΰκ ένδον έστίν.

87

lu i. Momentaneamente non è in casa

ο ύκ ένδον ών τυγχάνει.

ii) 2. È fu o ri a passeggiare

περίπατον π οιείται,

Veramente?

αληθές:

Sta sulla porta

ém τα ίς θ ύραις ‘έ στηκεν.

ii».

Sta per andarsene

μέλλει θύραζε βαδίζειν (A r.. E e d . 271) oppure έξιέναι.

um.

M i alzo d i buon m a ttino

ii». um

.

56.

Al mattino πρ<«) εγείρομαι,

i» -. Prim a d ell’alba

προ φάους.

ιι» . I l sole è so no

ή λιος άνέτειλεν.

ii)9. I l sorgere de) sole

ή λιου ανατολή,

1140. £ nella camera da letto

έσ τίν εν τώ δωματίω.

in i. I l Ietto

τά στρώματα,

tu ;. Λ letto

έν το'ις στρωμασιν.

114). N o n ancora s’è alzato dal letto

ούπω έγερση εκ τών στρωμάτων (έκ τής κλίνης).

Π44. Si è addorm entato p ro p rio ora

άρτϊωςεϋδει.

1145. Ie ri è rimasto a lu ngo sveglio

έγρηγόρει χθες (p iù tardi: έγρηγόρησεν εχθές) επί πολύ.

1146. Svegliati!

ούτος, έγείρου.

U47. A lzati!

άνίστασο.

H4Ä. Accendi la luce [= il lu m e]

απτέ λύχνον,

t u r M o lto bene

ταύτα.

88

uw. Dam m i le scarpe, i calzini e i pantaloni

δός μοι υποδήματα κ α ι τούς πίλους κα ι άναζυρϊδας.

usi. H o già calzato g li stivali

ήδη ύπεδέθην.

ii) 2. Porta acqua per le mani

ένεγκε ύδωρ πρός χεϊρας

id

).

Una conca. Sapone

κόγχη, σήπων*.

u)4. Le mani sono sporche

χείρες ρυπαροί ε ισιν.

io ). T i sei lavato?

rip' άπονένιψαΐ:

ns«. H o già lavato le mani e il viso

ήδη ένιψ άμην τάς χεϊρας κ α ί τήν όψιν.

im . Puoi cavartela senza asciugamano?

άνυτεις χειρόμακτρον ούκ εχων:

u h i.

D ai l'impressione d i essere terribilm ente sporco

ούκ έλούοατο.

n$9. N on sì e lavato DM .

αύχμεϊς αίσχρώς.

άποκάθαιρε τήν τράπεζαν.

P ulisci il tavolo!

ο ίκ ο ι μ ενώ.

net. V og lio restare a casa! H62.

V ogliam o restare a casa mia (a studiare)

ένδον παρ' έμοι διατρίψ ομεν (περί τά μαθήματα).

U 6).

A casa tua?

παράοοί;

no«. Precisamente

κάνυ.

116).

Ieri sei stato a casa mia

παρ' έμοι χθες ήσθα.

1166.

V enite oggi a casa mia!

ή κετ' εις έμού τήμερον.

57. Sedere- Stare >167. Spogliati! >16*.

M i sto già svestendo

άποδύου. κα ί δή έκδύομαι.

89

1169. Dove vogliam o sederci?

πού καθιζησόμεθα:

»το. S iedili!

κάθησθε.

in i. Si segga! M ettici a sedere! U72.

1 1

κάθιζε. r i τα ϋ τα Sottri,

Se p erm etti!

ιδού· κάΟημαι.

117). Ecco, m i seggo 1174. Sto già seduto

κά θη μ α ι ’ γώ πάλαι.

117). N o n occupi un b uon posto

ού κ α θ ίζεις εν καλφ.

1176. N o n hai nulla da mangiare?

ούκ έχεις καταφαγεϊν;

U77. Posso o ffrirti una cena?

βούλει παραθώ σοι δόρπον;

li?«. T i prego d i prendere un p o' di pane e d i came

α ιτώ λαβείν τ ιν ' άρτον και κρέας.

uw. H o p ortato con me da bere

ήκω φ έρω νκιεϊν.

usa O ffrim i da bere!

δός μοι πιεϊν.

usi. Ecco

ιδού.

IIS7.

N o n è giusto che tu stia seduto qui

α δικείς ενθάδε καθήμενος.

usi. A lzati!

άνίστασο.

1184. A lza ti subito, p rim a che qualcuno ti veda!

ούκουν άναστήσει ταχύ, πριν τ ιν ά σ ' ιδεϊν;

us). Sta' in piedi!

άνίσ τασ ο ορθός,

U86. Rim ani seduto!

σ τήθι.

us?. Sì, signor capitano!

ταϋτα. ώ λοχαγέ.

58. Donna e bambini usa. Ha avuto un maschietto

άρρεν ετεκε παιδίον.

U89. E gli ha da allevare m o lti b am bini piccoli

βόσκει μ ικρ ά πολλά παιδια.

90

Λ

uva Sono m o lti i suoi bam bini

πολλοί ο'ι παίδες oi έξ εκείνου.

Dove sono i bambini?

noi τά παιδί a;

1192.

Dove è andata mia moglie?

not ή γυνή φρούδη 'στιν:

ii»

.

C h i può d irm i dove si trova mia moglie?

τ ίς αν φράσειε, πού ’σ τι ή γυνή;

um

.

N o n saprei d irlo

ο ύκ έχωφράσαι.

Sta lavando e dando la pappa al bam bino

λούει κ α ί ψωμίζει τό παιδίυν.

um

.

I19S.

im . I b im b i sono stati lavati U97.

Lei mette i b im b i a letto

άπονενψμένα έσ τί τά παιδί α. κα τα κλίνει τά παιδία.

im . £ l ’ora

καιρός δε.

1199. Avete giocato abbastanza a lungo

ικα νό ν χρόνον έπαίζετε.

1200.

G iocano ai dadi. - Per che cosa?

κυβεύουσιν· - περί τού;

1201.

Sii ubbidiente!

κοσμίως εχε.

1202.

N o n fare questo!

μηδαμώς τούτ' έργάση.

120).

Ecco vedi!

ιδού- ΰεασαι.

1204. L o zio ha porta to con sé graziosi regali

ό άείος ήκει φέρων δώρα χαρίεντα.

i 20$. L u ig i batte le m ani per la gioia

Λουίσιον* τώ χεϊρ' άνακροτει ύφ' ηδονής.

>206. N on è possibile vedere mia moglie

ή δε γυνή ού φ α ίνετα ι.

1207. Porse cerchi me?

μώνέμέ ζητείς;

1208.

δεύρο νυν. ώ χρυσίον.

V ie ni q u i, tesoro m io

59. C h iu so dei bambini 1209. C iò è scorretto da parte tua U lo.

È scorretto che tu m i faccia ciò

τα ύ τ' ούκ όρόώς ποιείς. α δικείς γέ με τούτο ποιών.

91

u n . Se tu volessi farm i arrabbiare, li andrebbe male!

ήν τι λυκής με, οΰ χαιρήσεις.

1212.

Restituiscimelo!

άλλ' άχόδος αύχό.

120 .

Che a ltrim e n ti ti faccio vedere io (= io a dotterò altre misure) !

ή tem τούτοι ς δρώ,

1214. V uo i un cazzotto nella mascella?

τήν γνάθον βούλει Οένω;

i 2 i$. N o n la passerai liscia a dire d ò !

ού μά Δία <τυ καταπροίξει τούτο λέγων.

1216.

τι μέλλεις δράν;

Che intendi fare?

1217. A vra i da piangere m o lto

κλαύσει μακρά.

oh». Crcpa!

διαρραγείης.

1219. O ra prendi un ceffone!

υύτοσί σοι κόνδυλος.

1220.

A lla malora

ές κόρακας.

1221.

Picchialo!

ιταΐε ποάε.

1222.

Aspetta, te la farò vedere io!

οιμώξει μακρά.

122).

N o n avvicinatevi troppo!

μή τφόσιτε.

1224. U rrà! O ra Io abbiamo!

άλαλοί, νύν έχεται μέσος.

122$.

N o n a n d a to ia ? [= A ndatevene!]

ούχί σούσάε:

1226.

V o i non potete p iù tra tta rm i male

ούδέν άν με φλαόρον èri έργάσαισόε.

$0. Educazione del fanciulli 1227. C ose questo stre pito q u i dentro?

τίς ουτος ό ένδον θόρυβος:

172*. N o n gridate!

μή βοάτε. - μή βοάτε μηδαμώς. - μή κεκράγατε.

1229. Davvero non ascolterete?

ούκ άκουσεσόε ετεόν:

92

12)0.

V i denuncio!

κατερω, κατερώ.

i 2)i. Che c’è?

ti irmv;

12)2.

Che succede? D i che si tratta?

ti tò πράγμα;

12)).

C h i grida verso d i me?

τις ό βοών με:

12)4. Devo d irlo?

etπω;

i 2 )$. D im m elo!

Kciifiitf μοι.

12) 6.

C arlo ci ha picchiato

Κάρολος πληγάς ημϊν ένέβαλλεν.

12)?.

È possibile?

ri φτ\ς.

I 2 M. E qual era il motivo?

ή δ' aiti« τίςήν;

12)9. Perché?

tuV.

1240. Così irascibile?

ώς οξύθυμος;

1241. È sempre questo il tu o m odo d ’agire!

ούτος ό τρόπος πανταχού.

1242. N o n sono responsabile d i ciò

ούκ εγώ τούτων at τιος.

i24). Sì, con me ha fatto altrettanto

νή Δία. κάμε τοϋτ* έδρασε ταΰτόν.

1244. V u o i m etterlo in dubbio?

άρνεϊ:

i24$. N o n fiatare!

Μή τρύξτις.

1246. Bada d i n on d irm i bugie!

όπως έρείς μηδέν* ψεύδος,

1247. M e riti botte

άξιος ri πληγάς λαβείν.

I24R. Fermati! Dove corri?

έπίσχες. ούτος. ποί θεϊς:

1249. N o n adirarti, padre m io!

μηδέν αγανακτεί, ώ πάτερ.

i 2$o. C e da scoppiare!

