Gli Ufo E Il Fiore Di Coleridge

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Alessandro Zabini GLI UFO E IL FIORE DI COLERIDGE Appunti per una critica dell’ufologia

L’indeterminato Se le definizioni di UFO proposte da diversi autori si pongono in relazione con la conoscenza, intesa come l’applicazione di una procedura tale da fornire informazioni controllabili intorno a un oggetto, ossia tale da permettere di descriverlo, di calcolarlo, di prevederlo o di riprodurlo sperimentalmente, così che esso emerga nella sua specificità, allora gli UFO appaiono come l’indeterminato e l’inafferrabile: l’ignoto. Eppure l’ufologia, che è l’insieme dei discorsi e delle interpretazioni relativi agli UFO e alle testimonianze che li concernono, non s’immerge nelle profondità dell’ignoto alla ricerca del nuovo, bensì procede come avvenne in passato in rapporto ai prodigi e ai miracoli, a cui gli UFO medesimi sono affini, come suggerisce anche la constatazione che gli uni e gli altri sono stati connessi agli stessi oggetti e fenomeni naturali.

Meraviglia Al pari dei miracoli e dei prodigi, gli UFO appaiono a coloro che li osservano come cose eccezionali, che sono contrarie all’ordine della natura o che superano la comprensione umana, e spesso vengono considerati come segni o manifestazioni di qualcosa di soprannaturale o di sovrumano. Nel testimone suscitano spesso la meraviglia, ovvero il sentimento che in Platone e in Plutarco è all’origine dell’indagine filosofica. Proprio queste apparenze e questa emozione indicano perché gli UFO sono degni di attenzione: alludono alle problematiche della conoscenza umana e al rapporto fra quest’ultima e ciò che per essa è ignoto.

UFO, miracoli, prodigi Tenendo conto delle differenze storiche e culturali, gli UFO suscitano sostanzialmente gli stessi interrogativi posti in passato dai prodigi e dai miracoli, del cui ordine potrebbero essere considerati un elemento moderno: sono davvero l’espressione o il segno di una realtà soprannaturale o sovrumana; oppure si tratta di eventi inconsueti o rarissimi, o superiori alle conoscenze attuali, ma pur sempre conformi all’ordine naturale, e dunque negati in quanto portentosi? Oltre a ciò, l’ufologia si chiede che cosa possano essere e cerca di distinguere quelli autentici da quelli falsi, quelli immaginari da quelli reali, quelli naturali da quelli artificiali, quelli che possono essere ricondotti al conosciuto da quelli che rimangono sconosciuti. Poiché i problemi trattati un tempo dalla teoria della conoscenza si sono oggi dissolti nella metodologia della scienza, l’ufologia dev’essere valutata in relazione ai metodi che impiega nell’affrontare i problemi posti dagli UFO.

L’occulto La premessa dell’ufologia è che le apparizioni enigmatiche e gli eventi eccezionali a cui ci si riferisce quando si parla di UFO, attestati da numerosissime testimonianze, autorizzano a concludere che esiste qualcosa di occulto, anche se nessuno sa che cosa sia, e che non si ha nulla in contrario a denominare «UFO» questo qualcosa che si ignora. Con ciò essa rivela la propria affinità con l’occultismo, comprovata dalle sue relazioni storiche e culturali con l’esoterismo, la metapsichica, il fantastico e la fantascienza. D’altronde l’ufologia sostiene che l’occulto può e deve essere svelato, e cerca modelli metodologici nella scienza, di cui, comunque, può soltanto imitare alcune delle procedure di accertamento, ossia la descrizione e il calcolo, ma non la previsione, che la scienza stessa riconosce come suo scopo fondamentale, né la riproduzione sperimentale, perché gli UFO, inafferrabili, non possono essere

sottoposti a tali procedure, ma si lasciano studiare soltanto attraverso le testimonianze e le tracce.

