Fisco: Per Il Trading

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FISCO

PER IL TRADING IL PRIMO E UNICO MANUALE CHE TI GUIDA FINALMENTE NELLA REGOLAZIONE DELLA TUA POSIZIONE FISCALE

www.sapienzafinanziaria.com 1

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FISCO PER IL TRADING IL PRIMO E UNICO MANUALE CHE TI GUIDA FINALMENTE NELLA REGOLAZIONE DELLA TUA POSIZIONE FISCALE

www.sapienzafinanziaria.com

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Tutti i diritti sono riservati. Ogni riproduzione o traduzione, anche parziale, deve essere preventivamente autorizzata dagli Autori. La presente pubblicazione ha finalità didattiche. Non deve essere intesa come sollecitazione al pubblico risparmio nè all’investimento. I risultati e le proiezioni presentate non sono in alcun modo garanzia di performance future. La responsabilità è sempre dello studente, a cui consigliamo di consultare sempre un commercialista per valutare il proprio caso specifico. L’attività di trading comporta rischi economici e chi la svolge lo fa sotto la sua esclusiva responsabilità.

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INDICE

PAG.



INTRODUZIONE

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PREMESSA TRADING ONLINE, COME OPERARE LEGALMENTE IN ITALIA

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CAPITOLO 1

FARE 1.1 1.2 1.3 1.4 1.5 1.6 1.7 1.8 1.9

TRADING ONLINE COME PERSONA FISICA

SENZA PARTITA IVA O SOCIETÀ 12 QUANTO VIENI TASSATO? 12 QUALE IMPORTO VIENE TASSATO? 13 REGIME AMMINISTRATO VS REGIME DICHIARATIVO: COME SEI TASSATO? 13 COME DEVI VERSARE LE IMPOSTE? 14 I VANTAGGI E GLI SVANTAGGI DEL REGIME AMMINISTRATO 14 I VANTAGGI E GLI SVANTAGGI DEL REGIME DICHIARATIVO 14 QUANDO CONVIENE ADOTTARE IL REGIME AMMINISTRATO E QUANDO CONVIENE ADOTTARE IL REGIME DICHIARATIVO 15 QUANTI SOLDI PUOI PERDERE SE SBAGLI LA SCELTA DEL REGIME? 15 6 CONSIGLI PER REGOLARTI NEL MIGLIORE DEI MODI CON IL FISCO FACENDO TRADING ONLINE 16

CAPITOLO 2

FARE 2.1 2.2 2.3 2.4 2.5 2.6

TRADING ONLINE CON UNA S.R.L.

L’ATTIVITÀ DI TRADING ATTRAVERSO UNA SOCIETÀ

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17 COME CALCOLA IL REDDITO UNA S.R.L.? QUALE ALIQUOTA FISCALE PAGA LA S.R.L.? 18 I VANTAGGI DELL’UTILIZZARE UNA S.R.L. PER SVOLGERE IL TRADING 18 GLI SVANTAGGI DELLA S.R.L. 19 IN QUALI CASI È MEGLIO UTILIZZARE UNA S.R.L. PER SVOLGERE L’ATTIVITÀ DI TRADING? 20 IN QUALI CASI È MEGLIO SVOLGERE L’ATTIVITÀ DEL TRADING COME PERSONA FISICA? 20

CAPITOLO 3

LE 5 3.1 3.2

“SITUAZIONI TIPO”, COME COMPORTARTI?

LE POSIZIONI FISCALI

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ESEMPIO CALCOLO TASSAZIONE PERSONA FISICA CHE LAVORA E FA TRADING 21 IN REGIME AMMINISTRATO ESEMPIO CALCOLO TASSAZIONE PERSONA FISICA CHE LAVORA E FA TRADING IN REGIME DICHIARATIVO 21

3

3.3 3.4 3.5

ESEMPIO TASSAZIONE PERSONA FISICA CHE NON LAVORA E FA TRADING IN REGIME AMMINISTRATO 22 ESEMPIO TASSAZIONE PERSONA FISICA CHE NON LAVORA E FA TRADING IN REGIME DICHIARATIVO 22 ESEMPIO TASSAZIONE PERSONA FISICA CHE SVOLGE L’ATTIVITÀ DI TRADING ONLINE CON UNA S.R.L. 22

CAPITOLO 4

DIFFERENZE TRA BROKER ITALIANI ED ESTERI LA PRIMA SCELTA DA EFFETTUARE 24 4.1 BROKER ITALIANI 24 4.2 BROKER ESTERI 25 CAPITOLO 5

TRADING ITALIA SU ITALIA POSSIBILI SOLUZIONI 27 5.1 SITUAZIONE 1: IL BROKER TI HA FATTO PAGARE LE IMPOSTE QUANDO NON ERANO DOVUTE 27 5.2 SITUAZIONE 2: MANCATA DICHIARAZIONE DEL REDDITO GUADAGNATO COL TRADING IN CASO DI REGIME DICHIARATIVO 29 CAPITOLO 6



TRADING CON BROKER ESTERI



PER EVITARE CHE LE SANZIONI PROSCIUGHINO TUTTI I TUOI GUADAGNI

6.1 6.2 6.3

COSA DEVI RICORDARTI DI COMUNICARE AL FISCO 30

IL “QUADRO RW” 30 IVAFE, L’IMPOSTA SUL VALORE DELLE ATTIVITÀ FINANZIARIE DETENUTE ALL’ESTERO 31 LIMITE PER LE ATTIVITÀ FINANZIARIE ESTERE 32

CAPITOLO 7





LE SANZIONI E LE COSE A CUI DEVI STARE ATTENTO SE NON VUOI PERDERE I TUOI SOLDI CON ESEMPI ESPLICATIVI

7.1 7.2 7.3 7.4 7.5

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33

SANZIONI QUADRO RW MONITORAGGIO FISCALE 33 SANZIONI IVAFE 34 ESEMPI E SANZIONI RW - IVAFE 35 SANZIONI PER MANCATA COMPILAZIONE DEL “QUADRO RW” CON TITOLI 37 DETENUTI ALL’ESTERO DEL VALORE DI €100.000 IN UN PAESE NON IN BLACK LIST SANZIONI PER MANCATA COMPILAZIONE DEL “QUADRO RW” CON TITOLI DETENUTI ALL’ESTERO DEL VALORE DI €100.000 IN UN PAESE IN BLACK LIST 37

7.6 7.7

SANZIONI PER MANCATA COMPILAZIONE DEL “QUADRO RW” CON CONTO CORRENTE DETENUTI ALL’ESTERO DEL VALORE DI €100.000 IN UN PAESE NON IN BLACK LIST 38 SANZIONI PER MANCATA COMPILAZIONE DEL “QUADRO RW” CON CONTO CORRENTE 38 DETENUTI ALL’ESTERO DEL VALORE DI €100.000 IN UN PAESE IN BLACK LIST

CAPITOLO 8

I BONUS FISCALI, COME UTILIZZARLI? 39 8.1 BONUS FISCALI DERIVANTI DALLE PERDITE DEGLI ANNI PRECEDENTI UTILIZZABILI 39 DA UNA PERSONA FISICA CHE FA SOLO TRADING ONLINE NEL REGIME DICHIARATIVO 8.2 BONUS FISCALI DERIVANTI DALLE PERDITE DEGLI ANNI PRECEDENTI UTILIZZABILI 40 DA UNA S.R.L CHE FA ANCHE TRADING ONLINE NEL REGIME DICHIARATIVO CAPITOLO 9



QUANDO PUOI EVITARE DI PAGARE LE TASSE QUANDO



FAQ RISPOSTE ALLE DOMANDE PIÙ FREQUENTI

CONCLUSIONE

FAI TRADING ON LINE DI CRYPTOVALUTE?

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45 53



TI È PIACIUTO QUESTO MANUALE ?

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BIOS DI SIMONE CALISTI

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INTRODUZIONE

Se hai iniziato a dedicarti al Trading online e non sai né come né quante tasse devi pagare, non preoccuparti! Questo inedito Manuale è stato concepito e creato per essere un vero e proprio vademecum che ti guiderà per filo e per segno in ogni passaggio: rispondendo a tutte le tue domande, ti spiegherò come trattenere una parte più grande dei tuoi guadagni evitandoti quei comuni e pericolosi errori che possono costarti davvero caro…

la regolarità e le migliori soluzioni possibili al 100%, sia che tu lo eserciti come persona fisica, sia che tu lo eserciti con una società di capitali.

Devi infatti sapere che questo Manuale è il frutto di 5 anni di esperienza di contabilità e consulenze in ambito fiscale, entrambe esercitate direttamente da me qui nel mio studio.

Vedi, il trading online si sta sempre più diffondendo come strumento utile per guadagnare soldi extra, tanto che le società atte a svolgere questo tipo di attività tramite vere e proprie piattaforme sono in netto aumento su internet. Quelle che parallelamente non si stanno diffondendo, invece, sono le informazioni fiscali riguardanti la tassazione del reddito in relazione a questo enorme business.

Per questo posso affermare di sapere esattamente tutto ciò di cui hai bisogno per regolarizzare la tua professione di Trader online con il Fisco, garantendoti

Perché ti dico questo? Perché se “dimentichi” di dichiarare il reddito o non dichiari l’eventuale parte di reddito depositato all’estero,

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vai incontro a determinati illeciti e, di conseguenza, a pesanti sanzioni importanti da dover pagare.

tenere con sé. Ti basterà soltanto seguire i miei preziosi consigli!

Oppure può capitare anche l’opposto, ossia che ti ritrovi a pagar più tasse di quello che effettivamente devi. Nulla di irregolare (sicuramente se paghi più tasse di quanto devi sei in regola), ma stai lasciando al Fisco soldi che sarebbero invece dovuti entrare nel tuo portafogli.

Fatta questa piccola premessa, vediamo quindi come procedere nella regolarizzazione fiscale della tua professione di Trader online con la soluzione migliore per le tue tasche.

In molti, purtroppo, sottovalutano questa fase, ma la regolarizzazione della professione con il sistema fiscale italiano è decisamente la più importante: si tratta di fondamentali operazioni che vanno seguite correttamente. Per questo ho deciso di scrivere questo vero e proprio vademecum fiscale che ogni trader dovrebbe sempre

PRONTO ? SI PARTE!

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PREMESSA

TRADING ONLINE, COME OPERARE LEGALMENTE IN ITALIA COS’ IL TRADING ONLINE? “Il trading online è uno strumento per investire in borsa” Il trading online chiamato anche TOL è un metodo per investire in borsa direttamente dalla casa o dall’ufficio. Utilizzando le diverse piattaforme presenti on line è possibile accedere ai mercati azionari ed iniziare ad operare come Trader. Il trading online è arrivato in Italia nel 1999, quando il “Nuovo Regolamento Consob di attivazione del Testo Unico dei mercati finanziari” ne ha regolamentato gli aspetti, come l’acquisto e la vendita online di strumenti finanziari come azioni, obbligazioni, future e titoli di

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stato. Se vorresti cimentarti in questa avventura è indispensabile per te, conoscere quali sono le regolamentazioni in materia ed è altrettanto importante sapere come regolarti in caso di vincita e di conseguente tassazione poi e dichiarazione prima, dei tuoi proventi.

PRINCIPALI TIPOLOGIE D’INVESTIMENTO DEL TRADING ONLINE Il trading online permette di operare, anche simultaneamente, in diversi settori: Foreing exchange market, chiamato anche Forex o FX. È il mercato monetario, in cui vengono scambiati valori, è il più utilizzato da chi si avvicina a questo mondo per la prima volta. Permette infatti di





operare sulle coppie di valute, è molto semplice e non richiede una complessità elevata. Il FX rappresenta il punto di forza nel trading online perché è aperto praticamente 24 ore al giorno e per 6 giorni alla settimana.

sempre con l’ausilio di piattaforme specifiche, con l’acquisto di oro finanziario e mai di oro fisico, di fatto, si evince che, in caso di profitto, si entra in possesso di un prodotto finanziario che riproduce in modo analogo l’andamento dell’oro.

Le Opzioni Binarie sono considerate da molti esperti del settore la modalità di investimento più semplice possibile, permettono di fare Trading online grazie a due opzioni contrapposte, dette appunto binarie. Si tratta quindi di un Trading a due parti, in cui una vende e l’altra acquista secondo un contratto ben preciso che definisce data e prezzo della transazione. Le piattaforme fungono da intermediarie tra il Trader e il mercato finanziario e permettono di inserire dei comandi di acquisto o di vendita.

I CFD anche detti Contratti Per Differenza (Contracts For Difference) sono strumenti finanziari derivati il cui prezzo deriva dall’asset a cui i CFD sono legati. Le operazioni che vengono effettuate non prevedono commissioni di scambio ne’ il pagamento di tasse legate al possesso dei titoli o delle azioni visto che non si possiede fisicamente l’asset su cui effettuati gli investimenti. Utilizzando questa tipologia è inoltre possibile effettuare investimenti con in più la leva finanziaria, strumento aggiuntivo che offre possibilità di avere maggiori profitti.