οΐμοι. διαρραγήσομαι. 93

G. Vita politica 61. Movimenti partitici i 2»i, Eugenio e ritornato?

ó Εύγενής έπιδεδήμηκεν:

12) 2.

G ià ie ri l ’a ltro

τρίτην ήδη ημέραν,

12)».

Terrà un p u b blico discorso?

ούκουν δημηγορήσει:

12)4. S'intende, stasera

ευ ίσΟ’ οτι εις εσπέραν.

12»).

Su quale argomento? Sulla situazione p o litica generale

περί τού: περί απάντων πραγμάτων.

i2»6.

La voglio p ortare con me alla riunione

όξω σε μετ' έμαυτοϋ εις τόν σύλλογον.

12$?.

Grazie, ma conosco la strada

καλώς- άλλ’υίδα τήν οδόν.

12) 8.

Badi d i essere presentee d i condurvi anche a ltri!

άλλ' όπως παρέσει καί αυτός καί άλλους οξείς.

i2»9. 1 progressisti

οι καινοτομούντες.

1260.

οι συντηρητικοί*,

I conservatori

m i. I dem ocratici

οί δημοκρατικοί,

1262.

I l parlam ento

ή βουλή,

126).

I l com itato

οί επίτροποι,

I2M. I l deputato

ό βουλευτής.

126).

I l candidato alle elezioni

6 ύπόψηφος.

1266.

La maggioranza

οί πλείονες.

1267. La minoranza 1268.

C h i presiede la seduta?

1269. 11 presidente

οί μείονες τίς επιστατεί; ό πρόεδρος.

94

A

1270. Chi ha ottenuto (meno) voti?

τ ίν ι π λεισται (ελάχιστα») γεγόνασιν;

1271. È deputato chi ottiene più voti

βουλευτής έστιν, φ α ν πλεισται γένωνται.

1272. A. c stato eletto (o non vi è riuscito?)

πότερον ‘A. ήρέόη; (ή άπέτυχεν:).

un. Purtroppo no [avesse voluto il ciclo!]

είγάρώ φελεν!

62. Assemblea popolare ι»4. S ignori!

ώ άνδρες (ώνδρες).

I27S. Illu s tri c ittad in i!

ώνδρες δημόται.

127«. V i saluto c v i ringrazio per la vostra sollecita venuta

άσπάζομαι, 5 τι κρούύμως ήκετε.

1277. Spero d i dim ostrarvi oggi agevolmente che il governo è completamente fu o ri strada

πάνυ ραδΐως οιμα» τήμερον άποδείξειν τούς άρχοντας άπαντα άμαρτάνοντας.

1271. La politica coloniale non apporta alcun vantaggio

τ ί πλέον έσ τίν έξω έποικεΐν;

1279. O ra è necessaria l ’attenzione alla forza contribu tiva!

νϋν έργον εύτελείας.

12* 0.

N o n abbiamo bisogno d i nuovi trib u ti!

i I

ού δεόμεύα καινών δασμών. καινών δασμών ού δεόμεύα.

i 2«i. C iò ci porterà alla rovina

τουβ' ή μ ά ςέκι τρίψει.

12* 2.

άπαντα γάρ γίγνετα ι τέλεσι δήμου.

T u tto in fa tti avviene a spese del popolo!

i;*». Q ual è il vantaggio?

r i κέρδος:

i 2*». Che p ro fitto trarrem o da ciò?

τ ί κερδανουμεν:

95

ir t i In che cosa ciò p uò giovarci?

πωςξυνυίσει τούτα;

ir t* Questa politica n on m i piace!

τούτο μ'ούκ άρέοκει.

i 2» . Q u i gatta ci cova!

έστιν ένταύύά η κακόν,

12m.

οίδα ιόν νουν.

So lxm e a che cosa si m ira!

i«s. Penso che c e una via d i mezzo

άλλ* είναι τίςμοι δοκει μέση τούτων οδός.

irto. Bismarck vada alla malora!

Βισμαρκ ερρέτω.

ir ti. Bravo! bravo!

εύγε. εύγε.

irti. Che fortuna avere un uom o p o litico così in gamba!

ώς αγαθόν τοιοϋτον έχειν βουλευτήν.

i » . Sciocchezze!

ούδεν λέγεις.

irta. Siamo stufi d i queste tirate!

*ανυ μοι ήδη ταϋτ' ton χολή.

trt$. C on i suoi lunghi discorsi non otterrà il m io consenso

πολλά λέξας ούδεν άν πλέον

ir ti. Z itto !

σΐγα.

irti. Resterò q u i, fin o a quando la faccenda non sia conclusa

παραμένω, έως αν διαπραχόη.

Xaßot.

irte. C h i vuole prendere la parola?

τίς άγορεύειν βούλεται;

trt*. lo

εγώ.

im o .

C e ancora qualcuno che desidera parlare?

εσύ* όσης έτερος βούλεται λέγειν;

im i.

(Certamente nessuno voterà co ntro

ούδείς άνηχειροτονήσειεν άν.

im ?.

V oto co ntro

έγώ τόναντία »ιτηφίζομαι

im i.

Così

imm.

F a 'q u e llo che pensi!

ποιεί, òn άν συι δοκή.

imm.

(Che cosa è stato deliberato oggi?

ti βεβούλευται τήμερον;

e

giusto

καλώς γε ποιων,

iW6. Che cosa è stato deciso poi?

ri δήτ' έδοξεν:

uw. Ancora niente; cera parità di voti

υύδέν πω· ίσαι γάρ εγένοντο.

i mm. Nem ho ancora visto un'assemblea così assurda

toiourov σύλλογον ούπω ύκωπα (così A r, Lysistr. 1225. altre volte έώρακα).

H. Per il gioco dello Skat 63. Un gioco con idiotism i

sten. Che ne direste di fare una partitine? βούλτσόε παιδιάν παίζωμεν i no. Perché no?

υύδέν κωλύει.

isti. A cosa vogliamo giocare?

παιδιάν riva:

m 2. Vogliamo giocare a Skat

(σκαηούμεόα).

tm. Chi dà le carte?

τις ό διαδώσων.

Dii. lo chiedo .

έμόν τό έρωταν.

im i.

Ghiande, foglie, cuori, campanelli

in«. Vince ghiande d i ;.

Mi serva foglie!

τά βαλάντα, τά φυλλεία, τα έρυάρά, t à κρόταλα. κρατεί τά βαλάνια. άποδος φυλλεία.

ma. Io?

εγώ.

DI9. Naturalmente (Lei!).

σύμέντοι.

dn .

Cosa ci guadagno?

τί κερδανώ;

im i.

Che sfortuna!

ώς δυστυχής είμι.

D22. Niente paura!

μή δέδιάι.

uri. Attenzione a non perdere il fante di cuori!

εύλαβού. μή έκφύγη σε τιών έρυΟριών ό κράτιστος.

97

is m

Ora tocca a Lei vedere come possiamo vincere!

.

oòv έργον φροντίζειν. όπως κρατήσομεν

\yn. Adesso è il momento decisivo!

νυν ό καιρός.

uk .

νΰν έχεται μέσος.

Ora lo teniamo!

i)27. Picchialo, Lucas!

naie, ιιαιε ιόν πανούργον.

i)2i Lei la pagherà per aver mangiato l'asso di cuori

ού τοι μά Δία χαιρήσεις. ότι ή τούτ' έδρασας.

Maledizione! C 'è da strapparsi i capelli

1)2«.

Lo so come fa Lei

.

dm

οίμοι. διαρραγήσομαι. τούς τρόπους σου έπίστημαι.

i))i. Fiuto fino!

εύ γε ξυνέβαλες.

D«. Ti meravigli?

έόαύμασας.

im. In ciò sono maestro

τούτη κράτιστός είμι.

im Lei bara!

αδικείς.

ms. Non sci stato attento all'imbroglio

τό πραττόμενόν σε λέληόεν.

i))*. Veramente?

τί λέγεις;

i))7. Scusi!

σύγγνωάί μοι.

dm

.

Cameriere accenda la luce!

απτέ. ποά. λύχνον.

dm

.

Come Le viene in mente di giocare il dicci?

τί δή μαόών τούτο ποιείς:

im o .

Il fante mi costringe a fare ciò

mi. Maledizione! Che cosa devo fare? D4 2.

Mi dia un buon consiglio!

i)4). Lui vuole vincere dm

.

Non si affatichi inutilmente!

ms. Santo cielo! im

*.

98

Ahi! Ahi! O rasi mette male per noi (due)

ή ανάγκη με πιέζει. οιμοι, τί δρόσο. χρηστόν τι συμβούλευσον. έΟέλει ουτος κρατησαι. λίόον έψεις. Άπολλον άποτρύχαιε. έ è. χαρά νφν στενάζειν.

IM7, È proprio quello che scoglio

tour’αύτό γάρ και βούλομαι.

ivo. Conia ancora una volta!

λόγισαι (per es. Ar., Vesp. 656).

im o .

Abbiamo sbagliato tutto!

άπολωλαμεν ημείς.

ina Prego, paghi!

àxótioov δήτα

im. 1 mici soldi sono andati al vento

φρούδα ra χρήματα

m 2. Per me va proprio male

φαύλόν έσπ τό έμόν πράγμα

o». Facciamo degli affari cattivi

άΟλίως πεκράγαμεν.

64. Grand

itH. Grand

tò καμμέγιστον.

D55. A. Chi dà le carte?

τις ό διαδώσων.

osa B. Tu stesso

αυτός σύ.

int. C. Sempre chi chiede

ό αεί έρωτιύν.

usa. B. Ora dammi, per una volta, carte dcccnri, per tutta la serata non ho avuto gioco!

δός π δήτ' έμοί· ούδεν γάρ κώποτ' έλαβον έγωγε τήδε τή έσχέρα.

1)5«. C. Io chiedo. Solamente foglie

έμόν τό έρωταν ■τά φυλλεία αυτά καδ’ αυτά

nt* B. Le ho io!

έχω έγωγε.

mi. C. Zero punti?

τό μηδέν;

D62. 13. Anche questa

καί τούτο γε.

im. C. Passo

παραχωρώ έγωγε.

um.

A. Anch'io

κάγώ.

im .

B. Grand

τό παμμέγιστον.

