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LA PI
MITRAGLIATRICE
m[s 88
58ldiana-ARMI
1.
2.
3. 4. 5.
Una fotografia, pubblicata in origine a pagina 530 del primo volume della " Storia della Guerra Civile » (Milano in Italia 1965) di Giorgio Pisanò, può essere considerata come
il punto di partenza per il discorso che abbiamo oggi intenzione di fare. Scattata in Castelvecchio il giorno 10 gennaio 1944 essa ci prelenta, riuniti per essere giudicati nel cor-
so dell'ormai famoso processo di Verona, sei imputati già membri del Gran Consiglio del Fascismo.
Passando dall'espressione ansiosa
e
insieme attonita dell'anziano quadrumviro Emilio De Bono alla §pavalda ma tesa flsionomia di Galeazzo Ciano è impossibile non percepire un'atmosfera angosciosa senz'altro presaga della ineluttabile tragedia finale.
T.asciamo agli storici del futuro, ché siamo convinti come solo il tempo può far decantare passioni e odii e dare posto all'obbièttività, il
compito di esprimere un giudizio sugli uomini e i fatti di quel tribolato periodo e, tra l'altro intimamente
convinti della profonda sa1gezza contenuta nel proverbiale « Sutor, non ultra crepidam r, occupiamoci un po' della nostra ciabatta, che
in questo caso è rappresentata dalla pistola mitragliatrice messa di traverso al petto del milite della Guardia Nazionale Repubblicana in piedi, nella fotografia sopra citata, dietro Emilio De Bono. L'arma in questione, facilmente riconoscibile per la sua caratteristica sagoma, è ùna MAS 38 francese. Una certa quantità di queste pi stole mitragliatrici giunsero in Italia insieme ad altri « generi militari-» -come preda bellica dopo la capitolazione della Francia. A quanto pare esse vennero prevalentemente distribuite a reparti della MVSN (Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale) e dal momento che quest'ultima, con la creazione della-Repub-
blica Sociale Italiana, si trasformò in Guardia Nazionale Repubblicana, eccone spiegata la presenza nella u Sala dei Concerti » del celebre Castello scaligero. Abbiamo già su questa rivista in passato esaminato in un paio di occasioni delle armi militari francesi e in entrambi i casi fummo costretti a formulare dei giudizi poco lusinghieri, giudizi del resto condivisi da esperti molto autorevoli.
Questa volta ci troviamo invece di fronte ad un'arma particolarmente interessante e ben fatta, il cui uni-
co difetto sta nel fatto che
la
cartuccia impiegata, ta MAS 7,65 lunga, non è molto efficace alle medie e grandi distanze. Considerando però che la pistola mitragliatrice è fondamentalmente un'arma d'assalto e quindi di impiego ravvicinatissimo, non ci sentiamo di condividere integralmente la disapprovazione facilmente awer. tibile nei suoi riguardi nelle opere dello Smith e di altri autori statunitensi, senza naturalmente nulla togliere al fatto che la 9 mm. parabellum resta senza discussioni la cartuccia ideale per questo genere di impiego. Certamente lo Stato Maggiore Francese, legato ormai alla 7,65 lunga dall'adozione awenuta nel 1.935 della nuova pistola di ordinanza, preferi saggiamente di non aumentare il tipo di cartucce
rn
servlzto,
In Francia, almeno a quel che risulta dalla Ietteratura corrente, non ci sono stati tra le due guerre
mondiali grandi studi sulle pistole mitragliatrici. Stando al Nelson e
al
Lockhoven (u The World's Submachine Guns, Colonia 1963) la prima arma di questo tipo prodotta oltralpe è stata la ETVS, un buffo aggeggio con calcio in legno ripiegabile grazie ad una cerniera verticale.
ll Mas 38 lato destro. ll "" ffi3s 38 ":":lato sinistro. L'arma vista dal basso.
L'arma vista dall'alto. Smontaggio da campo parziale.