Il Trading di materie prime. Nel trading di materie prime in generale e di oro in particolare si procede,



I Futures. Si tratta di contratti standard che

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vengono regolarmente negoziati sui mercati, secondo regole ben definite a seconda del tipo di Borsa in cui si opera e del tipo di Futures. Come indica il nome, i Futures rappresentano dei contratti in cui ci si impegna ad acquistare (o vendere) alla data di scadenza e al prezzo definito dal contratto stesso.



COSA NE PENSA L’ AGENZIA DELLE ENTRATE DEL TRADING ONLINE?

(SINTESI DELLA CIRCOLARE N.71/E DEL 2016)

Nel nostro Paese, fino a venerdì 17 settembre 2010 il Forex ed i CFD non erano considerati uno strumento finanziario. Sino a poco tempo fa in Italia l’intermediario in cambi era una S.p.A. in possesso di un’autorizzazione ex art. 106 del Testo Unico Bancario e vigilata dalla

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Banca d’Italia. Nei mesi estivi del 2010 la normativa è stata oggetto di cambiamento, con la pubblicazione del decreto n. 141 del 4 settembre 2010, in attuazione della direttiva europea 2008/48/CE.A fronte di questo cambiamento il Forex e CFD sono diventati uno strumento finanziario come le azioni, le obbligazioni, i bond e tutti gli altri che conosciamo. Partendo da un’analisi della natura civilistica dei contratti trading online, soprattutto in materia di Forex ed Opzioni binarie , l’Agenzia delle Entrate sostiene che ai fini del calcolo dell’imponibile, si debba applicare l’art. 68 TUIR, secondo cui i redditi sono costituiti dalla somma algebrica dei differenziali positivi o negativi, nonché degli altri proventi od oneri, percepiti o sostenuti, in relazione a ciascuno dei rapporti indicati. Il contribuente deve indicare tali redditi nel quadro RT del modello UNICO PF e autoliquidare l’imposta eventualmente dovuta. Per quanto concerne l’eventuale

eccedenza delle minusvalenze risultante nel medesimo quadro RT, questa potrà essere portata in deduzione delle plusvalenze realizzate nei quattro periodi d’imposta successivi. Se operiamo con una piattaforma avente sede sul territorio italiano, l’eventuale risultato della somma algebrica tra plusvalenze e minusvalenze verrà tassato alla fonte, con la conseguenza di evitare al contribuente la redazione della dichiarazione dei redditi. L’imposta sostitutiva è pari al 26%. Se invece, si opera con un broker estero, il contribuente dovrà redigere la dichiarazione dei redditi indicando nel quadro RT sezione II, denominato “Plusvalenze di natura finanziaria”, Le eventuali quote residue delle minusvalenze risultanti dalla sezione II devono essere riportate nel rigo RT93.

il contribuente si deve avvalere delle certificazioni rilasciate dai broker esteri, che devono essere conservate dal contribuente ai fini di un eventuale riscontro richiesto dagli organi dell’Amministrazione Finanziaria. Si fa presente, inoltre, che i rapporti che il contribuente detiene con i broker esteri rientrano tra i contratti derivati e altri rapporti finanziari stipulati al di fuori del territorio dello Stato, pertanto tali rapporti devono essere indicati nel quadro RW della propria dichiarazione annuale dei redditi, in quanto tali rapporti sono suscettibili di produrre redditi imponibili in Italia; e inoltre sono assoggettati all’imposta sul valore delle attività finanziarie detenute all’estero.

Ai fini del calcolo delle plusvalenze/minusvalenze,

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CAPITOLO 1

FARE TRADING ONLINE COME PERSONA FISICA SENZA PARTITA IVA O SOCIETÀ Il Trading online sta ormai diventando una risorsa sempre più utilizzata anche dalle persone che hanno un altro lavoro per poter investire i propri soldi e programmare di guadagnare grazie alla propria bravura (e perchè no, anche ad un pizzico di fortuna). Fino a qualche anno fa era ad appannaggio solamente dei grandi esperti di mercato e finanza; oggi, grazie ai numerosissimi corsi di formazione gratuiti e a pagamento, alle guide e ai programmi direttamente fruibili in rete, è diventato di semplice approccio per chiunque, anche comodamente dalla propria abitazione. Ma come vengono tassate le plusvalenze e come devono essere dichiarate? 1.1 QUANTO VIENI TASSATO? Devi sapere che tutte le plusvalenze che generi con

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il trading online sono tassate ad un’aliquota del 26% a titolo d’imposta sostitutiva (come dichiarato nella Risoluzione n. 102/E del 2011 e quindi dall’articolo 5 del decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461). Questo significa che, una volta pagato il 26% sulla plusvalenza, non hai bisogno di dichiarare questo reddito nella dichiarazione insieme a quello che percepisci come lavoratore dipendente.

QUANDO IL FISCO TASSA LE OPERAZIONI DEL TRADING (QUANDO SONO CHIUSE) Il principio probabilmente più importante che devi sempre tenere a mente dopo aver letto questo ebook è il capire quando il Fisco ti può prelevare o meno la ritenuta del 26%. Questo perché, eventualmente, è estremamente difficile ottenerla indietro in caso di

errore. Per capire quando il fisco ti può prelevare la ritenuta del 26% bisogna individuare quanto le operazioni di trading si considerano chiuse. Infatti la ritenuta del 26% è prelevata solo quanto un’operazione è considerata chiusa: appena è stata effettuata la chiusura si individua quindi la plusvalenza e il broker solo in quel momento preleverà la ritenuta del 26% Siccome le operazioni di trading possono avere svariate caratteristiche il momento di chiusura dipendente dalla caratteristiche stessa dello strumento.

tassati allo stesso modo dei contratti derivati calcolando la plusvalenza ogni volta che si chiude un’operazione (per il forex ogni singolo giorno). 1.2 QUALE IMPORTO VIENE TASSATO? Come ti accennavo, ogni volta che fai trading online come privato (senza partita iva) l’imposta del 26% viene pagata solamente sulla plusvalenza, ovvero la somma di tutte le vendite e di tutti gli acquisti che hanno generato un guadagno nell’anno oggetto di dichiarazione dei redditi (ovviamente dal 1 Gennaio al 31 Dicembre).

Per semplificarti il lavoro ti riporto due esempi di chiusura delle operazioni che individua quando il fisco preleva la ritenuta del 26%.

ATTENZIONE: può però anche capitare che il broker stabilisca che, in determinate condizioni, la plusvalenza venga calcolata ogni singolo giorno invece che al termine dell’intero anno solare.

Mercato AZIONARIO: le operazioni per calcolare la plusvalenza si chiudono nel momento in cui vendi le azioni (quindi anche dopo anni). Solo in quel momento il broker, nel caso di regime amministrativo, ti preleva il 26%

1.3 REGIME AMMINISTRATO

Mercato FOREX: le operazioni per calcolare la plusvalenza si chiudono ogni giorno. Quindi nel caso in cui hai scelto il regime amministrativo, il broker ti preleva il 26% sull’eventuale plusvalenza ogni singolo giorno in cui produci una plusvalenza. Domanda: I contratti del forex sono equiparati ai contratti derivati? (viene modificato l’articolo 1 comma 4 del TUF ). Risposta: per il fisco Si. I contratti del Forex sono

VS REGIME DICHIARATIVO: COME SEI TASSATO?

Ci sono due metodi che devi utilizzare per dichiarare il reddito che guadagni con il trading: Regime amministrato: ogni qualvolta realizzi una plusvalenza, sarà direttamente il broker a trattenere e versare l’imposta dovuta allo Stato del 26%. Quindi ogni volta che il broker “chiude l’operazione” calcola la plusvalenza. In questo caso il contribuente avrà già pagato tutte le imposte sulle plusvalenze che si sono generate nell’anno e non dovrà compilare la dichiarazione dei redditi.

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Regime dichiarativo: in questo caso l’intermediario non ti preleva l’imposta sostitutiva del 26% e sei te che devi provvedere autonomamente al pagamento delle imposte sulla plusvalenza ottenuta nell’anno d’imposta nell’attività di trading online. In questo caso sei tenuto a predisporre la dichiarazione dei redditi per specificare l’ammontare dei proventi. 1.4 COME DEVI VERSARE LE IMPOSTE? Con il regime amministrato le imposte sono già versate dall’intermediario appena generi la plusvalenza (quando il broker chiude l’operazione). Con il regime dichiarativo le imposte le versi te direttamente in dichiarazione dei redditi entro il mese di giugno dell’anno successivo alla plusvalenza (quindi se generi la plusvalenza il 2 gennaio 2017, devi versare l’imposta sulla plusvalenza in giugno 2018). Il versamento lo farai direttamente con il modello F24 inserendo gli opportuni codici tributo. 1.5 I VANTAGGI E GLI SVANTAGGI

DEL REGIME AMMINISTRATO

Vantaggio: è più adatto per chi non ha confidenza con la materia fiscale, in quanto ti permette sin da subito di essere in regola con il fisco senza dover compilare la dichiarazione dei redditi. Vantaggio: i versamenti delle imposte vengono fatti dal broker che ti preleva il 26% sulla plusvalenza ogni volta che “chiudi un’operazione”.

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Svantaggio: perdi subito liquidità perché l’intermediario ti preleva l’imposta del 26% appena realizzi la plusvalenza alla chiusura dell’operazione (che può anche essere giornaliera). Svantaggio: non puoi utilizzare i bonus fiscali derivanti dalle perdite degli anni precedenti e/o dell’anno corrente. 1.6 I VANTAGGI E GLI SVANTAGGI

DEL REGIME DICHIARATIVO

Vantaggio: durante l’anno hai maggiore liquidità che puoi reinvestire nella tua strategia di investimento perché versi le tasse solo l’anno successivo. Vantaggio: eventuali perdite (minusvalenze) possono essere portate in deduzione delle imposte dovute per i successivi 4 periodi d’imposta. Vantaggio: pagando le imposte con il modello F24, puoi utilizzare crediti fiscali per pagare le tasse che generi con la plusvalenza del trading. Vantaggio: il regime dichiarativo mantiene i suoi vantaggi a prescindere dal broker con cui deciderai di operare (sia italiani che esteri). Svantaggio: sei obbligato a fare la dichiarazione dei redditi anche in caso di perdita (capital loss) per validarla

1.7 QUANDO CONVIENE ADOTTARE

IL REGIME AMMINISTRATO E QUANDO CONVIENE ADOTTARE IL REGIME DICHIARATIVO

Innanzitutto, valuta attentamente il comportamento del broker, guardando se viene applicata o meno la ritenuta d’imposta. Nei casi in cui hai la possibilità di scegliere, puoi utilizzare questo schema di ragionamento per verificare quale dei due possa essere più opportuno a seconda della tua condizione. Se sei alle prime armi con il trading e non sai se quello che fai ha un effetto leva (più soldi metti e più ne guadagni), ti può convenire pagare subito le imposte adottando il regime amministrato: in questo modo non devi versare niente e non devi compilare nessuna dichiarazione dei redditi, con una gestione più semplice degli adempimenti fiscali. Se al contrario sei esperto di uno specifico settore del trading e sei sicuro di aver un effetto leva sulla tua strategia d’investimento (ossia sei sicuro che più soldi metti nella tua strategia, più guadagni) allora potrebbe essere utile adottare il regime dichiarativo e reinvestire tutta la plusvalenza che generi in ogni transazione perché paghi le tasse con la dichiarazione dei redditi dell’anno successivo. N.B. in questo caso puoi utilizzare i crediti d’imposta (personali) per pagare le imposte sulla plusvalenza in sede di dichiarazione dei redditi (evitando di addebitarle

sul conto corrente). 1.8 QUANTI SOLDI PUOI PERDERE

SE SBAGLI LA SCELTA DEL REGIME?

Esempio persona fisica che nella prima metà del 2017 guadagna €10.000 e nella seconda metà del 2017 perde €10.000. Facciamo l’ipotesi di tasse perse in caso di regime amministrativo o dichiarativo. REGIME AMMINISTRATO: il broker preleva la ritenuta del 26% ogni volta che si chiude una operazione, tipicamente con cadenza giornaliera. Nella prima parte dell’anno guadagno €10.000 ed il broker preleva automaticamente €2.600. Nella seconda parte dell’anno perdo €10.000 ed il broker non mi preleva nessun importo. In questo caso avrei perso €2.600. REGIME DICHIARATIVO: nella prima parte dell’anno guadagno €10.000 ed il broker non mi preleva niente. Nella seconda parte dell’anno perdo €10.000 ed il broker non mi preleva niente. L’anno successivo ho un reddito pari a zero. In sintesi: con il regime amministrato se non faccio la dichiarazione dei reddito (o mi dimentico) perdo le ritenute versate in precedente perdendo soldi. Invece con il regime amministrato rischio di pagare più tasse per le varie ritenute che mi versano anche quando non le devo pagare, ma ho la certezza di essere completamente in regola con il fisco senza dover pagare un commercialista evitando possibili sanzioni

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future dovute per il mancato pagamento delle imposte. 1.9 SEI CONSIGLI PER REGOLARTI NEL

4. Se hai dei crediti d’imposta li puoi utilizzare in sede di dichiarazioni dei redditi per pagare le imposte relative alle plusvalenza che generi con il trading.