D44. B. Gioco da solo. Qui. fuori il fante!

έμόν τό έξάρχειν. ιδού, άπόδοτε δή τούς κρατίστους.

99

m;. C. Si. non posso farcela!

im i

ih

».

où δυνατός εγώ μα Δία υχέρ τούτον.

A. To’!

τίφός.

B. Urrà! Il «vecchio» si trova da parte nello Skat. Ecco.

βαβαιάξ. άχόκειται ό καγκράτιστος. ιδού.

im C. Corpo di Bacco!

ες κόρακας.

i)7i. Λ. Corpo di mille bombe ...!

Άχυλλον άχοτρόχαιε.

»72. C. Hi! Cì si è messo il diavolo!

οιμοι κακοδαίμων.

i)7>. A. Santo cielo! Ma non hai proprio nulla?

ώ Ζεύ βασιλεύ ούκ dp' έχεις ούδέν;

D74. C. Questa è nostra! Dentro chi può!

άλλα τούτο γε γίγνετα» ifciiv. νύν δ'ό καιρός πα δούναι.

D7). B. Fermati! Non si parla durante il gioco!

μή δήτα, - ού γάρ εστι λαλεΐν τώ χαίζοντι.

tm. C. Anche questa c nostra!

ιδού και τούτο ήμ.1 ν.

i)77. Santo Dio allora abbiamo più di trenta punti!

τό μέσον κολιός τετμήκαμεν.

D7S. A. Oh! Ne avremo molti di più

εξομεν Ιτι χολλίι) κλέον. ώ τάν.

D7S. B. Nessun punto! Il resto c mio!

ούκ άλλ' ούδέ έν. έμά γάρ tà λοιχά.

A. c C. Oh oh! No, proprio per niente

ούδεν λέγεις. - μά tòv Δί ' ού τοίνυν.

im o .

mi. A. Ma come hai potuto giocare anche i colori? Noi dovevamo vincere alla grande!

*ως άρ* ούν εχί ταύτα ήλύες έμέλλομεν γάρ τοι σψοδρώς ύχερεχειν.

iw .

έγώ δε κάόημαι υύτω χάντα τά φυλλεια έχων

100

Sto qui con tutte le foglie

im».

C. Veramente? Perche non hai vinto? Ho giocato bene, sci tu responsabile!

IM4. B. Questo era il Grand a quattro! Sessanta. Chi dà le carte?

άληόες. τί δή παθών ούχ υπερέβαλες σύ; eu γσρ έχοίησα έγβογε.-σύδέ τούτου αίτιος. καμμεγιστυν to tit’ ήν μετά τεττάρων. εξήκοντα, τίς Ò διαδώσων:

J . Proverbi

im

».

Uomo, non adirarti!

μη σεαυτόν êoötf. ώ >aóé.

in*. La parola di un solo uomo non è una testimonianza

χριν òv άμφοιν μύθον άκούσης. ούκ άν δικάσ αις

IM7. Questo significa

τίςγλα υκ ' Ά θήναξε ήγσγεν;

portare nottole ad Atene im

*.

La prudenza è la maggior difesa

ή (γάρ) εύλάβηα πάντα σψζει.

in». Una rondine non fa primavera

μία χελιδών cap οΰ λom .

ine. Non t’immischiare nei fatti nostri!

μή τόνέμόν ottert οίκον.

im i.

Un autentico misantropo (Timone)

ΤΙμων καθαρός.

i w. Corinto, figlio di Zeus

ό Διός Κόρινθος.

im . llic Rhodus, bic salta!

ιδού ή Ρόδος, ιδού και τό πήδημα.

im i .

Un uomo spregevole!

iw. Il bene è raro

Μυσών έσχατος. ολίγον τό χρηστόν εστιν.

im. Ogni simile ama il suo simile

ή λιξή λικα trpxrt.

iw. Non andiamo né a vela né a remi

ούτε θεομεν ούτ' ελαύνομεν.

101

m. L'argento tondo compra lutto il mondo [= alla ricchezza tutto obbedisce]

άχαντα (γάρ) τφ χλουτειν ύχήκοα.

m . Donec eris felix, multos numerabis amiats

ζ£( χύτρα, ζή φιλία.

mo

Non essere temerario nel pericolo!

μή έχιχειρήοης λέοντα ξυρην.

401.

Errando s’impara!

“χαΟων Sc te νήχιος εγνω", oppure: χαόήματα μαδήματα.

402.

Tempi passati!

χάλαι Kot' ήσαν όλκιμοι Μιλήοιοι.

4o>-

Ubi bene, ibi patria.’

χατρις γάρ έστι π ό σ ,ΐν’άν χράττη πςεύ.

4M. Non è uno stinco di santo neanche lui

έστι τού χονηρου κόμματος.

40). Parturiunt montes etc.

ώδινεν όρος, ri τα μύν άχέτεκεν.

1404.

Fatica sprecata

λίόον έψεις

1407.

Aggravare il male

χλέον όάτερον κοιειν.

1400.

Affrettati con lentezza

σχευδε βραδέως <motto dell’imperatore Augusto).

1409. Chi si contenta gode!

κλέον ήμισυ κοντός.

Continuità ed innovazione nel passaggio dal greco antico al neogreco (i rwotogioml sono contraaoognatJ da un aotodoco) Mio. La camera dei deputati

ή βουλή.

un. Il deputato

ό βουλευτής.

u à. L'esercito

ό στρατός

ui). 11 sindaco

ό δήμαρχος.

102

1414. L'ufficio

τό γραφείο*,

1415. li tribunale

tò δικαστήριον.

ui«. Il partito

tò κόμμα*,

1417. Conservatore

συντηρητικός,

Mia. Liberale

φιλελεύθερος,

141*. Il candidato

όύπόφηφος

Mia. Il ministro

ό υπουργός.

1421. Il ministro ileali Esteri

τό υπουργείο* των εξωτερικών.

1422.

degli Interni

των εσωτερικών.

M2).

delle Finanze

τών οικονομικών.

1424

della Giustizia

τής δικαιοσύνης

1425.

della Guerra

τών στρατιωτικών.

1426.

del Culto

των εκκλησιαστικών.

1427.

dell’Educazione pubblica

τής δημοσίας έκπαιδεύσεως

I42K. Il presidente del distretto

ό έπαρχος,

m2*

II presidente

ό πρόεδρος

Il governo

ή κυβέρνησις

um

.

un. Il partito di governo

τό κυβερνητικόν κόμμα*,

14)2. Il giornale

ή έφημερίς

μ».

οί Καιροί.

II «Times»

I4M. La questione orientale

τό ζήτημα tò ανατολικόν.

u». Il piroscafo

τό ατμόπλοιο*,

mm.

Il veliero

14)7. La stazione i4 » .

Il treno

τό ιστιοφόρο*, ό σταθμός ή αμαξοστοιχία*.

103

mm

.

La ferrovia

ό σιδηρόδρομος*,

ι-wo. L'albergo, hotel

rò ξενοδοχείο,

1441. L'autobus

τό λεωφορείο*,

iw. L’orario ferroviario

tò δρομολόγιο*.

144). Il farmacista

ό φαρμακοπώλης

1444. Il lavoratore

ό εργάτης,

ms. Lo sciopero

ή απεργία*,

«44«.. 11 barbiere

ό κούρεύς

144?. L ’architetto

ό άρχιτέκτων.

144®. Il postino

ό γραμματοφόρος,

1449, Il legatore di libri

ό βιβλιοδέτης*,

mìo.

ό τυπογράφος*,

Il tipografo

usi. Il libraio

ό βιβλιοπώλης,

145?. 11 vetturino

ό αμαξηλάτης*,

M5$.

L'arrigiano

«45«. L’ingegnere 1455.

Il giornalista

1454. Il commerciante ms?.

II maestro

«45$. L’ufficiale 1459.

Il fotografo

«4*0 II professore 1461.

104

II redattore

ό τεχνίτης, ό μηχανικός*, ό έφημεριδσγράφος*. ό παντοπώλης ό διδάσκαλος ό αξιωματικός ό φωτογράφος*, ό καθηγητής, ό συντάκτης*.

1462. Il giudice

ό δικασ τικ­

H6). Il compositore [tip.]

ό στοιχειοθέτης*.

1464. Il pulitore

ό καόαριστής*.

146)

. Lo studente

ό φοιτητής,

1466. Il tabaccaio

ό καπνοπώλης*.

1467. L’orologiaio

ό ώρολογοποιός*.

■466. La farmacia

τό φαρμακοπωλειο*.

1469. Il caffè

τό καφενείο*

1470. La vettura pubblica

η άμαξα,

1471. Il cimitero

τό κοιμητήριο)·,

>4?2. Il club

ή λέσχη.

147)

. La sala di lettura

τό αναγνωστήριο)',

1474. Il concerto

ή συμφωνία,

147)

τά ανάκτορα*,

. Il palazzo

>476. La casa padronale

ήεπαυλις.

i4rr. II marciapiede

τό πεζοδρόμιο*,

Min. La posta

τό ταχυδρομείο*,

1479. Il francobollo

τό γραμματόσημο*,

14W. La cartolina postale

τό επιστολικό δελτάριο*,

1481. La passeggiata

ό περίπατος,

1482. N municipio

τό δημαρχείο*,

148)

ή όδός.

, La strada

Nim li sobborgo

τό προάστειον.

148). L'università

τό πανεπιστήμιο*,

■486. La cassetta postale

τό γραμματοκιβώτιο*,

1*87. La carta assorbente

το στυπόχαρΓσ*.

105

1458. li telegramma

io τηλεγράφημα*,

1489. Telegraficamente

τηλεγραφικές*.

1490.

1,‘inchiostro

tò μέλαν.

1491. Il calamaio

τό μελανοδοχείον.

1492. La busta

τό περικάλυμμα.

149). La spazzola

ή ψήκτρα,

1494. La botte

ό κάδος,

149j. La finestra

τό παραθύριον.

1496. 11 campanello

τό κωδωνιον.

1497. Suonare il campanello

κωδωνίζει V*.