Identificazioni Sulla base delle testimonianze e delle tracce, l’ufologia cerca di stabilire «fatti» e «dati» che consentano di «identificare» gli UFO. Tuttavia intende l’identificazione non come la determinazione dell’identità o della somiglianza degli elementi della conoscenza con quelli dei loro oggetti o con il loro ordine, ovvero dei concetti o delle rappresentazioni con le cose, o la riproduzione dell’ordine dei loro elementi; né potrebbe intenderla in questo senso, giacché nulla si sa degli UFO. La intende invece come rovesciamento degli «oggetti non identificati» nel loro opposto, cioè come l’assimilazione degli UFO, che sono indeterminati e sconosciuti, a ciò che è già conosciuto o immaginato, o che può essere pensato senza essere conosciuto. In questa prospettiva, in cui esiste separazione nell’identità, e non unità nella differenza, tutto può essere assimilato, eguagliato, scambiato. Così l’ignoto, negato in quanto differenza inconoscibile, diventa meramente il non riconosciuto e il non ancora conosciuto, ossia il riconoscibile e il conoscibile. Al tempo stesso, è inesauribile, giacché rimane o si ripresenta sempre qualcosa di sconosciuto, anche se soltanto un residuo, da scoprire e da identificare.

Ufologia «esoterica» Per quella parte di ufologia che, più prossima all’esoterismo e alla metapsichica, si potrebbe denominare «esoterica», le testimonianze e le tracce che concernono gli UFO si possono accettare come dimostrazioni che il soprannaturale, il sovrumano e l’alieno, benché nascosti, sono sempre presenti, persino accessibili, e talvolta si manifestano o si possono incontrare nel mondo umano e naturale. Gli UFO stessi sono i simboli, le manifestazioni o le tracce di questa trascendenza occulta, e, come tali, sono sempre ugualmente significativi perché ne dimostrano l’esistenza e rimandano sempre ad essa: possono significare tutto, che in definitiva non è nulla più di questo. «Identificarli» significa ricondurli all’immaginato e all’immaginabile, ossia alle manifestazioni più diverse del soprannaturale e degli esseri sovrumani in tutte le loro forme: extraterrestri, ultradimensionali, demoniache, spirituali, divine. In questo discorso, che interpreta gli UFO come tramiti per l’incontro con la trascendenza, gli aspetti soggettivi sono essenziali e prevalenti. Ufologia «empirica» Invece, per quella parte di ufologia che, più prossima alla scienza, si potrebbe denominare «empirica», è essenziale ricondurre gli UFO a una realtà puramente oggettiva, individuando ed eliminando tutti le mediazioni soggettive che, come filtri, la celano o la travisano. Così è possibile «identificare» gli UFO come prodotti dell’immaginazione; oppure come illusioni, cioè apparenze erronee di oggetti naturali o artificiali; o ancora come fenomeni od oggetti naturali tuttora sconosciuti.

Metodo Nel costruire i loro discorsi, sia l’ufologia «esoterica», che determina la realtà in base al primato della soggettività, sia quella «empirica», che la determina in base al primato dell’oggettività, utilizzano gli stessi elementi, cioè le testimonianze e le tracce che concernono le apparizioni enigmatiche denominate UFO. Entrambe accettano la medesima premessa, ossia l’esistenza di qualcosa di occulto, e applicano lo stesso metodo: utilizzano le testimonianze e le tracce come «fatti» e come «dati», considerati significativi di per se stessi, nonché per il loro accumulo e per la loro concomitanza; raccolgono e catalogano i «casi»; li esaminano; e singolarmente, — giacché i materiali sono irrelati e tutti i «casi» sono indipendenti e non costituiscono esperienza, cioè sono ripetuti ma non ripetibili, — applicano le procedure di «identificazione», che sono congetturali anche quando aspirano al rigore scientifico, perché le relazioni che connettono gli UFO agli elementi impiegati per compierle rimangono indeterminate o presunte.