MIGLIORE DEI MODI CON IL FISCO FACENDO TRADING ONLINE

5. Per esercitare l’attività di trading online come privati non hai bisogno di aprire la partita iva, nè di aprire una posizione Inps.

Ecco per te 6 piccoli consigli che ti permettono di essere perfettamente in regola con il Fisco ogni volta che fai trading online e, soprattutto, che ti permettono di utilizzare più bonus fiscali possibili.

6. Compilare la dichiarazione inserendo tutte le plusvalenze e soprattutto le perdite fiscali della stessa tipologia di strumento.

1. Ricordati che devi pagare il 26% a titolo d’imposta sulla plusvalenza. Se l’imposta non è stata pagata dal broker, ricordati di pagarla te in sede di dichiarazione dei redditi. 2. Se il broker è estero, ricordati che sei obbligato a compilare il quadro RW e pagare l’Ivafe (Risoluzione dell’agenzia delle entrate n. 71 del 01/09/16). 3. Per determinati strumenti finanziari (esempio le azioni e mercato Forex) le perdite che hai accumulato durante l’esercizio del trading sono dei BONUS fiscali nell’esercizio in cui hai subito la perdita e nei 4 successivi. (Risoluzione dell’agenzia delle entrate n. 71 del 01/09/16). ATTENZIONE: le perdite che derivano dalle plusvalenze soggette all’imposta sostitutiva del 20% devono essere considerate per il 76,92%. Mentre le perdite che derivano dalle plusvalenze soggette all’imposta sostitutiva del 12,5% devono essere considerate per il 48,08%

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ATTENZIONE: le perdite fiscali che puoi usufruire sono quelle relative a: a. lo stesso anno di imposta b. quelle dei 4 anni precedenti già indicate in dichiarazione c. quelle dei 4 anni precedenti non indicati in dichiarazione ma con un certificato del broker d. anche quelle che derivano da un broker estero Grazie a questo sei certo di aver utilizzato tuttiibonus fiscali che derivano dalle perdite su strumenti finanziari.

CAPITOLO 2

FARE TRADING ONLINE CON UNA S.R.L.

L’ATTIVITÀ DI TRADING ATTRAVERSO UNA SOCIETÀ Nella parte precedente abbiamo visto come fare Trading online quando tutti i guadagni li ottieni come persona fisica, senza svolgere attività d’impresa. Ora, è arrivato invece il momento di analizzare la posizione di chi sceglie di svolgere l’attività di Trading attraverso una società. Piccola premessa. In questo manuale ho deciso di approfondire solo il caso di attività di Trading attraverso una società di capitali a responsabilità limitata (comunemente chiamata S.r.l.). Chiaramente non è l’unica opzione che hai, ma è l’unica altra strada che può portarti dei vantaggi, ti spiego. Puoi scegliere di fare Trading online con altre specifiche forme di società o con la ditta individuale, ma le 2

grandi opportunità fiscali, attualmente, puoi ottenerle solamente in 2 casi: quando l’attività di trading viene svolta senza partita iva (come persona fisica – parte precedente) o attraverso una S.r.l. (parte attuale). Di seguito, ti verrà quindi esposto il metodo attraverso il quale la società a responsabilità limitata calcola la propria tassazione. 2.1 COME CALCOLA IL REDDITO

UNA S.R.L.?

Devi sapere che una società a responsabilità limitata calcola il reddito da sottoporre a tassazione come differenza tra Ricavi e Costi (ossia tutte le plusvalenze che generi nel periodo d’imposta meno tutti i costi che paghi per il tuo business).

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Questo significa che se generi una plusvalenza di €1.000 e hai costi per €1.000, al Fisco dichiari un reddito pari a 0.

Probabilmente generi un credito iva che puoi utilizzare per pagare le tasse (cosa che non potresti come persona fisica).

2.2 QUALE ALIQUOTA FISCALE

Non rischi di perdere il tuo patrimonio personale in caso di debiti: per i debiti della società risponde solo la società.

PAGA LA S.R.L.?

La società: la S.r.l. paga il 24% di Ires + circa il 4% di Irap. Il socio: dal 2018, quando il socio preleva gli utili, deve pagare un’aliquota fissa a titolo d’imposta del 26%. Questo significa che non deve più presentare nessuna dichiarazione dei redditi negli anni successivi, in quanto paga subito il 26% appena la società gli eroga gli utili. N.B. gli utili si considerano prelevati quando i soci dichiarano di voler distribuire gli utili con una delibera assembleare. 2.3 I VANTAGGI DELL’UTILIZZARE

UNA S.R.L. PER SVOLGERE IL TRADING

Puoi portare in deduzione i costi dal ricavo: significa che i costi che sostieni per i corsi che fai, per le trasferte, autostrada, cancelleria, pasti, servizi dei collaboratori, corsi formazione, dipendenti e tutto ciò che è inerente al business diminuisce il reddito che devi dichiarare. Cosa che non puoi fare se fa trading online da privato.



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Nel caso in cui tu svolga attività correlate (ad esempio attività di formazione), puoi utilizzare la società per fatturare le prestazioni senza dover aprire una nuova partita iva personale. Puoi beneficiare di rimborsi spese in capo all’amministratore, esente tasse ed esente contributi. Le perdite generate dalla tua S.r.l. sono un bonus fiscale in quanto diminuiscono il reddito degli esercizi successivi pari all’80% delle perdite degli anni pregressi. N.b. le perdite dei primi 3 anni sono riportabili al 100% (ATTENZIONE: se sei sistematicamente in perdita per 4/5 continuativi il fisco ti attribuisce automaticamente un reddito facendoti perdere questa tipologia di bonus). Possibilità di usufruire della “Participation Exemption”: in determinati casi puoi vendere le tue partecipazioni tassandole solo al 5%. Per poter beneficiare del regime di esenzione al 95% per le plusvalenze è necessario che siano rispettati i seguenti requisiti:

1. la partecipazione deve essere posseduta ininterrottamente dal primo giorno del dodicesimo mese precedente a quello della cessione (c.d. holding period); 2. la partecipazione deve essere classificata tra le immobilizzazioni finanziarie nel primo bilancio del periodo del possesso;

di formazione) con relativa emissione di fatture. In questo modo si evita che la società sia considerata di comodo: per evitarlo, bisogna inviare un interpello disapplicativo. 2.5 IN QUALI CASI È MEGLIO

UTILIZZARE UNA S.R.L. PER SVOLGERE L’ATTIVITÀ DI TRADING?

3. la partecipata deve essere residente in un paese diverso da quelli a regime fiscale privilegiato (c.d. Black list), in alternativa deve essere dimostrata, attraverso l’istituto dell’interpello, ex art. 11 L. 212/2000, che dal possesso di partecipazioni, non è stato conseguito, sin dall’inizio del periodo di possesso, l’effetto di localizzare i redditi in tali Stati o territori;

In tutti quei casi in cui per svolgere la tua attività devi acquisire competenze tramite la formazione, devo fare eventi formativi ecc… Questo ti permette di dedurre i costi dai ricavi generati dalla S.r.l.

4. la partecipata deve svolgere un’attività commerciale ai sensi dell’art. 55 del TUIR.

In tutti quei casi in cui l’attività è svolta prevalentemente da un software automatico o da collaboratori, poiché il socio non è obbligato a pagare l’Inps a rate fisse.

2.4 GLI SVANTAGGI DELLA S.R.L. Attenzione all’Inps dell’imprenditore: se deleghi questa attività ad altri oppure il socio svolge solo l’attività di amministrazione della società, l’Inps non è da pagare. Se il socio lavora nell’impresa deve pagare i contributi fissi Inps. Devi tassare gli utili solo se li prelevi dalla società. Se lasci gli utili nella società senza distribuirli, paghi solo le imposte Ires e Irap della società senza dover pagare le imposte Irpef per gli utili distribuiti.

In tutti quei casi in cui devi reinvestire gli utili nuovamente nel trading: in questo modo non paghi le imposte relative alla distribuzione degli utili. In tutti i casi in cui hai bisogno di svolgere un’altra attività economica che ti obbliga ad aprire una posizione iva. In questo modo hai una società che ti permette di svolgere due diverse attività economiche.

È sempre meglio avere una seconda attività collegata a quella principale (ad esempio attività

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2.6 IN QUALI CASI È MEGLIO

SVOLGERE L’ATTIVITÀ DEL TRADING COME PERSONA FISICA?

In tutti quei casi in cui hai poche spese da sostenere, poiché all’aumentare del reddito paghi sempre un’aliquota fissa perché non puoi utilizzare le spese per diminuire il reddito. Domanda: Il reddito del trading online va imputato direttamente nella s.r.l. senza ritenuta, giusto? Risposta: dipende se al tuo broker gli comunichi l’opzione del regime amministrato o del regime dichiarativo. Se gli comunichi il regime dichiarativo NON ti applica la ritenuta. La norma comunque prevede che la plusvalenza sia da attribuire alla società senza applicazione di

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nessuna ritenuta. Domanda 2: se io ho una s.r.l. sono tassati in modo diverso gli utili che derivano dal trading online sulle azioni quotate che dalle operazioni del Forex (acquisto e cessione di valute)? Risposta: No, sono tassate sempre allo stesso modo. Ogni volta che è considerata chiusa una operazione il broker calcola l’eventuale plusvalenza e quindi preleva la ritenuta del 26% (se sei nel regime amministrato). Se sei nel regime amministrato e sei una persona fisica. Se sei nel regime dichiarativo o fai trading con una S.r.l. la plusvalenza la devi dichiarare come “ricavo” senza nessuna ritenuta.

CAPITOLO 3

LE 5 “SITUAZIONI TIPO” COME COMPORTARTI? LE POSIZIONI FISCALI

Anche se ogni posizione fiscale ha una specifica soluzione fiscale, voglio condividere con te 5 tipologie di casi in cui puoi trovarti ed il relativo comportamento che dovrai adottare per poter essere completamente in regola con il Fisco. 3.1 ESEMPIO CALCOLO TASSAZIONE

PERSONA FISICA CHE LAVORA E FA TRADING IN REGIME AMMINISTRATO

La persona fisica ha una busta paga di €10.000 lordi e ha guadagnato €2000 nell’attività di Trading. Cosa deve fare? Durante l’attività di Trading viene già prelevato il 26% a titolo di imposta sul reddito e quindi la persona non

deve dichiarare nulla. Nessuna dichiarazione dei redditi. Quindi non dovrà pagare il commercialista per fare la dichiarazione dei redditi, ma dovrà valutare gli svantaggi elencati nella prima parte di questo Manuale. IMPORTANTE: si ricorda che in questo caso non si possono utilizzare i costi inerenti all’attività per diminuire il carico fiscale. 3.2 ESEMPIO CALCOLO TASSAZIONE

PERSONA FISICA CHE LAVORA E FA TRADING IN REGIME DICHIARATIVO

La persona fisica ha una busta paga di €10.000 lordi e ha guadagnato €2000 nell’attività di Trading.

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Cosa deve fare? Durante l’attività di Trading non preleva il 26% a titolo d’imposta sul reddito e quindi deve compilare la dichiarazione dei redditi. In questo caso deve pagare il commercialista per fare la dichiarazione dei redditi, ma ha maggiore margine di manovra per evitare di pagare imposte superiori rispetto a quando dovuto (vedere i vantaggi presenti nella prima parte di questo Manuale). IMPORTANTE: si ricorda che in questo caso non si possono utilizzare i costi inerenti all’attività per diminuire il carico fiscale. 3.3 ESEMPIO TASSAZIONE PERSONA

FISICA CHE NON LAVORA E FA TRADING (HA IL 26% DI TASSE MA NON SCARICA I COSTI DI FORMAZIONE, ECC.) IN REGIME AMMINISTRATO

La situazione è praticamente uguale alla 1), ma con la possibilità di poter svolgere l’attività di lavoro autonomo occasionale. Fino a 4.800 euro è possibile emettere una ricevuta di prestazione occasionale senza pagare l’irpef (e quindi avere un credito fiscale nel caso ti avessero prelevato delle ritenute). E fino a 5.000 euro senza pagare i contributi all’Inps. IMPORTANTE: si precisa che, se oltre all’attività di Trading si hanno altri redditi, bisogna predisporre comunque la dichiarazione dei redditi per poter pagare

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le imposte in modo definitivo o per mantenere dei crediti irpef che trovi a tua disposizione. 3.4 ESEMPIO TASSAZIONE PERSONA

FISICA CHE NON LAVORA E FA TRADING (HA IL 26% DI TASSE MA NON SCARICA I COSTI DI FORMAZIONE ECC.) IN REGIME DICHIARATIVO

La situazione è praticamente uguale alla 3), ma con l’aggiunta che, siccome deve compilare la dichiarazione dei redditi, non ha ulteriori costi contabili se durante il periodo d’imposta svolge l’attività di lavoro autonomo occasionale fino a €5.000 o se ha ottenuto la disoccupazione. 3.5 ESEMPIO TASSAZIONE PERSONA

FISICA CHE SVOLGE L’ATTIVITÀ DI TRADING ONLINE CON UNA S.R.L. (DELEGANDO L’ATTIVITÀ OPERATIVA A TERZI) E NON DISTRIBUISCE GLI UTILI

In questo specifico caso, la società dichiara i soldi che ha guadagnato per intero e può diminuire dal reddito tutte le spese inerenti all’attività che ha sostenuto (ad esempio i costi di formazione e trasferte, i costi del software automatico e/o i costi dei collaboratori). Quindi, l’anno successivo, la società dovrà predisporre

la dichiarazione dei redditi. Solo se la società decide di distribuire gli utili il socio dovrà pagare delle imposte. Solo se il socio lavora prevalentemente nella società (a parte il caso in cui si ha un ulteriore contratto di lavoro da dipendente a 26 ore a settimana ed il reddito da lavoro da dipendente è maggiore rispetto agli altri) deve essere iscritto all’Inps e pagare le rate fisse contributive.