1495. Legno, carbone

ξύλα, άνθρακες,

1499. Il mobilio

τά έπιπλα,

uwx La stufa

ή εστία

mi. Il pianoforte

τό κλειδοκύμβαλον*.

i$02. La veranda

ή αίθουσα

no}. La camera da letto

ό κοιτών,

1904. L'armadio

ή σκευοθήκη,

ms. Il guardaroba

ή ιματιοθήκη,

1 )06.

τα γραφείο*,

Lo scrittoio

no;, Lo zolfanello

τα θειαφοκέρια*.

Doe. li sapone

ό σήπων (anche σάκων)*.

1909. I! sofà

τό άνάκλιντρον,

d io .

La scala

ή κλίμαξ. τό άνάβαθρον.

isti. I,a tenda

τό παραπέτασμα,

1912. La vasca del lavandino

ή λεκάνη, ή κόγχη.

106

nu. 11 lavandino (prop, catinella, lavabo]

όνιπτήρ.

1514. La camera

rò δωμάτιον.

dm.

to κλειδί ov.

La chiavetta

1516. Lo stu2 2 tcadenti d i ?.

L'automobile

dis.

L'aereo

151». li computer

ή όδοντογλυφίς*. τύ αυτοκίνητο*. tò αεροπλάνο*. ó ηλεκτρονικός υπολογιστής*.

I giorni della settimana si chiamano nel neogreco: 1 )20.

Domenica

1521. Lunedì 1522. Martedì 152).

Mercoledì

1)24.

Giovedì

(ή) κυριακή. ή δεύτερα. ή τρίτη. ή τέταρτη. ή πέμπτη.

1525. Venerdì

(ή) παρασκευή (giorno dei preparativi).

1 )26.

(το) σάββατον.

Sabato

1)27. L’imperatore 1 )28.

Germania

ό αύτοκράτωρ. Γερμανία.

1529. 1 Tedeschi

οί Γερμανοί.

όχι. Austria

Αυστρία*.

id i.

Ungheria

Ουγγαρία*.

i))2 . Inghilterra

'Αγγλία*,

•5)). Gli Inglesi

οι "Αγγλοι’.

107

is m

.

i j ) s. is m

.

Russia

'Ρωσία*,

I Russi

οι 'Ρώσοι*.

Francia

Γαλλία,

us?. 1 Francesi

οι Γάλλοι.

uw, Danimarca

Δανία*.

uw. Italia

Ιταλία.

Spagna

Ισπανία.

i$4i. Turchia

Τουρκία*.

IS42. Berlino

Βερολίνο*.

im o .

IS4J. Vienna »S44.

Βιέννη*.

Pietroburgo

Πετρούπολις*.

IMS. Parigi

Παρίσι*.

i$46. Londra

Λονδίνο*,

•«λ Il congresso

tò συνέδριου,

isw. Il principe Bismarck

ό πρίγκιπας* Βίσμαρκ.

iw . La gioventù tedesca vivat,

οι νέοι τής Γερμανίας ζήτωσαν καί χαιρέτωσαν καί έρρωσβωσαν.

floreat, crescat!

Detti esemplari e citazioni isso. Le nove muse

Κλειώ τ’ Ευτέρπη τε θάλεια τε Μελπομένη τε Τερψιχόρη τ’ ‘Ερατώ τε Πολύμνια τ’ Ούρανίη τε Καλλιόπη 0*· ή δε προφερεστάτη έστίν άπασέων (Hesiod.. Theog. 77-9) Parola mnemonica latina: TUM PECCET 108

mi. Le tre G ra ie Άγλαιη τε και Ευφροσύνη Θαλίη τ’ερατεινή (Hesiod., Theog. 909) 1552. Le tre Parche Κλωθώ τε Λάχεσις τε κοά Άτροπος. α'ί τε διδούσι θνητοίς άνθρώποισιν εχειν αγαθόν τε κακόν τε (Hesiod., Theog. 905-6) 1555.

Le tre Gorgoni Σϋεννώ τ’ Εύρυάλη τε Μέδουσα τε λυγρά παρούσα (Hesiod., Theog. 276)

1554. Scipione a Numanzia a proposito di Gracco ώς άπόλοιτο και άλλος, οτις τοιαύτά γε ρέζοι. (Horn., Od. 147) 1555. Motto di Cicerone αιέν άριστεύειν και ύκείροχον έμμεναι άλλων. (Hom., II. VI 208) 1556. Motto di Nestore ίτς οιωνό; άριστος. άμύνεσθαι περί πάτρης. (Hom., II. X II24» 1557,

Motto di Alessandro il Grande άμφότερον βασιλεύς τ' αγαθός κρατερός τ’ αιχμητής. (H om .. 11. Ill 179)

I55S. Scipione sulle rovine di Cartagine έσσεται ήμαρ. ότ’ άν not' όλώλη Ίλιος'ιρή και Πρίαμος και λαός έυμμελίω Πριάμοιο. (H om ., ƒ/. V I 448-49)

1559. Futuro di Napoleone: si trova già scritto nel suo nome che si può scomporre in (alcune] forme lessicali omeriche ν

|

α

Ι

π

|

ο

|

λ

!

ε

|

ω

|

ν

Ναπολέων άπολεων πόλεων όλέων λέων έών ών = Napoleone, distrut­ tore di intere città, che c un leone tra i suoi.

109

im o .

I selle sapienti: 'Επτά σοφών. Κλεόβουλε, σέ μεν τεκνώσατο Λίνδος φατί δε Ιισ ο φ ία χόών Περίανδρον εχειν· Π ιττα κό ν ά Μ ιτυλάνα- Β ία ντα δε δ ία Πριήνη· Μ ίλητος δε θ αλή ν. άκρον έρεισμα Δίκας· ά Σπάρτα Χίλωνα Σάλωνα δε Κεκροπίς αια. πάντας άριζάλου σωφροσυνας φύλακας. { A n th . P a i V II 81)

im i.

im

*

P roverbi dei sene sapienti (secondo Diogene Laerzio): Talctc: γνωόι σαυτόν (Conosci le stesso!) Solone: μηδέν άγαν (N u lla d i tro p p o !) Chilone: έγγύα, πάρα δ' ά τα (Se dai una garanzia, il danno è vicino. Q uando si tratta di soldi non si guarda in faccia a nessuno) Pittaco: καιρόν γνώόι (Conosci ('o p po rtu nità ) Biante: oi πλείστοι κακοί (La maggior parte degli uom ini c m al­ vagia) Cle obulo: μέτρον άριστον (O ttim a è la misura) Periandro: μελέτη τό παν (L'esercizio è tutto ). Su antiche acquasantiere: In Francia e in Ing h ilterra (forse anche in Germania?) compare l ’anagramma greco: ΝΙΨΟΝΑΝΟΜΗΜΑΜΗΜΟΝΛΝΟΨΙΝ (= v iy o v α νόμ η μα μή μόνον όψιν) «Lava il peccato, non solo il volto». L ’origine d e ll’anagramma è da ricercare in Bisanzio, dove era possibile vedere questa significa­ tiva iscrizione incisa su una grande acquasantiera posta nel vestibolo di S. Sofia (cf. Zeitschrift fü r christliche Arch, und Kunst I 36- 232).

im ).

La maledizione del denaro οΰδέν γάρ άνόρώποισιν οΐον άργυρος κακόν νόμισμ' έ βλαστέ. τούτο κ α ι πόλεις πορθεί, τόδ' άνδρας έξα νίσ τησ ιν δόμωντόδ' έκδιδάσκει κα ί παραλλάσσει φρένας χρηστός προς αισ χρά π ρά γμα ό'ισ τα σ όα ι βροτώνπανουργίας δ’ εδειξεν άνόρώποις εχειν κα ί παντός έργου δυσσέβειαν είδέναι. (Soph., A n t i g . 295-301)

110

» « . I l (supposto) oracolo delfico su Socrate Σοφός Σοφοκλής, σοφοπερος 6' Ευριπίδης. Ανδρών S e πάντων Σωκράτης οοφώτατος. (Schol. A risto ph ., N u b . 144) ι»45. Le parole d i Archimede

1. Εύρηκα 2. δός μοι πού στώ κ α ί τάν γάν κινασω (per lo p iù citato così) ). n o l i i s t u d d i s tu r b a r e ! ism .

L'im p erato re Augusto sul le tto d i morte

— εί δέ παν έχει καλώς, τφ παιγνίψ Δότε κρότον καί πάντες υμείς μετά χαράς κτυπήσατε. (Suet., A u g 99) im

;.

U madre spartana a suo fig lio

Τέκνον. ή τάν ή òri τάς. (P lut.. iMcaenarum apophth. 241 F) IMS.

V ia le preoccupazioni! τό σήμερον μέλει μοι τό δ' αύριον τ ίς οι δεν;

1) 6«.

La divisione greca del giorno Sei ore per il lavoro e qua ttro ore per il piacere d i vivere:

[ Α η ώ . P al. X I 47 = A n a c r e o n tic a 8 W .)

έξώραι μόχθοι; ίκανώταται· αί δέμετ'αύτάς γράμμασι δεικνύμεναι ζήόι λεγουσι βροτοϊς. 1-6: α '. β'. Υ . δ', ε'. c ' 7-10: ζ'. η'. 0'. ΐ ' (antico proverbio).