L’infinito beccheggiare Le conclusioni alle quali giungono l’ufologia «esoterica» e quella «empirica» sono opposte ed equivalenti: così per l’una, che li identifica come manifestazioni dell’alieno, del sovrumano o del soprannaturale, come per l’altra, che li identifica come prodotti dell’immaginazione, o come illusioni, o come oggetti o fenomeni ancora sconosciuti, gli UFO restano qualcosa di indeterminato, a cui si possono attribuire di volta in volta i significati più diversi, conservando sempre un residuo di occulto, che rimane palesabile. La perenne oscillazione fra le opposizioni preserva all’infinito il problema e la riproposizione delle sue soluzioni congetturali, simili alle risposte fornite in passato agli interrogativi suscitati dai miracoli e dai prodigi. L’UFO è visto come un mistero, non come un enigma, ed è negato per essere riaffermato.

«E con ciò?» Ogni discorso ufologico deve essere sempre ripresentato in tutte le sue varianti, perché l’occulto riemerge sempre e l’aspirazione dell’ufologia alla conoscenza rimane sempre inappagata. Con i metodi impiegati in ufologia non è possibile dimostrare alcunché. Annotò Samuel Taylor Coleridge nel 1816: If a man could pass through Paradise in a dream, and have a flower presented to him as a pledge that his soul had really been there, and if he found that flower in his hand when he awoke — Aye! and what then?

Nessuna conoscenza può essere fondata su «prove» quali il fiore di Coleridge. Anche se fossero accettate come «prove», le tracce di un evento ufologico potrebbero essere considerate conferme dell’evento medesimo, — il quale, peraltro, potrebbe essere accolto o respinto semplicemente per se stesso, — soltanto se fossero indicati e argomentati i possibili rapporti fra queste e quelle, che tuttavia, poiché tali rapporti non risultano affatto chiari, non offrono alcun contributo determinante alla comprensione dell’accaduto. Come avviene di consueto in ufologia, la raccolta, l’accumulo e la comparazione di dati empirici irrelati, considerati significativi di per se stessi, sia che si tratti di testimonianze, sia che si tratti di reperti o di risultati di analisi di laboratorio, non è sufficiente a confermare alcuna ipotesi sulle singole esperienze ufologiche, cioè non basta a determinare, per esempio, se esse siano reali o immaginarie, o se siano prodotte dall’osservazione di oggetti conosciuti o sconosciuti. Ogni ipotesi può essere confermata o negata in relazione ad ogni singola esperienza valutando gli elementi che la caratterizzano e la coerenza o l’attendibilità della testimonianza che ne riferisce, ma ciò non implica che l’analisi di ogni successiva esperienza analoga conduca necessariamente alle medesime conferme e alle stesse negazioni. Poiché ogni esperienza esige di essere valutata singolarmente, ogni ipotesi rimane sempre suscettibile di trovare conferma in futuro, quantunque sia stata negata numerose volte in precedenza. A proposito dei limiti e dei rischi dell’impiego dei metodi empirici in ufologia si può dunque ricordare ciò che fu osservato sull’utilizzo degli stessi metodi in metapsichica, ossia che non è possibile «porre in rapporto due fenomeni naturali o cogliere il rapporto che sussiste tra di essi senza pensiero teorico. Il problema è solo di vedere se, nella questione data, si pensa in modo giusto o no […]. E allora l’empirismo si vede costretto a liberarsi dal fastidio degli evocatori di spiriti», — oppure, si può aggiungere, da quello dei sostenitori delle fantasie più bizzarre in ufologia, — «non con esperimenti empirici, ma con considerazioni teoriche […]».