Esempio: se sei un socio di una S.r.l. e ci lavori fisicamente all’interno, ti devi iscrivere alla gestione commercianti Inps e quindi pagare l’Inps commercianti. Ma se sei socio di una S.r.l. e hai già un lavoro con un contratto minimo di 26 ore da cui ottieni la maggior parte del reddito, allora non sei più obbligato ad iscriverti anche all’Inps commercianti, con conseguente risparmio contributivo.

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CAPITOLO 4

DIFFERENZE TRA BROKER ITALIANI ED ESTERI LA PRIMA SCELTA DA EFFETTUARE Quando intraprendi l’attività di trading online, la prima grande scelta che devi effettuare riguarda il broker con cui operare. Probabilmente li hai già analizzati uno ad uno, ti sarai informato sulla competitività degli spreads, sulla facilità di operazione e di prelievo/deposito, sulla presenza di bonus di benvenuto e di strumenti d’analisi tecnica... ma altrettanto probabilmente non hai affrontato l’analisi dal punto di vista fiscale. Tralasciando l’analisi operativa, infatti, devi sapere che non tutti i broker con cui operi sono uguali e che, anche quelle che magari ti han fatto credere esser piccole differenze, possono essere fonte di problemi. Partiamo quindi dalle basi. Come avrai notato, hai a tua disposizione una vasta gamma di broker con cui operare, ma tutti quanti si

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possono racchiudere in due grandi macrocategorie: 1. Broker Italiani 2. Broker Stranieri Come accennavo qualche riga fa, le differenze sembrano piccole ma sono importanti e, per questo, andremo ad analizzare i vantaggi e svantaggi di queste due macrocategorie. 4.1 BROKER ITALIANI Se scegli di operare con un broker Italiano, ecco le caratteristiche gestionali: Puoi scegliere liberamente se utilizzare il regime

amministrato o il regime dichiarativo Non devi compilare il quadro relativo al monitoraggio fiscale “quadro RW” Non devi compilare il quadro dell’imposta di bollo delle attività all’estero “quadro Ivafe” Puoi essere soggetto solo alle sanzioni per il mancato versamento delle imposte sul capital gain delle operazioni positive del trading Eviterai le sanzioni (salate) relative alla mancata/ errata compilazione del quadro del monitoraggio fiscale ed quelle del quadro Ivafe Vantaggio 1: puoi utilizzare il regime fiscale amministrato. Si tratta di un vantaggio importante soprattutto se sei alle prime armi con il trading online oppure quando vuoi rendere più automatica la gestione fiscale dei tuoi ricavi che ne derivano. Il broker italiano, infatti, ti preleva direttamente il 26% delle tasse ogni volta che ottieni un risultato positivo: in questo modo avrai quindi la sicurezza di essere completamente in regola con il fisco. IMPORTANTE: ricorda che se utilizzi il regime amministrato non puoi utilizzare il bonus fiscale relativo alle perdite che hai ottenuto negli anni precedenti o durante lo stesso anno in cui hai conseguito dei guadagni. Vantaggio 2: hai comunque la possibilità di utilizzare il regime dichiarativo e poter quindi beneficiare dei bonus

fiscali relativi alle perdite pregresse oppure alle perdite conseguite durante l’anno fiscale. Vantaggio 3: non dovendo compilare il “quadro RW” e il “quadro Ivafe” sarà più facile per te gestire autonomamente la contabilità relativa al trading online ed evitare quindi la spesa del commercialista. Svantaggio 1: non hai la possibilità di sfruttare tutti i vantaggi extra-fiscali, partendo da una più ristretta gamma di broker, oltretutto spesso con condizioni e caratteristiche peggiori rispetto a quelle dei broker esteri. Domanda: “Come fa il broker Italiano a sapere se voglio utilizzare il regime fiscale dichiarativo o amministrato? Risposta: Sarai direttamente tu che, con la partenza, comunicherai al broker quale regime fiscale adotterai. 4.2 BROKER ESTERI Se scegli di operare con un broker Estero, ecco le caratteristiche gestionali: Non applica ritenute Sei obbligato ad adottare il regime dichiarativo e non puoi scegliere il regime amministrato Devi provvedere direttamente tu agli adempimenti amministrativi Devi compilare il quadro del monitoraggio fiscale “quadro RW”

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Devi compilare il quadro delle attività all’estero “quadro Ivafe” Puoi essere soggetto alle sanzioni per la mancate/ errate comunicazioni da fare nel quadro RW delle attività all’estero Puoi essere soggetto alle sanzioni per la mancata compilazione del quadro Ivafe relativo all’imposta di bollo sulle attività all’estero Puoi essere soggetto alle sanzioni per il mancato versamento dell’imposta Ivafe (diverso rispetto alla mancata/errata compilazione del quadro Ivafe) Vantaggio 1: essendo obbligato ad utilizzare il regime fiscale dichiarativo, puoi utilizzare sin da subito il bonus fiscale relativo a tutte le perdite sia degli anni

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precedenti che di quello corrente. Vantaggio 2: hai la possibilità di sfruttare tutti i vantaggi extra-fiscali, partendo da una più ampia gamma di broker, oltretutto spesso con condizioni e caratteristiche migliori rispetto a quelle dei broker italiani. Svantaggio 1: adottando il regime dichiarativo diventa più complicato gestire autonomamente la tua contabilità. Per questo è sempre consigliato il supporto di un commercialista. Svantaggio 2: sei soggetto a tutte le sanzioni relative alla mancata/errata compilazione del “quadro RW” e del “quadro Ivafe” e al mancato versamento delle relative imposte.

CAPITOLO 5

TRADING ITALIA SU ITALIA POSSIBILI SOLUZIONI

Stai facendo o hai intenzione di fare Trading online qui in Italia con un broker italiano? Fai attenzione! “Giocare in casa” non è del tutto esente da rischi, anzi... anche in questo caso devi comunque prestare molta attenzione se non vuoi perdere i guadagni che hai conquistato con le tue operazioni. Devi infatti sapere che i casi in cui puoi perdere soldi si riferiscono solitamente a 2 situazioni: 1. Il broker ti ha fatto pagare le imposte quando non erano dovute. 2. Mancata dichiarazione del reddito guadagnato col trading in caso di regime dichiarativo . Adesso andremo ad analizzare i due singoli casi in modo separato e ti indicherò le possibili soluzioni che

puoi adottare. 5.1 SITUAZIONE 1: IL BROKER TI HA

FATTO PAGARE LE IMPOSTE QUANDO NON ERANO DOVUTE

Come dicevamo, ti trovi in questa situazione quando, durante l’anno, il tuo broker ha già prelevato la ritenuta a titolo d’imposta del 26% sulle operazioni chiuse con un guadagno ma, all’interno dell’anno solare hai chiuso delle operazioni in perdita. Avviene quando scegli il regime amministrato invece del dichiarativo (ricorda che il dichiarativo è sempre il migliore quando hai un elevato grado di esperienza con il Trading). Ti spiego. In determinate occasioni, oltre che in determinati

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mercati (come quello del Forex), l’imposta del 26% viene trattenuta alla chiusura di ogni singola operazione chiusa con un guadagno. In realtà, però, il 26% di imposta va pagato al Fisco sul capital gain annuale e non su ogni operazione “positiva”. N.B. il capital gain è la plusvalenza che tu generi in ogni singola operazione definita “chiusa” che può essere positivo o negativo. Quindi: Se in 1 anno hai chiuso tutte le operazioni con un guadagno, la somma delle imposte trattenute ogni volta dai guadagni coincidono con quelle totali del capital gain annuale: in questo caso non hai perso alcunché. Se invece hai chiuso alcune operazioni con un guadagno e altre con una perdita, la somma delle imposte trattenute ogni volta dai guadagni superano quelle totali del capital gain annuale: in questo caso hai pagato più tasse di quelle che avresti realmente dovuto versare. In ogni caso, se ti trovi in questa situazione, sei perfettamente in regola con il Fisco e non dovrai più preoccuparti di pagare eventuali imposte allo Stato. Il guaio è solo di aver regalato soldi al Fisco che non avresti dovuto versare. Per capire meglio questa cosa è più facile utilizzare un esempio. Se nei primi 6 mesi del 2018 chiuderai un’operazione con un guadagno di 10.000€ il broker ti preleverà automaticamente 2.600€ a titolo di imposta. Se negli ultimi 6 mesi dell’anno chiuderai invece un’operazione in perdita di 10.000€ il broker non ti

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preleva nessuna ritenuta a titolo d’imposta. Ora, scegliendo il regime più conveniente (il regime dichiarativo)e calcolando l’intero reddito generato con il trading online di tutto il 2018 puoi notare che risulta pari a 0 (10.000€ vinti nei primi 6 mesi - 10.000€ persi negli ultimi 6 mesi): in teoria avresti chiuso l’anno “in pari” e non avresti quindi tasse da pagare. Nel caso in cui avessi scelto di utilizzare il regime amministrato, al termine di ogni operazione chiusa in positivo ti avrebbe prelevato il 26% (2.600€ in caso di operazioni positive di 10.000€): cifra che ti sarebbe stata trattenuta e che invece non avrebbero dovuto prelevarti. Soluzione “fai da te”: per tua fortuna in questo caso nulla è perduto. Ti basta semplicemente avere l’accortezza di ricevere e richiedere al broker un certificato in cui si evincano il capital gain e le ritenute prelevate. In questo modo, puoi valutare l’anno successivo di cambiare il metodo di gestione del capital gain del tuo broker. Per quel che riguarda il maggior prelievo della ritenuta, puoi recuperare la somma pagata in eccesso negli anni successivi come credito d’imposta. Soluzione consigliata: per evitare ogni rischio e giornate intere di calcoli, affidati ad un commercialista esperto di trading fiscale! E’ senza dubbio la strada più sicura e che ti permetterà di liberare tempo da dedicare alla tua attività. E non dimenticarti che la somma che rischi di perdere è molto più grande della spesa di una gestione fiscale!

5.2 SITUAZIONE 2: MANCATA

DICHIARAZIONE DEL REDDITO GUADAGNATO COL TRADING IN CASO DI REGIME DICHIARATIVO

Come dicevamo, ti trovi in questa situazione quando fai Trading online come persona fisica, scegli il regime dichiarativo ed il tuo broker non preleva in automatico la ritenuta del 26% sul capital gain che ottieni. Se questo può essere per te un vantaggio, dato che eviti che il broker prelevi la ritenuta anche quando sei in perdita (considerando tutte le operazioni effettuate nell’anno solare), dall’altro ti obbliga però a dover controllare in autonomia la tua posizione fiscale: alla fine di ogni anno solare dovrai verificare se “sei in utile” e a quanto ammonta questo guadagno per poter così versare la ritenuta del 26%. Se, al contrario, generi una perdita lo puoi utilizzare come bonus solo se invii la dichiarazione dei redditi. In caso di mancata dichiarazione (sia che te ne sei dimenticato, sia che hai volontariamente evitato di compilarla), oltre a dover versare l’imposta dovuta, sei soggetto a sanzione dal 120% al

240% con importo minimo di euro 250. Se hai guadagnato 1.000€ dovrai versare i 260€ di imposta + la sanzione calcolata sui 260€ (da euro 312 a 624) Se invece il tuo guadagno è di 10.000€ la sanzione va da euro 3.120 e 6240! Perciò fai estremamente attenzione! Soluzione “fai da te”: alla fine di ogni anno solare fatti rilasciare dal tuo broker un certificato in cui sono indicati tutti i risultati delle operazioni di trading che hai effettuato e l’eventuale ritenuta versata. In questo modo puoi individuare il vero reddito da dichiarare e avrai inoltre modo di capire se, per caso, il tuo broker ha già trattenuto le imposte. Soluzione consigliata: per evitare ogni rischio e giornate intere di calcoli, affidati ad un commercialista specializzato nel fisco per il trader! E’ senza dubbio la strada più sicura e che ti permetterà di liberare tempo da dedicare alla tua attività. E non dimenticarti che la somma che rischi di perdere è molto più grande della spesa di una gestione fiscale!