111

L

NOTE DELL’EDIZIONE ITALIANA Conversazione 6. Cf. Ar.. Nub. 1145; cf. Plat.. Conv. 213 B. ». Cf. A r„/ld > .8 7 3 . I). Cf. Plat., h’p. I l l 315 A, dove, nello stile epistolare, si dice: Πλατών Λ ιονυσίφχαίρον όιαοτείλας. 17. Cf. Ar., Ran. 302 πάντ' αγαθά πεχράγαμεν. 28. Ar.. Αν. 156. ϊ ι . Cf. Plat., Conv 204 Β θαυμαστόν ούδέν επαόες. 52. Αγ.. Nub. 708. 37. A r , l.ys. 707; cf. Plat., Ale. I I 138 A φ α ίν ει... έσκτυιίρωχακτναι 40. Cf. in accezione metaforica Plat.. PbaeJ. 79 C ίλιγγιά ώσπερ μεΟύυυίτα (ή ψυχή). In senso proprio cf. Ar., Acarn. 581 e 1218. ■H. Per ναυτίας, cf. Ar., Tbesm. 882. St. Cf. Ar., Ran. 481 άλλ' ώραιαω. $2. Cf. A r.. E ed 477. 36. Già in età arcaica i G reci si salutavano dandosi la mano destra com e chiaramente attestato in O mero (//. X 541-2: το» 6c χαρέντες/ δεξιή ήσπάζοντο fneooi τε μ ειλιχίο ισ ι. «c quelli, felici, presero loro le destre con parole d i miele»). Filocleone. nelle Vespe d i Aristofane (w . 553-54). par­ lando del potere dei giudici, ricorda la folla dei questuanti, che, attenden­ d olo presso i cancelli del tribunale, lo salutano tendendogli la destra: εύΰυς προσιόντ» εμβάλλει μοι τήν χεϊρα. 63. Per questo imperativo, con valore d i «addio» in epitafì cf. G . K aibi l., Epigrammata G ratea ex lapidibus contecta, Berlin 1878, nr. 609. μ . Eur., Ale 463 $. Per la fortuna della formula dcU'cpitaOo anche in ambito epigrafico latino cf. Tosi nr. 610, p. 291. 69. A r „ Nub. 314. 75. A r , Tbesm. 939. 82 . In attico il congiuntivo deliberativo indipendente è introdotto anche dalle forme βούλη (·λει), βούλεσόε etc. Cf. Eurip., tìec 1042 βούλει σκοπο)· μεν; Soph.. Phil. 761 βοΰλεσύ' έπεισχέσωμεν; 89. At., Eed. 1045. 92. A r., Ran. 508. »5. Ar., L ys. 1291; per άλαλαλαί. con lo stesso significato, «alala!», «ev­ viva!» cf. A r., Av. 1763. io». Cf. Plat.. Charm. 159Αεπειδήπερέλληνίζεινέπ»στασαι. 127. Per η ή τί δη: si veda Ar., Vesp. 1155. 142. Cf., ex. gr.. Av. 649.

112

145. La formula onomastica dei cittadino ateniese poteva prevedere sino a ite elementi: il nome personale, o nome proprio, il patronimico la nome del padre) e il demotico (o nome del demo): ad esempio, Δημοσθένης Δημοσθενους Γ Ια ια νιεϋς (Dem. X V III 181) (= Demostene, figlio di Demostene, del demo di Peania) ma cf. Περικλής τού ΞανΟίππου in Thuc. I 111. 2. «Dal 405/2 av. in poi, cioè dal ritorno in Atene della democrazia dopo la guerra del Peloponneso e le gesta di Trasibulo. l'indicazione del demotico fu. anzi, obbligatoria»: M. G uakdccu , L'epigrafia greca dalle origini al tardo impero, Roma 1987, pp. 112*15. 157. Cf. Ar.. Ran. 298. La doppia negazione οϋ μή può essere seguita dall'indicativo futuro o dal congiuntivo (specialmente aoristo). Il μή indica che il parlante ha un timore, ού contesta l'esistenza di tale timore. I l signifi­ cato d i un'espressione quale ού μή γενήσεται (γενηται) τούτο c. dunque, «non c’è da temere (οϋ) che (μή) ciò accada», vale a dire, «ciò non accadrà sicuramente». Nell'evoluzione della lingua greca la nozione di timore espressa dal μή passò sempre più in secondo piano, al punto che lo stilema potè essere impiegato per esprimere la forma categorica dell'affennazione negativa riferita al futuro c la doppia negazione οϋ μή fu sentita semplice­ mente come negazione rafforzata (cf. lat, neutiifuam), com’è evidente, per cs.. in Thuc. IV 95. 2 και ήν νικήσωμτν. ού μή ποτέ ύμιν Πελοποννήσιοι ές τήν χώραν άνευ τής τώνδε ίππου έσβάλωσιν. «e se vinceremo, non vedrete certo i Peloponnesiaci, senza la cavalleria di costoro (se. i Beoti), invadere il nostro paese» c in Herodot. V II 53 τιύν ήν κρατήσωμεν. ού μή τις ήμϊν άλλος στρατός άντιστή. «se li sconfiggeremo, nessun altro esercito potrà opporsi a noi». Lo stesso costrutto può esprimere anche il divieto. Occorre tuttavia sottolineare che ού μή col congiuntivo va interpretato come l ’unione di un congiuntivo proibitivo, preceduto dalla negazione ού con valore autonomo. In tal senso c interessante rilevare, con Io Schwyzcr (cf. E. Sc h w z e r . Grie­ chische Grammatik, Band II. München 19754, p. 317 nr. 8) che nei migliori manoscritti le due negazioni appaiono separate. L ’unione delle due negazioni col futuro, per esprimere il divieto, va interpretata, invece, come imperativo negati«» (dove ού denota il comando e μή il divieto). Quando poi l'ordine viene dato con tono particolarmente aspro e pungente, talvolta d i minaccia, la frase introdotta da ού μή può assumere forma interrogativa cf. Ar., N u h . 505 ού μή λαλήσεις: «Non farai chiacchiere inutili, vero?», che equivale a «smettila d i fare chiacchiere». Sezione 10 (nrr. 158-171) «Sotto l'influenza babilonese, i G reci calcolarono la giornata in 12 fra ­ zioni di due ore l'una, ma questa misurazione oraria non fu praticata n o r­ malmente sino a quando, con l'età ellenistica, si raggiunsero mezzi più esatti

113

per ii calcolo dei tempo. Nella pratica corrente dell'età classica le (razioni del giorno avevano una lunghezza variabile e denominazioni approssimative come « il canto del gallo», «l'ora del mercato», «mezzo giorno», «l’ora da ac­ cendete le luci» c «prim o sonno». I l calcolo della giornata greca era fatto da tramonto a tramonto. I Greci non usavano raggnippare i giorni in setti­ mana. almeno fino al I I I secolo, quando si diffusero le conoscenze astrologi che per le quali ebbe origine l'aggruppamento dei giorni a sette per sette»: M .A. L e v i , L a Grecia antica, Torino 1976, p. 4 2 5 .1 termini greci corrispon­ denti sono όρΛρος «il fare del giamo», πρωί «il mattino presto», κρός άλπαρορωνίαν «al canto del gallo», πληύούσης άγυρας. «l’ora del mercato pieno» μεσημβρία « il mezzogiorno», δειλή « il pomeriggio» (rispettivamente δειλή xpwiu «primo pomeriggio» e δειλή ò y ia «tardo pomeriggio»). Seguiva εσπέρα, «la sera», mentre la νύξ cominciava con l'accensione delle luci (περί λύχνων άφάς. περί πρώτην νύκτα, νυκτος άρχομένης). La notte avanzata è detta περί πρώτον ύπνον «nel prim o sonno» (cf. Thuc. I I 2, I; Ar., Vesp. 31). quella fonda μεσαι νύκτες ο μεσούσης νυκτός 182. Ar., Eed 314.375. 186. Cf. Plat., C ra ty i. 433 A. 188. Ar., Nub. 75. Ecci t099. IW. Ar., Ecci 796 (= ϊνης). 204. Cf. 6Γ ένατου έτους «ogni nove anni* d i Plat.. Leg. 624 B. 20J. Plat., R a p 359 E. 216. Plat., Conv. 203 C; Xcn., Cyr. I 3. 10. In Consti!. Apostol. V 13, 1 » γενέθλια sono la Natività d i Cristo. 221. kv.,A v. 1501. 224. Per εξέχει εΐλη cf. Ar.. Vesp. 771 s. 229. Ar.. Av. 1502 Ζεύς συννέρει (uso personale). Per l ’uso impersonale cf. Aristot., Rbet 1393 a 6: Ar. fr. 46. 2H>. Cf. Ar., Nt/b. 580 ρακάζομεν (uso personale) «spruzzoliamo» riferito alle Νεφέλαι («Nubi»). 24J. Ar.. Av. 1550. 244. Cf. Ar., Α ν . 1508 town λαβών μου τό σκιάδειον ύκερεχε. 245. Cf. Ar., Vesp 248 τόν πηλόν, ώπάτερ πάτερ. τουτον'ι ψύλαξαι. Per il iota di τούτο vi si ossem che esso si trova legato inseparabilmente ai pronomi dimostrativi e ad alcuni avverbi, sempre con forte valore dimostrativo: è t i­ pico della lingua parlata e perciò non si trova nei tragici né negli storici (ad eccezione di Senofonte), mentre è m olto diffuso nella commedia. 247. Gastetn negli A lti Tauri; Kissingen in Baviera. 248. In attico 12 Novembre si direbbe: τ ή δωδέκατη εν μ η νί Μ α ιμ α κτη piciKn oppure τη δευτέρςι (ήμερα) επί δ έκα τοϋ Μ α ιμ α κτη ρ ιώ νο ; oppure τή δεντερα Μ α ιμ α κ τη ρ ιώ ν ο ; μεσουντος. Per qualche esempio circa l ’espressione

114

in greco della data secondo il calendario romano cf. Plut., Rom. 23, 7 είδοίς Ά χρ ιλίαις («alle Idi di Aprile»), Dionigi d i Alicamasso VrI 8 9,2 ήμέρμ τετάρτη ttpóTEpov ειδών Δεκέμβριο»1<= il 10 dicembre). ! mesi del calendario attico sono i seguenti: 1. Έκατομβαιών (Ecatombeone) 2. Μεταγειτνιών (Metagitnionc) 3. Βοηδρομιών (Boedromione) 4. Π υανεψ ιώ ν (Pianepsione) 5. Μαιμακτηριών (Memacterione) 6. Ποσειδεών (Posidconc) 7. Γαμήλιων (Gamelione)

8

. ΆνΟεστηριών

9. 10. 11. 12.