Enigmi Inafferrabili e indeterminati, gli UFO si sottraggono alla conoscenza scientifica e filosofica: come per i miracoli, la loro esistenza e la loro natura possono essere testimoniate o negate, ma non dimostrate né conosciute. Ciò tuttavia non implica che debbano rimanere esclusivamente oggetti di credenza o di fede. Considerati come prodigi, gli UFO, anziché restare indeterminati, possono diventare, insieme all’ufologia,

oggetti dell’indagine storica e letteraria, di cui si possono determinare e interpretare le forme e i rapporti che li caratterizzano, le modalità con cui si costruiscono, i significati che assumono. Invece che come misteri, gli UFO possono essere considerati come enigmi: forme di ciò che rispetto alla conoscenza umana rimane radicalmente e irriducibilmente diverso, ignoto, ma non privo di rapporto e di senso.

Postille bibliografiche Per una esposizione dei problemi filosofici ed epistemologici:

Abbagnano, Nicola, Dizionario di filosofia, Milano, TEA, 1993, alle voci «Ammirazione», «Conoscenza», «Conoscenza, teoria della», «Esperienza», «Fatto», «Metodologia», «Miracolo», «Occultismo», «Occulto», «Testimonianza». Per la meraviglia come origine della filosofia:

Platone, Teeteto, 155d. Plutarco, I ritardi della punizione divina, 550d-e Plutarco, L’E di Delfi, 385c. Per i miracoli e i prodigi nell’antichità:

Luck, Georg (a cura di), Arcana mundi, Vol. I (Magia, miracoli, demonologia), Milano, Fondazione Lorenzo Valla/Arnoldo Mondadori Editore, 1997, pp. 247-255. Bloch, Raymond, Prodigi e divinazione nel mondo antico, La Spezia, Club del Libro Fratelli Melita, 1981, pp. 8, 22-25. Cicerone, Della divinazione, I, 12, 18, 35, 97, 98. Seneca, Questioni Naturali, I, 1, 14, 15; VII, 20. Per i miracoli e i prodigi nel medioevo:

Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae, II, 2, q. 178, a. 1. Per i miracoli e i prodigi nell’età moderna:

Hobbes, Thomas, Leviatano, XXXVII. Spinoza, Baruch, Trattato teologico-politico, VI. Voltaire, Dizionario filosofico, alla voce «Miracoli». Per la definizione di UFO:

Ruppelt, Edward J., The Report on Unidentified Flying Objects, New York, Fieldcrest Publishing Co., 1965, pp. 5-10. Haines, Richard F., Observing UFOs: An Investigative Handbook, Chicago, Nelson-Hall, 1980, pp. 13-22. Per i problemi epistemologici e metodologici dell’indagine su cose quali gli spiriti e gli UFO:

Spinoza, Baruch, Epistolario, LII, LIV, LVI. Kant, Immanuel, I sogni di un visionario, spiegati coi sogni della metafisica, Milano, Rizzoli, 1995. Per il rapporto dell’empirismo con l’occultismo e la metapsichica:

Engels, Friedrich, «La ricerca scientifica nel mondo degli spiriti», in Dialettica della natura, Roma, Edizioni Rinascita, 1955, pp. 45-55. Rossi, Marco M., «Il cappellano delle fate», in Robert Kirk, Il regno segreto, Milano, Adelphi, 1980, pp. 178-179, 182-186, 213-215, 218-222, 272-273. Per le relazioni dell’ufologia con l’esoterismo, il fantastico e la fantascienza:

Kafton-Minkel, Walter, Subterranean Worlds: 100.000 years of dragons, dwarfs, the dead, lost races & UFOs from inside the earth, Port Townsend (Washington), Loompanics Unlimited, 1989, pp. 122, 130, 133-153, 161, 166, 178, 183, 192-197, 227-228, 230. Per il fiore di Coleridge:

Coleridge, Samuel Taylor, Poems and Prose, Harmondsworth (Middlesex), Penguin Books, 1957, p. 143. Borges, Jorge Luis, «Il fiore di Coleridge», in Tutte le opere, Vol. I, Milano, Mondadori, 1984, pp. 915-918. (Pubblicato in creviceweeds, http://creviceweeds.over-blog.net/article-6803899.html, e seguenti, Giugno 2007.)

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