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CAPITOLO 6

TRADING CON BROKER ESTERI

COSA DEVI RICORDARTI DI COMUNICARE AL FISCO PER EVITARE CHE LE SANZIONI PROSCIUGHINO TUTTI I TUOI GUADAGNI Tutti i contribuenti residenti fiscalmente in Italia (persone fisiche, enti non commerciali, società semplici) possono chiaramente detenere attività patrimoniali e finanziarie all’estero. Per attività patrimoniali si intendono tutti i beni patrimoniali detenuti all’estero da contribuenti residenti in Italia: immobili, oggetti preziosi, opere d’arte, imbarcazioni, tutti i beni mobili detenuti all’estero e/o registrati in pubblici registri esteri, ecc. Per attività finanziarie si intendono invece tutte le attività da cui derivano redditi di capitale o redditi diversi di natura finanziaria di fonte estera: depositi e conti correnti bancari costituiti all’estero, conto correnti valutari, partecipazioni al capitale o al patrimonio di soggetti non residenti, obbligazioni estere e titoli

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similari, stock option, ecc. Essendo pertanto residenti fiscalmente in Italia, i contribuenti sono quindi tenuti a dichiarare tutte le attività patrimoniali e finanziarie detenute all’estero nel corso del periodo d’imposta (suscettibili di produrre reddito imponibile in Italia), anche in caso di disinvestimento effettuato prima del termine del periodo d’imposta stesso e indipendentemente dall’effettiva produzione di reddito nel periodo d’imposta. 6.1 IL QUADRO RW Proprio per i motivi citati poc’anzi, è stato istituito il

Quadro RW, introdotto ai fini del monitoraggio delle attività detenute all’estero dai soggetti fiscalmente residenti in Italia .

6.2 IVAFE, L’IMPOSTA SUL VALORE

Tale quadro deve essere compilato dai contribuenti che detengono investimenti all’estero e attività estere di natura finanziaria sia a titolo di proprietà sia a fronte di qualunque altro diritto reale.

Le persone fisiche residenti in Italia che detengono all’estero prodotti finanziari, conti correnti e libretti di risparmio, devono versare un’imposta sul loro valore: l’Ivafe.

Nelle istruzioni dell’Agenzia delle Entrate alla compilazione del modello Redditi PF 2017 si dispone che il quadro RW della dichiarazione dei redditi deve essere obbligatoriamente compilato anche qualora il contribuente detenga direttamente un investimento all’estero o attività estere di natura finanziaria.

L’imposta, calcolata sul valore dei prodotti finanziari e dovuta proporzionalmente alla quota di possesso e al periodo di detenzione, è pari all’1 per mille annuo per il 2012, all’1,5 per mille per il 2013, e al 2 per mille a decorrere dal 2014 (fino al 2017 l’aliquota è rimasta invariata).

Quindi, a titolo esemplificativo, bisognerà dichiarare conti correnti, depositi vari, partecipazioni di azioni, quote, titoli ecc.

Viene invece stabilita nella misura fissa di €34,20 per ciascun conto corrente o libretto di risparmio detenuti all’estero.

ATTENZIONE: il quadro RW non va compilato per le attività finanziarie e patrimoniali affidate in gestione o in amministrazione agli intermediari residenti in Italia e per i contratti comunque conclusi attraverso il loro intervento, qualora i flussi finanziari e i redditi derivanti da tali attività e contratti siano stati assoggettati a ritenuta o imposta sostitutiva dagli intermediari stessi.

Per quel che concerne il valore dei prodotti finanziari, questo è costituito dal valore di mercato rilevato al termine di ciascun anno solare: se al 31 Dicembre le attività non sono più possedute, si fa riferimento al valore di mercato rilevato al termine del periodo di possesso.

ATTENZIONE: anche se il quadro RW non va dichiarato perché le attività all’estero sono inferiori a €15.000 bisogna sempre dichiarare il valore delle attività estere nei quadri Ivie ed Ivafe (anche se hai un conto corrente estero di un euro) nel caso in cui il valore medio sia di €5.000.

IMPORTANTE: dall’imposta dovuta è possibile detrarre, fino a concorrenza del suo ammontare, un credito pari all’ammontare dell’eventuale imposta patrimoniale versata nello Stato in cui i prodotti finanziari, i conti correnti e i libretti di risparmio sono detenuti. Il credito non può in ogni caso superare l’imposta dovuta in Italia. In poche parole hai un credito per le imposte pagate

DELLE ATTIVITÀ FINANZIARIE DETENUTE ALL’ESTERO

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all’estero. L’imposta non è invece dovuta quando il valore medio di giacenza annuo risultante dagli estratti conto e dai libretti non è superiore a €5.000 (va comunque sempre compilato il quadro relativo all’Ivafe). A tal fine occorre tener conto di tutti i conti o libretti detenuti all’estero dal contribuente presso lo stesso intermediario, a nulla rilevando il periodo di detenzione del rapporto durante l’anno. Se il contribuente possiede rapporti cointestati, al fine della determinazione del limite di €5.000 si tiene conto degli importi a lui riferibili pro quota. Non spetta alcun credito d’imposta se con il Paese nel quale è detenuta l’attività finanziaria è in vigore una convenzione per evitare le doppie imposizioni (riguardante anche le imposte di natura patrimoniale) che prevede, per l’attività, l’imposizione esclusiva nel Paese di residenza del possessore. In questi casi, per le imposte patrimoniali eventualmente pagate all’estero può essere chiesto il rimborso all’Amministrazione fiscale del Paese in cui le suddette imposte sono state applicate nonostante le disposizioni convenzionali. 6.3 LIMITE PER LE ATTIVITÀ

FINANZIARIE ESTERE

L’articolo 2, comma 4-bis del D.L. n. 4/2014, convertito in Legge n. 50/2014 ha previsto che l’obbligo di monitoraggio per le attività finanziarie detenute all’estero non sussista per i depositi e i conti correnti bancari costituiti all’estero il cui valore massimo complessivo raggiunto nel periodo d’imposta non sia superiore a €10.000.

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Deve essere però segnalato che il limite in questione è stato elevato sino alla soglia di €. 15.000 dalla Legge n. 186/2014. ATTENZIONE: l’obbligo di compilazione del quadro RW sussiste comunque laddove lo stesso sia obbligatorio ai fini del calcolo dell’Ivafe, cioè nel caso in cui la consistenza media sia superiore a €5.000. Di conseguenza, la compilazione del quadro RW potrebbe portare ad alcune situazioni particolari, come ad esempio: Conto corrente estero con giacenza media maggiore di €5.000 ma che, nel corso dell’anno, non ha superato come valore massimo i €15.000: il quadro RW andrà compilato esclusivamente ai fini Ivafe. Conto corrente estero con giacenza media inferiore a €5.000 ma che, come valore massimo, ha superato i €15.000: il quadro RW deve essere compilato anche ai fini del monitoraggio fiscale.

CAPITOLO 7

LE SANZIONI E LE COSE A CUI DEVI STARE ATTENTO

SE NON VUOI PERDERE I TUOI SOLDI CON ESEMPI ESPLICATIVI

Dopo aver analizzato in ogni minimo dettaglio le situazioni fiscali nelle quali ti ritrovi coinvolto, siamo giunti alla parte più spinosa e critica di questo preziosissimo manuale: quella relativa alle sanzioni. Devi infatti sapere che, qualora non dovessi rispettare a pieno le tempistiche corrette in fase di dichiarazione, qualora non dovessi “muoverti” in maniera legale o qualora ti dimenticassi il pagamento delle imposte citate, incorri in sanzioni pecuniarie (anche notevoli nei casi peggiori). Ed è proprio per questo motivo, in virtù delle tantissime domande e richieste che mi arrivano ogni settimana su questo spinoso argomento, che ho deciso di andare ad analizzare nel dettaglio quali possono essere tutte

le possibili sanzioni in cui potresti incorrere e le loro conseguenze. 7.1 SANZIONI QUADRO RW

MONITORAGGIO FISCALE

La norma di riferimento alla misura delle sanzioni relative alle violazioni del monitoraggio fiscale è contenuta nell’articolo 5 del Dl 167/1990. Con riferimento agli obblighi assolti dalla compilazione e trasmissione del Quadro RW, si possono configurare due situazioni: sanzioni ai fini del Monitoraggio Fiscale e sanzioni ai fini del mancato versamento dell’imposta patrimoniale IVIE e IVAFE.

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Sanzioni ai fini del Monitoraggio Fiscale.

dal 6% al 30% di quanto non dichiarato in caso di paesi appartenenti alla Black List (non collaborativi)

In questo caso la mancata compilazione del Quadro “RW”, ai soli fini del monitoraggio fiscale e non anche ai fini liquidatori dell’imposta, è da considerarsi una violazione formale con l’applicazione delle sanzioni così diversificate: €258,00 ridotta a 1/10 (€25,00) in caso di presentazione tardiva del Quadro “RW” (entro 90 giorni dalla data di scadenza originaria) dal 3% al 15% degli importi non dichiarati in caso di detenzione dell’attività in paesi non appartenenti alla Black List (collaborativi)

Nella TABELLA un riepilogo delle sanzioni dovute in caso di ravvedimento operoso, distinguendo tra attività e investimenti detenuti in stati o territori a fiscalità privilegiata e non. 7.2 SANZIONI IVAFE Sanzioni ai fini del mancato versamento dell’imposta patrimoniale IVAFE. Se la mancata compilazione e trasmissione del Quadro

IMPORTANTE: il ravvedimento operoso è una opportunità concessa dal fisco italiano che ci permette di regolarizzare la propria posizione fiscale pagando delle sanzioni ridotte e con la certezza di evitare la sanzione piena in caso di successivi controlli futuri. MOMENTO DEL RAVVEDIMENTO

SANZIONE EDITTALE

RIDUZIONE DA RAVVEDIMENTO

SANZIONE RIDOTTA DA RAVVEDIMENTO

Entro i primi 14 giorni

15 %

1/10

0,1 % per ogni giorno di ritardo

Dal 15° al 30° giorno

15 %

1/10

1,5 %

Dal 31° al 90° giorno

15 %

1/9

1,67 %

Dal 91° giorno al termine di presentazione della dichiarazione successiva

30 %

1/8

3,75 %

Entro il termine di presentazione della dichiarazione successiva

30 %

1/7

4,29 %

Oltre il termine di presentazione della dichiarazione successiva

30 %

1/6

5%

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“RW” relativo alla parte dell’Ivie e dell’Ivafe provoca quale conseguenza l’omesso versamento delle imposte patrimoniali le sanzioni saranno dovute nella misura applicabile al regime sanzionatorio delle imposte sul reddito. Per individuare le sanzioni da applicare ci sono 3 diversi casi specifici: DICHIARAZIONE OMESSA A DEBITO (SANZIONE AMMINISTRATIVA): Applicazione della sanzione amministrativa che va dal 120% al 240% dell’ammontare delle imposte dovute, con un minimo di 250 euro.



ATTENZIONE: Violazione commessa con condotte fraudolente la sanzione può essere aumentata del 50%, quindi dal 135% al 270%.



ATTENZIONE 2: Violazioni commesse con condotte fraudolente di scarso profilo. La sanzione viene ridotta a 1/3 /da 30% al 60%). La depenalizzazione avviene se l’imposta accertata è inferiore al 3% di quella dichiarata e comunque non supera Euro 30.000,00. Se la violazione deriva dall’errore temporale di imputazione di componenti positivi e negativi di reddito.



ATTENZIONE 3: Violazioni commesse con una dichiarazione dei redditi in cui non bisogna effettuare nessun versamento. In questo caso la sanzione è in misura fissa di Euro 250.

IMPORTANTE: tuttavia, se la dichiarazione omessa verrà presentata entro il termine di quella relativa all’anno successivo, la sanzioni base si riduce del 50%. Quindi, in questo caso, la sanzione andrà dal 60% al 120% dell’imposta dovuta, con un minimo di Euro 200, quando ci sono imposte evase. DICHIARAZIONE OMESSA SENZA NESSUN IMPOSTA A DEBITO (SANZIONE AMMINISTRATIVA): In caso di omessa dichiarazione senza che siano dovute imposte, è applicabile la sanzione da €250 a €1.000. Tuttavia, se la dichiarazione è presentata entro il termine di presentazione della dichiarazione relativa al periodo d’imposta successivo e comunque prima che siano iniziate attività di accertamento, la sanzione è ridotta da €150 a €500.



positivi di reddito): Violazioni commesse con l’elemento della colpevolezza, ma non commesse attraverso condotte di particolare insidiosità per l’amministrazione finanziaria. In questo caso la sanzione scende dal 90% al 180%.