A partire poi dal 1935 la Manufacture d'Armes de Saint-Etienne produsse in piccola serie un prototipo denominato SE-MAS 1935, nel quale troviamo già tutti gli elementi più importanti del MAS 1938. L'unica differenza di una certa importanza sta nel fatto che il SE-MAS 1935 presenta, in luogo del calcio in legno del modello successivo, un tubo metallico con calciolo. Esamineremo ora in dettaglio il MAS 38 smontandolo insieme. In-
nanzitutto si sfila il caricatore agendo sull'apposito bottone che sporge sulla parte anteriore del lato sini-
stro del castello. Si preme ora sul pulsante della levetta di bloccaggio situata a livello dell'unione tra calcio e castello, subito dietro all'impugnatura, si ruota il calcio di 90'
in senso antiorario e lo si sfila facendo attenzione alla molla di recupero che tenderebbe ad allontanare i due pezzi con una certa energia. Tolto il calcio si afferra la molla e la si tira fuori dal castello tenendo presente che insieme fuoriesce
anche la massa battente. Difatti la
parte anteriore della molla risulta infilata a forza intorno ad un cilindro di acciaio a sua volta allogato nella cavità posteriore della massa battente. Questa sistemazione è ab-
bastanza interessante e vale pertanto Ia pena descriverla. La massa battente, di forma cilin-
il recesso destinato ad accogliere la base drica, presenta anteriormente
della cartuccia. Dato che, come
ve-
dremo più avanti, l'asse della canna
e l'asse di scorrimento della massa battente (qui dobbiamo ricordare che la massa battente oltre che scorrere nell'apposito alloggiamento cilindrico ricavato nel castello, prosegue la sua corsa retrograda in
un lungo cilindro di acciaio sisterispetto all'altro di circa 4', la superficie di detto recesso presenta mato nel calcio sono inclinati l'uno
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una inclinazione tale da risultarc ortogonale rispetto all'asse della canna. Mentre sotto alla parte anteriore notiamo il solito grosso sguscio destinato a lasciare lo spazio al caricatore, sul lato sinistro è sistemato l'estrattore, opportunamente alloggiato in un reòesso. Subito dopo vi è un perno passante che, se sfilato, libera un corpo cilindrico lungo 115 mm. e del diametro di 13 mm. che risulta infilato nella cavità posteriore della massa battente. Questa parte ha una triplice funzione: a) mantiene in sito il percussore, che, infilato a sua volta in un alloggiamento piri sottile, sporge costantemente dalla faccia anteriore della massa battente;
b) serve per collegare la massa battente con la molla di recupero; c) aumenta il peso complessivo della massa battente. Lungo
il
fianco destro della parte
anteriore della massa battente vi è un solco per il passaggio dell'espulsore mentre lungo il lato inferiore si può notare una nervatura piatta
con un recesso cilindrico per la sicura e il gradino di ritegno su cui va a contrastare il dente di scatto.
Ultimo particolare degno di nota è uno spigolo vivo al di sotto dell'estrattore: su di esso agisce il dente di aggancio del pomello di armamento. Esaminando il calcio vediamo come nel suo interno, lo abbiamo già accennato, vi sia un lungo tubo òhe funge da proseguimento del canale di scorrimento della massa battente. La sua estremità anteriore,
opportunainente sagomata, serve pèi il collegamento tra il calcio e
il
castello.
Continuando
lo
smontaggio Pos-
siamo, battendo leggermente con un
martello di legno, sfilare verso l'indietro l'impugnatura a pistola completa del sistema di scatto e di slcura.
Dal momento che, durante lo
sPa-
ro, la massa battente arretra di molto (circa 20 cm.) e ritornando avanti sotto Ia spinta della molla di recupero acquista una notevole energia cinetica, si è reso necessario molleggiare il dente di scatto in senso longitudinale. Il sistema di sicura è proba-
bilmente unico nel suo genere: consiste infatti in una leva, imperniata nel suo centro, il cui braccio posteriore è dotato di un dente cilin-
drico rivolto verso l'alto. Piegando il grilletto in avanti, la leva si inclina e iI dente cilindrico va ad infilarsi nel corrispondente recesso che abbiamo visto nel corso della descrizione della massa battente. Quest'ultima rimane pertanto saldamente bloccata .in posizione avanzata. - È possibile inserire la sicura (cioe piegàre in avanti il grilletto) anche
opportunamente
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con la massa battente pronta allo In questo caso, sempre senza aver alcun effetto sul sistema di scatto, il dente cilindrico sporge ed è quindi in grado di intercettare e bloccare la massa battente nel caso che la stessa si sganci per una qualsiasi ragione dal dente di
6. §montaggio da campo totale. 7. Particolare dell'alzo. 8. ll castello: lato sinistro. 9. La massa battente. '10. ll grilletto piegato in sicura: si noti il cilindretto sporgente e
sparo.
scatto.