'Ελαφηβολιών

Μουνιχιών Θαργηλκάν Σκιροφοριώ ν

(Antcstcrione) (Elafcbolione) (Munichione) (Targelione) (Sciroforione)

giugno-luglio luglio-agosto agosto-settembre settembre-ottobre ut t obre- novem b re novembre-dicembre dicembre-gennaio gennaio-febbraio febbraio-marzo marzo-aprile aprile-maggio maggio-giugno

II mese attico era distinto in tre decadi: 1) μήν ίστάμενυς (mese iniziarne) (anche άρχόμενος ο εισιών) 2) μήν μεοών (mese d i mezzo) 3) μήν φοίνων ο άχιών tmese decrescente o uscente). Il prim o giorno era chiamato νουμηνία (novilunio), l'u ltim o ενη καί νέα

(se. ήμέρα) (il vecchio c il nuovo giorno). I giorni delle prime due decadi erano numerati in ordine progressivo, quelli della terza decade in ordine de­ crescente fino all'anno 330-323. Dopo questa data anche i giorni della terza decade (escluso il 21) furono contati in ordine progressivo. La denominazione greca dei mesi secondo il calendario romano e la se­ guente: 1. Ιανουάριος (Plut.. Num. 18,5) 2. Φεβρουάριος (Plut., Rom. 21.4) 3. Μάρτιος (Plut., j\'« w . 19,2) 4. Άπρίλ(λ)ιος (Plut., Row. 23,7) 5. Μάιος (Plut., Hum. 19,5) 6. Ιούνιος (Plut., Quaest. Roman. 284 F) 7. Ιο ύ λιο ς (Plut., Quaesi. Roman. 2 69 E; App., Beli. civ. II 106.443) (Plut., Num. 19.6 etc.) 8. Α ύγουστος 9. Σεπτέμβριος (Plut., Pubi. 14,6: Cass. D io V I 49,2) (Plut., Row. 25.6: Cass. D io L X 34, 3; L X V II 4.4) 10. 'Οκτώβριος (Plut., Marc. 3 ,7 ; Cass. D io L V I I 18.2) 11. Νοέμβριος (Plut.. Quaest. Roman. 268A: 287B). 12. Δεκέμβριος

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25*. Ar., P a x 729. 2M. S a l. όδός. 28&. Cf. Ar., W ip. 689-90 ώς όσης βν ύμ<ύν / ύστερος fXOq του σημείου, dove il σημπον è il segnale delle assemblee (cf. A r., T b esm . 278). *07. Cf. Α γ.,Ε?. 147. »H. Ar., P I 440. *>2. Cf. Ar.. V esp . 158. »>. I l termine εκχωμα indica il «calice», la «coppa» per bere. A ltri voca­ boli per «bicchiere» sono tò χοτήριον. tò κύχελλον. ό κώΟων, ό κύαόος. *)5. «A i popoli, come gli Elleni, di civiltà diversa da quella egizia, sem­ brava che il contentarsi d i una bevanda così poco alcoolica fosse indizio di quella mollezza che è rimproverata tante volte agli £giziani. Nelle S u p p lici di fischilo l ’araldo dice ai fig li d ’Egitto (v. 955): «negli abitanti d i questa terra (la Grecia) troverete degli uomini sul serio e non gente che beve vino fatto con l'orzo!». Le notizie che abbiamo sulla fabbricazione della birra nel mondo ellenistico (ζΰβος, ζΰτος. ζύτον) ci derivano, oltre che dal frammento di Zosimo, da alcuni conti, conservati in papiri, di proprietari di birrerie, nei quali sono menzionati i diversi stadi per cui passava la fabbricazione della bevanda»; U.E. Pao li, B irra , in E n cic lo p e dia Ita lia n a . V II. Roma 1930. p. 82, >44. a . Ar.. V e sp 1252. *n . Cf. Ar., P lu t. 821 èpe 6 ' έξέχεμφεν ό καχνός: qui è il fum o di un sacri­ fìcio (di un maiale, un capro e un montone) fatto in casa da Cremilo che co­ stringe a uscire il servo Cartone, perche gli morde le palpebre (έδακνε γάρ τά βλέφαρα: v. 822). >W. Cf. Ar., V esp , 656. Si veda pure nel testo il nr. 1348. *4». Ar., P lu t. 873. M4. Cf, Ar., E ccl. 717. 401. L'espressione completa in Ar., A c h . 1007: φέρε τούς οβελίσκους, w ’ άν meri ρω τάς κίχλας. 402. Ar., Aram . 188.191. 40*. A r., V esp . 611. 40*. Ar., V esp . 612. 412. Per χορδή «salsiccia» cf. Ar., A c h . 1119. N u b . 455. R a n . 339 (qui si ha anche gioco di parola, grazie al significato fondamentale del termine che vale innanzitutto «budello». Έτνος è il «passato di legumi» o «purè»: Ar., A c b . 246. Plat.. H ip M a 290 D. 42). A r ., E c d . 1159. 4 * > . Per questo g iro d i frase cf. Ar., P lu t. 255 ό καιρός ούχί μέλλειν. e cf. pure A r., T b e s m . 661. 441. I l termine ßotftpov indica lo scanno, lo sgabello su cui siedono, ad cs., gli ascoltatori d i Ippia di Elide (Plat., P rot. 315 0 .

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+47. Ar., V esp . 161, Α ν . 61, P la t. 359, 854: l ’espressione 'Λπολλον duroτρόχαιε vale propriamente: «O ApoUo protettore»». 4M. Cf.. su p ra , nota a nr. 286455. «Le ore (ώρα». b o r a t, nel senso moderno solo a partire da Aristotele [...]) si contavano nell'antichità: 1) con la meridiana, ώρολόγιον o -eiov. sola riu m , consistente in un indice ο γνώμων che proiettava la sua ombra (e perciò lo strumento è talora chiamato σκιοάήρας ( “ osservatore d ell’ombra” ]) su una superficie convessa ο σκάφη (anche χόλος ( “ polo” ) in quanto in ceno senso modello del cielo), ovvero, meno comunemente piana. 11 suo in ­ ventore era Anassimandro (...]. 2) Mediante l'orologio ad acqua, κλεψύδρα, clepsydra, ύδροσκοχείον [...): D izio n a rio d i A n tic h ità classiche d i O x fo r d a c. di N .G .L. H a m n k x n d · lì.H . S c u i l a k d , ed. it. a c. di M. C a r p i t t j x a 1 1 , Koma 1981. s.v. «Orologi», p. 1528. 461. G li scolari «per g li esercizi di scrittura si servivano di tavolette spal­ mate di cera (δέλτοι. πίνακες), su cui incidevano con uno stilo (γραφίς. γραφουν), d'avorio o di metallo, appuntito da una parte c piatto dall’altra, per potere anche cancellare (Plat.. P rotag. 326 d; C h a rm . 159 c); natural­ mente cerano pure tavolette a più piani o fogli (πολύπτυχοι δέλτοι. Luc.. A m o r . 44), indispensabili quando i brani da copiare o da scrìvere erano più lunghi. Soltanto nel secolo IV a.C. si cominciarono ad usare nelle scuole fogli di papiro (βύβλος), su cui gli scolari scrivevano servendosi del κάλαμος, una canna appuntita che intingevano nell'inchiostro (το μέλαν), ottenuto con materia colorante c conservato nell'apposito calamaio (μελανδόχον; Plat. Phacdr. 276 c , Demosth., P ro c o ro n . 258»; A. Rovr.Ri, in lin à c lo p e d ia Classica HI. T orino 1959. p. 425. 475. Nel caso d i ώς adoperato con l'avverbio όαυμασίως (ο όαυμαστώς) si realizza una sona d i attrazione inversa per cui εύάύς ήμαρτηκας Οαυμασίως ώ; - όαυμαστόν έστιν. ώς εύόύς ήμαρτηκας. Numerosi esempi in Platone: ex. g r . C o n v . 2 0 0 B . R e s p 331 A. 4SI. 4S5. 48S.

Sai. χ τ ω σ ι ς « c a s o » . Sai. ε γ κ λ ι σ ι ς « m o d o Sai. ε γ κ λ ι σ ι ς .

(v e rb a le )» .

4S9. S à i . χρόνος «tem po». 495. I I te rm in e κ ερ α ία vale «segno», «apice», m entre τόνος c p ro p ria ­ mente «accento». 507. A r . V esp . 1370 e cf. Plat·. P haedr. 260 D: ri not’

ληρείτε; . Ac.. A r. 66. M». Cf. Ar.. V esp . 79-80 xpìv òv ήμίν / εκ τής Νιόβης ειχη ρησιν τήν καλλιστην άχολέ^ας. sw. Ar., R a n . 47. 540. Cf. Ar.« B q. 1364 tom i μεν όρόώς και φρονίμως ήδη λέγεις. im

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547. Cf. A r., R a n . 661 ίαμβον Ίππώνακτος άντμιμνήσκομεν. 349. Cf, per un giro simile. A r., At». 471. 553. Ar., N u b . 1366 εγώ γάρ Αισχύλον νομίζω πρώτον έν ποιηταϊς. 574. Cf. Ar., Pax 930. 377. Cf. A r., V esp . 30 λίγε νυν άνύσας τ ι τήν ipojnv τού πράγματος «Fa' presto, dunque, e racconta l ’ossatura del fatto».

603. A r ., P a x 4 2 6 . 614. Ar., Piu/. 862. 616.

Per έπιλήσμων cf. Plat., Cow. 194 A ; A r., N u b . 485.

627. Si noti ehe i voti sui compiti scrìtti vanno letti dal basso verso l’alto e non viceversa, perché in tedesco il numero più alto non corrisponde al giudi­ zio migliore. 636. Ar., T b e s m . 1077. 6)7. Cf. Ar., lìcci. 924. 64). Ar. H eet. 1153 έπάσομαι μέλος τι μελλοδειπνικόν (= «che si intona prima del pranzo»). Sezione 32 (nrr. 644*660) Il termine greco corrispondente è τά παρηγγελμένα, τά παραγγέλματα, con παραγγέλλπν «comandare», che vale propr. «far passare la parola d ’o r­ dine (= τά σύνθημα) di fila in fila» (cf. Xen., A n . I 8,16). 644. Cf. άλλ’ άγετε λαμβάνετε τά όπλα d i Xen., C yr. V II 5,24. 643. Cf. Xen., A n . I 8, 3 παρήγγειλε ... καθίστασθαι εις τήν εαυτού τάξιν έκαστον. 649. Si presuppone qui l’impiego del fucile, cioè di un'arma da fuoco. 650. Anche in Xen., A n . IV 3,26 τίΟεσθαι τά όπλα, propr. «porre dinanzi a se le armi» è rife rito ai soldati che si arrestano durante una marcia, senza uscire dalle file. Si trova pure ασπίδας τίθεσθαι (Xen,, A n . I 5.13). 632. Cf. Xen., L a ccd a e m . resp. 11, 8 εις μετωπον παρ' ασπίδα καΟϊσταo tkn = sin is tr a m versus a d f r o n te m . 636. 'Επέχειν της πορείας «fare una pausa nella marcia», «sostare» è in Xen., C yr. IV 2,12. 658. Προηγείστε τήν {seil, φάλαγγα) κρός τούς εναντίους «conducete avanti le vostre truppe verso i nemici» (Xen., A n . V I 5,10), con προάγειν che vale «proseguire nella marcia» (cf. A n . V I 5 ,6). 639. Per δρόμψ θεΐν «muoversi di tutta corsa» cf. Xen., A n . I 8,18, prima della battaglia di Cunassa.