DICHIARAZIONE INFEDELE CON DICHIARAZIONE PRESENTATA: (quando il contribuente omette di indicare nella dichiarazione dei redditi alcuni componenti

7.3 ESEMPI E SANZIONI

RW - IVAFE

1. CONTO CORRENTE MINORE/UGUALE A €5.000 senza aver compilato il campo dell’Ivafe presente all’interno del quadro RW Per i conti correnti e depositi sotto i €5.000 non è dovuta imposta, quindi in caso di compilazione tardiva entro 90 gg. dal termine ordinario SANZIONE di

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€250,00 per la mancata compilazione quadro RW. La sanzione del quadro RW è fissa perché non c’è l’obbligo del monitoraggio (quando l’attività estera è di almeno €15.000). ATTENZIONE: pagando con il ravvedimento operoso riduciamo la sanzione a €25,00 ATTENZIONE: l’obbligo di monitoraggio non sussiste per i depositi e conti correnti bancari costituiti all’estero il cui valore massimo complessivo raggiunto nel corso del periodo d’imposta non sia superiore a €15.000 (art. 2 della legge n. 186 del 2014); resta fermo l’obbligo di compilazione del quadro laddove sia dovuta l’Ivafe. Qualora il contribuente sia esonerato dal monitoraggio (quadro RW), è in ogni caso tenuto alla compilazione della dichiarazione per l’indicazione dei redditi derivanti dalle attività estere di natura finanziaria o patrimoniale del quadro RW relativamente alla parte del calcolo dell’ivie e dell’ivafe. Questo perché il quadro per indicare i dati relativi all’Ivie ed Ivafe è dentro al quadro RW. 2. CONTO CORRENTE SUPERIORE A €5.000,00 (che arriva a toccare la soglia di €15.000 per il monitoraggio del campo RW) INTEGRAZIONE DOPO 90GG. MA ENTRO 1 ANNO

conto e dai libretti non è superiore a €5.000. Se durante l’anno l’attività estera arriva anche solo una volta al valore di €15.000, allora bisognerà compilare il quadro del monitoraggio fiscale del quadro RW. Nel caso di integrazione (oltre 90gg ma entro 1 anno) la sanzione integrale è del 3% mentre quella ridotta è del 0,375% (1/8 DEL 3% paese white list) oppure 0,175% (1/8 DEL 6% paese black list) dell’importo non dichiarato. Esempio: c/c di €100.000 (quindi deve pagare l’Ivafe e deve dichiarare il valore nel quadro RW per il monitoraggio fiscale) in paese white list la sanzione è del 3% di €100.000 = €3.000 più il versamento dell’imposta Ivafe. ATTENZIONE: nel caso in cui utilizzi il ravvedimento operoso, i versamenti che dovrai fare sono sempre relativi all’imposta con l’aggiunta della sanzione ridotta: €100.000 x 0,375% = €375,00 più il versamento dell’imposta Ivafe di euro 34,20 più la sua sanzione pari a euro 34,20 x 0,375%. In Sintesi: se ti ricordi di regolarizzare la tua posizione hai possibilità di pagare con il ravvedimento e con sanzioni ridotte.

Come dicevamo, per i conti correnti e i libretti di risparmio detenuti all’estero l’imposta è stabilita nella misura fissa di €34,20 per ciascun conto corrente o libretto di risparmio detenuto all’estero.

Possibile Domanda: ma se ho un conto estero di € 5.000,00 lo dovevo dichiarare e quindi pagare le sanzioni?

Ricordati in tal caso che l’imposta non è dovuta quando il valore medio di giacenza annuo risultante dagli estratti

Risposta: va compilato solo il quadro Ivafe che è compreso nel campo del monitoraggio fiscale del

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quadro RW. Le sanzioni in questo caso non si applicano in percentuale per la parte relativa al mancato versamento dell’imposta, più la sanzione per la mancata compilazione del quadro RW (Ivafe). 7.4 SANZIONI PER MANCATA

COMPILAZIONE DEL “QUADRO RW” CON TITOLI DETENUTI ALL’ESTERO DEL VALORE DI €100.000 IN UN PAESE NON IN BLACK LIST

7.5 SANZIONI PER MANCATA

COMPILAZIONE DEL “QUADRO RW” CON TITOLI DETENUTI ALL’ESTERO DEL VALORE DI €100.000 IN UN PAESE IN BLACK LIST

Esempio Imposto titoli: € 100.000,00 Sanzione RW minima 6% = € 100.000,00 x 6% = € 6.000,00

Esempio Importo titoli: € 100.000,00

Sanzione RW massima 30% = € 100.000,00 x 30% = € 30.000,00

Sanzione RW minima 3% = € 100.000,00 x 3% = € 3.000,00

Imposta Ivafe da pagare = € 100.000,00 x 0,2% (ossia il 2 per mille) = € 200,00

Sanzione RW massima 15% = € 100.000,00 x 15% = € 15.000,00

Sanzione minima 120% dell’imposta evasa = € 250,00 (la sanzione minima è sempre € 250)

Imposta Ivafe da pagare = € 100.000,00 x 0,2% (ossia il 2 per mille) = € 200,00

Sanzione massima 240% dell’imposta evasa = € 480,00

Sanzione minima 120% dell’imposta evasa = € 240,00 ma la sanzione minima è sempre € 250

Totale MINIMO da versare: 6.000,00 + 200,00 + 250,00 = € 6.450,00

Sanzione massima 240% dell’imposta evasa = € 480,00 Totale MINIMO da versare come sanzione: 3.000,00 + 200,00 + 250,00 = € 3.450,00

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7.6 SANZIONI PER MANCATA

7.7 SANZIONI PER MANCATA

Esempio Imposto corrente: € 100.000,00

Esempio Imposto conto corrente: € 100.000,00

Sanzione RW minima 3% = € 100.000,00 x 3% = € 3.000,00

Sanzione RW minima 6% = € 100.000,00 x 6% = € 6.000,00

Sanzione RW massima 15% = € 100.000,00 x 15% = € 15.000,00

Sanzione RW massima 30% = € 100.000,00 x 30% = € 30.000,00

Imposta Ivafe da pagare = Quando la capienza media del conto corrente è superiore ad € 5.000,00 l’imposta da pagare è sempre di € 34,20

Imposta Ivafe da pagare = Quando la capienza media del conto corrente è superiore ad € 5.000,00 l’imposta da pagare è sempre di € 34,20

Sanzione minima 120% dell’imposta evasa = € 41,04 ma la sanzione minima è sempre € 250

Sanzione minima 120% dell’imposta evasa = € 41,04 ma la sanzione minima è sempre € 250

Sanzione massima 240% dell’imposta evasa = € 82,08 ma la sanzione minima è sempre di € 250

Sanzione massima 240% dell’imposta evasa = € 82,08 ma la sanzione minima è sempre di € 250

Totale MINIMO da versare: 3.000,00 + 34,20 + 250,00 = € 3.3.284,20

Totale MINIMO da versare: 6.000,00 + 34,20 + 250,00 = € 6.284,20

COMPILAZIONE DEL “QUADRO RW” CON CONTO CORRENTE DETENUTO ALL’ESTERO DEL VALORE DI €100.000 IN UN PAESE NON IN BLACK LIST

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COMPILAZIONE DEL “QUADRO RW” CON CONTO CORRENTE DETENUTO ALL’ESTERO DEL VALORE DI €100.000 IN UN PAESE IN BLACK LIST

CAPITOLO 8

I BONUS FISCALI, COME UTILIZZARLI? CON ESEMPI ESPLICATIVI

8.1 BONUS FISCALI DERIVANTI DALLE

PERDITE DEGLI ANNI PRECEDENTI UTILIZZABILI DA UNA PERSONA FISICA CHE FA SOLO TRADING ONLINE NEL REGIME DICHIARATIVO

Esempio Anno 2017: perdita - €1.000 Anno 2018: reddito 0€ Anno 2019: reddito 0€ Anno 2020: reddito 0€ Anno 2021: reddito + € 1.000 Come detto nei precedenti capitoli, la perdita generata nel 2017 può essere utilizzata come bonus fiscale nei 4 anni successivi!

Il vantaggio? Il soggetto NON paga nessuna imposta durante l’anno 2022 (periodo imposta 2021). ATTENZIONE: ricordati che vale solo per i soggetti che utilizzano il regime dichiarativo. In caso di utilizzo del regime amministrato avresti perso € 260 in quanto nella dichiarazione 2022 anno di imposta 2021 avresti dovuto dichiarare Euro 1.000 (reddito dell’attività del trading) e poi pagarci il 26% a titolo d’imposte per € 260 (ossia il 26%). ATTENZIONE 2: per poter riportare il bonus fiscale negli anni successivi ricordati che devi inviare la dichiarazione dei redditi.

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8.2 BONUS FISCALI DERIVANTI DALLE

PERDITE DEGLI ANNI PRECEDENTI UTILIZZABILI DA UNA S.R.L CHE FA ANCHE TRADING ONLINE NEL REGIME DICHIARATIVO (OLTRE A SVOLGERE LA SUA PRINCIPALE ATTIVITÀ D’IMPRESA)

Esempio di una S.r.l. che ha generato i seguenti risultati nel trading: 2016 perdita di € 1.000 + reddito attività principale € 5.000. In questo caso la perdita dell’anno 2016 va a diminuire il carico fiscale del 2016 generando un bonus d’imposta di circa il 28% sul reddito prodotto dall’attività principale. Intatti nella dichiarazione 2017 anno 2016 la società dichiarerà in totale un reddito di € 4.000 (€ 5.000 attività principale meno € 1.000 perdita del trading) e pagherà le imposte della S.r.l. sommando il reddito dell’ attività principale ed il risultato negativo dell’attività del trading. In sintesi: in questo specifico caso il bonus relativo alle perdita fiscali della S.r.l. è immediato perché va a diminuire il reddito complessivo della S.r.l. ATTENZIONE: se il reddito complessivo della S.r.l. fosse in perdita. In questo caso la perdita può essere

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utilizzata per diminuire il reddito degli anni successivi per un valore pari all’80% delle perdita. Esempio S.r.l. che ha generato una perdita di €2.000 nel 2016. Nel 2017 ha generato un reddito di €5.000 La S.r.l. pagherà le imposte sul reddito di €3.400 (5000 – 2000 x 80%) ATTENZIONE: in questo caso le perdite sono un bonus per tutti i ricavi della società (nel caso di una persona fisica le perdite del trading possono essere utilizzare solo per diminuire le plusvalenza generata nel trading online). IMPORTANTE: si precisa che le perdite della S.r.l. generate dei primi 3 anni di attività si riportano nel futuro al 100%, mentre le perdite dal 4° anno in poi si riportano all’80%.

CAPITOLO 9

QUANDO PUOI EVITARE DI PAGARE LE TASSE

QUANDO FAI TRADING ON LINE DI CRYPTOVALUTE? CHE COSA SONO LE CRYPTOVALUTE? I Bitcoin sono una moneta virtuale, vengono anche definiti cryptovalute. Cryptovalute significa che non esistono fisicamente ma nonostante questo particolare hanno un proprio valore economico. Al pari delle monete correnti, le cryptovalute possono essere scambiati (esclusivamente on line) ed essere utilizzati per acquistare beni e servizi di ogni tipo. Il loro valore è variabile poiché dipende dalla richiesta e dall’offerta.

SE FAI TRADING ON LINE CON LE CRYPTOVALUTE DEVI TASSARE QUELLO CHE GUADAGNI? Essendo una moneta, seppur esclusivamente virtuale, un eventuale surplus in fase di trading potrebbe essere soggetto a tassazione (ma non sempre). Se fai trading on line di cryptovalute attraverso un’attività economica le imposte da considerare sono l’IRES, l’IRPEF e IRAP. Se fai trading online di cryptovalute come privato devi gestire, in alcuni casi, l’imposta IRPEF.

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Queste imposte la calcoli sul guadagno che tu generi che è chiamato plusvalenza.

COME SI CALCOLA LA PLUSVALENZA? Per calcolare la plusvalenza è necessario conoscere il prezzo originario della moneta. La differenza tra il prezzo di vendita e il prezzo d’acquisto genera una plusvalenza di natura valutaria, detta anche Capital Gain.

COME TI DEVI COMPORTARE SE FAI TRADING ON LINE DI CRYPTOVALUTE COME PRIVATO? Se esegui l’attività di trading on line sulle cryptovalute, come privato, paghi le tasse solo se l’attività è considerata speculativa. Quindi: 1. Se fai trading sulle cryptovalute come privato in modo rilevante tale per cui è equiparata ad un’attività speculativa devi pagare le imposte attraverso un’imposta sostitutiva del 26% sulla plusvalenza (come ad esempio il mercato Forex). 2. Se fai trading sulle cryptovalute come privato in modo NON rilevante (ossia se il tuo possesso di cryptovalute per le operazioni di trading on line non supera il valore € 51.645,00 per 7 giorni lavorativi continui) questa non è considerata un’attività speculativa. In questo caso non paghi nulla.

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Con la Risoluzione 72/E del 2016 l’Agenzia delle Entrate ha affermato che le operazioni a pronti di valuta da parte di persone fisiche, che detengono cryptovalute al di fuori dell’attività d’impresa, non generano redditi imponibili mancando la finalità speculativa Con i parametri visti in precedenza. Inoltre l’art. 67, comma 1, lett. c-ter), del D.P.R. n. 917/1986 (Tuir), afferma: “Le plusvalenze derivanti dalla cessione a titolo oneroso di valute estere rivenienti da depositi e conti correnti concorrono a formare il reddito a condizione che nel periodo d’imposta la giacenza dei depositi e conti correnti complessivamente intrattenuti dal contribuente, calcolata secondo il cambio vigente all’inizio del periodo di riferimento, sia superiore a cento milioni di lire per almeno sette giorni lavorativi continui”. Questo significa che se il tuo possesso di cryptovalute per le operazioni di trading on line non supera il valore € 51.645,00 per 7 giorni lavorativi continui, la compravendita non si considera un’attività speculativa e quindi la plusvalenza non è soggetta a tassazione. In questo caso eviti di dichiarare le tasse a fine anno sui guadagni che hai ottenuto. Per renderti chiaro quando puoi risparmiare le tasse e quando devi tassare la plusvalenza relativa al trading on line di cryptovalute ti condivido 3 esempi. Esempio 1: Il 1° dicembre 2017 acquisti cryptovalute per un valore pari a € 100,00 e il 15 dicembre 2017 vendi le cryptovalute in tuo possesso per un importo pari a € 150,00.