Arrivati a questo punto non è consigliabile proseguire oltre nello smontaggio e passiamo pertanto ad esaminare il gruppo canna-castello.
relativo alloggiamento nella massa
battente.
I
Particolare saliente della prima, che risulta saldamente collegata al se-
condo per avvitatura,
è il mirino
sistemato fuoricentro a sinistra. A questo fa riscontro sulla superficie
superiore del castello un sistema di alzo con due ritti a diottra graduati rispettivamente per i 100 e
i
200 metri. La sistemazione fuc,i'icentro del sistema di mira può essere spiegata con la sagoma lineare dell'arma per la quale risulterebbe particolarmente difficile por'tare l'occhio sull'asse della canna. Sul lato esterno sinistro del ca.stello troviamo incisi i dati di identificazione e cioè n CAL 7.65 L MAS MIe 38 » seguito poi dal numero di
matricola.
Tra il « CAL 7.65 L » e il " MAS » è avvitato un perno passante che sul lato esterno regge l'anello-maglietta mentre nell'interno del castello, opportunamente sagomato, funge da espulsore. Sul lato destro è invece praticato il foro di eiezione che, ad arma chiusa, risulta coperto
dalla piastrina scorrevole su cui è fissato iI pomello di armamento. Detto pomello risulta forato e nel suo interno troviamo il gancio di armamento tenuto sotto pressione da una molla a spirale. Il gancio, quando si agisce sul pomello per portare l'arma in posizione di tiro, contrasta contro il già notato spigolo vivo sul lato anteriore destro della massa battente che viene quindi trascinata indietro fino a quàndo
il sur.r gradino di ritegno non si viene a trovare a livello del dente di scatto. A questo punto il pomello e la lastrina su cui è fissato possono
ancora retrocedere per alcuni millimetri ma il gancio viene costretto a rientrare nel pomello dal momento che, giunto al termine del foro di eiezione, va a strisciare sulla superIicie esterna del castello. Questo fatto oltre a bloccare in posizione arretrata la lastrina copri-apertura, svincola Ia massa battente che, nello
sparo, non è pertanto costretta a trascinare avanti e indietro il pomello e la lastrina stessa. Il rièn" tro » del gancio è facilmente riscontrabile dall'esterno (vedi fotografie) osservando Ia posizione della sua estremità che si intravede nel foro
del pomello. Il caricatore in lamiera di acciaio e con una capacità di 32 cartucce su due file, risulta naturalmente alquanto piÉ piccolo di quelli
10
11. L'impugnatura. 12. L'arma in chiusura.
il
ilrffi 8e
14
arìaloghi per armi in calibro
9
mm,
parabellum.
Abbiamo visto come asse delia e asse di scorrimento della massa battente formano tra loro un angolo di 4". È opinione dello Smith, opinione non ripresa però dal Nelcanna
son e dal Lockhoven, che al mo mento dello sparo questa angolazione provochi un'azione di ritardo o meglio di esitazione » al moto " massa battente. Un retrogrado della
semplice calcolo matematico che tenga conto oltre che dell'angolazione minima anche dello stato nor-
male di lubrificazione del sistema ci permette di vedere come il supposto
èffetto di esitazione può a tutti gli effetti pratici essere considerato
13. L'arma con il pomello di Si noti la parte esterna del gancio di armamento che quasi sporge dal suo alloggiamento nel pomello. 14. L'arma con il caricatore inserito pronta al fuoco. 15. Particolare del caricatore: si notino le cartucce disposte su armamento arretrato.
doopia fila.
nullo. Forse l'unica spiegazione valida del 4" in questione rimane il desiderio dei progettisti di ottenere un certo angolo del calcio che, data l'estensione del vano di scorrimento della massa battente, sarebbe stato altrimenti nullo. Abbiamo avuto alcuni anni or sono l'occasione di sparare con quest'arma un certo numero di caricatori. Sul filo della memoria ci sembra ricordare che il MAS 38 abbia funzionato benissimo e che, malgrado il suo peso relativamente basso, l'impennata non fosse eccessiva. La lavorazione, paragonata a quella riscontrabile su armi della stessa cate-
goria, è senz'altro ottima e non possiamo quindi non condividere
l'opinione espressa nel seguente periodo dal Nelson e dal Lockhoven nella loro opera citata: « Sfortunatanxente, il Modello 1938 non venne
prodotto in calibro 9 mm.