667. Cf. A v . 811 ταύτα κάμο'ι συνδοκεί. 688. A r. E e d . 1083. 699. Ar., Eccl. 380.

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70>. Ar., P lu i. 440. 701. Ar., P lu i. 90). 712. Ar., i.y s . 594. 71). Ar.. N u b . 207. ?)». Ar., E q , 1158, Sì osservi l ’uso dell’imperativo come modo della rela­ tiva. 7J6. Anche gr. mod. tò βαλάντιο «borsa», «sacchetto» per il denaro: ISSBl.p. 191. 7)7. Per tale giro cf. Ar.. P a x 1214. 7) 9. Cf. A t . , R a n . 174. 74«. Ar., Α ν . 940 άνθρωπος ήμών ούκ άχαλλαχόήστται. 771. La parola è tarda (D ionigi d i Alicamasso: Plutarco) e indica propria­ mente il gambale, la gambiera. «Le calze aventi la forma del piede (cioè peduli) erano conosciute anche in Grecia, come si può vedere da una pittura vascolare. Probabilmente erano di uso esclusivamente femminile e forse nep­ pure frequente, che nei testi letterari non sono mai nominate. A volte tene­ vano il posto di calze le κέζαι wpimpupai
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911. Plat,. P ro t. 309 D. 962. Cf. Ar., A v . 1208, ). Ar„ jV»A. 708. 984. Cf. Ar., P lu t. )99 ούκ έσπ ιτω τά κράγματα cv τούτω.

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ses. Ar.. P lu i. 348. <m. Ar.. E e d . 300. 999. Ar., P lu i. 62 2 . ιοο). Cf. Ar., V esp . 385 δράσω umνυν Ομίν χίσυνος. to il. Ar., T h a n . 915. 102). Cf. Ar., S u b . 81. Q ui il gesto esprime un pegno d i fede, come pure in Soph., P b ilo ct. 813, T racb. 1181: l ’uso e anche del mondo persiano (cf. Diod. Sic. X V I 43,4). Cf. pure, su p ra , nota a nr. 56. 10) 2. Ar., P lu t 1069 e R a n . 465 ώ βδελυρέ κ αναίσχυντε kcò τολμηρέ ον. io». Cf. Ar.. R a n . 856.998. io)j. Ar., P lu t 886. 10)7. A t ., E e d . 134. low. Ar.. Α ν . 990. 1041. Ar., P a x 1294. 1044. Cf. l'unico luogo platonico in cui appare questo verbo: ò n ... μαίνο­ μαι και χαραχαίω (C ow . 173 E). 106) . A r , R a n . 927. 107) . Cf. nel testo nr. 1339 ed. in fra , la nota relativa. 1074. A r . , N u b . 818. 1070. Cf. Ar., S u b . 698. 1002. Cf. Ar., L y s . 593. 1087. Hat.. C o n v . 173A. tooo. Ar., S u b . 849. noi. Ar., A v . 435,675. ma. Cf. A r., E c d . 865. nag. Ar,, S u b . 18. uso. Άναξυρίδες sono le ampie brache degli orientali (sciti, persiani etc.) cf. Herod. V 49, 3: Xen., A n . I 5, 8. G alloni dei persiani sono pure i σαράβαρα, mentre tip ici dei galli sono le βράκαι (lat. bracae ). us). I G reci adoperavano come detergente nel bucato la cenere d i legna, che, con acqua bollente, dà luogo a un miscuglio, la liscivia (o ranno): ή κο­ νία. τό ρύμμα. Sul sapone tsa p o ), inventato dai G alli e preparato, il migliore, con cenere di legna di faggio e sego d i capra, adoperato sia a scopo cosme­ tico, come colorante in rosso per i capelli - uso attestato anche presso i G er­ mani - sia a scopo terapeutico, nel trattamento delle scrofole, informa Plinio il Vecchio (N o i. b is t. X X V I I I 191). 1166. A r ., L y s. 1065. n w . Cf. Ar., L y s . 19, T h e s m . 692. 1214. Α τ .. L y s. 821. 1217. Ar., Pax 255. 1218. Α τ . , Α ν . 2 .

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1224. Cf. Ar., E q . 388. 122$. Ar.. V esp . 458. 1229. Ar.. A c h . M 2 . 1241. Ar., R a n . 56). 1245. Ar.. P lu i. 598. 1294. Cf. A r., R a n . 4.

Sezioni 63-64 (nrr. 1309-1)84) «Skat [dall'italiano «scarto», l'accantonare (le carte)], d er, -(e)i, gioco delle carte, viene giocato da tre giocatori con 32 carte da gioco tedesche o francesi. O gni partecipante riceve dicci carte, le rimanenti due vengono messe da parte «coperte» come S k a t. Le giocate vengono conteggiate se­ condo la figura e il colore del seme privilegiato. Ghiande oppure fio ri rice­ vono Ü punteggio più alto tra i colori (12 punti), seguono poi foglie oppure picche (11 punti), cuori (10 punti), campanelli oppure quadri (9 punti). Il gioco è tenuto da chi ha «licitato» di più. Egli può prendere lo S k a t, può so­ stituirlo con due carte sue. come pure può determinare il tip o di gioco e il colore privilegiato. Egli vince se dei 120 p unti in palio riesce a raggiungerne 61. G iochi con le sole carte che si hanno in mano, quando non si fa uso dello «scarto», e «Grand», quando privilegiati sono soltanto i quattro fanti, così come giochi, durante i quali gli avversari non prendono niente (restano «Schwarz») oppure cumulano soltanto 30 pum i (restano «Schneider») ven­ gono conteggiati d i più. Nel caso del gioco negativo «Nuli», vince colui che non ha nessuna presa. T u tti i modi di giocare (lo S k a t) possono essere p rati­ cali a catte scoperte, in tal caso il giocatore, dopo la prima giocata, deve scoprire le sue carte»: S k a t, in B ro ck b a u s E n zy c lo p ä d ie X X , Mannheim 1993. p. 349. Cf. inoltre H . Low, 2 0 ve rsc h ie d e n e K a rte n sp ie le (= Band 648 PerlenRcihe). Wien 1976. pp. 142-160. H 20. Ar.. N u b . 259. 1524. Cf. A r., N u b . 1345 s. βόν έργον. ώ xproßuta, φροντιζην ΰκη / τόν

(χνδρα κράτησης. 1125. Ar.. E q . 242. 1)27. A r , E q. 247. I) 29. A r ., E q . 340. i) ) 0 . a . A r . , E q 390. II) 1. Cf. Ar.. E q 427. t)) 2. Ar.. E q . 999. I))). Ar., V esp. 6)5. n>4. Ar., N u b . 25. i))5. Ar., V esp. 695. 1)57. A r .. N u b 1)8.

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Cf. Ar., S u b . 18. «Un idiotismo complesso delle lingua greca è rappresentato dalle espressioni interrogative, formate con i participi congiunti τΐ χαΟών. c t i μαόών; La prima formula con t i μαάών. (leu. «che cosa avendo imparato!4» e la seconda con t i χαόών. (lctt.: «che cosa avendo subito?») ricorrono in frasi interrogative esprìmenti meraviglia o disapprovazione, ma anche in p ro ­ posizioni relative connesse in forma sciolta alla sovraordinata circo­ stanza questa che ha permesso a R. Kühner e a B. Gerth di ricollegare tali formule alle frasi esclamative, che si incontrano dopo i verb a a ffe c tu u m o che. comunque, manifestano sentimenti, introdotte da ώς. οίος. όσος»: E. Rtnna , i ì r a e a a c apta. S in ta ss i c o m p a ra ta g rec o -la tina. Napoli 19962. pp. 148-49. i m i . Ar., S u b 844. I M2. Cf. A r., S u b . 793 άλλ' ώ Νεφέλοα, χρηστόν τι συμ&ουλτυσαττ. i m ) . Cf. A r„ V esp 535-6. ΙΜ 4. Cf. Ar.. V esp . 280. Per il proverbio «Tu vuoi cuocere una pietra» cf., in fra , nota a nr. 1406. IM S. A r., V esp. 315-6. 1M7. Ar.. S u b 1499. i m i . Ar.. S u b . 718. i m i . Ar., P a x 1255. D M . Il sup. χαμμέγιστος (di χάμμεγας) è in EJiano (V ar, b ist. X 2 ) cd c applicato ad una statua colossale (χαμμέγιστον ανδριάντα έν Κυρήνη άνέστησεν). 1370. L'espressione tedesca H im m c ld o n n e n v e tte r . in uso nella lingua cor­ rente dalla metà del sec. X IX , è un’interiezione d i stupore, non elegante, che evidenzia lo stato d ’animo di chi c impaziente, sdegnato o d i chi impreca. II termine D o n n e r w e tte r indica propriamente la tempesta con lampi c tuoni. D 7 1 . K r e u z m illio n e ft... è una formula di imprecazione della lingua corrente. U termine K re u z, come prim o demento di una parola composta ha un valore ac­ crescitivo. I l suo impiego deriva dalle imprecazioni e dalle maledizioni, che, in modo simile alle esdamazioni di gioia, si riferiscono alla croce d i Cristo. D 77. Cf. Plat., P rot. 338 A. isso. Cf. A r , V esp . 1141. d m

.

DM.

Tosi nr. 477, p. 221. Cf. Α ι . , Α ν . 376. Tosi nr. 1589, pp. 709-10. IMI. A t . A v . 1549. IM 2. «Corinto, figlio d i Zeus», un modo d i dire adoperato in genere per indicare qualcosa di ripetuto fino alla nausea oppure come in Ar., E c d . 828 per sottolineare una vuota millanteria. IM 7. IM S.