Il tuo guadagno netto è pari a € 50,00 e questa non è considerata attività speculativa. Stai operando come privato perché non superi la soglia quantitativa nonostante superi il limite di 7 giorni di giacenza continuativi di deposito. Quindi non devi pagare nulla e non devi dichiarare nulla. Esempio 2: Il 1° dicembre 2017 acquisti cryptovalute per un valore pari a € 60.000,00, il 2 dicembre 2017 vendi le cryptovalute in tuo possesso per un importo pari a € 70.000,00. Il tuo guadagno netto è pari a € 10.000,00 questa non è considerata la tua attività speculativa. Stai operando come privato perché superi la soglia limite quantitativo ma non superi i 7 giorni lavorativi continui di giacenza di valuta. Quindi non devi pagare nulla e non devi dichiarare nulla. Esempio 3: Il 1° dicembre 2017 acquisti cryptovalute per un valore pari a € 52.000,00, il 10 dicembre 2017 vendi le cryptovalute in tuo possesso per un importo pari a € 55.000,00. Il tuo guadagno netto è pari a € 3.000,00 e questa per te è considerata un’attività speculativa da tassare. In questo caso stai operando come se fossi un privato che fa operazioni speculative perché superi la soglia quantitativa limite e superi i 7 giorni di giacenza continua di valuta. In questo terzo esempio devi dichiarare la plusvalenza come se fosse un’operazione di trading sul Forex con un’aliquota d’imposta sostitutiva del 26%. In questo caso dovresti pagare € 780,00 allo stato a titolo di

imposta sostitutiva sulla plusvalenza (3.000,00 x 26%.) Vuoi sapere con certezza quando (e quanto) devi pagare l’imposta sostitutiva del 26%? invia una email a info@ efficaciafiscale.com

COME TI DEVI COMPORTARE SE FAI TRADING ON LINE DI CRYPTOVALUTE NEL REGIME DELL’IMPRESA? Al contrario se tu vendi le cryptovalute attraverso una società (o comunque in un regime d’impresa), la plusvalenza va a sommarsi al reddito complessivo dell’intera impresa e quindi indicata nella dichiarazione dei redditi della società. Questo significa che se fai trading on line di cryptovalute con una S.r.l. tu devi dichiarare questo reddito dentro la dichiarazione dei redditi della società e quindi pagarci prima l’IRES del 24% e IRAP del 3,9% circa. E poi, in caso di distribuzione degli utili della società, il socio dovrà pagare le imposte IRPEF sul reddito personale. In sintesi la società che fa trading di cryptovalute realizza un utile dato dalla differenza tra costo di acquisto sostenuto e prezzo di vendita, facendolo confluire questa plusvalenza tra i ricavi ordinari dell’impresa. Ti faccio un esempio per renderti più facile la

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comprensione di come devi comportarti nel caso in cui fai trading on line di cryptovalute utilizzando una società. Esempio 4: fai trading on line attraverso la tua S.r.l. e il 1° dicembre 2017 acquisti cryptovalute per un valore pari a € 100,00, mentre il 15 dicembre 2017 vendi le cryptovalute in possesso della società per un importo pari a € 150,00. Il suo guadagno lordo è pari a € 50,00. Quindi la tua

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società dichiarerà al fisco un maggior ricavo di € 50,00 che avrà delle ripercussioni fiscali diverse in funzione del fatto che tu abbia una società di capitali o di persone. IMPORTANTE: in questo caso devi dichiarare tutta la plusvalenza delle operazioni del trading nel ricavo complessivo della società, indipendentemente dal limite quantitativo e temporale visto in precedenza per le persone fisiche.

FAQ

RISPOSTE ALLE DOMANDE PIÙ FREQUENTI

Essendo dipendente si possono dichiarare le plusvalenze nel 730? Non si possono dichiarare le plusvalenze nel modello 730. Si possono dichiarare solo dentro alla dichiarazione dei redditi. Cosa è la Tobin tax? La Tobin Tax è l’imposta sulle transazioni finanziarie in vigore in Italia dal 2013, introdotta dalla Legge di Stabilità 2012. Come già previsto dalla Legge 228 del 24 dicembre 2012, la Tobin Tax si paga su: Azioni e strumenti finanziari partecipativi e Derivati la Tobin Tax colpise determinate transazioni finanziarie ed è applicata indipendentemente dal Regime amministrato, dichiarativo o dall’utilizzo di una s.r.l. per fare trading. È irrilevante ai fini di una pianificazione fiscale perché è un dato presente in tutti e due i regimi fiscali del trading online. Come funziona la tassazione su ricavi sul mercato americano? La tassazione dei mercati americani dipendente dalle regole americane. In questa tua specifica situazione la cosa principale che devi assolutamente sapere

è che ogni residente italiano deve dichiarare tutti i redditi prodotti in tutte le parti del mondo. La seconda informazione importante che devi ricordare è che ogni volta che hai dei beni all’estero (compreso i conti correnti) devi ricordardi di compilare il quadro RW e Ivafe. Mi puoi parlare delle perdite fiscali? E come funzionano? Le perdite che tu hai come persona fisica le puoi utilizzare come “bonus” fiscale per i successivi 4 anni dall’anno in cui le generi. Le perdite che hai come S.r.l. le puoi portare in diminuizione in modo illimitato. Al 100% se sono generate nei primi 3 anni. All’80% se sono generate negli anni successivi. N.B. ricordati di utilizzare il regime di dichiarativo e non amministrato. L’imposta sostitutiva del 26% va calcolata sottraendo al capital gain ottenuto dalle operazioni chiuse (nell’anno) l’importo investito, è corretto? Esatto, il capital gain per una persona fisica va calcolato come somma di tutto il capital gain dell’anno oggetto d’imposta meno il loss gain dell’anno oggetto d’imposta

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e le perdite fiscali degli ultimi 4 anni. Nel caso di S.r.l. devi calcolare tutte le perdite precedenti e considerarle al 100% quelle generate nei primi 3 anni ed all’80% quelle generate dopo i 3 anni. È possibile fare l’attività di trading con una srl unipersonale? Certamente è possibile, sia come S.r.l. ordinaria che S.r.l. semplificata. Se vuoi informazioni sulle differenze di queste due tipologie di società ti consiglio di visitare il siuto www.efficaciafiscale.com Se in un singolo anno ottengo solo delle perdite fiscali, come le devo dichiarare? Come le posso dimostrare? Ottima osservazione. Sembra banale ma non lo è. Le perdite si possono dimostrare attraverso due strumenti. 1) il documento annuale rilasciato dal broker in cui si dimostra la perdita avuta in quel determinato anno. 2) attraverso la dichiarazione dei redditi personale per le persone fisiche 3) attraverso la dichiarazione dei redditi della sociatà srl. N.B. per le persona fisiche: ovviamente la perdita deve essere indicata solo una volta alternativamente con la dichiarazione dei redditi o con il prospetto del broker. I broker esteri con filiale in italia sono considerati come dei broker nazionali oppure esteri? È una domanda dalla risposta non univoca. Va visto caso per caso. In linea di massima bisogna individuare se il conto corrente italiano è utilizzato per fare le operazioni di trading online, oppure se è un conto

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transitorio di natura meramente “tecnica” e quindi se i fondi siano, in realtà, spostati all’estero. Contatta il tuo broker per avere precisa risposta in merito, oltre che per sapere se offre anche il regime amministrato. Come devo dichiarare il reddito del trading online con una ditta individuale? Se faccio trading con la mia partita iva individuale devo dichiarare tutto il il ricavo del trading online senza l’applicazione di nessuna ritenuta. Quindi tutto il capital gain lo dichiaro sommandolo al reddito d’impresa o della professione della partita iva. Quindi poi pago l’irpef sulle aliquote ordinarie che paga la persona fisica compreso di addizionali regionali, comunali, irap e contributi inps. N.B. per sicurezza ti confermo che devi anche aggiungere un codice ateco per svolgere questa tua nuova attività. L’Srl utilizzata per fare Trading può avere più oggetti sociali? Certamente, puoi avere più attività presenti nell’oggetto sociale. Solo nella visura camerale dovrai indicare cosa stai svolgendo nello specifico. Come vanno gestite fiscalmente l’acquisto e la vendita di azioni? Anche la plusvalenza del trading che deriva dall’acquisto e dalla vendita delle deve essere tassata con un’imposta sostitutiva del 26%. La plusvalenza deve essere tassata quando l’operazione è considerata chiusa. In questo caso le operazioni si considerano chiuse quando si vendono le azioni. Nel regime amministrato l’imposta sostitutiva del 26% è prelevata in ogni singolo giorno? Oppure

ogni anno? Ottima domanda. Dipende da quando l’operazione è considerata fiscalmente chiusa. Dentro nel manuale è spiegato meglio, ma ti confermo che, per le azioni quotate, l’operazione è considerata fiscalmente chiusa nel momento in cui vendo le azioni. All’opposto abbiamo il mercato del Forex il quale chiude le operazioni ogni giorno. Questo significa che con il regime amministrato il broker mi prelieva il 26% a titolo d’imposta sostitutiva quando vendo il titolo del mercato azionario, oppure ogni singolo giorno per il mercato del forex. Volevo sapere se vi fossero interpretazioni diverse a seconda della sede dell’Agenzia delle Entrate sulla tematica del quadro RW, se le sanzioni per errori, relativi al quadro RW ed Ivafe siano solo di tipo amministrativo-pecuniario, ovvero se puo’ essere sollevata la questione della dichiarazione non fedele? Questa è una materia così complessa e di difficile attuazione che ci vorrebbe un altro manuale. Sicuramente la risposta che cerchi non può esaurirsi con questa risposta ma ti posso confermare che: per quanto riguarda il discorso della dichiarazione infedele non scatta in automatico perchè ci deve essere anche il dolo. Trattandosi di delitto, ai fini della punibilità, è richiesto il comportamento doloso dell’agente e in tale caso si tratta di dolo specifico, ovvero la condotta deve essere finalizzata al pagamento di minori imposte o al conseguimento di rimborsi o crediti superiori al dovuto. Non sono in particolare punibili: le violazioni che scaturiscono da interpretazioni di norme, quando queste sono obiettivamente incerte (art. 15 D.Lgs. 74/2000), è dubbio se in questo caso sia applicabile la sanzione amministrativa;

la violazione delle norme sulla competenza economica è frutto di comportamenti contabili costanti ed evidenziati in bilancio, (venendo evidentemente a mancare il dolo, art. 7 c. 1 D.Lgs. 74/2000). È vero che se dichiaro un reddito inferiore ed € 10.000,00 non si pagano tasse? Non proprio. Per il trader questa informazione è irrilevante perché il Trader persona fisica paga una imposta sistitutiva del 26% sulla plusvalenza. Mentre la persona fisica che paga le imposte ordinarie ha dei bonus fiscali che gli garantiscono, entro un reddito lordo di € 4.800,00, di non pagare imposte sia nel caso in cui percepisca un reddito di lavoro da dipendente che nel caso in cui non percepisca reddito di lavoro autonomo occasionale. Dato che il mio broker ha solo il regime dichiarativo, per chi è alle prime armi come me, e vorrebbe un broker con regime amministrato, quali sono i consigli che mi puoi fornire? Nel caso in cui sei all’inizio e sei obbligato ad utilizzare il regime dichiarativo ti consiglio di studiare bene il manuale e nel caso chiedere una consulenza privata. Questo perchè la consulenza ti costerebbe molto meno rispetto alle sanzioni che pagheresti in caso di tuoi errori. Nel regime amministrato il broker, per ogni singola operazione in cui ho una plusvalenza, mi trattiene l’imposta sostitutiva. Mentre con il dichiarativo faccio il conto della differenza fra guadagni e perdite a fine anno e perciò non pago tassa su quello che ho perso, vero? Esatto!

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In caso di regime amministrato, il broker versa mensilmente il 26% sui profitti senza tener conto delle perdite? Praticamente Si. Mi spiego meglio. Il broker nel regime amministrato calcola l’imposta sostitutiva, pari al 26%, sull’imponibile dell’operazione quando questa è considerata chiusa. Un’operazione sul mercato azionario è considerata chiusa quando l’azione è venduta. All’opposto nel mercato del forex l’operazione è chiusa alla fine di ogni singolo giorno. In questo arco temporale il broker ti considera la somma tra il capital gain ed il loss gain. Il compenso dell’amministratore è considerato “utile” e quindi tassabile alla persona fisica al 26%? (oltre il 28% della sociètà) O è considerato un costo della società? Il compenso da amministratore è considerato un costo per la società ed, ovviamente, è considerato un reddito da tassare in capo alla persona dell’amministratore ad aliquote ordinarie. Sede e succursale sono cose diverse? In genere la sede potrebbe essere sinonimo di “sede principae”.Mentre la succursale è sinonimo di “altra sede oltre a quella madre”. Come si ottiene il certificato relativo alle plusvalenza degli strumenti finanziari? Il certificato del capital gain o loss gain, e delle eventuali ritenute, lo deve rilasciare il broker. Quindi se con un’operazione guadagno euro 100 e con l’operazione successiva perdo euro 100, poi li devo dichiarare?