Para-
bellum .Se fosse stata usata questa cartuccia, il Modello 1938 si sarebbe classificato come una delle migliori
pistole mitragliatrici impiegate durante la seconda Guerra Mondiale». Fabbricata ininterrottamente dal 62 | diana-ARMI
\-----
t I I
\
t
'@
\o 1938 al 1949 (dopo il crollo della Francia venne anche impiegata dalle
cato e fotografato tra AK 47 e cara-
bine SKS anche il vecchio MAS 38. Non sappiamo se ancora oggi
forze di polizia nel Governo di Vichy) oltre che nel conflitto mon-
nelle jungle o nelle risaie indocinesi si aggira qualche " Charlie » armato di questa pistola mitragliatrice, ma
diale quest'arma vide un esteso uso in Indocina. Dopo la catastrofe di
Dien Bien Phu e il conseguente sgombero francese, molte migliaia di MAS 38 rimasero nelle mani dei Viet-Min del generale Giap. Cosi, con lo scoppio della crisi vietnamita ecco i . consiglieri " statunitensi trovarsi di fronte queste pistole mitragliatrici dalla parte sbagliata, cioè dal vivo di volata. Ancora nel 1966 in un articolo su GUNS (luglio)
iosi fosse, sarebbe veramente inè stato risolto il problema del muniziona-
se
teressante sapere come
mento. Considerando che la quasi totalità dei successivi MAT 49 (nati in cali-
dedicato alle armi impiegate dai belligeranti nel Vietnam, troviamo elen-
bro 9 mm .parabellum) catturati dagli americani sono risultati adattati per la cartuccia sovietica 7,62
Tokarev, non è da escludere che la stessa modificazione sia stata praticata ai sopravissuti MAS 38.
Tipo di fuoco:
Cadenza teorica
633 mm. 225 mm, 3.3s0 kg.
a chiusura labile (blowback) solo a raffica
di tiro:
600 colpi/minuto
Calibro: Numero delle rigature: Velocità iniziale: Capacità del caricatore:
4 destrorse
di
350 M/S
Dati prinoipali della cartuccia mitrailleur ",
« 7,65
Longue pour pistole 30,2 mm. 8,57 g.
Lunghezza
19,3 mm. 7,75 mm. 8,45 mm,
del
bossolo:
12 13
14 15 16
tubo
porta-molla
molla di recupero tappo di fonclo del tubo porta-nroll.: leva di smontagqio impugnatura
dente di scatto
17
scatto
18
alloggiamento deila molla
19
20
molla dello scatto barra dello scatto
21
perno
22 23 24
grilletto
25 26
piastra di fondo del caricatore appendice guida-molla molla del caricatore
31
leva della sicura caricatore
elevatore
dente di arresto del caricatore botola di chiusura del vano caricatore sgancia caricatore.
ritti a diottra
Lunghezza totale: Peso totale:
Diametro massimo della palla: Diametro massimo del bossolo: Peso della carica di lancio: Peso della pallottola:
11
30
mirino con fessura centrale
due
b)
del
tubo porta-mclla
,o
32 cartucce 500 g.
puntamento a)
dell'arma
1 mirino 2 perno di fissaggio 3 canna 4 percussore 5 massa battente 6 castello 7-A ritti dell'alzo 9 molla dell'alzo 10 manicotto di collegamento
27 zo
7,65 mm.
Peso del caricatore pieno:
Sistema
16" Disegno schemafico Leggenda:
dello scatto
SCHEDA DELL'ARMA Lunghezza totale: Lunghezza della canna: Peso con arma carica: Tipo di funzionamento:
ìa
et pistolet
0,32 g.
5'7 g.
diana-ABMI 163