IM 9.

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i w . Tosi nr. 17)7. ρ. 776. i w . Plat.. T b e a e t. 209 B: lett. «l’ultim o dei Misi». i)9S. Ar.. Ra«. 78). i m . Tosi nr. 626, pp. 298-99. i w . Ar., Eecl. 109. DM. Ar.. P in t. 146. i w . Tosi nr. 1)09, p. 589. im . Nella forma ξυρτίν έπιχηρειν λέοντα «tentare di tosare un Icone» il proverbio compare in Piai., R rrp . 541 C. 1401. Completa la frase proverbiale suona πολλάκις to παόήματα τοίς άνόρώκοις μαΛήματα γίνεται («Spesso le sofferenze per gli uomini diventano insegnamenti») e costituisce la «morale» della favola esopica 1)4 H ausrath. Per altri dettagli cf. Tosi nr. 1690. pp. 755-54. 1402. A r . P in t 1002. 140). Tosi nr. 557, pp. 26) 64. 1404. C f.A r. .P l u t . 862,957. 140). Luc., H ist, conscr. 2). 1408. Tosi nr. 442. pp. 2 0 4 05. nr. 1588. p. 709. 1408. Tosi nr. 1581. p. 706.11 luogo d i Svetonio è A u g . 25.4. 1409.11 proverbio che compare nelle O p e re e g io rn i di Esiodo (v. 40) suona cosi: «la metà è maggiore del tutto»: cf. Tosi nr. 1764. pp. 787-88. 1417. L'accezione politica c nel greco moderno. Mie. L'accezione politica e nel greco moderno. 1420. L'accezione politica c nel greco moderno. 1429. Anche nel greco m oderno. I4)i. Anche nel greco moderno. 144). Nel greco moderno corrente φαρμακοπώλικ (cf. B k k ì HKNT! i l , p. 199) ostato sostituito da φαρμακοποιός (ISSBI.p. 1052). 1447. Nel greco moderno ό αρχιτέκτονας. 1452. Oggi άμαξας. 1468. Oggi nei greco moderno è το φαρμακείο. 1469. Anche καφενές: ISSBl, p. 488. 1471. Greco moderno κοιμητήρι. 1480. Oggi ταχυδρομικό δελτάριο: ISSBl. p. 26). 1491. Anche greco moderno μελανοδοχεϊον. 1497. Rispetto a κωδωνιζπν. attestato in Bmchentt I, p. 542. oggi si è im ­ posto il sintagma κρουειν τόν κώδωνα (cf. ISSBl, p- 546). tsoi. Oggi κληδοκύμβαλον «clavicembalo», «piano» (Bwr-ttncn I. p. 514) è stato sostituito da tò πιάνο (cf. ISSBl. p. 789). 1502. Oggi nel gr. mod. αίθουσα = salone, sala da pranzo (ISSBl, p. 31).

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IM ) . Anche gr. mod. (cf. Brk.m e n t i I, p . 319). oggi ό κοιτώνας (ISSBI. p. 507). 1500. Β κ κ ίπ ικ η I, p. 547, registra ό σαχων. Cf., supra, noia a nr. 1153. 1515. Cìr. mod. νιχτήρας (ISSBI. p. 670): νιητήρ è nel greco ecclesiastico: cf. E v . lo . 13.5. I5M. Anche gr. mod. tu θωμαπυ «camera», «stanza» (ISSBI. p. 305). 1515. Per xX n& ovcf. Ar., T b esm . 421. 15(6. I l (ermine ή όδοντογλυφίς registrato da B w c . h e n t i I. p. 431. appare oggi come nel greco moderno ή οδοντογλυφίδα (cf. ISSBI. p. 705). 1540. In P olibio (V I 2 1 ,7 ), invece, i χρίγκιχτς ( * p r in cip es ) sono i soldati lid ia seconda linea del manipolo romano, dopo gli ba sta li. 1554. Scipione pronunciò il verso d i Omero, quando apprese a Numanzia la fine di T iberio Gracco: cf. Plut., T ib 20. m i. Le fonti dei proverbi dei sette sapienti sono le seguenti: Talcte: Diog. Laert. 1 40: Tosi nr. 347, p. 160. Solone: Diog. Laert. I 63: Tost nr. 1761, pp. 785-87. Chilone: Diog. Laert. I 73. Pittaco: Diog. Laert. I 79: Tosi nr. 572, pp. 270 s. (spec. p. 271 ). Biante: Diog. Laert. I 88. Clcobulo: Diog. Laert. 1 93. Periandro; Diog. Laert. I 99. 1565. Εύρηκα (V itr. IX . 3): Tosi nr. 181. p. 82. δόςμυ*... (Cf. Papp. V ili, 1060 H u l t s q i ) . Le varianti in Plut., M ar­ celi. 14: Tosi nr. 180, p. 82. Per n o l i is tu d /d is tu r b a r e (s ic !) la forma corretta è in Valerio Mas­ simo (8, 7. ext. 7): N o li, obsecro, is tu m distu rb a re, Tosi nr. 1203, p. 544 (nella variante: N o li tu rb a re c irculos m e o s!). 1566. Le parole di Augusto sono riportate in forma diversa nella tradi­ zione manoscritta d i Svetonio. 1567. «Figlio, o con questo ( * lo scudo) o sopra questo»: Tosi nr. 1235. p. 556. 1565.1 numeri da 7 a 10 compongono la parola ζή Λ che vale «vivi».

124

IN D IC E

P re s e n ta z io n e .................................................................................. pag·

5

Avvertenza e abbreviazioni .

$

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.

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»

P r e m e s s a ............................................................................................ »

9

O sservazioni p r e l i m i n a r i ................................................................ »

11

Brevi regole e o s s e rv a z io n i................................................................ »

15

N ote d ell'ed izio n e it a lia n a ................................................................ »

28

C o n v e rs a z io n e ..................................................................................... *

29

A . A r g o m e n t i d i c a r atter e g e n e r a i *

1. Buon g i o r n o .............................................................................. »

29

2. Come v a ? ..................................................................................... »

50

3. (À>mc si s e n te ? .............................................................................. »

50

4. A d d i o ............................................................................................ »

51

5. P r e g o ............................................................................................ *

52

6. G r a z i e ............................................................................................*

53

7. Conosce il g r e c o ? ....................................................................... »

54

8. D o m a n d e ..................................................................................... »

55

9. Come si c h i a m a ? ....................................................................... »

56

10. Che ora è ? ..................................................................................... »

57

11. I mom enti della g i o r n a t a ......................................................... »

57

12. Te m p o d i festa - F e s t i v it à ......................................................... »

58

13. Tem po a tm o sfe rico ....................................................................... »

40

14. P a r t e n z a ..................................................................................... »

*11

15. A ndare · C a m m i n a r e ................................................................ *

42

16. A s p e tta ............................................................................................ *

43

17. V ie ni q u a ! ..................................................................................... *

44

18. Q u i da m e ..................................................................................... »

45

19. Sono a f f a m a lo .............................................................................. *

47

20. P a s t o ............................................................................................ »

48

Β. Λ scum.λ 21. Nella s c u o l a ............................................................................pag.

50

22. G iungere tro p p o t a r d i ................................................................ »

51

23. C o m p iti s c r i n i ...............................................................................»

52

24. Q uestioni g ra m m a tic a li................................................................ »

53

25. Risposte e r r a t e ...............................................................................»

54 55

27. Poeti g r e c i ......................................................................................»

56

28. T r a d u r r e ..................................................................................... »

58

29. O c c u p a t o ......................................................................................»

59

30. Lode e richiam o 31. Cantare . 32. O rd in i m ilita ri

.

ße s

26. U n 'illu s tra z io n e ...............................................................................»

33. L e i ha r a g io n e ...............................................................................»

63

34. S

ì ................................................................................................... »

64

35. N o ! ................................................................................................... »

64

C . C o m m u n i o e m estieri

36. E gli vuole s o ld i.............................................................................. »

66

37. I l venditore a m b u la n te ................................................................ »

67

38. D al s a r t o ......................................................................................»

68

39. C a l z a t u r e ......................................................................................»

69

40. A I mercato della f r u t t a .................................................................»

70

D . I n s o c ie t à

41. B a l l o ............................................................................................ »

72

42. Un r a c c o n t o ...............................................................................»

73

43. N o n lo s o ......................................................................................»

74

44. 11 b e llo c il b r u t t o ....................................................................... »

74

45. 11 sig. S c h u l z e .............................................................................. »

76

46. Q ua n ti anni h a ? ....................................................................... »

77

E. F elicita

e pena d ’ amori:

47. Desiderio d ’a m o r e .................................................................... pag.

78

48. Cosa devo fa re ? .............................................................................. »

80

49. Su! C o r a g g io ! .............................................................................. »

80

50. Fortuna e felicità in a m o r e ......................................................... »

81

5 1. La s u o c e r a ..................................................................................... »

82

52. U m ore n e r o .............................................................................. »

84

53. N o n fare scherzi di cattivo g u s t o ........................................... »

85

54. T u tto è bene quel che finisce b e n e ........................................... »

86

F. A CASA 55. Q u i a b ita ......................................................................................

»

87

56. A l m a t t i n o ..................................................................................... »

88

57. Sedere - S t a r e .............................................................................. »

89

58. Donna e b a m b i n i ....................................................................... »

90

59. Chiasso dei b a m b i n i ................................................................ »

91

60. Educazione dei f a n c i u l l i ......................................................... »

92

G . V it a p o l it ic a

61. M ovim e n ti p a r t it ic i....................................................................... »

94

62. Assemblea p o p o l a r e ................................................................ »

95

H . P er il g io c o d e l l o S k a t

63. U n gioco con id io t is m i................................................................ »

97

64. G r a n d ............................................................................................ >*

99

J. Pr o v e r b i ............................................................................................ »

101

C ontin u ità ed innovazione nel passaggio dal greco am ico al »

102

D e tti esemplari e c it a z io n i................................................................ »

n e o g r e c o .................................................

.

.

.

108

Note d e ll’edizione i t a lia n a ................................................................ »

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