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Sì, certamente. La cosa principale è conservare i documenti giustificativi della plusvalenza e minusvalenza. Nel quadro RW vanno inseriti i conti all’estero? Se possiedo più conti all’estero? Esatto, bisogna compilare un rigo del quadro RW per ogni conto corrente. 1. anche nelle azioni, indici azionari e materie prime la tassazione funziona come sul Forex? 2. Nella scelta dei vari broker per il regime amministrato e dichiarativo, per broker estero si intende anche un broker europeo? Cioè nemmeno i broker europei possono essere sostituti d’imposta?” 1. tutto dipende quando è considerata chiusa l’operazione per il fisco. Nelle azioni il broker ti preleverà la ritenuta d’imposta (in caso di regime amministrato) quando l’azione è venduta. Nel mercato del forex ogni operazione si chiude ogni giorno e quindi ogni giorno il broker ti preleva, eventualmente, la ritenuta a titolo d’imposta. Per i contratti derivati il broker ti preleva la ritenuta alla scadenza dell’operzione (solo in quel caso il broker può sapere se hai avuto un capital gain). 2. per il secondo punto ti confermo che anche i broker europei sono “esteri” rispetto all’italia. Solo se ci sono convenzioni o sedi in italia il broker potrebbe versare la ritenuta a titolo d’imposta del 26% in italia. Se mi accorgo di non aver compilato il quadro RW per i due anni precedenti, posso subire delle sanzioni? Esatto, sicuramente potresti incorrere in sanzioni se subisci un accertamento. Solo nel caso in cui passano

6/8 anni sei libero perché l’anno oggetto d’imposta cade in prescrizione. Di seguito ti elenco il tempo che deve passare per essere certo di non essere più accertato dall’agenzia delle entrate. Questo perché, dopo un po di tempo, i reati cadono in prescrizione e quindi non puoi più essere accertato da parte del fisco.

il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui la dichiarazione avrebbe dovuto essere presentata (quindi del sesto anno, rispetto al periodo di imposta da accertare).” 3. Accertamenti tributari relativi ad attività detenute in paradisi fiscali. Non è stata modificata, e rimane applicabile, la disciplina del raddoppio dei termini di accertamento in relazione alle attività detenute nei c.d. paradisi fiscali. Anche in questa fattispecie di raddoppio dei termini, pertanto, a partire dal periodo d’imposta 2016 i termini di accertamento saranno: a. in caso di presentazione della dichiarazione fiscale, di dieci anni (entro il 31 dicembre dell’undicesimo anno dal periodo d’imposta di riferimento); b. in caso di omessa presentazione della dichiarazione, di quattordici anni (entro il 31 dicembre del quindicesimo anno dal periodo d’imposta di riferimento).

1. Accertamenti tributari relativi agli anni 2016 e successivi. Secondo la nuova disciplina, gli avvisi di accertamento devono essere notificati, a pena di decadenza: a. in caso di presentazione della dichiarazione dei redditi e della dichiarazione Iva, entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui è stata presentata la dichiarazione (quindi del sesto anno, rispetto al periodo di imposta da accertare); b. in caso di omessa presentazione o di nullità della dichiarazione dei redditi e della dichiarazione Iva, entro il 31 dicembre del settimo anno successivo a quello in cui la dichiarazione avrebbe dovuto essere presentata (quindi dell’ottavo anno, rispetto al periodo di imposta da accertare).” Tra i costi possiamo considerare anche le perdite? 2. Accertamenti tributari relativi agli anni dal 2011 al Esatto, per le persone fisiche le perdite fiscali del 2015. trading sono gli unici costi. Nelle S.r.l. le perdita fiscali In coerenza con la disciplina previgente – che gli avvisi sono “costi” come tutte le altre spese inerenti all’attività di accertamento dovranno essere notificati, a pena di d’impresa. decadenza: a. in caso di presentazione della dichiarazione dei Se si è trader come persona fisica, che differenza redditi e della dichiarazione Iva, entro il 31 dicembre c’è fra “ con e senza Partita IVA”? del quarto anno successivo a quello in cui è stata Se fai trading come persona fisica senza partita iva presentata la dichiarazione (quindi del quinto anno, tassi la plusvalenza al 26% e non puoi scaricare nessun rispetto al periodo di imposta da accertare); costo. Se fai trading con una partita iva individuale tassi il reddito alle aliquite fiscali ordinarie (quelle b. in caso di omessa presentazione o di nullità della progressive) e puoi scaricarti tutti i costi inerenti dichiarazione dei redditi e della dichiarazione Iva, entro

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all’attività d’impresa. Come dipendente pubblico ci sono limitazione ad aprire parte iva. hai visto casi per consentire tale operazione? La compatibilità deve essere verificata presso l’ente presso cui si sottoscrive il contratto di lavoro subordinato. Quindi sotto i 15.000 euro non si dichiara RW? Esatto, se il conto corrente non tocca mai l’importa di euro 15.000 durante il periodo d’imposta, non bisogna compilare. Ma attenzione perché bisogna compilare comunque il quadro relativo all’Ivafe nel caso in cui la giacenza media supera euro 5.000,00. Inoltre stai attento perchè devi considerare tutti i conti correnti che detieni all’estero. Come capisco che un broker è italiano o estero? Moltissimi broker hanno sede a Cipro oppure altri hanno due o tre sedi. Il metodo migliore è capire se puoi utilizzare il regime amministrato. Se lo puoi utilizzare allora significa che il broker è italiano o comunque è identificato in italia. In caso di broker estero, c’è un limite da dichiarare? Es: se nel conto verso 1000€ piuttosto che 5000€ o 10000€? Con il broker estero gli unici limiti che devi sapere sono 2: 1) se il conto all’estero tocca la soglia di euro 15.000 devi compilare il quadro RW. 2) se la giacenza media estera è di euro 5.000 devi compilare il quadro Ivafe. Quali sono i requisiti minimi per chi vive o ha

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intenzione di andare a vivere all’estero per non essere tassato dal fisco italiano? Gli unici requisiti sono quelli di 1) di stare fisicamente per la maggior parte del periodo d’imposta (quindi metà dell’anno più un giorno) fuori dal territorio italiano 2) di vivere veramente fuori dall’italia possibilmente in modo da averne le prove e possibilmente portande anche gli affetti all’estero. 3) di essere iscritto all’Aire, che è un registro di tutti gli italiani che risiedono all’estero. Ho aperto un conto trading estero a settembre. Entro quando devo versare tasse sulle plusvalenze? Se utilizzi il regime amministrato ti tassa direttamente il broker quando l’oprazione è considerata chiusa. Se utilizzi il regime dichiarativo gli adempimenti fiscali li completi l’anno successivo in sede di dichiarazione dei redditi entro il 30 giugno o il 30 luglio. Cosa bisogna chiedere al broker per certificare guagagni o perdite? Basta una certificazione del broker con indicato il capitali gain o il loss gain effettuati in un anno. Avendo residenza all’estero ma non cittadinanza, sono assoggettato alla tassazione italiana o a quella del paese in cui risiedo? Se hai la residenza all’estero devi dichiarare tutto il reddito all’estero. In italia devi dichiarare solo solo il reddito che produci in italia. Per il RW ha detto di stare sotto i 15.000 euro, ma per conto o in totale..? posso quindi avere 10 conti da 14.900 euro? Ai fini del “monitoraggio fiscale” va detto che L’art 2

comma 4-bis del D.L, 4/2014 converrtito in legge 50 2401 modificato dalla Legge 18/62014 stabilisce che occorre considerare, per le attività finanziarie detenute all’estero, se il valore COMPLESSIVO supera o meno la soglia di € 15,000. Quindi si guarda l complesso dei conti e non i singoli conti. Precisazione: il quadro RW va compilato obbligatoriamente quando la compilazione è finlizzata ai fini IVAFE ossi quand la consistenza media è superiore ad € 5,000,00. Potrebbe verificarsi il caso di valore comlessivo inferiore a 15,000,00 ma consistenza media superiore a 5,000,00. In questo caso il quadro RW va compilaro ai fini IVAFE. Lo spread del broker come viene conteggiato? Lo spread del broker (cosi come anche lo swap) viene conteggiato già nel momento in cui si chiude un’operazione. Quindi è già incluso nell’utile netto della singola operazione. La perdita dell’anno 2017, che faccio nel trading online, la posso detrarre dalla mia dichiarazione dei redditi di imprenditore di altra attivita’? La perdita del “trading” la puoi compensare solo con altre perdita che derivano dal “trading”. Per esempio non puoi utilizzare una perdita fiscale che deriva dal lavoro autono occasionale con la perdita del trading. Quale voce nel Monthly Confirmation di fine dicembre di ogni anno deve essere preso in considerazione ai fini fiscali? L’Equity o il Balance? Nell’estratto conto del broker ci sono 2 voci principali: Balance e Equity. Il Balance conteggià solo le operazioni

effettivamente chiuse entro quella data (es. 31/12). L’Equity include anche il saldo delle posizioni ancora aperte in quella data. Ovviamente, ai fini fiscali, tu devi considerare solo le operazioni che risultano chiuse entro il 31.12 di ogni anno. Il 26% che si paga senza avere piva, a livello contributivo hanno un valore o reppresentano solo un’imposta? Se fai trading come persona fisica senza partita iva non devi pagare nessun contributo inps quindi non ha nessuna rilevanza ai fini contributivi È vero che se sei in regime amministrato alcuni broker non ti fanno piu passare a quello dichiarativo? Dalla nostra esperienza è possibile, anche se sei in amministrato, passare al dichiarativo. In ogni caso è buona norma chiedere in anticipo al broker con cui si vuole iniziare un rapporto. Ho un conto trading con un intermediario estero, ma ho bonificato su un conto di appoggio italiano. Come devo comportarmi in merito al quadro RW? ATTENZIONE: in qualche caso, anche se il conto risulta aperto in Italia, i soldi confluiscono all’estero come conto finale. Quindi in quel caso bisogna ovviamente compilare il quadro RW. Per ovviare a questo si consiglia di informarsi in modo molto specifico con il proprio broker in due modi. 1) richiedendo al proprio broker una dichiarazione scritta in cui afferma che i soldi non confluiscono in un conto estero. 2) controllare presso il sito della Consob l’elenco dei soggetti operanti con filiale in Italia. Perchè se hanno una filiale in Italia il conto corrente è in Italia e quindi tu non devi compilare

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il quadro RW. Gli exchange sono considerati intermediari non residenti? Gli exchange sono “i broker di criptovalute”. Al momento mi pare che tutti abbiano sede estera... Quindi io direi di si.

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CONCLUSIONE In questo inedito e prezioso Manuale che ogni Trader dovrebbe sempre tenere con sé, ho voluto regalarti oltre 5 anni di esperienza in materia fiscale in questo settore per guidarti passo dopo passo sino alla scelta migliore per la tua situazione. Ora hai tutte le informazioni che ti servono per capire come comportarti per gestire la fiscalità nella tua attività di trading, sia che operi come persona fisica che come società. Da questo momento è tua responsabilità capire come adattare queste informazioni alla tua specifica situazione (aziendale e personale) al fine di diminuire il carico fiscale nel completo rispetto della legge. Il mio consiglio, chiaramente, è quello di tenere questo vademecum sempre a portata di mano per evitare qualsiasi errore. Ricorda, comunque, che non esiste una soluzione ottimale univoca per tutti! Ogni persona fisica / società ha tante piccole

sfaccettature che devono essere analizzate e rese compatibili con l’obiettivo del Trader. Inoltre le leggi possono cambiare, oppure possono esserci particolari condizioni in determinati momenti. E proprio per questo motivo voglio confermarti la mia disponibilità nell’aiutarti, anche personalmente. Hai ancora dubbi, hai bisogno di altre informazioni oppure vuoi capire come adattare queste informazioni alla tua situazione specifica? Vuoi fare ulteriormente chiarezza per essere sicuro di non sbagliare? Vuoi capire direttamente con l’aiuto di un esperto come gestire il fisco della tua specifica attività di trading online? Inviami una email a [email protected] e sarò felice di poterti aiutare, riservandoti anche speciali condizioni in virtù del fatto che sei studente di Sapienza Finanziaria!

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BIOS SIMONE CALISTI Laureato in Economia e gestione aziendale e successivamente abilitato come Commercialista e Revisore Legale. Ha intrapreso la facoltà di Economia con una unica grande certezza, quella di dedicare i suoi studi allo sviluppo delle aziende e delle iniziative imprenditoriali. Subito dopo l’abilitazione ha aperto un proprio studio commerciale al fine di poter capire e risolvere, al fianco degli imprenditori, le problematiche che questi avevano nello svolgere il proprio business. Questo lo ha portato a conoscere Giulio Pasquini con cui è nata una proficua collaborazione rivolta alla indipendenza finanziaria e fiscale di ogni trader-imprenditore.

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